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Autore: Sebs    18/07/2015    1 recensioni
Dal momento in cui Sebastian Moran viene cacciato dall'esercito, crede di non avere un grande futuro davanti a sé, e non crede di averne bisogno.
Ma quando un distinto sconosciuto in Westwood gli si avvicina, tutto il suo mondo comincia a girare in senso contrario...
Chi è questo tipo? E perché sostiene di aver bisogno di lui?
Genere: Angst, Introspettivo, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Irene, Adler, Jim, Moriarty, Quasi, tutti, Sebastian, Moran, Sebastian, Moran
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Sebastian aveva notato che il giorno in cui si attuava uno dei piani di Jim, lui avrebbe fatto le stesse cose, ogni minima cosa, come tutte le altre volte precedenti, quasi come se soffrisse di disordine ossessivo-compulsivo.
Quando era nell'esercito, offrivano una consulenza psicologica per i soldati, e Sebastian sapeva che molti dei suoi commilitoni avevano l'ossessione per le abitudini. Era un modo per razionalizzare la paura, dicevano gli psicologi per spiegare come questo comportamento nascesse all'improvviso.
Jim era come loro. Si alzava alle sei e mezza, o probabilmente non riusciva a dormire. Faceva un bagno di quaranta minuti e poi prendeva il tostapane e la cioccolata.
Le prime volte per Sebastian era solo l'ennesima strana abitudine di Jim, ma con il tempo aveva imparato a sincronizzarsi con i suoi movimenti, e riusciva anche a prevedere cosa stesse per fare.
Qualche volta si svegliava solo sentendolo camminare, e fumava un paio di sigarette, aspettando che uscisse. Non interferiva mai nella sua routine, sapeva che avrebbe potuto peggiorare la situazione. Quando Jim usciva dal bagno, entrava lui, e quando usciva, Jim aveva preparato un paio di toast in più, lasciati sul tavolo della cucina, per Sebastian.
Quella mattina seguì il programma, non tanto per non interferire con i piani di Jim, ma per non creare altre fonti di discussione.
Nessuno aveva più parlato di quel tipo che era in salotto dopo che avevano discusso, e Sebastian sapeva che non sarebbe stato Jim a tirare fuori l'argomento.
Andò in camera sua, sistemò il fucile in una borsa e aprì il cassettone, dove erano ripiegate le magliette. Nell'armadio c'erano solo i giubbotti, e il completo che aveva messo quella volta a Cardiff.
Indossò una delle maglie e un paio di jeans neri, e prese il chiodo di pelle più sgualcito che aveva. 
Jim aspettava sulla porta, braccia incrociate e una spalla appoggiata al muro, le chiavi dell'auto in mano.
-Andiamo.
In auto Jim accese la radio, che iniziò a suonare Lovefool dei The Cardigans, al che Sebastian cambiò stazione. Canzone stupidamente adatta alla situazione, pensò.
Arrivarono alla piscina, e Jim fece scendere Sebastian, dicendo che aveva dimenticato una cosa. Poco dopo, eccolo lì, con un ometto dai capelli chiari con un cappotto enorme.
Sentì il telefono vibrare, e rispose. -Si va in scena, Tigre.
Quando anche un tizio alto con i capelli ricci arrivò alla piscina, Jim spuntò allo scoperto, con delle battutine pungenti che ricordavano a Sebastian il Jim che aveva conosciuto mesi prima.
Quando però iniziò a sentire con più attenzione le battute, si rese conto che si riferiva sia al tipo -Sherlock, si chiamava- sia a lui. Se Jim si fosse trovato a pochi passi da lui, Sebastian lo avrebbe preso a schiaffi. Ma quando mai non voleva saltare al collo di quell'idiota?
Accese la spia del puntatore del fucile quando Jim lanciò il segnale, e il secondo cecchino, Morstan, si rivelò utile quando il nanetto saltò al collo di Jim. Aveva davvero predetto tutto. Assurdo.
Lo vide uscire e rientrare, come da programma. Ma quando Sherlock abbassò la pistola sul cappotto che giaceva ormai inerme sul bordo della piscina, Stayin Alive dei Bee Gees iniziò a suonare. Questa sì che era una sorpresa.
Chiuse la chiamata, scusandosi. E schioccò le dita, gesto che Sebastian interpretò come un cessate il fuoco.
Corse nel retro dell'edificio.
-Cosa diavolo è successo?
-Dobbiamo andarcene di qui. E cercare quella psicopatica per fermarla.
-Chi? La Adler?
Jim annuì, mettendosi al volante. Aveva di nuovo lo sguardo capace di uccidere di quando era concentrato, e iniziò a correre tra le strade di Londra, sterzando e suonando il clacson come se non avesse appena cercato di uccidere due uomini.
-E Morstan?
-Se la caverà, è una donna in gamba.
-Donna?
-Sì, Sebastian, una cazzo di donna. Qualche problema?
Sebastian decise di tacere. Quando Jim era in quell'umore era meglio non pestargli i piedi.
Quando arrivarono, Jim scese dall'auto mentre frenava, correndo a bussare.
-Mr Moriarty, la signora Adler...
-Mi sta aspettando. 
Sebastian lo seguì, ma non sentì molto della loro discussione. Sentiva delle grida arrabbiate, ma non carpiva le parole.
Quando poi Jim uscì e prese l'auto, lasciando Sebastian nel portico, Irene lo fece entrare.
-Il tuo amico è un po' nervosetto.
-Già, beh, gli hai appena fregato un bel caso.
-Non era obbligato. 
-Cosa gli hai detto?
Irene sorrise, enigmatica.
-Quanto gli hai offerto?
-Sappiamo entrambi che Jim non si farebbe pagare con una cosa così volgare o noiosa come i soldi.
-Divertimento. Vero?
Lei alzò le spalle. -Sei davvero un bravo cagnolino. O come ti chiama lui, tigre. Cieco, obbediente, un perfetto cane da caccia. Predatore. Come fa a tenerti legato?
-Lui non mi tiene legato.
-Continua a ripetertelo. Magari ti convincerai.
-Io me ne vado.
-Come vuoi. Qui non ti tiene nessuno per il collo.
Sebastian iniziò a camminare, riflettendo su quelle parole. Magari era tempo di mollare Jim e tutto quel casino che era quella finta agenzia o quel che era.
Magari faceva in tempo a non sentirsi troppo coinvolto.

  
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