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Autore: AuraNera_    27/07/2015    6 recensioni
I Pokémon Leggendari non possono scomparire. I Guardiani devono salvaguardarli. Ma il prezzo potrebbe essere troppo alto.
Dal capitolo uno:
“Tutto in me è bianco. Bianca la pelle. Bianchi i capelli. Bianche i vestiti che indosso. Solo i miei occhi interrompono il monocrome che mi compone. Il bianco è un colore vuoto, per questo mi caratterizza. Ma, come un foglio bianco, spero che anche la mia anima venga colorata con nuove emozioni derivanti da questo viaggio. Un viaggio che mi porterà lontano. Mi chiamo Ayumi Sato. E sono la prima guardiana delle leggende.”
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Capitolo 24 – Fuoco ai Riflettori


_Deserto della Quiete_ 

Il portale li lasciò in mezzo alla sabbia. Sprofondarono di alcuni centimetri e, prima che potessero fare qualcosa per impedirlo, ne mangiarono anche alcuni granelli trasportati dall’incessante vento.
“Siamo nel – puah! Sabbia – Deserto della Quiete” informò Pure mentre sputacchiava in giro. Rein non aveva mai visto un posto come quello. Era grandissimo, non se ne vedeva la fine e gli unici elementi che interrompevano la monotonia delle dolci dune di sabbia dorata erano degli improvvisi picchi aguzzi di pietra marrone, che sorgevano senza nessun ordine logico. L’aria sapeva anche di sale, segno che lì vicino c’era il mare, anche se non si udiva ne si vedeva. Solo sabbia, roccia e vento.
Fujiko, invece, aveva adocchiato quello che era il centro del deserto: una duna più grande delle altre che sorgeva imperiosa, punteggiata da strane sculture di una sorta di pietra grigia e colonne semidistrutte che sembravano fatte di sabbia.
“Che cos’è quello?” chiese, coprendosi la bocca con una mano. Pure e Rein seguirono il suo sguardo.
“Quella costruzione? È il Castello Sepolto. Dicono che l’abbia costruito uno dei due eroi ed era abitato tempo fa. Ora è solo un ammasso di colonne malandate e crollate e pieno di sabbia e sabbie mobili. Quelli lì davanti sono gli antichi guardiani, dei Darmanitan che, momentaneamente, sono in Stato Zen. Sono in cinque ma penso che di tutti... solo in due siano ancora in vita. Sono dei Pokémon che hanno secoli e secoli, e quei due rimasti non hanno più la forza di abbandonare la forma Zen e di andare a procacciarsi il cibo. Sono destinati a morire come il luogo che proteggevano” spiegò la Guardiana dell’Acqua Pura, con un velo di tristezza nella voce.
“Capisco... non si può fare proprio niente per loro?” chiese Rein. Pure fece spallucce.
