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Autore: milly92    21/01/2009    3 recensioni
Debora è una normalissima ragazza di quasi sedici anni che purtroppo non esita a sentirsi “Sfigata” in ogni occasione, così decide di partecipare ai provini per diventare la “Life coach” del suo aspirante cantante preferito di un programma musicale, Music’s Planet, che si chiama Niko. Con suo grande stupore ce la fà, ma purtroppo per lei quell’evento non è un arrivo, bensì un inizio: ce la farà a vivere nel frenetico mondo della tv, dove contano solo l’aspetto esteriore, i soldi e il potere? Resisterà alle varie offese, orari stancanti e un certo aspirante cantante che la manda in tilt? E se poi all'affetto per Niko si aggiungesse anche quello per Andrea, basato più sul sentimento che sull'aspetto esteriore?? Dedicata a tutti coloro che amano sognare un (bel) po’ e che sanno che essere adolescenti e crescere NON è assolutamente semplice… Baci, milly92 ^^
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Just Believe In Yourself- Debora's Confessions'
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What’s Love?

Eccomi!

Sono reduce da giorni durissimi e super stressanti, e ammetto che aggiornare questa fic è uno dei momenti di relax che posso concedermi davanti al pc.

In questo capitolo la situazione amorosa di Deb diventerà definitivamente ( e finalmente, ihih!)  stabile, e solo Dio sa quanto vorrei essere nei suoi panni al momento! xD

Grazie mille a:

95_angy_95: Al momento mi sa che l’unica malattia di Andrea sia solo ed esclusivamente Deb, ihih! Purtroppo il programma giunge al termine, riesci ad immaginare la povera Deb senza tutti i suoi compagni di avventura?

Angel Texas Ranger: Oh, non parliamo di capelli, i miei non sono né lisci, né ricci, né mossi… L’unica cosa certa è  che sono crespi, e senza la schiuma avrei un cespuglio in testa! Mi fanno disperare così tanto che li ho anche tinti color mogano per cambiare un po’, visto che nessun taglio fa la differenza! Ma, capelli a parte, Andrea mi dice di dirti che farà il possibile per farsi perdonare ancora di più e spera di riuscirci in questo cap! =D

freeze: La fic avrà complessivamente 55 capitoli, epilogo compreso. Comunque Andrea voleva dire che si è messo con Rossella con l’iniziale scopo di allontanarsi da Deb visto che starle vicino lo distraeva in continuazione e non voleva affezionarsi ulteriormente poi però ha agito per farla ingelosire e alla fine si è pentito, perché comunque manca meno di una settimana alla separazione… Spero di essere stata più chiara! ^^

kirya: Ma grazie, sei sempre troppo buona! *^_^* Pensa che anche io mi sono commossa a scrivere il discorso di Max! E cosa succederà tra Deb e Andrea…. Te lo lascio scoprire leggendo il cap!

Giulls: Ehi, guarda che sto prenotata prima io per le ripetizioni di spagnolo made in Andrea! xD xD xD Lo so, sono perfida nel far interrompere sempre Deb e Andrea, ma in questo cap mi farò perdonare! La persona che dirà ad Andrea che non vuole che stia con Deb è… Dante! Immagino che tu sia un po’ sconcertata,  quindi ti  lascio scoprire cosa succede lasciandoti al cap!Bacioni e complimentissimi anche a te! ^^

A sabato,

la vostra milly92.

Capitolo 36

What’s Love?

Click. Click. Click. Scattare foto è sempre stata una delle cose che ho sempre amato fare , forse anche perché sono figlia di un fotografo. Mi ha sempre rilassato, donato la tranquillità e la calma quando era preoccupata e nervosa. O, semplicemente, era il più grande strumento che potevo utilizzare per ricordare qualcosa di speciale che non avrei potuto avere davanti per tutta la vita.

Per questo motivo il giovedì mattina stavo fotografando i ragazzi che facevano colazione, con un piccolo sorriso sulle labbra, poiché non tutti se ne erano accorti, presi dal sonno com’erano.

