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Autore: Anima90    17/07/2015    10 recensioni
Felicity ed Oliver sono praticamente gli opposti: lei, una ragazza seria, leggermente secchiona, amante dei computer e con le idee molto chiare riguardo al suo futuro; lui, di famiglia benestante, amante delle feste e del divertimento, e spaventato all'idea di dover crescere e prendere un giorno in mano le redini dell'azienda di famiglia. Per questo motivo, pur frequentando lo stesso liceo, non si sono mai conosciuti. Un evento inaspettato li farà incontrare e da quel momento le loro vite cambieranno per sempre.
TEEN AU - OLICITY
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Dinah 'Laurel' Lance, Felicity Smoak, Oliver Queen, Tommy Merlyn
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Felicity, nei dieci giorni successivi alla discussione avuta con Oliver al cinema, aveva vissuto come rinchiusa in un'enorme bolla di sapone. Il mondo intorno a lei era privo di definizione, i suoni provenivano da un luogo troppo lontano per poter essere scanditi. Si sentiva apatica, depressa, spenta. Come se fosse in stand-by. In attesa di qualcosa senza avere alcuna idea di cosa fosse. Delle volte temeva di sgretolarsi in mille pezzi, e quando succedeva si stringeva forte al petto, come a volerlo evitare a tutti i costi.
Aveva provato a concentrarsi sugli unici punti fermi della sua vita, i soli che le erano rimasti: la scuola, il lavoro al fast food e i suoi migliori amici. Si sentì tremendamente fortunata per poter contare su di loro, per quanto spiacevole fosse quella situazione non la facevano mai sentire sola. Si davano il cambio per tenerle compagnia, come se temessero che potesse succederle qualcosa di brutto da un momento all'altro. Come se non le fosse già accaduto.
“Va bene, è arrivato il momento di dirvelo”. Alzò gli occhi dal libro di letteratura inglese che aveva davanti a sé e si rivolse a Caitlin e Barry, seduti dalla parte opposta della scrivania. “Questa storia di voi due che mi trattate come se fossi una neonata che ha bisogno di una baby-sitter inizia seriamente ad inquietarmi”.
I due si scambiarono uno sguardo colpevole, come se fossero appena stati beccati con le mani nella marmellata.
“Neanche dovete studiarle queste cose, sono argomenti dell’ultimo anno. Sono sicura che avete cose più divertenti e importanti da fare... quindi fatele!”
Felicity non intendeva sembrare scortese o ingrata nei confronti dei suoi amici, ma l’ultima cosa che le serviva in quel momento era sentirsi in colpa per trattenerli al chiuso della sua camera in un soleggiato pomeriggio di fine febbraio.
“Beh, la mia alternativa sarebbe girarmi Assassin’s creed alla x-box per la quinta volta, quindi...”
Felicity alzò gli occhi al cielo. Barry aveva seriamente bisogno di trovarsi una ragazza e di innamorarsi.
Innamorarsi. Il petto le fece male improvvisamente.
“Lo sai che ci fa piacere darti una mano, Lis. Tra poco hai gli esami per essere ammessa al diploma e persino tu hai bisogno di un po' di supporto morale. Poi conosci l’ossessione che ho per Shakespeare. Credimi, non mi pesa”.
“E a Tommy pesa?”
Caitlin e Tommy erano diventati ufficialmente una coppia. Per qualche strano scherzo del destino, se quella maledetta sera al cinema era stata per Felicity la fine di tutto, per Caitlin era stata l'inizio di qualcosa di magico. Felicity era davvero contenta per la sua migliore amica, e lo stesso valeva per Caitlin, anche se dopo aver saputo quanto successo con Oliver cercava in tutti i modi di contenersi, un po' per non sembrare indelicata, ma soprattutto perché era veramente dispiaciuta per lei.
“Pfff, ci vediamo quasi tutti i giorni... Per un pomeriggio che sto con te non viene mica la fine del mondo”.
Un pomeriggio?”
“E va bene, facciamo cinque...” Felicity, scettica, alzò un sopracciglio. “Oh santa pace, quanto sei pignola. Dieci pomeriggi, va meglio così? Il punto è che posso trascorrere con te tutto il tempo che mi pare, mica siamo come quelle coppie che si dimenticano ad un tratto di avere una vita al di fuori del compagno? Lui ha i suoi amici, io ho i miei”.
