Eccomi!
Sono
reduce da giorni durissimi e super stressanti, e ammetto che aggiornare questa
fic è uno dei momenti di relax che posso concedermi davanti al pc.
In
questo capitolo la situazione amorosa di Deb diventerà definitivamente ( e
finalmente, ihih!) stabile, e solo Dio
sa quanto vorrei essere nei suoi panni al momento! xD
Grazie
mille a:
95_angy_95:
Al momento mi sa che l’unica malattia di Andrea sia solo ed esclusivamente Deb,
ihih! Purtroppo il programma giunge al termine, riesci ad immaginare la povera
Deb senza tutti i suoi compagni di avventura?
Angel
Texas Ranger: Oh, non parliamo di capelli, i miei non sono né lisci, né ricci,
né mossi… L’unica cosa certa è che sono
crespi, e senza la schiuma avrei un cespuglio in testa! Mi fanno disperare così
tanto che li ho anche tinti color mogano per cambiare un po’, visto che nessun
taglio fa la differenza! Ma, capelli a parte, Andrea mi dice di dirti che farà
il possibile per farsi perdonare ancora di più e spera di riuscirci in questo
cap! =D
freeze:
La fic avrà complessivamente 55 capitoli, epilogo compreso. Comunque Andrea
voleva dire che si è messo con Rossella con l’iniziale scopo di allontanarsi da
Deb visto che starle vicino lo distraeva in continuazione e non voleva affezionarsi
ulteriormente poi però ha agito per farla ingelosire e alla fine si è pentito,
perché comunque manca meno di una settimana alla separazione… Spero di essere
stata più chiara! ^^
kirya:
Ma grazie, sei sempre troppo buona! *^_^* Pensa che anche io mi sono commossa a
scrivere il discorso di Max! E cosa succederà tra Deb e Andrea…. Te lo lascio
scoprire leggendo il cap!
Giulls:
Ehi, guarda che sto prenotata prima io per le ripetizioni di spagnolo made in
Andrea! xD xD xD Lo so, sono perfida nel far interrompere sempre Deb e Andrea,
ma in questo cap mi farò perdonare! La persona che dirà ad Andrea che non vuole
che stia con Deb è… Dante! Immagino che tu sia un po’ sconcertata, quindi ti
lascio scoprire cosa succede lasciandoti al cap!Bacioni e complimentissimi
anche a te! ^^
A
sabato,
la
vostra milly92.
Capitolo 36
What’s Love?
Click. Click. Click. Scattare foto è sempre stata una delle cose che ho
sempre amato fare , forse anche perché sono figlia di un fotografo. Mi ha
sempre rilassato, donato la tranquillità e la calma quando era preoccupata e
nervosa. O, semplicemente, era il più grande strumento che potevo utilizzare
per ricordare qualcosa di speciale che non avrei potuto avere davanti per tutta
la vita.
Per
questo motivo il giovedì mattina stavo fotografando i ragazzi che facevano
colazione, con un piccolo sorriso sulle labbra, poiché non tutti se ne erano
accorti, presi dal sonno com’erano.
“Dite
cheese!” urlai all’improvviso, e scattai la foto mentre Max, Niko e Giuseppe si
giravano verso di me, ancora sconvolti dall’affermazione.
“Ehi!
Non dirmi che poi queste foto faranno il giro del Web!” protestò Massimo,
mentre prendeva dei biscotti dalla confezione.
“Si,
insieme a quelle del tuo matrimonio!” sghignazzai, prima di fotografare Lara che
si dava da fare vicino ai fornelli.
“Dai,
Debora, posa questa macchina…” protestò lei, tuttavia sorridendo.
Max
dal canto suo si era sbattuto una mano in fronte, in stile “Sono rovinato se lo
fa”.
“Sarebbe
una figata!” soggiunse Francesco mentre si alzava per prendere la bottiglia di
succo di frutta dal frigo. “Anzi, queste
foto potremmo proiettarle al tuo matrimonio!”.
“Si,
giusto!” esclamai presa, “Sarebbe davvero bello! Mi faccio fare il cd da papà,
con tanto di musica, e poi….”.