“Per loro ci vorrebbe un’Iramella. Solo quella gli darebbe abbastanza energia per svegliargli. Però forse tu puoi fare qualcosa. I Darmanitan appartengono all’elemento fuoco e tu rappresenti la vitalità. Magari puoi liberarli da queste catene” rifletté la ragazza.
‘Quando fa così non la riconosco. È più intelligente di quello che mostra’ pensò Fujiko, mentre Rein avanzava con fatica nella sabbia. “Non è nei nostri obbiettivi, speriamo che cinque minuti in più non cambino nulla”.
Seguirono il ragazzo inciampando lungo la salita che portava all’entrata del Castello, una sorta di grande buco lastricato che sbucava all’apice di quella collina. Grazie a quella sorta di antica, ma ancora valida pavimentazione, l’avanzare fino all’ipotetico centro della figura che i Pokémon dormienti avevano formato.
Le due ragazze stettero lontane di qualche metro da Rein che assunse la forma Guardiana all’istante. Il classico vento che caratterizzava i Guardiani di tipo Volante non si notava nemmeno data l’aria inarrestabile del Deserto della Quiete. Gli occhi erano rossi, anche se un rosso diverso da quello di Articuno. Sembrava più aranciato, ed era circondato da un anello nero. Sul suo collo era comparsa una striscia verde e ad ogni suo movimento si creavano delle scintille dorate.
Il Guardiano unì i palmi, sfregandoli per qualche secondo, poi li allontanò, lasciando nascere nello spazio tra essi un globo infuocato, di colore indaco, striato di rosso, verde e viola. Il ragazzo lo sollevò sopra la sua testa, lasciando che si dividesse in cinque e che sfrecciasse in direzione delle statue.
Due di esse tremarono e, con un verso roco, s’avvolsero di quel fuoco, risvegliandosi dal loro lungo stato di dormiveglia e riprendendo il loro aspetto infuocato. Le restanti tre, invece, rimasero immobili, il fuoco le avvolse ma si spense, con un sospiro.
“Te lo avevano detto che erano morti” lo riprese Pure, avvicinandosi ai due sopravvissuti con qualche bacca da dare loro, ma fissando il ragazzo. Lui fece spallucce.
“Speravo ti fossi sbagliata” rispose semplicemente, ritornando un ragazzo comune.
“Andiamo” tagliò corto Fujiko. Era ingiusto disturbare l’ormai eterno sonno di quei tre Pokémon vittime dell’ingiustizia umana con le loro chiacchiere. La Quiete di quel Deserto era per loro. Congiunse le mani e donò ai tre caduti una silenziosa preghiera, poi si incamminò puntando uno spiraglio fra delle rocce.
Lì, nascosto, c’era un passaggio che conduceva alla città. Dovevano stare attenti a dove la sabbia era troppo alta, perché entrava loro nei vestiti scottando la pelle. Camminarono in silenzio, persi nei loro pensieri, fino a che non uscirono dal deserto.

