Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: Blueorchid31    18/07/2015    11 recensioni
Sasuke ha trovato un modo estremamente ingegnoso per rimanere lontano da Konoha... ma è davvero questo che desidera?
E Sakura? Che diavolo combina Sakura?
Sei giorni in cui succede di tutto!
Irriverente come al solito. Preparatevi al peggio.
Sasuke/Ino - Sasuke/se stesso - Sakura X Tutti.
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Sorpresa | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la serie
- Questa storia fa parte della serie ''' Il secondo tragico Sasuke '''
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic

Dejavù





Ce l'aveva fatta.

Era riuscito a farla in barba a tutti con quella storia dell'espiazione – mera scusa per allontanarsi nuovamente dalla claustrofobica Konoha che gli stava stretta quanto i pantaloni di Chōji dopo un lavaggio a freddo.

"Voglio vedere il mondo con i miei occhi" [...] "Penso che non avrò altre occasioni per farlo"

Aveva proferito quelle parole con tale convinzione da riuscire a persuadere non solo Kakashi e Sakura, ma anche se stesso. Era stato persino capace di schivare, con una certa abilità, la proposta della ragazza di "fargli compagnia".

"Non hai niente a che vedere con i miei peccati"

Come poteva essergli venuta in mente una frase così significativa, così sentita, e soprattutto incontrobattibile, ancora non riusciva a capacitarsene.

Sakura avrebbe potuto tranquillamente rispondergli: "So che forse è un aspetto totalmente trascurabile per te, ma vedi, Sasuke-kun... IO sarei uno dei tuoi peccati" e sarebbe stata la fine.

Il suo incredibile spirito di autoconservazione e le sue sviluppatissime capacità tattiche avevano, pertanto, optato per una risoluzione veloce e indolore della questione prima che la ragazza potesse razionalizzare e reagire.

Una poke.

La prima cosa che gli era venuta in mente. Santo Itachi!

Un gesto di affetto... ma a distanza di sicurezza.

Lo sguardo di Sakura si era illuminato e le sue guance erano diventate rosse. Dopo averla letteralmente scioccata – neanche lo sharingan avrebbe potuto fare meglio – era riuscito a cavarsela con un "Ci vediamo presto" e il solito "Grazie" che anche in passato aveva riscosso un discreto successo; un evergreen, intramontabile, che voleva dire tutto e niente. Le aveva promesso qualcosa ma senza essere troppo esplicito, ergo... non le aveva promesso proprio un bel niente. Nada. Zero.

Con la coda dell'occhio aveva letto negli occhi di Kakashi prima un'approvazione quasi paterna e poi una profonda delusione: avendoli shippati per anni forse si aspettava un bacio.

Inizialmente aveva preso la faccenda dell'espiazione con una certa serietà, giusto per mostrare un po' di coerenza e non destare sospetti: era certo che Kakashi gli avesse messo qualcuno alle costole per il principio secondo il quale "Questa volta sarebbe saltato il suo culo se lui avesse fatto qualche cazzata o avesse dato nuovamente di matto".

Come prima tappa scelse un luogo carico di ricordi e colmo di significati.

Ivi la sua follia aveva raggiunto uno dei suoi picchi storici. In primis aveva perforato a sangue freddo il petto della sua compagna di team, quella rossa, quella del Taka, ex Hebi, ex carceriera di uno dei covi di Orochimaru ed ex cavia dello stesso – insomma una persona con svariate turbe mentali e, ovviamente, innamorata di lui (La prima era conseguenza della seconda, o viceversa?).

Il sacrificio della suddetta era stato necessario per raggiungere l'obbiettivo: uccidere Danzō Shimura, collezionista di occhi altrui e subdolo cospiratore.

Si era recato sul ciglio del cratere creato dalla prematura e drammatica scomparsa per implosione dell'unico Hokage di cui nessuno avrebbe sentito la mancanza e aveva sputato con eleganza tutto il suo rinnovato rancore nel punto preciso in cui presumibilmente l'uomo si era disintegrato.

Osservando la sua saliva precipitare fino a raggiungere il fiume sottostante, non poté non riconoscere quel muro di cemento grigio sul quale aveva con gentilezza adagiato Sakura, tirandola su per il collo, con il nobile intento di sgozzarla.

Un paio di volte, ripensando con nostalgia a quei momenti, si era chiesto se, alla fin fine, per un caso assolutamente fortuito, lei avesse avuto modo di colpirlo... lo avrebbe fatto davvero? Lo avrebbe pugnalato?

Considerando il fatto che dopo la Orochimaru's Therapy era ormai immune a quasi tutti i veleni conosciuti e non, l'epilogo non sarebbe stato poi tanto diverso. O meglio, con un kunai avvelenato piantato nello stomaco si sarebbe sentito un tantino più contrariato di quanto già non fosse e non avrebbe solo tentato sgozzarla... l'avrebbe carbonizzata senza tanti complimenti anche a costo di sacrificare un occhio.

Certo, quella volta non aveva dato proprio il meglio di sé, ma Sakura... Sakura non era una pazza scatenata che andava in giro con kunai avvelenati per sport e soprattutto non era avvezza a mentire, non a lui – da dove provenisse questa presunzione non è molto chiaro.

"Ho deciso di tradire Konoha e seguirti"

Aveva visto Sakura fare stretching sul precipizio della cazzata e la cosa lo aveva abbastanza divertito.

Era talmente assurdo pensare che per amor suo Sakura potesse rivoltarsi contro Naruto, Kakashi-sensei, Ino-Pig e tutti quegli altri traditori dai soprannomi imbarazzanti, anche se la scena – fu costretto ad ammetterlo – sarebbe potuta essere anche spassosa e loro due, in fondo, avrebbero potuto formare una bella coppia di nukenin.

[Ma che vado a pensare?]

Aveva scosso violentemente la testa per aver solo potuto immaginare lontanamente una cosa del genere: era partito da Konoha solo da qualche giorno e provava nostalgia di lei?

Impossibile. Inaccettabile. CONTROOGNILOGICATERRENA.

Le tappe successive erano state svariate: aveva fatto visita al suo Sensei dove , contro ogni previsione, aveva ritrovato i membri del Team Taka che, colti da una grave sindrome di Stoccolma, avevano deciso di rimanere al fianco del serpentesco Sennin che straordinariamente godeva di ottima salute, sembrando addirittura più giovane – quasi una bella donna – e aveva esplorato tutto il mondo ninja fino ai confini di esso.

E così erano passati due anni; i suoi capelli erano cresciuti e si erano anche afflosciati: il culo d'anatra era stato spodestato da una capigliatura che ricordava quella di Itachi, di suo padre e di circa tre quarti degli esponenti maschili del Clan Uchiha. In poche parole povere: iniziava ad assomigliare vagamente, molto vagamente, a Madara – un caso?

Non che non gli piacessero, anzi, per rendere la sua immagine ancora più inquietante erano perfetti; inoltre, ben si sposavano con il suo nuovo abbigliamento equosolidale e con la sua nuova fisima per le collanine etniche. Era un barbone, ma non un barbone qualsiasi...

LUI ERA UNA SPIA. Ovvio, no?

Per rendere il viaggio più emozionante e soprattutto trovare un pretesto valido e credibile per non fare ritorno a Konoha, la sua fervida immaginazione aveva partorito un nuovo temibile nemico che presumibilmente era legato a Kaguya, o a Madara, o a tutti e due – non faceva molta differenza – ma c'era, ne era certo, ne sentiva la puzza – perché i cattivi hanno un odore tutto loro – ed era deciso a dimostrarlo. Questa oscura e sinistra minaccia lo costringeva – poverino! – a rimanere lontano dai suoi legami, dal suo Villaggio natio che alla fine lo avrebbe considerato un vero eroe – e non un surrogato di eroe – espiando così tutte le sue colpe. Questa sua nuova convinzione (follia) era riuscita, tra l'altro, a dare una spiegazione a un'altra di quelle sue frasi buttate lì a caso – citando testualmente: "Ci sono alcune cose che non mi sono chiare".

In un solo colpo si era assicurato una lunga permanenza lontano da Konoha e un po' più di credibilità – che genio!

A supporto della sua tesi era piombato sulla terra, direttamente dalla Luna, il provvidenziale Toneri, il grazioso nipotino di Kaguya – sciroccato come la nonna – che aveva rapito Hanabi Hyuga, tentato di sposare la sorella Hinata contro la sua volontà, quasi spiaccicato la luna sulla terra e sancito la fine del celibato dell'Usuratonkachi. Una vera e propria apocalisse: dopo Naruto, infatti, tutti gli altri ninja di Konoha avevano preso ad accoppiarsi in modo promiscuo, tranne Sakura che si era data al sociale per sopperire ai gravi scompensi ormonali derivati dall'impossibilità di soddisfare i suoi bisogno carnali per mancanza della materia prima che dopo una fugace apparizione, dando retta al suddetto infallibile intuito, se l'era data a gambe.

Le sue indagini si erano dunque concentrate sulla discendenza di Kaguya che, oltre Dea e mangiatrice di frutti proibiti, poteva essere, a questo punto, una potenziale donna di facili costumi con figli e nipoti sparsi ovunque, pronti a distruggere il mondo.

Il paladino della pace e della prosperità del mondo ninja, Lui, non poteva permettere che questo accadesse per prima cosa perché sarebbe stato uno smacco non indifferente che qualcuno riuscisse laddove lui aveva fallito e poi perché, in fondo, si era in qualche modo affezionato a quel mondo che in quegli anni aveva imparato a conoscere.

Ripercorrendo a ritroso le tappe della vita di Hagoromo e saltellando da una dimensione all'altra con il potere che il nonnetto gli aveva conferito, Sasuke visitò luoghi inenarrabili: mondi di fuoco, di ghiaccio, di sabbia; si salvò per un pelo da un lago di acido – lo stesso che aveva ferito Sakura quella volta che si erano persi languidamente l'uno negli occhi dell'altra. Chissà perché ma ogni volta che la Kunoichi appariva nei suoi pensieri – troppo spesso ultimamente – Sasuke non riusciva a non sentirsi un disagiato. Questa cosa lo infastidiva enormemente. Da mesi non si recava più ai punti di contatto e, pertanto, non aveva notizie di quello che stesse accadendo al Villaggio. Forse Sakura lo aveva dimenticato – sarebbe stato comprensibile; forse si era dedicata anima e corpo alla sua Clinica per i disturbi mentali dei bambini e aveva trovato pace nell'accudire figli non suoi – tipico di Sakura sacrificarsi per un bene superiore; o forse... forse si era rifatta una vita con un altro???

Un brivido di disgusto gli aveva percorso la schiena dall'osso sacro fino alla cervicale. Da cosa dipendeva?

