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Autore: AuraNera_    17/07/2015    6 recensioni
I Pokémon Leggendari non possono scomparire. I Guardiani devono salvaguardarli. Ma il prezzo potrebbe essere troppo alto.
Dal capitolo uno:
“Tutto in me è bianco. Bianca la pelle. Bianchi i capelli. Bianche i vestiti che indosso. Solo i miei occhi interrompono il monocrome che mi compone. Il bianco è un colore vuoto, per questo mi caratterizza. Ma, come un foglio bianco, spero che anche la mia anima venga colorata con nuove emozioni derivanti da questo viaggio. Un viaggio che mi porterà lontano. Mi chiamo Ayumi Sato. E sono la prima guardiana delle leggende.”
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Capitolo 23 – Guidami


Era già successo, ancora e ancora.
Ma mai era stato come quella volta.
In quel momento era più forte e intenso, era quasi reale, percepiva il vento sulla pelle e la luce attraverso le palpebre chiuse.
Era arrivata alla conclusione che quello era un vero e proprio contatto telepatico, leggerissimo e impercettibile in condizioni normali, ma sempre più forte mano a mano che il tempo passava.
Non sempre quella presenza tentava di comunicare con lei. Per un lungo periodo, Ayumi non ne aveva sentito la presenza, dando la colpa anche ai pensieri e alle preoccupazioni che vorticavano nella sua testa in questo ultimo periodo.
Molti Leggendari erano si erano riuniti nell’ultimo mese e mezzo che era passato, ma non c’era alcuna traccia di altri Guardiani. Forse erano morti, forse erano nascosti da chiunque, spaventati da ciò che si stava scatenando in loro.
Forse, forse, forse.
Ayumi iniziava ad essere stanca di tutte quelle incertezze.
E, proprio quando ne aveva abbastanza, tornava l’interrogativo che più l’assillava. Quel contatto.
Ma la ragazza si era presto resa conto che quello era più che un contatto. Era una visione.

Mai era stata una visione.
Quell’improvviso contatto l’aveva svegliata, ma anche se apriva gi occhi non cambiava nulla. Era sempre in quel posto, ferma in piedi con l’aria che le scuoteva i capelli. Era un vento gentile, piuttosto fresco, ma non tanto da procurare brividi. In effetti, la temperatura era perfetta, non calda, non fredda.
Si stava bene.
Era uno scenario davvero strano. Un’enorme distesa di cielo parzialmente nuvoloso. Solo cielo, nuvole, vento e luce. Luce come nel Paradiso Parallelo, luce che nasceva da sé, senza sole e una qualunque altra fonte. Solo, luce.
Le nuvole erano l’unica fonte di appoggio, se così si poteva chiamare. La sensazione era simile a quella di un sostegno psichico, con la differenza che ti potevi muovere liberamente. Ti sostenevano, ma non ti davano appoggio, sembrava quasi di volare.
Era tutto nitido, bello, armonioso. Se solo non fosse stata per la sgradevole sensazione di oppressione e prigionia che impregnava il luogo. Come se quello scenario mozzafiato non fosse altro che una facciata, un dipinto illusorio steso sulle pareti di una prigione.
Voleva uscire da lì.
Ma la visione si sarebbe interrotta solo quando chi aveva convocato la sua anima le avrebbe detto e mostrato ciò che doveva.
“Ayumi”.
La voce non la spaventò o la fece scattare sull’attenti. Era una voce melodiosa, rassicurante, dolce. Vibrava con mille vocalità e timbri diversi, rendendo impossibile indicarne età, sesso o qualunque altra cosa. Si sentiva la voce di una bambina di cinque anni, ma anche quella di un anziano di ottantasette.
Un Pokémon leggendario, senza ombra di dubbio, rifletté l’albina. Ma non le era famigliare, nonostante si sforzasse di collocarlo. Eppure era strano, lei era stata addestrata a riconoscere tutti i Leggendari, era sicura di poterlo fare, lei ne era capace.
Eppure...
“Tu non mi conosci” confermò la voce, come se avesse letto i suoi confusi pensieri.
“Chi sei?” chiese Ayumi, in tono neutro.
“Girati” fu la risposta.