“Dite cheese!” urlai all’improvviso, e scattai la foto mentre Max, Niko e Giuseppe si giravano verso di me, ancora sconvolti dall’affermazione.

“Ehi! Non dirmi che poi queste foto faranno il giro del Web!” protestò Massimo, mentre prendeva dei biscotti dalla confezione.

“Si, insieme a quelle del tuo matrimonio!” sghignazzai, prima di fotografare Lara che si dava da fare vicino ai fornelli.

“Dai, Debora, posa questa macchina…” protestò lei, tuttavia sorridendo.

Max dal canto suo si era sbattuto una mano in fronte, in stile “Sono rovinato se lo fa”.

“Sarebbe una figata!” soggiunse Francesco mentre si alzava per prendere la bottiglia di succo di frutta  dal frigo. “Anzi, queste foto potremmo proiettarle al tuo matrimonio!”.

“Si, giusto!” esclamai presa, “Sarebbe davvero bello! Mi faccio fare il cd da papà, con tanto di musica, e poi….”.

“Non credo sia una buona idea, ci commuoveremo solo…” ragionò Andrea, parlando per la prima volta da quando era entrato in cucina. Mi aveva sorriso e mi aveva salutato con un bacio sulla guancia, avvicinandosi mentre prendevo la scatola di cereali dallo scaffale. Avevo cercato di far finta di niente, finchè non avevo fatto cadere un bicchiere per terra a cause delle mani che mi tremavano, ovvio.

“Beh, si, Andrea ha ragione” diede man forte Dante. “Basta pensare a quello che è successo ieri dopo il discorso di Max…” aggiunse, lanciandomi un’occhiata penetrante.

“Ok, ok, ho capito… Comunque,Max, pensaci, tra meno di sei mesi ti sposerai…” gli ricordai, dato che le nozze erano state fissate per la fine di ottobre.

Udendo ciò lui sorrise come un’ebete, come faceva tutte le volte che udiva le parole “Beatrice” e “Matrimonio”.

“Eh si” rispose semplicemente, prima di zittirsi e rimanere a fissare un punto imprecisato davanti a lui. Tutti ci guardammo rassegnati, facendo un piccolo sbuffo prima di ridere.

E per fortuna che avevamo quei momenti per ridere, perché durante il giorno non ne avevamo né il tempo, né l’opportunità, né la voglia. Presi com’eravamo dalle prove, dalle modifiche e dalle interviste pre- finale, i momenti per rilassarsi coincidevano con la colazione, il pranzo, la cena e un po’ il dopo cena, sempre se non si provava.

Eppure, quella sera, quando ritornai dal CPM semi distrutta,trovai un piccolo regalino appena uscii dalla doccia. Il primo di quella serata che mano a mano sarebbe diventata magica. Notai la bilancia di Lara, ed esitai un po’, guardandola.

“Cosa me ne frega!” esclamai, anche se era un bel po’ che non mi pesavo. Dopotutto non stavo esagerando con il cibo e mi stavo muovendo abbastanza… Ci salii sopra, prima di abbassare lo sguardo e guardare il risultato, con la stessa espressione che riservavo esclusivamente ai risultati dei test di matematica.

E,miracolo, credetti di non aver visto bene. La bilancia portava 59 chili!

Mi dissi che era semplicemente impossibile, dato che quando ero arrivata pesavo 64 chili, e controllai che funzionasse. Si, funzionava. Ancora scioccata, mi guardai allo specchio, e notai che ero dimagrita vicino ai fianchi e che le ossa dello sterno fuoruscivano un po’.

“Evvai! Si!” dissi tra me e me, sorridendo, mentre ripensavo a quando avevo conosciuto Silvia e lei mi aveva “Insultato” circa il mio peso.

Entusiasta per quella piccola soddisfazione, mi diressi a cena, quando trovai Max che armeggiava con alcuni cd insieme a Daniele in soggiorno.

“Cosa combinate?” chiesi allegramente. Mi sentivo sicura di me stessa, ero stata invasa dalla stessa sicurezza che mi aveva invasa durante l’intervista per “Fashion Girl”, oltre a sentirmi carina grazie ai quei chili in meno e ad un nuovo top rosa che non avevo mai indossato prima.

