Fumetti/Cartoni americani > TMNT / Tartarughe Ninja
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Autore: Dihe    20/07/2015    4 recensioni
[Dalla serie del 2012]
Frances, una ragazza un po’ scorbutica e taciturna, appassionata di musica e fotografia e i cui genitori lavorano all’estero cinque giorni su sette, si ritroverà immersa in un’avventura da cui dipendono le sorti del mondo come lo conosciamo. Riuscirà Frances, accompagnata da quattro insoliti ninja, un saggio maestro e due suoi compagni di scuola, ad aiutare a cambiare le tragiche previsioni nel destino del mondo?
Dal 1° capitolo:
“Mentre la ragazza camminava a sguardo basso, notò qualcosa che solitamente non c’era. Alzò un cipiglio perplesso sulla struttura cilindrica e sussultò sommessamente, dalle finestrelle della sala di controllo provenivano baluginii violacei che proiettavano ombre oblunghe e deformi sul cemento del marciapiede. Strano, pensò, di solito non ci andava nessuno, sapeva che il gasometro veniva controllato a distanza con l’utilizzo di alcuni software. Si avvicinò titubante e si arrampicò su un cassonetto per la raccolta della carta nel tentativo di vedere attraverso le finestre annerite dalla polvere...”
Genere: Avventura, Azione, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Nuovo personaggio, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
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Piccole turtles

2. ...E loro

Raffaello infilzò un altro Kraang con i sai sprigionando una cascata di scintille, la carcassa metallica rovinò con un tonfo sordo a terra. Leonardo mozzò le teste a due androidi con un tondo della katana, si diede la spinta saltando contro la parete e ruotò in aria scaraventandosi poi su un altro gruppo di robot. Donatello e Michelangelo, guscio contro guscio, si avvicinarono al pannello di controllo del gasometro schivando i raggi laser violacei dei fucili dei Kraang e misero ko l’alieno intento a manomettere le funzioni del pannello.

    ‹‹ Ragazzi, il gasometro è pieno di metano. Cercate di ridurre al minimo i danni, o qui saltiamo in aria! ›› informò Donnie, togliendo la polvere e le ragnatele dai tasti rovinati e infilzando alcuni Kraang con la lama retrattile del suo bō.

    ‹‹ Non sarà facile, oggi i Kraang se le cercano ›› replicò Raph ansimando.  

    ‹‹ Tu fa’ come ho detto! ››

    Mikey fu il primo ad accorgersi di lei, facendo roteare i nunchaku per stendere altri avversari, ‹‹ Hey, c’è qualcuno là fuori! ››

    Gli altri tre si voltarono, riuscendo a scorgere un viso fuggiasco, che si nascose oltre la finestra subito dopo.

    ‹‹ Aveva una macchina fotografica! ›› esclamò Donnie sconcertato.

    ‹‹ Kraang, i Kraang devono fermare l’umano con quello che le tartarughe hanno chiamato macchina fotografica. ›› gracchiò un robot, prima di venire infilzato da Raph, il cervello alieno sgusciò fuori dal ventre della carcassa con un verso stridulo.

    ‹‹ Non possiamo lasciarli prendere quella persona! ›› gridò Leo, correndo dietro alcuni androidi, fuori dall’edificio.

 

Frances corse a perdifiato, la maglietta che schioccava contro la sua pelle, la macchina fotografica che pendeva dal collo battendole sul petto. Voltò il viso e i capelli le scesero sul volto, trattenne a stento un urlo quando li vide: tre di quei robot. Trascinavano le gambe metalliche sul cemento, i visi inespressivi presentavano grandi occhi violacei ed una bocca spalancata che s’illuminava ad ogni loro parola. Una Frances capì, fra lo stridore metallico delle loro braccia che reggevano insoliti ed ingombranti fucili: “Eliminare”. Una raffica di raggi violacei la investì, facendola gridare dall’orrore, mentre una prima lacrima di paura le rigava il volto. Uno di quei laser centrò la sua spalla destra, facendola raggomitolare su sé stessa. Mentre continuava a correre, col fiato corto e versi strozzati, Frances poté sentire distintamente il sangue colarle lungo il braccio ed impregnarle la maglia, mentre il dolore della ferita le dava alla testa. Avvertì un tonfo sordo e metallico che le fece scappare nuovamente un grido, voltò il viso per vedere una di quelle tartarughe avventarsi sul primo robot e troncargli di netto il busto con una spada. La ragazza inciampò in un dislivello del marciapiede, battendo la fronte sul cemento. Per un momento la sua vista divenne opaca, poi tante gocce rosse andarono a disegnare arabeschi scottanti nei suoi occhi, infine ci fu posto solo per un dolore sordo.

