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Autore: AngelsOnMyHeart    21/07/2015    2 recensioni
Sequel della fanfiction "Cuore di Tenebra"
Due anni sono passati dall'ultimo attacco di Pitch Black ai danni dei Guardiani e dei bambini di tutto il mondo, un massimo sacrificio è stato dato per arrestare la sua avanzata e garantire una pace duratura.
Ma il tempo porta il cambiamento e, con esso, un nuovo nemico sta per emergere, lasciando alle sue spalle delle menti perse nell'oblio.
Joel, un ragazzino sulla soglia dell'adolescenza, sembra essere in qualche modo collegato alla nuova entità, finendo per essere perseguitato da visioni su di essa.
I Guardiani si troveranno nuovamente costretti ad unire le loro forze per affrontare, ancora una volta, chi mette a repentaglio le gioie dell'infanzia, e non solo, dovranno mettere da parte vecchi rancori per il bene dell'impresa.
Riuscirà la purezza di un ricordo a rimettere insieme i pezzi una mente ormai andata in frantumi?
Genere: Avventura, Dark, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Cinque Guardiani, Nuovo personaggio, Pitch, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo XIV 
La promessa. 
 



:-Cosa credete di fare?-. Urlò loro Aenigma, rimettendosi in piedi con gran fatica, alzando un muro di fumo ai piedi del palcoscenico, impedendo così agli altri di proseguire oltre. 
:-Di giocare secondo le vostre stupide regole nel mio dominio?-. 
Sandman, con un occhio nero violaceo, North, Dentolina, Calmoniglio e Pitch si trovavano ai piedi del palco; Joel era stato fatto sistemare su una delle poltrone nella prima fila, accanto a sua sorella, la quale stava iniziando a riprendere i sensi, seppur lentamente, e Jack Frost, ancora svenuto e legato ai polsi ed alle caviglie, per precauzione. 
La donna avvolse il braccio destro attorno alla vita, andando a stringere con la mano il sinistro, che pendeva inerme. Tentò di muoverlo un paio di volte, procurandosi nient'altro che delle fitte dolorose, senza dubbio doveva essersi rotto. 
:-E' inutile che continui a blaterare- le disse l'Uomo Nero -arrenditi, Aenigma, è finita-. 
Lo Spirito lanciò un'occhiata carica di veleno verso Pitch. Se solo uno sguardo avesse avuto il potere uccidere, qualsiasi uomo avrebbe pregato di non essere lì in quel momento ma lui, ovviamente, non batté ciglio. 
:-Finita? Pensate veramente di avermi messa con le spalle al muro?- domandò loro, camminando avanti ed indietro, come un animale in gabbia -Guardatevi intorno! Questo posto è sotto il mio assoluto controllo. Provate anche a fuggire, se volete, non troverete mai alcuna via di uscita!-. 
Era vero quel che diceva, lo avevano potuto constatare poco prima, nel corridoio delle statue. 
Ma noi non fuggiremo” 
Dentolina iniziò a sbattere velocemente le sue sottili ali color magenta, staccando i piedi da terra, arrivando allo stesso livello di Aenigma, guardandola dritta in faccia :-Non ce ne andremo- le disse con convinzione -non scapperemo via. Abbiamo una missione da compiere-. 
La donna piegò la testa da un lato, socchiudendo gli occhi :-Quale missione?-. 
:-Liberare Scarlett dalla tua parassitaria presenza, sanguisuga!-. Le rispose Calmoniglio, nervoso. 
La donna era a pochi passi da loro, si poteva anche dire che avessero la vittoria in tasca ma- siano sempre maledetti i “ma” -non potevano raggiungerla in alcun modo, se non attraversando la parete di fumo che aveva innalzato come scudo, il che li avrebbe senza dubbio messi in ginocchio nel giro di un'istante. 
:-Sanguisuga...parassita?-. Rifletté la donna, confusa, prima di guardare Pitch di sbieco. 
:-Quindi è questo quel che vi ha raccontato?-. L'espressione disgustata che le si palesò in viso fu senza dubbio più evidente del pallido rossore che la sua pelle stava assumendo. 
:-E' quello che sei- le urlò contro Pitch -hai approfittato d'un momento di debolezza per prendere il suo corpo..-. 
:-TACI! Non ho alcuna intenzione di stare ad ascoltare i tuoi inutili farfugliamenti- lo zittì la donna, portandosi davanti a lui -loro potranno anche lasciarsi incantare dalle tue parole ma, io, so perfettamente chi sei-. Gli sibilò contro, a denti stretti, per poi riprendere a camminare avanti ed indietro, iniziando a blaterare sottovoce frasi che i Guardiani non riuscirono a comprendere. 
Mostra loro la verità” 
Lo Spirito si fermò all'improvviso, colta da un'idea illuminante, puntando il dito contro Dentolina :-Tu!- gridò -Tu sei in grado di mostrare i ricordi, non è cosi?-. 
La fata volse un paio di occhiate perplesse agli altri che, come lei, non compresero immediatamente il senso di quella domanda :-Sì, potrei farlo ma ho bisogno di un oggetto importante legato alla persona o, meglio ancora un dente ma io non capisco come...-. 
:-Sì sì sì, ho capito non ho bisogno di spiegazioni. Bastava un sì o un no-. La interruppe. 
Aenigma allungò il braccio destro avanti a se e, nella sua mano pallida, il fumo diede la forma di una pinza, di quelle da estrazione usate dai dentisti. 
I Guardiani quasi non credettero di stare assistendo ad una simile scena e Joel, dalla prima fila, distolse lo sguardo quando la donna portò la pinza alla bocca, afferrando saldamente il dente del giudizio con essa ed iniziando a dare degli strattoni. 
Uno, due...al terzo tirò quanto più forte poté e, con un gutturale urlo disumano, strappo via il dente dalla radice. 
L'urlo fu talmente forte che Grace, in stato di dormiveglia, sobbalzò sulla poltrona dove si trovava, guardandosi intorno sconvolta :-Dove mi trovo?-. Domandò debole. 
Aenigma allora lanciò il dente alla fata, sputando una manciata di sangue e saliva ai propri piedi :-Ecco tieni!-. 
Dentolina afferrò il dente al volo, osservandolo intontita per alcuni secondi, ancora incredula. 
:-Devo spiegarti io cosa fare per caso?- le fece pressione la donna -Datti una mossa, vi sto già concedendo fin troppo del mio tempo, prima di ridurvi in cenere-. Continuò a dire lei con voce grossa, sebbene la sua debolezza era percepibile dal pallore che la sua pelle andava sempre più assumendo ma non solo per questo. L'estrazione del dente doveva averla ancor più stremata, poiché alcune crepe andarono a crearsi in tutte le pareti del teatro, mentre alcune scosse facevano tremare l'intero palazzo. 
Joel si strinse a sua sorella e lei avvolse debolmente le braccia intorno alle sue spalle, accarezzandogli i capelli :-Se ti toccano, io li ammazzo-. Lo rassicurò e, sotto sotto, nonostante non avesse nemmeno le forze per alzarsi, le credette. 
I Guardiani e Pitch iniziarono ad allarmarsi: dovevano sbrigarsi, o presto tutto sarebbe crollato loro addosso. 
Dentolina si portò a mezz'aria, cosicché tutti potessero assistere, avvicinando il dente alle proprie labbra :-Mostrati-. Sussurrò. E così, come aveva fatto in precedenza con la sciarpa di Scarlett, dal dente iniziarono a fuoriuscire tante piccole luci. Queste iniziarono a danzarle intorno, vorticando sempre più velocemente man mano che aumentavano di numero, sino a portarsi sulla sua testa riunendosi tutte insieme nel formare un'enorme sfera bianca, dentro la quale dei ricordi vennero alla luce. 


