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Autore: Delyassodicuori    20/07/2015    1 recensioni
Questa storia è decisamente fuori dal comune, lo so. E per di più è ambientata a Londra, in particolar modo in una scuola frequentata da persone normalissime. La vicenda ruota attorno a Leah Clearwater che, trasferitasi da poco in questo istituto, si ritroverà ben presto con un sacco di problemi alle spalle, e Jacob Black, un normalissimo studente che cerca di aiutare tutti… a modo suo…
Dal testo:
-Ti conviene stare attenta a ciò che fai, sai?- disse –Questa non è una scuola normale. Anzi, sei entrata nell' inferno, piccola-.
Piccola?
-Ehi!- stavo per urlargli in faccia, alzandomi di scatto, quando lui ormai era andato via.
Genere: Comico, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Isabella Swan, Jacob Black, Leah Clearweater | Coppie: Jacob/Leah
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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12_ “Siamo due stupidi”
 
-JACOB
 
-Scusate, voi due, non potete dormire qui!-.
Mi svegliai di soprassalto, decisamente confuso. Davanti a me c’era il vecchio segretario, ritto in piedi e con le braccia incrociate, e uno sguardo decisamente severo. Mi guardai attorno, cercando di ricordare cosa era successo negli ultimi minuti. Quando mi accorsi che eravamo alla Reception e che Leah si era addormentata sulla mia spalla, ricordai tutto: la discussione nell’aula, il salto dalla finestra, Leah terrorizzata, i Furious Wolfpack che ci latravano addosso, io che portavo qui Karate-Girl tutta tremante…
-Non avreste lezione adesso? Cosa fate qui?- chiese di nuovo il segretario, stavolta sul punto di perdere la pazienza.
-Uh….- feci, senza sapere da dove spiegare. Ci pensai su un attimo e poi dissi:-La lezione di Geografia era snervante per entrambi, e visto che lei era stanca…-.
-Non m’interessa se avete voglia di dormire o meno, non potete farlo qui!- mi sbraitò in faccia lui –Ora alzatevi e tornate in classe!-.
-Ok ok!- dissi, scuotendo leggermente la spalla di Leah. Inizialmente lei bofonchiò qualcosa nel sonno, poi pian piano aprì gli occhi e se li stropicciò.
Il segretario tornò al suo banco, mentre la ragazza sbadigliava.
-Ah, Seth, che razza di sogno- farfugliò lei –Stavo in una stanza con Super-Teppista… un mio compagno di scuola che adora fare a cazzotti con la gente… poi dei bulli ci hanno rinchiusi dentro e per uscire siamo dovuti saltare da una finestra dal terzo piano… stranamente Super-Teppista aveva anche delle orecchie e la coda da lupo rosso…-.
Leah si guardò poi attorno, rivolgendo infine lo sguardo a me.
-Orecchie e coda da lupo, eh? Non male!- le sorrisi –Però mi spieghi dopo perché dovrebbero essere rosse-.
Karate-Girl mi fissò per un lungo (lunghissimo) momento prima di rendersi conto che il suo sogno era invece un ricordo dell’ultima ora.
Quando se ne accorse sgranò gli occhi e rimase a bocca aperta, poi fissò davanti a sé, si strinse nelle braccia e farfugliò ancora:-Non era un sogno, non era un sogno, non era un sogno, non era un sogno….-.
-Su forza, bella addormentata- la richiamai, dandole pacche leggere sulla schiena –Dobbiamo andare ora, altrimenti chi lo sente il segretario?-.
Leah smise di blaterare e guardò il banco, notando come il vecchietto ci fissasse con odio. Lei allora si alzò di colpo e disse:-Bene, devo fare giusto una verifica ora…-.
-Non penso, l’ora di Matematica l’abbiamo saltata tutta- precisai, indicandole l’orologio appeso dietro al bancone.
Karate-Girl lo fissò e spalancò nuovamente la bocca ad “O”, incredula o forse agitata.
-Porca puttana!- sibilò, poi mi afferrò per il polso e, veloce come un razzo, mi trascinò via fino alla palestra per l’ora di Ginnastica.
-Cazzo, non andare così di fretta!- dissi una volta arrivati davanti all’ entrata della palestra, o almeno provai a dire, per quanto fiato mi mancava dopo quella corsa. Lei poteva anche stare al mio passo, ma questa regola non valeva all’incontrario. Dei due lei era la più veloce, mentre io solo per starle dietro dovevo vendere un polmone.
-Scusa- fece Leah –Ma non ho intenzione di perdere un’altra lezione!-.
