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Autore: Horse_    17/07/2015    10 recensioni
Sono passati quasi sette anni dall'ultima stagione di The Vampire Diaries, precisamente la settima. Ogni attore ha intrapreso la propria via da percorrere, cercando di vivere al meglio la propria vita, così come hanno fatto Ian e Nina.
Ian si è sposato con Nikki Reed, storica attrice di Twilight, mentre di Nina si sono perse le tracce. Nina, in realtà, ha proprio voluto sparire dal mondo che l'aveva aiutata a diventare famosa e ben amata da tutti perchè si porta dietro un segreto troppo importante da proteggere. Due bambini con gli occhi azzurri come il mare da tenere al sicuro da chi non li vuole e non si è mai interessato a loro.
Le cose tra Ian e Nikki, intanto, vanno sempre peggio e sono più i giorni in cui litigano che quelli in cui sono felici.
La ripresa dell'ottava stagione porterà tanti guai e a galla cose non dette, ma forse aiuterà due persone che si amano ancora alla follia a ritrovarsi dopo tanto -troppo- tempo.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Candice Accola, Ian Somerhalder, Nina Dobrev, Nuovo personaggio, Paul Wesley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Twenty-Seventh Chapter.


Pov Nina.

Mi scosto bruscamente da lui e lo fisso strabiliata e impaurita. Che cosa ha appena detto? Ho sentito bene o è stato solo il momento a giocarmi brutti scherzi?
Mi sta prendendo in giro, come sempre. L’ha sempre fatto e ora sono sicura che non sta dicendo la verità, ma io voglio una dannata verità e voglio essere libera da lui e dai suoi maledetti occhi che mi stanno incatenando anche in questo preciso momento. Improvvisamente inizio a tremare e non è per il freddo.


“Non… Non sai quello che stai dicendo…”- balbetto confusa.
“So perfettamente quello che sto dicendo, Nina.”- mi prende una mano tra le sue. –“Come potrei aver dimenticato tutto quello che è successo tra di noi?”


Rimango interdetta da quella domanda, ma poi mi ritorna in mente tutto quello che mi ha detto, tutto quello che ha fatto e… Lui l’ha fatto, o almeno me l’ha dimostrato.


“Tu l’hai dimenticato.”- gli rispondo troppo frettolosamente. –“Tu… Tu l’hai fatto. Ti sei sposato, sei andato avanti… Io…”


Mi accarezza delicatamente una guancia e si sofferma più del dovuto sulla mia pelle e mi sorprendo di come possa sentirmi bene anche in questo momento, di come il suo tocco mi faccia sentire libera e felice. Ma non posso, lui è sposato con un’altra e non posso lasciarmi andare così dopo tutto quello che è successo. Si avvicina un poco a me e i nostri nasi quasi si sfiorando. Vorrei staccarmi, ma la sua mano dietro la schiena me lo impedisce –o forse è il mio corpo a non essere in grado di reagire.


“Non avrei mai potuto dimenticarti, Nina.”- soffia a pochi centimetri dalle mie labbra.
“Neanche io. Neanche io ho dimenticato quello che hai fatto e quello che continui a farmi.”- gli rispondo cercando di non incontrare più i suoi occhi.
“Lasciami spiegare…”- mi dice avvicinandosi ancora di più.


Sento il suo respiro caldo sulle mie labbra e il suo corpo farsi incredibilmente più vicino al mio, mentre le sue mani si appoggiano sulle mie gambe lasciate leggermente scoperte dal vestito non troppo lungo. E faccio ancora l’errore di farmi incantare dai suoi occhi così azzurri, e così limpidi, e dalla sua voce suadente in grado di farmi tremare ancora il cuore –in grado di scombussolarmi dopo così tanto tempo, così tanti anni.
Le sue labbra sono a pochi centimetri –a pochi millimetri– dalle mie e allora è il mio cervello a reagire a contrario del mio cuore che si stava muovendo in tutt’altra direzione. Mi scosto bruscamente da lui e mi alzo di scatto barcollando leggermente sui tacchi un po’ troppo alti e instabili.


“Non… Non posso…”- soffio scombussolata lasciandolo lì sul muretto.














