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Autore: Delirious Rose    19/07/2015    1 recensioni
Sbatté le palpebre un paio di volte e poi aggiunse, forse più a se stesso: “Non sapevo che tu fossi una Podestaria. Questo cambia molte cose.”
Lei lo guardò confusa, come se stesse parlando una lingua che suonava familiare ma che non riusciva a capire. “Pode-che?”
“Magus, strega o qualsiasi altro termine comune per indicare una persona iscritta nel Registro: Podestarius – o Podestaria, al femminile – è il termine più corretto.”

Virginia Bergman è una ragazza come tante: le piacciono i dolci di sua madre, la Matematica e, come il 15% della popolazione, ha dei poteri che considera come un'accessorio fuori moda. Tuttavia, quando al suo penultimo anno di scuola una supplente mette in pericolo la sua media, IContiNonTornano l'aiuterà a superare le sue difficoltà: chi si cela dietro questo username, un geek grassoccio e brufoloso o... un ragioniere azzurro? E di certo ignora ciò che questo incontro porterà nella sua semplice vita.
Svegliati, bambina, e guardati dall'Uomo dalle Mille Vite.
{Nuova versione estesa de "RPN"}
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Sovrannaturale
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Podestaria

 

 

Capitolo 15

 

Erano quasi le due meno un quarto quando Biagio uscì dalla stazione di High Street Kensington, ritenne inutile correre: Linda gli aveva mandato un messaggio, e sapeva che una manciata di minuti in più non avrebbero avuta alcuna influenza sull’umore di Kathleen.. Imboccando Derry Street, Biagio cercò di controllare gli angoli della bocca che avevano la tendenza a incurvarsi in un sorriso da quando era partito da Rana’s Farm: ci riuscì nel vedere un’auto della polizia passare, la quale gli ricordò le conseguenze della sua impazienza. Eppure, quell’ammaccatura nel suo umore durò il tempo di un battito.

Ma ne è valsa la pena, si disse non riuscendo più a impedirsi di sorridere al ricordo di Virginia fra le sue braccia.

Arrivato davanti al numero *, Biagio non ebbe neanche il tempo di prendere le proprie chiavi che sua nonna aprì la porta d’ingresso: Kathleen lo guardò con un’espressione di maligna compiacenza.

“Sei stato convocato dalla polizia,” annunciò invece dell’atteso sei in ritardo.

“Suppongo che fosse la loro auto, quella che ho visto andar via. Andrò più tardi,” rispose con un tono e un sorriso conciliatorio: Biagio era troppo di buon umore per litigare con Kathleen. “E scusa per il ritardo: ho perso la coincidenza a Baker Street.”

“Sono quasi le due: se credevi che ti avremmo aspettato per pranzare…”Kathleen sibilò, facendosi da parte per lasciarlo entrare in casa.

Biagio le rivolse un altro sorriso, pulendo le scarpe sullo stoino e sfilando il caban. “Non ho mai avuto la pretesa che lo faceste.”

“È tornato!” urlò la voce di Linda dal seminterrato. La sentirono salire le scale velocemente e, quando giunse il piano terra, Linda fissò Biagio affannata: non gli pose alcuna domanda, ma dopo un istante iniziò a saltare estatica e, raggiuntolo, lo abbracciò più forte che poteva. “Te lo avevo detto che era lei, no?” aggiunse rivolgendogli un sorriso trionfale. “Voglio sapere tutti i dettagli! Oh, a proposito, quando hai intenzioni di invitarla a casa? Devi dirmelo così mi organizzo per lasciarvi soli soletti! Lo hai già detto alla mamma? Devi assolutamente presentargliela! Quando la porterai qui a Londra? Oh, ed entro luglio non puoi non portarla a Parigi: Etienne e Alexandrine sono curiosi di conoscerla! E poi non dimenticare di…”

“Calmati, Linda!” rise Biagio, appendendo il caban nel guardaroba. “A sentirti si direbbe che sia andato a chiederle di sposarmi!”

“Cos’è questa storia?!” esclamò Kathleen,  inorridita.

Linda le rivolse un sorriso tagliente e rispose: “Biagio ha la fidanzata. Una avallata dalle Grigie Dame, per giunta.”

“Adesso stai esagerando, Linda,” Biagio la rimproverò, dirigendosi verso la cucina. “La profezia non è una garanzia che sarà tutto rose e fiori, tutt’altro: è un motivo per impegnarmi affinché le cose funzionino fra noi. E ora, scusatemi, ma inizio ad avere veramente fame.”