-Ti perdono ma solo perché è Ginnastica!- dissi, ricomponendomi e sbuffando forte.
Mancava quasi un minuto al suono della campanella, per questo la porta della palestra era ancora bella chiusa – infatti oggi l’orario del prof consisteva solo nelle ultime due ore con noi del quarto anno.
-Senti, è la prima volta che salti da una finestra?- chiese Leah, mentre entrambi aspettavamo il prof., appoggiandoci alla parete al fianco dell’entrata alla palestra.
-Naah, lo avrò fatto almeno una decina di volte!- scherzai –E’ troppo mainstream prendere la porta per questo mi piace saltare dalle finestre!-.
Leah annui, ridendo subito dopo sotto i baffi.
-Che figura di merda la mia eh?- disse lei –L’unico qui che ha fatto qualcosa di eroico se non pazzo sei stato tu!-.
-Oh, per cortesia!- feci –Chiunque si sarebbe cagato sotto se doveva pensare di fare una scemenza simile, no?-.
-Si, ma tu il fegato ce lo hai avuto-
-Non avevamo altra scelta, sai com’è!-
-E comunque anche se una persona qualunque si fosse spaventata per questa idea, dopo averla fatta non sarebbe rimasta paralizzata ancora!-.
Leah fece il broncio mentre diceva quelle parole. Notai poi che stava arrossendo, ma forse per la vergogna.
-Non è colpa tua se soffri di vertigini- dissi –Sai quante persone hanno la caga dell’altezza in questo stramaledetto mondo?-.
Leah non rispose, o per lo meno non subito. Si vergognava fin troppo ad ammettere la sua fobia. In un certo senso faceva tenerezza.
-Ora non venirmi a dire che tu non hai paura di niente!- tagliò corto Karate-Girl, punzecchiandomi.
-Come cambiare discorso…- stavo per ribattere, ma lei fu più svelta –Non cambio discorso, è più o meno collegato! Io … soffro di v-vertigini, è vero-( e in quella arrossì il doppio e guardò i suoi mocassini, ma poi tornò con lo sguardo puntato sul mio)-Ma tutti abbiamo paura di qualcosa, no?-.
-Giusto- ammisi, ciondolando con i piedi.
-Allora, signor Super-Teppista, di cosa hai tanto timore da non volerlo ammettere ad una ragazza?- chiese lei, sogghignando.
Io, da perfetto cretino che sono, le chiesi tranquillamente:-Perché, sei una ragazza?-, e in questo modo riuscii a farmi beccare un pugno dritto nella guancia da Karate-Girl. Per fortuna non era così forte.
Mi ricomposi subito, massaggiandomi il viso e latrando un:-O-ok, scusa, non ti alterare con il tuo salvatore!-.
-Vantati poco!- mi minacciò lei, voltando poi la testa altrove. La campanella finalmente suonò, e nei piani superiori si sentirono fin troppi schiamazzi degli studenti. Il professore arrivò prima del previsto, ma dalla sua faccia si notava perfettamente che per lui non era giornata.
Meglio non far alterare il bue!” pensai, per poi dire la stessa cosa sottovoce a Leah. Lei annui, perfettamente d’accordo.
Quando il prof. aprì la porta ed entrò, Leah lo seguì, ma si fermò di colpo alla soglia e mi tirò per la cravatta verso di lei, facendomi ritrovare con il viso a due dita di distanza dal suo.
-Ehi, buona, siamo già a questo livello?- ammiccai, ma Leah (nonostante il rossore ben evidente nelle guance) non demorse.
-Prima o poi ti farò dire di cosa hai paura, stanne certo!- sibilò lei, ma con un tono talmente sensuale che per poco non persi la lucidità.
-Certo, come no- risposi, utilizzando la sua stessa tecnica –E che vogliamo fare con il tuo segreto, invece?-.
Questo bastò per farle cambiare di colpo l’umore. Dallo sguardo sicuro, passò ad uno più terrificato, per poi sbuffare e lasciarmi via la cravatta. Forse voleva darmi un altro cazzotto, ma Karate-Girl a quanto sembra ci aveva ripensato.
Prima ancora che la ragazza potesse avviarsi allo spogliatoio femminile, sentimmo entrambi un urlo provenire da dietro di noi, e a quanto avevo capito sembrava chiamare Leah.
-Oh cielo- sospirò sconfitta lei, mentre quella nanerottola di Alice sbucava fuori dal nulla, con la borsa di Karate-Girl in mano, strillando con la sua fastidiosissima voce:-LEUUUUUUUCIIIAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!-.