“Non
credo sia una buona idea, ci commuoveremo solo…” ragionò Andrea, parlando per
la prima volta da quando era entrato in cucina. Mi aveva sorriso e mi aveva
salutato con un bacio sulla guancia, avvicinandosi mentre prendevo la scatola
di cereali dallo scaffale. Avevo cercato di far finta di niente, finchè non
avevo fatto cadere un bicchiere per terra a cause delle mani che mi tremavano,
ovvio.
“Beh,
si, Andrea ha ragione” diede man forte Dante. “Basta pensare a quello che è
successo ieri dopo il discorso di Max…” aggiunse, lanciandomi un’occhiata
penetrante.
“Ok,
ok, ho capito… Comunque,Max, pensaci, tra meno di sei mesi ti sposerai…” gli
ricordai, dato che le nozze erano state fissate per la fine di ottobre.
Udendo
ciò lui sorrise come un’ebete, come faceva tutte le volte che udiva le parole “Beatrice”
e “Matrimonio”.
“Eh
si” rispose semplicemente, prima di zittirsi e rimanere a fissare un punto
imprecisato davanti a lui. Tutti ci guardammo rassegnati, facendo un piccolo
sbuffo prima di ridere.
E
per fortuna che avevamo quei momenti per ridere, perché durante il giorno non
ne avevamo né il tempo, né l’opportunità, né la voglia. Presi com’eravamo dalle
prove, dalle modifiche e dalle interviste pre- finale, i momenti per rilassarsi
coincidevano con la colazione, il pranzo, la cena e un po’ il dopo cena, sempre
se non si provava.
Eppure,
quella sera, quando ritornai dal CPM semi distrutta,trovai un piccolo regalino
appena uscii dalla doccia. Il primo di quella serata che mano a mano sarebbe
diventata magica. Notai la bilancia di Lara, ed esitai un po’, guardandola.
“Cosa
me ne frega!” esclamai, anche se era un bel po’ che non mi pesavo. Dopotutto
non stavo esagerando con il cibo e mi stavo muovendo abbastanza… Ci salii
sopra, prima di abbassare lo sguardo e guardare il risultato, con la stessa
espressione che riservavo esclusivamente ai risultati dei test di matematica.
E,miracolo,
credetti di non aver visto bene. La bilancia portava 59 chili!
Mi
dissi che era semplicemente impossibile, dato che quando ero arrivata pesavo 64
chili, e controllai che funzionasse. Si, funzionava. Ancora scioccata, mi
guardai allo specchio, e notai che ero dimagrita vicino ai fianchi e che le
ossa dello sterno fuoruscivano un po’.
“Evvai!
Si!” dissi tra me e me, sorridendo, mentre ripensavo a quando avevo conosciuto
Silvia e lei mi aveva “Insultato” circa il mio peso.
Entusiasta
per quella piccola soddisfazione, mi diressi a cena, quando trovai Max che
armeggiava con alcuni cd insieme a Daniele in soggiorno.
“Cosa
combinate?” chiesi allegramente. Mi sentivo sicura di me stessa, ero stata
invasa dalla stessa sicurezza che mi aveva invasa durante l’intervista per “Fashion
Girl”, oltre a sentirmi carina grazie ai quei chili in meno e ad un nuovo top
rosa che non avevo mai indossato prima.
“Stasera
si balla!” mi informò Daniele, “Abbiamo organizzato una piccola festa nella
sala festa, e dopo cena andremo tutti lì a ballare per svagarci visto che
questa giornata è stata micidiale… Per questo stiamo confrontando un po’ i cd”
spiegò, mentre Samanta entrava nella stanza tutta in tiro, con indosso un
miniabito nero ed argento. “Niko mi ha detto della festa così mi sono adeguata”
dichiarò.
Scrollai
le spalle, senza capire perché si fosse già preparata per cena, prima che mi
dicessi che era ovvio: lei era Samanta ed io Debora, non ci saremmo mai capite.
Così mi diressi in cucina,decisa a fare qualcosa di buono come apparecchiare.
