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Autore: DamnedLuna    18/07/2015    1 recensioni
La storia è ambientata sette anni dopo la sconfitta di Hades. Seiya e i suoi compagni sono divenuti Santi D'Oro ma da soli non possono certo costituire una nuova generazione. Le armature d'oro, d'argento e di bronzo rimaste vuote stanno cercando nuovi eredi, e tra questi vi è Kalliope, giovane sacerdotessa istruita da Mu e amica del fratello Kiki.
Tutto comincia con Shun di Andromeda, tento a recuperare la ragazza per conto di Saori Kido al fine di farle da maestro e renderla un'aspirante cavaliere. Kalliope è l'ultima persona al mondo assieme a Kiki a saper riparare le armature, e la sua incolumità dovuta alla mancanza di un'armatura la rende un'appetibile bersaglio agli occhi di un nemico sconosciuto che, troppo debole per attaccare Athena e i suoi Cavalieri, ha bisogno di qualcuno che sappia donargli nuova forza.
Genere: Drammatico, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Mentre gli aspiranti cavalieri dormivano, Saori fece convocare urgentemente dal suo fedele maggiordomo Tokumaru Tatsumi i cavalieri D’oro Seiya, Shun e Hyoga nell’osservatorio del palazzo, diventato un luogo fondamentale per urgenti riunioni.
I tre giovani sapevano benissimo che il più delle volte che erano stati convocati con urgenza da Saori c’erano brutte notizie al seguito.
I tre si precipitarono subito nell’osservatorio, e vi trovarono Saori china sul maxischermo del suo osservatorio, molto concentrata nel suo lavoro.
Sentendo la porta elettronica dell’osservatorio chiudersi e auto sigillarsi, Saori si volto di scatto.
“Oh, meno male che siete arrivati. Temevo di disturbare.” Li accolse la giovane donna, prendendo posto su una sontuosa e morbida sedia e aprendo un piccolo computer sulla scrivania di fronte a lei.
“Accomodatevi, prego.” Aggiunse.
“Lei non disturba mai, Milady.” La rassicurò Seiya.
“Vi ho convocati qui per parlare delle armature ancora vacanti.  Dobbiamo affrettare l’investitura di quei giovani allievi al più presto, in quanto ho bisogno di una nuova lega di Cavalieri disposti a combattere qualora un nemico ci attacchi e le nostre forze non siano sufficienti. Come ben sapete, pur essendo la reincarnazione della dea Athena, ho potuto indossare la sua armatura solamente quando sembrava che non ci potesse essere un’altra soluzione. Purtroppo, voi cavalieri siete tenuti a proteggere Athena prima che lei protegga sé stessa…”
I cavalieri tacquero molto preoccupati e piuttosto intimoriti. Saori sembrava annunciare loro l’arrivo di un nuovo nemico, e questo significava tornare a combattere, a soli sette anni dalla durissima battaglia contro Hades.
Seiya più di tutti temeva un nemico più forte e agguerrito di Hades o un ritorno dello stesso, data la sua recente guarigione, non avrebbe potuto aiutare i suoi amici a dovere.
La cicatrice inflittagli da Hades era ancora molto visibile, non gli provocava alcun dolore ne contrando l’addome ne toccandola, ma la pelle ancora non era del tutto rosea e sana.
Il povero Cavaliere stava attraversando una convalescenza durata quasi cinque anni, dopo aver passato circa 11 mesi in coma e un anno di fermo in sedia a rotelle. Ricominciare a camminare e a correre era stato difficile e duro per lui, per il suo fisico e per la sua psiche, e da circa 13 mesi aveva ripreso a insegnare, ma senza mai indossare la sua armatura.
Per moltissimo tempo era dunque stato protetto dai suoi amici, ma in quel momento Shiryu si trovava ancora in Cina per potenziare le sue abilità in modo tale da poter sfruttare a pieno la potenza dell’armatura di Dohko, mentre Ikki era scomparso nel nulla senza avvisare, come era solito fare, e spediva ogni tanto qualche lettera al fratello Shun. Nell’ultima lettera ricevuta da quest’ultimo, Ikki aveva comunicato che non avrebbe tardato ulteriormente il suo ritorno, ma ancora di lui non v’era traccia.
Insomma, la difesa del palazzo Kido era notevolmente bassa, qualora un nemico del calibro di Hades avesse voluto attaccare avrebbe potuto farlo senza troppi e potenti ostacoli.
Il volto di Saori era intorbidito dalla serietà e da un’amarezza visibilmente percettibile.
“Per la prima volta dopo tanto tempo di onorevoli servigi e battaglie sanguinose vinte con discreto successo…” continuò lentamente Saori, tenendo gli occhi malinconici fissi sulla scrivania dov’era seduta “…mi ritrovo costretta a dirvi che in vista un nuovo nemico più abile di Hades o di un suo eventuale ritorno, voi cinque non sarete abbastanza a difendere Athena, e io non posso sapere se sarò a mia volta sufficiente a sconfiggere un individuo del genere.”
Shun spalancò gli occhi, tremanti. Hyoga strinse i pugni e chiuse gli occhi, poi sospirò. Seiya invece abbassò lo sguardo, e trattenne lacrime di sdegno e forte tristezza.
“loro quattro, Mylady. Io non sono ancora in grado di combattere. Sono molto ostinato e voi tutti lo sapete, ma sono stato salvato per miracolo e non intendo rischiare la morte…” annunciò Seiya, con voce flebile, tremante e più seria che mai. “Perdonate la mia vigliaccheria, ma io non posso farlo, dico davvero, perdonatemi, Saori, e voi, amici miei…” il giovane si interruppe, perché una lacrima piena di amarezza e vergogna solcarono il suo viso.