“E io vado ad aggiornare il nonno!” rispose sua sorella facendogli un occhiolino e tornando al seminterrato.

Biagio prese dal frigo del roast beef, del formaggio, alcuni yorkshire pudding e un resto di verdure al vapore. E quando ebbe il proprio pranzo davanti, Biagio si chiese se non sarebbe stato meglio accettare l’invito a pranzo di Mrs. Bergman. Infatti, la carne era secca e troppo cotta, gli yorkshire pudding insipidi e gommosi e le verdure acquose: mentre addentava il primo boccone, non potette fare a meno di ricordare il delizioso profumo che lo aveva accolto quando Virginia lo aveva fatto entrare in casa per scaldarsi prima di tornare a Londra.

Mrs. Bergman aveva voluto che restasse a pranzo con loro, dato che si sarebbero messi a tavola di lì a poco, ma Biagio aveva rifiutato con fermezza non accettando altro che la tazza di grog fumante che gli aveva offerto una giovane mulatta – Ines, la futura cognata di Virginia.

Non vorrei disturbare più del dovuto,” aveva risposto quando Mrs. Bergman aveva iniziato ad insistere.

Hai disturbato anche troppo,” aveva ribattuto Mr. Bergman con uno sguardo truce, non dissimile da quello acrimonioso di Kathleen, che lo osservava come un rapace appoggiata al piano della cucina.

“Se hai finito, va’ nello studio: è da quando ha terminato il pranzo che Aldo sta scrivendo il rapporto sul guaio che hai combinato,” borbottò Kathleen. Poi scosse la testa. “Vorrei proprio sapere da chi hai preso…”

Biagio fu tentato di darle una risposta, ma sapeva che tutto quello che avrebbe ottenuto sarebbero stati altri improperi: non aveva alcuna intenzione di rovinare la giornata litigando per l’ennesima volta con sua nonna, per cui si limitò a darle un altro sorriso accondiscendente e a dirigersi verso lo studio di suo nonno. Questo si trovava nel seminterrato e illuminato da una grande porta-finestra affacciata sul giardino posteriore della casa: suo nonno era seduto alla sua scrivania, concentrato a scrivere al proprio computer.

Biagio si schiarì la voce, ma lui sembrò non essersene accorto. “Hai bisogno di me, suppongo,” disse infine.

“Tua sorella mi ha dato sufficienti informazioni, anche se avrei preferito sentire i dettagli da te,” disse Mr. Tricano avviando la stampa del documento, quindi spinse leggermente col piede, facendo girare la poltrona da ufficio, e aspirò il sigarino fissandolo serio. “Ti farò una sola domanda, Biagio: ne è valsa la pena, almeno?”

Biagio gli diede un gran sorriso e annuì. “Certo, che ne è valsa la pena, nonno!”

Mr. Tricano fece spallucce, quindi raccolse i fogli freschi di stampa, li divise in tre pile. “Questa è la copia per il Dipartimento di Crimine Paranormale: lasciala quando andrai alla convocazione.”

“Cercherò di prendere appuntamento per domani stesso: Linda dovrà tornare a Oxford da sola e Kathleen dovrà sopportarmi per un’altra notte,” rispose Biagio, prendendo la copia che suo nonno gli porgeva.

“Andrai oggi,” Non era una richiesta, ma un ordine.

“È domenica,” ribatté Biagio, percependo la debolezza della propria obiezione.

“Sei stato convocato per aver aperto un Portale non autorizzato, non perché hai dimenticato il metronomo in funzione prima di uscire di casa, facendo impazzire i tuoi vicini!” lo rimproverò Mr. Tricano esasperato.

Biagio scosse la testa e lesse la prima pagina del rapporto, ma quando volse la seconda pagina, la sua espressione si fece leggermente corrucciata. “Era necessario specificare il nome e l'indirizzo?” sibilò senza guardare suo nonno.

“Era necessario usare un Portale per andare da lei, Romeo?” ribatté Mr. Tricano altrettanto serio.

Biagio infilò il rapporto in una busta di carta Kraft, porgendola a suo nonno. “Fai classificare tutti gli esemplari.” Non era una richiesta, ma un ordine.