Una ragazza, dalla carnagione pallida e lunghi capelli neri, si trovava distesa su di un letto, addormentata. Sul suo petto era ben visibile una bianca fasciatura che andava a coprirle i seni, il resto del corpo era avvolto da lenzuola nere. 
Pitch se ne stava seduto al suo fianco, senza far nulla, come in attesa, fino a quando lei non aprì gli occhi, cosa che lui notò immediatamente. 
:-Fissi ancora il soffitto oggi?-. Le chiese lui, con tono scherzoso ma lei non proferì parola. 
L'uomo non ne sembrò affatto sorpreso :-Come immaginavo-. Si rispose da solo, sporgendosi quindi su di lei, alzando appena la benda, andando a scoprirle leggermente la ferita :-Devo cambiarti la fasciatura-. Commentò infine, dopo aver ben esaminato le bende, alzandosi per andarne a prenderne di pulite. 
:-Sta piovendo?-. 
La sua voce risuonò debole, forse quasi impercettibile ma, in quel silenzio, l'uomo la percepì subito, voltandosi verso di lei, sorpreso. 
:-Hai parlato?-. 
La giovane spostò appena il capo verso il suo interlocutore ed annuì debolmente, ripetendo di nuovo :-Sta piovendo?-. 
:-No, non credo-. Rispose lui, tornando a sedersi vicino a lei e volgendo una fugace occhiata al soffitto. Il cambio delle bende avrebbe potuto attendere qualche attimo. 
:-Peccato-. Commentò lei, iniziando a guardarsi intorno. 
:-Comunque si sta annuvolando- si sbrigò a dire Pitch -è pur sempre febbraio, non mi stupirei se scendesse il diluvio universale, da un momento all'altro-. 
:-Febbraio- fece il pappagallo lei, riflettendo per qualche secondo sulla parola -sono qui da molto tempo, vero?-. 
:-Un po', sì-. 
Incrociarono gli occhi :-Ho sete-. Gli disse. 
L'Uomo Nero si alzò velocemente, aiutando la giovane a mettersi seduta, alzandole il cuscino e facendola poggiare contro lo schienale. 
Lei ebbe un leggero capogiro, costringendosi a chiudere gli occhi alcuni istanti mentre Pitch si precipitava a prenderle una bottiglietta d'acqua da una cassettiera nera, posta dinanzi al letto. 
Le porse l'acqua ma si accorse subito della sua fatica ad alzare le braccia, decidendo quindi di aiutarla lui, portandole la bottiglia alle labbra. 
Bevve avidamente, lasciando che qualche rivolo scivolasse giù, bagnandole il collo ed anche le fasce ma non se ne curò. Questo fino a quando un sorso non le andò di traverso, costringendola a tossire per riuscire a respirare. 
Ogni colpo di tosse fu per lei una fitta di dolore al petto, sul quale portò una mano, accorgendosi solo in quel momento delle fasciature che lo avvolgevano. 
Abbassò lo sguardo e restò a fissarle per alcuni istanti, incredula. 
:-Ti fa male?- le chiese l'uomo -Stavo per cambiartele...se vuoi-. 
:-Sandman-. La parola fuoriuscì dalle sue labbra come un tremolio, la mano che aveva sul petto le si strinse in un pugno mentre i suoi occhi iniziarono a diventare lucidi. 
Pitch esitò, il ricordo era ancora fresco e forse le faceva più male della ferita che le era stata inferta. 
:-Ora sei al sicuro-. Le disse, quando nell'arco di una frazione di secondo, l'espressione della ragazza passò da dolorante ad accigliata, prendendo quindi a guardarsi intorno, spaesata. 
:-Io ti conosco?-. Gli chiese infine, quando incontrò di nuovo gli occhi dorati dell'uomo. 
L'Uomo Nero rimase interdetto per un breve momento ma si riprese subito, era ben evidente che si trovava ancora in uno stato confusionale. Dopo tutto quel che le era successo poi, non c'era da stupirsene. 
:-Ho avuto questo piacere-. Le sorrise infine, aiutandola a sdraiarsi, per tornare di nuovo a riposare. 
:-Ed il mio nome...-. Rimase in silenzio alcuni secondi, tentando di ripescarlo nei propri ricordi. 
:-Scarlett-. Le ricordò lui, alzando le coperte sino alle sue spalle. 
:-Scarlett...-mormorò -..come la rosa?-. Domandò con forte stupore, il che provocò in Pitch una strana sensazione, che lo fece sorridere e, seppur non fosse esattamente certo a cosa lei facesse riferimento, decise di assecondarla :-Proprio così-. 
La ragazza chiuse gli occhi :-La senti anche tu?-. Chiese a quel punto, cambiando ancora discorso, mentre la sua mente e le immagini iniziavano a sbiadire. 
:-Di cosa parli?-. Le chiese Pitch, oramai divenuto una sfumatura nerastra. 
:-La voce-. Rispose lei, per poi addormentarsi. 