Felicity non potè fare a meno di percepire una nota di disprezzo nel suo tono di voce alla parola amici. Sapeva che si stava riferendo ad Oliver. Da quella sera aveva iniziato ad odiarlo con tutta se stessa per aver fatto soffrire la sua migliore amica. Aveva anche deciso di affrontarlo a viso aperto una mattina tra i corridoi di scuola. Erano insieme quando si imbatterono in Tommy ed Oliver, pochi giorni dopo il loro ultimo incontro. Oliver aveva chiesto di poterle parlare, forse per scusarsi, ma a quel punto Caitlin si era messa tra loro in sua difesa, come una mamma che protegge il suo cucciolo, intimandogli non molto educatamente di andarsene a quel paese. Felicity le fu estremamente grata, non sarebbe stata in grado di affrontarlo. Non ce l’avrebbe fatta. Da quel giorno lo aveva visto di sfuggita solo un paio di volte. Niente più incontri imbarazzanti o patetici tentativi di chiarimento. Tommy stava molto attento ad avvicinarsi a loro quando Oliver non era nei paraggi. Doveva essere stata una specifica richiesta di Caitlin, anche se Felicity non gliene aveva mai chiesto conferma.
“Certo, Cait, come no… ma se non fate altro che sbaciucchiarvi appena ne avete occasione? Questo non vuol dire avere una vita al di fuori del compagno, questo vuol dire stare appiccicati come due sanguisughe e staccarsi solo per prendere aria”.
Felicity non riuscì a non ridere alle parole di Barry. Aveva ragione, Tommy e Caitlin formavano la coppia più sdolcinata che avesse mai incontrato. Nemmeno nel film più strappalacrime si vedevano scene del genere. Ogni volta che si incontravano si salutavano come se non si vedessero da anni. Non lo avrebbe mai ammesso apertamente, perché insomma sempre di Felicity parliamo, ma guardarli le faceva venire voglia di vivere una storia come quella.
Il petto le fece male di nuovo.
“Siete gli amici più pessimi che mi potessero capitare. Davvero. Grazie. Di cuore”. Caitlin incrociò le braccia al petto arrabbiata, odiava essere presa in giro per la sua storia con Tommy.
“Cait… sei sicura che si possa dire più pessimi?”
L’amica scoccò a Felicity un’occhiata fulminea. “Era per rafforzare il concetto…”
“Certo. Domani dillo alla professoressa Martin, vedrai come ti darà ragione”.
“Sta zitto, Barry”.
Felicity sorrise, vedere i suoi due migliori amici punzecchiarsi la metteva sempre di buon umore. Trovò quel siparietto confortante. Come se non fosse cambiato nulla. Come se tutte le cose più importanti per lei fossero rimaste al loro posto.
Ma allora perché il vuoto che sentiva dentro di lei non voleva saperne di andare via?
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“Mi dici perché siamo ai Grandi magazzini di mercoledì pomeriggio?” Oliver, dopo la fine delle lezioni, aveva deciso di accompagnare Tommy senza farsi troppe domande, ma ora la curiosità lo stava divorando. L'amico non era mai stato patito per lo shopping e vederlo lì era a dir poco insolito.
“Tra due giorni è il compleanno di Caitlin e devo trovarle assolutamente un regalo”.
“Oh…” Sentì un tonfo al cuore. Era il compleanno di Caitlin e non ne sapeva nulla. Come se ne avesse bisogno, ebbe ulteriore conferma di quanto fosse distante da Felicity in quel momento. Si comportavano come se non si fossero mai conosciuti e non avessero condiviso niente di quello che c’era stato tra loro. Ma d’altronde era lui ad averlo voluto, non poteva incolpare nessuno al di fuori di se stesso. E di sua madre, naturalmente.
“Senti, amico, mi dispiace non avertelo detto prima, ma non so davvero come comportarmi… Insomma Caitlin è ancora parecchio incazzata con te per quello che è successo con…”
Felicity. Lo interruppe prima di dargli occasione di pronunciare quel nome. Non era ancora pronto a sentirlo.