Mr. Tricano fece altrettanto con le altre due copie. “Joseph può immaginare il perché di tale richiesta e Melville mi deve un favore. Ma non ho alcuna intenzione di indebitarmi con la Polizia, non per una quisquilia del genere,” disse apponendo sulle tre buste il timbro dell’UNARNH. Per un attimo, l’inchiostro emise una flebile onda di luminescenza e nell’aria si diffuse un odore d’ozono e un sapore metallico, quasi impercettibili.

“La magia annoda le lingue e dove non può l'oro, può l'acciaio.”

“Mi sembra di sentire quell'uomo. E non è un complimento, Biagio,” sibilò Mr. Tricano. “Indebitati per conto tuo e lascia me fuori: i tuoi genitori mi danno già abbastanza preoccupazioni. Ma parliamo di cose più importanti: dov’è la Marisa?”

Biagio alzò gli occhi al soffitto. “Dovresti smettere di dare nomi di donne alle tue auto: è un’abitudine che ti ha già creato troppi malintesi con Kathleen,” rispose, comunque grato per quel cambio d’argomento. “In ogni caso, è al cottage: sono tornato a Londra con i mezzi pubblici.”

Il suo piano iniziale era stato di raggiungere Sweet Waters Cottage a piedi e poi andare alla stazione di Harrow-on-the-Hill con l’auto di suo nonno. Tuttavia, quando lo aveva visto incamminarsi verso i campi e probabilmente fraintendendo le sue intenzioni, Ines gli era corsa dietro.

Fai prima a partire da Amersham con il treno delle dodici e sedici,”gli aveva spiegato allacciando il proprio braccio al suo e tirandolo verso la propria auto.“Vieni, ti accompagno.

Ci penso io, cara, almeno saremo sicuri che arriverà in tempo,” aveva risposto il fratello maggiore di Virginia, Patrick, facendo roteare le chiavi sull’indice.

Ines aveva alzato gli occhi e aveva ribattuto: “Non sfasciarti contro un albero e, soprattutto, non fargli paura, por favor.”

Sul momento Biagio aveva pensato che quella fosse una battuta, tuttavia non appena l’auto aveva imboccato la strada comunale, Patrick gli aveva detto: “Un po’ ti compatisco. Finn ti sfotterà ogni volta che ne avrà l’occasione e papà ha i suoi pregiudizi.

Biagio aveva sorriso del suo sorriso tagliente. “E lei?

Patrick non aveva risposto subito. “Piaci a Nonô e questo mi basta. I bambini hanno un dono speciale per riconoscere le persone di cui fidarsi,” aveva ammesso seriamente, affrontando una curva a una velocità un po’ più elevata di quanto richiesto dal buon senso.

“E credo che andresti d’accordo con suo fratello maggiore, nonno,” continuò Biagio con un sorriso divertito. “Vi ci vedo a chiacchierare d’auto sportive.”

“Allora spicciati con la ragazza, così potrò invitarlo al cottage uno di questi giorni.” La battuta era frivola, ma non il tono con cui era stata detta. Mr. Tricano si accese un altro sigarino, prese dallo scaffale un dossier alto un palmo.

Biagio non disse altro e prese una delle buste, sentendo la cicatrice sull’avambraccio destro pizzicare alla vicinanza del sigillo magico: fissò il destinatario scritto nella calligrafia di suo nonno – a chi di dovere – che assieme al sigillo gli garantiva che solo quella persona sarebbe stata autorizzata ad aprire la busta e Biagio si chiese come avrebbe fatto per convincere l’ufficiale che avrebbe incontrato ad archiviare il rapporto senza leggerlo. Una donna sarebbe rimasta affascinata dalla vena di romanticismo della storia, riassumibile con l’immagine di Romeo sotto il balcone di Giulietta. Con un uomo, invece, avrebbe dovuto sfruttare al massimo le sue capacità oratorie – nel peggiore delle ipotesi, avrebbe dovuto seguire l’esempio di quell’uomo e usare parole di potere.

“Vado a cavarmi questo dente, allora,” disse infine a mo’ di congedo. “Potresti chiedere a Linda di preparare anche le mie cose? Conto di rientrare a Oxford non appena ho finito.”

Mr. Tricano rispose con un borbottio affermativo e Biagio andò in camera a cambiarsi. Una buona impressione apriva molte porte.