 
:-Quindi sei tu, la voce?-. 
Il luogo in cui si trovava era buio, privo della cognizione di spazio e tempo. 
La nube di fumo viola davanti a lei iniziò a vorticarle intorno. 
:-Dipende a quale voce ti riferisci-. Le rispose il fumo, nel quale aleggiavano due luci rosse: degli occhi. 
:-La voce che interferisce con quelle dei miei pensieri, sei tu-. Stavolta non era più una domanda. 
:-Se già conosci la risposta, non vedo il motivo di chiedere. E' da maleducati, lo sai?-. Continuò a dirle il fumo, aveva una voce suadente. 
:-Perché ti trovi qui?-. Continuò a chiedere la ragazza, tentando di mantenere un tono fermo e deciso. 
:-Conosci la risposta anche a questa domanda?-. Le domandò allora la voce nella nube che, notando il suo silenzio, ridacchiò :-No, non lo sai-. 
Il fumo si allontanò da lei, facendole fluttuare i lunghi capelli neri, iniziando lentamente ad assumere una forma, un suo riflesso in forma eterea, del quale erano solo percepibili i contorni 
:-Voglio aiutarti-. Disse il suo riflesso dagli occhi rossi. 
:-Aiutarmi...- pensò Scarlett, per poi scuotere il capo -..io ti ringrazio ma non ho bisogno del tuo aiuto. Pitch si sta prendendo cura di me, sto iniziando a guarire-. 
:-No, non adesso- le disse allora il riflesso, dandole le spalle -ma presto il dolore ti aprirà gli occhi, e lui non potrà salvarti da questo-. E svanì. 

 
 
La camera su cui si aprì il ricordo era quella appartenuta a Scarlett, un tempo. 
La ragazza, con indosso una camicia da notte bianca, stava distesa sul proprio letto, poggiando su di un fianco, alle spalle della madre dormiente, che stringeva al petto una sua fotografia. 
Strinse dolcemente la donna tra le proprie braccia, nascondendo la testa nell'incavo tra il collo e la spalla. La donna a quel puntò aprì gli occhi, percependo la presenza che le era accanto e tentando di voltarsi ma lei glielo impedì. 
:-Non guardarmi-. Sussurrò la figlia, beandosi di quel doloroso abbraccio ancora per poco. 
Faceva troppo male...dire addio. 
Posso portarti via da tutto questo, se lo vuoi” 
La ragazza si allungò sulla guancia della madre, posandovi dolcemente le labbra, baciandola. 
:-Ti voglio bene, mamma-. Disse poi, con voce sofferente mentre del fumo viola l'avvolgeva, portandola via con se, scomparendo un attimo prima che sua madre riuscisse a voltarsi, accendendo la luce. 
:-Scarlett?-. Ma, nella camera, non era rimasto altro che una sottile scia di fumo viola. 

 
 
:-Lasciami andare!-. Urlò Scarlett, ora sui suoi piedi, scalzi, e di nuovo in grado di camminare, anche se in maniera un poco goffa. 
Indossava una camicia da notte estiva, senza maniche, di colore grigio, che le arrivava alle ginocchia. 
:-Voglio andare da mia madre!-. Insistette lei, divincolandosi dalla presa di Pitch che le stringeva il polso nel tentativo di fermarla ma, alla fine, dopo i continui strattoni di lei, dovette cedere, lasciandola andare e cadere a terra, dopo l'ennesima strattonata. 
:-Non puoi-. Le disse lui, una velata supplica era celata nella sua negazione, quasi una speranza che lei non insistesse oltre. 
Ma come poteva smettere? 
:-Perché? Perché vuoi farmi questo?- continuò Scarlett, senza sentire ragioni, restando seduta sul pavimento- Ho bisogno di andare da lei, anche vederla pochi secondi dalla finestra, non chiedo più di questo. Non sparirò come l'altra volta!-. Già così, era parecchio diversa dal ricordo che molti serbavano di lei: insistente e quasi capricciosa. 
:-Non è possibile Scarlett, non insistere ancora-. Anche Pitch era alquanto diverso, ed era parecchio evidente, nel suo sguardo, che qualcosa lo turbasse. 
:-Vai a riposare adesso-. Cercò di chiudere il discorso, chinandosi su di lei e porgendole la mano, per aiutarla a rialzarsi ma lei la rifiutò, scacciandola via con il dorso della sua mano destra. 
:-Non puoi tenermi prigioniera, nelle ombre, per sempre- disse ancora lei, alzandosi per conto proprio, un poco barcollante e costretta a poggiarsi ad una parete -Se vuoi negarmi di vedere mia madre, devo almeno sapere il perché!-. 
:-Perché, perché, perché- sbraitò a quel punto lui, quasi urlandole contro -cosa vuoi che ti cambi saperlo? Non ci andrai comunque-. 
Scarlett trasalì nell'istante in cui Pitch prese ad urlarle contro ma non si fece impressionare ed, anzi, il suo comportamento non fece altro che mettere in moto una reazione che scatenò in lei solo più domande e dubbi. 
Devi sapere” 
:-Pitch- disse questa volta, con tono gelido , fissandolo con le sue grandi iridi nere, dritto negli occhi -che cosa è successo?-. 
L'Uomo Nero distolse lo sguardo, tentando di sfuggire agli occhi di lei che invece non si distaccarono, per un solo istante ,dal suo volto. 
Allora, alle voci, in maniera appena percettibile, iniziò ad aggiungersi un altro suono che, via via, iniziava a farsi sempre più forte. 
:-Non sei nelle condizioni, vai a riposare e ne parleremo più tardi-. 
Il suono, continuo e martellante, iniziò ad aumentare di intensità e velocità. 
:-Dimmelo- ripeté lei, impassibile -adesso-. 
Il ritmo di quel suono aumentò, rivelandosi il battito cardiaco della ragazza che, a quel punto, sovrastò completamente le loro voci. La stanza iniziò a vorticare, Pitch parlava, la voce coperta dal battito del cuore di Scarlett, il quale si interruppe all'improvviso, permettendo alle ultime parole pronunciate dall'uomo di essere udite :-..è morta-. 
A quel punto, si udì il rumore di qualcosa che si infrangeva per sempre, sparpagliandosi in tanti piccoli pezzi. 
Scarlett, portò repentinamente le mani al petto, colta da un dolore improvviso, iniziando ad indietreggiare. 
:-No- mormorò mentre la testa iniziava a vorticarle ed un'improvvisa nausea la colse, mentre a sprazzi il ricordo si annebbiava. 
:-Mamma...- disse -..MAMMA!-. Urlò questa volta, cadendo sulle proprie ginocchia e scoppiando in lacrime, portandosi la testa tra le mani. 
Pitch le si avvicinò, nel tentativo di aiutarla, quando lei alzò lo sguardo, gli occhi rossi e gonfi :-Perché?- chiese atona -Perché hai permesso che ciò accadesse?-. Ed, infine, crollò a terra, priva di sensi. 

