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Autore: _windowsgirls    18/07/2015    1 recensioni
Monaco, 1867.
Quando mise i piedi per terra, lasciò la gonna e si strinse le mani, camminando a passo spedito, mentre il padre la accoglieva con un braccio aperto e sua madre, composta al suo fianco, le sorrideva con un angolo della bocca. Accanto ai suoi genitori, c'era un uomo vestito di tutto punto, con un accenno di calvizia e gli occhi piccoli e rugosi. «Buongiorno, Altezza» disse con un accento diverso e strano, mentre si accovacciava in maniera buffa e affaticato per fare un inchino a Margot. Accanto a lui, c'era un ragazzo bellissimo che la ragazza si soffermò ad osservare: aveva i capelli ricci leggermente allungati e un vestito blu, con dei ricami dorati sul collo. Le fece un rapido sorriso con un angolo delle labbra, e si inchinò di fronte alla principessa senza distoglierle lo sguardo verde di dosso.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Nothing is like it used to be'
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Forgive me, please


 


Giunta al piano di sopra, c'era un silenzio sovrumano che sembrava essere entrati in un'altra dimensione. Imboccò l'ala ovest del castello, dove vi erano tutte le stanze più utilizzate dai reali, persino le stanze da letto. In quell'ala non c'era mai stato nessuno, era viatato a chiunque mettervi piede, tranne ovviamente alla dame di compagnia delle madre e giusto qualche cameriera impiegata nella pulizia. Si sentivano dei sussurri, e numerose cameriere si muovevano spedite verso di lei, senza vederla realmente. Margot si bloccò. Non erano le cameriere, ma le dame di sua madre. Quando le donne la videro, si fermarono addossandosi ai due lati del corridoio, e mentre qualcuna di loro scoppiava a piangere, le altre si inchinarono tutte in un inchino solenne. 
Margot aveva ancora i pantaloni sporchi addosso, la camicia larga e sgualcita e delle scarpe che aveva sempre usato a Londra: in poche parole, era completamente un'estranea nel suo mondo.
Abbassò il capo, mentre le dame si dileguevano.
Le sembrava troppo strano.
Perchè tutte piangevano, e lei non aveva la forza di fare niente? 
Si passò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, i polpastrelli che sfioravano lo zigomo freddi come il ghiaccio, poi riprese a muoversi lungo il corridoio. Si fermò di fronte ad una porta sulla destra. Trasse un respiro profondo, poi quando sentì un lamento prolungato, abbassò la maniglia ed entrò.
L'ambiente era luminoso, con le pareti tinte di rosa pallido e un imponente tavolo nel centro della stanza, di legno finissimo. Su una poltrone di velluto rosso nell'angolo della stanza vi era la regina Evelyne, interamente vestita di nero, l'unica macchia scura in quello spazio luminoso e accogliente. Rimase sotto l'arcata della porta, con una mano appoggiata alla maniglia, lo sguardo fisso sulla sua mamma.
La regina aveva la corona in testa, il vestito nero che le arrivava ai piedi nudi e una retina nera che le copriva metà faccia, fino al naso, lasciando scoperte le labbra carnose. Si continuava a rigirare la fede nuziale all'anulare sinistro, mentre le lacrime amare le scivolavano sulle guance, scendendo persino sulla gonna dell'abito scuro. Margot entrò e si chiuse la porta alle spalle. Il rumore fece scattare la regina che sollevò immediatamente lo sguardo, gli occhi cervoni che avevano perso la loro solita brillantezza, quella bellezza e semplicità che la principessa le aveva sempre invidiato. Evelyne spalancò la bocca, una ciocca di capelli biondo scuro che le cadde davanti agli occhi, disfacendo il particolare chignon che le dame le avevano fatto poco prima. Si alzò tremando dalla poltrona, con la mano appoggiata sul bracciolo per autosostenersi.
