Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Grimmjowswife    21/07/2015    4 recensioni
Jean Kirschtein è sempre stato impulsivo, ed un giorno questa impulsività lo porta a commettere uno sbaglio che lo porterà in tribunale. Nonostante il suo aspetto non è mai stato davvero un criminale o un trasgressore delle regole, ma questo non gli impedisce di essere condannato a tre mesi di lavori socialmente utili in un ospedale. Ed è proprio qui che incontra Marco Bodt, malato di cancro, e da qui tutto sembra perdere senso, mentre memorie - o forse solo allucinazioni? - vanno a mischiarsi alla realtà.
Reincarnation!AU [JeanMarco] [Ereri] Jean&Eren!Punk; Marco!Cancer; Levi!Cop.
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Eren Jaeger, Jean Kirshtein, Marco Bodt, Rivaille, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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ATTENZIONE: Ho deciso che da ora in poi i capitoli si alterneranno tra il punto di vista di Jean e Eren, quindi qui sarà Eren a parlare, spero vi piaccia, ci si sente a fine capitolo.



«…oso»
«Ohi, moccioso»
Mi riscossi sentendo la voce del poliziotto a cui non stavo assolutamente fissando il culo fino a pochi secondi fa. Proprio per niente.
«Smettila di seguirmi, o sarò costretto a portarti in centrale con un’accusa di stalker»
Deglutii a vuoto, cercando di scacciare dalla mente l’immagine di Levi che mi ammanettava.
Pensa ad altro Eren, tipo alla faccia di cavallo di Jean. Concentrati. Farsi venire un principio di erezione in mezzo alla strada non sarebbe una gran mossa.
«Non capisco di cosa tu stia parlando - dissi innocentemente scrollando le spalle - voglio solo andare a prendermi un caffè»
«Tsk»
Camminai dietro lui per almeno una decina di minuti quando finalmente arrivammo alla caffetteria. Entrai seguendolo e respirando l’aria familiare di cornetti e caffè che avevo conosciuto fin da piccolo, io e Mikasa avevamo passato molto tempo qui, studiando o semplicemente passando il tempo quando nostra madre usciva per delle compere o altri impegni. Appena Hannes mi vide mi chiamò a gran voce sorridendo facendomi cenno di sedermi allo sgabello di fronte a lui e io mi avvicinai, rendendomi conto un secondo più tardi che appoggiato allo sgabello affianco c’era Levi. Sorrisi.
Bel lavoro, vecchio ubriacone.
Mi sedetti iniziando a chiacchierare con Hannes mentre con la coda dell'occhio osservavo ogni singolo movimento di Levi, il modo strano in cui teneva la tazzina, la sua postura elegante, lo sguardo fisso nel vuoto, era più di un anno che registravo ogni suo movimento. In quel momento Hannes dovette allontanarsi per servire un cliente e io ne approfittai per spostare l'attenzione sul mio caffè latte, soffiandoci leggermente sopra.
«Ma guarda chi si rivede! Ditemi un po' voi se questo qua non è il figlio del dottor Jaeger» 
Sussultai leggermente quando la voce di uno degli amici di bevute di Hannes si fece spazio sovrastando qualsiasi altro all'interno della caffetteria, poggiando la tazza giusto prima che l'uomo mi salutasse con una pacca amichevole fin troppo forte esattamente dove mi ero fatto il tatuaggio qualche giorno prima.
