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Autore: The Ghostface    18/07/2015    1 recensioni
Sono passati tredici anni…tredici lunghissimi anni da quando Ghostface è stato rinchiuso nel Tartaro.
Di lui non resta che un vago ricordo, voci, leggende urbane…tutto sbiadito dal tempo…dalla magia…
Sulla Terra le cose sono cambiate, nonostante il tempo trascorso i Titans sono rimasti uniti…e con un membro in più, un vecchio rivale pentito…
Alcuni si sono sposati, alcuni hanno avuto dei figli…alcuni nascondo terribili segreti nel profondo del loro animo che mai mai e poi mai dovranno essere svelati.
Il ritorno in circolazione di un noto avversario da un occhio solo terrà alta la guardia dei nostri eroi.
Ma quello che tutti loro non sanno…e che sono finiti tutti nel mirino dell’ormai leggendario…Ghostface.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Ghostface, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Rigor Mortis'
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CAPITOLO 27
 
-YYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA-
April si sollevò in aira avvolta in un globo di luce bianca, sembrava una stella in miniatura, del diametro di tre metri, per l’intensità con cui brillava.
Corvina e Stella restarono ammutolite a guardarla senza sapere più cosa pensare mentre la sfera di lui si espandeva rapidamente in ogni direzione.
Ghostface invece non ebbe dubbi su come agire, si slanciò verso le due ragazze buttandole entrambe a terra poco prima che l’abbagliante aura bianca le raggiungesse.
-Rotolate!- urlò quado tutti e tre furono stesi a terra, senza chiedersi il motivo le eroine obbedirono tempestivamente e tutti e tre rotolarono verso la macchia d’alberi.
S’aggrapparono ai trochi della foresta senza osare alzarsi dal terreno.
Uno spettacolo incredibile si proponeva ai loro occhi.
Sembrava di essere nell’occhio di un ciclone, tutt’attorno alla sfera di luce si era sollevato un vento fortissimo che i tre faticavano a contrastare, qualsiasi cosa cedesse al vento veniva trasportata all’interno della sfera che continuava a cresce senza sosta, aveva già raggiunto il doppio delle sue dimensioni iniziali.
Dietro di loro un giovane albero si sradicò e dopo aver volteggiato due volte intorno al globo abbagliante vi entrò, come toccò i fasci di luce si dissolse nell’aria, sembrava fosse diventato di sabbia o cenere, veniva dissolto nel nulla man mano che il vento lo spingeva verso la sfera.
April era indistinguibile, la luce sprigionata dal suo corpo era troppo intensa per essere penetrata, i Titans non riuscivano neppure a guardarla, ma si poteva ancora udire il grido della ragazza, appariva fievole e distante in mezzo al frastuono provocato da quella tempesta di luce.
Anche il globo che racchiudeva la ragazza prese a girare vorticosamente su se stesso, le sue dimensioni aumentarono ancora, era proprio sopra la Roccia del Gufo e i primi raggi disintegranti avevano già raggiunto le chiome degli alberi al margine della radura, polverizzandole e continuando a  protendere le loro dita accecanti in ogni direzione facendo dissolvere nel nulla qualsiasi cosa entrasse a contatto con loro.
Solo il monolite a forma di rapace, completamente inglobato dalla sfera luminosa, sembrava resistere.
Persino la terra su cui camminavano si sgretolava fino a sparire quando la luce bianca la raggiungeva.
La bianca stella di morte continuava ad espandersi sempre più velocemente.
Aveva già disgregato i primi alberi fino a metà tronco, presto sarebbe arrivata alle radici dove i tre stavano appostatati a guardare increduli quel meraviglioso e terribile scenario.
Si poteva avvertire l’incalcolabile potenza sprigionata da quel globo abbagliante.
Stella Rubia non poteva credere a ciò che vedeva, gli occhi erano ridotti a due fessure per la troppa luce, i denti stretti mentre abbracciava l’enorme tronco della sequoia, affondando le dita nella corteccia per non essere trascinata via dalla furia del vento, i suoi lunghi capelli rossi turbinavano come scalmanate lingue di fuoco nell’aria.
-Che sta succedendo!?- gridò agli altri due, distavano solo una ventina di centimetri ma dovette usare tutta la voce di cui disponeva per sovrastare il fragore generato dalla sfera rotante che continuava ad espandersi senza sosta.
-È l’apocalisse!!- urlò Ghostface alla nipote –Lo shock emotivo deve aver scatenato i poteri divini di April! Questo posto è magico, “il luogo-ove-le-luci-toccano-la-terra” ha catalizzato il dolore di April sprigionando tutto il suo potenziale in una tempesta di distruzione! Questo non è che l’inizio: l’inizio della fine!!-
-Poteri divini?!- esclamò Stella –Pensavo che April creasse illusioni!! Per X’hal! Che glorbax sta facendo!?!-
-Sta distruggendo l’universo!- rispose Corvina, il mantello le era stato strappato via della furia degli elementi, ed era finito polverizzato all’interno del globo di luce.
Rimasta con il solo body addosso la maga restava avvinghiata con tutte le sue forze alle radici sporgenti degli alberi, saldamente conficcate nel terreno, che ancora opponevano una strenua e disperata resistenza a quella tempesta che presto li avrebbe spazzati via tutti.
Il globo accecante aveva già raggiunto una ampiezza tale da ricoprire tutta la Radura del Gufo e disintegrare già diversi metri della foresta circostante.
I tre furono costretti ad arretrare di parecchio per non fare la stessa fine.
-Ti sbagli Corvina! Non lo sta distruggendo!- urlò Ghostface – Lo sta trasformando!-
Volse il capo verso la sfera che ruotava vorticosa su se stessa crescendo sempre di più, inglobando sempre più cose e disgregandole, il vento si fece ancora più forte al punto che per un momento la mezzo-demone fu sollevata da terra, ma l’alinea l’afferrò prontamente riportandola al suolo.
I capelli bianchi gli volavano tutti sparpagliati sul viso e in bocca, nonostante gli occhiali scuri persino il vecchio faticava a tenere gli occhi fissi su quella sfolgorante visione, non si era mai vista una luce così intensa e pura.
-Nulla si crea e nulla si distrugge!!- riprese ad urlare - April sta scomponendo tutto ciò che è in particelle talmente piccole che per loro un elettrone sarebbe paragonabile al Sole per noi-
-Cosa succederà!?- strillò la tamaraniana per farsi udire.
-Quella specie di globo di luce continuerà a espandersi finchè non avrà smaterializzato l’intero universo! Non si fermerà finché non avrà inglobato tutto…e il tutto sarà ridotto al nulla!!- gli urlò il nonno in risposta.
-E poi?!- chiese Corvina a squarcia gola.
- E poi niente! April non ha la forza sufficiente per plasmare un nuovo universo, né la volontà per fermarsi.
Una volta scomposto tutto il creato il suo corpo mortale cederà alla fatica, il suo cuore non può reggere un simile sforzo, le esploderà in petto, morirà! Non ci sarà nessun “Nuovo Demiurgo” e per tutti noi sarà la fine, non resterà altro che il vuoto cosmico!!- col fiato corto per aver urlato così a lungo il vecchio si sforzò di mantenere gli occhi fissi sulla stella della distruzione.
-Tutto tornerà come prima del Big Bang, prima della Creazione!-
-A meno che non la fermiamo…- aggiunse.
-Come!?- strillò Stella.
-Bisogna spegnerle il cervello! Tramortirla o qualcosa del genere!- rispose il vecchio affondando gli artigli nelle radici di un altro albero, allontanandosi mentre la barriera bianca avanza inarrestabile verso di loro.
-È impossibile!- rispose la nipote di lui –Anche se tu le sparassi il proiettile verrebbe disintegrato prima ancora di penetrare quel globo! I miei starbolts non sono abbastanza potenti, quel…quel coso li assorbirebbe!-
-Stella ha ragione!!- le fece eco la maga –Nessuno potrebbe avvicinarsi ad April senza venire smaterializzato!!-
-Nessuno che non abbia la capacità di rigenerare il proprio corpo!- la corresse il vecchio stringendo i denti.
Entrambe lo guardarono sgomente in viso.
-Che vuoi fare!?-
-Andare lì e mettere fine e a tutto questo!!- ringhiò stringendo la mano normale attorno all’elsa del coltellaccio d’adamantio –Una volta fuso l’adamantio non si può più spezzare in alcun modo, io sono benedetto da Azar, ho una certa resistenza ai poteri di April, se mi sbrigo potrò raggiungerla prima di essere dissolto nel nulla. Ma non basterà!-
Si voltò verso la nipote e vide anche gli occhi viola della maga dietro di lei riempirsi di lacrime di disperazione
–Avrò bisogno del tuo aiuto, Stella! April ha il mio stesso fattore rigenerante, perché possa infliggerle una ferita da cui non potrà guarire è necessario che tu mantenga gli occhi fissi sul mio coltello, dovrai arroventarlo con i tuoi starbolts in modo che cauterizzi all’istante quando colpirò April!-
Stella guardò lui, poi l’amica il cui cuore si stava spezzando –Non posso farlo!- urlò la rossa.
-Devi farlo! E subito! Più tempo aspettiamo più la sfera cresce, più aumenta la distanza tra me e lei e meno possibilità abbiamo!!- Ghostface spostò lo sguardo su Corvina, piangeva ma non poteva sentire i suoi singulti a causa dei rumori fattisi ancora più forti.
-Corvina!!!- urlò il vecchio col cuore che sanguinava a sua volta -È l’unico modo!!- il suo tono era afflitto, disperato.
Non sarebbe stato facile per lui compiere un simile gesto, e non perché avrebbe dovuto attraversare venti metri di assoluto dolore mentre ogni sua cellula veniva sembrata… era perché amava April.
Senza aspettare una risposta si mise in piedi aggrappato all’albero ed avanzò con la lama in mano verso la luce.
Gli occhi dell’aliena s’illuminarono di verde e due raggi stellari s’abbatterono incessantemente sul coltellaccio man mano che Ghostface arrancava lottando contro il vento verso la sfera abbagliante, girava su se stessa sempre più velocemente provocando una terribile forza centrifuga, quando ci giunse davanti la lama brillava gialla, incandescente.
Corvina balzò in avanti, avrebbe voluto poter fermare  April ma era troppo sconvolta per usare i suoi poteri…allora doveva fermare Ghostface!
 –NO!!- gridò, ma Stella l’afferrò da dietro in vita tenendola inchiodata al suolo –Lasciami! Lasciami!- la guardò con gli occhi arrossati e gonfi di lacrime, il naso che le gocciolava, la bocca contratta in una smorfia gemente e il volto deformato in una maschera di dolore.
Non l’aveva mai vista così sofferente, così disperata.
Spezzata nel profondo dell’animo.
-Lasciami andare, Stella!! Devo fermarlo! La ucciderà! La ucciderà!!- gridò fino a sgolarsi.
-Morirebbe comunque- rispose l’amica stringendola in un abbraccio stritolante per impedirle di muoversi, piangeva anche lei appoggiandole la testa nell’incavo delle spalle, nel vano tentativo di calmarla.
-Almeno così la sua morte non sarà vana!-
La maga, costretta a terra alzò gli occhi e vide il padre della ragazza entrare nel globo di luce con l’arma arroventata in mano.
-NOOO!!!- gridò con quanto fiato aveva in gola, un disperato urlo straziante che spezzò il cuore all’amica dai capelli rossi -NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!-
 