                                    * * *















Sono con Joseph e lui sta ancora dormendo placidamente nel letto dell’ospedale. Dovrebbero essere le sei di mattina –o almeno l’orologio attaccato alla parete bianca segna quell’ora– e io non ho chiuso occhio in balia dei miei pensieri e di tutti i miei timori. Ian non è rientrato e penso che sia in sala d’attesa o sulle poltroncine fuori dalla stanza e in qualche modo, molto contorto, lo ringrazio per non essersi fatto più vedere dopo quello che è successo. O meglio… E’ quasi successo. Non sono stupida, so perfettamente quello che stava cercando di fare, ma non ci sono cascata, non questa volta. Non posso lasciarmi trascinare ancora dall’oblio e lasciarmi andare a lui, perché mi ritroverei come sette anni fa e ne uscirei ancora più distrutta di prima perché questa volta non ho niente a cui appigliarmi per potermi rialzare di nuovo più forte di prima. 
Questa volta so che non riuscirei e non me lo merito; non me lo merito perché mi sembra di aver sofferto già troppo e non è per fare la vittima. Voglio andare avanti con la mia vita, tra non molto compirò trentaquattro anni e non sono pochi per questo devo dare una svolta alla mia vita e lasciarmi il passato alle spalle –per quanto possa ancora eliminarlo. Sento un piccolo corpicino cominciare a svegliarsi accanto a me e sorrido pronta per salutarlo e abbracciarlo di nuovo. Si guarda attorno, si stropiccia gli occhietti e quando mi vede si apre in un grande sorriso.


“Come ti senti amore?”- gli domando leggermente preoccupata.
“Mamma, mi sento bene!”- esclama, ma continua a sorridere. Poi si guarda attorno leggermente confuso. –“Dov’è papà?”
“E’ andato a prendere qualcosa da bere, verrà tra poco, non preoccuparti.”- gli rispondo dandogli la prima scusa che mi è venuta in mente.


Mi passo una mano tra i capelli stancamente e non riesco a fermare uno sbadiglio.


“Mamma, ma non hai dormito?”- mi domanda.
“Non avevo sonno.”- gli sorrido scompigliandoli i capelli. –“L’importante è che tu stia bene e ti senta meglio.”
“Dov’è Stefan?”- mi domanda.
“Dopo verrà con la nonna se non andiamo a casa prima noi.”- gli rispondo.
“Voglio andare a casa.”- si lamenta. 


Gli accarezzo una guancia dolcemente poi mi siedo accanto a lui sul letto. Fa schifo rimanere in ospedale, lo so per esperienza, ma per un bambino così piccolo è ancora peggio e non vedo l’ora che mi dicano di poterlo portare a casa. Ma so comunque che questo è per il suo bene.


“Il dottore tra poco verrà a visitarti e poi ci dirà se potremo andare a casa.”- gli rispondo e lo invito ad appoggiare la testa sul mio petto.


Lo cingo con le braccia e gli poso un bacio tra i capelli.