Non passarono neanche due secondi che la nana si buttò addosso a Leah, cingendole il collo con le braccia, facendo però cadere entrambe sul pavimento.
Scoppiai a ridere, mentre anche gli altri studenti del nostro anno arrivavano.
-Alice, per la miseria, togliti!- urlò di rimando Leah, scansando via la faccia di Alice dal suo petto. Per qualche strano motivo stavo cominciando ad invidiare quella sottospecie di folletto.
Della serie: voglio essere una ragazza piccolina per un po’ di tempo solo per avere una scusa buona per mettere la faccia tra i suoi seni!” scherzò la mia coscienza.
-Uffa, sei cattiva!- sbuffò Alice, mentre faceva ruotare mezzo busto a destra e a sinistra con aria innocente:-Ti ho portato pure la borsa e non mi lasci sentire la tua morbidezza!-.
-Se vuoi nana, posso farlo io, e poi farti la telecronaca!- sogghignai io, facendo arrossire per l’ennesima volta in cinque minuti Karate-Girl.
-Ma chi ti ha interpellato?- fece Alice rivolgendosi al sottoscritto, mentre Leah mi sbraitava:-Scordato, pervertito!-.
-VOLETE ENTRARE IN PALESTRA SI O NO?!?- sentimmo alle nostre spalle. I nostri compagni non volevano perder tempo e naturalmente le ragazze a terra ostruivano il passaggio. Embry sbucò fuori dalla folla, porgendomi la borsa, mentre la gatta pazza e Karate-Girl si toglievano per farci passare.
 
-LEAH
 
-Si può sapere che avete fatto vuoi due per un’ ora intera?- chiese Bella, più agitata del solito. Mi stavo giusto togliendo la camicia quando la mora aveva deciso di riempirmi di domande come “Come hai potuto abbandonare una verifica?” “Di che avete parlato tu e Jacob?” “Dove eravate finiti?” “Ti rendi conto che sei andata via senza la borsa?”  E bla bla bla. Stavo giusto per risponderle, ma poi ci ripensai. Non mi sembrava il caso di raccontare a loro del mio salto dalla finestra: avrei fatto preoccupare inutilmente quelle povere fanciulle, e in più, se avessi raccontato loro del biglietto, Isabella avrebbe aumentato di dieci volte il numero di domande stressanti che mi stava “porgendo”.
Pensai subito ad una scusa buona per farla stare zitta, magari una bella bugia, ma Rosalie mi precedette:-Oh Bella cara, non capisci niente tu, eh? È ovvio lontano un miglio che hanno trovato un aula vuota e si sono divertiti, se sai cosa intendo!-.
Ok, la parte dell’aula era azzeccata, ma…. COSA?
-Rose, che caspita….?- stavo per ribattere, ma la bionda mi zittì con l’indice sulle labbra, per poi continuare in modo troppo teatrale:-I due piccioncini fingono di odiarsi davanti a tutti, ma in realtà si amano così tanto che non hanno potuto sopportare un altro minuto di più l’uno senza l’altro. Per questo il ragazzone ha afferrato la dolce fanciulla e l’ha portata via in braccio…-
-Casomai mi ha trascinata via per il polso…-
-I due giovani si sono così trovati un aula vuota (fammi indovinare, era l’ex aula di Francese? Quella non viene usata da un po’!), e il cavaliere ha chiuso la porta a chiave, mentre i due fremevano dalla passione…-
-Rosalie..-
-Il ragazzo ha afferrato la fanciulla per i fianchi e, mentre la baciava con amore, la faceva sedere su uno di quei banchi abbandonati e luridi…-
-Smettila….-
-Lei si sedette, tutta arrossata, e lui le apriva la camicia a zip, per poi baciarle teneramente i seni e il collo, facendola gemere di passione. Così lui tornò ad assaggiare le dolci e morbide labbra di lei, mentre le allargava le gambe e infilava lentamente una mano dentro le mutan…-
-ROSALIE, BASTA!- urlai, tappandole la bocca con la mano. Le altre ragazze nello spogliatoio ci stavano guardando, evidentemente attirate dalle stronzate della bionda, ma quando mi videro ringhiare contro di loro, decisero di tornare ognuno agli affari loro.
Tolsi la mano dal viso di Rose, mentre lei mi fissava contrariata.
-Adesso non si può scherzare un tantinello, eh?- chiese lei, incrociando le braccia.
-Non su queste cose!- ribattei, accorgendomi nel frattempo che ero accaldata alle guance. “Un tantinello, dice!
