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Autore: Annabeth1995    17/07/2015    1 recensioni
Seguito di "Forse lei te lo poteva insegnare"
Dal primo capitolo:
All’ingresso della scuola la riccia si trovò difronte una scena che aveva sperato di vedere da quando aveva messo piede li dentro; Draco Malfoy deriso da un gruppo di studenti del sesto anno. Ora però quella scena, invece che soddisfarla, la feceva soffrire. Quante volte era toccato a lei essere umiliata e proprio da Malfoy per giunta? Ma Hermione non era mai stata una persona vendicativa, non era nella sua indole godere del dolore o del disagio altrui.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Angolo di Annabeth:
Sono di nuovo qui con un nuovo capitolo dopo il quale cambierà un po' la situazione che si incentrerà un po' di più sul nostro Draco e scopriremo qualcosa i più di lui e del suo modo di pensare. 

Ringrazio infinitamente
 Margo Malfoy che come sempre mi fa felice lasciandomi un pensierino tra le recensioni. Grazie cara!!

Ringrazio, in oltre, le 25 persone che seguono la mia storia e le 6 che l'hanno inserita tra le ricordate.

E grazie a voi, lettori silenziosi, che continuate a leggere queste mie "turbe mentali".


Buona lettura e a venerdì prossimo!







Aprì gli occhi lentamente. La luce le dava leggermente fastidio. Dopo un paio di minuti, Hermione, riuscì ad abituarsi e si guardò attorno. Era nella sua stanza e tutto le sembrava esattamente come l’aveva lasciato prima di addormentarsi, tutto tranne un sorridente Fred Weasley che se ne stava comodamente seduto in fondo ai piedi del letto.
 
Lei ebbe un leggero sobbalzo che non sfuggì al ragazzo ridacchiò divertito.
 
“Ti ho spaventata?”
“No -fece lei, ancora un po’ stordita- non mi hai spaventata…. Solo, è molto che non venivi più a trovarmi..”
 
La sua voleva essere una constatazione ma suonò più come un rimprovero.
 
“Non avevi bisogno di me, Hermione”
 
Disse dolcemente Fred.
Lei abbassò lo sguardo… Lei aveva sempre bisogno di lui… Ne avrebbe avuto bisogno sempre. Ma questo non lo disse.
 
“Ora cosa è cambiato? Perché se qui Fred?”
 
Il ragazzo si accomodò più vicino a lei in modo da poter prenderle la mano e tenerla tra le sue.
 
“Sta cambiando molto, Hermione. Il tuo cuore sta cambiando, il tuo modo di ragionare. Anche il tuo modo di vivere -prese un respiro-. Se ora sono qui è per tutto questo.”
 
Lei sembrava confusa, anzi lo era molto di più di quanto il suo volto non mostrasse. Era tesa come una corda di violino. Al più piccolo pizzico sarebbe esplosa.
 
“Non capisco.”
 
Disse poi all’indirizzo di lui che non smetteva un secondo di sorriderle.
 
“Hermione Granger, Prefetto perfetto che non capisce qualcosa - ghignò lui-? Nah… Io credo proprio che tu non VOGLIA capire.”
 
Quando stava per ribattere lui la fermò.
 
“Hermione io sono morto capisci? Morto. E né tu, né io e nessun’altro potrà mai cambiare questo, come non cambierà il fatto che io ti ami incondizionatamente. Ma vedi, è qui che sta la differenza. Io sono morto amando te e quindi non mi innamorerò più, non penserò più ad un futuro diverso da quello che avrei voluto avere con te. Ti amo e lo farò fino a quando il mondo finirà e la mia anima sarà consumata dal tempo.
Tu invece sei viva, Hermione! Tu potrai arrossire ancora per qualcuno, fare progetti, innamorarti, sposarti ed avere figli. E voglio che tu lo faccia proprio perché ti amo più di quanto amassi la mia stessa vita. Se tu sei felice lo sono anche io. Ma se tu sei triste e chiudi il tuo cuore dentro ad una scatolina io avrò sempre il rimpianto di averti rovinato la vita. Lo riesci a capire?”
 
Le lacrime scorrevano lente sul viso di Hermione. Nessun singhiozzo, nessun rumore usciva dalla sua bocca. Si stava nutrendo della voce di Fred come se fosse stata aria.
 
“Hermione, ti ho chiesto di ricominciare a vivere e,  fino a ieri sera, lo stavi facendo alla grande. E prima che tu lo chieda, si, so che hai baciato George e che lui a sua volta non te l’ha impedito. E no, non sono arrabbiato. Devi andare avanti e con chiunque tu lo voglia fare io sarò al settimo cielo.”
 
“Io non voglio nessuno che non sia tu…”
 
Sussurrò lei con voce flebile e incrinata.
Fred le passò i dorsi delle mani sul viso portando via le lacrime.
 
“Hermione…. Apri il tuo cuore. Impara ad essere di nuovo felice. Fallo per me.”
 
La figura del ragazzo iniziava a farsi sempre più sfocata e la luce diveniva sempre più intensa.
 
“Fred! Fred! Non lasciarmi ancora! Ti prego non te ne andare!”
 
In quel caos di immagini lui sorrise.
 
“Non posso, Hermione. Io sono già andato via.’”
 
Poi, all’improvviso, fu il buio.
 