La Guardiana si voltò. Davanti a lei, a una distanza ragionevole, stava un Pokémon. Era una sorta di serpente, il corpo ricoperto da uno strano incrocio di piume e squame candide come le nuvole. Dalla schiena, spuntavano quattro ali celesti, le due più in basso leggermente più piccole di quelle che avevano l’attaccatura più verso l’alto. Sul collo c’era una sorta di collare nero. Il capo era ornato da due strane piume molto grandi, che si attaccavano alla testa formando un ricciolo. Gli occhi intelligenti erano arancioni come la buccia di un mandarino ed esprimevano saggezza e conoscenza.
“Chi sei?” chiese ancora Ayumi, con una punta di timore. Quel Pokémon emanava un’aura intensa, pari solo a quella di Dialga, Palkia, Giratina e Arceus. Ma non esisteva un altro essere come loro, glielo avevano spiegato più e più volte.
Forse, troppe volte, come se temessero che quel quinto elemento potesse spuntare davanti ai loro occhi.
“Io non sono più nessuno” rispose l’essere, con una tristezza sconfinata che risuonava da ogni singola sfumatura della sua voce. La ragazza scosse la testa, facendo oscillare i lunghi capelli bianchi.
“Devi avere un nome” insistette. La creatura non rispose, stette a osservarla in un lungo silenzio con i suoi occhi come... come se la stesse leggendo.
Come se lei fosse stata semplicemente un libro aperto, scritto nero su bianco a caratteri cubitali e facilmente comprensibili.
“Io non sono nessuno” ripeté, calma. “Ma un tempo ero qualcuno”. Ayumi fece per parlare, ma il Leggendario non aveva finito. “Il mio nome doveva essere scordato, e forse qualcuno c’è anche riuscito. Molti però mi ricordano e temono che io torni indietro”.
“Sei un Esiliato” mormorò incredula Ayumi.
“Arceus non deve sapere che io sono qui. Non deve sapere che io sto per tornare. Non deve sapere della nostra conversazione. Io so che tu sai tenere un segreto, Ayumi Sato. Sei disposta ad ascoltarmi?” domandò.
L’albina annuì e si sedette a gambe incrociate.
“In tutta la sua esistenza, perché non possiamo parlare di ‘vita’, nel caso suo, Arceus ha compiuto grandi cose. Grandi cose e pochi errori, che sono però costati caro. Il primo, è stato sottovalutare il Male e l’influenza che questo può avere su qualunque creatura, primi fra tutte queste gli Esseri Umani. Loro diedero vita a guerre, si uccidettero a vicenda per i loro futili obbiettivi, sconvolgendo quello che era l’equilibrio del mondo, spezzandolo e costringendolo a cambiare.
“Il secondo, fu rinchiudermi, tentando di togliermi il potere che lui stesso mi aveva conferito, privandomi del mio nome e cacciandomi, tentando poi di rimpiazzarmi. Ma nessun’altra creatura è nata con il mio scopo. Nessuna. E così, sulla terra hanno cominciato ad accadere cose terribili, che io, da qui, non posso risolvere.
“Il terzo, sei tu, Ayumi. Ma non sta a me spiegarti il perché. Quello che ti sta accadendo è talmente grave che rischierà di compromettere di nuovo ciò che a suo tempo ho compromesso anche io. Non è colpa tua, ma finirà col causarti un danno enorme. Dovrai stare attenta, dovrai controllarti, anche se sono consapevole, adesso che il contatto tra noi due è avvenuto, delle minacce e delle pressioni a cui Arceus ti sottomette”.
Ayumi chinò leggermente il capo. L’ultima volta era successo al ritorno da Amarantopoli, con Rein. Subito dopo i convenevoli erano stati congedati, tutti tranne lei.

“La madre di Fujiko, Ayumi. Lei adesso sa, sa tutto” aveva esordito con tono furioso.
“Non ci metterà in pericolo. Non noi, non sua figlia” aveva ribattuto pacata la ragazza.
“Credi che si faranno scrupoli? Credi davvero che a loro serva che lei parli? Che cosa stai pensando, Ayumi? Tu sai di che cosa sono capaci. Come ti puoi permettere di sottovalutarli? Non sei una novellina, tu devi guidare quei ragazzi, tu non puoi fare errori”.