 
 
:-Sei di nuovo qui-. Constatò il fumo, quando la ragazza apparve, aveva assunto la silhouette di una giovane donna di bell'aspetto. 
:-Fa male- singhiozzò la ragazza, mostrando allo Spirito la cicatrice che si era riaperta sul suo petto, dalla quale grondava un viscoso liquido nero -fa così male-.
La donna di fumo le si avvicinò, accarezzandole delicatamente una guancia umida per portarle via qualche lacrima :-Lo so-. 
:-Tu puoi portarmi via da tutto questo- disse Scarlett -avevi detto che potevi far sparire il dolore. Puoi farlo, vero?-. 
:-Potrei- le rispose la donna -se tu lo desideri-. 
:-Cosa devo fare? Vuoi qualcosa in cambio da me?-. 
Lo Spirito iniziò ad avvolgere il buio che le circondava, annebbiando col fumo la vista della ragazza, già offuscata dalle lacrime. 
:-Non è mio uso aiutare qualcuno, per poi richiedere qualcosa in cambio-. Le spiegò. 
La ragazza sembrò non comprendere. 
:-Ma chi sei tu? Per quale motivo mi staresti offrendo il tuo aiuto?-.Chiese ancora, incapace di fidarsi, non più. 
:-Sono stata chiamata Aenigma, mi ritrovai su questa terra, tanto tempo fa, talmente tanto da non ricordare più quanto sia il tempo che vi ho passato. 
Ce ne sono altri come me, siamo chiamati i Primi ma nessuno ha memoria di noi. Nati, scartati e lasciati a vagare qui, non so da chi, non so il perché-. 
Scarlett ascoltò confusa le parole della donna, mentre il dolore le lacerava l'animo. 
:-I miei fratelli sono più schivi di me ma, io, al contrario loro, ho sempre nutrito una certa curiosità per la razza umana e, spesso lo ammetto- ridacchiò -mi sono divertita ad influenzare le menti di uomini che però, non si sono mai dimostrati all'altezza-. 
:-E vorresti mettere anche me alla prova?-. Le chiese Scarlett, pigiandosi con le mani contro il petto, per impedire al liquido nero di continuare a riversarsi copioso. Ma questo prese solo a scorrerle tra le dita, scivolando sugli avambracci per poi gocciolare dai gomiti, sporcandole i piedi nudi. 
:-No- le rispose Aenigma -con te è diverso. Ho deciso di farti un dono. 
:-Voglio liberarti dai tuoi ricordi, donarti la pace dell'oblio e, se mi accetterai nel tuo corpo, io mi prenderò cura di te mentre dormirai, rinascendo entrambe con una forma di pura libertà e verità-. 
:-Non vuoi aiutarmi, allora-. Ridacchiò amaramente la ragazza, scuotendo il capo con delusione -Vuoi solo prenderti il mio corpo-. 
:-Non è così- insistette la donna, offesa -se volessi, potrei anche obbligarti ma, a te, sto concedendo una scelta preziosa. 
:-Mi chiedi il perché? Ho visto la tua sofferenza, la tua mente mi ha evocata più volte di quelle che tu possa anche solo immaginare, ogni qual volta essa si infrangeva in mille pezzi che tu tentavi inutilmente di ricomporre, io sono sempre stata lì. Ho visto cosa ti è stato fatto e, ora, voglio concederti la possibilità di dimenticare tutto, per sempre-. 
Il suo modo di parlare era così ammaliante che la ragazza iniziò a sentirsi attratta da ciò che la donna le stava proponendo. 
:-Tutti i miei ricordi-. Mormorò Scarlett tra se e se, esitando al pensiero di perdere quei cari e bei ricordi che aveva tanto faticato a recuperare. 
E' morta” 
Ma ora, erano solo diventati una lama affilata, che ricadeva più e più volte su di lei, dilaniandola, ed era troppo da sopportare. 
:-Aiutami-. Supplicò infine la giovane. 
Aenigma allora la strinse a se, cingendole le spalle ed avvicinando il proprio viso a quello rosso ed umido di Scarlett. 
Si chinò su di lei e la baciò, il fumo iniziò così ad insinuarsi nella pelle della ragazza, penetrando tramite i pori della sua pelle. 
:-E adesso?-. Chiese Scarlett, le ultime parole che la ragazza pronunciò, prima di abbandonare completamente i suoi ricordi, che si azzerarono, offuscati dalla nebbia. 
:-Non devi far altro che dormire-. 