 
Hermione si tirò su di colpo, gli occhi ancora inondati di calde lacrime. Con fatica riuscì ad ricacciarle giù, fino in fondo allo stomaco. Ogni lacrima che non versava faceva male più di un Cruciatus. Sentiva il dolore squarciarle il petto ma non poteva permettersi di crollare. Non in quel momento. Non di nuovo.
 
Si diresse in bagno e si preparò, lasciandolo in condizioni disastrose, per scendere a fare colazione. Era ancora presto e, nel tragitto tra la sala comune e la Sala Grande non incontrò nessuno. Le tavole delle quattro case erano ancora vuote e neppure i fantasmi erano ancora tornati dal loro girovagare notturno. Si sedette composta sulla panca, lo sguardo diretto nel vuoto mentre le parole di LUI le rimbombavano ancora nella testa. Neppure si accorse che, lentamente, la sala aveva iniziato a riempirsi. Non riusciva a vedere le persone che le sfilavano tranquillamente a fianco.
 
Solo quando Ginny la scosse per la decima volta si riebbe, notando finalmente tre paia d’occhi che la fissavano preoccupati e indagatori. Draco, George e Ginevra stazionavano davanti ad Hermione senza proferire parola come se stessero attendendo che lei parlasse. Ma Hermione non aveva la voglia di parlare e neppure la forza. Quando cercò di alzarsi da tavola però fu ricacciata a sedere da Draco che, nonostante fosse ancora irritato per il bacio tra lei ed il rosso, appariva visibilmente agitato, più degli altri due.
 
Incatenarono l’uno lo sguardo nell’altra… Lui chiedendo spiegazioni e lei una muta richiesta di auto. Aspettarono che la sala si svuotasse e solo a quel punto Ginny parlò.
 
“Hermione che succede? Quando mi sono svegliata in camera non c’eri e sembrava passato un tornado nel bagno! Poi scendo e ti troviamo qui in uno stato pietoso a fissare il muro di fronte a te!”
 
Ancora lei stette zitta passando lo sguardo su ognuno di loro.
 
“Va tutto bene”
 
Biascicò alla fine. Neppure a dirlo le sue parole non riuscirono a convincere nessuno. Al che, scambiandosi uno sguardo con gli altri due, George si caricò Hermione in spalla diretto alla torre di Grifondoro con Ginny e Draco alle calcagna. La riccia non protestò neppure quando Malfoy li seguì senza remore su per le scale che conducevano al dormitorio maschile della casata. Arrivati in cima alla scala a chiocciola, Ginny spalancò la porta della stanza che era stata momentaneamente messa a disposizione del fratello. Lui poi, con un po’ di delicatezza ma non troppa, depositò Hermione sul letto e tutti e tre si misero vicini a lei.
 
“Granger”
 
La voce di Draco risultava incerta, come se non sapesse esattamente cosa dire.
 
“Ti prego dai, parla!”
 
Lei si fissò i piedi mentre le lacrime iniziarono a scorrere. Tutte le emozioni che quella mattina aveva represso ora le scivolavano lente sul viso. George le passò una mano sui capelli come a cullarla mentre Ginny e Malfoy la tenevano per mano.
 
Quando il dolore si attenuò un po’, Hermione tirò un sospiro e iniziò a parlare.
 
“Ieri, dopo essere andata in camera ho pensato ad un po’ di cose… Dopo che George ha ricevuto la lettera mi sentivo in imbarazzo a dover passare un mese con lui e, Ginny non fare la finta tonta, so che lui ti ha raccontato tutto. Mi sono addormentata che ero ancora triste e ho sognato…. Ho sognato…. Beh ho sognato una persona a cui ho tenuto molto ma che ora non c’è più  -Al che tutti capirono che era di Fred che si parlava e l’atmosfera si fece leggermente triste e tesa- che mi ha ripetuto di continuare la mia vita, di andare avanti ed essere felice. Quando mi sono svegliato avrei voluto distruggere tutto come facevo le prime volte. Volevo dare sfogo al dolore. Ma se lo avessi fatto non avrei comunque risolto nulla. Mi sono, quindi, sforzata di essere forte ma non ci sono riuscita. Da quando ho aperto gli occhi mi sento vuota, triste, sola. Scusate se vi ho fatti preoccupare. Non era mia intenzione.”
 
Terminò il discorso a capo chino, senza guardare i suoi amici negli occhi. Due dita le fecero sollevare il volto, ancora gonfio dal pianto facendo scontrare gli occhi di lei con quelli di Ginny prima, quelli di Draco poi ed in fine quelli di George.
 
“Credo di parlare a nome di tutti quando dico che, se non fosse stato per te tutti noi saremo già crollati da un pezzo. Tu ci hai aiutati a risalire dal fondo. Ora tocca a noi.”
 
Disse il rosso con dolcezza ricevendo il consenso di Draco e Ginny.
 
Quel giorno nessuno di loro si presentò alle lezioni né a pranzo o a cena. Rimasero nella camera di George a chiacchierare del più e del meno per alleggerire la giornata a Hermione fin che, stanchi, non si addormentarono tutti sul tappeto rosso e oro che occupava i pavimento. Quella notte nessuno di loro ebbe incubi o fece sogni strani. Semplicemente dormirono un sonno senza sogni che, nel buio, regalò un sorriso rilassato sul volto dei membri di quello strano gruppo che si stava pian piano amalgamando. 
 
  
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