Pov Ian.
Non so cosa mi sia preso ieri sera e sono stato un coglione, devo ammetterlo. Ma averla lì, a pochi centimetri da me e così inspiegabilmente bella ha fatto scattare qualcosa in me che non sono riuscito a fermare, ma l’ho spaventata , fatta arrabbiare ed è scappata via. Di nuovo. Ultimamente non faccio altro che ferirla o attaccarla e sembra che non sia bravo a fare altro quando ci tengo ancora a lei in una maniera che non sono in grado di decifrare. Ho sposato Nikki perché la amo, ma ora questo sentimento sembra andare scemando e non capisco perché –e tutto non è cominciato con l’arrivo di Nina o dei bambini, ma da molto tempo prima. Ed io ero convinto che fossimo la coppia perfetta: entrambi amanti dei bambini, degli animali e della natura. Ma evidentemente essere uguali non vuol dire vivere perfettamente perché prima o poi ci si annoia, mentre con una persona diversa c’è tanto da scoprire e imparare ad amare. Invece noi siamo troppo simili e forse ci stiamo stancando entrambi di questa vita, ma fatto sta che rimane comunque mia moglie.
Non entro in camera di Joseph perché lì c’è Nina che sicuramente non mi vuole parlare dopo quello che è quasi successo e decido di sedermi sulle scomode sedie fuori della stanza e aspetto. Non so dopo quanto tempo apro gli occhi, ma guardo l’orologio e noto che sono le 6.45 a.m e devo proprio essermi addormentato per un bel po’ visto che quando sono venuto qui erano circa le due di notte. Mi alzo e mi stiracchio un po’ le gambe e le braccia, poi mi affaccio sulla camera per vedere se c’è ancora dentro Nina e come sta nostro figlio e vedo una scena che mi stringe il cuore dalla tenerezza: Nina è appoggiata sullo schienale del letto e accarezza i capelli di Joseph mentre lui ha la testa appoggiata sul suo petto e sembra che le stia raccontando qualcosa che ogni tanto fa ridacchiare Nina.
Quanto ho sognato una scena così? Ora ce l’ho davanti e rimarrei ore e ore a fissarli ridere e scherzare. Perché è vero che una parte di me non potrà mai dimenticarla. Sento dei passi dietro di me e mi volto incontrando lo sguardo del dottore baffuto che ha visitato ieri sera Joseph e che mi sorride tranquillo.


“Possiamo portarlo a casa?”- gli domando indicando il bambino.
“Dobbiamo fare un ultimo controllo e se è tutto apposto potete portarlo pure a casa.”- mi spiega e annuisco sospirando. –“Non si preoccupi, il bambino sta benissimo.”
“Grazie dottore.”- lo ringrazio di cuore.
“Non mi deve ringraziare, è solo il mio lavoro.”- sorride. –“Passerò tra poco.”


Il dottore si allontana mentre io entro all’interno della stanza. Nina e Joseph si voltano di scatto verso la porta ed entrambi hanno reazioni diverse: la prima mi guarda per qualche attimo poi decide che le coperte sono più interessanti di me mentre Joseph mi sorride apertamente. Mi avvicino cautamente al letto, spaventato dalla reazione di Nina, e prendo la sedia accanto a Joseph perché Nina non sembra in vena di parlare con me.


“Come stai?”- domando a mio figlio.
“Bene papà!”- mi assicura. –“Ma perché me lo chiedete tutti? Io sto bene.”


Sbuffa ed incrocia le braccia al petto facendomi ridacchiare per la sua espressione buffa.


“Questo perché ci preoccupiamo per te.”- gli dico accarezzandogli una guancia facendolo ridacchiare.














                                      * * *















Usciamo dall’ospedale tutti e tre assieme con Joseph felice come non mai. I dottori hanno detto che è tutto apposto e ci hanno raccomandato, per l’ennesima volta, di stare attenti perché siamo stati parecchio fortunati. E finalmente posso tirare un sospiro di sollievo e mettermi l’anima in pace per quello che è successo, anche se comunque non lo dimenticherò mai. Solo ora mi viene in mente che non ho telefonato nemmeno a Nikki per avvertirla della salute di Joseph, ma non voglio rovinare il momento tirandola di nuovo in ballo, anche se tutto quello che è successo è causa sua. 
Però so che non è colpa sua e che non l’ha fatto apposta. E’ stata sicuramente una svista, fatto sta che ricontrollerò ogni cosa che preparerà come minimo cento volte prima di darla da mangiare ai gemelli, in modo particolare a Joseph. Non mi fido nemmeno più di me stesso in questo momento se devo essere sincero fino in fondo, ma ora sta bene e devo essere felice di questo. Mi volto un attimo per guardare Nina e noto che ogni tanto sbadiglia e so perfettamente che lei questa notte non ha chiuso occhio a differenza mia e un po’ mi pento di questo. 


“Sei venuta in macchina?”- le domando con preoccupazione.


Non voglio che si mette alla guida così stanca, potrebbe succederle qualcosa.


“No, io… Credo che prenderò un taxi.”- balbetta leggermente imbarazzata.


E’ sempre la solita orgogliosa e testarda.


“Vi porto io a casa, così saluto Stefan.”- le ordino. –“E non accetto un no come risposta.”
Sei un tiranno.”- sbuffa scuotendo la testa.