 

—— • ——

 

L’ufficiale inarcò un sopracciglio perplesso quando Biagio gli disse che era stato convocato: tutto, nella sua espressione, affermava non puoi prendere un appuntamento come tutti gli altri? Salvo poi riprendersi quando gli fu specificato che era una questione di Crimine Paranormale e gli indicò dove andare. Mentre percorreva corridoi e prendeva ascensori, Biagio giocherellava con il sottile bastoncino di ferula che aveva preso con sé, cercando nella grana del legno le parole che avrebbero servito meglio il suo scopo. L’ombra di un sorriso tagliente gli attraversò il viso, immaginando suo nonno avvertirlo dei pericoli di certi incantesimi e certi luoghi – immaginando sua madre sospirare e scuotere la testa come se lui fosse una causa persa – immaginando l’orgoglio venare il sorriso tagliente di quell’uomo.

Quando vide farsi più vicina la porta con scritto Dipartimento Crimine Paranormale, Biagio raccolse tutti i suoi pensieri, li infilò in un armadietto che mise in una cassaforte che spinse in una stanza che chiuse a doppia mandata, così come ogni porta che incontrò mentre si allontanava da quel luogo mentale. La persona che lo accolse fece la stessa espressione del collega all’ingresso, ma chiamò qualcuno con l’interfono: poco dopo furono raggiunti da una donna più vicina ai cinquanta che ai quaranta, che soppesò Biagio con lo sguardo.

“Solitamente ci mettete molto più tempo a presentarvi,” disse con una punta di sorpresa, prendendo la busta con il rapporto. “E quelli dell’UNARNH ci mettono almeno il doppio con le loro scartoffie.”

Biagio alzò le spalle. “È come cavarsi un dente, no?”

La donna sbuffò. “Venga, prego,” disse, per poi aggiungere: “Almeno è una storia interessante, quella che dovrà raccontarmi?”

“È una questione di punti di vista e dovrò attenermi ai fatti,” rispose Biagio, cercando di inquadrarla. “Tuttavia, suppongo che dopo potrei fornirle una versione più letteraria, se lei lo desidera e il tempo lo permette.”

La donna rise e fece per ribattere, ma da una porta sentirono una voce maschile chiamare: “Rachel, se non ti spiace me ne occupo io.”

Bob Bergman li raggiunse con pochi passi, stringendo un bicchiere di carta colmo di caffè, e la donna, Rachel, inclinò quasi completamente la testa all’indietro per guardarlo in volto e lo fissò inarcando un sopracciglio.

“Credevo che detestassi questo genere di scartoffie, Bob,” gli disse incuriosita.

“Anche tu, s’è per questo.” Lo sguardo di ghiaccio di Bob si pose su Biagio, il quale lo ricambiò impassibile.

Questo non mi piace, Biagio.

Rachel alzò gli occhi e premette con forza la busta sigillata contro il petto del collega. “OK, il caso è tuo, Colombo.”

Mentre lo seguiva, Biagio studiò attentamente la figura del fratello di Virginia: se la sua impressione di qualche settimana prima era stata di un giocatore di rugby, adesso che lo osservava meglio trovava più consono paragonarlo a un orso, anche se i capelli biondi e gli occhi chiari ricordavano l’eroe di una saga nordica.

Bob non ti accetterà facilmente, riecheggiò la voce di Patrick nella sua mente. Non riesce ancora a perdonarsi quello che è successo due anni fa… di aver deluso áhkku.

Ancora una volta, Biagio si chiese per quale motivo Patrick gli avesse detto ciò, come a spingerlo a fargli delle domande cui spettava parlarne solo a Virginia e di cui percepiva l’importanza.

L’ufficio aveva il disordine tipico di un post-trasloco e non era troppo grande, tuttavia la corporatura di Bob lo faceva sembrare più esiguo. Alcuni cartoni erano accatastati in un angolo – da quello più in alto sbucavano la foto della squadra di rugby della Saint Simon Public School e una laurea triennale in Scienze Soprannaturali a nome di Robert Osborne Bergman – e uno scaffale aspettava d’essere riempito. Le pareti erano di gesso bianco su cui si vedevano ancora gli aloni lasciati da vecchi poster o cornici, nude se non per un disegno infantile di un poliziotto targato Tio Gigante. Sulla scrivania erano impilati alcuni dossier, un cestino per il pranzo, un portapenne, un’Agatha Christie dalla copertina spiegazzata e lo schermo del computer in stand-by su cui scorrevano alcune foto di famiglia – ora un selfie di Bob, Virginia e due bambini con delle facce buffe, ora un Bob impacciato che teneva un neonato nelle enormi mani, ora una Virginia settenne che abbracciava sorridente un Bob neo-laureato.