“Stasera si balla!” mi informò Daniele, “Abbiamo organizzato una piccola festa nella sala festa, e dopo cena andremo tutti lì a ballare per svagarci visto che questa giornata è stata micidiale… Per questo stiamo confrontando un po’ i cd” spiegò, mentre Samanta entrava nella stanza tutta in tiro, con indosso un miniabito nero ed argento. “Niko mi ha detto della festa così mi sono adeguata” dichiarò.

Scrollai le spalle, senza capire perché si fosse già preparata per cena, prima che mi dicessi che era ovvio: lei era Samanta ed io Debora, non ci saremmo mai capite. Così mi diressi in cucina,decisa a fare qualcosa di buono come apparecchiare.

“Allora stasera si balla!” esclamò Andrea raggiante, mentre entrava in cucina,e  notai che anche lui era già vestito per la serata.

“Andrea, lo sapevi e non mi hai detto nulla?!” gli chiesi, fingendomi arrabbiata mentre apparecchiavo la tavola. All’improvviso al stanza mi sembrò piena, non più solitaria come qualche secondo prima. Tentai di concentrarmi e di non pensare alle parole che mi aveva detto la sera prima.

“Me lo ha detto Francesco, prenditela con lui” rispose allegro, avvicinandosi e aiutandomi a distribuire i tovaglioli. “Comunque dobbiamo cucinare la nostra ultima pasta insieme prima di… martedì” mi sussurrò in un orecchio, mentre mi cingeva la vita con il braccio destro.

Mi sentii rabbrividire a quel contatto, e pregai che lui non se ne fosse accorto. “Ma certo…” risposi, voltandomi per prendere un altro tovagliolo e ritrovandomi con il viso a due centimetri dal suo. La voglia di baciarlo e stringerlo mi stava annebbiando il cervello, oltre al fatto che mi stava facendo arrossire come una demente, così mi voltai, e ringraziai il cielo quando mi ricordai che eravamo soli noi in cucina.

“Stasera balli con me?” chiese poi, aumentando la presa e avvicinandosi ancora di più al mio viso.

Probabilmente si aspetta qualcosa dopo quello che gli ho detto ieri… Fu la prima cosa che pensai.

Terminai di apparecchiare, mentre lui aspettava la risposta, e alla fine mi decisi a rispondergli. Mi girai, trovandomi faccia a faccia con lui.

“Come mai già me lo chiedi?”.

“Non vorrei che qualcuno alias Niko o Daniele te lo chiedesse prima di me… Come te, ho promesso a Max che sarei uscito da questo loft senza rimpianti, e andarmene senza aver passato una serata in tua compagnia per me rappresenterebbe un enorme rimpianto”  spiegò.

“Io, si, ok…” affermai, decisa a non rinunciare a quell’occasione, prima di separarci visto che si sentivano delle voci vicine. 

Cenammo, e tra un piatto e l’altro ci lanciammo degli sguardi fin troppo complici. Dal canto mio mi limitai a mangiare qualche boccone di insalata di pomodori, avevo lo stomaco chiuso per l’emozione e notai che ero l’unica a non essermi ancora preparata per la serata. Così, quando mezz’ora dopo tutti si stavano dirigendo nella sala feste io me ne sgaiattolai nella mia stanza, dove mi truccai rapidamente ed indossai l’unico miniabito che non avevo ancora indossato in quelle settimane: era azzurro con alcuni ricami oro ed argento, lungo sopra al ginocchio di circa dieci centimetri e con una scollatura abbastanza evidente.

Non lo avevo mai indossato per paura di risultare sfacciata ma quella sera mi dissi che non dovevo fregarmene , così vi abbinai anche dei decolleté e una collana argento ed oro con un pendente in stile Breil, abbellii i capelli con due fermagli strassati e mi osservai allo specchio: sembravo decisamente più grande e a dirla tutta mi piacevo.

Mi avviai verso la sala festa, emozionata, camminando in un modo un po’ insicuro, ma quando vidi che Andrea se ne stava vicino la parete ad aspettarmi, piuttosto che ballare senza di me, mi sentii rinvigorita.