Robin e Bruce sopraggiunsero in quel momento, rimasero a bocca aperta davanti a quell’astro bianco che continuava ad espandersi, videro acquattate tra le radici Stella stesa sopra Corvina, che si dibatteva e gridava come indemoniata.
Le raggiunsero.
-Stella!! Che cazzo sta succedendo!!- urlò il leader dei Titans per soverchiare gli ululati del vento.
-Te lo spiego dopo!!- rispose la moglie continuando a lottare con la maga per trattenerla, vide con la coda dell’occhio che il cadavere di BB stava per essere trascinato dentro l’ormai enorme globo rotante.
Lo indicò gridando con tuta la voce di cui disponeva –Bruce, Robin! Prendete il corpo di BB! Qualsiasi cosa accada, non avvinatevi alla luce!!-
I due non ci capivano più nulla ma vista a situazione disperata decisero di obbedire senza star a porre tante domande.
Robin sparò uno dei suoi arpioni che si avvinghiò alla caviglia del mutaforma, poi a distanza di sicurezza, padre e figlio iniziarono a tirare lottando contro il risucchio del vortice.
Fu un’impresa ardua, per poco il cavo non si spezzò, ma a poco a poco riuscirono a trainare lontando dalla sfera bianca il corpo dell’amico.
Robin si fiondò su di lui-BB! BB, amico, stai bene!?!-
Era steso di faccia, rapidamente ma con delicatezza i due lo voltarono supino…e inorridirono.
-È…è morto!!-
 
I Titans ormai non potevano più restare fermi, dovevano continuamente arretrare trascinandosi dietro la mezzo-demone scalciante, la sfera era aumenta di dieci metri in dieci secondi; quando Ghostface era entrato aveva un diametro di quaranta metri, ora era più del triplo!
 