Margot fece un passo avanti, il mento sollevato e gli occhi lucidi.
La regina arrancò verso di lei, poi le posò una mano sulla spalla, guardandola attraverso i fori della retina sugli occhi. «Sei..sei davvero tu?» chiese con la voce priva di intonazione, come se fosse un disco registrato. Margot si soffermò ad osservare le borse scure che incorniciavano gli occhi cervoni della madre, le ciglia appiccicate tra loro per il pianto e le lacrime che le colavano sugli zigomi.
Margot annuì con il capo e si strinse al petto della madre, mentre la regina Evelyne riprese a piangere più forte di prima. «Pensavo di averti persa per sempre» sussurrava contro il suo orecchio, mentre Margot stringeva gli occhi e le mani intorno alla sua schiena.
In quei due mesi e mezzo aveva abbracciato molte persone, odorato diversi profumi, ma l'abbraccio e l'odore di sua madre, si rese conto, erano forse la cosa che le era mancata di più. Lei era fuggita dal castello perchè pressata dai suoi genitori, ma in quel momento non aveva più nè un padre, nè una madre che l'avrebbe sostenuta quando lei stessa non era in grado di reggersi.
La madre aveva davvero il cuore spezzato in tante piccole parti, e avendola lasciata sola, quelle parti si erano disperse; chissà quanto ci avrebbe rimesso a metterle di nuovo tutte insieme.
«No, non mi perderai mai..» le sussurrò Margot, e le disse quelle poche parole non tanto per la circostanza, ma perchè ne era consapevole: non avrebbe più abbandonato nessuno, non dopo tutto quello che le era successo.
La regina Evelyne le schioccò un bacio sulla fronte, un bacio salato e allo stesso tempo amaro che sapeva di tristezza, dolore, consapevolezza. 
 Nonostante ciò, Margot continuava a non piangere, quando l'unica cosa che avrebbe tanto voluto fare era esattamente quella.
La regina le teneva entrambe le mani strette nelle sue, la tendina sugli occhi che ormai era diventata un maschera, quando in quel momento non c'era più niente da tener nascosto.
«Scusami» disse Margot guardandole gli occhi chiari. «Scusami se ti ho fatto soffrire, ma..»
Evelyne le poggiò un dito sulle labbra tanto simili alle sue. «Non è proprio il momento adesso» disse, e alzò una mano sulla testa. Si sfilò la corona dalla testa e la appoggiò sul tavolo in legno, l'oro che risuonò in tutto quel silenzio, con le gemme che riflettevano la luce della stanza, creando dei giochi di colori che si infrangevano sui muri dipinti di chiaro. «Io non posso continuare a regnare senza tuo padre. Forse è un atto di egoismo, ipocrisia...ma il mio non è un abbandono.» Piantò gli occhi in quelli della figlia, mentre Margot sentiva il peso sul cuore aumentare a dismisura, avrebbe voluto dirle tutto, ma la regina non le stava permettendo di farlo. «Io sarò sempre una reale, ma non posso controllare il popolo da sola dopo..» tornò a piangere, mentre Margot abbassava il capo.
«Ho capito.»
«Margot, io sto abdicando per te.»
Quelle parole le fecero brecciolina nel petto. Sua madre le aveva appena dato tra le mani il regno e il posto sul trono. 
«Sarai tu a prendere il mio posto di regina.»