“Allora
stasera si balla!” esclamò Andrea raggiante, mentre entrava in cucina,e notai che anche lui era già vestito per la
serata.
“Andrea,
lo sapevi e non mi hai detto nulla?!” gli chiesi, fingendomi arrabbiata mentre apparecchiavo
la tavola. All’improvviso al stanza mi sembrò piena, non più solitaria come
qualche secondo prima. Tentai di concentrarmi e di non pensare alle parole che
mi aveva detto la sera prima.
“Me
lo ha detto Francesco, prenditela con lui” rispose allegro, avvicinandosi e
aiutandomi a distribuire i tovaglioli. “Comunque dobbiamo cucinare la nostra
ultima pasta insieme prima di… martedì” mi sussurrò in un orecchio, mentre mi
cingeva la vita con il braccio destro.
Mi
sentii rabbrividire a quel contatto, e pregai che lui non se ne fosse accorto.
“Ma certo…” risposi, voltandomi per prendere un altro tovagliolo e ritrovandomi
con il viso a due centimetri dal suo. La voglia di baciarlo e stringerlo mi
stava annebbiando il cervello, oltre al fatto che mi stava facendo arrossire
come una demente, così mi voltai, e ringraziai il cielo quando mi ricordai che
eravamo soli noi in cucina.
“Stasera
balli con me?” chiese poi, aumentando la presa e avvicinandosi ancora di più al
mio viso.
Probabilmente si aspetta qualcosa dopo
quello che gli ho detto ieri… Fu la
prima cosa che pensai.
Terminai
di apparecchiare, mentre lui aspettava la risposta, e alla fine mi decisi a
rispondergli. Mi girai, trovandomi faccia a faccia con lui.
“Come
mai già me lo chiedi?”.
“Non
vorrei che qualcuno alias Niko o Daniele te lo chiedesse prima di me… Come te,
ho promesso a Max che sarei uscito da questo loft senza rimpianti, e andarmene
senza aver passato una serata in tua compagnia per me rappresenterebbe un
enorme rimpianto” spiegò.
“Io,
si, ok…” affermai, decisa a non rinunciare a quell’occasione, prima di
separarci visto che si sentivano delle voci vicine.
Cenammo, e tra un piatto e
l’altro ci lanciammo degli sguardi fin troppo complici. Dal canto mio mi
limitai a mangiare qualche boccone di insalata di pomodori, avevo lo stomaco
chiuso per l’emozione e notai che ero l’unica a non essermi ancora preparata
per la serata. Così, quando mezz’ora dopo tutti si stavano dirigendo nella sala
feste io me ne sgaiattolai nella mia stanza, dove mi truccai rapidamente ed
indossai l’unico miniabito che non avevo ancora indossato in quelle settimane:
era azzurro con alcuni ricami oro ed argento, lungo sopra al ginocchio di circa
dieci centimetri e con una scollatura abbastanza evidente.
Non lo avevo mai indossato
per paura di risultare sfacciata ma quella sera mi dissi che non dovevo
fregarmene , così vi abbinai anche dei decolleté e una collana argento ed oro
con un pendente in stile Breil, abbellii i capelli con due fermagli strassati e
mi osservai allo specchio: sembravo decisamente più grande e a dirla tutta mi piacevo.
Mi avviai verso la sala
festa, emozionata, camminando in un modo un po’ insicuro, ma quando vidi che Andrea
se ne stava vicino la parete ad aspettarmi, piuttosto che ballare senza di me,
mi sentii rinvigorita.
La mia unica grande paura era
quella di non concludere nulla per l‘ennesima volta, ad essere onesti. Lo so,
era stupido voler concludere qualcosa pochi giorni prima dell’addio, ma mi
dissi che anche io non dovevo avere rimpianti.
Mi raccomando, sta calma e ragiona, non fare
l’imbranata… mi imposi, mentre mi ci
avvicinavo e tutti si voltavano al mio passaggio. Ma Andrea proprio in quel
momento si era allontanato per prendere un bicchiere di chissà che cosa, così
mi dissi che avrei dovuto semplicemente imitare Cristiana Capotondi in “Come tu
mi vuoi”.
