Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: Louissessual    20/07/2015    2 recensioni
Harry non sapeva che una corsa al supermarket potesse cambiargli la vita.
Certo, per Harry Styles, diciottenne sfigato della scuola con come più grande ambizione trovare una bottiglia del suo latte al cacao preferito in piena notte, una svolta non avrebbe fatto altro che bene.
Solo, non si aspettava quel tipo ti svolta. Assolutamente no.
Larry|AU. Louis!Angel. Harry!Human. Ziam!AU.
Disclaimer: i personaggi contenuti all'interno della fanfiction NON mi appartengono e non sono stati utilizzati a scopo di lucro o altro. Tutti i fatti narrati sono frutto della mia fantasia e/o pazzia-come volete chiamarla- il genere è larry allo stato puro, se non apprezzate siete pregati di non entrare.
Genere: Fantasy, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Loving you forever can’t be wrong,
Even when you’re not here , I won’t move on.
//Dark Paradise, Lana Del Rey.

 
C’era un poster dei The Fray sulla parete che Harry aveva visto non appena ebbe aperto gli occhi quella mattina. Osservò Isaac* e si sentì confuso.
Sembrava lo stesso poster che possedeva nella sua camera, nella sua realtà. Che Louis l’avesse prelevato da lì e lo avesse portato alla congrega? Harry non capiva.
Non appena una voce femminile e tremendamente familiare giunse alle sue orecchie iniziò a ricordare tutto.
« Scricciolo alzati che altrimenti mamma viene a svegliarti a modo suo » la voce di Gemma, che giungeva ovattata al riccio, poiché ostacolata dalla porta chiusa della sua camera, lo intimava ad alzarsi gli fece prendere coscienza della realtà. La sera precedente aveva sentito quella storia raccontata da Niall e dopo poco si era addormentato nella camera di questi, senza dar l’impressione di voler chiarire con Louis.
Di ciò che successe dopo non ricordava nulla, sapeva soltanto che si era risvegliato nella sua vecchia camera.
La realizzazione portò con sé un’ondata di panico ed Harry si sentì mancare l’aria. Non avrebbe più rivisto Louis: era questo ciò che più lo preoccupava. Il liscio lo aveva sicuramente riportato a casa sua, come aveva accordato con Zayn. Ma perché proprio quella notte? Il pensiero che l’angelo avesse ascoltato segretamente la discussione tra il riccio e Niall gli balenò in mente, ma la scacciò via come un insetto fastidioso. Infondo, Harry aveva saputo fin dal primo istante che era giungo alla congrega che prima o poi Louis lo avrebbe riportato a casa, anzi, nei primi tempi aveva sperato ardentemente che quel momento tornasse in fretta.
Il riccio però, non aveva messo in considerazione l’eventualità di innamorarsi dell’angelo. Erano successe così tante cose in quelle settimane in cui era stato da Louis che a pensarci adesso, gli sembravano impossibili.
Non aveva idea di che giorno fosse adesso. Non sapeva se dovesse andare a scuola o fosse ancora in vacanza. Non sapeva come la sua famiglia avesse reagito alla sua scomparsa e alla sua improvvisa ricomparsa.
Un senso di timore si stanziò sul suo stomaco e fece battere il suo cuore più velocemente del solito. Harry allungò un braccio verso il comodino accanto al letto e prese con la mano tremante il telefonino posato su di esso. Ebbe un brutto presentimento e non appena lesse la data digitale che esso forniva, per poco non lo fece cadere a terra.
5 dicembre
E no, Harry proprio non poteva crederci. Era certo che quella data fosse la stessa in cui era stato “rapito”- per così dire— da Louis.
Che fosse stato tutto un sogno? Gli angeli, il Natale, le risate, gli amici, Allan, Zayn: che fosse stato tutto frutto dei suoi strani sogni?
Harry represse le lacrime che forzavano per uscire dai suoi occhi e si convinse che no, non poteva essere stato un sogno. La voce, le carezze, le mille emozioni che Louis gli aveva donato, Harry riusciva ancora a sentirle sotto pelle se chiudeva gli occhi.
Non poteva aver sognato tutto quello.
O forse sì?
Harry si alzò velocemente, ricevendo una fitta alle tempie per l’azione brusca. Si stropicciò gli occhi e si diresse con passo malfermo e tremante fuori dalla sua camera.
« Credevo non ti alzassi più » disse una voce alle sue spalle, dall’incrinatura delle note, Harry poté capire che chi stesse parlando stesse sorridendo. Sussultò e si voltò, trovando sua sorella ad osservarlo.
Erano mesi che non la vedeva e per un momento lasciò da parte le sue preoccupazioni e si gettò tra le sue braccia stringendola convulsamente al petto.
Questa ridacchiò sorpresa e poi strinse il fratello- più alto di lei, nonostante fosse più giovane- a sua volta, confusa da quell’affetto improvviso che egli ostentava nei suoi confronti. « Che ti prende Haz? » sussurrò, un po’ preoccupata per lui—stava letteralmente tremando quindi sì, doveva essere successo qualcosa.
Il riccio si limitò a scuotere la testa, sicuro che raccontare di quel sogno—che poi, lui non credeva affatto che fosse stato tutto un sogno, proprio non riusciva a crederci—a sua sorella non fosse una buona idea.
« Forza preparati che devi andare a scuola » disse la ragazza, dando qualche pacca sulla schiena del più piccolo.
Egli si staccò di malavoglia e si diresse in bagno per darsi una sistemata. Puntò lo sguardo nello specchio dinnanzi a sé e tutti i ricordi dell’ultimo mese trascorso da Louis affiorarono alla mente, portando leggere lacrime nelle sue iridi.
Tirò su col naso e si gettò un po’ d’acqua sul viso, cercando di scacciare i suoi pensieri con quel gesto. Quando rialzò gli occhi verdi nella superficie specchiata gli sembrò per un attimo di scorgere il riflesso degli occhi azzurri che aveva imparato ad amare riflesso nei suoi.
La possibilità che tutto quello fosse stato un sogno svaniva sempre di più dalle ipotesi di Harry.
Everytime I close my eyes 
It's like a dark paradise 
No one compares to you 
But that there's no you, except in my dreams tonight.
//Dark Paradise, Lana Del Rey.
 