Joseph, incurante di nulla, è già salito in macchina e si è già allacciato la cintura pronto per partire e sta aspettando solo me e Nina.  Nina mi guarda per qualche altro secondo, poi si arrende e sale in macchina senza fiatare e sorrido trionfante. Salgo anche io in macchina e parto in direzione della casa. Arriviamo dopo qualche minuto e parcheggio nel vialetto e vedo Stefan correrci incontro mentre Michaela rimane sulla porta ad aspettarci insieme ad Alex e questo mi fa un po’ paura perché io, con Alex, non ci ho ancora parlato.


“Jo!”- urla e quasi travolge il fratello per poi abbracciarlo.


Io e Nina ci guardiamo complici, poi scoppiamo a ridere nel sentire Joseph dire che gli abbracci sono da femminucce e che lo sta strozzando. Poi Stefan abbraccia prima Nina e dopo me e poi tempesta di domande il fratello chiedendogli se gli hanno fatto una puntura e se gli hanno fatto male. 


“Papà, rimani un po’ con noi?”- mi domanda Stefan speranzoso e mi dispiace deluderlo, ma proprio non posso.
“Passerò più tardi, ora devo proprio andare.”- gli spiego.


Do un bacio prima a lui e poi a Joseph e saluto con un cenno della mano Nina, sua madre e Alex che non ricambia molto apertamente. Salgo in macchina e mi dirigo verso casa mia. 
Quando apro la porta di casa trovo tutte le finestre aperte e Nikki che sistema freneticamente il divano e perfino l’abbaiare dei cani non la distrae dal suo lavoro –e so che fa così per far scemare tutta la tensione che ha accumulato. Credo che mi urlerà contro per non averla chiamata nemmeno una volta da ieri sera, ma è fin troppo calma. Mi avvicino a lei con cautela e le tocco una spalla, ma lei non sembra farci caso, oppure mi vuole evitare, così decido di bloccarla mettendole le mani sui fianchi.


“Nikki, fermati un attimo.”- le dico piano.


Si volta verso di me e vedo i suoi occhi pieni d’acqua segno che tra poco scoppierà a piangere inconsolabile e allora le accarezzo piano una guancia per cercare di tranquillizzarla.


“Io… Io… Mi dispiace, non volevo…”- singhiozza nascondendo la testa sull’incavo della mia spalla. –“Io credevo… Credevo che preparare la torta fosse… Fosse una bella idea. Ero… Convinta che la farina fosse… senza glutine… Non l’ho fatto apposta.”


Sapevo che prima o poi sarebbe scoppiata e so che si sta sentendo doppiamente in colpa visto che ne è la causa e non è nemmeno la madre, ma so che non l’ha fatto apposta e mi fido di lei. Ha provato in tutti i modi di star simpatica ai gemelli e non avrebbe mai fatto una cosa del genere, ormai la conosco troppo bene e mi fido di lei. Poi sono cose che capitano, l’ha detto anche Nina e l’ha detto pure il dottore, quindi è colpa un po’ di tutti e bisogna stare solo un po’ più attenti.


“Shhh… Nikki non è colpa tua, dovevamo stare tutti più attenti, ma non ti devi sentire un colpa, io ti credo.”- le sussurro all’orecchio e le accarezzo lentamente la schiena. –“Sono cose che possono capitare e poteva capitare anche con qualcun altro. Nessuno ce l’ha con te.”
“Il bambino, lui”- singhiozza di nuovo. –“mi odierà.”


La faccio voltare e la obbligo a guardarmi negli occhi.


“Lui non ti odia, ha già dimenticato quello che è successo.”- sorrido. –“Non ti preoccupare.”
“Mi dispiace così tanto…”- mormora.
“Anche a me, ma ormai è tutto sistemato.”- le dico. Le sposto una ciocca di capelli che le era sfuggita al suo controllo. –“Forza, non voglio vederti piangere.”


Nikki mi sorride e seppur sia un sorriso tirato è già qualcosa.
Almeno lei riesco a farla sorridere e c’è un’altra donna che ultimamente mi sta facendo perdere la testa.