-AAAARGGHH!!-
Man mano che avanzava in quel turbine di luce, Jonathan vedeva la pelle e la carne dissolversi nel nulla fino a mostrare le ossa, poi muscoli e tendini ricrescevano e di nuovo si scomponevano.
Era un atroce supplizio senza pari.
Ogni passo lo rendeva più debole, man mano che si avvicinava al centro della sfera il suo fattore rigenerate era costretto ad aumentare i suoi sforzi per mantenerlo in vita, non avrebbe retto a lungo.
Cadde sedici volte nel percorrere venti metri, perché le gambe non erano più in grado di sostenerlo e doveva aspettare che gli ricrescessero oppure perché gli occhi gli erano stati strappati via e non poteva permettersi di brancolare al buio.
La vista era l’unico senso che l’aiutasse in quella tempesta di luce, teneva gli occhi di ghiaccio fissi sull’unica cosa che non brillasse di luce propria e che in mezzo a quello sfolgorio appariva più cupa che mai.
Il menhir a forma di Gufo!
L’antica pietra magica, risalente ed ere dimenticate, sembra incurante di ciò che le stava accadendo intorno, sempre col suo sguardo spento e sornione, autoritario, fisso nel vuoto, impassibile.
Tutto intorno a lui era stato distrutto ma il Gufo non se ne preoccupava: era lì da prima che l’uomo perdesse la coda e ci sarebbe rimasto quando l’ultimo sarebbe diventato polvere.
Orientandosi con quell’imponente sagoma di strige, il vecchio arrancava in direzione di April.
Il manico del suo coltello era stato completamente scomposto, era stato costretto a stringere direttamente in mano la lama arroventata.
Ma nonostante il dolore proseguiva più determinato che mai, solo la morte lo avrebbe fermato.
Quando finalmente si trovò davanti alla Roccia del Gufo, alzò lo sguardo.
Là, dove il potere si faceva più intenso, levitava April, un metro sopra la testa del rapace di pietra.
Le braccia distese a più non posso, le gambe dritte e unite, i capelli si sollevavano in ogni direzione come serpi attorcigliate.
Gli occhi e la bocca erano spalancati, da essi usciva una luce potentissima e immacolata, impossibile da guardare senza restarne perennemente accecati, talmente intensa da far sembrare grigia la parte esterna del globo.
L’energia che fuoriusciva da lì era palpabile, Ghostface ne rimase terrorizzato.
La sua figlioletta non era in sé, posseduta dal suo stesso potere era diventata una fonte inesauribile di morte, dai suoi occhi e dalla sua bocca il potere continuava a fuoriuscire senza tregua, getti di luce bianca che la rendevano simile a una torcia elettrica nella notte, fiotti di pura energia si riversavano fuori dai suoi orifizi senza alcun controllo.
Nulla avrebbe fermato la sua furia distruttrice, avrebbe continuato ad emettere quel devastate potere finché il suo cuoricino avrebbe retto.
Ghostface guardò la mano, ridotta a semplici dita d’osso, stretta attorno all’arma che ancora brillava.
Gemendo di dolore la prese tra i denti e iniziò  ad arrampicarsi sul monolite.
Non seppe quanto ci mise a scalarlo, non era molto alto ma per sette volte perse la presa, dopo molti sforzi, e una sofferenza senza pari, un supplizio continuo e interminabile, sia fisico che psicologico, dopo aver patito più di qualsiasi altro essere umano abbia mai sofferto…Ghostface arrivò sulla testa del Gufo!
A fatica si eresse in tutta la sua altezza, le gambe vacillavano smembrate e rimembrate di continuo, il braccio destro faticava a sorreggere il peso dell’adamantio, la faccia gli era stata raschiata via per metà, oltre mezzo cranio era visibile ed anche questo si stava consumando.
Si trovò faccia a faccia con April che incosciente continuava ad eruttare quella luce accecante dagli occhi e dalla bocca spalancata.
Non c’era più tempo.
A quella distanza praticamente nulla non avrebbe retto più di cinque secondi.
Erano decenni, forse secoli, che non piangeva ma da quell’unico occhio rimastogli intatto silenziose lacrime cominciarono a colare percorrendo tutto il volto scavato, mutilato, bagnando la pelle albina e l’osso nudo senza distinzione.
3 secondi.
Abbracciò April con un braccio stingendola a se con tutta la forza di cui era capace mentre il suo torace si riduceva in cenere.
-Perdonami…- disse singhiozzando con voce rotta dalle lacrime, chinò il capo nell’incavo delle spalle della ragazza, che neppure se ne accorse, le sue lacrime bagnarono il costume ancora intatto della figlia appena ritrovata e già persa.
Due secondi.
La lama incandescente calò silenziosa.
April gridò di dolore, un grido assordante ed acuto, nessuna creatura mortale sarebbe mai stata in grado di emettere un simile suono, Ghostface urlò con lei mentre la lama, penetrata sotto le scapole della ragazzina le perforava i polmoni, passando da parte a parte l’esile corpicino adolescente, andando a conficcarsi in profondità nel petto del vecchio.
Il sangue di April colò lungo l’elsa fino a cadere sulla testa del gufo di pietra.
La ragazza spalancò le gambe, un’energia senza pari in tutto il creato sbalzò via da lei il vecchio, un onda generatasi da dove il metallo aveva troncato la carne scaturì da lei, più bianca del bianco, avvolgendo in meno di una frazione di secondo tutto il pianeta!!.
I Titans chiusero gli occhi e attesero la fine.
<Sto arrivando, April!>
 
Nessuno seppe dire quanto durò, per quanto tempo quell’accecante luce bianca avvolse il mondo, potevano essere passati pochi secondi o interi anni, il tempo stesso si era fermato… ma quando la coltre di luce si dissolse tutto era tornato alla normalità, gli alberi, il bosco, il cielo, persino il Gufo si stagliava indomito dal terreno come se nulla fosse successo…tutto era come prima…ad eccezione di Ghostface, steso boccheggiate sulla fresca erba a una decina di metri dal monolito…e del corpo esanime di April, accasciato sulla testa del Gufo senza dar segni di vita.
-APRIL!!!- gridò Corvina come mai aveva gridato prima, liberandosi dalla presa di Stella con un cazzotto in un occhio per la rossa e correndo verso la figlia col cuore che le scoppiava in petto.
 
Come una Madonna col Cristo, così Corvina sorreggeva la figlia in grembo, versando lacrime amare sul corpicino spento che ancora pulsava gli ultimi deboli battiti.
La ferita era troppo grave per poter essere guarita col suo mantra e in ogni caso lei era troppo sconvolta per utilizzare i suoi poteri emotivi…era stata spezzata.
-April…- biasciò tra i singulti la maga, a forza di gridare aveva perso la voce ma questo non rese quelle parole meno strazianti per chi le sentiva.
-April…April, ti prego non lasciarmi…hai solo quattordici anni….è troppo presto…troppo presto… non farmi questo ti prego…- le baciò la fronte poggiando poi la tempia sul capo della figlioletta –Scusa se non sono riuscita a capirti…se ti ho trascurata…se abbiamo litigato e non ti sono stata vicino…non voglio perdere anche, io…io non lo sopporterei…ti supplico April…non morire-
Dimentichi di tutto il resto, persino di Ghostface e BB, i suoi amici si precipitarono intorno a loro, lacrime silenziose, amare come fiele, solcavano il viso di tutti...non era vero…non poteva essere vero…April non poteva essere…
Morta.
 