-Wow, Rosy, mai pensato di lavorare nel teatro o di scrivere un libro porno?- scherzò Alice con le mani ai fianchi, mentre Bella sbuffava.
-Ci ho pensato molte volte, sai?- rispose Rosalie, allegra –Ma poi ho pensato che come modella facevo già più carriera e, inoltre, non voglio rubare il sogno della nostra cara piccola scrittrice-.
Intanto che diceva quelle parole, era andata da Bella ad abbracciarla da dietro, tirandole poi per le guance.
-Mica me la prendo se scrivi qualcosa anche tu!- ribatte Bella, stranamente nervosa. Ma che le prende ora?
Entrammo nella palestra dopo esserci cambiate tutte, raggiungendo subito i ragazzi che si erano raggruppati vicino ad una delle porte da football.
Il prof. Ammazza cinghiali arrivò, mezzo infuriato, con due palle in braccio. Una era da football, l’altra da volleyball.
-Ragazze, Volleyball!- grugnì lui, lanciando la palla bianca ad una ragazza alla mia sinistra.
-Ragazzi, Football!- aggiunse con lo stesso tono, calciando la seconda palla ad un ragazzo vicino a Jacob – beccandogli però i gioielli. Il povero malcapitato si lasciò cadere a terra, mentre i due sessi preparavano le squadre. Io finii in squadra con Bella, mentre Rosalie ed Alice divennero le nostre avversarie.
-Scusami Leah, ma io non so giocare a volleyball!- piagnucolò di colpo Bella –Per cui non ti arrabbiare se sbaglio qualcosa!-.
-Naaah, stai tranquilla, l’importante è divertirsi, giusto?- la rincuorai, o per lo meno ci avevo provato, perché subito dopo la ragazza aggiunse:-Io non mi diverto con queste cose. Odio lo sport!-.
Entrambe le partite cominciarono con il fischio del prof.. La prima palla venne lanciata da Rosalie, con estrema eleganza, facendola volare oltre la rete. Riuscii a rimandare il lancio appena prima che la palla toccasse terreno, poi da me passò ad una ragazza nel mezzo del campo e infine ad una terza, che dalla rete provò a fare una schiacciata verso la parte avversaria. Alice fu più veloce e riuscì a parare il colpo, passando la palla ad una sua compagna, che però la mandò verso di noi, dritta su Bella. Lei si mosse a zig zag, cercando di capire da dove poter colpire la palla, ma quando alzò entrambe le braccia in alto, la palla schiacciò la sua fronte. Facendo alzare la braccia, la ragazza aveva perso l’equilibrio, così cadde all’indietro, e con essa la palla. Il primo punto passò così alle avversarie, mentre le nostre alleate sbuffavano. Sentii persino una brontolare:-Proprio con questa demente dovevamo stare?-.
-L’avevo detto io!- piagnucolò di nuovo la mora, risedendosi e massaggiandosi la fronte. –Non demordere!- dissi –E’ solo l’inizio questo!-.
-Già, purtroppo- sbuffò lei, mentre la partita riprendeva. Le due squadre palleggiavano tra di loro, chi segnava punti e chi li subiva, chi si buttava sul terreno per parare la palla e chi tentava una schiacciata. Capitò a me una volta di stare alla rete, così quando la ragazza avversaria davanti a me tentò una schiacciata, io saltai in alto, parando il colpo e rimandando la palla sul loro terreno, segnando un altro punto per noi.
Due ragazze mi diedero il cinque, mentre Bella mi applaudiva sorridente.
Alice, dall’altra parte della rete, urlò verso di me:-Ricordati del tuo cavaliere e di come avete scopato nell’aula!-.
-CHE?!?- sbraitai, ritrovandomi subito dopo con la palla in faccia.