Porca-
Gemetti di dolore più piano possibile, tentando di non farmi notare, fallendo miseramente quando sia Hannes che l'amico mi guardarono accigliati.
Cercai di dire che mi ero preso uno strappo mentre ero in palestra, ma il loro sguardo non sembro per nulla convinto. Infatti poco dopo sentii la mano dell’amico di Hannes tirarmi leggermente il colletto della camicia e avvertii il suo alito pesante sulla nuca, ma non riuscii a scostarmi abbastanza in fretta che aveva già visto il tatuaggio.
Magnifico, solo questo ci voleva oggi.
Hannes mi afferrò per l’orecchio sinistro, tirandolo e questa volta mi lamentai sonoramente, dicendo che mi stava tirando i piercing, e lui mollò la presa, continuando però a rimproverarmi sul fatto che ormai sembravo un punk e chiedendomi cosa pensavo avrebbe pensato mia madre di me vedendomi in quel modo. Feci finta di ascoltarlo in silenzio mentre giravo lentamente il dilatatore a cono nell’orecchio destro e riportavo la mia attenzione all’uomo seduto a meno di mezzo metro di distanza da me intendo a finire il suo caffè mentre guardava il proprietario con un sopracciglio alzato.
«… Insomma, non pensi a cosa potrebbe succedere se aveste improvvisamente bisogno di più soldi? Come faresti?»
Riportai l’attenzione sul vecchio amico di famiglia e presi la palla al balzo.
«Allora fammi tornare a lavorare qui» dissi semplicemente ghignando in segno di sfida.
Lo vidi incrociare le braccia al petto e pronunciare col solito tono fermo “assolutamente no”.
«Oh andiamo vecchio, ho già lavorato qui in passato, e in più so come trattare coi clienti» esclamai. Ormai il nostro sembrava un copione scritto e recitato da mesi.
Lo vidi alzare un sopracciglio e assumere un’espressione scettica all’ultima frase.
«Non credo di essere d’accordo con quest’ultima parte, e comunque sai già il perché, smettila di insistere»
Sbuffai vedendolo allontanarsi verso un tavolo dove si erano appena sedute un gruppo di signore di mezza età e iniziai a recuperare la mia roba lasciando dietro la tazza vuota i soldi del caffè latte.
«Da quando in qua hai mai lavorato qui, moccioso?»
Un brivido mi percorse la schiena quando sentii la voce di Levi alle mie spalle e girandomi lo vidi in piedi davanti a me con le braccia incrociate al petto. Mi resi conto solo ora che non stava indossando la divisa, visto che prima ero stato occupato a fissare altri particolari, tra cui il suo culo sodo e le sue labbra e al modo in cui le poggiava sulla tazza.
Eren, concentrati.
Sbattei un paio di volte le palpebre e cercai di ricordare cosa mi aveva chiesto. Era qualcosa che riguardava il lavorare giusto? Ah, mi aveva chiesto del lavoro in caffetteria.
«Ho smesso meno di cinque mesi fa» risposi.
«Impossibile, vengo qua da più di un anno»
«Lo so» dissi scrollando le spalle.
Ti ho servito il caffè tutte le volte che finivi tardi un turno. Questo però lo tenni per me.
Lo superai e uscii dalla caffetteria ignorando le urla di Hannes che mi diceva che non avevamo finito di parlare, chiudendomi la porta alle spalle e mettendomi addosso la tracolla con dentro il portatile e le cuffie.
 