Giorni e notti erano passati da quel 5 dicembre. Essi si rincorrevano lentamente, scanditi solo dalla presenza o assenza del sole. Ore, minuti e secondi sembravano scorrere più lentamente ed Harry non riusciva ancora a capacitarsi della realtà alla quale apparteneva.
Seppur per anni egli avesse vissuto in quella casa, con la sua famiglia, adesso gli era estremamente difficile riadattarsi alla quotidianità.
Non vedere il sorriso di Louis appena sveglio e non udire la risata di Niall, Lizzie e persino il tono roco e lo sguardo indifferente di Zayn, era una condanna per il riccio. Era convinto di star scontando la pena per i suoi peccati in questo modo, su questa Terra. Non esisteva inferno peggiore che una vita senza Louis, Harry non aveva esitazioni a pensarlo.
La notte però, durante quelle ore che Morfeo gli concedeva per riposare, Harry stava bene. Sognava Louis ogni notte da quel giorno.
La prassi era la stessa: sognava di svegliarsi e di trovare davanti a sé i suoi occhi color ghiaccio e sorrideva, vedendo l’altro fare lo stesso. Quando si abituava all’idea che quello non fosse solo un sogno, allungava una mano verso il volto dell’angelo, per accarezzargli il viso e lui scompariva. Quando si svegliava davvero le sue urla si sentivano fino dai vicini.
In quelle due settimane, di fatti, sua madre e sua sorella si erano preoccupate per questo.
Gli avevano proibito di bere caffè, credendo che l’irrequietezza notturna fosse dovuto alla caffeina. Avevano provato a farlo parlare, chiedendogli se ci fosse qualcosa che non andasse, se a scuola andasse tutto bene, ma nulla: Harry scuoteva la testa e saliva le scale per tornarsene in camera, a capo chino.
In tutto questo, Gemma era colei che si sentiva più impotente: era la sorella maggiore eppure non riusciva ad aiutare Harry. Vedeva suo fratello appassire inspiegabilmente, chiuso nel suo silenzio, e vedeva sua madre preoccupata fino allo stremo: la notte, in quella casa non dormiva nessuno.
Una sera, dopo aver udito gli ennesimi lamenti del fratello, la ragazza si diresse in camera sua, intenta a farlo parlare una volta per tutte.
Superfluo dire che fu inutile, non appena il riccio la vide entrare in camera sua, smise di singhiozzare e si concesse un pianto silenzioso.
Gemma sospirò e si avvicinò a lui, passandogli una mano tra i capelli. Poi si fece spazio tra le coperte e si sdraiò accanto ad Harry, lasciando che questi si accoccolasse contro di lei. Il giorno dopo Anne li ritrovò così e decise che doveva trovare una soluzione al più presto. Provò a parlare con i professori e loro non fecero altro che affermare ciò che diceva la donna, accorgendosi di quanto Harry fosse diventato più svogliato e meno attento in classe. Diedero la colpa allo stress, sperarono che le imminenti vacanze di Natale riportassero un po’ di tranquillità nell’animo del giovane.