Sasuke non era ancora in grado di capirlo. Anche in questo caso aveva bisogno di vederlo con i suoi occhi.

Deciso come non mai a trovare la fonte del potere di Kaguya, ovvero l'albero sacro, e avendo raccolto alcune informazioni che indicavano come sua posizione una foresta a Nord del Paese dell'Aria, Sasuke si ritrovò "in una foresta oscura che la diritta via era smarrita".(1)

Appena varcata la soglia dell'inospitale accozzaglia di alberi, tutti sacri tra l'altro, aveva provato un senso di stordimento ed era caduto – "come corpo morto cade".(2)



Giorno 1



Sasuke riaprì gli occhi a causa di un rumore continuo e assordante simile a quello di una sveglia, ma più molesto. Non era nella foresta, ma disteso su un comodo letto. Si guardò attorno fino a che, piegando la testa all'indietro, non vide un gigantesco simbolo degli Uchiha sopra il letto che lampeggiava ritmicamente grazie all'ausilio di piccole lampadine colorate – di dubbio gusto, assolutamente. Continuò a ispezionare la stanza, realizzando quasi subito di non esserci mai stato prima di quel momento e trovando anche il resto del mobilio decisamente di cattivo gusto: troppo pacchiano, troppo fucsia, troppo moderno, quella credenza non andava messa lì, perché l'armadio è rosa? Non si possono spegnere queste lampadine? In sintesi era tutto troppo "Tsk!" – di profondo disgusto.

Un rumore di passi lo costrinse ad alzarsi e guardare in direzione della porta con una certa ansia. Quest'ultima si trasformò in sgomento e puro terrore – tanto da fargli credere di essere morto ed essere finito dritto all'inferno – nel momento in cui la "padrona di casa" aveva fatto il suo ingresso.

« Scoiattolino, ti sei svegliato finalmente! » squittì la donna, schioccandogli un bacio sulla guancia. Sasuke, troppo traumatizzato, non riuscì a reagire in alcun modo.

« Che ci fai in casa mia? »

[Se questa è casa mia]. E se lo augurò con tutto il cuore.

La donna cominciò a ridere sguaiatamente come posseduta da Kaguya.

[L'ho scovata finalmente!]

« Ti va di scherzare stamattina? » gli chiese, mettendo le mani sui fianchi e sventolando la lunga coda bionda « Dai, alzati, o faremo tardi »

« Tardi per cosa? » le chiese, accigliandosi, confuso come non mai.

« Ma per il matrimonio, sciocchino! » esclamò lei, quasi seccata, dirigendosi verso l'armadio in legno rosa strabordante di vestiti.

« Ci sposiamo? » Sasuke sbatté ripetutamente le palpebre, incredulo, temendo la risposta. Era stato cattivo nella sua vita, ma non fino a quel punto. Non poteva essere quella la punizione divina.

« Ti senti bene? » gli domandò la ragazza, assottigliando lo sguardo « Questa notte forse ti ho stancato troppo. »

Sasuke sentì chiaramente il conato di vomito salire su per l'esofago e fermarsi miracolosamente in gola. Era un incubo, doveva essere un incubo.

« Siamo sposati da due mesi, Sasuke-kun. »

L'Uchiha, nonostante stesse per svenire, vomitare e avesse una mezza intenzione di prendere fuoco per autocombustione, si sforzò di analizzare la faccenda in maniera razionale.

Ino – perché quella che aveva davanti agli occhi era Ino Yamanaka, non vi erano dubbi a riguardo – non era incinta, o almeno non sembrava incinta; forse aveva utilizzato la tecnica del capovolgimento spirituale oppure lo aveva imprigionato. Che lui l'avesse sposata di sua spontanea volontà era fuori discussione quindi doveva esserci un altro motivo – e valido.

« Sasuke-kun » Ino sospirò e si diresse verso di lui, allungando una mano per toccargli il viso che Sasuke elegantemente scansò « Lo so che pensi che Sai non sia la persona giusta per lei, ma dovresti rispettare la sua scelta »

« Lei? »

« Sei proprio sicuro di stare bene? Sei più strano del solito. Sakura Haruno, la tua compagna di Team... ti dice niente? »

[Sakura? Il sostituto?] Il nesso tra quei due gli sfuggiva completamente.

Sasuke ci mise un po' prima di riuscire a emettere un qualsiasi tipo di suono, malgrado la sua bocca fosse spalancata, e quando ci riuscì quello che venne fuori fu uno "Tsk" incerto, per non dire affranto.

Quando era successo? Come era successo? Lui dov'era?

Non era affatto contento, anzi era abbastanza contrariato, confuso, disorientato. Camminando per le strade di Konoha, con Ino Yamanaka attaccata al suo braccio come una cozza allo scoglio, non riuscì a credere ai suoi occhi: quel Villaggio non poteva essere Konoha! Le persone andavamo in giro con degli strani oggetti attaccati alle orecchie e... parlavano da sole! Anche Ino aveva uno di quegli aggeggi, ma non gli era sembrato poi così strano che potesse avere una specie di amico immaginario, dato il soggetto.; in alcuni punti, ad esempio in Piazza, su alcuni edifici vi erano dei grossi rettangoli neri che apparentemente sembravano messi lì per... non riusciva a capirlo... fino a che uno di essi, e di seguito gli altri, non avevano emesso un sibilo e qualcosa – o meglio qualcuno – era comparso al loro interno.

« Buongiorno Konoha! »

[Il Dobe... e chi altro sennò.]

Che diavoleria si era inventato? E perché portava il cappello da Hokage?

« Oggi è un lieto giorno. » la voce di Naruto faceva eco per le strade della città « La nostra Sakura-chan si sposa e questa sera siete tutti invitati alla festa per i due novelli sposi. 'Tebayo! » aveva esultato, sfoggiando uno dei suoi migliori sorrisi.

Nel backstage si era sentito poi un po' di baccano e un "Cretino!" urlato da una voce maschile – forse Kakashi.

« Giusto, giusto... » aveva annuito Naruto « Volevo anche dirvi che le fognature nell'area Est del Villaggio sono state ripristinate e che da oggi la Wi-Fi è gratuita per tutti! » aveva concluso e in quel preciso momento tutti i presenti, compreso quell'attrezzo che aveva l'ardire di definirsi sua moglie, avevano impugnato quegli strani oggetti e avevano iniziato a digitare "cose" come sotto l'effetto di un jutsu.

Sasuke, ovviamente, ignorava cosa potesse essere la Wi-Fi e, per riuscire a comprendere come funzionasse quella potente tecnica illusoria, aveva cercato di sbirciare lo schermo della "moglie" che prontamente aveva nascosto quel piccolo condizionatore mentale tra le sue prosperose forme dicendo: « Non ti tradirei mai, Sasuke-kun, non fare il gelosone. »

[Per carità!]

Sasuke fece uno sforzo sovrumano per inghiottire la bile; disattivò lo sharingan che era comparso nei suoi occhi – per difenderlo – e li alzò verso il cielo dove i Kami, ne era sicuro, stavano sghignazzando diabolicamente.

Raggiunsero il tempio. Sakura era di spalle e, al suo fianco, il sostituto. Sasuke provò un'inspiegabile stretta allo stomaco e un desiderio quasi irrefrenabile di dire qualcosa. Sentiva le parole comporsi nella sua mente, ma non riusciva a dare loro un senso logico.

Una mano si posò pesantemente sulla sua spalla, costringendolo a voltarsi.

« Ci dovresti essere tu al suo posto, ma sei troppo stupido, Teme! » Era Naruto con un sorriso abbastanza amaro rispetto ai suoi standard.

« Non dire idiozie! » cercò di metterlo a tacere perché i suoi nervi, dopo le ultime scoperte, risultavano già abbastanza provati e, presto, la "modalità strage" sarebbe stata irreversibile.

« Se solo non vi foste fatti la guerra sono quasi certo che Sakura alla fine lo avrebbe lasciato »

« Che intendi dire? »

« Sakura non ha mai amato Sai, ma tu, stupido Uchiha, sei andato a letto con la sua migliore amica. Cazzo, Sasuke, non ce la facevi proprio ad essere meno infantile? »

Adesso era tutto chiaro. Come sempre era stata colpa sua – strano!

Il ricevimento era stato organizzato da Naruto presso il Palazzo dell'Hokage. Con tutta quella gente che era accorsa a festeggiare i novelli sposi, Sasuke ebbe non poche difficoltà ad avvicinare Sakura, costantemente tampinata dal suo maritino che non faceva altro che elogiare con i suoi modi discutibili le capacità di sua moglie, da quelle culinarie fino a quelle amatorie.

Sasuke non riusciva a capire perché ci tenesse tanto a parlarle – forse per non rassegnarsi all'idea di essere sposato con la Yamanaka.

A un certo punto la vide allontanarsi e dirigersi verso uno dei balconi e decise di cogliere l'occasione.

Sakura, come sempre, si accorse della sua presenza nonostante fosse di spalle e con voce dura, distante, gli chiese: « Cosa vuoi?»

[Amichevole!]

« Non lo so » – ed era sincero.

« Siamo alle solite. Sparisci dalla mia vista, Uchiha ». Sakura, stranamente aggressiva e indisponente, aveva enfatizzato l'ordine, indicandogli la porta – o, anche meglio, la finestra.

« Forse dovrei farti i miei auguri »

Sakura si voltò e lo guardò con occhi carichi di odio, avvicinandosi lentamente.

Sasuke non riuscì a vederlo, lo sentì e basta, in pieno viso... poi il buio.



Giorno 2



Sasuke Uchiha aprì gli occhi con la sensazione di essere stato appena pestato – e quel dolore intenso alla mascella, gli suggeriva che fosse accaduto davvero. Il rumore di una sveglia... no, qualcosa di più molesto, violentava le sue orecchie – un dejavù, un po' troppo reale.

Alzò gli occhi al cielo e vide un classico e sobrio simbolo del Clan Uchiha dipinto sopra il letto. Niente led, niente mobili colorati... era tutto apparentemente normale. Si alzò e aprì la porta della camera, guardando da un lato e dall'altro del corridoio per sincerarsi che anche la Yamanaka fosse scomparsa insieme a tutta la sua roba pacchiana.

Silenzio. Meraviglioso silenzio. A parte quel rumore molesto che proveniva dall'ingresso.

Lo seguì fino a capirne la provenienza.

Sopra il mobiletto dell'ingresso c'era un oggetto composto da due pezzi: uno era chiaramente una tastiera e l'altro ricordava una banana. Preso dal panico e spinto dalla necessità fisica di far smettere quel rumore, afferrò la parte a banana e, con suo profondo sollievo, il rumore si disperse. Roteò l'oggetto, cercando di capirne il funzionamento, fino a che non udì una voce provenire da esso.

« Teme! »

Una voce fin troppo nota.

