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Autore: mimizuko    20/07/2015    1 recensioni
Haru pensava che essere innamorati fosse facile.
[MakoHaru]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Haruka Nanase, Makoto Tachibana, Ran Tachibana, Ren Tachibana
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Haru pensava che essere innamorati fosse facile.

Era facile quando era più giovane, perché a quel tempo, la gente non chiedeva: Haru era di Makoto e Makoto era di Haru. Nessuno domandava mai loro di essere compagni per un progetto; Tutti sapevano che si sarebbero scelti a vicenda. Quando Haru non era a scuola, i loro compagni chiedevano a Makoto dove fosse, e vice versa. Erano così spesso insieme che sarebbe risultato strano se non lo fossero stati.

E Haruka ne era contento- perché era vero; Lui era di Makoto e Makoto era suo, e se tutti lo sapevano già, sarebbe rimasto così finché avesse voluto. Quindi continuò a tenere la mano di Makoto durante il tragitto per scuola, e quello bastava.

Dopodiché inizò il liceo, e il termine "amore" si distaccò dal termine "amicizia", e all'improvviso ciò che lui e Makoto erano diventati non era più ciò che avrebbero potuto essere.

Haru lo notò per primo durante il primo anno di liceo. Makoto era a casa malato quel giorno; Gli venne la febbre dopo che vennero sorpresi dalla pioggia durante il tragitto per tornare a casa. Haru rimase in classe per pranzo, poi prese il suo quaderno per tratteggiare alcuni disegni. Senza i suoi compagni, la classe risuonova di silenzio, l'unico movimento era dato dai granelli di polvere alla luce del sole. Haru si fece guidare dalla matita lungo tutta la pagina, tracciando una linea ad ogni passaggio. Era da un po' che aveva iniziato a disegnare vari tipi di mani; Palmi aperti, dita incrociate, un mano che ne stringeva un'altra, una mano tesa verso lui-

I suoi pensieri vennero interrotti dalle chiacchere e dalle risatine di alcune ragazze della sua classe quando rientrarono, vagando verso uno dei banchi in prima fila e girandoci intorno.

"Non hai saputo? Yuko-chan si è innamorata!" Disse una di loro, ridendo. Ad un'altra ragazza si tinsero le guance di un rosso acceso mentre l'altra parlava. Haru tornò a guardare il suo quaderno. C'erano momenti come questi in cui Haru desiderava mettere in muto il mondo esterno.

"Davvero?" Disse un'altra ancora, entusiasta, "E di chi?"

"Non è ovvio? Di Tachibana-kun!"

La testa di Haruka si alzò di scatto. Iniziò a fissare le tre ragazze dall'altra parte della stanza.

"Hina-chan!" sibilò la ragazza, ma abbastanza forte da arrivare anche alle orecchie di Haru, "Nanase-kun è qui!"

L'altra ragazza, probabilmente Hina, si voltò, e i suoi occhi si spalancarono quando incontrarono il volto Haru. Yuko fece un rumore simile ad un piccolo e debole lamento.

"Non lo dirai a Tachibana-kun, vero?" Chiese Yuko ad Haru. Sembrava stesse sul punto di piangere.

"Certo che no," Rispose Haru, posando di nuovo lo sguardo sul suo quaderno.

"Oh, grazie, Nanase-kun!" la ragazza provò ad avvicinarsi a lui ma ci ripensò una volta visto il suo sguardo. Haru iniziò nuovamente a disegnare ma sentì una strana sensazione allo stomaco che non gli permise di finire il disegno.

Il giorno seguente, Makoto tornò a scuola e tutto era come al solito. Haru non glielo disse; non tanto perché pensò a quella ragazza, ma semplicemente perché non ne sentiva il bisogno. Entrarono in classe, mangiarono il loro pranzo e tornarono a casa insieme come al solito.

Haru non fu sorpreso quando la ragazza si confessò un paio di giorno dopo. Ciò che lo sorprese, invece, fu il fatto che Makoto le disse di no.

Lui e Makoto pranzarono insieme, come sempre, finché lei non li fermò, inchinandosi e chiedendo di parlare da sola con Makoto. Makoto guardò Haru, confuso, ma Haru alzò le spalle e gli disse che l'avrebbe incontrato sulla terrazza una volta finita la conversazione dei due.