In quel momento, il corpo della Guardiana dei Venti Gelidi venne investito dal calore. Ayumi si sentiva andare a fuoco e cadde interra dal dolore, contorcendosi appena e tentando in tutti i modi di non gemere per il male. Quando, dopo tempo per lei indefinibile, Arceus si placò, lei rimase a terra, boccheggiando.
“Ti assicuro che non tollererò più nessuno sbaglio. Vedi di stare attenta”.
Poi l’aveva lasciata lì, con le lacrime che le offuscavano la vista.

“Sì” disse, conscia che la creatura sapesse a cosa stava pensando.
“Arceus è orgoglioso e l’orgoglio rende stupidi e ciechi. Io ero parte dei cinque Esseri Primordiali. Arceus, che rappresenta l’ordine, l’equilibrio, l’inizio. Giratina è la sua controparte, non esiste ordine senza caos e lei è l’altra faccia della complessa medaglia quale è l’equilibrio. Dialga e Palkia sono il Tempo e lo Spazio, qualunque cosa deve accadere accade dentro quei parametri. Ma qualcosa manca all’appello, e quel qualcosa sono io. Io rappresento l’Estremo Confine, la Vita e la Morte. Mi chiamavano Angeallen. Penso che il mio nome sia ancora quello nelle menti di chi ancora pensa a me, di tanto in tanto. Se vuoi, puoi chiamarmi così”.
L’albina annuì. Angeallen. La Vita e la Morte. Esiliata per... qualcosa. Alzò gli occhi, in attesa che il racconto proseguisse.
“Il primo e il secondo errore sono strettamente collegati. Io ero stato concepito come una creatura pura, perché il mio potere era stato concepito per essere una cosa naturale. Ma gli Esseri Umani hanno capito che questo potere poteva essere piegato a loro piacimento, in delle azioni sbagliate, terribili. Hanno iniziato a scoprire il lato malvagio delle cose e a indirizzarlo contro gli altri, sostanzialmente, i più deboli e gli indifesi. Così è nato l’omicidio. Ma questo era solo il prologo.
“Con gli omicidi vennero le guerre. Con le guerre, intere nazioni, interi popoli ed etnie venivano cancellati, come se non fossero mai esistiti. Io, che dovevo amministrare tutto questo, non ero più adatto al mio compito, ma non era colpa mia. Il mio ruolo consisteva nel donare un’anima, una vita a un neonato per poi riprendermela alla fine del ciclo vitale di questa. Ma con le guerre, troppe anime tornavano da me. E io finii con l’impazzire e abusare del io altro potere: la Morte.
“Distrussi il Paradiso Parallelo, rischiando di uccidere ogni creatura in qualche modo collegata ad esso, e forse anche oltre. Fu Giratina a fermarmi. Lei, garantendo l’ordine con il caos, intuì cosa non andava in me, e cambiò il mio corpo, lo rese adatto ad accogliere anche queste nuove regole che il mondo stava adottando. Io fermai la distruzione a cui avevo dato inizio e recuperai il senno. Vidi che cosa avevo fatto e provai a risistemarlo, ma Arceus non me lo permise. Mi ordinò di andarmene. Disse che ero inadatta al mio ruolo e che avrei dovuto sparire e rimanere nascosta, affinché lui non mi distruggesse. Giratina, allora, mi salvò una seconda volta. Creò questa dimensione e mi ci rinchiuse dentro, per poi sigillarla per sempre. Solo una cosa può uscire da qui: il mio potere. Solo quello può uscire... ed entrare.
“Probabilmente ti starai chiedendo esattamente in cosa consista la mia abilità. Sostanzialmente, posso dare e togliere la vita e conoscere tutto quello che un individuo ha vissuto, morto o vivo. Per questo, io conosco molte cose di te senza che tu me le dica. Io controllo le anime, e le aure con esse. Per cui, posso rintracciare da qui ogni singolo Guardiano, affinché tu li protegga come desideri. Ma sono di ben poco aiuto da qui. L’unica cosa che  può entrare ed uscire è la mia abilità. E così è successo. Gli anni passati qui mi hanno fatto accumulare una grande quantità di energia. Io ne ho espulsa metà fuori di me, dandole un’anima e una forma. Il suo nome è Shinseina, ed è la mia Guardiana”.
