Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: FreDrachen    18/07/2015    1 recensioni
Cosa potrebbe mai accadere se un Angelo si innamorasse di un Demone? E se il Demone ricambiasse?
Non è impossibile.
A Gabriele e Lilith è successo. E sono disposti a tutto per proteggere il loro amore proibito.
Anche a costo della vita.
Saranno messi a dura prova dagli Inferi e il Paradiso.
Il loro amore riuscirà a scalfire le avversità e perdurare in eterno? O sarà sconfitto condannandoli a un'eterna divisione?
Genere: Dark, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Heaven & Hell'
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Capitolo 57

 

Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita…
Divina Commedia Inferno, Dante, Canto I vs.1-3
 
 

Fece il primo passo avvertendo una strana sensazione risalirgli su per la spina dorsale, bloccandolo un istante appena. Quel luogo era nelle mani dei suoi nemici, ne avvertiva il loro potere,contrario a quello che custodiva nel suo cuore.
Comunque non demorse e cominció la sua discesa del Colle. La Selva ai suoi piedi a cui pian piano si avvicinava, era come se l'era aspettata: alberi immensi dalle chiome fitte nere che impedivano al sole di penetrare e che troneggiavano su un sottosuolo pieno di rovi scuri e taglienti, un tappeto di foglie rosse malate e resti di ossa a terra.
Gabe deglutì. Se già la selva si presentava così, figurasi com'era l'Inferno vero e proprio.
Fu quando definitivamente entró nella Selva che comparvero.
Li per lí gli parvero macchie indistinte, ma ora che si stavano avvicinando fameliche le riconobbe dai versi che aveva letto dell'Inferno, molti anni prima. La prima a rendersi ben visibile fu la lonza, come veniva definita da Dante. Era snella e agile,aveva un manto maculato e fissava Gabe con i suoi straordinari occhi vermigli che la identificavano come bestia infernale, nello stesso modo di Savannah al suo primo giorno alla Wilmington Town Of. Quando seguiva l'addestramento per diventare un guerriero, Michael aveva accennato le tre fiere infernali, guardiane della Selva. Se non ricordava male la lonza era il simbolo della lussuria.
D'istinto fece in passo indietro e proprio in quel momento comparve la seconda fiera:il leone. Enorme possente agitava lentamente la testa facendo ondeggiare la criniera, studiandolo come se fosse un pasto succulento.
Stando alle parole del fratello, quella creatura rappresentava la superbia.
Gabe fece mentalmente un calcolo. Mancava ancora una fiera all'appello.
Come se l'avesse chiamata con la forza del pensiero, ecco apparire la lupa, di una magrezza spaventosa e desiderosa di carne.
E con lei, rappresentante dell'avarizia era a posto.
Stando ai versi di Dante, la più temibile delle tre era proprio la lupa.
Nei suoi occhi rossi lesse una crudeltà senza pari. Se voleva andare avanti doveva affrontarla.
Ma scusa, non era quella che aveva impedito a Dante di salire il Colle? Non era la stessa cosa per lui che doveva scendere, pensò. Ma la lupa era di tutt'altra opinione, e per dimostrarglielo, mise ancora più in mostra i suoi canini appuntiti.
Determinato sguainò la spada diafana e si mise in posizione di difesa.
«Sei qui per fermarmi, non é cosí?»la beffeggió duro. La lupa emise un lungo ringhio intimidatorio.
«Allora vieni a prendermi»esclamó Gabe con occhi di fuoco.
La fiera non se lo fece ripetere due volte e con un balzo spiccó un balzo cercando la gola di Gabriele, che nel frattempo si era scostato dalla sua traiettoria.
Le zanne schioccarono a un non nulla dalla sua carotide. Gabe fu rapidissimo. Roteó la spada, colpendo la lupa al fianco. Sangue nero cominció a scendere dalla ferita, impregnando il terreno sotto di sé.
La lupa riprovò a riattaccare, stavolta mirando alla gamba, con l'intenzione di fargli perdere l'equilibrio e approfittare di un suo momento di vulnerabilità.
Ma Gabe fu più rapido. Con un semplice affondo trapasso da parte a parte la cassa toracica della belva, che si accasciò a terra.
Come per magia la lonza e il leone si dissolsero in fumo, così come il corpo senza vita della lupa.
Gabe rimase per un attimo stupito, impugnando ancora la spada. Insicuro tiró fuori dal tascapane la Divina Commedia di Beth.
La sfoglió lentamente fermandosi quando trovò le parole che cercava:
 