Quando abbandonò la stanza, Margot rimase attaccata alla porta con la schiena, e si fece scivolare lungo il legno, fin quando non si sedette per terra e si portò le gambe al petto. Sua madre le aveva dato la corona. Sarebbe diventata regina entro pochissimo tempo.
Sapeva che sarebbe successo, ma normalmente non accadeva in determinate circostanze.
Evelyne era rimasta chiusa nella stanza e l'aveva esortata ad uscire, anche perchè doveva andare a vedere una persona.
Si passò una mano tra i capelli, gli occhi stretti. Si diede un forte pizzico sul braccio lasciato scoperto dalla manica della camicia arrotolata, ma niente. Le lacrime non le uscivano. Dannazione, pensò, cosa c'è di sbagliato in me?
Aveva bisogno di piangere, liberarsi del dolore che provava, il groppo in gola, la tristezza che aveva riempito ogni angolo di sè.
Si alzò senza perdere altro tempo, con il mondo intorno a lei completamente in silenzio, e si avviò verso l'unica stanza alla fine del corridoio. Due guardie avevano le spade ad 'x' e bloccavano il passaggio, lo sguardo fisso su di lei che si avvicinava rapida a passo svelto e risoluto.
La guardia sulla destra afferrò il cappello e se lo tolse in una riverenza, mentre l'altra guardia le liberava il passaggio.
Quando fu davanti alla porta, abbassò la maniglia ed entrò, chiudendosela subito dopo.
Non c'era nessuno, le tende erano chiuse ma le finestre aperte, riempendo la stanza di aria fresca.
Spostò lo sguardo sul letto a baldacchino e su suo padre, immobile, avvolto da un completo elegante che non aveva mai visto.
Si avvicinò titubante, non riuscendo a crederci.
Quando fu di fronte al materasso, le gambe le cedettero e si inginocchiò per terra, con lo sguardo fisso sul volto verdognolo del padre.
Fece per aprire la bocca ma le scappò un singhiozzo potente che risuonò per tutta la stanza.
Il petto si muoveva rapido, in preda ad una crisi, ma quelle dannate lacrime non le uscivano. Si sollevò sulle gambe e afferrò una mano del padre posata delicatamente sul petto.
Era fredda e rigida, come se fosse di una statua. Gli occhi erano chiusi, le sopracciglia folte dispiegate sulla fronte serena, le labbra che non erano inclinate verso l'alto in un cenno di sorriso.
No, suo padre non stava bene, se davvero vi era un posto in cui si sarebbe andati una volta morti. Suo padre non era felice.
Margot sentì gli occhi pizzicarle, un groppo alla gola che non le permetteva di respirare normalmente. Le mani le tremavano mentre mantenevano quella del padre. 
«E' tutta colpa mia» disse con un sussurro così impercettibile che a fatica riuscì a sentirsi. «Solo mia. Non me ne sarei dovuta andare.»
Con quel senso di colpa ad atterrarle il cuore, si sporse sul padre e lo abbracciò, stringendolo come se in quel momento avesse voluto trasmettergli tutta la vita.
«Ti prego..» sussurrò ancora vicino al suo orecchio freddo, notando un segno nero circondargli il collo. Non riusciva a credere che stesse abbracciando il cadavere di suo padre, avrebbe sicuramente riaperto gli occhi facendola spaventare come faceva raramente quando era più piccola...
«Ti prego..» disse di nuovo, mentre le labbra le tremavano, così come le palpebre chiuse. «Perdonami. Ovunque tu sia, perdonami per tutto quello che ho fatto.»
Dopodichè Margot appoggiò la testa sul petto fermo di Maurice, duro come una roccia, nessun suono a sorpassare il tessuto dell'abito nero, la corona posata sul comodino accanto al grosso cuscino.
«Ti voglio bene, papà. Ti prego, perdonami... perdonami!» urlò, con il petto sgonfio e gli occhi pieni di lacrime non versate. Si accasciò piano a terra, fin quando non si sedette in posizione scomposta, con la mano del re ancora tra la sue.
A quel punto entrarono le guardie per assicurarsi che Margot stesse bene, anche se in quel momento era un eufemismo. La principessa girò lo sguardo verso di loro e annuì con il capo. Si rimise in piedi, riappoggiando la mano del padre sull'altra, sporgendosi sulla sua fronte.
Gli lasciò un bacio amaro che sapeva di lacrime non versate, senso di colpa e dolore, l'ultimo bacio che si può riservare ad un padre ormai scomparso.
Chiuse gli occhi, e si voltò dirigendosi verso la porta che le guardie avevano richiuso. Prima di abbandonare la stanza, si girò verso il re Maurice, immobile sulle coperte rimboccate. «Addio.»