Con cautela Sasuke si portò l'oggetto all'orecchio.

« Naruto? » chiese, incerto.

« No, sono Kaguya. Chi vuoi che io sia? »

[Idiota!]

« Sbrigati, ci vediamo da Ichiraku tra venti minuti, ho una fame da lupo! »

Sasuke ripose la cornetta al suo posto un po' perplesso sia per lo strano mezzo di comunicazione – perché era di quello che si trattava, vero? – sia perché non riusciva a ricordare da quando avesse iniziato a gradire il ramen.

Andò in camera da letto per mettersi qualcosa addosso e, aprendo l'armadio, rimase talmente sorpreso da quello che vi trovò all'interno da alzare istintivamente un sopracciglio fin sopra l'attaccatura dei capelli.

Armi. Di tutti i tipi, tutte le misure, per ogni tipo di omicidio, sommossa o guerra mondiale ninja.

Sasuke si chiese che scopo avesse un arsenale nell'armadio di una camera da letto, ma non riuscì a rispondere al quesito senza pensare a un possibile complotto ai suoi danni – era un po' fissato con i complotti.

Vagò per la casa alla ricerca di un paio di pantaloni e di una maglietta che trovò in un cassetto del salotto a coprire un'altra manciata di shuriken, kunai, carte bomba, riposti sul fondo – qualcuno stava tentando di ucciderlo, ormai ne era certo.

Notò anche qualcos'altro che non aveva a che fare con le armi: un paio di mutandine rosa, sul divano del salotto.

In quella casa c'era stata una donna. Forse Sakura?

Provò una strana sensazione a quel pensiero e, alla ricerca di un altro indizio che potesse in qualche modo confermare , trovò un biglietto sul tavolo della cucina che recitava: "Questa notte è stato bellissimo. Hai vinto tu, ma non mi arrendo."

Era di Sakura, non c'erano dubbi.

In quegli anni la ragazza era diventata molto più sicura di sé e si era messa in testa quell'assurda idea di raggiungere il livello suo e di Naruto. Dovevano aver fatto finta di combattere e poi...

Sasuke sentì uno strano formicolio in corrispondenza delle guance: era arrossito senza neanche accorgersene.

Di sicuro quel risveglio era stato molto più piacevole di quello del giorno precedente, ma continuava a non riuscire a spiegarsi tutte quelle armi sparse per casa. Erano ovunque: in bagno, in cucina, nel salotto. Forse a lui e a Sakura piaceva fare "certi" giochetti.

La sculacciava? La legava al letto e la prendeva contro la sua volontà? Oppure era lei a infliggergli punizioni di ogni sorta?

Provò un senso di stordimento mentre le immagini di quei pensieri poco casti – non da lui – si figuravano nella sua mente, mentre la curiosità di trovare un fondamento a quelle illazioni divenne una necessità, una questione di vita o di morte.

Decise di raggiungere Naruto, e in fretta, perché solitamente dove c'era quella testa quadra, presto o tardi, spuntava fuori l'Haruno – e viceversa.

Lungo il tragitto si soffermò nuovamente a osservare quella Konoha così diversa: gli alti palazzi, l'incredibile evoluzione tecnologica che aveva avuto in quegli anni, il faccione del Dobe su quei rettangoli animati...

« Buongiorno Konoha! »

[Di nuovo?]

Sasuke trattenne il respiro.

« Il vostro Hokage è qui per comunicarvi che le fognature nell'area Est del Villaggio sono state ripristinate e che da oggi la Wi-Fi è gratuita per tutti! 'Tebayo! »

I polmoni dell'Uchiha ripresero a pompare aria: Naruto non aveva annunciato alcun imminente matrimonio, ma il fatto che fosse ancora in ufficio faceva presagire una lunga e irritante attesa.

Si appoggiò alla parete di un edificio non molto distante dal chiosco di Teuchi, cambiando più volte posizione per non apparire impacciato e fuori luogo. Era in quelle occasioni che sentiva maggiormente la mancanza del suo braccio sinistro: poterlo incrociare con il destro non solo avrebbe allontanato gli eventuali scocciatori, ma avrebbe anche ampiamente suggerito al Dobe – una volta arrivato – quanto il suo ritardo fosse stato poco gradito.

Rimase lì, con una mano in tasca e lo sguardo rivolto alle punte dei suoi piedi per alcuni minuti fino a che non ebbe come la sensazione di udire la voce di Sakura. Senza alzare il capo, fece saettare gli occhi da un lato e dall'altro fino a che non riuscì a scorgere due figure che, di gran carriera, si stavano dirigendo verso di lui.

Tutina verde, caschetto... associazione di idee immediata: Gai e Rock Lee.

[Almeno qualcosa non è cambiata!]

Sasuke ghignò... ma per poco. Un piccolo, insignificante, particolare non era sfuggito al suo occhio attento, ma il suo cervello aveva impiegato qualche secondo a elaborarlo. Se da un lato il tipico caschetto della "squadra verde giovinezza" confermava che si trattasse proprio di Lee, dall'altro faceva sorgere dei seri dubbi che l'altro fosse Gai – a meno che quest'ultimo non fosse totalmente impazzito o avesse litigato con il parrucchiere.

« In nome della giovinezza! »

Neanche la voce era quella di Gai, più che altro era simile a quella che aveva sentito poco prima. I peli della sue braccia iniziarono a drizzarsi come gli aculei di un porcospino.

Alzò lo sguardo e lo puntò su di loro che, incuranti della sua presenza, continuarono a correre e a inneggiare alla giovinezza – nulla di strano, trattandosi di Lee... ma Sakura? Lo aveva completamente snobbato.

Li vide sparire in fondo alla strada e, contemporaneamente, sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla – un altro dejavù.

« Teme, scusa il ritardo »

Sperò che Naruto riuscisse a spiegargli ciò che aveva appena visto.

Si misero a sedere al bancone e ordinarono il pranzo.

Sasuke pensò a lungo a come imbastire la conversazione senza minare il suo orgoglio e mostrare il suo turbamento. Intanto, Naruto ciarlava di Hinata, dei suoi impegni da Hokage, si lamentava di non avere tempo per sua moglie e che, di questo passo, non sarebbe mai riuscito ad avere un erede.

Tutte quelle facezie a Sasuke interessavano ben poco – niente – rispetto a Sakura che se ne andava in giro con sopracciglione e quell'orribile caschetto rosa.

« Sakura? » Fece uno sforzo mastodontico per fare quella domanda, ma... doveva sapere!

« Che domande fai? È con Lee! » rispose l'amico con un tono tra l'indispettito e il rassegnato.

[Certo, che domande faccio. È una cosa normale!]

« Sì, credo di averli intravisti poco fa » confermò l'Uchiha con la speranza che Naruto non facesse morire lì la conversazione.

L'Uzumaki straordinariamente non aggiunse altro, sembrava non avere voglia di parlare – molto strano da parte di uno che era tendenzialmente logorroico.

« E da quando Sakura... »

« Senti, Sas'ke, lo sai che non ne voglio parlare. Sakura può fare quello che vuole per quel che mi riguarda e poi perché oggi sembra interessarti questa faccenda? » Naruto lo aggredì – strano anche questo – rendendo vano il suo tentativo di riaprire il dialogo « Sei strano oggi. » aggiunse, riponendo le bacchette sul tavolo, di fianco alla ciotola di ramen ormai vuota « Non ricordi, sei stato tu a dirlo. »

No, non ricordava. Non ricordava un bel niente e gli sembrava tutto così illogico. In realtà non sarebbe dovuto essere neanche lì, ma in una dannata foresta, con dei dannati alberi sacri e dannatissimi uccellini cinguettanti.

« Ti saluto, Sas'ke, torno al lavoro, e tu faresti meglio a riposare. Mi sembri un po' esaurito. »

L'Uchiha rimase per un po' seduto sullo sgabello con lo sguardo perso nel vuoto alla ricerca di una spiegazione sensata: prima Sai, adesso Lee... ma che stava succedendo?

Realizzò che l'unica persona che avrebbe potuto dargli una risposta potesse essere Sakura e, dopo aver pagato il conto – perché la volpe cambiava il pelo ma non il vizio – si recò nell'unico luogo in cui era certo che avrebbe trovato la strana coppia: il campo di addestramento.

I due, come previsto, erano lì che se le davano di santa ragione a colpi di Taijutsu. Sasuke si avvicinò lentamente per avere il tempo di valutare bene cosa fare, cosa dire, e soprattutto per riuscire a sopprimere quella risata isterica che non vedeva l'ora di trovare sfogo.

Ma non riuscì a fare nulla di tutto questo, perché la ragazza – come sempre – si accorse immediatamente della sua presenza, mettendo fine alle ostilità e costringendo il "compagno" a voltarsi verso di lui.

I due gli lanciarono un occhiata che non poteva in alcun modo definirsi "amichevole" e Sakura fece scrocchiare le dita delle mani in modo sinistro. Sasuke si siorò guancia, sentendo riaffiorare quella sensazione provata quella stessa mattina in direzione della mascella, ma non si lasciò intimidire e continuò ad avvicinarsi con il suo solito atteggiamento orgoglioso e risoluto.

« Cosa vuoi, Uchiha? » gli chiese Lee, con malcelata avversione, lanciandogli uno sguardo di... sfida?

Lee lo stava sfidando? E poi come si permetteva a pronunciare il nome degli Uchiha invano? E Sakura, perché sembrava apertamente dalla sua parte?

« Devo parlare con Sakura » Sasuke sfoderò il suo migliore tono intimidatorio, quello che la stragrande maggioranza dei ninja del mondo sperava di non dover mai udire.

« Proprio non ce la fai a rassegnarti? Sakura ha scelto la giovinezza. Tu, povero derelitto, non puoi competere con me. Gira al largo. »

[Povero derelitto?] Ok, aveva delle turbe mentali, alcune delle quali anche di una certa gravità, ma... povero derelitto? POVERO DERELITTO? Poi detto da Lee, "occhi a palla e sopracciglia prorompenti", suonava davvero agghiacciante.

Sakura, come aveva potuto scegliere la giovinezza? - a lui, soprattutto, derelitto o no . Probabilmente solo una botta in testa o un uso continuativo di sostanze stupefacenti avrebbero potuto portarla a una decisione di questo tipo – o il comportamento da stronzo di un certo Uchiha; ma questo non lo prese in considerazione per il momento. .

Sasuke spostò lo sguardo da Lee e lo portò proprio sulla ragazza, ricevendo la stessa occhiataccia che poco prima gli aveva riservato il presunto "fidanzato".

« Non ho niente da dirti » confermò la Kunoichi, spiazzandolo. Che Sakura non avesse nulla da dirgli, di per sé, era già abbastanza strano, ma che addirittura sembrasse scocciata dalla sua presenza, quello era fuori da ogni logica.