“Bel modo di distrarmi” pensai, mentre mi rimettevo in piedi. Potevo solo sperare che Super-Teppista non lo avesse sentito. Le ragazze di entrambe le squadre (non so come, né perché) si ritrovarono a litigare sui punteggi. La nostra squadra era convinta di essere di due punti in vantaggio, quella avversaria era convinta del contrario. Io ne approfittai di questa pausa per osservare i ragazzi che giocavano a football. Jacob aveva la palla sotto al piede destro, e due ragazzi della squadra avversaria stavano venendo verso di lui. Il ragazzo però li colse di sorpresa, facendo alzare la palla con il piede, palleggiare una volta con il ginocchio e facendo  volare la palla abbastanza in alto da poterla calciare in aria con la gamba ben stesa di lato. Il pallone finì verso un suo alleato, che poi passò a Embry. Il ragazzo riuscì a superare un avversario, poi passò la palla a Jacob, che nel frattempo aveva corso alle spalle della squadra avversaria. Quando quest’ultimi se ne resero conto, tre di loro provarono a rubare la palla a Teppista-Superman, ma lui fu decisamente più svelto. Saltò un avversario assieme alla palla, ne superò un secondo e scivolò con il pallone tra le gambe del terzo, lasciandolo pietrificato. Jacob si rialzò immediatamente, ritrovandosi però i difensori davanti a sé. Si guardò attorno, notando come gli avversari lo avessero circondato. Sorrise dopo due secondi, e i ragazzi si buttarono tutti assieme addosso a lui. Super-Teppista saltò nuovamente con il pallone (facendo finire gli avversari tutti a terra con le gambe all’aria) e, con una mossa veloce e precisa, calciò verso la porta avversaria. Il portiere si buttò, ma dalla parte opposta, e la squadra di Jacob segnò un gol.
I ragazzi della sua squadra, Embry compreso, corsero verso di lui, abbracciandolo forte e lodandolo. A quanto pare grazie a lui erano in vantaggio di 4-1.
Guardai Jacob in mezzo a loro, come sorrideva contento e come rideva con gli altri, e per qualche assurda ragione lo trovai bello…
Una pallonata dritta in guancia bastò a farmi cadere a terra di colpo e a farmi piombare nella realtà in modo brusco. Rimasi sdraiata a terra, la palla sulla faccia e le gambe e le braccia all’aria, mentre realizzavo in quei secondi cosa diavolo mi era appena successo.
-Mio Dio, Karen, potevi andarci piano!- sentii sbraitare Rosalie verso una sua compagna. Karen sbuffò un:-Non è colpa mia se è distratta!-, mentre Bella mi toglieva la palla dalla faccia e mi aiutava ad alzarmi.
-Cosa stavi guardando?- chiese lei, mentre due nostre compagne litigavano con Karen. Mi massaggiai la guancia dolente, guardando con la coda dell’occhio Super-teppista. Anche lui si era voltato a guardarmi, attirato probabilmente dall’urlo di Rosalie. Sicuramente stava pensando a quanto fossi cretina per farmi distrarre così, e questa riflessione mi fece ribollire di rabbia.
Grugnii per buona parte della partita, lanciando la palla alla squadra avversaria con furore e parando con altrettanta energia.
Stupida, stupida, stupida!” mi ripetevo, mentre con un salto paravo la schiacciata di Alice, mandando la palla a colpire il loro terreno.
Prof. Ammazza cinghiali suonò il fischietto, facendo iniziare cinque minuti di pausa per le ragazze – i ragazzi sembravano  non voler finire la loro partita, eccitati com’erano.
Andai a sedermi sulla panchina, asciugandomi il sudore con un panno, tornando a guardare la partita di football. Fissai nuovamente i movimenti di Jacob, veloci e precisi, che riuscivano sempre a demordere gli avversari. E mentre lui si muoveva, mi accorsi con sorpresa come sorrideva, e come i suoi occhi brillassero di gioia. La mia mente vagò, prima sul discorsetto di Rosalie riguardo a noi due soli nell’aula, e poi (dopo aver scacciato via quel pensiero imbarazzante) a quando io e lui ci eravamo stretti a vicenda dopo quel maledetto salto. Solo ora che ero abbastanza lucida con il cervello potevo notare una cosa che mi era sfuggita prima: quando Sam si era presentato alla finestra, non solo guardava me, ma anche Jacob, come se volesse dirgli qualcosa con la forza del pensiero. E anche quest’ultimo sembrava fare la stessa cosa, perché mi aveva subito stretta ancor più forte a sé, come se non volesse lasciarmi andare, e nel frattempo avevo potuto notare come i suoi occhi, che fissavano quelli dell’”alfa”, brillassero, ma dall’ira. Era uno sguardo che non lo avevo mai visto fare, nemmeno con me quando lottavamo o litigavamo tra di noi. Le sue iridi si erano rimpicciolite e sembravano mandare scintille verso il capo-banda, come se lo volesse bruciare. In quel momento i due ragazzi stavano lottando tra di loro, ma con la forza dello sguardo. Una lotta silenziosa e ferma, che però sembrava molto più letale e pericolosa. Era chiaro a questo punto che quei due si odiavano a morte, ma allo stesso tempo era ovvio che c’era sotto qualcosa. Qualcosa che Jacob non aveva voluto dirmi, e che probabilmente non lo avrebbe mai fatto. Qualcosa che lo spingeva ad odiare Sam non solo per quello che era davanti a tutti, ma anche per quello che aveva fatto in passato. Una lampadina mi si accese nella testa, e mi accorsi subito che quel stramaledetto capo-banda doveva aver fatto sicuramente qualcosa a Super-teppista, forse molto tempo prima che io arrivassi in questa scuola di pazzi. L’unica domanda che ancora non riuscivo a rispondere era: “Che cosa ha combinato Sam da indurre Jacob ad odiarlo a morte?”.