                                     * * *














Sto frugando in soffitta da mezz’ora alla ricerca dei miei peluche di quando ero piccolo, ma di loro nessuna traccia. Avevo pensato di portarli a Joseph e a Stefan per far avere loro qualcosa di mio e mi sembrava anche un’idea carina visto che non hanno mai avuto un regalo da me, ma credo che opterò per due peluche nuovi di zecca anche se trovavo estremamente più significativo che avessero qualcosa di mio personale. Sto quasi per scendere quando una scatola un po’ messa male cattura la mia attenzione e mi sembra di notare un poster fuoriuscire da essa. Mi siedo a gambe incrociate sul pavimento polveroso della soffitta e mi appoggio sulle gambe la scatola per poi aprirla e rimango meravigliato, e un po’ interdetto, nel trovare quello che credevo perduto –o meglio che credevo aver buttato via. E’ una sottospecie di scatola di ricordi e all’interno ci sono tutte le foto del cast, in modo particolare di noi tre, il fantastico trio: io, Nina e Paul. Ero convinto di averlo buttato perché sapevo perfettamente che avrebbe rievocato belli e brutti momenti, ma ora non ricordo perché abbia deciso di tenerlo e forse è meglio così. Trovo tutti i poster promozionali con le varie firme, le foto dell’ultima stagione, quelle della prima e noto, con orrore, di essere cambiato tantissimo da quel pilot. 
Una foto però mi colpisce più di tutte forse perché ricordo la storia che c’è legata ad essa: siamo io e Nina in spiaggia, stanchi ma felici dopo uno dei tanti giorni di riprese, con lo sfondo del mare e con Candice e Paul che si rincorrono come due bambini. Ridacchio nel vedere i buffi baffi che aveva disegnato Nina sopra la mia bocca perché sosteneva che mi dessero un’aria più seria. 





“Smolder, forza, vieni!”


Nina mi tira per un braccio tentando di alzarmi dall’asciugamano, ma con scarsi risultati visto che io sono quasi il doppio di lei sia in altezza che di peso. Ma lei, testarda com’è, continua a provarci senza demordere. Scivola brutalmente sulla sabbia e finisce con il sedere a terra.


“Ti sei fatta male?”- le domando preoccupato.
“Non molto.”- fa una smorfia. –“Servisse che mi facessi male per degnarmi di uno sguardo?”


Si alza e seppur dolorante si siede accanto a me e mi scruta con uno sguardo inquisitore.


“E’ da quando siamo arrivati qui che te ne stai tutto solo e sulle tue.”- constata. –“E’ successo qualcosa?”


Mi ritrovo a sospirare e a passarmi una mano sui capelli leggermente sudati per il gran caldo. Ho lasciato Megan perché continuava a sostenere che tra me e Nina ci fosse qualcosa di serio visto che, a detta sua, non le tolgo mai gli occhi di dosso e allora si era fatta tremendamente gelosa e troppo appiccicosa. Non potevo più sopportarla quindi ho rotto con lei, ma comunque è una storia che è durata parecchio tempo e fa male.


“Ho lasciato Megan.”- le rispondo.


Ormai non ha più senso mentire poi Nina è brava a capire le persone e quindi prima o poi l’avrebbe scoperto. Poi è la mia migliore amica e posso dirle tutto. Mi trovo estremamente bene e dire la verità in sua presenza mi fa sentire così leggero.


“Uhm… Ehm… Ecco… Mi dispiace.”- balbetta leggermente confusa.
“Non fa niente.”- le dico sinceramente sollevato. –“Insomma… Non stavo più bene insieme a lei…”
“Eravate una bella coppia.”- mi dice con leggerezza e si stende sull’asciugamano. –“Stavate bene insieme.”
“Agli occhi degli altri forse…”- sospiro stendendomi accanto a lei. –“Ma non riuscivamo più a capirci.”
“Certo, capisco.”- annuisce. –“Sono ancora giovane, non so nulla dell’amore… Ma… Se non si sta più bene insieme non ha senso continuare.”


E non sa quanto abbia ragione ed è proprio per questo che ci siamo lasciati e mi trovo a pensare, con piacere, che Nina è effettivamente matura, più di tanti altri che sono più grandi d’età. Ma vecchio non significa necessariamente maturo e Nina me lo sta dimostrando già da parecchio tempo.