*Molti son animali a cui s'ammoglia,
e più saranno ancora, infine che l'Veltro
verrà, che la farà morir con doglia.
Questi non ciberà terra né peltro,
ma sapienza, amore e virtute...
(...)
**Questi la caccerà per ogni villa,
fin che l'avrà rimessa ne lo 'nferno
là onde invidia prima dipartilla.
 
In altre parole, Virgilio aveva spiegato a Dante nel primo Canto, la profezia del Veltro, cioè un liberatore che non si sarebbe cibato di cose terrene, ma di sapienza, amore e virtù, e che avrebbe condannato la lupa a ritornare nell'Inferno da dove l'invidia di Lucifero l'aveva fatta uscire.
Dalla descrizione aveva sempre pensato a un eroe, non a uno come lui. Certo, essendo una creatura celeste era diverso dagli umani, eppure aveva sempre creduto dovesse trattarsi di un umano.
Scacciò i suoi dubbi.
Aveva superato la prima prova.
Ora doveva trovare l'entrata per i Cancelli dell'Inferno.
 
Freddo. La superficie dov'era sdraiata era gelida.
Beth aprí piano gli occhi, la testa le pulsava e sentiva un formicolio in tutto il corpo,soprattutto a  livello dei polsi. Sbatté le palpebre confusa. Si trovava nella sala del trono di Castel Tenebra, cupa e tenebrosa come ricordava, rischiarata solo da acciaini su cui brillava fulgido il Fuoco Infernale.
Provó a tirarsi su coi gomiti, ma il corpo non rispondeva, sentendosi quasi privo di forze. I polsi erano rinchiusi in pesanti anelli di metallo collegati a una catena agganciata a un anellino incastrato nel pavimento.
Sconfitta decise di rimanere ferma al suo posto. Cos'era successo?
Ricordava di essersi frapposta tra Gabe e Deimos impugnata da Jake, il dolore che dal petto si era propagato in tutto il corpo e poi il buio.
Gettó un'occhiata ai vestiti che indossava. La canotta bianca che indossava era sporca del suo sangue e quello di nero di Dagon e stracciata all'altezza del cuore,  i pantaloni erano semidistrutti.
Perlomeno era viva. L'unica cosa che poteva nuocerla era la fonte del Fuoco Infernale custodita nella Fossa, e nient'altro. Finché non finiva nella Fossa c'era ancora una speranza, pensó cercando di consolarsi.
Il cigolio della porta la destó dai suoi pensieri.
Ne emerse la figura di Jake, vestito in tutto punto, con un sorriso da vincitore stampato sul viso. Indossava una camicia bianca aperta fino a metà petto, un paio di pantaloni lucidi e  eleganti scarpe nere.
Al suo fianco Annabel. Aveva abbandonato qualsiasi aspetto angelico, rivelando finalmente la sua vera natura. Indossava un vestito di seta nero lungo fino a terra senza maniche. Sembrava una principessa delle tenebre, e questa percezione nella mente di Beth, non era così lontana dalla realtà.
«Finalmente ti sei svegliata»l'apostrofó beffardamente Jake.«Cosí potró dare il via alla festa».
Annabel si strinse al braccio di Jake, fissandolo con occhi sognati.«Potremo vorrai dire. Vuoi forse prenderti tutto il divertimento?»cinguettó con la stessa aria innocente che avrebbe potuto avere una tarantola.
Il Demone socchiuse gli occhi, arricciando le labbra in un sorriso.«Non potrei mai mon cher»eslclamó, accompagnando le sue parole con un bacio.
Beth li fissó con crescente disgusto. Verso il suo ex sottoposto, cosí viscido e subdolo, e verso quella vipera di Annabel. Se pensava che per colpa loro avrebbe potuto perdere il suo Gabe, le saliva il sangue alla testa.
«Bene. Dopo che avete finito di scambiarvi effusioni, potreste spiegarmi cos'avete in mente?»domandó con evidente sarcasmo. Vedere Jake che perdeva le staffe, era la cosa più appagante che potesse avere li prigioniera nell'Inferno.