“Hey, Tommy, stai tranquillo. Sai che con me non c'è bisogno di formalizzarsi. Semplicemente mi era passato di mente, credo. Forse ho perso un po’ la cognizione del tempo ultimamente…”
“Già… sei stato parecchio fuori in questi giorni… Delle volte ho avuto anche timore a darti a parlare, era come se nemmeno mi ascoltassi…”
Oliver aveva speso così tante energie per camuffare il suo malessere che nemmeno si era fermato a pensare a quanto doveva essere stato difficile per il suo migliore amico vederlo in quello stato. Si sentì terribilmente egoista e il senso di colpa iniziò ad attanagliargli il fegato.
“Mi dispiace, amico. Scommetto che ultimamente tenermi tra i piedi non deve essere stata questa gran cosa, eh?”
“No, non si tratta di questo… è che non sapevo come aiutarti, tu non avevi intenzione di dirmi niente, ho capito qualcosa per conto mio, senza contare che quando Cait è arrabbiata diventa praticamente un fiume in piena…. Ma mi è mancato poterne parlare con te, come abbiamo sempre fatto… per la prima volta ho capito che non sarei stato in grado di sistemare le cose come sempre, con una semplice pacca sulla spalla… Credo di essermi sentito inutile”.
Oliver scorse amarezza nei suoi occhi, come se in tutti quei giorni si fosse sforzato di trovare un modo per farlo stare meglio senza riuscirci.
“Hey, non è colpa tua… Sono stati dei giorni incasinati e credimi nemmeno tu avresti potuto trovare il modo di risolvere il macello che ho nella testa in questo momento.”
“Mi spieghi che cavolo è successo, Ollie? So che non vuoi parlarne, me lo hai ripetuto almeno cento volte, ma io non riesco a farmene una ragione. Non riesco a farmi una ragione del fatto che hai rinunciato a lei così… facilmente".
Oliver pensava di aver consumato tutte le sue lacrime quando era tornato a casa dopo il suo ultimo incontro con Felicity, ma evidentemente si sbagliava. I suoi occhi iniziarono ad appannarsi e tutto intorno a lui divenne sfocato. Confuso.
“Ho fatto un casino, Tommy. Uno di quei casini che rimpiangerò per tutta la vita”.
Si sentì stringere dall’amico in un abbraccio. Alla fine le lacrime si erano decise a cadere e non se n’era nemmeno accorto.
“Shhh, Ollie, non dire così… tutto si può risolvere, anche questo…”
Passanti incuriositi iniziarono a guardare nella loro direzione, trovando insolito un comportamento simile nel mezzo di un centro commerciale.
“Andiamocene da qui, ti va?”
Oliver lo seguì senza aggiungere altro, completamente in balia del suo amico. In balia di se stesso.
Alla fine decisero di tornare a casa e Oliver lungo il tragitto decise finalmente di raccontare tutto al suo migliore amico. La scoperta della madre, la minaccia di non vedere più Felicity, il rischio che le togliessero la borsa di studio e non la facessero diplomare.
“Ma che cavolo, Oliver! Perché non mi hai detto niente? Avrei potuto aiutarti… Avrei potuto dirlo a mio padre, sai il rapporto che ha con il preside Steele..."
"Rischiando di metterlo contro mia madre? No grazie. Lo sai l’ultima volta che è successo com’è andata a finire”.
Solo un paio di anni prima i loro genitori si scontrarono in una violenta discussione per una sospensione che Oliver si era procurato, a detta di sua madre, a causa di Tommy. Da allora i rapporti tra le due famiglie si erano guastati irrimediabilmente e i due ragazzi stavano sempre molto attenti ad evitare in tutti i modi che entrassero in contatto, per non mettere a rischio la loro amicizia. E Oliver non poteva permettersi di perdere anche Tommy. Non poteva permettersi di perdere nessun altro.
“Ok, forse dirlo a mio padre non sarebbe stata questa grande idea, ma ehi, esistono altri modi…”
“Tipo?”
“Dirlo al preside Steele? Lui adora Felicity, sarebbe stato sicuramente comprensivo. Scommetto che nemmeno ha notato che era assente quel giorno.”
“Oh, fidati, a quel punto mia madre sarebbe stata ben disposta a ricordarglielo”.
"Ok... allora parlane con lei, Smoak è un genio, riuscirebbe a trovare una soluzione in meno di cinque minuti".