_Sciroccopoli_

“Sciroccopoli è enorme. Sicura di non sapere di preciso dove si trova la Guardiana?” chiese Rein ad un tratto.
“No, ve l’ho detto” sospirò Fujiko, a disagio. Avrebbe dovuto chiedere ad Ayumi, ma non aveva voluto insistere sull’argomento. Aveva omesso qualcosa ma non l’aveva mai vista così spaventata e la cosa la preoccupava.
“Mmh... sarà difficile. Almeno è una giornata calda, probabilmente sarà uscita con delle amiche... però Sciroccopoli è la città dell’intrattenimento e della pazza gioia. Il tutto ci concentra nel lato destro e il quartiere nord della città... oppure all’esterno, nell’imbocco del ponte Freccialuce, ci sono diversi artisti di strada... però c’è anche ma Metropolitana, che porta a Roteolia...” borbottava Pure, facendo crescere l’ansia nei due ragazzi di Amarantopoli, che sbarravano gli occhi sempre di più.
“Ok, sarà un casino” decretò Rein, scuotendo la testa affranto.
“Dici?” commentò Pure, senza l’ombra di sarcasmo. Il ragazzo la guardò male e la bionda sospirò.
“Aspettate qui un secondo” ordinò, per poi fiondarsi dentro a una porta. Solo in quel momento il Guardiano fece realmente caso a dove era finito. Era una lunga galleria piena di gente, interamente fatta di vetro e metallo, climatizzata e con colorati negozi ad ogni angolo. Grandi e vivaci striscioni informarono il ragazzo di essere arrivato nella ‘Galleria Solidarietà’. La gente parlava, comprava e trattava con il sorriso sul volto e ogni tanto, da qualche parte, si levavano spruzzi di coriandoli.
Fujiko li raggiunse nuovamente dopo due minuti, cartina e penna alla mano, presi all’ufficio informazioni nella quale era entrata.
“Ok. Segniamoci tutti i punti in cui può essere quella ragazza” decretò. Nella lista finirono la Palestra di Sciroccopoli, l’ex Palestra con le montagne russe, la Ruota Panoramica, il Ritrovo dei Girovaghi fuori città, il Campetto, lo Stadio Stellare, il Teatro Musical, la Stazione Ruotadentata, Roteolia e la Casa Esami.
“Cavolo fritto, è un sacco di roba!” sbuffò la bionda, osservando la mappa con occhio critico.
“Davvero. Io direi di osservare anche la Galleria. Se proprio dobbiamo fare un giro turistico, facciamolo bene” fu la risposta di Rein.
“E io che non avevo voglia di fare il terzo incomodo” sospirò Pure con un’espressione rassegnata ma divertita. Gli altri due sgranarono gli occhi. “Che c’è?” chiese allora la ragazza con i capelli verde mare, sorpassandoli e iniziando a guardarsi in giro.
“Ehm... andiamo” tagliò corto l’imbarazzatissimo Guardiano, mentre diventava rosso in viso. Dalla Pokéball appesa alla sua cintura, sentì un profondo senso di divertimento liberarsi da Ho-Oh.
Girarono per un quarto d’ora l’affollata Galleria, ma non c’era nessuno che potesse assomigliare anche lontanamente alla ragazza. Così, depennarono quel posto dalla lunga lista e se lo lasciarono definitivamente alle spalle.
“Ok. Adesso. Dove si va?” domandò Fujiko, guardandosi attorno. Ci fu un attimo di silenzio generale.
“Ho un’idea!” trillò all’improvviso Pure, prendendo i due biondi per mano e trascinandoseli dietro diretta al Parco Divertimenti di Sciroccopoli.
‘Oh-oh pensarono all’unisono i due, preoccupati, mentre si scambiavano uno sguardo perplesso.
“Eccoci qui!” esclamò Pure, mollando la presa di fronte alla Ruota Panoramica. I due ragazzi, massaggiandosi il polso, alzarono il naso osservando la Ruota in tutto il suo altissimo splendore.
“Woah” si lasciò sfuggire Fujiko, mentre il ragazzo accanto a lei annuiva.
“Forza! Salite!” li spinse Pure, convinta.
“E perché?” si imbarazzò di nuovo Rein, impiantandosi e scoccando veloci occhiate alla ragazza che gli stava di fianco.
“Sulla Ruota si sale solo in coppia e noi siamo in tre. Io resto giù a vedere se per caso la scovo. Voi controllate dall’alto. Giusto?” spiegò lei, con una nota di impazienza continuando a spingerli.
“Ma perché noi due? Insomma, voi siete amiche, andateci voi” chiese di nuovo, incespicando.
“Perché sì. Ti ho già detto che non voglio fare il terzo incomodo. E poi, in caso, io sono più veloce e le starei dietro con maggiore facilità. E poi, quando scendete, vi dirò dove siamo con la telepatia. Ora tenete la cartina e salite” s’inalberò quella. Fujiko sospirò.
“Vieni, andiamo”. Buttò gli occhi al cielo e prese il polso di Rein, sempre più imbarazzato e impacciato. Vennero fatti accomodare su una delle cabine e subito Fujiko si appiccicò al finestrino, tentando di riconoscere tutte le località segnate sulla mappa e scrutandone, per quanto possibile. I dintorni.
Il ragazzo, invece, se ne stava seduto dritto paletto sul sedile, con lo sguardo vuoto.
“Hai intenzione di aiutarmi?” gli rimbeccò Fujiko, senza staccarsi dal finestrino.
“Oh... ehm... certo”.
 