Mentre aspettava lì sopra da solo sentì una stretta allo stomaco. Quella sensazione gli fece passare l'appetito e lasciò da parte il suo pasto intatto.

Makoto si presentò quindici minuto dopo, sembrando debolmente senza fiato, il ché fece pensare ad Haru che avesse corso per le scale. Si avvicinò ad Haru e si sedette con un'espressione perplessa in viso.

"Si è dichiarata," disse.

Passò un attimo.

"Le hai detto sì?" Chiese alla fine Haru, non essendo in grado di reprimere la sua curiosità.

Makoto lo guardò, sussultando. "Certo che no," disse, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Haru mormorò, insicuro su cosa avesse dovuto rispondergli.

Mangiarono in silenzio quel giorno.

 ~~~

La dichiarazione fu una delle tante. A metà del loro primo anno, Makoto ne aveva già ricevute circa mezza dozzina. Le rifiutò tutte quante. Ogni volta che una ragazza si presentava di fronte a lui, tremando e tenendo in mano un qualsiasi tipo di offerta, Haru pensava che almeno quella volta, Makoto avrebbe detto sì. Non lo fece mai.

"Perché dici sempre loro di no?" Chiese un giorno Haru mentre stavano tornando a casa insieme. L'inverno era ormai vicino ed il sole tramontava sempre prima. La luce del tardo pomeriggio rese i capelli di Makoto più dorati che castani.

"Penso perché semplicemente non voglio uscirci insieme," rispose Makoto. Non stava guardando Haru.

"Allora con chi vuoi uscire?" Chiese Haru, franco come sempre. Makoto posò gli occhi verso le vetrine dei negozi, lontano da quelli di Haru.

"Con nessuno, penso," rispose, sfregandosi il retro del collo.

Haru sentì che Makoto gli stava nascondendo qualcosa, ma non disse nulla.

Quella notte, Haru non riuscì a dormire. La stanza era fin troppo calda, e lui sentì come se stesse soffocando il più lentamente possibile. Dopo ore passate a dimenarsi e rigirarsi nel letto, si alzò e tolse le coperte, buttandole nella lavatrice. Solo dopo che ne ebbe preso delle nuove, e una volta sistemate agli angoli, riuscì a dormire per un paio d'ore.

Dopodiché qualcuno si dichiarò ad Haru.

Di tutti gli eventi che avrebbe potuto immaginare, questo non rientrava in nessuno di quelli. La ragazza fermò lui e Makoto quando cominciarono ad incamminarsi per tornare a casa un venerdì. Haru pensò sarebbe stata un'altra dichiarazione per Makoto, e cominciò ad incamminarsi da solo finché non sentì la ragazza urlare flebilmente il suo nome.

Si fermò, i suoi occhi si spalancarono e cercarono quelli di Makoto per qualche consiglio. Makoto sorrise e lo salutò con un cenno del capo, poi cominciò ad incamminarsi verso casa senza di lui.

Il rifiuto fu imbarazzante ed impacciato, e Haru sapeva che avrebbe potuto gestirlo meglio, ma lui non era Makoto-- l'amichevole, premuroso e gentile Makoto, che sapeva rifiutare le avances senza dire di no e dare spiegazioni.

Makoto lo stava aspettando ai cancelli della scuola, poggiato al muro mentre sorrideva, come sempre.

"Allora?" Chiese quando gli si avvicinò Haru. Iniziarono a camminare in direzione della spiaggia.

"Cosa?" Chiese Haru.

"Era una dichiarazione?" Chiese Makoto. Haru fece cenno di sì con il capo.

"Le hai detto di sì?" Continuò Makoto.

"No."

Makoto corrugò le sopracciglia. "Perché? Kimi-san è carina," disse.

"Non sono interessato," disse Haru.

"Come mai? C'è un'altra persona?" Chiese Makoto. Lui stava scherzando, ma Haru si voltò verso di lui, 
serio.

"Te lo dirò se tu lo dirai a me." Rispose.

"Dirti cosa?" Chiese Makoto, colto alla sprovvista.

"Con chi vuoi uscire," disse Haru, "E non dirmi nessuno perché so che stai mentendo." Cercò di alzare il suo tono di voce ma non ci riuscì.

Makoto impallidì, sgranando gli occhi. Guardò lontano da Haru di nuovo.

"Non penso sia una buona idea," disse.