:-Fa male- urlava la ragazza, scalciando nel sonno -Fa troppo male!-. 
La sua pelle scottava, iniziando ad emanare un fumo dalle sfumature rossastre. 
Pitch, al suo fianco, tentava di bagnarle la fronte ma, da questa, le gocce d'acqua evaporavano in pochi secondi. 
:-Calmati-. Disse Pitch, senza ben sapere se stesse parlando con Scarlett o con se stesso, scottandosi ripetutamente le mani, ogni qual volta la toccava, nel tentativo di tenerla ferma. 
Ma ogni sforzo si rivelò inutile: la ragazza continuava ad urlare e la sua pelle era ormai divenuta bollente. 
La cosa andò avanti così per interi minuti, questo finché all'improvviso, la ragazza non si fermò, per poi sussurrare un disperato :-Aiutami-. 
Pitch si avvicinò a lei :-Cosa diamine ti sta succedendo?-. Domandò alla ragazza, ancora priva di sensi ma che, ora, sembrava essersi calmata. 
Il silenzio che seguì, però, aveva qualcosa di strano. 
Esistono diversi tipi di silenzi: alcuni sono spesso benefici e rilassanti, di quelli in cui la mente si perde, trovandovi ristoro; ma vi erano anche silenzi inquietanti, carichi di suspense ed ansia, creandosi in uno spazio di tempo in cui si è ben consapevoli che, al termine del momento di falsa quiete, si verificherà qualcosa di sgradevole. 
E questo, purtroppo, faceva parte proprio della seconda categoria. 
Scarlett aprì gli occhi, i quali rivelarono due iridi rosse come tizzoni ardenti che erano andate a sostituire quelle nere. 
L'Uomo Nero indietreggiò alla vista di quegli occhi, ed una fitta coltre di fumo iniziò ad avvolgere la giovane, sollevandola a mezz'aria. 
La massa si scompose e ricompose più volte, rimescolandosi per poi, infine, modellarsi assumendo l'aspetto di una donna dalla pelle ed i capelli viola, con gli stessi occhi rossi che Pitch aveva visto, pochi istanti prima, in quelli di Scarlett. 
:-Chi saresti tu? -. Le ringhiò contro lui, facendo apparire dalle tenebre una falce nera, che impugnò nella mano destra. 
La donna si stiracchiò lentamente, ignorandolo. 
:-Cos'hai fatto alla ragazza?-. Le chiese di nuovo lui. 
La domanda parve attirare l'attenzione dello Spirito, che si volse verso di lui con occhi seducenti mentre un ghigno piegava le sue labbra, dandole un'espressione folle :-La domanda è: cosa le hai fatto tu?-. 
Pitch assestò il colpo, ma non permise che questo lo distraesse, bensì si chinò, poggiando il peso sulla gamba sinistra e portando dietro se il braccio con cui impugnava la falce :-Te lo ripeterò un'altra volta e poi passerò alle cattive- le disse ancora Pitch, adesso in posizione d'attacco -Chi sei e cos'hai fatto a Scarlett?-. 
La donna rise sguaiatamente :-Quale triste e patetica creatura sei, tu-. Mormorò lei, portando l'indice sotto il mento, osservandolo con uno sguardo misto tra la pietà e la tenerezza :-Ma ho ben altre cose da fare e non posso intrattenermi oltre qui con te, è stato un piacere- esclamò voltandosi, mentre del fumo iniziava ad avvolgerla -o forse no, chissà-. 
:-Non ci siamo capiti-. Le urlò allora Pitch che, con un solo balzo, le arrivò abbastanza vicino da riuscire a colpirla ma, non appena fece ruotare il busto per assestare l'attacco, quella scomparve, riapparendo proprio dinanzi a lui, vicinissima. Faccia a faccia. 
:-Scarlett sta dormendo-. Gli disse la donna con voce suadente, avvicinandosi con le labbra all'orecchio :-E vuole che tu riceva un messaggio-. 
Detto questo, una lama affilata, dall'aspetto rudimentale, forse addirittura primitiva, apparve nella mano della donna che, senza alcuna esitazione, andò ad affondare nella carne dell'uomo. 
Pitch gridò di dolore, mentre la falce che impugnava si dissolveva, portandosi la mano alla spalla ferita :-Maledetta...-. Mormorò lui, guardandola con odio. 
La donna iniziò a dissolversi, ridacchiando. 
:-Mi sembrano doverose le presentazioni, a questo punto- disse lei mentre del suo corpo non era rimasta altro che una traccia intangibile -Il mio nome è Aenigma Oblio Smoke, ricorda il mio nome perché, ogni qual volta che lo sentirai, dovrai pregare che sia io a non ricordare il tuo-. E, detto questo, scomparve, lasciando solo la sua malsana risata.” 