Pure aveva aspettato di vederli partire sulla ruota prima di iniziare a guardarsi attorno. Non si era mai trovata particolarmente a suo agio in mezzo alla gente, aveva sempre preferito i Pokémon. Erano più gentili, più puri. Ma ormai aveva capito che lei, pur essendo in parte una di quelle creature, restava anche un essere umano.
Trovare altre persone come lei, altri Guardiani, era stata una rivelazione. Era incredibile quanto quelle persone, pur tutte diverse tra loro e magari non simpatiche appieno, le infondessero sicurezza. Erano diversi da tutte le persone che aveva conosciuto o osservato, ma non erano neanche del tutto Pokémon.
Erano come lei, la comprendevano quasi meglio del fratello.
N.
Le mancava davvero molto. Erano ormai passati un paio di mesi, forse tre. Non aveva mai osato chiedere di poterlo vedere, anche perché c’erano sempre cose nuove da vedere, da imparare, da conoscere.
Certe volte, quando ci pensava, accarezzava il Chiarolite, sperando che Reshiram trasmettesse a Zekrom il suo messaggio per il fratello. Un paio di volte aveva sentito una presenza rassicurante, ma non sapeva a chi attribuire quel sentimento.
Anche in quel momento, infilò una mano nella grande tasca dei pantaloni, sfiorando la pietra bianca. In un primo momento avvertì solo una sensazione di disagio, di diversità. Poi, comprese.
La pietra era inspiegabilmente calda.
- Ehm... Fujikooo...? – chiamò.
- Dica – rispose subito quell’altra.
- Abbiamo un problemino – borbottò Pure.
- Del tipo? –
- Mi sta andando a fuoco una tasca –
- ...Eh? –
- Il Chiarolite. È caldo. Brucia. Ahia! -. Pure ritirò fuori di scatto una mano, la pelle arrossata e calda. Subito dopo, dalla sua tasca schizzò fuori il Chiarolite che rimase a levitare di fronte a lei per un paio di secondi.
Poi prese fuoco e saettò via da lei.
“Che cosa...? FERMO LÌ!” urlò la Ragazza, mettendosi a correre velocemente dietro alla pietra, che saettava tra le persone urlanti.
“Scusatemidispiacenonlofaccioappostacredetemi” continuava a sproloquiare la ragazza mentre si gettava all’inseguimento di quella strana sorte di meteorite.
- Pure? – la chiamò Fujiko, confusa, dopo aver visto
- DOPOOOOOO!!!! – fu la risposta urlata sia nella mente che non di Pure, mentre si dirigeva nella palestra, che era anche una passerella di moda. Dal rumore che proveniva da essa, sembrava ci fosse una sfilata in corso.
‘Santissimo guano’ imprecò mentalmente Pure, fregandosene di tutta la sicurezza del mondo e assumendo la forma Guardiana. I lunghi capelli si sfumarono di viola e gli occhi da verdi divennero rossi.
Si mise a correre ancor più velocemente, lanciando spruzzi d’acqua contro la pietra, ma quelli evaporavano prima che riuscissero anche solo a sfiorare le fiamme. ‘Cavolocavolocavolocavolocavolo’ continuava a ripetersi a macchinetta, mentre il Chiarolite si infilava dentro le porte automatiche della Palestra, liquefacendole tanto da permettergli di passare.
 
“Ma che caaavolo sta succedendo lì?”. Fujiko era premuta contro il vetro, con il naso schiacciato. Aveva visto questo proiettile infuocato con Pure appresso entrare nella Palestra.
“Ok, questo non va bene” decise, prendendo la forma Guardiana all’istante, mentre il ragazzo fissava ancora il punto dove il Chiarolite aveva preso fuoco. “Rein!”.
Fu allora che il ragazzo si riscosse, afferrando la mano alla bionda e ritrovandosi un secondo dopo ai piedi della ruota panoramica, nascosti tra dei cespugli.
Neanche il tempo di fare un passo che la Palestra di Sciroccopoli esplose.
 