-Non è morta, coglioni…coff coff- si voltarono in direzione della voce impastata che aveva biascicato quelle parole.
Ghostface era ancora vivo, esausto stava spirando gli ultimi aliti ma era ancora vivo…e anche April lo era.
-È ancora viva….- i Titans volsero tutti lo sguardo verso la ragazzina…era vero!
Il petto pulsava debolmente, ogni battito era più lento e debole del precedente ma era ancora viva!!
-C’è ancor auna speranza per lei…- disse il vecchio –Aiutatemi ad alzarmi…non c’è tempo di spiegare…- protese le mani verso l’alto.
Riluttanti sul da farsi tutti i presenti volsero lo sguardo verso l’unica che aveva il diritto di prendere decisioni in una simile situazione.
Corvina tentennò alcuni istanti, poi vedendo il corpicino frutto del suo grembo che si affievoliva sempre più tra le sue braccia scelse di rischiare il tutto per tutto.
Si asciugò le lacrime, non era ancora il momento di piangere, non finché ci sarebbe stata una speranza per cui lottare,  si alzò in piedi sorreggendo April, svenuta e inerme ma il cui cuoricino ancora batteva in petto lottando strenuamente contro la Morte con tutte le sue forze.
–Aiutatelo-
Robin e Stella afferrarono le mani di Ghostface, di per sé era come nuovo, gli occhiali sul viso, i vestiti di nuovo integri, non aveva segni di ferite sul corpo a d eccezione di quel profondo taglio al centro del torace da cui però non zampillava sangue.
-Dobbiamo…arf…raggiungere la mia moto…ora!- sostenuto dai due eroi il vecchio condusse Corvina fino al luogo dove la notte prima aveva parcheggiato l’Alighieri.
Con un gesto violento delle braccia si liberò dalla presa dei Titans ed inforcò la motocicletta –Sali…- disse rivolto alla madre di sua figlia, col una mano premuta sul petto per attenuare le fitte lancinanti che gli provocava la ferita.
Ma Corvina rimase immobile, in piedi a fianco di sella e Robin che lo guardavano senza parlare.
-Sali o morirà…chf…non ci resta molto tempo…-
Con gli occhi umidi la maga si volse verso i suoi amici –D-devo andare…-mormorò col labbro inferiore che le tremava.
Stella Rubia l’abbracciò delicatamente, attenta a non far male ad April in mezzo ai loro corpi.
-Vai. Qui ci pensiamo noi-
E senza perdere altro tempo Corvina si sedette sul sellino in cuoio nero dell’Alighieri tenendo April in grembo con una mano e aggrappandosi al vecchio con l’altra.
-Dove si va?- chiese.
-A mandare a fanculo la Morte- rispose quello stringendo identici, costringendo il suo corpo a resistere al desiderio di cedere e addormentarsi nel sonno eterno.
Diede due colpì d’acceleratore al manubrio e partì con un rombo assordante, lasciando Robin e Stella nella polvere, a guardarli scomparire all’orizzonte.
 
Kelly passeggiava tranquilla per le strade di Jump City, le piaceva sentire la fredda aria mattutina tra i capelli rossi.
Era la prima volta che usciva di casa dall’incidente.
Non era stato facile per lei riprendersi dallo shock, non tanto perché provasse qualcosa per Buck, era la prima volta che uscivano insieme e lui non faceva che guardarla come un rimbambito…ma vedergli la faccia e il corpo spappolati da un pazzo omicida in moto non era stata comunque una bella esperienza.
Attraversò le strisce pedonali mentre era verde, finalmente poteva camminare serena per le vie senza paura di incappare in qualche pazzo scriteriat…
Kelly balzò all’indietro con un grido, un folle dai lunghi capelli bianchi in moto, assieme a una ragazza svenuta e a una donna che sembrava un sacco quella Teen Titans tenebrosa, gli passò a un soffiò dal naso ad altissima velocità, scompigliandole tutti i capelli.
C’era mancato pochissimo che la motocicletta non la mettesse sotto.
Col cuore che le batteva a mille Kelly si rialzò da terra  e corse gridando a chiudersi in camera sua.
 
-Attento!! Per poco non la investivi!!- esclamò Corvina.
Ghostface rispose con un farfuglio di dolore, sbandò, ci mancò pochissimo che moto e passeggeri non rovinassero al suolo e che un camion non li travolgesse ma il vecchio riuscì a raddrizzare il veicolo attraversando sette semafori rossi senza batter ciglio, sprezzante del pericolo.
-Non…ci vedo…- biasciò a denti stretti mentre sentiva le dita divenire rigide e intorpidite.
L’Alighieri perse il controllo ancora una volta e ancora una volta Ghostface lo riprese all’ultimo.
Era la terza volta che rischiavano la vita in quelle sbandate improvvise viaggiando a 200 km/h per le trafficate strade della città.
Questa volta Corvina aveva affondato la mano nella spalla del vecchio come se le dita fossero artigli, aumentando la presa attorno al corpo di April che ancora respirava tenuemente.
-Ti senti male?!- urlò vedendo la fronte imperlata di sudore freddo del vecchio, i muscoli erano contrati allo spasmo, stringeva i denti  a imprecava di continuo tra i gemiti di dolore.
-Mi sono appena piantato 15 cm di metallo nel petto…- rispose quello a fatica -Come pensi che dovrei sentirmi!? Sto morendo Corvina…finalmente…- ringhiò per l’ennesima fitta e diede ancor giù d’acceleratore.
-Avanti, Alighieri!! È troppo presto per spedirmi all’inferno! Portiamo a termine quest’ultima corsa poi ti seguirò dove vorrai!-
 