L'ultimo ricordo si interruppe e la sfera divenne nera, infrangendosi poi in tante scintille luminose che si depositarono a terra, come polvere di stelle. 
:-Vi è tutto chiaro adesso?- domandò Aenigma con uno spavaldo sorriso trionfante -Lei aveva bisogno di me! Ha chiesto il mio aiuto, ed io ero lì, per la prima volta, qualcuno ha allungato una mano verso di lei, le ho dato la salvezza ed una dolce via di fuga al dolore che lui, ed anche voi, le avete procurato-. 
Era giusto, tutto quel che aveva fatto era stato un bene, non vi era nulla di sbagliato. 
:-Salvarla?-. Le chiese North con grande disappunto :-Tu credere realmente di aiutare lei, cancellando suoi ricordi e causando- allargò le braccia, mettendo in evidenza la devastazione attorno a loro -...tutto questo?-. 
Aenigma quasi non credette alle proprie orecchie. Possibile che non riuscissero a capire? 
:-Il suo cuore è spezzato!-. Urlò, una nota di dolore, evidenziata dal tremolio nella sua voce, era ben evidente ed i suoi occhi divennero presto lucidi. I ricordi, stavano tornando a galla, risvegliando troppe cose...no, non lo avrebbe permesso. 
:-Come potete anche solo volere che quei ricordi tornino a tormentarla? Nel nome del bene che professate di volerle? Come...-. Ma si interruppe, scuotendo il capo e prendendo un bel respiro, era stanca -E' questo, il motivo per cui tutti voi dovete sparire, lo capite vero?-. Pose loro la domanda, con disperata rassegnazione, come se non esistessero altre vie possibili, esclusa quella che lei stava esponendo. 
I Guardiani esitarono, era ormai evidente che non sarebbero stati in grado di farla ragionare. Che l'unica via rimasta fosse quella di distruggerla? Se mai fosse esistito un modo di contrastarla? 
:-Se è così, allora sei un'egoista!-. La voce di Joel giunse dalla platea, il quale si alzò, nonostante la sorella tentasse inutilmente di farlo rimanere seduto al suo fianco, iniziando ad avvicinarsi al palco. 
:-Come dici?-. Gli chiese Aenigma a denti stretti. 
Joel avanzò ancora, non lasciandosi intimorire dallo sguardo della donna :-Sei disposta a sacrificare l'infanzia di migliaia di bambini in tutto il mondo, ruberesti i loro sogni, donando alle loro famiglie lo stesso dolore che ha sofferto tua madre. 
:-Saresti disposta a tutto questo per non affrontare i tuoi demoni? Allora sì, sei la persona più egoista che io conosca!-. 
Non era con Aenigma che stava parlando, aveva deciso di parlare direttamente con Scarlett. 
La donna iniziò a scuotere il capo in modo convulso :-Io...- indietreggiò verso il sipario calato -..voglio solo che questo dolore svanisca-. 
Delle lacrime le rigarono le guance pallide ed i capelli smisero di fluttuare, ricadendole lisci sul viso. 
Forse poteva non essere evidente ma, in quel momento, era Scarlett a parlare. 
:-Tutti noi facciamo conoscenza con il dolore, almeno una volta nella vita- le spiegò Joel -la nostra forza sta proprio nell'affrontarlo e scacciarlo via-. 
Lo Spirito alzò lo sguardo, confusa :-Posso...affrontarlo?-. Mormorò. 
:-Sì- le disse Joel -ma ci vorrà del tempo-. 
Del tempo...quanto tempo? Perché attendere quando tutto questo può svanire in un solo istante?” 
Il volto della donna si deformò nuovamente, tornando la solita maschera di follia :-IO NON VOGLIO!-. 
Il teatro ricevette un'altra scossa, la quale lo fece tremare più delle altre volte, mentre diverse parti dell'edificio crollavano sul pavimento. 
In particolare, una parte del controsoffitto, posta proprio sulla testa di Joel, andò a staccarsi, precipitando verso il ragazzo, il quale non si accorse di nulla, se non fino a quando non venne strattonato con forza, rotolando a terra. 
Joel guardò incredulo il pezzo di marmo, disintegrato a terra, rabbrividendo al solo pensiero che per una frazione di secondo, avrebbe potuto trovarsi in mezzo a quelle macerie. Volgendo poi un'occhiata ancora più incredula a Jack Frost, mentre questi si alzava, spolverando i suoi pantaloni marroni :-C'è mancato un pelo-. Sospirò lo Spirito dell'Inverno, i cui occhi erano tornati del colore del ghiaccio. 
I Guardiani erano accorsi, ed anche Grace che, una volta giunta dal fratello, lo aiutò a rimettersi in pedi, tenendosi però a debita distanza da Frost, guardandolo di sbieco. 
Pitch invece rimase dinanzi al palco, tenendo sottocchio lo Spirito delirante, che vagava per il palco tirandosi i capelli ed urlando frasi sconnesse, mentre il colore della sua pelle era oramai divenuto di un pallido rosso. 
:-Sei tornato tra noi-. Disse Calmoniglio a Jack, avvicinandosi a lui con cautela, poggiandogli poi una zampa sulla spalla -Ma come diamine hai fatto a liberarti?-. 
:-Giusto un piccolo blackout. Liberarmi da cos..-. 
:-JACK!-. Urlò Dentolina fiondandosi su di lui ed abbracciandolo, schioccandogli poi un bacio sulle labbra. 
:-Wow!- esclamò il ragazzo sorpreso -Attenta che mi sciolgo!-. La fata non disse nulla, rise soltanto e lo abbracciò di nuovo, ricambiata. 
Si sarebbe persa per sempre, in quell'abbraccio, se avesse potuto ma non era quello il momento ed il luogo per concedersi un simile lusso. 
:-Ma perché quella ragazza continua a guardarmi in quel modo?-. Domandò Jack, notando che Grace non staccava da lui i suoi occhi a mandorla, in uno sguardo misto tra il terrore e l'istinto omicida. 
:-Ecco..-. 
:-NON OSARE AVVICINARTI!- l'urlo della donna arrivò dal palco -VIA! VATTENE!-. Continuava ad urlare mentre Pitch, ignorando il muro di fumo che li divideva, aveva preso a salire i gradini che portavano al palcoscenico. 
:-Me ne andrò-. Le rispose lui, pacatamente, continuando comunque ad avvicinarsi a lei, ormai priva di forze per qualsiasi via di fuga. 
:-Mai più- rispose la donna, continuando a tirarsi i capelli, le voci che fuoriuscivano dalle sue labbra adesso erano due -mai più le tue parole avveleneranno il suo (mio) cuore-. 
:-Ascoltami solo un attimo, devo dirti una cosa-. continuò lui, come se il mondo attorno a loro non stesse cadendo a pezzi, come se il muro di fumo che aveva appena attraversato non avesse intaccato in alcun modo la sua mente e la sua pelle non stesse bruciando terribilmente per questo. 
:-Quando anni fa lasciai che quella piccola parte di oscurità germogliasse nel tuo cuore, non avrei mai lontanamente immaginato d'aver seminato qualcosa anche nel mio. 
:-Ma è stato così, ed ho atteso la bellezza di dieci anni. Ti rendi conto? Dieci anni. Ma sono sempre stato lì, presente in ogni singolo battito del cuore che io ho corrotto ma, nonostante questo..- fece una breve pausa -..nonostante questo, non hai permesso che ciò annullasse quella tua imprevedibile umanità che, lo ammetto, più volte mi ha colto di sorpresa: come il tuo umorismo, spesso o sempre fuori luogo, e quel tuo lato, forse un po' folle, che lasci trasparire quando ti trovi alle strette ma che, alla fine, ti rende la Scarlett che conosco e a cui, senza che nemmeno me ne accorgessi, ho iniziato ad abituarmi ed affezionarmi-. 
Il viso della donna, che aveva cominciato via via a farsi sempre più piccola, apparve indignato :-Conoscermi (la)? Cosa vuoi saperne tu di me (lei)?-. 
Pitch le si fece ancora più vicino e lei, con le poche forze rimaste, gli scagliò contro il suo diletto, Nexus, il quale si avvolse al busto di Pitch, affondandogli i denti nella carne. 
L'uomo non batté ciglio. 
:-Abbastanza da sapere che la vera Scarlett, la ragazza che ho visto crescere, non avrebbe mai desiderato far soffrire, volutamente, qualcuno. Qualunque potesse essere il motivo. 
Un secondo morso affondò nella sua spalla. 
:-Per questo sono qui, adesso, perché so che sei in grado di affrontarlo, anche se non lo credi. Abbandona questa follia!-. 
Lo Spirito abbandonò le braccia lungo i fianchi, guardando Pitch, ormai di fronte a lei, con occhi scavati e stanchi, ormai prossima alle lacrime :-E' solo a te che devo ciò che sono adesso- disse stavolta solo la voce di Scarlett, una voce debole ed amareggiata -Sei tu che hai aperto il varco che mi ha condotta a tutto questo. Cosa vuoi che possano fare le tue misere parole quando..- portò una mano al cuore, il quale aveva ripreso a fare male -..quando..-. 
:-Lo so-. Disse lui mentre il terzo morso del serpente andava stavolta ad affondarsi nella sua guancia. Fu allora che, stanco, lo afferrò, stritolandolo con forza nel proprio pugno, finché questi non smise di agitarsi, svanendo in una sottile scia di fumo, il veleno della follia iniziava a fare effetto su di lui ma, forse, era ancora in tempo. 
:-Non sono venuto fin qui per chiedere il tuo perdono. Non lo merito, lo so. Ciò che sono venuto a chiederti è di non dimenticare, anche se adesso è difficile, non abbandonare i tuoi ricordi. Perché, oltre al dolore, si celano proprio le memorie che ti aiuteranno ad affrontarlo. 
:-All'inizio farà male ma tu ci riuscirai, ci sei già riuscita. E, comunque, non sarai sola-. Si volse quindi, per un breve istante verso i Guardiani per poi tornare a guardare quella piccola donna, la quale aveva abbandonato completamente il suo aspetto spavaldo. Iniziava a sentire la sua paura 
:-Non permettere che le tue mani si sporchino ancora mentre la tua mente vaga nell'oblio. Ti ho già lasciata una volta in quel posto, non voglio che questo accada di nuovo-. 
:-Parole stucchevoli che per me non valgono nulla- disse la donna, ormai con poca convinzione -cosa vuoi che mi importi, di quel che vuoi tu?-. 
Lei indietreggiò ma lui le prese per tempo le spalle, la pelle bruciava, come nel ricordo che aveva portato alla luce poco prima, ma questa volta non mollò la presa :-Non devi toccarmi! Vattene! Non voglio vederti mai più!-. Riprese allora ad urlare lei, dimenandosi ma ormai troppo debole per riuscire ad allontanarlo. 
:-Ed io me ne andrò- le disse -Torna quella di un tempo, ed io svanirò per sempre dalla tua vita ed, allora, sarai libera di dimenticarmi. 
TU-TUM 
:- Ma, fino ad allora, io continuerò ad inseguirti, ti braccherò e non ti lascerò un attimo di pace, sino a quando non sarai tornata di nuovo ciò che sei sempre stata-. 
La vista gli si annebbiò, macchiandosi di rosso, il caos era ormai entrato in circolo nelle sue vene e la mente aveva ormai iniziato a cedere. 
Cadde quindi sulle proprie ginocchia ma non le permise comunque di allontanarsi, abbracciandola all'altezza della vita. 
:-Questa è la mia promessa, piccola Scarlett-. Disse infine, in un ultimo sprazzo di ragione...o di follia, forse. 
TU-TUM! 
Aenigma si allontanò da lui repentinamente, urlando mentre portava le mani al petto in cui il cuore, che fino a quel momento era stata in grado di tenere sotto controllo, aveva preso a battere talmente forte da spaventarla. 
TU-TUM! TU-TUM! TU-TUM 
Che stesse morendo? 
Il poco fumo rimasto prese a vorticarle intorno, avvolgendola e richiamando altre scie che la risucchiarono all'interno di una massa di nebbia viola ed informe.
Il silenzio scese nel teatro, in attesa del prossimo atto. 