Iniziai a ballare al centro
della pista, cercando di non bloccarmi per gli sguardi di Niko e Daniele, ma
per fortuna non si mossero. Quando Andrea tornò mi osservò per un istante
sconcertato, prima di allargare gli occhi, stupito, sorridere ed avvicinarsi a
me con fare sicuro.
“Cavoli, sei stupenda” mi
sussurrò all’orecchio, con la solita voce bassa e suadente mentre iniziavamo a
ballare insieme.
Non risposi, ma sorrisi, e
solo Dio sa quanto mi sentissi felice in quel momento, anche se ero molto
imbarazzata. Per riposta a quel complimento così gli circondai il collo con il
braccio destro, mentre l’altro era impegnato ad accarezzargli il torace.
Ma dico, sono impazzita?
Quando mi resi conto di
quello che stavo facendo subito allontanai il braccio, nascondendo il volto
infuocato nell’incavo del suo collo.
“Non preoccuparti…” disse,
sorridendomi fiducioso mentre si stringeva di più a me e dallo stereo partiva
la canzone “What’s love”.
What’s love? Baby don’t hurt
me, don’t hurt me, no more…
Ballare con lui era magnifico,
mi faceva sentire a mio agio, mi sembrava di averci ballato già altri milioni
di volte.
Continuammo a muoverci a ritmo di musica, stretti l’uno all’altro,
mentre vedevo Dante lanciarci occhiatacce e Massimo confuso, Daniele irritato e
Niko irato.
Ma
non m’importava, no, quella sera era la nostra
serata, non dovevo avere più nessun rimpianto….
“Vieni”.
Andrea
mi prese per mano e mi condusse fuori dalla stanza, fino a portarmi in
giardino. Durante il tragitto stettimo in silenzio, poi, quando intorno a noi
regnava la pace e si sentiva solo l’eco della musica house, prendemmo posto
sull’altalena a dondolo che tante volte aveva ospitato le nostre chiacchierate.
Mi
guardava, quasi senza sbattere le ciglia, poi allungò timidamente la mano verso
il mio volto. Me lo accarezzò, quasi come se stesse aspettando qualche cenno,
mentre io non sapevo cosa fare.
“Sono
un’imbranata” dissi all’improvviso, prima di pentirmene e abbassare lo sguardo.
“No,
sei solo un po’ ingenua…
Sei chiara come un'alba, sei fresca come l'aria. Diventi
rossa se qualcuno ti guarda e sei fantastica quando sei assorta nei tuoi
problemi, nei tuoi pensieri” mi corresse,
canticchiando questo pezzo di “Alba chiara” con la sua voce melodiosa, avvicinandosi
di più e ritornando a stringermi intorno alla vita. “Ed è per questo che mi
piaci così tanto” aggiunse.
Rialzai
lo sguardo, dopo aver sorriso per la citazione della canzone, sicura di non
aver udito bene.
“Si,
mi piaci davvero tanto” ripeté. Certo, me lo aveva fatto capire, ma sentirselo
dire era tutta un’altra cosa.
Mentre
dalla sala feste si sentivano le note della canzone “Because the night”, sentii
lo stomaco attorcigliarsi prima di accorgermi che Andrea stava avvicinando
ancora di più il viso al mio. Se qualcuno che non ci conosceva ci avrebbe visto
in quel momento avrebbe pensato chissà cosa nel vedere un neo ventiduenne e una
neo sedicenne in quegli atteggiamenti, ma eravamo solo noi, in quel momento io
mi sentivo un po’ più grande e lui un po’ più adolescente.
“E ho guardato
dentro un'emozione e ci ho visto dentro
tanto amore che ho capito perché non si comanda al cuore” mi sussurrò.
“E questo sarebbe…”.
“Ancora Vasco, no?” terminò con un sorriso. “Al
momento è l’unico cantante che sa esprimere quello che voglio ti dire con
le sue canzoni. Questo momento è così
bello che ho paura di rovinarlo con parole mie”.