Nella mente di Ayumi si creò un’immagine di una ragazza. Sembrava avere più o meno la sua età, era magra e pallida, con morbidi boccoli celesti, la frangia e le ciglia lunghe, i tratti delicati e gli occhi arancioni. Vestiva con un lungo abito celeste, un po’ troppo ampio per lei, teneva una stola di stoffa legata ai polsi e delle cavigliere argentee ai piedi.
“È una Guardiana speciale, diversa da te e tutti gli altri. È come se fosse perennemente in Forma Guardiana, perché lei non è umana. Il suo scopo è quello di aiutare me e aiutare te, con tutti gli altri Guardiani. Farò in modo che vi ricongiungiate, facendoti sparire dalla vista di Arceus, prima che sia troppo tardi per te”.
Ayumi stette in silenzio, la mente occupata dai tanti pensieri. Angeallen, la sua storia, la sua Guardiana. Lei, un errore.
“Non sarò io a dirti perché tu sei il terzo degli errori di Arceus, Ayumi. La conoscenza del fatto ti torturerà con il dubbio di non saperlo, ma il saperlo ti arrecherebbe danni assai peggiori. Fidati, è meglio che tu non lo sappia adesso, e spero per te che tu non lo sappia mai. Sarebbe terribilmente doloroso e potresti seguire una sorte simile alla mia. Quando ci incontreremo, potrò spiegarti ogni cosa. Ma non adesso e non così. Questa è una visione, Ayumi, un rozzo mezzo di comunicazione. Io e te dovremo parlare a quattr’occhi. Nel frattempo, io voglio aiutarti con Arceus. Ti darò l’ubicazione di tre Guardiani. O meglio, Guardiane”.
Tre ragazze fecero la loro apparizione nella mente dell’albina. La prima portava i lisci e lunga capelli biondo platino raccolti in una coda, aveva grandi occhi blu incorniciati dalla matita e eyeliner e la pelle che sembrava fatta di porcellana, perfettamente curata. Attraverso il collegamento con Angeallen, seppe che il suo nome era Shiho.
La seconda, Shirley, aveva i capelli lunghi e ricci, neri come la pece. La pelle era scura, ma gli occhi sembravano riflettere il colore del cielo. Il suo portamento e i suoi vestiti lasciavano immaginare a una situazione economica più che buona.
L’ultima, una ragazza dalla carnagione olivastra, ma non eccessivamente scura, dai lunghi e lisci capelli blu. Un ciuffo lungo sul volto le copriva l’occhio destro, lasciando intravedere solo l’iride sinistra, smeraldina. Nonostante gli abiti leggeri e larghi, si intravedeva la corporatura sufficientemente muscolosa, pur non essendo mascolina. Il suo nome era Seir.
“Shiho è una modella tua coetanea. Lavora a Sciroccopoli e non conosce il suo vero nome, quello che usa è una specie di nome d’arte. Seir e Shirley, entrambe sedicenni, invece sono... mi piacerebbe definirle ‘amiche di infanzia’, ma in realtà sono più che altro amiche-nemiche. Delle rivali, insomma. Vivono entrambe e Spiraria, ma Seir è originaria di Hoenn e Shirley del Settiplago. Quest’ultima è anche figlia di un ricco imprenditore, quindi passa gran parte del suo tempo a Kalos, ospite della Reggia Aurea. Tuttavia, si reca spesso a Spiraria o Seir va a Kalos grazie all’amicizia che Shirley ha con la sua Leggendaria e il fratello di essa. Seir però è molto attaccata al mare, per cui non ci si assenta per troppo tempo” spiegò Angeallen, con calma.
Ayumi stette in silenzio. Quello che il misterioso Leggendario le aveva dato era un aiuto considerevole, una carta che andava giocata con le dovute precauzioni. Ovviamente non poteva fingere di essersele inventate dal nulla.
Doveva escogitare un piano, ma ci avrebbe pensato più tardi. In quel momento cercava solo di capire che cosa volesse ottenere la creatura davanti a lei.