Si guardò allo specchio. Mascara a posto, matita ok, ombretto giusto. I capelli biondo platino erano perfetti, tenuti in ordine da lacca e forcine in quantità. Il vestito le stava alla perfezione e quelle poche pieghe che si erano formate le lisciò immediatamente con un pratico gesto della mano.
“Shiho! È il tuo turno”.
“D’accordo”.
Era il momento. E Lei era pronta. Si alzò, in equilibrio sui tacchi, non vertiginosi ma comunque abbastanza alto. Camminò con grazia fino all’entrata, ancora nascosta agli occhi delle persone da un pesante drappo di stoffa rossa. Ciononostante, vedeva chiaramente i riflettori creare giochi di luci e udiva mormorii eccitati e gli applausi.
Presto sarebbero stati per lei. “Snivy” chiamò calma, e un Pokémon serpentesco la raggiunse saltellando.
La compagna prima di lei rientrò ed entrambe, Pokémon e modella, affilarono il loro sguardo in un’espressione di seria superiorità.
“Andate”.
Shiho iniziò a camminare lentamente assieme alla creaturina che le stava affianco, scrutando la folla e lasciandosi ammirare e fotografare.
Era a metà passerella quando iniziò a sentire qualcosa provenire dall’esterno. Erano urla spaventate. Il pubblico era ammutolito e fissavano la porta perplessi e preoccupati.
‘Non devi fermarti. Per nessun motivo’ si disse lei continuando a camminare, anche se nei suoi occhi grigi era passata un’ombra di incertezza.
Fece solo altri tre passi prima che un ‘qualcosa’ liquefacesse la porta e si piazzasse davanti a lei, incendiando i dintorni e circondandola con il fuoco. Fluttuava di fronte a lei come se la cercasse.
Fuoco.
Lei ne era sempre stata attratta e sapeva che quello non poteva ferirla, anzi, l’aveva sempre protetta, come quella volta che era stata avvicinata da dei mascalzoni nella sua città natale, Austropoli. Aveva urlato e delle lingue di fuoco si erano mostrate in suo soccorso.
“Tesoro, così non va bene” le aveva detto sua mamma un giorno, quando l’aveva sorpresa a guardare un foglio bruciare dopo che lei aveva evocato le fiamme con la forza del pensiero. “Devi imparare a controllarlo”. E così era stato. Sua madre le aveva comprato quella Snivy, un Pokémon di tipo Erba, debole al fuoco, perché la figlia controllasse i suoi poteri.
Ma in quel momento si trovava di nuovo in mezzo al fuoco, con quella misteriosa sfera bianche che brillava. Era estranea alle urla di terrore di tutti, di Snivy che si era aggrappata terrorizzata alla sua gamba e al trucco che si stava sciogliendo sul suo volto.
Il Chiarolite iniziò a vibrare e a vorticare su se stesso, assorbendo energia e fuoco e diventando grande, sempre di più.
Poi esplose con un grido.
 
“Reshiram” boccheggiò Pure dopo che il muro d’acqua che aveva innalzato per proteggersi scompariva. Tutto attorno a lei bruciava, tende, riflettori, vestiti, persone, Pokémon. Si sentivano urla e gemiti di feriti. E, in mezzo a tutto quello, una ragazza stava in piedi, con un Pokémon abbracciato alla sua gamba, lo sguardo grigio perso negli occhi azzurri di Reshiram.
“Pure!”.
Fujiko e Rein entrarono di corsa, e il ragazzo cercò di contenere la violenza delle fiamme con un gesto della mano.
“Il fuoco non mi risponde!” esclamò preoccupato e sgranando gli occhi, agitandosi in preda all’ansia.
“Probabilmente perché è Reshiram che lo controlla. Nemmeno io sono riuscita a spegnerlo prima. Solo che ha fatto su un casino, non possiamo aspettare ancora!” sproloquiò la Guardiana di Suicune, mentre ignorava allegramente ciò che il suo Leggendario, rinchiuso nella Pokéball, le stava suggerendo.
“Ok. Ehm... tu! Tizia!” urlò improvvisando Fujiko, avvicinandosi alle fiamme che puntualmente si ingrossarono sbarrandole la strada. “Ok. Bel trucco. Ora tocca a me” borbottò, prima di circondarsi con una barriera psichica e addentrarsi nelle fiamme che la circondarono tentando di trovare una breccia.
“Ehi. Salve” Provò ad articolare riferendosi alla ragazza, che guardava la situazione circostante con gli occhi sbarrati. “Mi chiamo Fujiko. Ti stringerei la mano ma ecco, come vedi sono circondata dalle fiamme” buttò lì la bionda. ‘Che cavolo sto dicendo’ si ritrovò a formulare.
- Fujiko sei un disastro –
- Grazie dell’appoggio, Jirachi, te ne sono grata. Pensi di potermi dare una mano adesso? –
Il Leggendario uscì dalla sua Pokéball, mostrandosi a Reshiram.
“Reshiram! Calma questo fuoco, non distruggere nulla!” gli disse, volteggiando a un paio di metri dal muso del drago bianco. Quello, con un ruggito, fece scomparire le fiamme, permettendo così agli altri due Guardiani di avvicinarsi.
La ragazza ancora boccheggiava, sorpresa, mentre Fujiko le tendeva la mano, sorridendo.
“Non ti preoccupare, non è niente di cui devi preoccuparti. Dammi la mano”. Esitante, Shiho l’afferrò, come Pure e Rein afferrarono l’altra. In un battito di ciglia, loro non c’erano più.
 