 
* * * * 
 
:-Credo che, per me, sia ormai giunto il momento di finirla con questa storia-. Disse Scarlett, alzandosi per voltarsi verso Aenigma. 
:-Per quale motivo vorresti tornare lì? Dopo quel che hai subito da tutti loro, dopo quello che IO ho fatto per te? 
:-Non sei legata a loro in alcun modo, io posso proteggerti ancora. Se tornerai a dormire la mia forza aumenterà di nuovo-. La supplicò la donna. 
Scarlett scosse appena il capo :-E lasciare che il mondo continui a subire le conseguenze delle mie scelte? Ho dimostrato più volte il mio egoismo dinanzi a situazioni simili, sempre alla ricerca della più semplice via di fuga che mi tenesse alla larga dai miei problemi ma...non è questo quel che voglio, non più. 
:-Ora l'ho capito, ed è giunto per me il momento di crescere ed affrontare il mondo, camminando da sola sulle mie gambe, per quanto barcollanti queste possano essere-. 
Aenigma avvolse le braccia attorno al petto, un gesto che mise in evidenza la sua insicurezza. 
:-E quindi cosa resterà di me? Mh? Solo un flebile ricordo che svanirà presto nel tempo-. 
Scarlett le si avvicinò, e prese dolcemente le mani della donna, stringendole nelle sue. 
:-Sarai sempre presente, nei miei ricordi ma non sarà solo lì che tu ed io ci rivedremo. 
:-Ti ritroverò ancora, quando il dolore tornerà a bussare alla mia porta e sarai nelle lacrime che verserò quando dovrò affrontarlo ed il sorriso quando l'avrò vinto. Sei divenuta ormai una parte indissolubile del mio cambiamento, sarei un'ipocrita nel dire il contrario, non potrei mai dimenticarti-. 
Aenigma allontanò le mani da quelle della ragazza :-Un modo poetico per rendere meno amara la pillola ed il mio fallimento-. 
:-Ti sto solo raccontando quel che sarà 
:-Ti sarò grata in eterno, per aver cercato di proteggermi ma non posso più permettere che qualcuno...quei ragazzi e la loro famiglia, soffrano a causa mia e poi fingere che tutto vada bene. Riesci a capirlo?-. 
Lo Spirito, il quale aveva iniziato a divenire sempre più invisibile, sospirò, abbassando il capo e guardando dove fino a pochi attimi prima vi erano stati i suoi piedi :-Sì..credo di capirlo-. 
Si avvicinò quindi alla ragazza e prendendo il suo viso tra le mani, la baciò con affetto, per poi guardarla negli occhi. 
:-Stai facendo un grande errore, lo sai?-. 
Please don't be afraid
when the darkness fades away:
the dawn will break the silence
screaming in our hearts.”* 