Haru voleva urlare, o colpire il muro, o qualsiasi cosa. Voleva dire a Makoto di smetterla di posizionare la loro amicizia sempre al primo posto, che se aveva qualcuno a cui teneva di più andava bene, che non potevano esserci solo loro due in tutta la scuola. Invece, si mise lo zaino in spalla e si incamminò verso casa. Dopo un po' sentì Makoto seguirlo.

L'aria fra loro due sembrò pesante, a causa di tutte le parole non dette. Nel momento in cui raggiunsero la fine delle scale, dove le loro case di dividevano, Haru considerò l'idea di rompere la sua tradizione di andare da Makoto il venerdì dopo la scuola e considerò l'idea di starsene un po' da solo. Fece per andare avanti senza Makoto quando notò che l'altro non era più al suo fianco.

Haru si voltò in cerca di Makoto e lo trovò fermo in piedi, con le mani che reggevano le cinghie dello zaino, guardando Haru quasi nervosamente.

"Abbiamo appena preso quel nuovo gioco," disse, "quello di cui mi avevi parlato, con le creature che vivono nei fondali marini. I gemelli volevano giocarci oggi." Voglio che tu venga a casa mia, è ciò che non disse.

Haru sentì la tensione dei muscoli sciogliersi. Non dovevano litigare per qualcosa di così banale.

"Okay," disse, e seguì Makoto a casa sua.

Vennero accolti da Ran e Ren, che erano ormai a casa già da un po', in quanto la scuola era finita prima e "non erano più nella pelle aspettando che voi due veniste a casa" come disse la signora Tachibana mentre Haru veniva 'assalito' dai gemelli. Makoto si mise a ridere, sorridendo ad Haru mentre i gemelli litigavano per decidere chi meritava di salire sulle spalle di Haru-chan per salire le scale. Haru sorrise nella maniera più sottile. Andiamo bene.

I gemelli continuarono a distrarli durante la cena e anche di notte, domandando a Makoto e ad Haru di fare una dimostrazione alla presentazione sulle creature acquatiche che avrebbero portato quel giorno a scuola, poi tennero compagnia ai ragazzi e giocarono tutti e quattro al nuovo videogioco di Makoto. Non stettero mai in silenzio per più di un minuto, trovando sempre qualche commento da fare che la maggior parte delle volte portava a litigi che duravano ben dieci minuti. Haru era grato, principalmente per la sicurezza che gli strasmettavano i familiari, ma soprattutto perché più parlavano i gemelli, meno avrebbe dovuto parlare lui.

La madre di Makoto entrò in camera verso le dieci di sera per sistemare il futon e mettere i gemelli a letto, nonostante le loro proteste. Dopo la buonanotte e una promessa di non andare a letto troppo tardi, Makoto e Haru rimasero da soli.

Continuarono a giocare al videogioco, entrambi guidarono le loro creature marine verso il fondale dell'oceano nelle oscure acque. L'aria intorno a loro continuava ad essere pesante a causa delle parole non dette.

Quando Makoto fu così assonnato che la sua testa cominciò a dondolare in avanti, Haru decise che era ora di andare a letto. Diede a Makoto la buonanotte il quale in risposta mormorò un 'notte, Haru-chan prima di stendersi sul futon. Haru si avvicinò al letto di Makoto. Era sempre stato così- Makoto, sapendo che Haru aveva difficoltà a dormire, gli cedeva il suo letto affinché si sentisse più a suo agio. Haru sospirò e si infilò nel letto di Makoto, poggiando la testa e cercando di dormire.

Non funzionò. Dopo ore passate a divincolarsi nel letto, Haru si rigirò per cercare per la centesima volta una nuova posizione che lo avrebbe fatto riposare. Guardò l'orologio. I numeri luminosi color rosso segnarono 01:02.

Sospirando, Haru si alzò, le coperte si ammassarono sulle sue gambe. Guardò Makoto, che stava dormendo pesantemente. Dopo attimi di esitazione, Haru mosse le sue gambe sul lato del letto e si infilò nel futon. Cercando di non disturbare Makoto, Haru alzò le coperte e si sdraiò vicino a Makoto. Nonostante la fatica di Haru nell'accertarsi di non disturbarlo, Makoto si girò verso di lui, sbattendo ripetutamente le palpebre confuso.