Mi alzai quasi automaticamente, dirigendomi verso i ragazzi.
Nel tempo che ci impiegai per arrivare da loro, Embry aveva ostacolato l’avversario, rubandogli il pallone, per poi passarlo a Jacob, che stava correndo verso la porta avversaria, superando tutti quelli che incontrava. Lo raggiunsi proprio quando si era fermato per segnare un gol. Alzò la gamba per calciare, ma io lo fermai, richiamandolo colpendo due volte l’indice contro la sua spalla.
Lui si voltò, curioso e stupito.
-Ti devo chiedere una cosa, hai un minuto?- domandai. Jacob mi squadrò, lamentandosi:-Non puoi aspettare che finiamo?-.
-No, mi serve ora!- feci. Super-Teppista sembrava sbattersene altamente e tornò a concentrarsi sul pallone… che non era più ai suoi piedi.
Ci guardammo attorno, e scoprimmo che la palla ce lo aveva un avversario. Si era approfittato del momento in cui Jacob si era distratto, e ora scattava con il pallone verso la porta avversaria. Segnò un portentoso gol senza che il portiere potesse fare qualcosa.
La squadra del ragazzo ululò di gioia, mentre quella di Jacob ci fissava.
Per quanto riguardava Super-Teppista… non sapevo descrivere la sua espressione, ma potevo solo dire che sembrava tetra e cupa, nera.
Mi sa che hai fatto una cazzata!” mi disse la coscienza, ma io la zittì subito. “Anche lui mi aveva distratta, e mi sono beccata una pallonata in faccia! Questo è niente in confronto!”.
Jacob voltò lentamente la testa verso di me.
Per poco non mi pietrificai. I suoi occhi bruciavano dalla rabbia (anche se non come quando aveva fissato Sam prima), e stringeva i denti e i pugni, mentre le vene si facevano ben visibili nelle sue mani.
-Cosa. Cazzo. VUOI?!?- mi sbraitò in faccia. Il suo urlo era talmente forte che attirò l’attenzione di tutti, persino del prof.
-Oh, ma fammi il piacere!- gli risposi, riprendendomi dallo shock iniziale –La tua squadra è in vantaggio di 5-2 e ti lamenti se hanno fatto un gol?-.
Non lo avessi mai detto. Super-Teppista si voltò completamente, e in quel momento mi resi conto di quanto fossi piccola in confronto a lui.
-Tu non capisci proprio un cazzo, pezzente che non sei altro!- sibilò –Non ti sei accorta che nella loro squadra c’è quella merda di Paul?!?-.
Distolsi lo sguardo dai suoi occhi fiammeggianti, accorgendomi solo ora che, effettivamente, c’era il “beta” dei Furious Wolfpack, che se la stava ridendo con un altro membro del suo gruppo. Un’altra lampadina mi si accese nel cervello, ma ormai era troppo tardi per rimediare.
Porca puttana!” mi venne solo in mente.
D’accordo, magari avrò fatto una cazzata, ma la reazione di Jacob era esagerata!
-Sei comunque in vantaggio tu!- dissi, tornando con gli occhi puntanti sui suoi.
Provai a non tremare mentre aggiungevo:-Reagire così solo perché ti ho tolto un gol è troppo! Datti una calmata, state vincendo voi, mica loro!-.
-Non gli devo comunque dare alcuna soddisfazione!- ritornò a sibilare Jacob peggio di un serpente –Allora è vero che sei proprio tonta, razza di troia!-.
-Come. Mi. Hai. Chiamata?-. Stavolta ero io quella che sibilava, quella che stava mandando lampi dagli occhi. Sentii come i miei muscoli si stavano facendo più tesi, e allo stesso tempo avvertii la tensione che andava a formarsi. Ragazzi e ragazze si riunirono attorno a noi, in ansia.
-Dieci su Jacob!- sentii Embry scommettere con un suo compagno, che accettò di buon grado.
Super-teppista si fece più vicino, e mi sillabò in faccia:-T-R-O-I-A!-.
Fu allora che entrambi perdemmo le staffe. Gli tirai per il colletto della t-shirt, attirandolo di più verso di me, per poi sferragli un cazzotto veloce nel naso.