“Puoi dire quello che vuoi, in questo momento
niente può diminuire la mia felicità”.
Avvicinai
il mio volto al suo , piegandolo di lato, chiudendo gli occhi e affondando le
mani nei suoi capelli quando lui poggiò
una mano sul mio volto e la strinse, quasi come se avesse paura che potessi
fuggirmene.
“Sono
qui,tranquillo, non ho intenzione di andarmene” sussurrai, quando i nostri nasi
erano fin troppo vicini, prima di lasciarmi baciare come nei migliori film
romantici. Sentirlo così vicino a me, sentire le sue labbra dischiudersi sulle
mie e le sue mani continuare a stringermi il volto mi fecero dimenticare tutto,
furono di momenti di beato oblio. Né Niko né Daniele mi avevano baciata così, e
fu quel particolare a renderlo un vero bacio, oltre al fatto che questa volte
era un bacio sentito, non forzato da una scommessa o da un fine. Io stessa lo
volevo ancora di più che con Niko, e quando ci decidemmo a separarci fu per la
semplice mancanza di ossigeno.
Andrea
mi guardò con una strana espressione, raddolcita e beata allo stesso tempo,
prima di stringermi a lui. Restammo abbracciati su quell’altalena per chissà
quanto tempo, prima che lui si decidesse a dire: “Non credevo sarebbe stato
così”.
Sobbalzai,
preoccupata. “Così…come?” chiesi ancora frastornata.
Lui
rise lievemente. “Così… senza parole!”
rispose, ricordando la canzone di Vasco. “Un semplice bacio non mi aveva mai
coinvolto così, per me prima i baci erano tutti uguali” spiegò, prima di
ribaciarmi, questa volta con più sicurezza.
Quella
serata fu indimenticabile, ricordo solo che ci decidemmo a tornare in camera
verso le tre, quando gli altri si erano ritirati già da un paio d’ore. Eravamo
stati abbracciati tutto il tempo, tra un bacio e l’altro, come una vera coppia.
“Andrea,
ma… domani?” gli chiesi, con un nodo alla gola, mentre rientravamo.
“Domani
sarà domani, sappi solo che tutto quello che ti ho detto è vero e che non mi
pentirò mai di quello che ho fatto, anche quando Dante mi farà una paternale”
mi rispose, dandomi un ultimo bacio prima di fermarsi davanti alla porta della
mia stanza.
“Buonanotte”
mi salutò, mentre a stento riuscivo a muovere il braccio in segno di saluto ed
entravo, togliendomi le scarpe per non fare rumore.
Dormii
poco e niente, incredula su ciò che era successo.
Che serata magnifica… Mi
ritrovai a pensare per la cinquantesima volta quella mattina, appena mi alzai.
Notai che Lara e Samanta mi guardavano in un modo un po’ insolito, così mi
affrettai a prepararmi e ad uscire dalla stanza. Stavo passando davanti la
stanza dei Gold Boyz quando udii un secco: “Non dovevi, sai come la penso”. Era
al voce di Dante, così controllai che non stesse passando nessuno prima di
avvicinarmi di più alla porta.
“Finchè
era Rossella ti ho lasciato fare, ma ora non lo tollero più. Non ha nemmeno
sedici anni, ti rendi conto? E poi vedo che tu ne sei più preso, e non voglio
che….”.
“Cavoli,
Dante, la vita è mia! E poi tra qualche giorno avrà sedici anni! Questi “Non
voglio” non devono esistere!”.
“Non
c’entra, dici che sempre che sono la guida spirituale del gruppo, quindi
lasciami parlare! Siamo qui per la nostre carriera, capito? Anche se ti piace,
ignorala, sai quante ne troverai più in là? Ora devi concentrarti, siamo in
finale, che cavolo! E poi pensa a lei…”.
“Ci
penso fin troppo ad essere onesti.”
Quelle
parole mi fecero seccare la gola. Mi avviai in cucina, non potendo sentirne più
di quelle storie, e fui accolta da una serie di occhiate torve e incredule.