“Io non sono degno di questa missione, Milady. Vi prego di perdonarmi!”
Shun si apprestò a consolare l’amico, anch’egli aveva liberato alcune lacrime.
Hyoga si avvicinò a Seiya e appoggiò una mano sulla sua spalla.
“Seiya” cominciò “Non devi crucciarti. Hai combattuto gloriosamente, anche quando eri in punto di morte hai saputo rialzarti e combattere per noi, per Athena. Hai fatto tutto ciò che era in tuo potere e sai benissimo che se ora io e Shun ti siamo a fianco, è merito tuo,in gran parte.”
Seiya fissò l’amico con occhi lucidi.
Per Saori fu molto strano vede Seiya così triste, così addolorato per non poter servirla.
“Hyoga ha ragione” tentò di consolarlo. “Tu mi hai sempre protetta, incoraggiata e aiutata.  Sarà difficile rinunciare a te, caro Seiya, ma la tua vita viene prima della mia ora più che mai, per cui non vergognarti e non intristirti per questa tua rinuncia. Se senti delle colpe e vuoi continuare a scusarti, sappi che non occorre perché io ti perdono.”
Seiya asciugò le lacrime. Sari era proprio maturata e dimostrava competenza e affetto sempre maggiori nei suoi confronti.
“Anzi, perdonami se per colpa mia hai rischiato la morte. Riuscire a salvarti era il minimo che potessi fare per ricambiare tutto ciò che tu hai fatto per me.”
Perfino Hyoga e il maggiordomo si commossero, ma dopo qualche minuto di pausa per riprendersi dalla fresca rinuncia di Seiya, Saori dovette riprendere la consueta autorità.
“Scusatemi ragazzi, ma devo continuare…” dichiarò.
“Come vi dicevo, molte armature sono vacanti… E, purtroppo le armature d’argento di Lucertola, Balena, Mosca, Cani da caccia, Gru, Carena, Vela, Triangolo ed Ercole non hanno risposto alla mia chiamata.”
Subito si diffuse un’aria di grigiore nella stanza.
“In più” continuò lei “In più, nemmeno le armature di bronzo di Bussola, Bulino, Lepre, Corona Boreale, Boote, Delfino, Eridano, Giraffa, Tucano, Cratere, Pesce Volante, Lince e Indiano sono tornate qui a Nuova Luxor. Ora come ora, le mie sole forze siete voi, Shun e Hyoga, assieme a Shaina, Unicorno, Lupo, Leone Minore, Idra, Camaleonte e Orsa Maggiore. Siete due cavalieri d’oro e sette d’argento. Otto con Kiki, il quale credo sia già in grado di vestire questo tipo di armatura…”
“E Marin? Che fine ha fatto la mia maestra?!” si allarmò Seiya.
“Marin non è ancora tornata dalla missione che le ho affidato. Le avevo chiesto di fare chiarezza su questo mistero delle armature scomparse, in quanto buona parte di esse si trova ancora nel Regno di Grecia. Sono piuttosto preoccupata, infatti ho mandato alcuni piloti fidati a seguire le sue tracce, e finora hanno avvistato Marin solo una volta. Mi è stato comunicato giusto stamattina, e sembra che la tua maestra stia bene. Purtroppo per i miei uomini lei è troppo veloce, si sposta in fretta e con continuità: io stessa le ho raccomandato di non trattenersi per più di tre ore nello stesso raggio di dieci chilometri.”
“No sarebbe meglio se Shiryu rientrasse dalla Cina? Abbiamo bisogno anche di lui.” Affermò Hyoga.
“Ho già mandato una coppia di uomini a informarlo, sono partiti ieri pomeriggio. I Cinque Picchi sono angusti, sarà difficile per loro trovare il nascondiglio di Shiryu. Come il suo vecchio maestro, ha imparato ad annullare il suo Cosmo e dunque non posso percepirlo nemmeno io. L’ho contattato con la telepatia in sogno, e ho avvertito anche Shunrei, non ci resta che aspettare.” Precisò Saori. “Per quanto riguarda tuo fratello, Shun, l’ho contattato prima ancora di Shiryu; sta bene tra qualche giorno dovrebbe tornare qui e ogni giorno ci mettiamo in contatto per scambiarci aggiornamenti. Non gli ho spiegato ogni dettaglio, affido a te questo compito, d’accordo?”
Shun si illuminò e sorrise. “Certo, Mylady, grazie!” rispose.
“Ad ogni modo, parliamo anche di Kalliope, l’ultima arrivata, Shun. So che non è molto propensa a seguire le nostre direttive, ma non ti ho mai rivelato il vero motivo del perché ti ho mandato nel Jamir e detto di portarla qui ad ogni costo.”
Shun era sconcertato, almeno quanto i suoi due amici e il maggiordomo. Tutti loro erano sorpresi da come Saori avesse agito da sola: Marin si trovava in missione da un tempo non determinato, seguita dagli uomini della giovane, Shiryu era stato già avvisato da lei stessa senza suggerimenti alcuni, e costantemente si prendeva cura dei movimenti di Ikki. Saori si stava comportando come la leader che aveva sempre cercato di essere e stava guidando i suoi Cavalieri con saggezza e bontà. Nonostante le notizie inquietanti, i Cavalieri avevano fiducia nelle sue capacità di leader e di Dea. Stava acquisendo maggiore consapevolezza dei suoi poteri, e il tutto la rendeva ammirevole e degna di rispetto.
“Ti ho imposto di portarmi qui quella ragazza, perché le stelle l’hanno chiamata a ereditare l’armatura di Ara, che pensavo fosse dispersa o irrecuperabile visto che dopo Hakurei non l’ha più indossata nessuno, ma  c’è dell’altro…”
  
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