« Sentito, Uchiha? Levati di torno!» si affrettò ad aggiungere Rock Lee, sorridendo trionfante.

Sasuke contò fino a dieci, anzi fino a mille, per non schioccare le dita, far comparire il susanoo e cancellare tutte le tutine verdi della giovinezza dalla faccia della terra.

« Tsk! » Fu la cosa migliore da dire che gli venne in mente per uscire dall'impaccio.

Si voltò e ripercorse al contrario la strada, proseguendo poi verso il palazzo dell'Hokage, dove avrebbe costretto Naruto a parlare anche a suon di cazzotti.

Essere trattato in quel modo da Sakura, ma soprattutto da sopracciglione, era stato un vero e proprio oltraggio che non poteva in alcun modo restare impunito: qualcuno avrebbe pagato e il primo a tiro era senza alcun dubbio l'Hokage.

Lo trovò seduto alla sua scrivania, tra scartoffie, contenitori di ramen da asporto e strani schermi luminosi.

« Voglio delle spiegazioni » esordì Sasuke, avvicinandosi alla scrivania con fare minaccioso.

« In merito a cosa? » gli rispose distrattamente l'Hokage, senza alzare lo sguardo da certe carte che stava esaminando.

« Sakura e il coso verde » sputò l'Uchiha, che aveva l'aria di uno a cui era stato appena rubato il lecca lecca preferito. La qual cosa non passò inosservata all'Hokage che, sospirando, pensò bene di accantonare temporaneamente quei noiosissimi rapporti per dedicarsi a qualcosa di più frivolo che prometteva essere di gran lunga più interessante.

« Non c'è molto da dire. » Naruto incrociò le mani davanti alle labbra per celare un ghigno di soddisfazione « Francamente mi stupisce che tu sia interessato alla faccenda. Non te n'è mai fregato niente! Hai preso una botta in testa per caso? »

[Più o meno.]

« Sakura-chan è da mesi che non ci rivolge più la parola e tutto per colpa della tua idiozia e, ovviamente, a Lee non sembra vero di averla tutta per sé »

Da quando Naruto aveva il dono della sintesi?

A questo ci era arrivato da solo. I particolari, erano quelli che gli mancavano; i piccoli tasselli frastagliati di quello strano puzzle che lo avrebbero aiutato a capire.

« E cosa avrei fatti di così grave? » Sasuke lo mise, di proposito, di fronte a una domanda aperta, dato che l'Uzumaki sembrava poco collaborativo.

« Hai perso la memoria? O è uno dei tuoi giochetti da Teme? » Una domanda... non era proprio quello che Sasuke si aspettava. Naruto sghignazzò dentro di sé, vedendo l'amico in seria difficoltà.

« Anche se riuscissi a spiegartelo, non capiresti. Non è chiaro neanche a me quello che è successo » gli rispose Sasuke, con sincerità, guadagnandosi uno sguardo di fraterna comprensione da parte di Naruto che iniziava a sospettare che il complesso ingranaggio della mente di Sasuke si fosse inceppato di nuovo e e in modo irreversibile.

« Quando sei tornato a Konoha, Sakura ha tentato in tutti i modi di starti vicina, ma tu l'hai sempre rifiutata, ricordi almeno questo? » gli spiegò l'Hokage, scandendo le parole con dolcezza, lentamente, come se avesse avuto di fronte un bambino piccolo, un po' spaurito, sicuramente pazzo.

No, non lo ricordava, ma faceva lo stesso. Era abbastanza scontato e realistico che lui avesse ripetutamente respinto Sakura, quindi annuì, con aria colpevole e pentita per spingere Naruto ad avere pietà di lui – e della sua sanità mentale – e continuare il suo racconto.

« Lee è entrato in scena proprio nel momento in cui Sakura, con il cuore spezzato, aveva bisogno di una spalla su cui piangere » continuò l'Uzumaki, cupo in volto.

« E tu dov'eri? » Naruto era sempre andato in aiuto di Sakura, la sua spalla era sempre stata a disposizione della Kunoichi, proprio in quell'occasione aveva deciso di defilarsi? Sasuke era un po' scettico a riguardo.

« Sono l'Hokage! Ho altro a cui pensare! Non riesco neanche a stare con mia moglie! E poi, Teme, non posso sempre riparare ai casini che fai! » sbraitò, colpito nel vivo. Provava un profondo rimpianto per non essere riuscito a evitare che le cose degenerassero fino a quel punto.

« E dopo? » Sasuke pensò bene di non infierire, rischiando di far ricadere l'amico in quell'atipico e diplomatico mutismo.

« Sakura ha avuto modo di conoscerlo meglio e alla fine si sono messi insieme. Fine della storia. » tagliò corto Naruto, spacchettando un'altra serie di fogli che erano impilati su quel marasma che ricordava vagamente una scrivania.

[Non è abbastanza!]

« Perché non vuole più parlare con noi? » gli chiese, quindi, andando dritto al cuore del problema.

« Non hai nient'altro da fare oggi? Ho una missione per te, se vuoi, chissà che riesca a tenerti lontano dalla bottiglia. »

[Bottiglia?]

« Di cosa stai parlando? » Sasuke era abbastanza allarmato.

« Continui a negare di avere un problema, Teme. Come sempre d'altronde. Anche se oggi mi sembri più sobrio del solito »

[Ma che?]

Sasuke pensò che stesse scherzando e tornò a bomba sull'argomento principale: « Cosa ho fatto di così grave? »

Naruto sospirò ancora, sperando che quello fosse davvero un modo da parte di Sasuke di riabilitarsi, almeno ai suoi occhi.

« È successo durante la Festa di Primavera » l'Hokage gli diede le spalle, lasciando vagare malinconicamente lo sguardo fuori dalla finestra « Sakura e Lee stavano camminando tranquillamente per le bancarelle, poco distanti da me e Hinata, e sei arrivato tu... »

[E ho cercato di farla ragionare, vero?]

« Ubriaco perso »

[Ubriaco? Io?]

Non aveva mai toccato un goccio di alcol in vita sua, anche se, di motivi per farlo, ne avrebbe avuti a bizzeffe. Lo stava prendendo in giro, non c'era altra spiegazione.

« E da quando sarei un alcolizzato? »

Naruto fece roteare la poltrona girevole per guardarlo dritto negli occhi, iniziando a sospettare che quello davanti a lui non fosse il vero Sasuke, che un altro sosia fosse giunto a Konoha, com'era accaduto in passato. Non poteva essere la stessa persona che solo pochi giorni prima gli aveva detto di non avere bisogno di nessuno, né di lui, e men che meno di Sakura, o che aveva riempito casa di armi perché ossessionato da un fantomatico complotto ordito contro di lui, che andava a letto con la prima che capitava quando le sue necessità fisiche lo richiedevano. Aveva qualcosa di diverso, sembrava quello di tanti anni prima.

« Stai continuando a negare. O forse non sei chi tu dici di essere. »

Sasuke ebbe qualche difficoltà a seguire il discorso e boccheggiò un paio di volte, chiedendosi cosa spingesse Naruto a dubitare sulla sua identità.

Prima che Naruto riprendesse a parlare, si rivolsero reciprocamente uno sguardo interrogativo, carico di sospetto.

« Comunque, hai iniziato a bere durante il tuo viaggio e quando sei tornato a Konoha non hai smesso, anzi, se possibile, il tuo problema si è aggravato » Il tono di Naruto era sincero, contrito.

[Sono un alcolizzato! Mi mancava solo questo.]

Cercò di immaginarsi con una bottiglia di sakè tra le mani, barcollante, singhiozzante e molesto... che immagine deprimente!

« E tu no hai fatto niente? » ripresosi dalla shock, Sasuke inveì contro l'amico, reo di averlo lasciato annegare nell'alcol dopo tutti quegli anni che aveva professato di voler essere suo fratello e averlo rincorso per tutte le terre ninja. Salvarlo da Orochimaru era più importante che salvare il suo fegato, evidentemente. Dov'era finito il suo "sermone no jutsu"?

« E da quando avresti iniziato ad ascoltarmi? Hai fatto sempre di testa tua ed ecco il risultato » sbraitò di rimando l'amico, sbattendo il pugno sulla scrivania.

« Continua a raccontare! » gli intimò Sasuke con gli occhi che luccicavano di insana follia omicida che Naruto scambiò per crisi di astinenza.

« Cito le tue testuali parole: – Due esseri inutili come voi non potevano ambire a niente di meglio. – o qualcosa del genere – rimarrò sempre il tuo sogno, Sakura Haruno, anzi... il tuo incubo. sì, più o meno hai detto questo, in maniera plateale, ovviamente, in modo che Sakura potesse essere compatita da tutto il Villaggio, tu passassi da sadico psicopatico e Lee da salvatore di donzelle indifese »

« Cioè? » indagò Sasuke, che non aveva ben chiara soprattutto l'ultima parte.

« Ti ha pestato a sangue, Sas'ke! » gli urlò l'amico, portando una mano vicino alle labbra in modo che la voce risultasse amplificata e che il concetto arrivasse forte e chiaro al destinatario « Possibile che non ricordi neanche questo? Ti ha gonfiato come una lanterna. Ancora se ne parla al Villaggio »

« Tsk! Stai bleffando! »

« Magari fosse così, Sas'ke! Eri messo talmente male che gli è bastato aprire solo due porte del Chakra per metterti al tappeto. Il tuo susanoo era, per così dire, un po'... barcollante » terminò Naruto, con un sorrisetto decisamente troppo divertito per i gusti di Sasuke che si avvicinò ancora un po' alla scrivania, ma non per pestarlo, bensì per trovare un appoggio che gli consentisse di non stramazzare al suolo.

[Due porte, due misere porte. Il susanoo barcollante. Non può essere vero!]

Si accasciò vicino alla scrivania, con gli occhi sbarrati, spenti, troppo scioccato per dire altro che un "Aiutami!", appena sussurrato.

« Oh! E' proprio quello che ho intenzione di fare, Sas'ke. »

Il tono di Naruto non gli piacque affatto e quando vide entrare i due Anbu dalla porta dell'ufficio, non si stupì più di tanto.

Non oppose resistenza... bastò un colpo secco dietro la nuca.



Giorno 3



Quando Sasuke si risvegliò era nella stessa stanza, nello stesso letto, con lo stesso stemma degli Uchiha che lo guardava dall'alto – con compassione – e lo stesso stramaledettissimo rumore che proveniva dal corridoio.

Scese giù dal letto con un balzo e si affrettò a controllare gli armadi, i cassetti e gli scaffali della cucina. Non vi erano più tracce delle armi, nessuno shuriken, nessun kunai, nessuna carta bomba, solo vestiti e utensili. Tirò un sospiro di sollievo e si diresse verso l'aggeggio che continuava, insistentemente a suonare.