La mia unica grande paura era quella di non concludere nulla per l‘ennesima volta, ad essere onesti. Lo so, era stupido voler concludere qualcosa pochi giorni prima dell’addio, ma mi dissi che anche io non dovevo avere rimpianti.

Mi raccomando, sta calma e ragiona, non fare l’imbranata… mi imposi, mentre mi ci avvicinavo e tutti si voltavano al mio passaggio. Ma Andrea proprio in quel momento si era allontanato per prendere un bicchiere di chissà che cosa,  così mi dissi che avrei dovuto semplicemente imitare Cristiana Capotondi in “Come tu mi vuoi”.

Iniziai a ballare al centro della pista, cercando di non bloccarmi per gli sguardi di Niko e Daniele, ma per fortuna non si mossero. Quando Andrea tornò mi osservò per un istante sconcertato, prima di allargare gli occhi, stupito, sorridere ed avvicinarsi a me con fare sicuro.

“Cavoli, sei stupenda” mi sussurrò all’orecchio, con la solita voce bassa e suadente mentre iniziavamo a ballare insieme.

Non risposi, ma sorrisi, e solo Dio sa quanto mi sentissi felice in quel momento, anche se ero molto imbarazzata. Per riposta a quel complimento così gli circondai il collo con il braccio destro, mentre l’altro era impegnato ad accarezzargli il torace.

Ma dico, sono impazzita?

Quando mi resi conto di quello che stavo facendo subito allontanai il braccio, nascondendo il volto infuocato nell’incavo del suo collo.

“Non preoccuparti…” disse, sorridendomi fiducioso mentre si stringeva di più a me e dallo stereo partiva la canzone “What’s love”.

What’s love? Baby don’t hurt me, don’t hurt me, no more…

Ballare con lui era magnifico, mi faceva sentire a mio agio, mi sembrava di averci ballato già altri milioni di volte.

Continuammo a muoverci  a ritmo di musica, stretti l’uno all’altro, mentre vedevo Dante lanciarci occhiatacce e Massimo confuso, Daniele irritato e Niko irato.

Ma non m’importava, no, quella sera era la nostra serata, non dovevo avere più nessun rimpianto….

“Vieni”.

Andrea mi prese per mano e mi condusse fuori dalla stanza, fino a portarmi in giardino. Durante il tragitto stettimo in silenzio, poi, quando intorno a noi regnava la pace e si sentiva solo l’eco della musica house, prendemmo posto sull’altalena a dondolo che tante volte aveva ospitato le nostre chiacchierate.

Mi guardava, quasi senza sbattere le ciglia, poi allungò timidamente la mano verso il mio volto. Me lo accarezzò, quasi come se stesse aspettando qualche cenno, mentre io non sapevo cosa fare.

“Sono un’imbranata” dissi all’improvviso, prima di pentirmene e abbassare lo sguardo.

“No, sei solo un po’ ingenua… Sei chiara come un'alba, sei fresca come l'aria. Diventi rossa se qualcuno ti guarda e sei fantastica quando sei assorta nei tuoi problemi, nei tuoi pensieri” mi corresse, canticchiando questo pezzo di “Alba chiara” con la sua voce melodiosa, avvicinandosi di più e ritornando a stringermi intorno alla vita. “Ed è per questo che mi piaci così tanto” aggiunse.

Rialzai lo sguardo, dopo aver sorriso per la citazione della canzone, sicura di non aver udito bene.

“Si, mi piaci davvero tanto” ripeté. Certo, me lo aveva fatto capire, ma sentirselo dire era tutta un’altra cosa.

Mentre dalla sala feste si sentivano le note della canzone “Because the night”, sentii lo stomaco attorcigliarsi prima di accorgermi che Andrea stava avvicinando ancora di più il viso al mio. Se qualcuno che non ci conosceva ci avrebbe visto in quel momento avrebbe pensato chissà cosa nel vedere un neo ventiduenne e una neo sedicenne in quegli atteggiamenti, ma eravamo solo noi, in quel momento io mi sentivo un po’ più grande e lui un po’ più adolescente.