“Si sieda,” borbottò Bob, sprofondando sulla sua sedia e iniziando a leggere il rapporto mentre sorseggiava il suo caffè.

Biagio posò lo sguardo sulla sedia ingombra di dossier e, dopo un attimo di esitazione, li spostò sulla scrivania con cautela e sedette con nonchalance. Osservò Bob leggere, trattenendo un sorriso quando lo vide mordicchiarsi l’indice esattamente come faceva Virginia quando era concentrata su qualcosa; poi si rese conto di trattenere il fiato quando Bob volse la seconda pagina. Biagio seppe che lui aveva letto il nome di Virginia quando vide la sua espressione farsi livida e le sue labbra si strinsero di rabbia.

“Dunque,” iniziò Bob, cercando di mantenere un tono il più professionale possibile e dispensandogli uno sguardo omicida. “Potrebbe raccontarmi le circostanze che l’hanno spinta ad aprire un Portale non autorizzato e quello che è accaduto nelle ore successive?”

Biagio sapeva che la miglior soluzione era di dargli una versione il più neutra possibile dei fatti, eppure quando sentì lo sguardo di Bob frugare dentro di lui – forzare la propria presenza nel suo giardino segreto alla ricerca di chissà cosa –  non poté fare a meno di mettersi sulla difensiva, innalzando barriere attorno ai suoi segreti e ai suoi sentimenti per Virginia. E questo non gli piacque, poiché rispondere alle minacce, reali o fittizie che fossero, con un eccesso di sfrontatezza gli era naturale quasi come respirare.

“È sicuro di volerlo sapere, detective Bergman? Qualcosa mi dice che non apprezzerebbe la risposta…” disse, inclinando leggermente la testa e con un atteggiamento e un tono più arrogante di quanto il buon senso gli consigliava.

Mi sembra di sentire Quell’Uomo. E non è un complimento. La voce di suo nonno riecheggiò nella sua mente, pregna di cattivi presagi.

Le guance di Bob divennero rosse per la rabbia. “So già quello che è successo, Mr. Tricano, tuttavia che mi piaccia o no devo fare il mio lavoro,” sibilò, aumentando leggermente l’impatto del suo attacco mentale. “E la smetta di opporsi.”

Biagio si sistemò sulla sedia, sentendo sulla lingua il sapore metallico ed elettrico diventare più intenso. “Sto solo difendendo il mio diritto alla privacy.”

“Questa è la procedura ordinaria,” sibilò Bob a denti stretti.

“Credevo che lei fosse un poliziotto, non un giornalista di Heat,” ribatté Biagio, e dandosi dello schiocco allo stesso tempo, poiché sapeva che provocarlo non gli avrebbe portato alcun vantaggio.

Bob si alzò, appoggiandosi sulla scrivania e chinandosi in avanti, livido di rabbia. “Senti coso, sei fortunato che sono sul mio posto di lavoro, o ti avrei ricacciato i tuoi insulti in gola già da un pezzo. Non è mia abitudine abusare dei miei poteri, per cui…”

“Davvero? Eppure il suo comportamento di pocanzi afferma tutto il contrario.” Biagio avrebbe voluto prendersi a schiaffi prima ancora di terminare la frase. Poi prese un respiro profondo, desideroso di affidarsi alla ragione e mettere fine a quell’inutile gioco di volontà. “Tornando alle cose serie, desidera sentire che ho aperto un Portale senza alcuna autorizzazione, consapevole delle conseguenze, perché non desideravo perdere ulteriore tempo con i mezzi pubblici o con il traffico londinese? Perché volevo arrivare a Rana’s Farm nel minor tempo possibile per chiarire un malinteso e fare ammenda di quello che avrebbe potuto essere il più grave errore della mia vita? Perché volevo chiedere a sua sorella di essere la mia ragazza?”

Questa volta Biagio aveva lasciato cadere ogni maschera, esponendo i fatti nel modo più semplice e neutro possibile, eppure Bob assomigliò ancora di più a una pentola a pressione sul punto di esplodere.

“Posso immaginare come lei si senta in questo momento, detective Bergman, tuttavia Virginia è una persona adulta, capace di fare le sue scelte senza l’aiuto di un fratello iperprotettivo,” si sentì di aggiungere.

