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Autore: Leonetta99    18/07/2015    1 recensioni
Violetta e Leon. Due nomi e due persone diverse. Due persone che si sono amate fin quando qualcosa in loro é cambiato. Una decisione che porta alla fine della loro storia d'amore, appena incominciata e poco vissuta. Lui, la lascia senza spiegazioni. Il destino, l'unico che non puó sbagliarsi li porterá a rincontrarsi e riconoscersi. Cosa succederà? Riusciranno a sistemare tutto? O si saranno forse dimenticati l'uno dell'altro?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Federico, Francesca, Leon, Violetta
Note: Cross-over | Avvertimenti: Bondage
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Sento tanti rumori, sirene che suonano, urli di persone che conosco e non conosco. Mi sento sollevata e dentro di me il dolore spegne completamente il mio cervello. 
 
“Signor German si calmi, la prego non va bene che si agiti nella stessa stanza in cui c'è sua figlia, Violetta ce la farà, è grave ma si risveglierà" sento un lieve sospiro e la voce di mio padre «Papà» “Cosa le avete fatto? Che cos'ha? Quanto è grave?” -è preoccupato per me, il mio iperprotettivo e severo papà ottocentesco è preoccupato per me- “ha subito un brutto colpo alla testa che l'ha subita destabilizzata e mandata in coma. Ora la lascio da solo con lei” pochi secondi dopo sento la sua mano sopra la mia con dei singhiozzi in sottofondo «oh papà» "sai piccolina per capire che non sapevo e non so niente di te, di quello che ti piace, di quello che fai ho dovuto aspettare di vederti così, ma ti prometto che se ti svegli e mi fai vedere quei occhi da cerbiatta uguali a tua madre farò di tutto per essere migliore” vorrei tanto svegliarmi, abbracciarlo e dirgli che farò di tutto per renderlo felice. "So che non mi senti, ma torna da me principessa, tua madre non vorrebbe che andassi da lei così presto” vorrei tanto piangere ma non riesco a fare nulla, sento male ovunque. Continua a parlare, ma non ho più le forze per ascoltarlo così mi riaddormento del tutto. “Ritornerò da te papà te lo prometto”
 
Due giorni dopo... 
 
Ho perso il conto delle ore, dei giorni che sono qui sdraiata su questo maledetto lettino, sono senza forze e più passa il tempo e più ho paura di non riuscire a trovare la forza di svegliarmi. "Buongiorno" la voce di mio padre arriva alle mie orecchie e al mio cuore. "I dottori hanno detto che non ci sono stati cambiamenti, non so se esserne sollevato però" in questo momento mi metterei a ridere "il mio papà" - “Okey forse ora che non mi senti sarebbe ora di raccontarti di come io e tua madre ci siamo conosciuti. Avevo diciassette anni, ero il classico bel ragazzo e so che ora mi guarderesti male ma il tuo papà era un stallone da giovane. Quando vidi la tua mamma per la prima volta sentii qualcosa che mai prima d'ora avevo sentito; una volta mi salutò e aveva un sorriso così radioso che io non riuscii nemmeno a rispondere al saluto. Tutti si misero a ridere" se fossi sveglia sgranerei gli occhi: mio padre bello? Mio padre che non saluta mia madre perché imbarazzato? Siamo sicuri che io non sia morta? 
 
Beh comunque mi feci avanti e diventammo "amici" anche se non era proprio la parola adatta a noi due, lei mi sgridava se saltavo scuola e io per farmi perdonare le facevo trovare una rosa sul banco" Mio padre saltava scuola? Sì, sono convinta di essere morta adesso. “Comunque quando iniziammo ad essere più che amici incontrai sua madre, tua nonna, mi ha sempre odiato tesoro sai? Faceva di tutto per farmi lasciare tua madre ma io non potevo allontanarmi da lei, la amavo così tanto che nessuno avrebbe mai capito perché continuavo a stare con lei pur essendo così diversi. Beh quello che voglio dire è che se vuoi veramente qualcosa non devi permettere a nessuno di togliertelo" 
 
Se vuoi veramente qualcosa non devi permettere a nessuno di togliertelo: Leon. 
Non so quanti giorni siano passati ma sono certa che non è venuto. Non vuole sapere come sto? Non vuole sapere se mi sveglierò? Tutto quello che abbiamo fatto è morto? Perché fa così? Non merito questo. Merito uno di quei risvegli da romanzi rosa, merito di essere svegliata da lui che mi tiene la mano, merito di essere svegliata da un suo bacio, ma non accadrà niente di tutto ciò. Non è venuto, non vuole più saperne di me dopo quello che mi ha causato. Mi ha lasciato.
 