“Posso capire il tuo smarrimento. È vero, io voglio ottenere qualcosa da te. Quello che ti chiedo, è la tua comprensione, la tua fiducia e il tuo aiuto. Troppe cose stanno accadendo per la mia lontananza... la vita viene meno al suo ciclo e alle sue regole, talvolta non torna indietro. Gli Immortali, ad esempio, esistono perché io non posso più controllare la situazione terrena. Devo evadere da qui, ma non posso farcela da solo. Mi serve Shinseina, e mi servi tu. Ho bisogno che tu faccia entrare nel Paradiso Parallelo la mia Guardiana”.
L’albina sbatté le palpebre un paio di volte. Era una richiesta assurda. Non tanto la parte della fiducia e della buona volontà, ma la richiesta di far entrare quella Guardiana nella dimensione del Pokémon Primevo. Nessuno entrava lì prima che Giratina riconoscesse il Leggendario e lo facesse riunire, fatta eccezione per quando non era chiaro come il sole.
Ma Angeallen era un’esiliata, anche se per un errore, ma restava un Leggendario bandito dal resto del mondo. Questo significava che un qualunque aiuto da parte sua l’avrebbe condannata.
Tuttavia, ormai il contatto era stato stabilito. Per cui, in un modo o nell’altro, se fosse stata scoperta, non avrebbe comunque avuto scampo. Angeallen avrebbe potuto essere la sua salvezza, un aiuto oppure l’ennesima ancora che avrebbe contribuito a trascinarla verso il fondo. In ogni caso, una strada tortuosa che era stata costretta a prendere.
“D’accordo” rispose.
“Molto bene. Confido in te allora. Io ti aiuterò a rintracciare dei Guardiani, quando saprò della loro esistenza. Farò in modo che la tua strada si incroci con quella di Shinseina. La riconoscerai sicuramente, anche se dimenticherai il suo volto, perché abbiamo la stessa aura. Inoltre, lei riconoscerà te” disse il Leggendario.
Ayumi annuì. La sua mente stava provando ad escogitare qualcosa che potesse aiutarla a guadagnare tempo, in attesa dell’incontro con Shinseina.
“Un’ultima cosa. Presta attenzione a chiunque ti circondi. Non fidarti nemmeno della tua controparte Leggendaria, Articuno. È pericoloso anche parlare con gli altri Guardiani. Valuta con cura se e a chi dirlo. Se Arceus ti scoprisse il prezzo sarebbe devastante, specialmente per te ma anche per molti altri, tu nemmeno immagini quanti altri, Ayumi. Tratta tutto con estrema cautela” raccomandò il Leggendario.
“Lo farò” promise Ayumi.
“Bene. Se ci sarà altro da dire, te lo farò sapere. Se avrai bisogno di me, io lo saprò. Arrivederci, Ayumi. Confido in te”.
E con quelle parole, la visione si dissolse, e la Guardiana dei Venti Gelidi fu libera di aprire gli occhi.

Stavano ancora dormendo tutti, ignari di ciò che era appena successo e dell’ennesimo rischio che Ayumi correva, dell’altro peso di cui le sue spalle si erano caricate. Per la prima volta, l’albina si concesse seriamente di dubitare di se stessa e della sua autonomia. Per la prima volta, la ragazza si rese conto che aveva assolutamente bisogno di aiuto.
‘Non sei più da sola in questa guerra!’
‘E allora dimostramelo’ pensò Ayumi, scuotendo leggermente la Guardiana dei Desideri per destarla. Lei mugugnò un attimo, per poi aprire gli assonnati occhi azzurro-verdi con uno sbadiglio.
“’Giorno, Ayumi” borbottò con un sorriso. La ragazza rimase imperscrutabile.
“Fujiko. Mi faresti compagnia?” chiese, cauta. L’altra, seppur stupita, annuì e si alzò in piedi, incamminandosi dietro l’albina.
“Dove andiamo?” chiese, affiancandola.
“Passeggiamo” rispose vaga la Guardiana di Articuno. La bionda non rispose, decise semplicemente di assecondarla.
Le due ragazze camminarono in silenzio in mezzo ai fiori, perse nei loro pensieri, perplessi quelli di Fujiko ed esitanti quelli di Ayumi.
Arrivarono fino al laghetto dove Ayumi era solita allenarsi, camminando sopra la superficie ghiacciata. In quel momento, però, l’albina permetteva all’acqua di accarezzarle le caviglie.