"Non posso essere così egoista e caricarla di questo altro pensiero. Già ne ha troppi per una ragazza di 16 anni, l'ultima cosa che le serve è vivere nel terrore di non diplomarsi e di perdere l'opportunità di andare al college. Non me lo perdonerei mai".
Oliver si lasciò cadere sullo schienale, sconfitto. Non c’era soluzione a quel problema, prima si arrendeva a quell’idea prima avrebbe imparato a conviverci.
"E quindi cosa fai? Ti arrendi così? Dici che non vuoi darle un altro pensiero ma non credere che ora stia vivendo serenamente. Cait cerca di non lasciarla mai sola e ogni volta che la incontro stento a riconoscerla. Sta di merda amico, e detto francamente stai di merda anche tu".
Oliver non trovò la forza di rispondere. Aveva immaginato che Felicity potesse stare male, ma averne conferma da Tommy era stato un duro colpo. L'ultima cosa che avrebbe voluto al mondo era essere la causa del suo malessere.
L'amico accostò nel vialetto della tenuta Queen.
“Non puoi farti trattare così, amico. La vita è la tua, ed è ora che inizi a ricordartelo”.
“E con questo cosa vorresti dire?” Oliver lo guardò di sottecchi, preoccupato. Quello era il tono che Tommy usava quando gli passava qualche strana idea per la testa.
“Voglio dire, che è arrivato il momento di cacciare la testa fuori dal culo e di riconquistarla".
"Non hai ascoltato una parola di quello che ti ho detto, vero?"
"E invece si, amico, ho ascoltato benissimo, e a differenza tua sono arrivato alla conclusione che tua madre non può farla franca così… Tu inizia a scusarti con Smoak e a sfoderare le tue doti di latin lover, poi penseremo a come risolvere questa situazione. Non ne posso più di vederti in questo stato. Stai facendo cadere in depressione anche i miei capelli”.
“Hey…”
“Il punto è, basta fare storie, basta trovare scuse, basta mettere in mezzo altre persone solo per non affrontare la verità…”
Oliver non aveva veramente idea di quello di cui stava parlando. La verità? Era quella la verità, non c’era altro.
“E quale sarebbe questa verità?”
“Sai, Ollie, ho sempre saputo di essere il più intelligente tra i due, ma credevo che riuscissi a starmi dietro almeno per i concetti basilari”. Oliver alzò gli occhi al cielo, leggermente esasperato ma anche stranamente divertito. Si sentiva un po’ più libero dopo essersi confidato con lui. “La verità è che il sentimento che provi per lei ti spaventa da morire e hai paura di non saperlo gestire e di mandare tutto a puttane, non è forse così?”
Era davvero quello il problema? Davvero si era nascosto dietro la minaccia di sua madre per tutto quel tempo solo per non affrontare i suoi sentimenti per Felicity?
"Ammettiamo per un secondo che tu abbia ragione, ti sei perso un passaggio fondamentale. Non vuole più parlarmi, né vedermi, le ho detto delle cose orribili, delle cose che non pensavo assolutamente, ma dovevo allontanarla e non ho trovato altro modo… Ormai è troppo tardi".
“E io cosa ci sto a fare secondo te? Sono il ragazzo della sua migliore amica, ricordi? Ringrazia la tua buona stella e non stare sempre a lamentarti”.
Caitlin lo odiava, Oliver lo sapeva. D'altronde non poteva essere altrimenti, dopo quello che aveva fatto a Felicity.
“Lo sai che qualunque cosa tu abbia in mente Caitlin si arrabbierà a bestia con te, si?” L'ultima cosa che avrebbe voluto era causare problemi anche a loro.
“Oh, non preoccuparti di questo. So come farmi perdonare….” Alzò per due volte il sopracciglio, come se volesse fare intendere qualcosa.
“Ok, regola fondamentale, non parlarmi mai della tua vita sessuale con la migliore amica di Felicity, intesi?”. Erano giorni che non pronunciava quel nome ad alta voce. Gli fece uno strano effetto, strano ma piacevole. Lo adorava e gli era mancato terribilmente, insieme a tutto il resto.
“Va bene, come vuoi... non c’è bisogno di scandalizzarsi tanto. Da quando sei diventato una femminuccia?”
Oliver sorrise. Senza nemmeno rendersene conto. Un sorriso che gli partì dalla pancia. Come non succedeva da tempo. Per la prima volta in dieci giorni riuscì a scorgere una luce in fondo al tunnel. Era lontana, ma riusciva a vederla.