LEON. 
 
"cosa ti ha detto Francesca?" chiedo a Fede che mi guarda fumare l'ennesima sigaretta. "Ha detto che è stabile ma che non ci sono stati cambiamenti" annuisco col capo e lascio che il fumo mi entri nei polmoni. "Dovresti andarci" continua a insistere lui "ti ho già detto di no" sospira e si mette davanti a me "Leon, guardami. Non riesco a vederti così sono due giorni che non fai altro che fumare" cosa vuole che faccia? La ragazza che amo è in coma, per colpa mia. Cosa vogliono che faccia? Che vada da lei? Che vada a trovarla? No. Devo uscire  per sempre dalla sua vita, non la meritavo e non me la meriterò mai. "Leon, suo padre merita una spiegazione" e se ne va quando lo chiama Francesca. 
Vorrei che tutto fosse diverso, vorrei essere quel ragazzo che merita, vorrei poter svegliarmi la mattina senza pensare che è su quel letto per causa mia, vorrei non averle mai insegnato a guidare. Non era il suo posto quello, lei doveva essere vicino a me. Come sempre. Lei doveva passare il tempo a guardarmi guidare e sorridere in quel modo che amo tanto. 
 
"Smettila violetta, finiscila devo guidare" le dico serio mentre mi accarezza il braccio e si avvicina per lasciarmi dei baci sulla guancia. "Ma io mi diverto" giro lo sguardo verso di lei e la vedo sorridere. "Che c'è?" chiede quando mi scappa un sorriso mentre ritorno con lo sguardo sulla strada. "Niente" - "mmh" mormora lei. "Leon?" - "mmh?" - "un giorno mi insegnerai a guidare?" scoppio a ridere e rispondo "mi piace averti come passeggero e poi non ti darei il mio posto neanche se mi pagassi" avvicina il suo viso al mio "potrei corromperti" sorrido e mi giro verso di lei quando siamo arrivati davanti casa sua "potresti semplicemente salutarmi" mi avvicino a lei, piega le labbra all'insù "ciao" tocco il suo naso con il mio e appoggio le mie labbra sulle sue. Sento la sua mano toccarmi i capelli e il collo "Leon, mio padre" sussurra ma continua a baciarla "potrebbe uscire e vederti" prova ancora a fermarmi ma io me ne frego. Non mi interessa nulla degli altri, voglio solo baciarla e sentirmi degno di lei "LEON" 
 
"LEON" Alzo lo sguardo e noto l'espressione severa del professor Pablo "si?" mi guarda male e dice "a che stavi pensando?" guardo il banco vuoto davanti a me e alzo le spalle "cosa pensi della felicità?" spalanco gli occhi e mi metto a giocare con la penna "vorrei una risposta concreta ed è una domanda che pretende una risposta" - la felicità è una merda ecco cosa è- " vuole sapere cosa ne penso? Beh la felicità è una stronza, tutti che la cercano ma appena la hanno si ha la paura che scompaia. E accade sempre, ti accorgi che la tua vita non ha un senso, che non hai un valore, un obbiettivo o un briciolo di felicità poi lei arriva, ti guarda e ti fa innamorare poi va in coma e capisci che non hai fatto nulla di giusto nella vita e ti ritrovi seduto a pensare al passato. A quei piccoli momenti di felicità che ti facevano sentire vivo quando in realtà vorresti solo sbattere la testa contro un muro e dimenticare ogni cosa" mi accorgo di aver perso il filo del discorso quando noto lo sguardo sorpreso di tutti, mi alzo in piedi e mi dirigo verso la porta "dove vai?" - "qualcosa che avrei dovuto fare giorni fa" 
  
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