« Teme! »

« Naruto? »

« No, sono Kaguya. Chi vuoi che io sia? »

[Idiota!]

« Sbrigati, ci vediamo da Ichiraku tra venti minuti, ho una fame da lupo! »

[Di nuovo?]

Sasuke provò un profondo sgomento, realizzando di aver già vissuto quella scena. Ripose la cornetta al suo posto – ormai poteva dirsi pratico – e si accinse a raggiungere l'amico, temendo il peggio.

Giunto in piazza attese che gli "strani rettangoli oscuri" rivelassero il faccione di Naruto che comunicava alla popolazione di Konoha di aver provveduto ad aggiustare le fogne della zona Est e che la Wi-Fi – qualunque cosa fosse – era gratis per tutti, ma proprio nel momento in cui gli schermi presero a produrre quel sibilo che corrispondeva all'inizio delle trasmissioni, qualcosa era passato ad altissima velocità dietro di lui e qualcos'altro, invece, gli era andato a sbattere violentemente contro, facendolo ruzzolare al suolo.

« E stai un po' attento, per tutti i Kami! »

Sasuke riconobbe immediatamente la voce, ma quando aprì gli occhi non poté fare a meno di spalancare la bocca per lo stupore: Sakura Haruno, corredata di minigonna ascellare e giubbottino nero con pelo incorporato – forse un po' fuori stagione – capelli lunghi fluenti fino a metà della schiena, strana roba sugli occhi che riusciva a renderli, se possibile, anche più verdi e le braccia ricoperte da ninnoli di ogni sorta. Non sembrava neanche lei, ma di certo, non era niente male.

« Ah sei tu, Sasuke? Non ti ho proprio visto!»

[Ci risiamo! Niente "kun".]

« Non preoccuparti » cercò di essere gentile dato che il rischio che lei lo odiasse per qualche motivo era fin troppo alto.

« Caspita! È un po' che non ci vediamo! » esclamò lei, dandogli una gran pacca sulla spalla, da togliergli il respiro.

Sasuke cercò di non pensare al dolore che gli aveva appena inferto, concentrandosi sul fatto che non sembrava affatto ostile, forse un po' troppo espansiva, ma non ostile – ed era già qualcosa.

Intanto Naruto aveva iniziato il suo discorso alla Nazione.

« Come te la passi? » gli chiese la Kunoichi.

« Credo bene » Non ne era molto sicuro: probabilmente gli aveva lussato una spalla.

C'era qualcosa di strano in lei, oltre all'abbigliamento; sembrava... per così dire... spavalda?

« Dovremmo vederci una di queste sere » continuò la ragazza, facendogli l'occhiolino, e lui, scioccato... anzi no, i.ne.be.ti.to, annuì con inconsapevole gioia.

« Kiba ne sarebbe contento anche se i suoi bisticci con Naruto proprio non li sopporto. Sono decisamente infantili, non trovi? »

[Kiba? Che c'entra quel cane dell'Inuzuka?]

Sasuke scosse il capo e si portò una mano sulla fronte: stava succedendo di nuovo.

« Sei sicuro di stare bene? Hai qualcosa di rotto? Posso visitarti se vuoi. » La cara, vecchia, Sakura, affettuosa e premurosa. Gli era mancata.

« Non è necessario. » le rispose, con straordinaria e spontanea dolcezza, abbozzando persino un sorriso sghembo « Grazie... comunque » aggiunse, sottovalutando il potere di quella parola.

Si guardarono negli occhi per un tempo non ben definito, mentre la gente intorno a loro si accaniva contro quegli strani oggetti che emettevano luci e suoni.

« Devo proprio andare! » Sakura ruppe bruscamente l'incantesimo « Ci si vede in giro » si congedò in fretta senza dargli il tempo di dire altro.

« Akamaru! Cane vecchio e pulcioso, appena ti prendo ti faccio vedere io! » la sentì urlare, con eleganza, alle sue spalle.

[Anche Kiba.]

Sasuke non sapeva se mettersi a ridere o a piangere. Si sentiva stranamente emotivo, di sicuro stressato, e iniziava a percepire il bisogno di tornare indietro, in quella foresta e poi... a casa.

Doveva esserci un modo.

Mise la mano in tasca e si mosse, pensieroso, in direzione del chiosco di Ichiraku. Si appoggiò contro il muro e attese, pazientemente, che la mano di Naruto si posasse sulla sua spalla.

« Teme, scusa il ritardo »

« Non importa. Entriamo? Devo parlarti. »



-§-



« Quindi sei entrato in quella foresta e poi ti sei ritrovato qui? » gli chiese Naruto, sbattendo più volte le palpebre e grattandosi il viso.

« Esattamente. Da tre giorni rivivo sempre le stesse scene, cambiano solo i particolari e i personaggi. » gli spiegò, con la speranza che non lo credesse pazzo o ubriaco.

« Sei sicuro di stare bene? » Domanda più che lecita.

« Certo che sto bene! » ringhiò l'Uchiha, che era arcistufo di sentirselo chiedere « Penso che c'entri qualcosa quella foresta e il potere di Kaguya. Mi è successo qualcosa, ma non so di preciso se si tratti di un jutsu o se sia finito solo in una dimensione parallela. » continuò con un tono talmente serio che persino Naruto cominciò a credergli.

« Manderò una squadra Anbu in ricognizione. Se quella foresta esiste, riusciranno a trovarla. Non preoccuparti, Teme! » lo rassicurò l'amico, con il pollice della mano destra alzato.

Si divisero: Naruto ritornò di corsa al Palazzo dell'Hokage per organizzare la spedizione e Sasuke prese la via che portava verso casa con l'animo un po' più sollevato, certo che Naruto avrebbe fatto il possibile.

« Akamaru! Ti ordino di fermarti, dannazione! »

Sasuke si voltò appena in tempo per vedere l'enorme cane che, correndo a testa bassa, gli stava andando pericolosamente incontro e al suo seguito, Sakura, con le guance rosse e il fiatone.

[Bella!]

Quella distrazione gli fu fatale. Akamaru lo travolse completamente, facendogli sbattere la testa per terra.

« Secondo te è vivo? »

« Wuff! Wuff! »



Giorno 4



Driiin. Driin. Driin. Driin.

Sasuke spalancò gli occhi.

« Dannazione! » sibilò a denti stretti. Si portò il braccio destro a coprirsi gli occhi, prevedendo già quale potesse essere lo scenario. Lo scostò lentamente, puntando lo sguardo verso il muro sul quale vi era il simbolo degli Uchiha, spettatore silenzioso di quell'assurda storia.

Scese controvoglia dal letto, riflettendo sul fatto che, forse, se avesse deciso di barricarsi dentro casa, non sarebbe accaduto nulla di spiacevole e si trascinò verso quello strumento di tortura che da quattro giorni continuava a svegliarlo.

« Teme! »

« Sì, lo so, Naruto. Hai una fame da lupo. Ci vediamo da Ichiraku tra quaranta minuti perché tu devi comunicare al Villaggio che le fognature dell'Area Est sono state finalmente ripristinate e che la Wi-Fi, o come diavolo si chiama, è gratuita. » Ormai conosceva a memoria anche le virgole.

« Come fai a saperlo? » gli chiese l'amico, dall'altro capo del telefono, stupefatto.

« Te lo spiego dopo. Dimmi una cosa, più che altro... Sakura chi sta frequentando in questo periodo? » Avrebbe voluto dire "oggi", ma Naruto non avrebbe capito.

« Scherzi? " Che seccatura!" Ti dice niente? »

[Nara]

« Perché me lo chiedi? Escono insieme da mesi, ormai. »

[Non mi dire!]

Sasuke riagganciò senza aggiungere altro. Si vestì e uscì da casa con la consapevolezza di dover ricominciare tutto da capo, ancora.

Arrivò in piazza e ne scrutò ogni angolo, ogni anfratto, alla ricerca della coppia Haruno/Nara – meglio levarsi il dente subito.

Naruto era appena comparso sugli schermi, quindi a breve qualcosa sarebbe accaduto.

Attese di venire travolto da un cane, colpito da un Anbu, pestato da Sakura in persona, o spiaccicato da una gigantesca riproduzione di un pezzo del gioco degli shoji, ma non avvenne nulla di ciò. Si incamminò, allora, verso il chiosco di Ichiraku e lì attese l'arrivo di Naruto, tenendo sempre gli occhi ben aperti.

« Teme, scusa il ritardo »

« Non importa. Entriamo? Devo parlarti. » Sasuke si morse la lingua, rendendosi conto di aver ripetuto la stessa battuta del giorno precedente.



-§-



« Quindi sei entrato in quella foresta e poi ti sei ritrovato qui? » gli chiese Naruto, sbattendo più volte le palpebre e grattandosi il viso.

« Esattamente. Da quattro giorni rivivo sempre le stesse scene, cambiano solo i particolari e i personaggi » gli spiegò « Ah! Prima che tu me lo chieda, sto bene, non sono pazzo e non sono ubriaco » lo anticipò, facendogli morire la domanda in gola.

« Ubriaco? Tu? Ma non farmi ridere! La cosa più spinta che hai mai bevuto in vita tua è il thé verde! »

[Non la pensavi così qualche giorno fa]

« Comunque manderò subito una squadra Anbu in ricognizione. Se quella foresta esiste, riusciranno a trovarla. Non preoccuparti, Teme! » Sasuke ebbe l'istinto di staccargli via il pollice. Non che non avesse fiducia in lui, ma il rischio di perdere di nuovo conoscenza lo rendeva discretamente isterico.

Si divisero. Sasuke decise di ritornarsene a casa di corsa: lì sarebbe stato al sicuro.

Si barricò dentro e si mise a sedere sul divano, lontano da eventuali oggetti contundenti o travi pericolanti.

Non era riuscito a incontrare Sakura, ma non era di rilevante importanza adesso. Doveva aspettare solo che gli Anbu trovassero quella foresta e la causa scatenante di quella maledizione che lo costringeva a rivivere sempre lo stesso giorno.

Trovava alquanto strano che al centro di tutto ci fosse la vita sentimentale di Sakura – senza di lui. In quale razza di jutsu si era imbattuto? O forse era finito in una dimensione parallela in cui "tutti amavano Sakura"? – tranne lui, ovviamente.

Stavano davvero così le cose? Lui non l'amava, non la desiderava, non era al centro dei suoi pensieri tutti i giorni, inconsapevolmente?

[Inconcepibile]

Sarebbe stato, poi, così assurdo pensare di riuscire a renderla felice? C'erano riusciti Sai, Rock Lee, Kiba e anche Shikamaru – che non brillava in espansività, proprio come lui.

[Forse]

Probabilmente Sakura desiderava solo ricevere un po' di amore, di attenzioni e, in fondo, anche lui ne aveva un disperato bisogno.