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Felicity solitamente cercava di concentrare i suoi turni al fast food nel weekend per non gravare sugli impegni scolastici, ma quel mercoledì sera si era proposta di sostituire una collega per liberarsi in occasione del compleanno di Caitlin. Senza contare che preferiva tenersi impegnata piuttosto che trascorrere la serata nel suo letto a pensare a quanto la sua vita facesse schifo in quel momento. Più del solito.
"Smoak, una persona al banco ha chiesto di te. Ti do al massimo cinque minuti, i clienti non possono aspettare i tuoi comodi".
Le parole della sua responsabile la presero alla sprovvista. Non aspettava nessuno, tanto meno a lavoro. Barry aveva una cena con i suoi, Cait quasi sicuramente era con Tommy da qualche parte. Non si azzardò nemmeno a pensare che si trattasse di Oliver, non voleva crearsi vane aspettative per poi restarci male.
Si diede una sistemata al grembiulino, sporco di fritto e sprite, e uscì dalle cucine. Vide un ragazzo moro poggiato al bancone della caffetteria, era alto quasi quanto un giocatore di basket. Felicity non riuscì a riconoscerlo, si guardò intorno credendo di aver sbagliato persona.
"Felicity Smoak, non sei cambiata per niente in questi anni".
Quella voce le sembrò maledettamente familiare, provò a fare mente locale e a ricordarsi a chi appartenesse.
"Cait mi aveva avvisato che avresti stentato a riconoscermi con i capelli così corti..."
"Aspetta un secondo…" Felicity fu colpita da un’improvvisa consapevolezza. "Ma tu sei Ray! Oddio che sorpresa! Non mi aspettavo di vederti qui, Cait non mi ha detto nulla". Si precipitò ad abbracciarlo. Ray era il cugino di Caitlin, era più grande di loro di qualche anno e  avevano trascorso gran parte dell'infanzia insieme. Felicity aveva una cotta per lui dai tempi della terza elementare.
"Non dovresti essere al MIT? Com'è andato il primo anno da matricola? Sono così terribili come dicono?"
"Hey, hey, hey, una cosa per volta... vedo che con il tempo la parlantina non è diminuita, anzi..."
Felicity arrossì per l'imbarazzo, sentendosi tremendamente inopportuna. "Oddio, scusami, è che mi hai colto di sorpresa. Poi saranno secoli che non ci sentiamo, non so quasi più niente di te, della tua vita, del college… Il fatto è che sono felice di rivederti, tutto qui".
Sospirò di sollievo quando vide Ray sorriderle. Lo trovò cambiato, più grande e consapevole, ma i suoi occhi erano sempre gli stessi, gentili e incredibilmente luminosi. Sprizzavano una felicità quasi contagiosa.
"Anche io sono contento di rivederti... Non lo avrei mai detto ma Starling City mi è mancata tanto, il college è fantastico, non fraintendermi, ma casa è sempre casa".
"Sei qui per il compleanno di Cait?"
"In realtà sono qui per una breve vacanza. Ho da poco concluso gli esami del primo semestre, ho ancora qualche giorno di libertà prima che ricomincino i corsi, così ne ho approfittato per passare un po' di tempo in famiglia. Se Cait non ti ha avvisata è solo perché nemmeno lei ne sapeva nulla, è stata una sorta di improvvisata da parte mia”.
“Ti ha detto lei che mi avresti trovato qui?”
“Si, e insieme a questo mi ha detto della festa di venerdì, mi ha parlato del suo ragazzo, del tuo diploma anticipato, insomma ha cercato di aggiornarmi sulle ultime novità, anche se è difficile stare al passo con tutti questi... cambiamenti".
"Già..." Felicity pensò immediatamente ad Oliver, senza riuscire a controllarsi. La sensazione di tristezza che aveva provato a mettere da parte la colpì in pieno all'improvviso, con ancora più violenza.
“Tu come stai, Lis? Ti vedo un po’… stanca. Non sarà che lavori troppo?”
Felicity provò a sfoderare uno dei suoi sorrisi migliori, cercando di non pensare quanta fatica le costasse. “Oh no, il lavoro è una distrazione per me in realtà. E’ che tra poco ho gli esami quindi sto intensificando le ore di studio, poi c’è l’ansia per il college, insomma normali problemi di una ragazza di 16 anni”.