Un rombo di tuono preannunciò l’arrivo della motocicletta.
La sottile rete di metallo non ebbe nulla da opporre alla devastante potenza dell’Alighieri lanciato contro di essa a piena velocità.
La Harley Davidson buttò giù il cancello della centrale nucleare, spezzò la sbarra lignea di sicurezza e con una curva sterzata oltre misura arrivò davanti ad una delle due ciminiere ciclopiche.
Lì inchiodò.
Ghostface aveva praticamente la testa sul fanale anteriore e una pessima cera, sembrava un cadavere vivente…più del solito.
Rimase lì con le gambe aperte a tenere in piedi la moto, ansimante.
Gli occhiali gli scivolarono sul naso per il sudore…aveva la febbre.
Corvina scese prontamente dalla moto, senza mai lasciare April.
-Che ci facciamo qui?-
-In mezzo alle ciminiere…- farfugliò lui tenendo lo sguardo morto fisso sulla ruota anteriore – C’è una costruzione in muratura, pareti di cemento alte quattro metri, una porta blindata…ma non ha il tetto.
È una tomba…la tomba di Terra, Slade gliel’ha fatta-
Un fiotto di sangue e liquidi gastrici fuoriuscì dalla bocca del vecchio.
-Come faccio ad entrare?! I miei poteri…non funzionano!- esclamò Corvina scotendogli il braccio affinchè restasse vigile.
Il vecchio non si sentiva così male da eoni, non riusciva a tenere gli occhi aperti, a pensare…la fronte gli bruciava, gli arti erano gelidi e rattrappiti.
-G-guarda...al collo di April…- balbettò –Ci dovrebbe esser….un crocifisso…bleurf- altro sangue nero gli colò dalle labbra, non riusciva più a reggersi in piedi – P-prendilo e infilalo nella..ggrnuf…serratura. capovolto però! L’α e l’ω devono puntare verso…il b-basso. È una chiave…-
-Bene, bene e poi??- insisté Corvina sempre più ansiosa mentre vedeva la figlia spegnersi ogni minuto di più tra le sue braccia.
Ma Ghostface non rispose, s’accasciò come addormentato sulla moto, Corvina gli agitò la testa –Svegliati, maledetto bastardo! Una volta nella tomba che cosa cerco!?-
Il vecchio trovò la forza si sollevare la testa di pochi centimetri e volgerla verso di lei…era ridotto in uno stato pietoso, piegato dalla febbre e dalla ferita inguaribile.
-Slade ha nascosto…lì …una siringa …c-con un liquido rosso. Sperava un giorno d-di poter-la…utilizzare p-pper ri-riesumarla…devi trovarla e iniet-tarla aad.-..April!-
-Cosa c’è i quella fiala!?- esclamò la maga sforzandosi di mantenere i nervi saldi, cosa molto ardua e necessaria allo stesso tempo perché sua figlia aveva i minuti contati.
-Ci sono io…- rispose il vecchio guardandola con occhi vacui, stralunati – Un c-concentrato del mio fattore rigg-enerante. Può curarla…anche s..e…è sta-ta f-fer-ferita dall…dal fuoco-  la testa cadde come priva di sensi sul fanale ma il torace dell’uomo si alzava ancora seppure debolmente.
Corvina fu costretta a fare dei grandi respiri per calmarsi, le stava facendo perdere un mucchio di tempo –Dov’è nascosta questa fiala?! DOVE?!-
Il corpo, un tempo così possente, era scosso da fremiti di gelo, le gambe gli vacillarono e cedettero.
Motocicletta e pilota caddero insieme verso la mezzo-demone con in braccio la figlia moribonda.
Ghostface cadde supino, le braccia aperte e gli occhi puntati verso il sole, l’Alighieri gli immobilizzava la gamba su cui era caduto.
Il vecchio emise un gemito soffocato di dolore quanto il peso del mezzo gli schiacciò le ossa già abbastanza provate.
-Dimmi dov’è!- esclamò la maga incurante.
Ghostface cercò di aprire la bocca impastata di sangue ma ne uscirono solo borbottii incomprensibili, deglutì e provò di nuovo a biasciare una frase –Ne-negli occhi del Cristo troverai la salvezza, nella paura della morte si nasconde la vita-
Girò la testa di alto e giacque immobile.
-Negli occhi del Cristo troverai la salvezza…- ripeté Corvina adagiando April la suolo–Che cazzo vuol dire?!- esclamò scuotendolo con forza per le spalle.
Lo sbattè più volte contro il terreno ma lui non diede alcun segno di vita.
-Che cosa significa, Jonathan!? Che cosa significa!? Devi dirmelo!! Jonathan! JONATHAN!!-
Nessuna reazione, Ghostface continuava ad ansimare con gli occhi chiusi, troppo spossato per rispondere.
Vedendo che così non otteneva nulla, Corvina abbandonò il vecchio dove si trovava, raccolse April tra le braccia e corse, corse più veloce che poté in mezzo alle ciminiere, corse una corsa contro il tempo per salvare sua figlia.
 
Eccolo!
Come aveva detto Ghostface! Il mausoleo di Terra!
Era un rozzo quadrato di cemento di quattro metri per lato a vedersi, le cime dei muri erano ornate di guglie affilate  e una porta metallica di cinque centimetri ostruiva l’unico ingresso.
Più che una tomba sembrava un bunker!
Corvina ci giunse davanti, infilò una mano nella scollatura di April e cominciò a cercare disperatamente con le dita il crocifisso di cui gli aveva parlato, implorando ogni divinità che non se lo fosse tolto.
Le dita vagarono nervose sotto il body bianco della ragazzina, tastarono i seni sodi e appena accennati dell’adolescente, ancora dritti e acerbi, s’impigliarono nel reggiseno a coppetta ma finalmente incapparono in un cordino, tirandolo riuscirono a riconoscere qualcosa di duro e metallico: il crocifisso!
Lo estrasse da sotto il body più veloce che poté, sfilandolo dal collo della figlia.
Lo guardò solo per un attimo, il tempo necessario per controllare che le lettere greche puntassero vero il basso, poi lo inserì nella bizzarra serratura, sporgeva solo un braccio del grosso pendente, tempestivamente girò verso destra con le dita che le tremavano, afferrò la maniglia e tirò.
Chiuse gli occhi.
Li riaprì solo quando udì uno stridulo cigolio…s’accorse che il suo braccio tirava un peso ed esso lo seguiva!
La porta si era aperta!
Risollevò April  e ci entrò a capofitto.
 
Per un momento rimase paralizzata…le sembrò di essere nel giardino dell’Eden!
Tanto era brutto e spoglio fuori tanto era vivo e rigoglioso dentro!
Piante magnifiche decoravano ogni cosa, giganteschi fiori tropicali dai mille colori, rampicanti che rivestivano le pareti interne, foglie sgargianti dei più svariati vegetali che spuntavano ovunque…e al centro una lapide.
Solo quella spiccava del terreno, il resto era tutto ricoperto di fresca erba verde, come potevano quei fiori sbocciare in una stagione simile?
Mente la maga si guardava intorno stupefatta April tossì cupamente…e allora l’angoscia si riprese il posto usurpato dalla meraviglia nel cuore della mezzo-demone.
Corvina adagiò April sul letto d’erba poi iniziò a cercare freneticamente quella dannata siringa, guardò nei vasi, agli angoli delle pareti, intorno alla lapide, dietro la porta, sotto le foglie…niente!!
Non c’era traccia di quella dannata siringa!
E il tempo scorreva inesorabile.
S’inginocchiò di fianco alla figlia, singhiozzando di disperazione.
Era giunta fino a lì per cosa?
Aveva lottato tanto per vederla morire su un letto di foglie mentre lei assisteva impotente?
Ripensò alle parole del vecchio…< Negli occhi del Cristo troverai la salvezza, nella paura della morte si nasconde la vita>
Gli occhi erano colmi di lacrime, li sollevò solo un’istante dalla figura morente di April e per puro caso essi furono catturati dal bel crocifisso di ceramica posto sopra la lapide di Terra.
Si asciugò il pianto e guardò meglio…era proprio bello: Gesù era colorato con dei bei colori, a regola d’arte, ogni dettaglio era curato nei minimi particolari, i chiodi nelle mani, le pieghe del perizoma, i capelli sciolti sulle spalle, le costole che s’intravvedevano, la ferita sul costato,  e la sofferenza sul viso…quella era resa magnificamente, rifletteva perfettamente il dolore che anche Corvina stava provando in quel momento, gli occhi erano di vetro rosso, quando il sole li illuminava sembrava piangesse sangue…
Si disse che avrebbe fatto costruire una tomba come quella per BB…ad April.
Abbassò lo sguardo sulle ginocchia piegate al petto.
Negli occhi del Cristo troverai la salvezza…
In quel mentre tutto divenne chiaro, l’illuminazione le balenò nel cervello!
Ecco cosa voleva dire Ghostface!
Avanzò inginocchiata fino al crocifisso di ceramica passò una mano sul torace del Cristo sofferente, l’altra mano invece si chiuse su una delle numerose ossidiane che abbellivano l’ambiente.
La sollevò ed abbatté con tute le sue forze la pietra sul cranio della statuetta.
La testa di ceramica andò in frantumi, da essa fuoriuscirono due siringhe rosse che caddero senza danno sulla morbida erba.
Erano le siringhe a colorare di rosso gli occhi del crocifisso!!!
Non c’era un momento da perdere, afferrò una siringa imponendo alle dita di restare calme, se avessero vacillato in quel momento tutto sarebbe stato vano.
April stava esalando gli ultimi respiri, troppo provata per resistere oltre, quando l’ago le penetrò la giugulare riversando dentro di lei il siero R.
Quelli che seguirono furono i minuti più lunghi ed atroci che Corvina avesse mai provato.
Teneva la testa della ragazzina poggiata sul grembo accarezzandole i capelli mentre calde lacrime le colavano incessanti lungo le guance.
April ancora non dava segni di ripresa…forse era arrivata troppo tardi…forse era già morta e tutto era stato inutile…
Chinò il capo singhiozzando ancora più forte, alcune lacrime colarono dai suoi occhi fino al mento e caddero sul viso della figlia, bagnandole le ciglia e inumidendole le labbra.
Disturbata da quelle fastidiose gocce d’acqua April aprì gli occhi a poco a poco.
-Mamma…- mormorò la fanciulla non appena riuscì a mettere a fuoco chi aveva davanti.
Corvina sollevò gli occhi rifiutandosi di credere alle sue orecchie…ma anche gli occhi dicevano la stessa cosa, e il naso pure sentiva il profumo della sua primogenita, le dita annuirono a loro volta quando l’accarezzarono e infine le labbra le diedero la conferma che era tutto vero quando si posarono sulla fronte della giovane.
-APRIL!!!- esclamò la maga colta da un batticuore, l’abbracciò più stretta che poteva piangendo e ridendo di gioia, per poco non la stritolò, ma Corvina si sentì rinascere quando le braccia dell’adolescente si chiusero sulla sua schiena e la testolina aggraziata si poggiò nell’incavo delle sue spalle.
Non ci sono parole per descrivere la gioia che portò la madre nel riabbracciare la figlia, non seppe dirsi quanto a lungo rimase inginocchiata nel terreno a baciarle tutto il viso e stringerla forte  a sé nel più forte degli abbracci.
Le parole non potrebbero che sminuire la magia di quel momento, l’incredibile estasi che provò nel vedere la primogenita ancora viva, sana e salva…sentimenti bellissimi che è meglio tacere.
 