“Sono nei guai Fujiko” sospirò infine, all’improvviso. L’altra stette in silenzio, in attesa di qualche altro dettaglio. “Non ti dirò perché, ma... potrei...” la ragazza bianca boccheggiò, in cerca delle parole adatte. “...potrei essere in pericolo. Seriamente” concluse, passandosi una mani tra i capelli nivei senza voltarsi ad incontrare gli occhi stupiti e spaventati dell’altra Guardiana.
“Dovresti dirmelo invece. Magari in due possiamo... rendere la situazione meno... complicata, ecco” tentò la bionda, ma la Guardiana dei Venti Gelidi scosse la testa.
“Metterei nei pasticci anche te. Ho promesso a tua madre che ti avrei difesa. Che avrei difeso la te umana. Meno sai, più sarà sicuro, per te e forse anche per me” concluse. La ragazza scosse le spalle.
“Dimmi che devo fare” la invitò, sedendosi sul prato a gambe incrociate.
Ayumi si voltò verso di lei e la raggiunse, mettendosi al suo fianco. Dopo un attimo di incertezza le raccontò della visione, omettendo la storia di Angeallen. Le descrisse i Guardiani e le spiegò che non sapeva a chi fossero collegati, ma che sapeva dove abitassero.
“Ho bisogno che tu faccia finta di aver avuto una Previsione. Ai Guardiani legati ad un Leggendario di tipo Psico capita. Di che li hai visti assieme a noi, mentre li cercavamo. Racconta di aver riconosciuto i posti, Amarantopoli e Spiraria”. Ayumi parlava in fretta, tutto d’un fiato, una nota ansiosa nella voce. Si interruppe di colpo mordicchiandosi il labbro inferiore. “Per favore, Fujiko...” sussurrò infine.
Mai la bionda aveva visto la compagna così insicura, spaventata, vulnerabile.
“Non ti preoccupare. Il tuo segreto è al sicuro. Faremo finta che adesso te ne ho parlato io e che tu mi hai detto che cosa significa il mio... sogno? Vabbeh, insomma, quello” e rise.
“Grazie” soffiò Ayumi. Fujiko le lanciò uno sguardo furbetto e le gettò le braccia al collo, prendendo l’albina alla sprovvista.
“Prima o poi voglio sentirti ridere”.

Ayumi non era sicura che Arceus si fosse bevuto il loro racconto. Ma non aveva indagato e aveva dato il ‘via libera’ per l’inizio della duplice o triplice azione. L’albina si era trovata costretta a dividere il gruppetto in due. Aveva separato Fujiko da Kurai, tra quei due non correva troppo buon sangue, e l’aveva collocata con Rein, il quale sembrava molto spaventato dai suoi poteri e trovava nella solare ragazza un punto d’appoggio. Con loro sarebbe andata anche Pure, per una pura decisione dettata dall’istinto. Lei sarebbe andata in coppia con Kurai.
Avevano deciso di inviare il trio ad Amarantopoli, dalla modella. Invece, i due silenziosi del gruppo sarebbero andati dalle rivali.
Nemmeno quella decisione aveva una spiegazione logica. Ma, per una strana ragione, Ayumi sapeva che era giusto così.



Angolino nascosto nell’ombra

Continuo a dimenticarmi il nome dell’angolo. Evvai.
Buonasera.
Sono in ritardo, e ne sono consapevole. Il tempo è venuto a mancare perché, da un giorno all’altro, abbiamo deciso di partire. Sono andata a trovare la mia illustr(at)issima collega Eleonora. Il risultato dei nostri scleri lo vedrete tra un po’ non so quanto sul Giornalino Arcobaleno.
Nel frattempo mi scuso.
Ok. Questo capitolo è importante e apre una nuova complicazione della storia. Tanto per cambiare. Inoltre vi farà odiare ancora di più Arceus. Ma tutto avrà un perché
Sto dando moltissima importanza al ruolo di Fujiko, non so nemmeno io il perché. Forse una sorta di rimpianto (?)
Mah, chi mi capisce è bravo. O meglio, è messo al mio stesso livello di follia o è uno psicologo/psichiatra/psicanalista.
Ringrazio tutti coloro che mi hanno aspettata! Love U all! :*

Aura_

  
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