 

Convincere Splinter ad aiutare la ragazza non era stato difficile, si era occupato personalmente di fasciarle la ferita sulla spalla e disinfettarle quella sulla fronte.

    Dopo un paio d’ore non si era ancora svegliata, sdraiata sul divano con la testa appoggiata al bracciolo e una coperta rimboccata appena sotto il seno. Il maestro le aveva cambiato la maglietta, vestendola con una sua vecchia camicia bianca, di quelle che usava quando era ancora umano, quando era ancora Hamato Yoshi. Mikey le saltellava intorno con una fetta di pizza in mano – la sua preferita, con acciughe e caramelle gommose – convinto di farla rinvenire con il suo “soave” profumo.

    ‹‹ Con tutte le schifezze che ci hai messo sopra, rischi solo di ammazzarla definitivamente ›› lo bloccò Raph seccato, afferrandolo per un braccio.

    ‹‹ Cosa?! Questa è la pizza più buona del mondo! ›› Mikey cullò la fetta vicino al volto guardando il fratello in tralice ‹‹ Non preoccuparti, piccola, lui non capisce niente. ›› la rassicurò, prendendo con la lingua una caramella gommosa al limone.

    ‹‹ Ragazzi, se non ve ne foste accorti, io sto cercando di guardare Eroi Spaziali. ›› esalò Leo, seduto a gambe incrociate davanti al televisore.

    ‹‹ Quella puntata l’avrai vista almeno trenta volte. ›› commentò Raffaello, alzandosi dal puff azzurro e stiracchiandosi ‹‹ E’ meglio che vada a tirare due pugni al punging-ball... ››

    Donnie uscì dal laboratorio con la reflex della ragazza in mano, passandosi una mano sul volto, era sfinito, ma il dubbio che dentro alla fotocamera potessero esserci testimonianze della loro esistenza e presenza a New York l’aveva turbato e tenuto sveglio. C’erano, effettivamente, e si era premurato di cancellarle.

    ‹‹ Allora? ›› domandò Leo, gli occhi allucinati fissi sullo schermo televisivo.

    ‹‹ Aveva scattato delle foto, le ho cancellate per sicurezza. ››

    Mikey uscì dalla cucina con un cartone della pizza semivuoto in mano e l’aria afflitta, ‹‹ Ragazzi, abbiamo quasi finito la scorta di pizza... Si sveglierà prima o poi? ››

    Anche Raffaello, sul disimpegno a soppalco che portava alle camere da letto al secondo piano, dove era impegnato ad allenarsi con il punging-ball fissato al soffitto, capì che il fratellino non era triste per la pizza, ma bensì per la ragazza. Avvertì un moto di tenerezza nei suoi confronti.

    ‹‹ Certo che si sveglierà, Mikey ›› lo rassicurò Donnie, poggiandogli una mano sulla spalla ‹‹ Ora è solo un po’ scossa e stanca, ma starà bene presto. ››

    Calò un attimo di silenzio, i tre fratelli sapevano che Mikey, nonostante fosse il più piccolo, il più ingenuo, non riuscisse a concentrarsi e talvolta non s’impegnava nemmeno, era migliore di loro. Nessuno aveva un cuore grande quanto il suo. Il loro piccolo, imbranato fratellino.

    Mugolii indistinti echeggiarono fra le pareti forti come tuoni, rafforzati dal silenzio pesante e greve d’ansia. Raph scese di corsa le scale e si sistemò accanto ai fratelli, unitisi attorno al divano in uno scatto repentino. Stringeva piano le palpebre, muovendo appena le labbra rosee che si stagliavano sulla pelle madida e diafana del viso. Alcune rughe d’espressione si solcarono appena mentre la ragazza aggrottava la fronte, poi battiti di ciglia. Repentini come un’ombra fuggiasca, o una nota breve e solitaria. Mosse appena le dita di una mano, stringendole sulla coperta leggera, accarezzando le fibre morbide che sfuggivano alla trama di cotone. Apparvero due occhi azzurri, slavati come diluiti dal tempo, che la luce avrebbe potuto rendere trasparenti. Occhi nemmeno così tanto belli, non erano sfumati e ricamati come quelli di April, brillanti ed entusiasti come quelli di Mikey, o intensi ed autoritari come quelli di Leo. Sembravano solo gocce sparute di un acquerello dov’era stata messa troppa acqua.