“E io che pensavo che le sedicenni di oggi pensassero solo alla manicure e allo shopping. Ma tu d’altronde non sei mai stata come le altre ragazze, c’è sempre stato qualcosa di speciale in te”.
Felicity abbassò lo sguardo al pavimento, provando a celare l’imbarazzo.
“E’ confortante vedere che non sei cambiata per niente, i complimenti ti infastidiscono ancora eh?”.
“Non è questo, è che mi mettono a disagio. Lo sai che non mi piace stare al centro dell’attenzione…”
“Oh, me lo ricordo bene… Alla fine sei riuscita a fare pace con le recite di Natale?”
“Ah ah, non sei per niente simpatico”. Finirono per ridere insieme, complici, come se il tempo non fosse mai passato.
“SMOAK!!! TI AVEVO DETTO CINQUE MINUTI!!! VUOI CHE VI PORTI ANCHE UN THE CON DEI PASTICCINI PER CASO?”.
Felicity sbuffò, aveva quasi dimenticato di trovarsi a lavoro. “Ray, mi dispiace, ma…”
“Devi andare, lo so. Stai tranquilla, non fare arrabbiare il capo, ho come l’impressione che potrebbe morderti se non fai quello che dice”.
“Fidati di quell’impressione”. Gli fece un occhiolino, ricevendo in cambio uno sguardo divertito.
“Ci vediamo alla festa, allora… ci sarai vero?”
“Non potrei mai mancare al compleanno della mia migliore amica”.
“Vero, domanda stupida…” Ray abbassò lo sguardo, sembrando ad un tratto interessato a capire di che sfumatura di grigio fosse il bancone. “Si, beh, insomma… ci andrai… ci andrai da sola?”
“Da sola, nel senso…”
“Nel senso che ci verresti con me?”
Oh. Felicity non si sarebbe mai aspettata una domanda del genere. Vedeva Ray come un amico, e sicuramente non avrebbe mai pensato che lui fosse interessato a lei in quel senso.
“Ray, non vorrei sembrarti scortese, ma è un periodo un po’ particolare… l’ultima cosa che voglio è prenderti in giro e sinceramente ora come ora è quello che farei se ti dicessi di si… non vorrei che fraintendessi le mie intenzioni e così voglio essere chiara da subito… e oddio mi sento così stupida adesso…”
“Hey, frena, frena, frena. Non devi darmi tutte queste giustificazioni, Lis. In realtà sono io ad essere stato inopportuno, avrei dovuto chiederti se ti vedevi già con qualcuno…”
“Oh no, hai frainteso, non c’è nessuno in realtà…  Non mi vedo proprio con nessuno…” Felicity si rese conto troppo tardi di aver pronunciato quelle parole con eccessiva enfasi. “E’ che… si insomma, è una storia lunga… Facciamo che ci incontriamo direttamente lì, ok? Ora devo proprio andare, scusami”.
“Vai tranquilla, ma ricorda che mi devi un ballo, ok?”
Felicity fece finta di pensarci su. “Andata, direi che un ballo si possa fare. Assolutamente”.
Si scambiarono un abbraccio veloce e Felicity tornò svelta al suo lavoro. L’incontro con Ray le aveva lasciato delle strane sensazioni addosso. Strane ma piacevoli. Anche se per pochi minuti era stato in grado di distrarla dai pensieri negativi che la perseguitavano da giorni. Era stato in grado di distrarla dal pensiero di Oliver. Anche se Felicity sapeva che non sarebbe stato comunque abbastanza.
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Tommy sapeva che Felicity avrebbe terminato il suo turno al fast food non prima delle 22. Per questo motivo, una volta riaccompagnata Caitlin a casa, si diresse a casa sua e aspettò il suo ritorno seduto sull’altalena che si trovava sotto il porticato di casa Smoak. Aveva preso quella decisione all’insaputa di Oliver, anche perché se lui avesse saputo non glielo avrebbe mai permesso. Ma doveva fare qualcosa per aiutare il suo amico, altrimenti non si sarebbe sentito apposto con se stesso. Aveva intenzione di sondare il terreno prima di lanciare il suo amico nella missione suicida di riconquistare Felicity. Senza contare il fatto che desiderava davvero che quella situazione assurda si risolvesse al più presto, non ne poteva più di tutto quel gelo e quell’imbarazzo, voleva che le cose tornassero naturali come un tempo. Quando tutto era più semplice.