“Capace di fare le sue scelte, dici? Chi mi dice che tu non l’abbia manipolata a fare quello che vuoi, come quel bastardo?” sibilò Bob, fissandolo con gli occhi stretti a due sottili fessure. “Forse sarei un po’ più tranquillo se Sua Signoria mi facesse fare il mio lavoro e mi lasciasse verificare che non è stato utilizzato nessun incantesimo per costringere Vir’ a…”

Costringere?!” Chiese Biagio inarcando un sopracciglio, mentre alcuni pezzi di un puzzle si mettevano a posto nella sua mente. “Siamo Podestari, Robert, non possiamo imporre la nostra volontà sugli altri. O meglio, potremmo ma il gioco non vale la candela, mai.” Si raddrizzò e lo fissò negli occhi. “E la smetta di usare la sua professione come una scusa: ognuno di noi ha diritto al proprio giardino segreto. Io, lei… perfino Virginia, da quello che ho potuto intendere dalle parole di suo fratello maggiore.”

“Vir’ non ha alcun segreto per noi,” sogghignò Bob con aria di trionfo, tuttavia il sorriso gli morì sulle labbra quando Biagio non reagì come si aspettava.

Biagio lo guardò grave. “È questo il rispetto che ha per la privacy di sua sorella? Lei mi delude, detective Bergman.”

“Ho le mie ragioni,” sputò Bob con irritazione.

“Posso immaginarlo, ma per quanto valide e nobili possano essere, non la giustificano. Almeno ai miei occhi,” ribatté Biagio con un tono che non voleva repliche

Bob strinse le labbra come se avesse mangiato un limone acerbo: sbuffò di rabbia ed esasperazione, quindi si lasciò cadere sulla propria sedia e riattivò il computer. Si affrettò a nascondere il PDF che stava leggendo – tuttavia Biagio ebbe sufficiente tempo per riconoscere il proprio nome e classificazione di Haltey – e, aperto un documento vuoto in Word, trascrisse quanto Biagio gli aveva riferito di strettamente correlato all’apertura del Portale.

“Cosa è accaduto dopo che ha attraversato il Portale, Mr. Tricano?” chiese a denti stretti, senza guardarlo.

L’attacco mentale era indebolito ma presente, forse un tentativo per indurlo ad abbassare le proprie difese: se era l’effetto delle sue parole o una semplice scelta strategica, Biagio preferì mantenersi all’erta.

“Ha un’aspirina, per cortesia?” chiese a sua volta, e quando Bob lo guardò di tralice, Biagio sospirò. “Una volta arrivato a Rana’s Farm, ho parlato innanzi tutto con Mrs. Bergman, quindi ho aspettato nel giardino anteriore che Miss Bergman mi raggiungesse. Suppongo che sia stato in quel frangente che ho preso freddo,” concluse con un piccolo sorriso, rivolto più a se stesso.

Bob lo fissò di tralice, gli occhi stretti in due sottilissime fessure. Si schiarì la voce e chiese, cercando di mantenere un tono urbano e professionale. “Di cosa ha parlato con Mrs. Bergman?”

“Le ho chiesto formalmente l’autorizzazione di corteggiare sua figlia,” rispose Biagio con un tono urbano e neutro.

“A parte il fatto che siamo nel ventunesimo secolo, ma solitamente questo genere di richiesta viene fatta al padre, non alla madre.”

“Non in questo caso.”

Bob strinse le labbra, nel tentativo di tenere per sé qualcosa di sgradevole. “Che cosa è successo quando Miss Bergman l’ha raggiunta?”

Sai perfettamente quello che è successo.

“Abbiamo chiarito un malinteso e ho sottinteso l’evoluzione che avrei voluto dare alla nostra conoscenza,” rispose Biagio con una certa difficoltà. Poi aggiunse, come per giustificarsi: “Non è mia abitudine trattare apertamente certi… argomenti, spero dunque che lei comprenda quello che intendo.”

Bob spinse leggermente sulla sedia, voltandosi verso di lui e fissandolo severamente. “Non era una situazione d’emergenza, nessuno era in pericolo di vita, Mr. Tricano. Se doveva un chiarimento, una telefonata sarebbe stata sufficiente, e se davvero teneva a risolvere la questione di persona, avrebbe potuto muoversi con dei mezzi pubblici o privati.”

“Mio nonno mi ha fatto lo stesso rimprovero,” ammise Biagio. “Tuttavia non potevo rischiare di perdere altro tempo.”