 
There’s no relief, I see you in my sleep
And everybody’s rushing me, but I can feel you touching me
There’s no release, I feel you in my dreams
//Dark Paradise, Lana Del Rey

 
Le cose non fecero altro che peggiorare. Arrivò la vigilia di Natale e ciò non fece altro che ricordare a Harry la notte trascorsa insieme a Louis.
Ai baci, alle carezze, a come l’angelo l’avesse rifiutato per paura di fargli male. I ricordi arrivarono alla mente di Harry come una stilettata al cuore.
Già da qualche giorno il riccio aveva iniziato a credere che tutto ciò che aveva vissuto con Louis fosse stato solo un sogno, ma qualche dubbio ancora gli attanagliava la mente e il cuore. Se chiudeva gli occhi, riusciva ancora a percepire il tocco di Louis sulla sua pelle e il suo fiato gelido tra i ricci.
Per questo no, Harry non riuscì ancora a credere che tutto quello vissuto fosse stato pura immaginazione. Aveva anche iniziato a non curarsi di nascondere i suoi pensieri.
La notte di Natale, Anne cercò di far sorridere il figlio invano. Aveva invitato quanti più parenti possibili, seppur le loro finanze economiche non le permettessero di fare le cose in grande, solamente perché sapeva che a Harry piaceva stare in famiglia quasi quanto il latte al cioccolato di Billy’s**. Ma niente. Anne aveva visto il figlio mangiare silenziosamente e poi salirsene in camera sua, scusandosi e giustificandosi con un semplice ‘mal di testa’.
Gemma era salita poco dopo, quando le lamentele del ragazzo raggiunsero il soggiorno.
La ragazza si avvicinò al letto del fratello, trovandolo che si rivoltava e rigirava tra le coperte, bofonchiando parole incomprensibili. Si chinò silenziosamente accanto a lui e riuscì a capire cosa stesse dicendo.
« Louis » il riccio chiamava invano, gli occhi chiusi e i pugni stretti alle lenzuola. Ripeteva quel nome sconosciuto come fosse una cantilena e Gemma non riuscì a impedirsi di svegliarlo, incapace di vederlo sofferente.
« Haz, svegliati » lo scosse leggermente, il riccio afferrò la sorella dalla maglietta, ancora dormiente, e le strinse forte. « Ti prego Louis » singhiozzò. Gemma ebbe paura dell’espressione dipinta sul volto del fratello, ma non si arrese. Lo scosse più violentemente ed egli aprì gli occhi intrisi di panico.
Il respirò si regolarizzò pian piano, mentre Harry diminuiva la presa sulla maglia della sorella, tranquillizzandosi di poco.
« Ti picchia? » chiese la sorella, non appena Harry si calmò del tutto. Il riccio la guardò confuso e con la voce ancora vacillante « chi? » chiese sussurrando.
« Louis » rispose Gemma e vide il ragazzo trasalire istantaneamente. Harry scosse la testa. « Come fai a conoscerlo? » chiese dopo un po’ il riccio. Forse non era l’unico ad aver visto Louis, forse quello non era solo un sogno, forse aveva la possibilità di rivederlo.
« Non lo conosco infatti. Ma lo nomini ogni notte, durante i tuoi incubi » disse la sorella, provando astio nei confronti di questo Louis che nemmeno conosceva, era evidente che stesse facendo soffrire suo fratello e questo era sufficiente per odiarlo.
« Lui non mi picchia » sorrise amaramente il riccio, l’immagine dell’angelo che lo baciava delicatamente gli affiorò in mente. « Io lo amo » dichiarò alla sorella dopo poco. Gemma fissò intenerita suo fratello: che tutto quel casino delle ultime settimane fosse stato solo un problema d’amore?
« Dimmi chi è » ordinò la ragazza, passando una mano sulla spalla del ragazzo accanto a lei. « E’ un angelo » disse semplicemente Harry, vedendo l’altra strabuzzare di poco gli occhi.
« In che senso Haz? » chiese poi. « E’ un angelo vero e proprio, ha le ali. A dire il vero è l’unico ad averle e sono nere. Io le ho viste, loro dicevano che lui non le avesse ma io le ho viste il primo giorno, sulla poltrona della sua camera***. Sono bellissime. Lui è bellissimo » sproloquiò il riccio senza seguire un filo logico. Gemma non chiese ulteriormente e annuì, seppure non credesse minimente alle parole del riccio.
Gli intimò di dormire e pensò che il giorno dopo ne avrebbe parlato con sua madre: Harry stava impazzendo, letteralmente.
 
