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Autore: LadyFel    20/01/2009    2 recensioni
"Mio fratello. Edward." Angel è sicura che la sua famiglia sia morta per la spagnola, ma ancora non sa che suo fratello è ancora vivo, seppure non più umano. In un momento di profonda rabbia e tristezza urla il suo nome e a Forks, Penisola Olimpica, un giovane vampiro si sveglia piangendo, tormentato da strani incubi.
Se vi piace fatemelo sapere! Baciotti ;)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Voci dal passato - Fratello e sorella
Voci dal passato

Capitolo 9. Fratello e sorella

Discesi la collinetta e arrivai in vista della cittadina.
Una pioggia battente e quasi continua cadeva sulla città, intristendola ancora di più
"Amico mio, che doccia che ci stiamo prendendo...brrr ed è pure fredda...che barba..." commentai scrollandomi di dosso il più possibile l'umidità. Un cammioncino ci passò accanto e l'autista mi fissò per un momento, sconcertato.
Al Hattal nitrì di fastidio.
"Anche a me...sembra che qui nessun abbia mai visto un cavallo...Teniamoci lontani...prendiamo il sentiero che porta nel bosco, che ne dici? Staremo al riparo, e non solo dalla pioggia." Approvò, perciò lo guidai verso la foresta, che si stendeva rigogliosa ai due fianchi della cittadina.
Appena entrati sotto la copertura degli alberi, per il mondo esterno sparimmo.
Scesi e lo guidai per il sentiero, troppo scosceso per farlo a cavallo.
"Questo sentiero non mi piace neanche un po'..."
Mentre parlavo così con il mio compagno di viaggio, un odore misterioso mi colpì come una scudisciata, bloccandomi lì dov'ero.
Respirai, inalando quel profumo, facendolo circolare.
Il cavallo mi squadrava in modo strano, come se non sapesse esattamente quel che stavo facendo.
"Questo odore...mi è familiare...Al Hattal, da questa parte, dobbiamo seguire questa scia..." dissi, risalendo in groppa all'animale.
Pochi passi nella foresta, poi l'odore si fece meno intenso. Lo seguii, uscendo dal riparo degli alberi.
Mi facevo guidare dal naso, così prendemmo un sentiero diverso, più largo, che passava dietro le case.
Nessuno ci notò, sembravamo fantasmi. La scia ci guidò fino ad una strada, sterrata, che si inoltrava nella foresta, per chissà quanto, zigzagando.
"Sulla mappa non c'è...ma non è un problema, Al Hattal. Ora c'è il mio naso...Andiamo, ora si che puoi correre in pace! Forza, amico mio, siamo quasi arrivati!" lo incitai, dandogli con i talloni.
Al Hattal partì al galoppo, ebbro di felicità. Correre era la sua ragione di vita, avevo capito. La corsa più emozionante della mia vita. Mentre correva, sentivo l'odore farsi via via più intenso.
Gridai di gioia.
"Al Hattal! Al Hattal!!" ululai, spingendolo ancora di più. Correva veloce, e il rumore degli zoccoli che schioccavano sulla strada ci faceva da compagnia.
Ad un certo punto, la scia voltò verso sinistra e tirai le redini, in modo che capisse che dovevamo girare, e lui docile voltò, senza perdere velocità, anzi aumentandola.
"Vai amico mio, dopo di che potrai avere tutta l'acqua che vuoi, promesso!"
In lontananza intravidi il profilo di una casa, una casa enorme.
"Al Hattal, so di chiederti uno sforzo notevole..." cominciai, ma lui non mi fece finire. Aumentò ancora la velocità.
Adesso filava via veloce come il vento, a stento riuscivo a vedere il paesaggio attorno a me.
"Wow!!" esclamai, felice.
Raggiunsi la casa in pochissimo tempo. La scia finiva lì. Ero arrivata. Frenai il mio compagno, che si impennò nitrendo, contento per la corsa che gli avevo permesso di fare. Quando si calmò riuscì a scendere. La casa era davvero enorme. Mi chiesi quanti fossero gli inquilini. Ero così felice, che dimenticai il mio status. Presi le redini di Al Hattal e mi avvicinai alla casa, cirscospetta.
Nessun rumore, nessuno in vista. Mi guardai in giro. Nessuno.
"Strano, amico mio, eppure la scia termina qui..." commentai pensierosa.
Mentre ero voltata di schiena, la porta si aprì.

***
Edward sentì l'ospite arrivare. Urlava di gioia. Chissà come mai?
"Aspettiamo ad uscire, prima voglio sapere alcune cose..." disse ai suoi, riuniti in salotto.
"Come vuoi fratellino..." replicò Alice, seduta in braccio a Jasper.
Si mise in ascolto, davanti alla porta. Era più complicato del previsto, ma ci riuscì.
"Fermo Al Hattal, siamo arrivati. Che casa enorme, chissà quanti sono gli inquilini...Vieni amico mio, vediamo un po'...ce l'avranno il campanello? Uhm...strano...non c'è nessuno in giro..."
Aveva sentito abbastanza. Aprì la porta di scatto, uscendo sul portico. La ragazza era girata di spalle. Lunghi capelli biondi, a boccoli, le ricadevano morbidi sulla schiena. Era magra ma le forme erano quelle di una diciottenne. Vestiva un paio di jeans strappati, scarpe da ginnastica e aveva indosso un pastrano sintetico per ripararsi dalla pioggia.
Non sapeva cosa dire. Avrebbe voluto che si voltasse, per essere assolutissimamente certo. E lo fece.