Non dovette aspettare molto prima di vedere Felicity parcheggiare la sua jeep di fronte casa. In un primo momento non sembrò accorgersi della sua presenza, e fu solo quando infilò le chiavi nella toppa che si voltò verso di lui, guardandolo con aria spaventata.
“Oddio, Tommy, hai intenzione di farmi venire un infarto?” Si mise una mano sul petto provando a controllare il respiro affannoso. “Che ci fai qui? Come fai a sapere dove abito?”
“Ciao anche a te, Smoak…” Il tono sarcastico di Tommy era tangibile, anche se non riuscì a controllare un sorrisino. “La settimana scorsa ho accompagnato Cait da te per… cos’era… una maratona di Harry Potter e il principe succhiasangue?”
Felicity alzò gli occhi al cielo: “Mezzosangue, Tommy, non sarebbe male se ti facessi una cultura prima o poi, sai?”
“Grazie del consiglio del tutto gratuito, Smoak, ma mi sa che passo. Ho paura che tutte queste cose da nerd mi facciano venire degli sfoghi sulla pelle, probabilmente sono allergico”.
“Perché sei qui? E’ successo qualcosa a Cait? Sta bene?” Felicity prese posto accanto a Tommy, si poteva leggere chiaramente la preoccupazione stampata sul suo volto.
“Con Cait va alla grande, tranquilla. L’ho appena riaccompagnata a casa”.
“Bene, sono contenta”. Annuì con decisione più a se stessa che a Tommy, come se avesse scongiurato il terrore di ricevere l'ennesima cattiva notizia. “Vuoi entrare? Ti offro una cioccolata, un the, starai congelando qui fuori… Da quanto tempo sei qui?”
“Da qualche minuto, Smoak, non disturbarti”. Tommy le sorrise, grato della sua gentilezza ma anche con l’intento di tranquillizzarla. “In realtà avevo bisogno di parlarti di una cosa. Mi concederesti qualche minuto? Non ci vorrà molto…”
“Certo, tutto il tempo che vuoi. Ti ascolto...”
Tommy prese un respiro profondo per farsi coraggio, non sapendo che reazione aspettarsi da lei una volta aperto quel discorso. “Riguarda Oliver”.
“Oh”. Il cuore di Felicity sembrò stopparsi per un istante, Tommy giurò di averlo sentito perdere un battito. “Sta… sta bene? Gli è successo qualcosa?”
Si stava preoccupando per la sua salute? Quella ragazza non avrebbe mai smesso di stupirlo. “Oh, si, si, sta bene… da un punto di vista fisico sta alla grande… è il suo stato psicologico a preoccuparmi, non l’ho mai visto così giù in 18 anni che ci conosciamo”.
Felicity non rispose subito, si prese un momento per ponderare le parole giuste da dire. “Mi dispiace per lui, Tommy, davvero... ma è stato lui a volere tutto questo. Io non ho avuto voce in capitolo a riguardo, sfortunatamente”.
“Lo so…” Tommy notò una profonda tristezza nello sguardo di Felicity. Se Oliver in quel periodo era miserabile, lei di certo non se la cavava meglio. “Sai, sono il suo migliore amico da quando siamo nati praticamente, e nessuno meglio di me può sapere quanto profondamente la sua testa possa conficcarsi nel suo colon”. Sperava di strappare un sorriso a Felicity, ma non ci riuscì. Decise di cambiare registro e parlare con maggiore serietà. “Quello che voglio dirti è che Oliver è sempre stato un campione nel rovinare le cose belle, sarà un suo superpotere, che ne so, magari è stato morso da un ragno pure lui e non se n’è mai accorto…” Stava perdendo ancora una volta il punto del discorso. “Ma questo non lo rende una cattiva persona. Un po' stupida, certo, ma non cattiva”.
“Non ho mai pensato che Oliver fosse cattivo, Tommy. Non mi sarei mai legata a lui altrimenti”.
“Oh… davvero?”