“Non ti facevo così donna vissuta.”- la punzecchio per scacciare questo alone di malinconia che si è steso su di noi.


Nina si tira su di scatto e mi tira giocosamente un pugno sul petto.


“Capisco le cose, a differenza tua che ti ostini a non vederle, vecchietto.”- mi dice ridacchiando.


Fa per alzarsi, ma l’afferro per i fianchi bloccandola a mezz’aria prima che possa scappare via da me.
Mi ha appena dato del vecchietto.


“Cosa mi hai appena detto?”-le domano minacciosamente.


Ovviamente sto scherzando, ma lei sembra non capirlo –o forse sta solo al gioco.


“Vecchietto.”- mi dice facendo finta di nulla.
“Ora ti faccio vedere io chi è il vecchietto qui.”


La prendo in braccio e me la carico in spalla incurante delle sue urla che fanno girare tutti quelli che sono in spiaggia –compreso tutto il cast che ci sta guardando allibiti, tranne Candice che ci sta guardando con gli occhi a cuoricino. Nina continua a dimenarsi ridendo e implorandomi di metterla giù, ma non le do ascolto.


“Ian ti prego, non farlo.”- mi implora mentre mi avvicino all’acqua. –“ E’ freddaaa!”
“Ma se si sta morendo dal caldo!”- la punzecchio. –“Oppure solo le giovani sentono freddo?”
“Ritiro tutto quello che ho detto.”- ride. –“Non sei affatto vecchio.”
“Ormai però l’hai detto.”- le faccio notare tenendola sempre in spalla.


Entro in acqua appena e Nina si agita ancora di più.


“No ti prego, ci sono gli squali.”- urla terrorizzata.


Scoppio a ridere di gusto mentre lei continua a tirarmi dei pugni –che non farebbero del male neanche a una mosca.


“Trova una scusa migliore Neens.”- ridacchio divertito.
“Gli alieni!”- dice. –“Ci sono gli alieni! Mettimi giù!”


Non si è nemmeno accorta che l’acqua mi arriva all’ombelico e allora l’accontento e la mollo, ma in acqua facendole così morire le grida in gola. Poco dopo riemerge completamente zuppa e mi fulmina con lo sguardo. Mi da le spalle e capisco di averla combinata grossa, ma io non volevo farla arrabbiare, volevo solo scherzare. Mi avvicino piano a lei, talmente piano che non mi accorgo nemmeno che si è voltata di scatto e con un sorriso furbo mi fa lo sgambetto facendomi sprofondare in acqua. Riemergo subito dopo e la prima cosa che vedo è Nina che continua a ridere senza freno e scoppio a ridere anche io non riuscendo a trattenermi davanti alla risata che la contraddistingue da tutti.


“Ero convinto che ti fossi arrabbiata.”- le dico dopo poco.
“E tu non sai riconoscere gli scherzi.”- ridacchia abbracciandomi.
“E tu sei una tipa molto vendicativa,
kote*.”- le rispondo.


La vedo spalancare leggermente gli occhi per quel nomignolo che le ho appena dato e poi la vedo sorridere sinceramente colpita.


“Da quando in qua sai il bulgaro?”- mi domanda.
“Da quanto ho un’amica che ha queste origini.”- le dico con sufficienza.
“E posso sapere chi è questa amica?”- mi domanda divertita sapendo benissimo che mi sto riferendo a lei.
“E’ alta, bruna e con gli occhi simili al cioccolato. E’ intelligente, saggia”- ammicco facendole l’occhiolino. –“molto carina… Ma ha la cattiva abitudine di darmi del vecchietto.”


Scoppia a ridere di gusto e io la seguo un’altra volta a ruota. Mi sono dimenticato di tutto, siamo solo io e lei e nessun’altro.


“E’ una tipa irrispettosa allora.”- ridacchia.
“Forse un po’.”- le rispondo.


Rimaniamo un po’ in acqua a scherzare a schizzarci quando si ferma di colpo.


“Ian?”- mi chiama. –“Davvero pensi che io sia carina?”


