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Autore: Nuel    20/07/2015    3 recensioni
[QaF UK]
Stuart e Vince hanno lasciato la città in cui sono nati e cresciuti per andare alla conquista del mondo. Il loro viaggio sta per cominciare. [La ff si colloca verso la fine del film conclusivo (stagione 2, episodio 2), tra l'addio a Nathan e l'arrivo in America.]
♣ Questa fanfiction si è classificata terza al contest "Film e telefilm: dimmi qual è il tuo!" indetto da Aturiel nel forum di EFP.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Stuart Alan Jones, Vince Tyler
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il mio mondo è immenso
 


Avete presente quanto è grande il mondo? Più di sei miliardi di esseri umani e solo il 5 per cento di gay!
    Trovare l'anima gemella è un vero colpo di fortuna!
    Ebbene, io quel colpo di fortuna l'ho avuto. Me ne sono reso conto ieri sera, mentre camminavo con Stuart per Soho; mai vista tanta gente tutta assieme! A Canal Street non ci starebbero così tante persone, nemmeno strizzate come dentro una scatola di sardine.
    I monitor al LED illuminavano i marciapiedi affollati e io stavo dicendo a Stuart “Ci pensi che, meno di quarant'anni fa, camminando su questa stessa strada, avremmo potuto incontrare Roman Polanski?” e lui si è girato a guardarmi con quella sua espressione da schiaffi. È stato in quel momento che ho capito: la vera fortuna, nella vita, è incontrare la persona con cui vuoi passare il resto dei tuoi giorni!



Vince Tyler era fermo al check in da almeno dieci minuti, dopo che l'ultimo passeggero era transitato dal gate, e la hostess lo guardava con una sorta di compassione imbarazzante.
    Tutto era cominciato la sera prima, quando Stuart aveva deciso che non potevano partire senza aver detto addio come si deve all'Inghilterra. Avevano gironzolato per le vie di Soho ed avevano concluso la serata in un locale in Wardour Street, dove, nemmeno da dire, Stuart aveva rimorchiato.
    Prima di lasciarlo, Stuart gli aveva detto che si sarebbero visti direttamente in aeroporto e si era raccomandato di portare le sue valigie. Vince aveva protestato con poca convinzione, sapendo che si sarebbe fatto carico dei bagagli e di qualunque altra cosa gli avrebbe chiesto, e lo aveva seguito con lo sguardo, mentre terminava la birra chiara che aveva ordinato, un po' divertito, un po' geloso: Stuart era sempre lo stesso e sarebbe sempre stato così, ma era per questo che lo amava. Se ne era fatta una ragione ormai; il loro rapporto, il loro amore, era tutto fuorché convenzionale. Poteva concedergli l'ultima avventura nel vecchio mondo e poi sarebbe cominciata la loro avventura. America!
    «Signore, non c'è più tempo», gli disse la hostess, con tono gentile, ma determinato.
    «Ancora un momento, per favore», chiese Vince, guardando il lungo corridoio che conduceva al gate: le poltroncine erano vuote, il linoleum bianco recava la patina opaca del transitato di centinaia di scarpe. In fondo, un piccolo bar serviva caffè ai viaggiatori in partenza.
    «Mi dispiace, ma...», insistette la donna, ma Vince la interruppe.
    «Eccolo!», esclamò all'improvviso, sorridendo sollevato mentre osservava l'uomo che correva nella sua direzione.
    Stuart pattinò sul pavimento, guardò un istante in direzione del bar come se desiderasse ardentemente un caffè, e corse verso di lui, la giacca aperta sulla camicia scura e la cravatta allentata. Vince porse il biglietto alla hostess e, quando Stuart lo raggiunse, col fiatone, poterono finalmente procedere all'imbarco.
    «Si può sapere che fine avevi fatto?», gli domandò Vince, un sorriso da un orecchio all'altro, mentre raggiungevano l'aereo. Sulla porta un assistente di volo li aspettava accigliato.
    «Avevi paura che non venissi più?», gli chiese Stuart, un sorriso affascinante allo steward per carpirne la simpatia. «Avevo detto a quel tizio di mettere la sveglia, ma se ne è dimenticato». Atteggiò le labbra ad un piccolo broncio e Vince non poté fare a meno di ridere sollevato. Stuart riusciva sempre a farsi perdonare qualsiasi cosa e lui, quel giorno, era semplicemente troppo felice per arrabbiarsi.
    «Allacciate le cinture, per favore: stiamo per partire», fece loro l'assistente di volo, dopo averli accompagnati ai loro posti, un lungo sguardo di apprezzamento a Stuart e l'aria di voler controllare che avesse allacciato correttamente la cintura. Stuart ricambiò col suo miglior ghigno.
    «Vuoi smetterla di flirtare?!», sbuffò Vince, divertito, mentre i motori venivano accesi e l'aereo iniziava a muoversi. Seduto accanto al finestrino, trattenne il fiato e si assicurò che la cintura fosse chiusa. «Si parte!», esclamò con quel suo entusiasmo contenuto che lo faceva sembrare un bambino troppo cresciuto. Stuart lo guardava, il sorriso da schiaffi che sembrava cucito sulle labbra sottili, i riccioli scuri tirati all'indietro, ancora umidi di doccia, e l'aria soddisfatta di chi aveva scopato alla grande.
    «È la prima volta?», gli chiese accomodandosi meglio sul sedile, mentre l'aereo acquistava velocità e Vince iniziava ad essere teso.
    «Come?».
    «È la prima volta che prendi l'aereo?», ripeté Stuart e Vince annuì. «Vigliaccone!», sbuffò Stuart, prendendogli la mano ed intrecciando le dita alle sue.  
    L'aereo si staccò da terra e Vince sentì un tuffo al cuore, strinse le dita di Stuart tra le proprie e sorrise mentre Londra diventava sempre più piccola e lontana, fuori dall'oblò. Vince, però, non guardava fuori: guardava le loro mani unite in quel modo per la prima volta, la promessa di una nuova vita, finalmente assieme.
    «Ci stiamo infilando nel letto di Dio», gli disse Stuart, mentre l'aereo bucava le nuvole, il tono annoiato di chi ha già vissuto quell'esperienza e che ormai non si aspetta più sorprese né dalla terra né dal cielo.
    «Ma tu chi sei?», sbuffò Vince, alzando gli occhi sul volto affilato mentre, oltre l'oblò, si vedeva ormai solo il pascolo calmo dell'acqua condensata.     
    «“Ti ricordi quando dicevamo che il mondo gira intorno a noi? È come quando si è bambini; la prima volta che ti dicono che il mondo gira, tu non riesci a crederci, perché sembra che tutto rimanga fermo...”» iniziò Stuart, citando il suo telefilm preferito, e Vince lo interruppe e continuò al posto suo, sapendo che Stuart non sarebbe andato avanti fino alla fine.
    «“Io posso sentirlo, il mondo che gira... Il terreno sotto ai nostri piedi sta girando a duemila chilometri all'ora; l'intero pianeta sta ruotando attorno al sole a 110mila chilometri all'ora... e io posso sentirlo. Proprio ora, io e te stiamo precipitando nello spazio. Aggrappati alla crosta di questo minuscolo mondo; e se solo ci lasciassimo andare…”», Stuart lo guardava, lo ascoltava e sorrideva e, alla fine gli tolse la parola, concludendo al posto suo.
    «“Ecco chi sono. Adesso baciami, Vince Tyler”».
    Vince sgranò gli occhi e aprì la bocca come un pesce a corto di ossigeno. «Non finiva così!», protestò, mentre le spalle di Stuart sussultavano per una risata trattenuta e quell'uomo che era il suo migliore amico, il suo grande amore, quell'uomo per cui aveva lasciato tutto, si sporse a baciarlo.
    A Vince girò la testa mentre Stuart lo baciava e gli strinse di più la mano perché tutto quello che voleva era lì, su quell'aereo, tra le nuvole, sopra un mondo tanto grande in cui trovarsi era solo un caso o un colpo di insperata fortuna. Tutto quel mondo immenso era stretto nella sua mano, tra le sue cinque dita: era Stuart. Era quell'amore finalmente corrisposto ed era meraviglioso. Sarebbe cresciuto, ma non sarebbe mai cambiato e, soprattutto, non sarebbe mai morto.