E ho guardato dentro un'emozione  e ci ho visto dentro tanto amore che ho capito perché non si comanda al cuore” mi sussurrò.

“E questo sarebbe…”.

“Ancora Vasco, no?” terminò con un sorriso. “Al momento è l’unico cantante che sa esprimere quello che voglio ti dire con le  sue canzoni. Questo momento è così bello che ho paura di rovinarlo con parole mie”.

“Puoi dire quello che vuoi, in questo momento niente può diminuire la mia felicità”.

Avvicinai il mio volto al suo , piegandolo di lato, chiudendo gli occhi e affondando le mani nei suoi capelli  quando lui poggiò una mano sul mio volto e la strinse, quasi come se avesse paura che potessi fuggirmene.

“Sono qui,tranquillo, non ho intenzione di andarmene” sussurrai, quando i nostri nasi erano fin troppo vicini, prima di lasciarmi baciare come nei migliori film romantici. Sentirlo così vicino a me, sentire le sue labbra dischiudersi sulle mie e le sue mani continuare a stringermi il volto mi fecero dimenticare tutto, furono di momenti di beato oblio. Né Niko né Daniele mi avevano baciata così, e fu quel particolare a renderlo un vero bacio, oltre al fatto che questa volte era un bacio sentito, non forzato da una scommessa o da un fine. Io stessa lo volevo ancora di più che con Niko, e quando ci decidemmo a separarci fu per la semplice mancanza di ossigeno.

Andrea mi guardò con una strana espressione, raddolcita e beata allo stesso tempo, prima di stringermi a lui. Restammo abbracciati su quell’altalena per chissà quanto tempo, prima che lui si decidesse a dire: “Non credevo sarebbe stato così”.

Sobbalzai, preoccupata. “Così…come?” chiesi ancora frastornata.

Lui rise lievemente. “Così… senza parole!” rispose, ricordando la canzone di Vasco. “Un semplice bacio non mi aveva mai coinvolto così, per me prima i baci erano tutti uguali” spiegò, prima di ribaciarmi, questa volta con più sicurezza.

Quella serata fu indimenticabile, ricordo solo che ci decidemmo a tornare in camera verso le tre, quando gli altri si erano ritirati già da un paio d’ore. Eravamo stati abbracciati tutto il tempo, tra un bacio e l’altro, come una vera coppia.

“Andrea, ma… domani?” gli chiesi, con un nodo alla gola, mentre rientravamo.

“Domani sarà domani, sappi solo che tutto quello che ti ho detto è vero e che non mi pentirò mai di quello che ho fatto, anche quando Dante mi farà una paternale” mi rispose, dandomi un ultimo bacio prima di fermarsi davanti alla porta della mia stanza.

“Buonanotte” mi salutò, mentre a stento riuscivo a muovere il braccio in segno di saluto ed entravo, togliendomi le scarpe per non fare rumore.

Dormii poco e niente, incredula su ciò che era successo.

Che serata magnifica…  Mi ritrovai a pensare per la cinquantesima volta quella mattina, appena mi alzai. Notai che Lara e Samanta mi guardavano in un modo un po’ insolito, così mi affrettai a prepararmi e ad uscire dalla stanza. Stavo passando davanti la stanza dei Gold Boyz quando udii un secco: “Non dovevi, sai come la penso”. Era al voce di Dante, così controllai che non stesse passando nessuno prima di avvicinarmi di più alla porta.

“Finchè era Rossella ti ho lasciato fare, ma ora non lo tollero più. Non ha nemmeno sedici anni, ti rendi conto? E poi vedo che tu ne sei più preso, e non voglio che….”.

“Cavoli, Dante, la vita è mia! E poi tra qualche giorno avrà sedici anni! Questi “Non voglio” non devono esistere!”.

“Non c’entra, dici che sempre che sono la guida spirituale del gruppo, quindi lasciami parlare! Siamo qui per la nostre carriera, capito? Anche se ti piace, ignorala, sai quante ne troverai più in là? Ora devi concentrarti, siamo in finale, che cavolo! E poi pensa a lei…”.