Quella domanda mi lascia un po’ interdetto e non so cosa risponderle, non so se dirle la verità. Non penso che sia carina, io penso che sia bellissima, forse, è la donna più bella che io abbia mai visto –anzi, lo è!
Vedendo che non le rispondo si allontana di qualche passo e la conosco troppo bene. Credo di averla ferita con la mia non risposta, ma devo rimediare. Insomma, non posso perdere anche lei, anche se è una cosa da poco. L’afferro per un braccio attirandola a me e l’abbraccio di slancio.


“Non penso che tu sia carina”- le dico e la sento irrigidirsi. –“perché sei bellissima.”


Sento i suoi muscoli sciogliersi e posso giurare che in questo momento sta sorridendo. Mi accorgo però che sta tremando ed ha la pelle d’oca ed effettivamente sto cominciando anche io ad avere freddo. La guardo per qualche istante e non ha le labbra più tanto rosee.


“Forza,
kote, stai prendendo freddo, non voglio che tu ti ammala.”- le dico ed usciamo insieme dall’acqua.


In tutta fretta corriamo sotto l’ombrellone e l’avvolgo sull’asciugamano e poi mi preoccupo di me stesso.


“Bel volo Dobrev, davvero.”- interviene Michael ridacchiando.
“Non sei affatto simpatico.”- gli risponde Nina facendogli la linguaccia.







Quella sera ci facemmo questa foto. A dir la verità fu più un obbligo da parte di Nina, ma alla fine continuammo a farne per qualche minuto e scegliemmo questa perché era quella fatta meglio –e perché inconsapevolmente c’erano anche Paul e Candice. Mi ricordo che mi diede anche una collana, che tra l’altro gliela diede sua madre, sostenendo che portasse buon umore e le feci credere che avesse ragione, ma in realtà il buon umore lo portò lei a me. Afferro la collana e la giacca sapendo perfettamente dove andare.
Voglio ricostruire un rapporto con Nina, perlomeno civile, e so da dove cominciare.


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*kote è il soprannome –uno dei tanti!– che Ian ha dato a Nina tanto tempo fa (anni luce!) ed è una parola bulgara che in italiano significa gattino/gattina. Ovviamente in questo caso è al femminile xD



Buon fine settimana a tutti ed eccomi qui come promesso. Visto chea avevo un po' di tempo libero ho deciso di aggiornare oggi e non domenica, come vi avevo già accennato, perchè molto probabilmente dormirò tutto il giorno.
Il prossimo aggiornamento quindi sarà martedì 21 luglio se non ci sono problemi :)
Questo è uno dei miei capitoli preferiti, perchè c'è stato un quasi bacio e per il flashback *___*
Il quasi bacio ha lasciato Nina molto sconvolta e confusa, ma Ian non è meno confuso di lei perchè non capisce che cosa gli stia succedendo e perchè Nina sia ancora in grado di mandarlo in confusione totale e non vuole ammattere a se stesso che c'è più di qualcosa tra loro due, ma sappiamo quanto sia testardo e speriamo che lo capisca da solo u_u 
Scusatemi per la scena tra Ian e... Nikki (credo che questa nuova coppia si chiami Somereed se non sbaglio e a me sembra tanto la marca di un gelato!), ma se è la moglie di Ian deve pur esserci, ma potete fare quello che volete con quella scena, anche saltarla, però abbiamo capito che non l'ha fatto apposta e non sta fingendo, ve lo posso assicurare!
La parte che ho adorato di più in assoluto è stato un flashback e sicuramente avrete capito che si tratta proprio degli inizi, quando Nina aveva poco più di vent'anni e Smolder era ancora fidanzato con Megan Fox, quella di lost. So che il cast ha passato spesso giornate in spiaggia, complici foto e avvistamenti, ed ho trovato carino fare una scena così e spero che sia successa perchè è puramente inventata, come il fatto della collana ^^
Vi invito a passare a leggere la mia nuova storia, The List, e mi farebbe piacere sentire qualche parere.
Ringrazio le meravigliose ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo, ben 11, recensioni *-*
Ora devo andare, a martedì <3


  
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