La classe urlò un:-OOOOHHH!-, mentre Jacob barcollava all’indietro, le mani al naso. A quanto pare glielo avevo rotto, perché con due mosse riuscì ad aggiustarselo, mentre del sangue colava lungo le sue labbra. Si ricompose, e tornò a fissarmi con odio. –L’hai voluta tu!- mi sorrise, per poi scattare verso di me.
Provò a tirarmi dei pugni dritti in faccia, ma io riuscii a schivarli o a pararli tutti… tranne l’ultimo che finì per colpirmi nella guancia sinistra. Poggiai la mano sul punto colpito, ringhiando in faccia al bastardo.
-Pezzo di merda!- gli urlai in faccia, scaraventandomi contro di lui. Non ho idea di quanti cazzotti o calci ci lanciammo addosso, e di quanti ne parammo o meno. Era anche impossibile dire chi aveva la meglio sull’altro. I nostri colpi volavano veloci e precisi, ma anche forti e decisi, mentre l’ira si faceva strada dentro di noi. Era esattamente come il giorno in cui ci siamo conosciuti, se non peggio. Jacob riuscì a bloccare un mio colpo, per poi sferrarmi un pugno allo stomaco. Stavo per piegarmi, ma riuscii a riprendermi abbastanza in fretta per deviare il prossimo attacco e ricambiare il pugno, anche questo sullo stomaco di Super-Teppista.
Non gli diedi nemmeno il tempo di rispondere alla difesa che mi lanciai definitivamente su di lui, facendoci cadere a terra. Ci colpimmo a vicenda e ci graffiammo l’un l’altro, con i destri stretti e gli occhi fuori dalle orbite. Senza nemmeno farlo apposta riuscimmo a colpirci contemporaneamente: il pugno di Jacob finì dritto nella mia guancia, mentre il mio nella sua. Mi staccai da lui e ci ritrovammo entrambi seduti a riprendere fiato. Mi ripulii il sangue dalla bocca, mentre Jacob sputava a terra. Ci rialzammo e riprendemmo la lotta feroce, ognuno con l’obbiettivo di distruggere l’altro.
-Adesso smettetela, voi due!- sentimmo fischiare il prof. che si stava avvicinando a noi per separarci. Non appena però tentò di mettere le braccia tra di noi, sia io che Jacob gli urlammo in faccia:-Chiudi il becco tu!- e, senza accorgercene subito, gli assestammo due pugni in faccia.
Quando ce ne rendemmo conto, era decisamente troppo tardi. Sbiancammo dal terrore, come il resto della classe. Prof. Ammazza cinghiali aveva fatto cadere la testa all’indietro per il colpo, ma poi si rimise dritto. Se prima era leggermente scazzato, ora lo era dieci volte di più. Ci guardava come se fossimo due ossa da spolpare e da triturare. Lo sguardo era decisamente nero di rabbia, e i suoi occhi erano ridotti a due fessure, mentre i nervi si facevano strada lungo le tempie e il collo. Io e Jacob ci ritrovammo a fissarlo, senza capire che fare, con le schiene tremanti e le bocce spalancate.
Il professore respirò profondamente, per poi aprire bocca.
-DAL PRESIDE, TUTTI E DUE!!!-.
Il suo urlo fu talmente forte e devastante che per poco non avevo perso i timpani. Io e il mio rivale ci ritrovammo a tremare il doppio, stringendoci l’un l’altro dal terrore, mentre anche gli altri studenti si ritrovarono a tremare e a tapparsi le orecchie.
Il prof. tornò a respirare per due secondi, voltandosi infine per dirigersi verso la sua cattedra. Prese il registro in mano e scarabocchiò qualcosa su di esso con forza e rabbia. Richiuse il registro e lo lanciò sul tavolo, ma quando si voltò a guardarci, urlò di nuovo:-SIETE ANCORA QUI? MUOVETE IL CULO, SACCHI DI MERDA!!!-.
-Signor si!- ci ritrovammo ad esclamare io e Teppista-Superman per il panico, scattando via fuori dalla palestra.
 
Lo studio del preside Aro si trovava nell’edificio della Reception, all’ultimo piano in fondo al corridoio. C’erano delle sedie attaccate alla parete per l’attesa, così io e Jacob ci sedemmo su di esse agli estremi, io a sinistra e lui a destra. Incrociammo entrambi le braccia, con le schiene piegate in avanti, a mandarci a fanculo con lo sguardo, quasi fulminandoci a vicenda.
Passammo così ben dieci minuti, a ringhiarci silenziosamente tra di noi.