Jake si sciolse dal bacio e dall'abbraccio, fissando la sua prigioniera con espressione truce. Era incredibile come il Demone sapesse cambiare il proprio carattere in pochissimo tempo, adattandolo alla necessità del momento. Se un attimo prima pareva un vero gentleman, adesso un boia di fronte al condannato.
 «Davvero non lo sai?»domandó scoppiando poi in una grassa risata.«Vent'anni tra noi non sono serviti a eliminare la tua ingenuità Betty».
Beth represse un moto di stizza sentendo quel soprannome che aveva sempre odiato.
«Sono ancora qui razza d'idiota. Lo sanno tutti che la procedura prevede che mi getti nella Fossa. Perché non l'hai ancora fatto?»
«Ansiosa di morire Betty?»
Beth sorrise con scherno.«Sai cosa temo piú della morte? Sentire le stupidate che escono dalla tua bocca, e che solo il tuo cervello sa elaborare. Ah, ma aspetta. Che sciocca che sono. Tu non hai un cervello».
Il volto di Jake si rabbuió. Beth sentiva di aver toccato il suo orogoglio, e per questo se ne sentí orgogliosa.
«Stai scherzando con la persona sbagliata, e lo sai. Conosci il detto, no? Se giochi con il fuoco rischi di bruciarti».
Beth lo fissó gelidamente negli occhi.«Io non ho paura di te Jake».
Jake si aprí in un sorriso maligno.«Oh, e invece devi averne paura. Tu non hai la piú pallida idea di ció che ti aspetta». Fece una pausa d'effetto, assaporando il dubbio negli occhi di Beth.«Sei una preda ambita qui nell'Inferno, ora che hai manifestato la tua vera natura. La guardiana protettrice del Fuoco Celeste. Troppo importante per gettarti subito nella Fossa. Cosí il Mio Signore ha fatto uno stappo alla regola. Potró torturarti finché ne ho voglia, e solo quando mi saró stancato finiró definitivamente la tua vita».
La paura cominció a serpeggiare nel cuore di Beth, inchiodandola al suo posto, riprendendosi però subito dopo.
«No! Non mi avrete mai!»urló alzando le braccia, pur costandole uno sforzo immane da quanto erano intorpidite. Quel luogo che era stata la sua casa per vent'anni le stava strappando le forze piano piano inesorabilmente.
Tuttavia riuscí nel suo intento. Un cerchio di Fuoco Celeste la circondó impedendo cosí a Jake di avvicinarsi.
Il Demone rimase interdetto per un attimo appena, per poi scoccarle un'occhiata derisoria.
«Prego. Continua un ultimo patetico tentativo di salvezza. Ma non ti illudere. Nessuno verrà a salvarti. Cadrai nelle mie mani, e giuro che faró in modo di farti pagare ogni supplizio a cui mi hai sottoposto per tutti questi anni. Stanne certa».
Sputó a terra con disprezzo, e con Annabel lasció la sala.
Beth non demorse e continuó ad alimentare la barriera. Ma intanto sapeva che non sarebbe dutata eternamente.
Chiuse gli occhi, e pregò Suo Padre.
Che qualcuno, in un modo o nell'altro la salvasse.
 
* Divina Commedia, Inferno vs.100-104
**Divina Commedia, Inferno vs.109-111



Angolino dell'autrice:eccomi qui con (finalmente) il capitolo ^^
Da qui Gabe intraprenderà seriamente il suo viaggio nell'Inferno. In questo capitolo abbiamo trovato la Selva con le Fiere, nel prossimo...diciamo che entreremo nel vero e prorpio Inferno. Andando più avanti troverete somiglanze ma anche differenze dal mondo dantesco, diciamo che in parte mi sono ispirata a lui ^^. E nella seconda parte abbiamo rivisto Beth(vi era mancata?) ^^
Ringrazio tutti voi che seguite la storia :D
A presto <3
   
 
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