“Ci penso fin troppo ad essere onesti.”

Quelle parole mi fecero seccare la gola. Mi avviai in cucina, non potendo sentirne più di quelle storie, e fui accolta da una serie di occhiate torve e incredule.

“Buongiorno” dissi a testa bassa, per non incrociare lo sguardo di nessuno. Mi sedetti su uno degli sgabelli quando constatai di non aver affatto fame, con uno strano senso di oppressione che invadeva tutto il mio corpo. Eppure di una cosa ne ero sicura: non me ne ero affatto pentita di ciò che era successo.

“Debora, ehm, puoi prendermi un bicchiere per favore?” mi chiese Dario cordialmente, facendomi riemergere dai miei pensieri.

“Oh, ma certo” risposi, alzandomi er prendere l’oggetto per poi porgerglielo.

“Grazie”.

“Prego”.

Feci per ritornare allo sgabello quando mi ritrovai faccia a faccia con Niko  che stava ritornando dai fornelli, dove aveva preso il latte, e mi lanciò un’occhiata di pura diffidenza, che mi confuse ancora di più. Finchè era Daniele potevo capire, ma lui… Mi aveva sempre detto che non gli interessavo, allora perché faceva così?

Si vede che non gli va che l’ex di Rossella si comporti in modo ambiguo con qualcun'altra…. Dopotutto è sempre la sua “sorellona”… mi dissi.

Gli sguardi arrabbiati di Daniele non tardarono ad arrivare, ma il peggio per me venne quando Andrea entrò in cucina senza lanciarmi nemmeno mezzo sguardo, iniziando a parlare normalmente con Max.

Sentii una coltellata al cuore, così, quando dopo dieci minuti aveva continuato ad ignorarmi, decisi di uscire da quella stanza, infischiandomene degli sguardi che avevo addosso.

Ritornai nella mia stanza, dove rimasi a guardarmi allo specchio per vari minuti. Per l’ennesima volta non mi riconoscevo più, il mio sguardo non era più né insicuro né cresciuto, bensì semplicemente sconvolto.

Quando sentii gli occhi bruciare per le lacrime corsi in bagno, decisa a reprimerle.

“Non devo piangere, sono responsabile delle mie azioni e basta! E che cavolo, anche se è un casino me lo sono creato io, non ho motivo di piangere, non risolverò nulla…!” mi dissi, mentre mi asciugavo gli occhi e tentavo di aggiustarmi la cipria er non far vedere il solco delle lacrime. Guardai l’orologio:erano le otto e mezzo, un’ora dopo sarebbero venuti Luke e Kevin, quindi dovevo calmarmi in quell’arco di tempo.

Uscii dal bagno, con gli occhi ancora un po’ arrossati, quando sobbalzai nel vedere Andrea seduto sul mio letto, in attesa.

“Finalmente sei uscita” mi accolse, accennando un triste sorriso.

“Finalmente mi rivolgi la parola” lo rimbrottai, incrociando le braccia al petto e fermandomi. “Aspetta” aggiunsi, quando lui fece per parlare, “So che i ricordi di ieri sera devono rimanere tali, che non devo illudermi che io e te staremo insieme fino a martedì, ma almeno, che cavolo, il saluto è dell’angelo! O ti vergogni di me e di quello che è successo ieri?!” chiesi con voce agguerrita, prima di sentirmi una stupida.

“Ma no! Ma sei impazzita?” mi domandò sconvolto, avvicinandosi. “Io non ti ho salutata perché te ne stavi isolata, e allora ho pensato che non ti andava di esporti davanti agli altri visto che continuavano a guardarti….” spiegò.

“Che c’entra, era un semplice saluto, e poi non me ne importa di loro ormai, loro non capiscono, la vita è mia, e voglio essere libera di fare ciò che voglio…” ribattei.

“E cos’è che vuoi?” domandò serio, poggiando le braccia sulle mie spalle.

“Dai… Non fare queste domande idiote, lo sai benissimo…” risposi allontanandomi e avvicinandomi alla finestra, notando che aveva chiuso la porta a chiave.