Richiusa la porta, si allontanò piano, con le guardie che ritornavano alla loro posizione. Ce n'erano molte sparse per tutto il palazzo, ma a che scopo, se il re era già morto?
Girò sul corridoio sulla destra e il suo sguardo venne catturato solo da una figura che le correva incontro a gran velocità, i suoi passi che risuonavano sul pavimento.  
I suoi capelli si erano allungati, i ricci gli arrivavano sulle spalle, la giacca che gli sventolava dietro e gli occhi verdi puntati su di lei, fissi e spalancati. Si fermò a circa due metri di distanza, il fiatone che gli scuoteva il petto e le labbra schiuse. «Margot..» disse con l'affanno. 
La ragazza rimase ferma, con le braccia allungate ai fianchi.
Lui aveva preso Louis, ricattando i suoi amici.
Delle voci si avvicinavano alle sue spalle ma non fu in grado di girarsi perchè Harry le fu addosso, cingendole il viso con le mani grandi e stampando le labbra su quelle di Margot.
La principessa rimase immobile, colta alla sprovvista.
Dietro di lei Liam, Niall e Zayn camminavano lenti e si fermarono dietro l'angolo dopo averli visti.
Liam allungò un braccio per fermare gli altri due ragazzi, mentre Zayn sgranava gli occhi e Niall sentì improvvisamente una rabbia montargli addosso come una furia.
Dopo tutto quello che le aveva fatto, dopo aver preso Louis, dopo aver ricattato tutti gli Horan...lei cadeva fra le sue braccia? E il loro rapporto si era dissolto così facilmente? 
Liam prese Niall per le spalle e lo fece indietreggiare. «Come.. come...»
Zayn gli tappò la bocca con la mano, continuando ad indietreggiare. «Niall, lui è il suo futuro marito.»
Il biondo lo sapeva, l'aveva sempre saputo, ma...niente, non c'era nessun ma.
Margot appoggiò un dito sulle labbra di Harry, staccandolo.
Harry le piantò gli occhi addosso, scrutando ogni particolare del suo corpo. «Vederti sana e salva mi ha riempito il cuore di gioia. Non hai idea di quanto tu mi sia mancata» sussurrò contro le sua labbra, lasciandovi ancora una volta un altro bacio che Margot non ricambiò.
«D-devo..» non aveva neanche la forza di parlare. Ma che persona era diventata? 
Harry lasciò la presa sul suo volto, passandosi la lingua sulle labbra. «Vai, avremo modo di parlare molto presto.» disse lui, e scomparve così come era arrivato, allontanandosi per il corridoio.
Margot indietreggiò spaesata, portandosi una mano sulla fronte accalorata.
Aveva il fiato corto e tornò indietro, camminando senza meta in quei corridoi bui.