[Sakura!]

Si alzò di scatto e corse verso la porta di casa.

Era Sakura la chiave! Come aveva fatto a non capirlo subito! La sua abitudine di darla per scontata lo aveva condotto a un gravissimo errore di valutazione che aveva solo creato confusone nella sua mente. Era sempre stata lei la chiave di tutto! Doveva trovarla, e subito!

Aprì la porta e uscì sul pianerottolo con una tale foga che fu quasi per miracolo che riuscì a fermarsi e non precipitarle addosso. Si ritrovarono così vicini da riuscire a sentire l'uno il fiato dell'altra. Sakura era arrossita in un modo così dolce che Sasuke pensò di non aver mai visto nulla di più delicato in tutta la sua vita, mentre lui, aveva storto il naso e tentato di celare l'imbarazzo, facendo subito un paio di passi indietro per allontanarsi da lei, da quel profumo che non sentiva da così tanto tempo.

« Mi ha detto Naruto che pensi di essere sotto l'effetto di un jutsu, o qualcosa del genere. Come sempre non è molto chiaro quando spiega le cose. » Fu lei a rompere il silenzio con la sua voce acuta – troppo acuta per i suoi gusti.

« Ah! Te lo ha detto? » Era stranamente imbarazzato, impacciato e anche accaldato.

« Sì. Stavo giocando a Shoji con... » esitò un attimo, abbassando lo sguardo « con Shika quando Naruto lo ha fatto convocare. »

[Shika?]

« Volevo saperne di più. » aggiunse, non nascondendo la sua apprensione.

« Per il momento non abbiamo molte informazioni. So solo che ero in una foresta e che da quel momento... [Non faccio altro che rivivere sempre lo stesso giorno e tu sei sempre di qualcun altro] … sono iniziate a succedere cose molto strane. » Sarebbe stato umiliante dirle come stessero davvero le cose e Sasuke non sentiva di aver toccato ancora il fondo, di poter reggere ancora un po', sistemare la faccenda a modo suo.

« Capisco. Se avessi bisogno di qualcosa non esitare a chiederlo. Sai che farei di tutto per aiutarti. » Era bello sentirselo dire. Peccato che lei avesse scelto un altro e che, quindi, non fosse molto credibile.

« Bene » Niente grazie. Questa volta se lo risparmiò.

Sakura gli fece un cenno con la mano e andò via, lasciandolo sulla porta di casa con un certo amaro in bocca – di sicuro una sensazione non molto piacevole.

Sasuke rientrò in casa, richiuse la porta e vi ci appoggiò le spalle e la testa. Lentamente scivolò sul legno, accovacciandosi per terra. A quel punto abbassò in avanti il capo e si portò una mano tra i capelli. Sakura era sicuramente la chiave, ma che cosa era in grado di aprire con precisione?

[Dannazione!]

Rimase in quella posizione, perso nei suoi pensieri fino a che non sentì l'aggeggio infernale suonare di nuovo. Gattonò velocemente fino all'apparecchio, sperando che ci fossero buone notizie.

« Teme »

Sasuke incrociò mentalmente le dita visto che l'unica mano a disposizione stava sorreggendo la cornetta.

« Penso di aver risolto il problema. Quella foresta è...pfspfspfs... »

« Naruto? »

Che diavolo gli prendeva adesso a quel coso?

« Naruto? » ripeté ancora, udendo solo fruscii e rumori sinistri.

« La l... nea d... stur... ata. Mal... di... one! »

« Vengo lì. »

Sasuke riagganciò e corse fuori a gran velocità. Percorse il corridoio esterno del condominio senza badare troppo a dove mettesse i piedi e soprattutto al fatto che quella mattina la signora che si occupava della pulizia delle scale avesse dato la cera.

Questa volta non riuscì a frenare. Un tonfo. Di nuovo il buio.



Giorno 5



Era sveglio, ma teneva saldamente gli occhi chiusi. Non voleva aprirli e non gliene poteva fregare niente che quell'affare continuasse a suonare, tanto non aveva intenzione di rispondere.

Sicuramente lo stemma del Clan Uchiha stava vegliando su di lui, come ogni giorno, negli ultimi cinque giorni.

Aveva i nervi a fior di pelle e se anche quella mattina si fosse svegliato e si fosse ritrovato in quell'inferno, probabilmente avrebbe sbroccato di brutto, come ai vecchi tempi.

Una vocina dentro di lui gli diceva di non essere codardo, di affrontare quel nuovo giorno con quel coraggio che lo aveva sempre contraddistinto, che, in fondo, gli uomini a Konoha potevano dirsi finiti e che quindi non era detto che sarebbe stata una pessima giornata – come le altre.

La ascoltò, anche se controvoglia. Aprì gli occhi e si mise seduto sul letto.

« Dannazione! Dannazione! Dannazione! » imprecò, sbattendo il pugno sul letto.

Continuando a imprecare, andò verso il telefono e alzò la cornetta.

« Ci vediamo lì.» tagliò corto, per poi sbattere la cornetta sul ricevitore con una tale violenza da spaccarla in due. Un suono sordo e ripetitivo ne segnò la fine.

Uscì di casa con l'aria di uno che era pronto a compiere una strage: camminava a testa bassa con uno sguardo da pazzoide all'ultimo stadio, travolgendo tutto quello che gli si parava davanti.

« Le fognature nell'area Est del Villaggio sono state ripristinate e da oggi la wi-fi è gratuita per tutti!'tebayo! »

[Amaterasu]

Gli schermi scoppiarono tutti simultaneamente. La gente lo guardò terrorizzata e qualcuno osò anche dire "È impazzito di nuovo", ma Sasuke non diede loro peso – in fondo non gliene era mai fregato un granché di quello che pensassero.

«Teme, scusa il ritardo. »

« Sbrigati, Testa Quadra! Devo parlarti. » lo trascinò dentro il chiosco di Ichiraku per il colletto e ordinò velocemente in modo da recuperare del tempo.

Cercò di essere sintetico: da un momento all'altro sarebbe potuto accadere qualcosa che lo avrebbe costretto a risvegliarsi ancora, e ancora, e ancora, e lui non ne poteva più; era sull'orlo di una crisi di nervi.

« Manderò una squadra Anbu in ricognizione. Se quella foresta esiste, riusciranno a trovarla. Non preoccuparti, Teme! » Sasuke osservò il suo pollice e il desiderio di amputarglielo – per rispettare la tradizione – divenne quasi ingestibile.

Di Sakura, per il momento, nessuna notizia. Nessun matrimonio, nessun fidanzato, niente di niente. Aveva preferito non chiedere nulla neanche a Naruto perché ogni minima variazione, anche impercettibile, del suo stato d'animo, già tendenzialmente borderline, avrebbe potuto scatenare un'apocalisse tale da far sembrare la quarta guerra mondiale ninja una disputa tra bambini dell'asilo a colpi di shuriken di plastica.

Si barricò nuovamente in casa e attese l'ora "x", ovvero quando il telefono avrebbe iniziato a squillare e Naruto gli avrebbe comunicato qualcosa circa quella foresta.

Solo in quel momento, provando un profondo sgomento, si rese conto di aver atteso inutilmente perché da genio qual era, quella stessa mattina aveva messo fine all'esistenza dell'apparecchio.

[Baka!]

Fu abbastanza umiliante autodefinirsi tale, ma ci si sentiva – e tanto.

C'era un'unica cosa che poteva fare. Aprì con cautela la porta, guardando a destra e a sinistra, per appurare che non ci fossero impedimenti di sorta. Camminò lentamente lungo il pavimento di legno incerato e scese le scale tenendosi ben saldo al corrimano.

A questo punto aveva due scelte: saltare sui tetti o percorrere la strada normale.

Scelse la seconda, più sicura e preferì non correre, ma procedere con un passo cadenzato che gli consentisse di poter evitare eventuali ostacoli.

È inutile dire che quando arrivò al Palazzo dell'Hokage aveva perso tre chili ed era bagnato fradicio di sudore – e la sua nobile pelle non sudava come quella dei normali esseri umani, di solito.

Giunto davanti alla porta dell'ufficio di Naruto e impugnata la maniglia percepì degli strani suoni provenire proprio da lì dentro. Sembravano urla miste a sospiri, a gemiti, e altri suoni non meglio specificati, quasi disumani.

Socchiuse appena la porta, non perché volesse spiare quello che stava facendo Naruto – beh, un po' sì, era curioso, soprattutto di capire con chi fosse – ma per puro disfattismo: cosa ci poteva essere di più diabolico di rovinargli un amplesso – visto che lui non ne aveva ancora avuto uno decente, tra le altre cose.

Le voci divennero più chiare: quello che grugniva era sicuramente Naruto, mentre lei...

« Oh, sì, Naruto! Ancora! »

Sasuke sentì chiaramente il suo cuore emettere un rantolo, le sue gambe diventare molli e lo sharingan bruciare nei suoi occhi.

C'era ancora un uomo a Konoha! Il più pericoloso di tutti. Come aveva fatto a non pensarci?

Su quella scrivania si stava compiendo un vero e proprio sacrilegio, un atto empio e osceno – per lui, non per gli altri due che, invece, sembravano abbastanza compiaciuti e soddisfatti.

Lei gemeva, lui spingeva. Lui spingeva, lei gemeva.

Era abbastanza semplice, niente di trascendentale. Con un po' di pratica lui sarebbe riuscito a farla gemere di più, ne era sicuro.

Sì, ma non c'era lui lì...

C'era Naruto. L'amico, il fratello...

[Traditore maledetto!]

Spalancò la porta, anzi, precisamente, la disintegrò. Voleva vedere da vicino quelle due serpi avvinghiate l'una all'altra, toccare con mano la loro ipocrisia, farli sentire dei piccoli insetti lussuriosi e poi... desiderava ardentemente ucciderli in modo lento, sadico, prima lui e poi lei, per nutrirsi della loro disperazione – forse avevano dimenticato quanto potesse essere vendicativo.

Naruto smise di spingere e Sakura di gemere – così andava già meglio.

« S-Sasuke – kun. » balbettò Sakura con un filo di voce – l'aveva finita tutta gemendo – per poi assumere un colorito talmente bianco da far concorrenza a quello di Orochimaru-sama.

Naruto rimase pietrificato, dentro di lei.

[Esci immediatamente da lì, Baka!]

Sembrò quasi che l'Uzumaki fosse riuscito a leggergli nel pensiero perché velocemente il suo "coso" scivolò fuori, come un ladro colto sul fatto, da quella che era, di diritto, una sua proprietà – come avesse fatto a stabilire in dieci secondi scarsi che fosse sua di diritto rimane uno dei grandi misteri della mente dell'Uchiha.