 
______________________


Note:
1. “Il mio mondo è immenso” è quello che dice Stuart a Vince quando gli comunica di voler lasciare la città.
2. Sei miliardi di esseri umani: il numero è riferito all'anno 2000, coerentemente con la messa in onda del film conclusivo di QaF UK.
3. La citazione usata da Stuart e Vince viene da “Doctor Who (nuova serie)” - Stagione 1, episodio 1, Rose.
Rose: A parte gli scherzi, Dottore... dimmi, tu chi sei?
Dottore: Ti ricordi quando dicevamo del mondo che gira attorno a noi? È come quando si è bambini; la prima volta che ti dicono che il mondo gira, tu non riesci a crederci, perché sembra che tutto rimanga fermo.
Io posso sentirlo. Il mondo che gira... Il terreno sotto ai nostri piedi sta girando a duemila chilometri all'ora; l'intero pianeta sta ruotando attorno al sole a 110mila chilometri all'ora... e io posso sentirlo. Proprio ora, io e te stiamo precipitando nello spazio. Aggrappati alla crosta di questo minuscolo mondo; e se solo ci lasciassimo andare…
Ecco chi sono. Adesso dimenticami, Rose Tyler.“

“Doctor Who” è la serie televisiva di cui è appassionato Vince (che di cognome fa Tyler come Rose, non credo sia un caso); ovviamente lui è appassionato della serie classica (1963-1989), mentre la nuova serie è andata in onda a partire dal 2005, quindi la citazione non è cronologicamente corretta.
4. La frase conclusiva è ricostruita su una delle cose dette da Vince durante la serie: “Un amore non corrisposto è una cosa meravigliosa. Non dovrà mai crescere, non dovrà mai cambiare e soprattutto non dovrà mai morire”
5. L'immagine di copertina è stata reperita su Pinterest.

Questa fanfiction si è classificata terza al contest "Film e telefilm: dimmi qual è il tuo!" indetto da Aturiel nel forum di EFP.
♠ Ho aggiunto i personaggi della serie UK alla lista dei personaggi da votare, mi fareste davvero cosa gradita se andaste a votarli, così da renderli selezionabili dalla lista personaggi della categoria. ^^
Se poi volete fare un salto a salutarmi o a vedere a cosa sto lavorando, mi trovate su FB!
A presto! ^^

 


   
 
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