-Adesso mi chiedo perché diavolo ti ho aiutato!?!- grugnì Jacob di colpo. Lo squadrai per bene, ricambiando l’offesa:-E io vorrei tanto sapere perché ti ho seguito! Tutto questo non sarebbe mai successo se tu non avessi deciso di parlarmi!-.
-Potevi anche non seguirmi!-
-Volevi dirmi una cosa seria e mi sono preoccupata!-
-Certo, tutta colpa di quel cazzo di biglietto!-
-Questo perché non ti sai fare gli affari tuoi, pezzo di…- stavo quasi per urlare, ma Jacob piombò di colpo verso di me per tapparmi la bocca con la mano:-Non urlare qui, cretina!-.
Aveva abbassato il tono della voce, e ora mi fissava come a rimproverarmi. Guardò dietro di sé, verso la porta che conduceva all’ufficio del preside, poi si rilassò e rilasciò la mano.
-Il prof. di Ginnastica è niente in confronto al preside!- spiegò lui –Anzi, quello di prima era solo un assaggio di quello che potrebbe succedere là dentro!-.
-Mio Dio, il prof. Ammazza cinghiali sarebbe meno violento?- domandai, abbassando anche io il tono di voce.
-Prof. Ammazza cinghiali?- chiese perplesso Jacob, senza capire.
-Così lo chiama Alice, non mi ha ancora detto il suo vero nome-.
-Oh, lo ha fatto allora per risparmiarti la fatica- disse –il suo nome è troppo complicato da imparare!-.
-Perché? Come si chiamerebbe questo qua?-.
Jacob ci pensò un momento, cercando poi di articolare bene le parole, senza  gran successo:-Alba…lecorn…no…soron? Mi sa che si chiama così!-.
-Ma che razza di nome sarebbe?!?- chiesi io, scossa. Decisamente troppo difficile. Alice davvero voleva risparmiarmi la fatica allora! O forse non sapeva come dirlo…
-Bella domanda!- ammise Super-Teppista –Forse è straniero, anche se non si direbbe!-.
-Magari viene da un paese dove vivono cinghiali sempre incazzati- optai. Jacob scosse la testa, mezzo divertito. –Non saprei- rispose infine, sospirando.
Sbuffai, poggiandomi sullo schienale. –Perché deve sempre finire così tra di noi?- chiesi. Il tono che mi uscii fuori sembrava rattristato, anche se non ci avevo fatto apposta. Però a pensarci bene… non era giusto litigare così, e stavolta per colpa di una cazzo di partita di calcio! Non avevo cercato alzare un muro tra di noi apposta? E non avevo regalato per Natale a Jacob una palla da basket proprio per farmi perdonare? Ma ovviamente il mio caratterino riusciva sempre a fregarmi. L’unica cosa che siamo riusciti a fare alla fine è litigare di nuovo!
-Perché siamo due stupidi- rispose Jacob dopo un minuto. Anche a lui l’idea di ritrovarci sempre in conflitto sembrava non piacere. Annui, perfettamente d’accordo.
La porta della presidenza si aprì di colpo, facendoci mettere sull’attenti, ritti in piedi. Ne uscì fuori un uomo sulla quarantina, i capelli neri e lunghi fin sotto le spalle e la pelle cadaverica. Il suo volto sembrava molto annoiato, come se fosse stufo di vivere. Il suo abbigliamento era tutto nero ed elegante, composto da giacca, cravatta e pantaloni stirati con cura e scarpe ben lucidate.
-Black, di nuovo…- disse lui, fissando il ragazzo senza far trasparire alcuna emozione. Come la sua espressione, anche la sua voce sembrava annoiata, ma anche piana e composta.
Jacob deglutì, imbarazzato o forse terrorizzato.
-E Clearwater, immagino- mi chiamò l’uomo, voltandosi verso di me. Per qualche ragione mi ritrovai con la schiena percossa da piccoli brividi, ma cercai di calmarmi. Annuii in risposta, e l’uomo dannatamente inquietante si voltò verso dove era sbucato fuori.
-Se volete seguirmi- ci invitò, sparendo in un corridoio buio e apparentemente profondo. Ma dove cavolo dovevamo andare, nel centro dell’inferno?
-A-andiamo, su!- disse Jacob, con due gocce di sudore che gli scendevano lungo la fronte. Notai come le sue braccia stavano iniziando a tremare.
Beh, se proprio dobbiamo farlo, tanto vale fare in fretta!” pensai, un attimo prima di esser inghiottiti nell’oscurità.
   
 
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