Madre e figlia uscirono dal mausoleo tenendosi per mano, a giudicare dalla posizione del sole dovevano essere le nove del mattino.
Sorridevano guardandosi negli occhi, dimentiche di tutto quello che era accaduto, persino della morte di BB, troppo felici per essersi ritrovate.
Mentre camminavano in mezzo alle mastodontiche ciminiere della centrale nucleare videro un corpo seduto contro di esse, le gambe lunghe distese e la schiena appoggiata alla costruzione, le braccia pendevano inerti lungo i fianchi  e la testa giaceva riversa senza dar segni di vita.
Ghostface era risuscito a liberarsi dalla stretta di Alighieri e a strisciarsi fino a lì.
Le due eroine lo raggiunsero per accettarsi che fosse morto o se ancora era vivo.
-Ciao…- le salutò debolmente lui non appena le loro ombre gli nascosero il sole alla vista.
-Ce l’hai fatta…- sorrise nel vedere la figlia che lo guardava dall’alto in basso…era strana l’espressione sul volto di April…amareggiata.
Non fu mai stato così felice di aver spiato Slade abbastanza da scoprire dove nascondeva la scorta d’emergenza del siero.
Corvina invece lo guardava agonizzare senza provare il minimo sentimento di afflizione.
-Sì- rispose la maga –Ho fatto come hai detto tu, le ho dato una di queste- ed estrasse dalla cintura gemmata la siringa restante piena di siero R.
Ghostface la vide e abbassò lo sguardo –S-sarebbe troppo chiederti di darmela, vero?-
Corvina ripose la fiala al suo posto –Sì- rispose senza distogliere lo sguardo.
-Lo immaginavo…-mormorò mestamente il vecchio calandosi gli occhiali dal viso.
-È per BB- disse la maga.
-Non servirà a niente…- rispose con un fil di voce l’anziano assassino –Lui è già morto, e la Morte non è qualcosa che la scienza o la magia possano curare…ma ciò non ti farà cambiare idea…giusto?-
-Giusto- rispose Corvina –Tu non l’avrai. Né puoi chiedere di averla-
-P-posso almeno chiedere a mia figlia…di passare questi ultimi istanti con un povero vecchio?- domandò protendendo il braccio umano verso la fanciulla.
Corvina stava per rispondere ma April si avvicinò a lui, sedendosi di fianco a Ghostface col braccio che le circondava le spalle.
Lo abbracciò.
-Sei stato un buon amico, John- gli disse dandogli un bacio sulle guance scavate.
-Sono stato un pessimo esempio…- farfugliò lui, per nulla in vena di pietose bugie –Tua madre…- aggiunse – È a lei che devi voler bene…e anche ai tuoi amici, quei bastardi dei Titans…-ridacchiò –Sono loro che si sono presi cura di te…e sono certo che lo faranno anche in futuro…-
Un violento attacco di tosse lo colpì.
-Senti…- disse Corvina massaggiandosi a disagio il gomito –Se vuoi posso fare qualcosa per alleviare il dolore…-
-No, no- rispose quello con la voce impastata –Me lo merito fino in fondo per tutto quello che vi ho fatto passare, a voi e a molti altri. Me ne vado con molti rimpianti, Corvina, e con ancor più rimorsi…ma averti stuprata…di quello non mi pento anche se mi ha condotto qui.
Se non l’avessi fatto questa bella ragazza…coff…non sarebbe mai nata- accarezzò i lunghi capelli setosi della figlia.
-Ti prego…- disse rivolto alla strega –Portami la mia spada, è legata alla moto-
Riluttante nelle consegnare un’arma nelle mani di Ghostface, seppur moribondo Corvina acconsentì all’ultimo desiderio del suo nemico, ma si mantenne vigile e pronta ad intervenire alla prima necessità.
Il vecchio la sfoderò rimirandosi nella lama, lucidata alla perfezione.
-Un’ottimo acciaio- disse –Un po’ meno bella è la faccia che ci si specchia…-
La tenne in aria davanti a sé –Questa è la tua eredità April…fanne un uso migliore del mio-
April avrebbe voluto dire qualcosa ma Ghostface l’allontanò.
-Basta! Basta giacere inermi!- urlò cercando di rialzarsi, la ragazzina tento di aiutarlo ma lui la scacciò –Non voglio aiuti! mi basta la mia spada, non mi serve altro!- si rimise in piedi appoggiandosi all’arma conficcata nel terreno, la estrasse sollevandola contro il cielo mentre il sole faceva apparire la lama una folgore.
Assunse l’aria più orgogliosa che potè, le febbri gli stavano consumando anche quel poco di mente sana rimastagli, facendolo delirare.
Avanzò a passi malfermi verso uno spazio vuoto senza nulla intorno, April fece per seguirlo ma Corvina la fermò a distanza di sicurezza tenendole le mani sulle spalle.
-Ebbene siamo giunti al momento!- tuonò il vecchio –Al momento della resa dei conti!- e mulinò la lama nel vuoto, facendola balenare in aria la tenne dritta innanzi al viso.
-Poiché la Morte si avvicina voglio attenderla in piedi, a spada tratta-
L’agitò tirando fendenti al vento-Eccoli! Mille e mille fantasmi mi assalgono! Siete venuti tutti per la vostra rivincita, eh? Eccoti, Slade!- disse affondando la punta lucente nell’aria.
-E tu, Terra!- la spada roteò di lato, affettando i raggi del sole
-Non ti è bastato poco fa BB? Ne vuoi ancora!- la lama sibilò ancora e il colpo fu vano come i precedenti
 –E tu Iella? Ah, ma ci siete proprio tutti!  X Rosso, Stella Nera, Mar’i, Billy Numerous, Khul’a  e voi altri ancora! Mille, centomila, molti, troppi!!- urlò combattendo contro i vecchi fantasmi che popolavano le sue notti.
-Cosa dite?!- esclamò rivolto forse alle due eroine, forse a una platea immaginaria che esisteva solo per quegli occhi di ghiaccio, finalmente lasciati a nudo, nei quali brillava una luce di triste pazzia.
-Che è inutile? Ma non sempre ci si batte con la speranza del successo!- e i fendenti al vuoto tornarono a volare incessanti.
-No, no, è anche più bello battersi quando si a che è inutile. Chi siete? Chi siete voi che osata sfidarmi, voi che vedo riuniti intorno a me? Più d’un milione siete!
Ah, ora sì che vi riconosco! I miei vecchi nemici…la Menzogna!- menò una stoccata con la spada – I Pregiudizi, la Viltà! Venire a patti con voi? No, mai! In verità, mai lo feci!
Eccola, c’è anche la Stoltezza! La Pazzia! Sapevo bene che mi avreste sconfitto alla fine!
Non importa!
Io mi batto, mi batto…!- si fece mulinare la spada introno alla testa finché non gli mancò il fiato.
-Sì!- disse ansante – Tutto mi avete tolto: il corpo e la mente. Prendete, strappate quanto volete.
Ma contro il vostro volere io porto con me ancora qualcosa e questa sera, quando entrerò nella casa di Dio potrò con quello sfiorare nel mio saluto la soglia divina: qualcosa che non ha macchia né piega, ch’io porto ancora, vostro malgrado…-
Roteò  la spada così in alto da lasciarsela sfuggire di mano poi vacillò  e ricadde tra le braccia di Corvina alle sue spalle.
-È…è…- mormorò tentando di parlare, divorato dalle febbri.
-Cos’è?- chiese Corvina adagiando delicatamente il corpo verso il suolo.
Jonathan vide sopra di lui April he lo guardava triste, sentendosi in colpa per esserlo, la vide e la riconobbe…le sorrise.
Col suo ultimo soffiò mormorò –Il mio coraggio!-
Spirò.
Spirò prima ancora che la maga avesse finito di appoggiarlo a terra.
Quando si separò da lui era già morto.
 