_Deserto della Quiete_

Rispuntarono tra le tre statue di Darmanitan, di nuovo nel Deserto della Quiete.
Fujiko fece per parlare, poi decise che per quel giorno ne aveva abbastanza di magiare sabbia. Così, senza una parola, con solo Jirachi che le fluttuava attorno, entrò nel Castello Sepolto.
“Chi siete voi?” esclamò la ragazza, improvvisamente, stringendo a sé Snivy.
“Il mio nome è Fujiko e loro sono Rein e Pure. Questo è Jirachi e lui è Reshiram. Siamo Guardiani, tutti noi, anche tu. In pratica, siamo per metà Umani e per metà Leggendari, condividiamo con loro metà anima e questo ci conferisce poteri, capacità sovrannaturali e quant’altro. A quanto pare, tu sei la Guardiana di Reshiram, anche se non so quale sia l’appellativo adatto...”
“Guardiana della Verità”. La bionda sollevò un sopracciglio verso Pure. “Me lo ha detto Suicune. Sono la Guardiana dell’Acqua Pura” concluse poi, rivolta alla ragazza che era ammutolita nell’ascoltare quei discorsi per lei assurdi.
“Sì, ecco. Allora. Immagino che tu abbia molte domande, ma non sono esattamente la persona più adatta per dirti tutto. Ecco... qua non ci sono, ma la ragazza ‘veterana’ diciamo, quella che sa meglio le cose, ti spiegherà tutto quanto” farfugliò a caso Fujiko mentre gesticolava animatamente. Quella visione fece ridere di gusto Pure e anche sorridere la nuova arrivata, mentre Rein, che aveva imparato a conoscere l’impacciataggine della bionda, si schiaffava una mano sulla fronte.
Le labbra di Shiho si distesero in un flebile sorriso. Lanciò un’occhiata al drago che le stava accanto e che la stava studiando con occhio attento. Appoggiò una mano sulle piume morbide che lo ricoprivano e sentì un rassicurante calore dentro di lei.
Come se una parte di lei sopita in quel momento si stesse risvegliando e la stesse rassicurando. Quella ragazza le stava dicendo, o meglio, farfugliando, la verità.
“Ti credo. Io mi chiamo Shiho, o meglio, così mi chiamano tutti” disse semplicemente.
“Piacere Shiho!” trillò Pure, mentre sia Suicune sia Ho-Oh apparivano dalla loro pokéball. Li occhi grigi della ragazza brillarono di pura eccitazione mentre osservava tutti i Leggendari presenti.
“Ma... adesso? Che cosa facciamo?” chiese perplessa.
“Beh... “ disse la Guardiana dei Desideri, mettendole una mano sopra la spalla. “Diciamo che ora inizia il tuo ‘addestramento’!”
 

“In qualche modo, sento che è la mia strada, che è la decisione più giusta che io possa prendere. Ho sempre pensato che nulla mi avrebbe allontanato dal mio lavoro eppure... Reshiram... è una sensazione strana quella che ho, ma tutto questo è perfettamente reale”.
 

Angolino nascosto nell’ombra
Io, il 22: “Non ho un cavolo di ispirazione, ma devo iniziare a scriverlo, oddio che cosa faccio”.
Sempre io, il 23: “Ho... finito il capitolo. Ah”
Tanto per intenderci, io e la coerenza... *facepalm*
Almeno non sono in ritardo, rido.
Allora. Spiegazione veloce-veloce. Shiho, che è un personaggio di Blue_novemeber (a proposito, le ho cambiato il colore degli occhi per non farla troppo simile a Reshiram), essendo la Guardiana della Verità capisce immediatamente quando qualcuno le mente, quindi ha creduto subito a Fujiko perché sentiva che era cosa buona e giusta.
Ok.
Un’altra cosa, che mi pareva di aver già scritto ma non si sa mai. Non accetterò più personaggi per questa storia, perché tutto è già stato deciso.
Ok? Ok.
Ora ho finito. Alla prossima! 
 

Aura_
  
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