“No, non lo so! Senti, io so solo che nonostante tu sia minorenne, nonostante io sia in finale, nonostante il fatto che dovrei avere la testa piena di note, accordi e strofe, nonostante le paternali di Dante sul fatto che sono un idiota, io ho ancora voglia di starti vicino! E’ questo quello che voglio! E tu?” mi domandò nuovamente.

Aveva la voce frustrata, e si appoggiò sul davanzale vicino a me, con il capo fra le mani.  Mi sentii in colpa, fin troppo, così lo abbracciai da dietro, appoggiando la testa alla sua schiena, e decisi di essere sincera.

“Voglio te, voglio sentirmi di nuovo bene come ieri sera…” sussurrai, stringendolo più forte.

Si girò, e quando alzai lo sguardo notai che sorrideva, mi stava regalando un vero sorriso a 32 denti. “Perfetto!” esordì, stringendomi a sé e abbassando il viso per arrivare alla mia altezza. Mi alzai un po’ sulle punte per facilitargli la cosa visto che ero venti centimetri più bassa di lui, e non dimenticherò mai l’espressione persa che gli vidi sul viso prima che ci baciassimo spensieratamente.

Mi faceva davvero un brutto effetto quel ragazzo, nel senso che era capace di farsi perdonare con una sola parola, oltre al fatto che quando ero con lui dimenticavo tutto e tutti.

Poco dopo ci ritrovammo sul mio letto, ancora abbracciati, mentre ci sorridevamo come dei bambini e lui giocava con i miei ricci.

“Posso farti una domanda?” feci, voltandomi dalla sua parte, ritrovandoci faccia a faccia.

“Tutto quello che vuoi”.

 “Da quando è che io ti… piaccio?”.

“Mi piaci per davvero dalla partita” spiegò. “E sappi che martedì ti avevo riconosciuta,  sapevo che eri tu e non Rossella, volevo avere un pretesto per poterti stringere a me” aggiunse.

“Wow, che cosa commovente” sdrammatizzai, baciandolo lievemente prima di separarmi. Ma lui mi ribaciò, protestando, e sbuffai sonoramente quando notai che  tra dieci minuti sarebbero venuti Luke e Kevin.

“Dobbiamo  andare, è tardi…” dissi, alzandomi dopo aver guardato l’orologio.

“Uffa, che noia… amore” mormorò, prendendomi per un braccio e costringendomi a ristendermi al suo fianco.

Sussultai, sentendo quella parola. Come risposta, lui rise. “Che c’è, non posso chiamarti così?”.

“Certo che si, solo che nessuno mi chiamava così da secoli” confessai.

Ci guardammo per un lungo istante, prima che lui mi stringesse contro il suo petto. “Preferisci che ti chiami piccolina?” sdrammatizzò baciando il capo.

“Puoi chiamarmi come vuoi” concessi.

Ci scambiammo l’ennesimo sorriso prima di scambiarci un ultimo bacio e dirigerci alle prove, felici e rilassati, anche perchè la prova più grande la stavamo affrontando noi vivendo quella situazione che da lì a quattro giorni ci avrebbe separati.

 

Qualche Anticipazione:

“No, anzi, forse il problema è che le cose vanno fin troppo bene…” spiegai.

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“In poche parole quello che ci stava intervistando ha chiesto se si era formata qualche relazione all’interno del loft….”.

“Ed Andrea è arrossito come un pomodoro…” terminò Giuseppe.

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Io che apparecchiavo la tavola in compagnia di Tiziano Ferro, vi rendete conto?

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“A… cosa devo… tutto questo?” chiesi ancora spiazzata. Mi aspettavo un bel “E’ per il tuo compleanno!” ma purtroppo non fu questa la risposta.

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“Come lo hai chiamato?” urlai, prima di guardarmi la mano arrossata: gli avevo appena dato uno schiaffo abbastanza sonoro.

“Deb, allontanati, non lo ascoltare…” disse Andrea, allontanandomi da Niko, che era ancora preso dal massaggiarsi la guancia.

 

 

  
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