 
-Quanto mi mancherà quella stupida, bellissima, stupenda e fantastica testa d’insalata…- la voce meccanica della macchina utilizzata da Cyborg non rendeva minimamente l’idea di quanto afflitto egli fosse in realtà.
Erano passati diversi giorni ma il dolore era acceso come quando se n’era appena andato, e ciò valeva per tutti i Titans.
Rick e Ruby furono quelli che maggiormente ne soffrirono.
Ora erano lì, chiusi nel loro silenzio mentre tutti gli altri, ugualmente depressi sedevano attorno al capezzale di Cyborg e Bumblebee, messi nella stessa stanza.
Il corpo del ragazzone nero era stato riparato e il giorno seguente sarebbero stati entrambi dimessi.
Le ferite riportate dal mezzo robot erano state un duro colpo per lui, non aveva più il naso, la lingua gli era stata mozzata e aveva perso l’uso del suo unico occhio buono ora vedeva tramite il suo sensore visivo.
Una impassibile, asettica, ronzante voce robotica comunicava i suoi pensieri ma non era affatto la stessa cosa che sentirlo esclamare il suo “Boooya!” di vittoria.
Rimasero assieme a loro per tutto il giorno, c’era molto che dovevano dirsi.
Quando fu sera e i Titans dovettero tornarsene alla loro Torre, Robin si trattenne un attimo coi suoi amici mutilati.
-Ragazzi…- disse massaggiandosi il collo imbarazzato –Capisco che siate depressi per tutto quello che vi è successo, io vorrei aiutarvi: non posso riportare in vita BB…ma posso ridarvi i vostri corpi-
-Come!?- esclamò Bumblebee mentre nei suoi splendidi occhi color nocciola si riaccendeva la speranza di tornare a camminare.
-Spiegati, amico- fece eco il marchingegno portavoce di Cyborg.
Robin estrasse dalla cintura la fiala rossa contenente il siero R.
-Questa me l’ha data Corvina, è un distillato inventato da Slade, ottenuto dal sangue di Ghostface, è in grado di rimarginare qualsiasi ferita, anche di rigenerare le parti amputate.
L’espressione stupefatta sul volto di entrambi mutò in un sorriso a sessantaquattro denti.
-Ma c’è un problema…- aggiunse mogio e subito il sorriso morì sulle labbra dei due Titani.
-C-cosa c’è?- domandò Bumblebee spaventata all’idea di veder sfumare la sua opportunità.
-Questa è la dose necessaria per una persona…ma è anche l’unica rimasta. Ho cercato di ricrearla in laboratorio…ma non ne sono stato capace. Tutti gli appunti di Slade a riguardo sono misteriosamente scomparsi…non resta che una dose-
Appoggiò la siringa sul comodino in mezzo ai due letti d’ospedale.
-Non voglio mettervi pressione così…lascio a voi la scelta.
Chiunque di voi varcherà la soglia della T-Tower tutto d’un pezzo, domani, saprò che avrete fatto la scelta giusta-
I due ragazzi guardarono il loro leader uscire dalla stanza in silenzio, seguendolo con lo sguardo.
-E adesso?- disse l’apetta guardando prima il siero poi Cyborg.
-Prendilo tu-
-Cosa? No! Tu ne hai molto più bisogno di me- disse la ragazza mettendo la siringa nella mano bionica del mezzo robot.
-Non pensarci. Tu sei una ragazza stupenda, questa non era neppure la tua guerra, non voglio vederti soffrire.
 Lo meriti molto più di me, Bumble. E poi…- aggiunse con un sorriso –Io ormai ci sono abituato ad essere un mezzo uomo, ho imparato a convivere con la mia pelle di metallo, è proprio questo che mi dà i miei super poteri, se tornassi umano come potrei essere ancora “Cyborg”?-
-Cyborg…- mormorò la ragazza dalla pelle scura con gli occhi tristi, cercando di fargli cambiare idea.
-Se non lo prendi lo rimpiangerai per tutta la vita. Fallo per me…ti prego.- le fredde dita di ferro depositarono il siero nella mani affusolate e vive di Bumblebee.
-Grazie…- disse prendendolo tra le dita, lo abbracciò improvvisamente, sporgendosi quanto più le era possibile dal letto, piangeva calde lacrime di gioia nel farlo
- Grazie di cuore…- le morbide labbra rosse si chiusero su quelle di Cyborg che anche se privato della lingua riuscì comunque a gustarsi quel bacio pienamente meritato.
 