    ‹‹ Aaaaahhhh! ›› strillò la ragazza, sbracciando e scalciando, ingarbugliando le gambe nella coperta e serrando le palpebre.

    I quattro si chiesero come potesse un essere umano avere una voce tanto acuta, mente si tappavano le orecchie. Le urla s’interruppero quasi subito, scemando in gemiti di dolore mentre la ragazza stringeva le mani attorno alla spalla ferita, le labbra arricciate. Leonardo colse l’occasione per avvicinarsi, ma quella sussultò e gli diede un calcio in faccia, facendolo barcollare all’indietro.

    ‹‹ Allora, ›› sbraitò Raph ‹‹ vuoi chiudere quel forno?!››

    La ragazza si bloccò per un attimo, e lo guardò indispettita, assottigliando gli occhi e inarcando le sopracciglia. ‹‹ Senti, mi sono svegliata con quattro tartarughe giganti davanti, in una casa non mia e con un taglio sulla spalla, ho tutto il diritto di urlare! ››

    Quello rimase basito, sgranando gli occhi.

    ‹‹ Uhhh, ti ha spento ›› lo prese in giro Michelangelo, beccandosi un pugno in testa dal fratello.

     La ragazza si coprì il volto con le mani, inspirando e mormorando istericamente di calmarsi, ‹‹ Pariamo con le priorità... ›› sussurrò, alzando poi di scatto il viso ‹‹ Dov’è la mia macchina fotografica?! ››

    Donnie gliela porse tenendo a debita distanza, forse temeva potesse morderlo ‹‹ E’ qui, è qui. Calmati. ››

    Quella gliela strappò via dalle mani e la strinse al petto, ‹‹ Chi siete voi? ›› soffiò con un filo di voce, come rassicurata dalla presenza dell’oggetto.

    Mikey le si parò davanti con un largo sorrido, facendola arretrare di scatto ‹‹ Io sono Michelangelo, per gli amici Mikey. Loro sono Leo, Donnie e Raph. Siamo fratelli, ma il più bello sono io! ››

    La ragazza fece scorrere gli occhi tremanti sui volti delle tartarughe. Mikey... Occhi di un azzurro miracoloso e liquido, la pelle di un verde tenue tendente al menta, il colore dei germogli. Una benda arancione sul viso pingue da infante. Leo... Aria sicura e responsabile, occhi indaco. Era il secondo più alto dei quattro e dai suoi lineamenti si traeva una sincerità disarmante, ed un amore sconfinato. Indossava una benda blu. Donnie... Alto e dalla corporatura scarna. Sorrise, e la ragazza poté notare un margine fra gl’incisivi superiori; gli occhi erano dalla linea allungata e di un marrone dai riflessi ramati. La sua benda era viola. Raph... sul piastrone aveva una spaccatura a forma di saetta che fece sorridere la ragazza, che la paragonò alla cicatrice di Harry Potter. Sotto la benda cremisi spiccavano occhi di un verde fulgido e palpitante. Teneva le labbra serrate e le braccia incrociate sul petto.

    ‹‹ Michelangelo Buonarroti, Leonardo da Vinci, Donato di Niccolò di Betto Bardi e Raffaello Sanzio? ›› mormorò lei come arricciò un angolo della bocca ‹‹ Ho preso il massimo dei voti in quella verifica. Mi chiamo Frances. ››

    ‹‹ Lieto che tu conosca l’origine dei nomi dei miei figli. Io sono Splinter. ››

    Frances sgranò gli occhi ed inspirò profondamente con la bocca aperta, voltando a scatti il volto dall’altra parte, ‹‹ Cazzo ›› si lasciò sfuggire.

    Splinter. Era. Un. Enorme. Topo.

 



Angolo Autrice

Ben ritrovati! Allora, come vi sembra come secondo capitolo? Spero che piaccia, e spero abbiate gradito le descrizioni delle quattro tartarughe. Questo cap è più lungo del primo, era ora. Quindi, ringrazio chi abbia deciso di leggere e vi auguro buon proseguimento di giornata.

   
 
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