Bob sbuffò di rabbia ed esasperazione, poi inspirò ed espirò per mantenere il proprio contegno.

“Com’è tornato a Londra?” chiese, riprendendo a scrivere.

“Potrei avere un’aspirina?” chiese nuovamente Biagio, sentendo un dolore sordo pulsargli nelle vene.

Di controvoglia, Bob aprì un tiretto e fece scivolare verso di lui una scatola bianca e verde, accompagnata da un bicchiere di carta e una bottiglietta d’acqua.

“La ringrazio,” disse Biagio con un piccolo cenno del capo e assumendo il medicinale, quindi riprese. “Era mia intenzione raggiungere a piedi il cottage di famiglia – una passeggiata attraverso i campi, se preferisce – e recuperare l’auto di mio nonno, tuttavia Mr. Patrick Bergman si è offerto di accompagnarmi in auto fino alla stazione di Amersham. Lì ho preso il treno delle dodici e sedici diretto a Londra.”

Bob si fece più accigliato alla menzione di suo fratello maggiore, ma qualunque cosa avesse in mente la tenne per se stesso. Batté al computer le informazioni appena ricevute senza dire una parola, poi salvò il file e ne avviò la stampa, raccogliendo i fogli e spillandoli.

“Non mi piaci,” sibilò infine, inserendo il proprio rapporto e quello dell’UNARNH in una cartellina.

“Lo so e me ne spiaccio” ammise Biagio, aspettando un’autorizzazione ad andare via.

Bob lo guardò di tralice, stringendo le labbra. “Può andare, Mr. Tricano.”

Biagio si alzò, ma quando strinse la maniglia della porta, esitò. Osservò le nocche della propria mano per un lungo istante, poi lasciò la maniglia e si volse nuovamente verso Bob, il quale inarcò un sopracciglio inclinando leggermente la testa. Biagio schiuse le labbra per parlare, poi le richiuse.

“Gradirei che il minor numero possibile di persone leggano i rapporti sul caso e, preferibilmente, che entrambi siano opportunamente sigillati prima d’essere archiviati.” Se le sue parole erano state urbane, il tono era di comando.

L’espressione di Bob si fece livida, la sua voce era il ringhio minaccioso di un orso. “Perché dovrei farti un piacere del genere?”

Biagio gli rivolse il suo sorriso tagliente, ricambiando lo sguardo con alterigia. “Devo piacerti più di quanto credessi, se non hai problemi a essere associato a me.”

Bob non rispose, ma dopo un po’ le sue labbra si stirarono in un sorriso. “Sai, mi hai appena dato un motivo in più per fare esattamente il contrario: dopo tutto più siamo a tenerti d’occhio, meglio è.”

Biagio non rispose, preferendo mantenere un volto impassibile piuttosto che riconoscere apertamente di aver appena fatto un errore. Solo quando fu in strada e sufficientemente lontano dalla stazione di polizia, Biagio si sentì autorizzato a prendersi mentalmente a pedate e ad abbassare le proprie barriere mentali, venendo colpito all’istante dalla spossatezza causata dallo sforzo e dalla tensione.

 

 

Quando, un paio d’ore più tardi, arrivò alla casa di Oxford con sua sorella, Biagio aveva trentanove e cinque di febbre.

L’inutileangolo dell’autrice

 

 Questa volta, facciamo un po' di pubblicità ;-)
La versione inglese di Podestaria partecipa ai Wattys Awards 2015, per cui, se siete iscritti anche su Wattpad e volete che Virginia e Biagio abbino una chance in più di vincere, vi invito caldissimamente a votare la loro storia! Infatti, uno dei fattori che peseranno maggiormente nella scelta delle storie vincitrici sono proprio le statistiche (intese come numero di letture complete, voti e suppongo anche commenti), per cui il vostro sostegno è essenziale!

Lo so, Biagio è pucciosamente insopportabile qui, e Bob dovrebbe essere fatto santo subito per la prova di pazienza superata a pieni voti XD E sì, questo capitolo è betato solo per metà u.u

Vi ricordo la pagina FB dedicata a “Podestaria”: mipiaciatela e non esitate a lasciare una parolina o due, aiutatemi a farla crescere perché è molto, molto importante per me e per i programmi che ho per questa storia!

Grazie a chi, non solo ha letto queste righe, ma lascerà anche un commento.

 

Kindest regards,

D. Rose

   
 
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