« Che cosa sta succedendo qui? » tuonò l'Uchiha, malgrado trovasse quella domanda inutile, facendo saettare il suo sguardo folle dal corpo nudo di Sakura alla, già di per sé eloquente, erezione dell'Uzumaki.

« Non è quello che sembra » tentò di difendersi l'amico, affrettandosi a tirar su i pantaloni prima che qualche chidori volante potesse attentare alla sua virilità.

[No, infatti è anche peggio]

« N-noi, noi... è la prima volta che succede. Te lo giuro sul mio credo ninja. »

[So io dove mettertelo il tuo credo ninja]

« E' stato un errore, una debolezza. » continuò Naruto, in preda alla disperazione, armeggiando con i bottoni del pantalone che, data la protuberanza ancora evidente, non ne volevano sapere di abbottonarsi.

« Un errore, eh? » commentò l'Uchiha, con sottile sarcasmo. Riusciva a udire perfettamente le unghie della volpe stridere su quello specchio di cazzate che Naruto gli stava propinando.

« Scusate? » Sakura s'intromise nell'emozionante conversazione « Potreste gentilmente girarvi? » La casacca che aveva recuperato dal pavimento, con un gesto fulmineo, in effetti, copriva a malapena il seno e l'intimità, lasciando poco spazio all'immaginazione.

Era bella, con i capelli scompigliati e le labbra gonfie; erano belli i suoi seni e le gambe affusolate.

[Maledetta traditrice!]

Naruto e Sasuke si voltarono simultaneamente, dandole le spalle, nonostante quella richiesta suonasse un po' ridicola dopo quanto accaduto.

Sasuke provò un certo sollievo nel rivederla poco dopo con i vestiti indosso – tutti quei centimetri di pelle lattea lo stavano mettendo un po' a disagio – tanto da consentirgli di ritornare, baldanzoso, sul suo bel piedistallo dorato dal quale avrebbe giudicato i due traditori.

« La colpa è mia » confessò Sakura.

« No, è mia! » ribatté prontamente Naruto.

[Commovente! Mi viene da vomitare!]

« Smettetela di addossarvi la colpa reciprocamente, tanto ho intenzione di uccidervi entrambi! »

« Non stai prendendo la cosa con il giusto atteggiamento, Teme. Hai questa mania di affrontare tutto di petto, senza ragionare » l'Uzumaki decise di attingere alle sue doti oratorie , confidando nel fatto che queste avessero sortito, in passato, effetti positivi; dimentico, tuttavia, della totale incapacità di Sasuke di accettare le critiche.

« Sta zitto, Dobe! » - ecco, appunto.

« Non avrebbe mai funzionato tra noi, Sasuke-kun. » intervenne Sakura.

« E chi lo ha detto questo? »

« Tu! » urlarono i due all'unisono.

« Non potete prendere per buono tutto quello che dico. La maggior parte delle volte è l'opposto di quello che penso. »

Un imbarazzante silenzio si abbatté nell'ufficio dell'Hokage. Sakura e Naruto sbarrarono gli occhi e la bocca di fronte a quell'extraterrestre con le fattezze di Sasuke Uchiha che aveva appena ammesso di essere un gran cazzone, fatto e finito.

[Idioti!]

« Quindi tu, Sasuke-kun... »

« Adesso non ha più importanza » Sasuke zittì immediatamente la ragazza, prima che quella conversazione, destinata a terminare con una strage, potesse tradursi in un melodramma « Mi meraviglio di te, Naruto » adesso era il suo turno « Non avrei mai pensato che potessi tradire tua moglie. »

Naruto arricciò le labbra e corrugò la fronte.

« Moglie? » gli chiese, perplesso.

« Sì, Hinata Hyuga, tua moglie! »

Naruto, inaspettatamente, scoppiò a ridere, seguito a ruota dall'Haruno.

« Ti ha dato di volta il cervello! Hinata sta con Kiba da anni. » gli rivelò e Sasuke si sentì un vero e proprio idiota.



"Da quattro giorni rivivo sempre le stesse scene,

cambiano solo i particolari e i personaggi"



Ma certo! Hinata non si era mai sposata con Naruto perché Sakura, delusa dal suo rifiuto, si era buttata tra le sue braccia. Adesso era tutto chiaro e... inquietante. Al centro di tutto c'era Sakura e gli altri personaggi roteavano intorno a lei, compreso lui che in quei cinque giorni non era mai stato protagonista, ma semplice spettatore.

Sai, Rock Lee, Kiba, Shikamaru e alla fine Naruto. La paura che Sakura potesse essersi creata una nuova vita senza di lui, si era trasformata magicamente in realtà. Quindi quello a cui lui aveva assistito era stato solo il riflesso di quel timore, nascosto nel luogo più recondito del suo cuore, di poterla perdere.

Per quanto ancora sarebbe rimasto intrappolato in quella illusione? Doveva tornare a Konoha, a casa, da lei, immediatamente.

« Naruto, no! » l'urlo di Sakura lo fece tornare in sé, ma era troppo tardi ormai per evitare il pugno dell'amico, diretto al suo viso.



Giorno 6



Driin. Driin. Driin. Driin.

Era esausto. Un uomo finito, distrutto, stressato ed emotivamente instabile, rinchiuso in una realtà parallela da cui non riusciva ad uscire e che gli mostrava quotidianamente la vita di Sakura – della sua Sakura – con un altro uomo. Non ce la faceva più, voleva tornare a casa, ma il rischio di perdere i sensi, intraprendendo un viaggio verso quella stramaledetta foresta, era troppo elevato. Per quel che ne sapeva, data la sfiga che in quei giorni sembrava perseguitarlo più del solito, sarebbe potuto cadere persino un meteorite dritto dritto sulla sua testa una volta giunto a pochi metri dalla suddetta stramaledettissima foresta. E quel telefono non smetteva di suonare, violentando il suo udito e il suo sistema nervoso.

Sbuffò con amarezza, maledicendosi per non aver segnalato la sua posizione a Konoha, negandosi così anche la possibilità di essere trovato e... salvato. Odiava sentirsi impotente, non faceva parte del suo carattere arrendersi a un destino avverso, ma cosa avrebbe potuto fare?

In fondo aveva ottenuto quello che aveva sempre anelato: era solo. Si era sposato con la Yamanaka e aveva avuto incontri occasionali con svariate donne, ma aveva continuato a desiderare Sakura, a invidiare gli uomini che erano al suo fianco. Odiava con tutto se stesso quei subdoli usurpatori che, in quel momento, probabilmente, stavano approfittando della sua assenza.

[Sakura]

Il telefono smise di squillare.

« Ciao » la voce di Sakura, lontana – forse stava sognando – « Io e Sasuke non siamo in casa. Lasciate un messaggio dopo il segnale acustico e appena possibile vi richiameremo. Biip. »

« Teme, lo so che ci sei. Ho una fame da lupo. Ci vediamo tra venti minuti da Ichiraku. »

Sasuke spalancò gli occhi.

« Mh! Che rompiballe! » Qualcuno era lì vicino a lui; qualcuno con una voce molto simile a quella che credeva di aver sentito poco prima, meno squillante, un po' assonnata e che come lui considerava Naruto un rompiballe.

Si voltò lentamente, con una paura folle di rimanere deluso.

Sottili fili rosa erano sparsi sul cuscino candido e delle spalle color latte spuntavano fuori dal lenzuolo – prometteva bene.

Sentì uno strano fastidio in corrispondenza della parte sinistra del corpo: aveva di nuovo il braccio e qualcosa luccicava sull'anulare della sua mano posticcia – qualcosa che ricordava molto una fede nuziale.

Si sporse un pochino verso la parte del letto occupata da quella ragazza che sembrava davvero Sakura e scorse il medesimo luccichio sull'anulare della sua mano sinistra che penzolava appena fuori dal letto – prometteva davvero bene.

E' inutile dire che provò un – contenuto – tuffo al cuore e che se non avesse rischiato di essere totalmente "out of character" si sarebbe messo a saltare sul letto per la gioia: Sakura era lì con lui, erano sposati e Naruto era un rompiballe. Era tutto straordinariamente perfetto, o quasi. Mancava solo una cosa e aveva intenzione di metterla in pratica immediatamente. Si rimise disteso e si avvicinò in modo felino alla sua preda che dormiva tranquilla su un fianco. Con un certo imbarazzo e un po' di comprensibile titubanza, posò la mano sul suo fianco, percependo la pelle calda e morbida sotto i polpastrelli – una bella sensazione. La sua mano, spinta da quell'istinto primordiale che si stupì di avere, percorse la pancia della ragazza con delicatezza per poi risalire fino al seno. Indugiò per un attimo prima di afferrarlo con delicatezza e udire quello che sarebbe stato il primo di molti altri gemiti.

« Buongiorno Sasuke-kun. » masticò la ragazza, regalandogli un sorriso insonnolito – splendido.

« Buongiorno. » le rispose lui, incurvando le labbra all'insù in una strana smorfia che ricordava un po' un sorriso – un po' forzato, innaturale, da Sasuke.

« Non andare a pranzo con Naruto. Rimani qui con me. » mugulò dolcemente la ragazza, appoggiando la mano sulla sua, rimasta ancorata al suo seno.

« E' proprio quello che ho intenzione di fare. » la rassicurò l'Uchiha, osservando il lento schiudersi delle sue palpebre e poi il verde dei suoi occhi – quanto gli erano mancati!

Le sue labbra rosa non aspettavano altro che lui vi posasse sopra le sue e, in vero, lui non vedeva l'ora di farlo.

La baciò, con dolcezza, facendo aderire appena le loro labbra. Un bacio casto, da novellino – era il suo primo bacio dopotutto. Di lì a poco sentì le labbra di lei schiudersi come un fiore e la sua lingua, calda e bagnata. Si baciarono a lungo, lentamente, mentre la mano di lui continuava a rimanere immobile sul suo seno – da quando l'aveva vista con Naruto aveva avuto l'irrefrenabile desiderio di toccarglielo e ora che lo aveva tra le sue mani, non aveva alcuna intenzione di lasciarlo andare.

Un altro gemito fece eco nella sua bocca e Sasuke si staccò da lei, temendo che fosse sul punto di soffocare – baciare e respirare insieme era roba da esperti.

« A cosa devo questa dolcezza, Sasuke-kun. » gli sussurrò lei sulle labbra, lasciando poi una scia di piccoli baci sul mento e sul collo, procurandogli una scossa di intenso piacere.

« Non sono dolce di solito? » indagò, per sicurezza. Era tutto troppo bello per essere vero ed era ancora in quella dannata illusione, non doveva scordarselo anche se le labbra gonfie di Sakura, la sua saliva sul collo e quel seno piccolo e sodo nella sua mano destra non aiutavano molto a mantenere la concentrazione.

