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Autore: Dihe    20/07/2015    3 recensioni
[Dalla serie del 2012]
Frances, una ragazza un po’ scorbutica e taciturna, appassionata di musica e fotografia e i cui genitori lavorano all’estero cinque giorni su sette, si ritroverà immersa in un’avventura da cui dipendono le sorti del mondo come lo conosciamo. Riuscirà Frances, accompagnata da quattro insoliti ninja, un saggio maestro e due suoi compagni di scuola, ad aiutare a cambiare le tragiche previsioni nel destino del mondo?
Dal 1° capitolo:
“Mentre la ragazza camminava a sguardo basso, notò qualcosa che solitamente non c’era. Alzò un cipiglio perplesso sulla struttura cilindrica e sussultò sommessamente, dalle finestrelle della sala di controllo provenivano baluginii violacei che proiettavano ombre oblunghe e deformi sul cemento del marciapiede. Strano, pensò, di solito non ci andava nessuno, sapeva che il gasometro veniva controllato a distanza con l’utilizzo di alcuni software. Si avvicinò titubante e si arrampicò su un cassonetto per la raccolta della carta nel tentativo di vedere attraverso le finestre annerite dalla polvere...”
Genere: Avventura, Azione, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Nuovo personaggio, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
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Capelli bruni

1. Lei...

Frances esaminò con occhio critico la doppia punta di un capello che teneva fra l’indice ed il pollice. Leonor si era sistemata fra le gambe del suo ragazzo, sullo gabellino di metallo ruvido e rosa dove il suddetto “Ciccio” – Frances aveva quasi temuto fosse il vero nome del ragazzo, dato che lo chiamavano tutti in quel modo – si era sistemato per guardare la lezione di danza. Proprio quel giorno in cui Frances era stata abbastanza sfrontata da presentarsi a lezione di modern con solo il body e le culottes, quando di solito optava per dei leggings neri e coprenti. Ma quel pomeriggio faceva davvero troppo caldo. La madre l’aveva pure convinta ad indossare un paio di shorts di jeans, quelli sfilacciati sull’orlo, che Frances progettava di lasciare a vita nell’armadio; e lei, in un moto di “ispirazione” vi aveva abbinato una maglietta che aveva rubato dal cassetto di suo fratello. Bianca con sopra la stampa di un teschio che portava dei Ray-Ban giganteschi con la bandiera americana sulle lenti. In alto c’era scritto American Way ed era di una o due taglie più larghe di ciò che la quindicenne indossava solitamente, cosicché avesse trovato un pretesto per infilare il bordo negli shorts e lasciarla vaporosa sul busto, buttandosi da una parte i capelli umidi di doccia. Davvero un look troppo aggressivo per chi è solita ad indossare leggings neri con abbinato un poncho e delle Dr Martens. Se avesse saputo che sarebbe venuto anche Ciccio ad assistere alla lezione – nonostante Leonor tentasse di costringerlo a partecipare – avrebbe avuto la decenza di radersi l’inguine, come minimo.     
    Mentre il discorso delle sue compagne di danza deviava, come al solito, sui piani sentimentali ed ormonali, Frances prestò tutta la propria attenzione a quella doppia punta che tentava di separare in due con la mano sinistra, seduta a gambe incrociate davanti allo specchio che rivestiva l’intera parete. Fidanzati stronzi, spacciatori eccitanti, ogni singola parola idiota di quel discorso le arrivava – ringraziando iddio – attutita dai suoi ragionamenti, non basati interamente su quel capello castano, che alla luce delle lampade prendeva una sfumatura ramata.  
    ‹‹ Aspettate, io vorrei un po’ sentire la situazione sentimentale di Frances! ›› esclamò Leonor sorridendo. Tra tutte le oche delle sue compagne di danza, lei era tra quelle che Frances sopportava di più, ma in quel momento la odiò.
    La ragazza si distrasse dal suo capello, notando gli sguardi dei presenti puntarsi su di lei. Abbassò lo sguardo sospirando sommessamente.
    ‹‹ Allora, nessun ragazzo? ››

  Frances rialzò il viso poggiandosi con la schiena allo specchio freddo, lasciandovi un alone opaco. No, nessun ragazzo. Era al suo primo anno di liceo e, nonostante fosse quasi la fine dell’anno, non aveva parlato con praticamente nessuno escluso il suo compagno delle medie che andava nella sua stessa classe. Era riuscita a trascinare la sua migliore amica, che andava all’Accademia Artistica, fuori una sera ed a procurarsi una birra in un minimarket gestito da dei tunisini, costringendo l’altra a berne un sorso. La sua vita sociale dall’esposizione della tesina per l’esame di terza media a quel momento si era limitata a ciò, ripetutosi quasi ogni sera.