********
« Sei sicuro che sia stata la cosa più giusta da fare? » chiese il biondo, mordicchiandosi la pellicina nel pollice, un chiaro segno di nervosismo.
Louis annuì, seppur sospirando. Abbassò lo sguardo ed evitò quello di Niall, seduto affianco a lui. Aveva riportato Harry a casa ed era riuscito persino a farsi accordare qualcosa di assolutamente straordinario e fuori dalle regole della congrega: un salto nel tempo.
L’angelo era sicuro che Harry non sarebbe riuscito a lasciarsi quei giorni trascorsi insieme alle spalle, ma sperava che facendogli credere che tutto non fosse stato altro che un sogno, egli sarebbe andato avanti più facilmente, mentre lui continuava a osservarlo in silenzio, la notte, unica sua amica.
« Non andrai nemmeno più a trovarlo, la notte? » chiese poi Niall, cercando di far ragionare l’amico. « No Nì- il liscio aspirò il fumo da una sigaretta che aveva scroccato da Zayn- quando vado via lui soffre, lo sento urlare. E’ una tortura, quindi no. Non andrò più » disse buttando il filtro oramai consumato della Marlboro.
Il biondo sospirò, ma gli diede ragione. « Senti Lou, mi dispiace per aver raccontato quella storia ad Harry » sussurrò dopo un po’, interrompendo il silenzio creatosi tra loro due.
Il liscio annuì « Doveva sapere, hai fatto bene » lo assecondò Louis.
« Hai paura che lui ritorni? » chiese infine Niall. Louis si voltò verso di lui, inclinando la testa con espressione impassibile. In quelle settimane l’angelo aveva percepito ogni triste lamento che Harry aveva espresso chiamandolo e il suo corpo ne dava la prova. Erano legati indissolubilmente oramai: Harry appassiva, Louis faceva lo stesso.
La sua pelle era smunta, più pallida del solito e i suoi occhi avevano perso vivacità. Ogni tanto, quando i lamenti si facevano più forti, Louis avvertiva addirittura dolore fisico alla schiena, dove sapeva iniziassero le sue ali, poiché non stesse rispondendo ai suoi richiami, infrangendo la prima regola in assoluto dell’ordinamento degli angeli. Se un umano chiamava, l’angelo doveva accorrere a lui nel minor tempo possibile.
« Lui è già tornato ».



*Cantante dei The Fray
** La sera del “rapimento” Harry esce per andare a comprare una bottiglia di latte al cacao da Billy’s Supermarket
*** Harry trova una piuma sulla poltrona di Louis la prima mattina che si risveglia in camera di quest’ultimo.




Angolino autrice:
Buonasera a tutti! Sono leggermente in ritardo con la pubblicazione e un po' di fretta, quindi non mi dilungherò molto. Mi scuso per il ritardo di diciassette giorni (as always) e vi invito a commentare il capitolo. Scusate per eventuali errori, ma come ho già detto vado di fretta e se mi fossi messa a ricontrollare non sarei riuscita ad aggiornare stasera.
Vi avviso che il prossimo capitolo sarà l'ultimo, dopo di che ci sarà l'epilogo.
Alla prossima,
Denny xx
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Louissessual