"Haru?" Farfugliò, con la voce impastata dal sonno, "Stai bene?"

Haru mormorò un sì, girando la testa sul cuscino per evitare di dare spiegazioni. Makoto rise, in un modo così pacato che Haru non sarebbe riuscito neanche a sentire se solo non fossero stati nel cuore della notte.

Non c'era nessn rumore del caos quotidiano a soffocare i deboli schiamazzi che producevano.

Rimasero in silenzio per un po'. Makoto si rigirò, probabilmente per tornare a dormire, ma Haru rimase sveglio. Fissò il corpo di Makoto riempirsi d'aria per poi espirarla e provò a contare ogni suo respiro come se stesse contando le pecore.

Dopo sette strazianti minuti, Makoto si rigirò nel futon e tornò a guardare Haru. Stava sbattendo debolmente le palpebre, non aprendole a più di metà occhio. Quando i suoi occhi incontarono Haru, Makoto sorrise, e il modo in cui arricciò gli occhi lo fece sembrare tranquillo, ma lo sguardo distante continuò a far pensare ad Haru che ci fosse sicuramente qualcosa sotto.

"Lo sai," disse Makoto, girandosi frettolosamente così da sdraiarsi completamente su di un fianco, il suo viso a centimetri di distanza da quello di Haru, "sei il mio migliore amico."

Molte persone sapevano che Makoto poteva leggere Haruka come un libro aperto, ma sbagliavano pensando non valesse anche per l'altro. Il fatto era che, invece, Haru conosceva Makoto. Sapeva come cambiava leggermente la sua espressione quando era deluso, e come copriva la sua bocca con la mano quando rideva alle buffonate dei gemelli, come sbatteva le palpebre ripetutamente quando era stanco. Ma cosa più importante, Haru sapeva quando Makoto era quasi sul punto di esplodere per la felicità, quando i suoi occhi si riempivano di luce e le sue labbra si incurvavano in un sorriso, e cercava così difficilmente di non mostrare i suoi sentimenti. Quella era la sua espressione in quel momento, ed ecco come Haru l'aveva capito.

E invece di ripererglielo a sua volta, aggiugendo e sei mio, invece di dire anche ti amo, si chinò e premette le sue labbra su quelle di Makoto.

Fu delicato. Haru pensò che probabilmente ci sarebbero stati dei fuochi d'artificio, degli applausi, o qualcosa del genere, ma l'unico suono fu il respiro di Makoto che inspirò attraverso il naso per la sorpresa, poi espirò lentamente mentre ricambiava il bacio.

Quando si allontanarono, Makoto stava sorridendo, col sorriso più raggiante che avesse mai fatto. Haru seppellì la testa nella maglietta di Makoto, aggrappandosi con le mani al tessuto e ne inalò l'odore, nascondendo il suo sorriso contro il petto del suo migliore amico.

Haru pensava che essere innamorati fosse facile. Ora sapeva che non era così. Anche se aveva imparato un'altra lezione-

Essere innamorati valeva la pena.
 

One night he wakes
Strange look on his face
Pauses, then says
You're my best friend
And you knew what it was
He is in love
-Taylor Swift, You Are in Love.


NOTE:
Ok premetto che è la mia prima traduzione ma mi ci sono impegnata moltissimo quindi siate buoni/e uhm.
La fanfiction originale potete trovarla qui e ringrazio naturalmente l'autrice della storia che ha risposto con una reazione dolcissima /ok/. Detto questo, se volete lasciare un commento o comunque qualcosa per farmi capire che non ho "sprecato" tempo *in realtà mi sono divertita*, fate pure. ~ E come ultima cosa, questa fanfiction è stata scritta per festeggiare il compleanno di Haru e l'autrice, come potete vedere, si è ispirata ad una canzone di Taylor Swift. Bene, ho detto tutto.

   
 
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