Il giorno seguente…
 
Le porte della Mains Rooms si aprirono e due robusti piedi robotici le varcarono con orgoglio.
-Boooya! Titans!- esclamò Victor superando Bumblebee che l’aveva preceduto.
I giovani eroi lo guardarono stupefatti.
Era…era…normale.
Sotto le ginocchia della ragazza invece, scintillavano due gambe robotiche nuove di zecca.
-Che ve ne pare?- esclamarono insieme assumendo pose da modelli.
-Cyborg…tu sei…normale…- disse Stella Rubia accarezzandolo.
-Esatto Stellina- rispose lui con un sorriso.
-Avevo deciso di lasciare il siero a Bumble, ma l’apetta a preferito pungermi mentre dormivo ed eccomi qua!-
-Ma questo è stupendo- sorrise Corvina andando ad abbracciarlo…quanto gli era mancato il suo fratellone in quei giorni così cupi.
I festeggiamenti per entrambi si prolungarono a lungo finché Robin non pose la fatidica domanda.
-Cy…cioè Vic, adesso che sei normale…lascerai i Teen Titans?- domandò deglutendo nervosamente.
Cyborg si passò una mano sulla nuca, era così bello sentire su di sé il morbido tocco della pelle calda, avere di nuovo ossa e sangue, sentire i muscoli gonfiarsi quando faceva uno sforzo…non si era mai sentito così vivo.
Sospirò –Voi siete stati i migliori amici che abbia mai avuto, e sempre lo sarete. Nulla ci impedisce di continuare a vivere come prima…ma senza le mie parti robotiche io non ho nessun potere…sarei solo d’intralcio-
Tutti abbassarono gli occhi a terra, perdere BB era stato un colpo durissimo…se ora se ne andava anche Cyborg cosa restava dei Teen Titans?
Bruce smise di leggere il suo fumetto Marvel e si accostò al padre sussurrandogli qualcosa all’orecchio.
 
-Ghostface è morto…poco male- disse Fratello Blood nascosto nel suo covo –Sarebbe comunque dovuto succedere prima o poi, una grana in meno a cui pensare-
-Ma i Titans restano…- gli fece notare il suo interlocutore.
-I Titans non saranno a lungo un problema- ghignò malevolo il cyborg
-Come hai intenzione di distruggerli?- chiese il misterioso individuo nell’ombra.
-Distruggere, distruggere, distruggere…parlano sempre tutti di distruggere- fece l’ex-direttore dell’Hive agitando annoiato i polsi robotici –Io miro a controllarli, mio caro Malchior-
Setacciando l’appartamento di Robin e Stella, lo stesso dove Corvina aveva abitato per alcuni tempi, il genio criminale si era imbattuto in un interessante libro appartenuto alla maga e dimenticato lì quando Ghostface l’aveva aggredita.
-Se Ghostface ci ha insegnato qualcosa è che la tecnologia e la magia hanno un enorme potenziale assieme, e noi siamo i massimi esponenti di entrambi!
I Titans non hanno idea di cosa li aspetti!!- Fratello Blood esplose in una fragorosa risata che riecheggiò in tutto l’ex-covo di Slade.
-Ricordati il nostro patto- lo ammonì la voce proveniente dal tomo bianco -Corvina è mia. E la voglio viva. Lei è l’unica che può spezzare l’incantesimo.
-Non temere mio buon amico, l’avrai, sono proprio curioso di vederti nel tuo corpo umano, Malchior- lo rassicurò con voce melliflua il cyborg.
<Stolto umano, vedrai cosa ti succederà a te a tutti i senza-scaglie una volta liberatomi!>
-Io e te faremo grandi cose insieme- ghignò fratello Blood seduto su un frastagliato trono di ferro, parzialmente coperto da un cono d’ombra, coi polpastrelli delle mani premuti l’uno contro l’altro.
<Quando non mi servirai più ci penserò io a sbarazzarmi di te> pensò riferendosi allo stregone maledetto.
Sorrise di cuore.
- Grandi cose…-
 
-Ha fatto grandi cose…terribili, ma grandi- disse Corvina davanti alla piccola lapide.
Una semplice stele di pietra che avrebbe volentieri fatto a meno di rivedere, ma April voleva a tutti i costi tornarci.
Era stato seppellito al limitare della radura del Gufo, proprio sotto lo sguardo degli occhi rossi e penetranti del rapace di pietra.
April si voltò a vedere quelle grandi sfere sanguigne così pulsanti.
Sua madre gli aveva spiegato che quando il suo sangue si era riversato sul monolite esso lo aveva assorbito come una spugna, imprigionando al suo interno il potere malefico che lei aveva inconsciamente portato dentro di sé per anni.
Così ora le restavano solo poteri benefici, non correva più il rischio di mettere fine alla Vita e poteva godersi la sua.
Le aveva anche detto che quel silente uccello di pietra era molto più di quel che si pensava, non era frutto della primitiva arte dei pellerossa, era molto più antico di qualsiasi uomo, depositato lì da creature superiori in un epoca molto lontana, chissà per quale motivo.
Ma quando il sangue demoniaco si era riversato su di lui esso l’aveva imprigionato al suo interno dove sarebbe rimasto fino alla fine del mondo, e forse anche di più.
Per questo gli occhi spenti di pietra si erano tinti di un rosso cupo.
La Roccia del Gufo era diventata un forziere che nessuno avrebbe mai dovuto violare, per nessuna ragione.
Corvina si sarebbe assicurata personalmente che ciò non accadesse.
-La cosa peggiore…- disse April riportando occhi  e pensieri sulla tomba a i suoi piedi -…è che io gli ho anche voluto bene-
Corvina accarezzò delicatamente la figlia –Molta gente gliene ha voluto…solo che non è mai stato in grado di conservarne l’affetto-
April depositò al posto di un fiore una maschera di metallo contro la lapide, poi si allontanò in silenzio assieme alla madre.
Il sole tramontava all’orizzonte, colorando di rosso il mezzo teschio ghignate inciso sulla maschera che qualcuno aveva lasciato sulla tomba di uno sconosciuto, seppellito contrariamente alla norma, nel parco nazionale “Riserva del Gufo”.
I raggi del sole fecero brillare come oro la targa bronzea sulla lapide.
Così era inciso sull’epitaffio:
“Qui giace Jonathan Argenti, che tutti conobbero come Ghostface, nemico di molti, amico di pochi.
 Una contraddizione vivente, che in vita sua fu tutto…e non fu niente”. 
 
 
 
 
 
 
Arriviamo così al -1
 
In risposta alle domande ricevute ve lo dirò con chiarezza: BB non resusciterà.
Perché? Perché non è nato a Nazareth (pardon, Betlemme) duemila anni fa!
La gente non resuscita dalla morte, non in questa storia almeno, abbiamo avuto pseudo-morti, morti apparenti, morti simulate di proposito, morti evitate per un soffio…ma la morte è morte perciò BB resta morto.
Oltre a questo non ho nient’altro da dire…sono in lutto: la scelta di uccidere Ghostface è stata la più sofferta da quando è iniziata questa trilogia.
Mi ci ero affezionato a quel bastardo.
 
Ghostface
 
  
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