“Certo. Ho sempre avuto un’alta considerazione di lui, dal primo giorno in cui ci siamo conosciuti. Ho sempre provato a vedere cosa ci fosse oltre la parte viziata e infantile che mostrava di sé agli altri, e gli sono sempre stata grata per avermelo permesso”.
Tommy annuì vistosamente, non si aspettava una reazione così accomodante da parte di Felicity. Poi però un campanello d'allarme gli risuonò nella testa. “Perché ho come l’impressione che arriverà un ma da un momento all’altro?” Per forza doveva esserci un ma, sarebbe stato tutto troppo semplice altrimenti.
“Ma… proprio per questo motivo non mi spiego il suo comportamento. Credevo che il nostro legame andasse al di là di un bacio o di stupidi problemi di cuore. Non vuoi che la nostra amicizia diventi qualcosa di più? Ok, questo posso anche sopportarlo. Ma privarmi di punto in bianco della tua presenza nella mia vita? Questo per me è inconcepibile”.
Tommy non rispose, conosceva il motivo per cui Oliver si fosse allontanato da lei rompendo qualunque tipo di legame tra loro, ma non avrebbe mai potuto tradire la fiducia del suo amico raccontando tutto a Felicity. Era giusto che fosse lui a farlo, non appena si sarebbe sentito pronto.
“Mi aveva promesso che non mi avrebbe mai abbandonata…” Le sue parole furono quasi un sussurro impercettibile, Tommy pensò per un momento di averle solo immaginate. Quando Felicity iniziò a piangere, la strinse tra le sue braccia provando a confortarla. Si maledisse per non avere il potere di porre fine alle sofferenze dei suoi amici, odiava vederli in quel modo, lo odiava con tutto se stesso.
Rimasero in silenzio per qualche minuto, circondati solo dal rumore dei singhiozzi in cui Felicity stava provando a soffocare il suo pianto.
“Si sistemerà tutto, Felicity, fidati di me”.
La ragazza riemerse dal petto dell’amico e guardò Tommy con una leggera incredulità nello sguardo.
“Cosa?”
“Niente… è che mi hai chiamato per nome per la prima volta da quando ci siamo conosciuti”.
Tommy scoppiò a ridere e Felicity lo seguì a ruota. Felice di risentire finalmente quel suono ancora una volta. “Non farci l’abitudine, Smoak, è stata solo una piccola defaiance”. Le fece una linguaccia e ricevette un sorriso in cambio.
Oliver poteva anche non essere un campione nel mantenere le promesse, ma Tommy avrebbe fatto di tutto pur di far tornare il sorriso ai suoi amici. Era una promessa che aveva appena fatto a se stesso. E l’avrebbe mantenuta ad ogni costo.
 
 
 
*NOTA DELL’AUTRICE*
Io vi chiedo umilmente scusa per avervi fatto attendere così tanto per il nuovo capitolo. Ho avuto degli imprevisti di cui occuparmi e non sono riuscita a trovare cinque minuti liberi per sedermi al pc e mettermi a scrivere. Purtroppo con il proseguire dell’estate avrò sempre meno tempo libero e non riesco a prevedere quando sarò in grado di aggiornare. Vi prometto che farò del mio meglio, anche perché adoro scrivere questa storia e dispiace in primis a me non trovare il tempo per farlo :(
In questo capitolo ho provato ad affrontare un po’ le conseguenze di quanto successo nel precedente. Mi rendo conto che non aggiunge molto alla trama, è più di transizione che altro, ma dovevo scriverlo per non rischiare di affrettare troppo le cose e tralasciare passaggi comunque importanti.
Non odiatemi per aver inserito Ray, vi prometto che sarà del tutto innocuo, anche perché Felicity non riesce a togliersi Oliver dalla testa. Mi serve per mettere un po’ di pepe a tutta la situazione che si è creata. Nel prossimo ci sarà la festa di Caitlin, e vi prometto che ne vedremo delle belle :P
Io vi ringrazio come sempre per le recensioni bellissime che mi scrivete, spero che questa mia lunga pausa non vi abbia fatto perdere la curiosità nel sapere come questa storia andrà a finire. Ho ancora un po’ di cosette da raccontare e spero non mi abbandonerete :)
Non mi resta che darvi appuntamento al prossimo aggiornamento, sperando non si faccia attendere più del necessario.
Un bacio immenso,

Anima90.
  
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