“Buongiorno”
dissi a testa bassa, per non incrociare lo sguardo di nessuno. Mi sedetti su
uno degli sgabelli quando constatai di non aver affatto fame, con uno strano
senso di oppressione che invadeva tutto il mio corpo. Eppure di una cosa ne ero
sicura: non me ne ero affatto pentita di ciò che era successo.
“Debora,
ehm, puoi prendermi un bicchiere per favore?” mi chiese Dario cordialmente,
facendomi riemergere dai miei pensieri.
“Oh,
ma certo” risposi, alzandomi er prendere l’oggetto per poi porgerglielo.
“Grazie”.
“Prego”.
Feci
per ritornare allo sgabello quando mi ritrovai faccia a faccia con Niko che stava ritornando dai fornelli, dove aveva
preso il latte, e mi lanciò un’occhiata di pura diffidenza, che mi confuse
ancora di più. Finchè era Daniele potevo capire, ma lui… Mi aveva sempre detto
che non gli interessavo, allora perché faceva così?
Si vede che non gli va che l’ex di Rossella
si comporti in modo ambiguo con qualcun'altra…. Dopotutto è sempre la sua
“sorellona”… mi dissi.
Gli
sguardi arrabbiati di Daniele non tardarono ad arrivare, ma il peggio per me
venne quando Andrea entrò in cucina senza lanciarmi nemmeno mezzo sguardo,
iniziando a parlare normalmente con Max.
Sentii
una coltellata al cuore, così, quando dopo dieci minuti aveva continuato ad
ignorarmi, decisi di uscire da quella stanza, infischiandomene degli sguardi
che avevo addosso.
Ritornai
nella mia stanza, dove rimasi a guardarmi allo specchio per vari minuti. Per
l’ennesima volta non mi riconoscevo più, il mio sguardo non era più né insicuro
né cresciuto, bensì semplicemente sconvolto.
Quando
sentii gli occhi bruciare per le lacrime corsi in bagno, decisa a reprimerle.
“Non
devo piangere, sono responsabile delle mie azioni e basta! E che cavolo, anche
se è un casino me lo sono creato io, non ho motivo di piangere, non risolverò
nulla…!” mi dissi, mentre mi asciugavo gli occhi e tentavo di aggiustarmi la
cipria er non far vedere il solco delle lacrime. Guardai l’orologio:erano le
otto e mezzo, un’ora dopo sarebbero venuti Luke e Kevin, quindi dovevo calmarmi
in quell’arco di tempo.
Uscii
dal bagno, con gli occhi ancora un po’ arrossati, quando sobbalzai nel vedere
Andrea seduto sul mio letto, in attesa.
“Finalmente
sei uscita” mi accolse, accennando un triste sorriso.
“Finalmente
mi rivolgi la parola” lo rimbrottai, incrociando le braccia al petto e
fermandomi. “Aspetta” aggiunsi, quando lui fece per parlare, “So che i ricordi
di ieri sera devono rimanere tali, che non devo illudermi che io e te staremo
insieme fino a martedì, ma almeno, che cavolo, il saluto è dell’angelo! O ti
vergogni di me e di quello che è successo ieri?!” chiesi con voce agguerrita,
prima di sentirmi una stupida.
“Ma
no! Ma sei impazzita?” mi domandò sconvolto, avvicinandosi. “Io non ti ho
salutata perché te ne stavi isolata, e allora ho pensato che non ti andava di
esporti davanti agli altri visto che continuavano a guardarti….” spiegò.
“Che
c’entra, era un semplice saluto, e poi non me ne importa di loro ormai, loro
non capiscono, la vita è mia, e voglio essere libera di fare ciò che voglio…”
ribattei.
“E
cos’è che vuoi?” domandò serio, poggiando le braccia sulle mie spalle.
“Dai…
Non fare queste domande idiote, lo sai benissimo…” risposi allontanandomi e
avvicinandomi alla finestra, notando che aveva chiuso la porta a chiave.