« Se ti riferisci a quando dormi... sei dolcissimo. » Lo aveva detto ironicamente, ma Sasuke sapeva che ci fosse più di un fondo di verità.

« Sei felice? » Le pose la domanda più importante, guardandola dritta negli occhi. Era di vitale importanza per lui saperlo perché la sua risposta avrebbe potuto davvero cambiare tutto. Trattenne il respiro, mentre il viso di Sakura assumeva un'espressione spaesata, perplessa – forse non si aspettava quella domanda, forse lui non gliel'aveva mai posta.

[Che stupido!]

« Certo che sono felice, Sasuke-kun. Come potrei non essere felice adesso che sei qui con me. » gli rispose, scostandogli con dolcezza il ciuffo con il quale era solito nascondere il rinnegan.

Sasuke sbuffò fuori tutta la tensione accumulata in quegli interminabili secondi e si rituffò sulle sue labbra, questa volta voracemente – si era già impratichito.

[Grazie]

Preferì riservarlo alla vera Sakura che lo aspettava a Konoha. Ora era certo che fosse così e non voleva farla attendere oltre – lui non poteva attendere oltre.

Un po' controvoglia si staccò da lei e scese di corsa dal letto.

« Avevi detto che saresti rimasto con me. Sei sempre il solito, Uchiha! » protestò Sakura, mettendo il broncio.

« Devo fare una cosa importante » le spiegò, vestendosi in fretta « Qualcosa di molto importante. Ma non preoccuparti... » tornò verso il letto e le lasciò un bacio a fior di labbra, ripromettendosi che non fosse l'ultimo « Ci vediamo presto. »

« L'ultima volta che hai detto così sei stato via due anni! » gli urlò mentre percorreva il lungo corridoio che conduceva alla porta d'ingresso.

Si voltò verso di lei ancora una volta e le sorrise.

[Sono già passati]



"Le fognature nell'area Est del Villaggio sono state ripristinate e da oggi la wi-fi è gratuita per tutti!'tebayo!"

Naruto stava trasmettendo il suo messaggio al Villaggio, ergo gli rimanevano poche ore prima che qualcosa o qualcuno lo mettesse di nuovo ko.

Saltò sui palazzi di Konoha, raggiungendo in breve tempo i cancelli principali. Dall'alto scorse Ino e Sai, Shikamaru e Temari e Hinata con un rigonfiamento all'altezza del bacino molto sospetto. I tasselli del puzzle stavano tornando al loro posto e questo voleva significare solo una cosa: era la sua ultima occasione per tornare al mondo reale.

Ragionò sul fatto che arrivare a piedi fino al Paese dell'Aria sarebbe stato pressoché impossibile e fu costretto a prendere una decisione molto pesante. Non aveva idea di quali ripercussioni avrebbe potuto avere l'uso del rinnegan in una dimensione come quella – a patto che quella fosse una dimensione e non un'illusione – né era certo che potesse funzionare, ma doveva provarci, non aveva altre possibilità.

Il rinnegan, per fortuna, non lo tradì e, verso l'imbrunire, si ritrovò a pochi passi dalla foresta.

Secondo quanto accaduto nei giorni precedenti, in quel preciso momento, quello strano aggeggio dal suono molesto doveva appena iniziato a suonare. Il suo tempo era quasi scaduto.

Si addentrò nella foresta e ripercorse i suoi passi, cercando di trovare degli indizi che lo potessero condurre al punto preciso in cui aveva perso i sensi la prima volta. Improvvisamente una luce di un intenso colore verde lo accecò. Era calda, intensa. Provò come la sensazione che quella luce avesse il potere di attirarlo a sé e non le si oppose; proveniva da un grande albero sito nel cuore della foresta. Sasuke si fermò a pochi passi da esso e dal suo corpo esanime che giaceva sulle robuste radici.

Mancava poco, doveva sbrigarsi.

Allungò una mano per toccare il suo corpo, per scuoterlo quanto bastava per farlo risvegliare, ma una delle grandi radici prese vita e, dopo essersi sradicata da terra, lo colpì nello stomaco, sbattendolo con violenza contro un altro albero.

Sasuke si rialzò immediatamente, scosse appena la testa per riprendersi della botta e tentò di avvicinarsi di nuovo. Altre radici presero vita e tentarono di fermarlo.

[Dannazione!]

Impugnò la Katana e iniziò una minuziosa opera di disboscamento, facendosi strada come meglio poteva, mentre il sole ormai era sul punto di tramontare. Realizzò che in quei giorni non fosse mai arrivato fino al tramonto e si chiese che cosa sarebbe potuto accadere se fosse scesa la notte – a patto che sopravvivesse a quelle piante infernali – e se fosse iniziato un nuovo giorno. Il pericolo che all'alba potesse scomparire e che il suo vero corpo rimanesse imprigionato per sempre in quella foresta era fin troppo concreto: quegli alberi stavano facendo di tutto per ostacolarlo.

Più radici abbatteva, più altre spuntavano da ogni dove.

« Sasuke! » urlò a pieni polmoni, sperando che il suo vero io potesse sentirlo. Non si mosse di un millimetro, nessun segno di vita.

« Maledizione, svegliati! » gli ordinò, riuscendo a guadagnare qualche metro dopo aver abbattuto una decina di radici.

"Devi tornare a casa. Dobbiamo tornare a casa."

[Amaterasu]

Carbonizzò una ventina di radici che lo avevano accerchiato e riuscì ad avvicinarsi un altro po'. Quanto avrebbe resistito ancora? Lui, da solo, contro un'intera foresta. Il chakra cominciava a scarseggiare e, di conseguenza, anche le sue abilità oculari non erano più così efficienti.

[Sakura!]

La luce verde divenne improvvisamente più intensa. Sasuke ebbe come la sensazione che qualcuno avesse afferrato la sua mano e avesse iniziato a trascinarlo, travolgendo le radici che si frapponevano tra lui e il suo corpo.

Si ritrovò disteso, a faccia in giù, su un tappeto di muschio bagnato e profumato. Raccolse le sue ultime forze e alzò il capo: il suo corpo era a pochi centimetri da lui. Conficcò le unghie nel terreno e strisciò fino a esso.

"Torniamo a casa" sussurrò, sfiorando la sua mano, prima di svenire.



-§-



« Sasuke-kun! »

[Sakura]

« Sasuke-kun, svegliati! »

[Sono morto?]

Sasuke aprì gli occhi, ma non riuscì a razionalizzare immediatamente dove fosse. Era riuscito solo a identificare il simbolo del suo Clan dipinto sopra la testata del letto e la voce, allarmata, di Sakura.

« Hai fatto un incubo. »

[Puoi dirlo forte]

« Mi hai fatta morire di paura » esclamò Sakura, con un sospiro di sollievo, aiutandolo a mettersi seduto.

Si guardò intorno e riconobbe il mobilio di casa sua, sobrio, essenziale, e il suo letto – quello vero – zuppo di sudore.

« Che cosa mi è successo? » le chiese, portandosi la mano alla fronte, per sorreggersi il capo che sembrava pesare un macigno.

« Una squadra Anbu del Villaggio dell'Aria ti ha trovato in mezzo a una radura, svenuto, e ti ha riportato a Konoha. »

[Allora non è stato un sogno]

« Sei rimasto privo di sensi per sei giorni, è normale che tu ti senta un po' intontito »

[Sei giorni]

« Adesso ti lascio riposare, non sembra che tu stia ancora bene. »

Sasuke la vide alzarsi dalla piccola porzione di letto su cui si era appoggiata e voltarsi per andare via. Istintivamente allungò una mano e le afferrò il polso, costringendola a girarsi nuovamente verso di lui.

« Sakura » pronunciò il suo nome con un tono di voce un po' più alto rispetto agli standard a cui era abituata la ragazza tanto da farla sussultare « Sei felice? » le chiese, a bruciapelo, alzando lo sguardo che fino a quel momento aveva tenuto basso, fisso sul lenzuolo, e incrociando i suoi occhi.

Sakura arrossì e, con gli occhi lucidi, gli regalò il suo sorriso più luminoso.

« Certo che sono felice, Sasuke-kun. Come potrei non essere felice adesso che sei qui con me. »

[Un dejavù]

Sasuke con un colpo secco le fece perdere l'equilibrio, attirandola a sé. La baciò, prendendola totalmente alla sprovvista tanto che la sentì mugolare sulle sue labbra. Fu lui, questa volta, a cercare la sua lingua e lei oppose un po' di resistenza, per inesperienza, prima di schiudere le labbra. Sasuke provò anche a respirare un paio di volte, arrivando alla conclusione che "respirare e baciare fossero due cose incompatibili fra loro".

« Bentornato a casa, Sasuke-kun. » gli sussurrò Sakura sulle labbra ancora umide.

La porta si aprì di colpo.

« Ah Teme, finalmente ti sei svegliato. Ma... ma cosa stai facendo a Sakura-chan? » la mano di Sasuke stava palesemente tastando il seno di Sakura « Ah, me lo dirai dopo. Ho una fame da lupo. Tra venti minuti da Ichiraku? »

[Dejavù]





***





Note Autrice

Che dire...sono reduce da un blocco dello scrittore e questo è il risultato. Molti di voi potranno dire cose tipo «Potevi risparmiartelo e aggiornare qualche fan.» e non avreste tutti i torti, ma quando mi si incanta il cervello come è accaduto in questo periodo, l'unica soluzione è iniziare a scrivere qualcosa da zero (almeno per me funziona). Mi balenava in testa questa storia da un po' e ci ho lavorato nel pochissimo tempo libero a mia disposizione. Il personaggio di Sasuke è oscenamente ooc (Mi ci sono presa in giro da sola durante la fan, non so se avete notato), ma mi piaceva l'idea di farlo soffrire un po' e rendere pubblici i suoi pensieri più reconditi – molto, ma molto, reconditi. Diciamo che l'unica cosa degna di nota di questa storia è il disegno che ho utilizzato per il banner che appartiene a una mia lettrice. Ieri mi ha mandato questo disegno, non sapendo che sarebbe stato ideale per il banner della storia (quando si dice la telepatia!). Grazie mille Josi!



Colgo anche l'occasione per ringraziare qui (su fb l'ho già fatto) i 101 utenti che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Io non riesco a trovare le parole per descrivervi la mia felicità – forse è per questo che mi sono bloccata :-) *si nasconde per non essere lapidata*

A breve riprenderò anche le altre fan, lo prometto! Abbiate fede.

Spero che questo parto malsano della mia mente vi sia piaciuto e aspetto con ansia i vostri giudizi. Mi siete mancati da morire! * si commuove *

Un abbraccio

P. s. Dimenticavo... (1) e (2) Dante, ovviamente! * un minuto di vergogna *











































   
 
Leggi le 11 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Blueorchid31