 
Scarlett singhiozzò un istante, ricacciando indietro le lacrime, mentre il petto tornava a sanguinare ed annuì :-Sì, lo so', ma è la cosa giusta da fare-. 
 
(Can't fight it all away)
(Can't hope it all away)
Can't scream it all away,
ooh, it all away!
Ooh, it all away! “** 

Il viso di Aenigma iniziò lentamente a scomparire, al contrario dei ricordi che invece iniziarono a riaffiorare completamente, tornando, uno ad uno, al loro posto. 
 
But the imprint is always there.
Nothing is ever really forgotten.”*** 
 
* * * * 
 
:-Cosa starà accadendo lì dentro?-. Chiese Dentolina agli altri ma nessuno seppe darle una risposta. 
Erano diversi minuti che quella massa informe di fumo viola era andata a formarsi sul palco e, da allora, non era accaduto nulla. 
:-Che ci sia riuscito?-. Domandò ancora la fata, battendo nervosamente le ali. 
:-Solo tempo potrà dirci-. Le rispose North, continuando a guardare fermamente verso il palco. 
Pitch, ancora poggiato sulle proprie ginocchia, fissava in silenzio la nube tossica, nel mentre il veleno che gli era stato iniettato dal serpente, era andato via via dissolvendosi ed ora, escluso un po' di capogiro, non sentiva più nulla. 
Non era mai capitato prima, solitamente un solo morso gli era costato giorni di vagabondaggio, dei quali ricordava pressapoco nulla. 
Doveva pur significare qualcosa se il veleno si era dissolto tanto presto, senza lasciargli alcun danno, se non le cicatrici della pelle. 
Qualcosa stava accadendo lì dentro. 
Un lieve riflesso dorato, arrivò dalla sua destra, dove trovò Sandman, con un occhio ancora nero e gonfio, il quale era venuto a sedersi al suo fianco. 
:-Stai messo proprio male-. Fu l'unico commento “gentile” che l'uomo riuscì a rivolgergli. 
Il Guardiano dei Sogni sorrise scuotendo appena il capo, con divertita rassegnazione. 
Parla per te” rispose la sabbia sulla sua testa. 
:-Guardate!-. Esclamò Calmoniglio, indicando il palcoscenico dove tutti accorsero velocemente. 
La massa informe iniziò a sollevarsi, dissolvendosi lentamente, verso un soffitto che ormai non c'era più, rivelando un'alba decorata da sparpagliate nuvole da pioggia. 
Quando il fumo si disperse completamente, non rimase altro che il corpo di una ragazza, la cui pelle era talmente pallida che quasi risplendeva ai primi raggi del sole, i lunghi capelli neri le fluttuavano attorno. 
:-Scarlett-. Mormorò Pitch, riuscendo finalmente ad alzarsi e portandosi sotto di lei cosicché, quando cadde, poté afferrarla tra le proprie braccia. 
Il troppo peso lo fece nuovamente cadere ma tenne comunque la giovane stretta a se. 
Scarlett mugugnò, aprendo lentamente gli occhi, i quali non erano tornati completamente nero pece, come erano sempre stati, ma di un grigio perlato. 
:-Sono tornata-. Gli disse debolmente, sforzando un sorriso. 
:-Ce ne hai messo di tempo-. Le rispose lui con un sorriso, a bassa voce, mentre sparpagliate gocce di pioggia iniziavano a ricadere su di loro. 
:-Piove- disse lei con lieve entusiasmo, ancora confusa -mi piace la pioggia-. 
:-Lo so-. Le rispose l'uomo, sollevandola da terra e continuando a tenerla tra le proprie braccia. 
E' arrivato il momento” 
Quando si volse, trovò North, alle sue spalle e gli altri Guardiani che, accompagnati dai due ragazzi, avevano preso a raggrupparsi in cerchio attorno a loro. 
:-Prendetevi cura di lei-. Disse al Guardiano delle Meraviglie. North si tolse prontamente il grande cappotto, per avvolgervi la ragazza, coprendola dal freddo e dalla pioggia, prendendola tra le proprie braccia, quasi come una bimba in fasce. 
:-Potresti finire in lista di buoni quest'anno-. Gli disse l'omone, mentre Scarlett continuava a guardarsi intorno, spaesata. 
:-Saprò farmi perdonare-. Sorrise l'uomo, iniziando ad allontanarsi quando la voce fioca della ragazza lo costrinse a fermarsi :-Cosa fai?-. Chiese debole, i suoi occhi stavano tornando a chiudersi. 
Pitch le tornò vicino, osservò il viso di lei ancora un altro istante, il corpo iniziava a dissolversi nelle ombre :-Mantengo la mia promessa-. 
Scarlett tentò di allungare una mano verso di lui :-A..aspetta-. Sussurrò fievole, afferrando un lembo della veste nera dell'uomo -..aspetta-. Ripeté, la vista le si annebbiò. 
:-Addio-. Furono le ultime parole che riuscì ad udire, mentre la sensazione della stoffa tra le sue dita si dissolveva ed il viso annebbiato dell'uomo scompariva. 
Ed, infine, tornò a sognare. 



(*) (**) (***) Estratto dalla canzone Understanding degli Evanescence (Album: Origin/1999)
   
 
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