***

Dalla casa uscì un ragazzo, alto, non troppo muscoloso ma ben proporzionato. Capelli ramati, scompigliati. Occhi. Gli occhi mi colpirono. Erano castano dorati, come se ci navigassero dentro pagliuzze d'oro vero. Ma fu il viso che mi lasciò lì imbambolata a guardarlo, incapace di dire una parola. Mai avevo visto un ragazzo più bello. Non a quell'età almeno. La pelle di marmo mi confermò che era della stessa "famiglia" di Marius.
Lasciai la presa sulle briglie di Al Hattal, che indietreggiò appena. Mi avvicinai, tanto da potergli parlare senza urlare.
Avevo persino paura di pronunciare il nome, un nome che non avevo mai detto, almeno non a lui.
Presi il coraggio a due mani e mi buttai.
"E...Edward..." lo chiamai. Si sciolse, mi corse incontro e mi abbracciò. Sentì lo schiocchiolio delle ossa, ma non mi feci male. La trasformazione era quasi completa.
"Angel...Angel...Angel, mia cara sorella!" sussurrò, stringendomi ancora di più.
Ricambiai l'abbraccio, cercando di non fargli male. E piansi. Di gioia. Dalla casa uscirono altre persone, sei in tutto. Sembravano felici. Tre erano biondissimi come me, gli altri avevano i capelli di un marrone accesso, molto carico. Gli occhi erano dello stesso colore di quelli di Edward, il che mi stupì.
"Non speravo più...pensavo...pensavo..."
"Che fossi morto?" finì di dire lui.
Annuii.
"Carlisle mi ha salvato, su richiesta di mamma. Mi ha trasformato in quello che sono oggi..."
"Chi è Carlisle?"
"Quello con i capelli biondo ossigenati..."
"E gli altri?"
"Sono la mia nuova famiglia. Mia madre e i miei fratelli e sorelle".
Ci rimasi male. Lui aveva una nuova famiglia...e io piombavo lì dal nulla.
"Non ci pensare nemmeno, ad andartene! Loro sono fratelli acquisiti, ma tu sei la mia vera sorella, la mia sorellina...non ti lascerò mai più Angel, è una promessa!" mi sorprese nuovamente, chissà come faceva.
"Benvenuta cara. Io sono Esme. Avrai fatto un lungo viaggio..perchè non entri? Qui sei a casa..." mi disse la donna che capii essere la madre di Edward.
Feci per muovermi, ma poi ripensai ad Al Hattal, che mi aspettava.
"E lui?" indicandolo.
"Sei venuta a cavallo?" mi chiese stupito il fratello maggiore di Ed, Emmett.
"Da Olympia sì..."
"E non ha paura di te?" mi chiese Jasper, l'altro fratello.
"No, e non capisco come. Per lui sono un predatore, un nemico..."
"Ti sei già trasformata?" si intromise Carlisle curioso.
"Be...non saprei...cinque giorni fa è successo...ma è stata una cosa graduale...e comunque, respiro ancora, e ho fame. La mia pelle non è così fredda come la vostra..."
Edward intanto non mi mollava un secondo, come se temesse di perdermi ancora.
"Per il tuo cavallo, ci pensi tu Alice?"
La ragazza, piccola di statura e con una massa di capelli corti bruni, prese in consegna Al Hattal che, come con me, sembrava non avere assolutamente paura.
Entrammo in casa. Dentro era ancora più grande. Luminosissima e ariosa, piena di finestre.
Ci sistemammo sul divano in salotto. Edward, io, Carlisle, Esme seduti. Emmett, Rosalie e Jasper per terra davanti a noi.
"Devi raccontarci tutto..." chiese Emmett sorridendo.
"Non pensi che prima Angel voglia darsi una sistemata?" intervenne Jasper, intuendo il mio stato d'animo.
"L'accompagno di sopra, così può farsi una doccia..." disse Esme con un sorriso dolcissimo dipinto sulle labbra. Mi prese per mano e mi accompagnò di sopra.
Carlisle la fermò solo per un momento, aveva qualcosa da chiedermi.
"Angel...chi è stato a trasformarti, lo sai?"
"Si...e mi ha detto che Edward avrebbe capito subito, guardando il morso, chi era e qual'era il suo messaggio..." risposi, togliendomi il pastrano.
Il morso divenne evidente, e lessi un segno di preoccupazione e sconcerto negli occhi di mio fratello. Poi Esme mi riportò alla realtà e mi accompagnò di sopra.
Sul divano, Edward fissava il vuoto.
"Marius...dannato bastardo! Non doveva farlo, non a mia sorella..." sibilò, mentre suo padre gli posava una mano sulla spalla, comprendendo il suo risentimento.
  
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