Zayn aveva portato Niall al piano di sotto, seguendo le scale che portavano ai diversi piani del palazzo che spesso facevano incontrare i corridoio tra loro.
All'improvviso vide Margot camminare più avanti e si mise a correre per raggiungerla, ma una voce sulla destra lo distrasse e lo fece girare da quella parte. Rimase con le spalle al muro e la testa girata per captare ogni suono. 
«Comportati normalmente..» la voce aveva un tono duro e affilato, sicuramente del Nord. 
«Lo farò, non cadrò proprio adesso.» Harry. Era sicuramente lui.
Zayn rizzò le orecchie quando sentì dei passi avvicinarsi, per cui non potè ascoltare ancora molto e fu costretto a tornare sui suoi passi.
A metà dell'altro corridoio vide Liam parlare con Giselle e Amanda.
Si avvicinò all'amico e gli appoggiò una mano sulla spalla. «Liam, ricordi che io sono un tipo perspicace?»
Il ragazzo aggrottò le sopracciglia, «Non stavamo parlando di te, ma comunque...allora?»
«Bene, dobbiamo parlare.»


Margot si avviò verso la sua stanza, aprendo la porta e lasciandola spalancata quandu fu dentro. Tutto era come l'aveva lasciato, il libro sul comodino, la toiletta in ordine, i vestiti appesi, la luce sul comodino spenta, il letto dalla coperte rimboccate...così invintanti che si lasciò attrarre dal materasso. Rimase in silenzio, con lo sguardo fisso sul muro sopra di lei, quando delle nocche bussarono sul legno della porta nonostante questa fosse aperta. «Posso?»
Margot si mise seduta incrociando le caviglie scoperte, annuendo, ed Harry entrò chiudendosi la porta dietro.
«Sei così diversa..» disse lui, mentre le si sedeva accanto.
Margot strinse le mani tra loro, annuendo. «Ho dovuto cambiare.»
«Perché te ne sei andata?» poi quando si accorse del suo anulare vuoto, aggrottò le sopracciglia. «Dov'è il mio anello?»
Margot si guardò il dito stringendo le labbra. «Ho..passato tante cose che non sono qui ad elencarti, ma.. Harry, ho dovuto venderlo per salvarmi la vita.»
Harry le prese la mano e gliela baciò. «Non preoccuparti, quando saremo sposati te ne regalerò in quantità indefinita. Tutto, per la mia regina.»
Margot liberò la sua mano, riappoggiandola sulla sua coscia, ignorando la frase. Rimase in silenzio, poi tornò a guardare i suoi occhi verde smeraldo, cambiando totalmente discorso su ciò che le interessava di più in quel momento. «C-come è morto mio padre?»
Harry scosse le spalle, inclinando le labbra verso il basso. «Nessuno lo sa» disse semplicemente, avvicinandosi alle sue labbra. «Alcuni dicono che si sia ucciso per il troppo dolore.»
Margot si portò una mano al cuore, chiudendo gli occhi. Suo padre era morto per colpa sua, solo sua. Poi però si ricordò vagamente del segno nero sul suo collo e della strana piega della sua bocca, come se avesse sofferto.
«Ne sei sicuro?» chiese socchiudendo gli occhi.
Harry le appoggiò una mano sulla spalla con sguardo condiscendente, come se stesse avendo a che fare con una stupida. «Sicurissimo. Non credo che tuo padre potesse essere mai ucciso da qualcuno, amato com'era.» Poi si mise in piedi e fece un inchino rapido. «Ora devo andare, mio padre sta organizzando il funerale.»
Margot annuì e lasciò che Harry se ne andasse, continuando a tenere lo sguardo puntato sulla porta chiusa. Perchè ne parlava con così tanta naturalezza e semplicità? Scrollò la testa e si aggiustò i capelli dietro le orecchie, dopodichè abbandonò la sua stanza e si mise a correre per raggiungere il resto del gruppo, più confusa che mai.






Spazio autrice
Ciao a tutti e scusatemi se in questo piccolo spazio non mi dilungo più di tanto, ma vado di fretta perché i miei mi stanno aspettando per andare al mare.
Anyway, cosa ve ne pare? Credo che ora tutti si siano resi più o meno conto che qualcosa non va, e vi voglio avvisare che il prossimo capitolo è stato il più difficile da scrivere, sotto ogni punto di vista. Accade di tutto e da lì in poi, possiamo dire che la storia è completamente rivoluzionata, si perde ogni certezza e non si riesce a capire in che modo possa finire, ma non preoccupatevi perché, sebbene sia il capitolo, non è l'ultimo. Ma vi ricorderete del capitolo 23 :-)
Ci sono ragazze che minacciano di recensirmi in maniera critica perché annusano nell'aria l'odore di problemi gravi, però voglio solo dirvi che non dovete criticare perché qualcosa non vi va bene personalmente, ma focalizzatevi solo sulla storia. Peace xo
Sabato prossimo partirò, me ne vado in Umbria, per cui credo che pubblicherò venerdì o direttamente fra due settimane.....credo venerdì, mmh, amatemi.
Vi voglio bene e grazie per le recensioni.
Alla prossima.
All the love,
Elisa :)

p.s come sapete sto lavorando ad una nuova storia, ora vi lascio il banner così che possa catturare la vostra attenzione. Inizierò a pubblicarla tra pochissimo, sicuramente prima che Nothing is like it used to be sia terminata :)




p.p.s SPOILEEEEEEEEER prossimo capitolo :)

"Margot sollevò lo sguardo su di lui. «Secondo me, è tutto sbagliato.»
«Io credo di no.» Niall le prese una mano e la fece rimettere in piedi. Poi si girò verso la sorella, abbassando la voce. «Non possiamo stare fermi mentre all'interno di queste mura sta accadendo qualcosa, e ne sono più che certo. Tu, Giselle, andrai con Amanda a controllare le stanze di Margot, io e Zayn andremo a prelevare Louis, e tu, Liam, andrai a trovare Harry.»
Margot si mise al fianco di Liam, «Stiamo parlando della morte di mio padre, io vengo con te.»"






 
  
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