“No,
non lo so! Senti, io so solo che nonostante tu sia minorenne, nonostante io sia
in finale, nonostante il fatto che dovrei avere la testa piena di note, accordi
e strofe, nonostante le paternali di Dante sul fatto che sono un idiota, io ho
ancora voglia di starti vicino! E’ questo quello che voglio! E tu?” mi domandò
nuovamente.
Aveva
la voce frustrata, e si appoggiò sul davanzale vicino a me, con il capo fra le
mani. Mi sentii in colpa, fin troppo,
così lo abbracciai da dietro, appoggiando la testa alla sua schiena, e decisi
di essere sincera.
“Voglio
te, voglio sentirmi di nuovo bene come ieri sera…” sussurrai, stringendolo più
forte.
Si
girò, e quando alzai lo sguardo notai che sorrideva, mi stava regalando un vero
sorriso a 32 denti. “Perfetto!” esordì, stringendomi a sé e abbassando il viso
per arrivare alla mia altezza. Mi alzai un po’ sulle punte per facilitargli la
cosa visto che ero venti centimetri più bassa di lui, e non dimenticherò mai
l’espressione persa che gli vidi sul viso prima che ci baciassimo
spensieratamente.
Mi
faceva davvero un brutto effetto quel ragazzo, nel senso che era capace di
farsi perdonare con una sola parola, oltre al fatto che quando ero con lui
dimenticavo tutto e tutti.
Poco
dopo ci ritrovammo sul mio letto, ancora abbracciati, mentre ci sorridevamo
come dei bambini e lui giocava con i miei ricci.
“Posso
farti una domanda?” feci, voltandomi dalla sua parte, ritrovandoci faccia a
faccia.
“Tutto
quello che vuoi”.
“Da quando è che io ti… piaccio?”.
“Mi
piaci per davvero dalla partita” spiegò. “E sappi che martedì ti avevo
riconosciuta, sapevo che eri tu e non Rossella,
volevo avere un pretesto per poterti stringere a me” aggiunse.
“Wow,
che cosa commovente” sdrammatizzai, baciandolo lievemente prima di separarmi.
Ma lui mi ribaciò, protestando, e sbuffai sonoramente quando notai che tra dieci minuti sarebbero venuti Luke e
Kevin.
“Dobbiamo andare, è tardi…” dissi, alzandomi dopo aver
guardato l’orologio.
“Uffa,
che noia… amore” mormorò, prendendomi
per un braccio e costringendomi a ristendermi al suo fianco.
Sussultai,
sentendo quella parola. Come risposta, lui rise. “Che c’è, non posso chiamarti
così?”.
“Certo
che si, solo che nessuno mi chiamava così da secoli” confessai.
Ci
guardammo per un lungo istante, prima che lui mi stringesse contro il suo
petto. “Preferisci che ti chiami piccolina?” sdrammatizzò baciando il capo.
“Puoi
chiamarmi come vuoi” concessi.
Ci
scambiammo l’ennesimo sorriso prima di scambiarci un ultimo bacio e dirigerci
alle prove, felici e rilassati, anche perchè la prova più grande la stavamo
affrontando noi vivendo quella situazione che da lì a quattro giorni ci avrebbe
separati.
Qualche Anticipazione:
“No,
anzi, forse il problema è che le cose vanno fin troppo bene…” spiegai.
____________
“In
poche parole quello che ci stava intervistando ha chiesto se si era formata
qualche relazione all’interno del loft….”.
“Ed
Andrea è arrossito come un pomodoro…” terminò Giuseppe.
____________
Io
che apparecchiavo la tavola in compagnia di Tiziano Ferro, vi rendete conto?
____________
“A…
cosa devo… tutto questo?” chiesi ancora spiazzata. Mi aspettavo un bel “E’ per
il tuo compleanno!” ma purtroppo non fu questa la risposta.
____________
“Come
lo hai chiamato?” urlai, prima di guardarmi la mano arrossata: gli avevo appena
dato uno schiaffo abbastanza sonoro.
“Deb,
allontanati, non lo ascoltare…” disse Andrea, allontanandomi da Niko, che era
ancora preso dal massaggiarsi la guancia.