    ‹ Per ora i miei amori sono quel corso di fotografia a cui sono riuscita ad iscrivermi con non poca fatica e la voce tremendamente ›› erotica ‹‹ indescrivibile di Brian Molko dei Placebo mentre canta Protège-Moi. ››
    Come previsto, le sue compagne la guardarono stranite. Probabilmente non sapevano nemmeno chi fossero i Placebo, nonostante ballassero su un loro pezzo, quel pezzo. L’insegnante, invece, sorrise complice alla quindicenne, accavallando le gambe magrissime e diafane. Per fortuna, la lezione finì poco dopo, non che avessero fatto molto, dato che di solito passavano quell’ora e mezza sedute a gambe incrociate a parlare o cantare a squarciagola Rolling In The Deep di Adele o One Day di Asaf Avidan. Frances raccolse la bottiglia d’acqua e si rivestì in fretta, lasciandosi il body sotto ed aspettando di essere uscita dalla palestra per infilarsi le All-Stars turchesi. Si guardò nello specchio del corridoio, dove vi era appiccicata con lo scotch una foto di Roberto Bolle in tutto il suo splendore da statua greca, constatando che, sì, sembrava una sgualdrina idiota vestita in quel modo. Uscì di corsa dalla scuola di danza, salutando fugacemente la Angy, dietro la sua scrivania da preside, e la Lilli, dietro la sua scrivania da segretaria. Frances s’infilò un auricolare nell’orecchio – l’altro era rotto – ricominciando ad ascoltare quelle canzoni che né le sue compagne di scuola né di danza avrebbero capito o apprezzato, il che un po’ la isolava dal mondo. Sospirò, era l’imbrunire e la skyline agitata di New York si stagliava netta e scura e spaventosa su un cielo che sfumava dall’ocra al bronzo, macchiato di nuvole di un giallo smorto. Frances tirò fuori la reflex dalla Musto di danza, forse non le prestava abbastanza cure ed attenzioni, ma la voleva tenere sempre con sé. Attraversò la strada trafficata correndo, cercando di non farsi investire, e scattò. Osservò la foto sul rullino, e la rifece. Voleva immortalare quella crudezza, quel cielo acido e quelle sagome enormi e nere, che riflettevano i baluginii del sole morente. 

    Frances abitava a Manhattan in un viale di villette a schiera in stile georgiano che si affacciava su una piccola area verde privata sulla sponda di un oleoso Hudson River, a sei isolati dalla scuola di danza, che si trovava non molto lontana da Central Park. Si appoggiò al casotto deserto della fermata deserta del bus, facendo scorrere le foto sullo schermo della reflex. Per lo più erano paesaggi urbani, vecchi pub fatiscenti dalle insegne al neon e marciapiedi ingombri di solo pochi fogli di giornali sfusi e mossi dal vento. In una foto un bambino stringeva le mani attorno al cancello del parco giochi, il suoi occhi verdissimi era l’unico particolare che Frances aveva deciso di lasciare colorato nella foto in bianco e nero.

    L’autobus arrivò con mezz’ora di ritardo e la scaricò poco distante dal vecchio gasometro – protagonista insolito di molte sue fotografie. Mentre la ragazza camminava a sguardo basso, notò qualcosa che solitamente non c’era. Alzò un cipiglio perplesso sulla struttura cilindrica e sussultò sommessamente, dalle finestrelle della sala di controllo provenivano baluginii violacei che proiettavano ombre oblunghe e deformi sul cemento del marciapiede. Strano, pensò, di solito non ci andava nessuno, sapeva che il gasometro veniva controllato a distanza con l’utilizzo di alcuni software. Si avvicinò titubante e si arrampicò su un cassonetto per la raccolta della carta nel tentativo di vedere attraverso le finestre annerite dalla polvere...

 


Angolo dell’Autrice

Buonsalve a tutti coloro che sono arrivati a leggere fin qui! Sì, lo so, me ne rendo conto, ne sono consapevole Severus. Non accade molto in questo capitolo, ma era principalmente per introdurre il personaggio. Quindi, spero che vi piaccia la mia Frances [esatto, si chiama come la figlia di Kurt Cobain J]. Premetto che era un sacco che volevo scrivere una fic sulle mie amate TMNT, nonostante io continui a preferire assolutamente la mitica serie del 2003, e alla fine eccoci qui!

Intanto, non potevo non mettere un riferimento ai Placebo <3, vi lascio il link della canzone qui:  https://www.youtube.com/watch?v=g0b3ctpZcFM.     

   
 
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