 
La libreria dove ero entrato era di proprietà dei genitori di Annie, un’amica di Reiner e Bertholdt, che era seduta dietro al bancone con gli occhi bassi. La salutai con un cenno di mano e lei rispose alzando leggermente il mento per poi tornare al libro nascosto dal bancone che stava leggendo, oltre che i libri la libreria aveva una stanza a parte dedicata a cd musicali che raccoglieva tutti i tupi di musica, da quelli classici a quelli contemporanei.
Mi sedetti al solito tavolo, quello più nascosto in fondo al negozio e tirai fuori cuffie e portatile, accendendo quest’ultimo mentre indossavo le cuffie, per poi aprire l’ultimo file a cui stavo lavorando.
Non so quanto tempo passò prima che una mano entrasse nella mia visuale, e quando alzai lo sguardo incontrando due occhi grigi come la tempesta quasi smisi di respirare, Levi teneva appoggiata la mano sinistra sul tavolo e mi guardava dall’alto con la testa leggermente inclinata verso sinistra. Lo vidi muovere le labbra e mi accorsi di avere ancora le cuffie sulle orecchie, così le tolsi lasciandole attorno al collo e chiesi cosa aveva detto, vedendolo sospirare irritato subito dopo.
«Non riesco a capire se sei un cazzo di stalker o qualche merda simile, non è possibile che ti ritrovi in qualunque fottutissimo posto io vada oggi» ripeté.
Trattenni una risata per il suo modo di parlare e scossi la testa.
«Mi dispiace deluderti, ma io vengo sempre qui, lavoro meglio e ho un buon repertorio» spiegai indicando la stanza poco distanze dalla mia postazione.
«Non avevi chiesto all’uomo un lavoro poco prima?» chiese continuando a fissarmi mentre alzava un sopracciglio interrogativo.
«Fare mashup non mi paga ogni mese» risposi tranquillamente.
Vedendolo interdetto mi sfilai le cuffie e gliele porsi, aspettando che se le mettesse dopo averle afferrate con sguardo riluttante si appoggio di spalle al tavolo poggiando le mani ai lati dei fianchi, per poi mettere l’ultimo mashup creato la settimana scorsa, che ascoltò in silenzio per alcuni minuti prima di togliersi le cuffie e porgermele nuovamente.
«Non male, moccioso. Allora sai fare qualcosa»
Sorrisi cercando di non fare la faccia da coglione, non volevo sbagliarmi, ma quello aveva tutta l’aria di essere un complimento per gli standard di Levi Ackerman. Quest’ultimo intanto si stava allontanando dopo essersi pulito le mani con dell’amuchina borbottando qualcosa sullo stato di sporco di questo posto e avermi lanciato un’ultima occhiata. Tornai alla mia musica non appena lo vidi scomparire dietro alcuni scaffali, rimettendomi la cuffia ma posizionando una delle de casse più indietro, in modo da poter sentire in minima pare cosa succedeva intorno a me. Poco dopo sentii infatti il rumore della sedia di fronte alla mia che veniva trascinata e alzai lo sguardo vedendo Levi, seduto con una caviglia sul ginocchio opposto e il gomito appoggiato sulla gamba piegata e con gli occhi fissi sul libro.
Lo fissai abbastanza perché lui se ne accorgesse.
«Ti serve qualcosa, moccioso?»
Scossi la testa e riportai l’attenzione sullo schermo del mio portatile ora non più così interessante.
«E comunque, mi chiamo Eren» dissi senza guardarlo. Smettila di arrossire, cazzo.
Forse sbagliai ma mi sembro di sentire uno sbuffo divertito provenire da Levi.
«Lo so, moccioso»







 


Angolo deliri.

*si sentono lamenti e altri suoni angoscianti provenire da sotto la scrivania*
G: Che cazzo hai?
I: Caldo, troppo caldo, sento ogni singola molecola d'acqua presente nel mio corpo evaporare.
G: Guarda che è notte ora. Non fa così caldo.
I: Fa lo stesso, solo a pensare che domani farà di nuovo caldo evaporano.
*torna a fare versi agonizzanti*
S: Ti prego fai qualcosa, non la sopporto più.
G: IO?! Perché cazzo devo farlo io?!
S: *alza sopracciglio scettico*
Dice sempre che sei suo marito, comportati da tale.
G: Ma mi ha incastrato! Questa regge l'alcol peggio di una spugna!
I: Questo è vero, ma dillo che alla fine mi amiii.
G: *la guarda per un po'*
Diciamo che il fatto che tu sia mia moglie è sopportabile.
I: *scatta in piedi mentre le si drizzano orecchie e coda da gatto*
Sul serio?
G: Tsk, se credi che lo ripeterò una seconda volta ti sbagli di grosso.
I: Yay, hai sentito Maman? Grimmjow mi ha appena detto che mi ama!
S: *la afferra per le spalle e la scuote*
Concentrati! Il capitolo, ricordi?
I: Oh vero!
Allora, sono cinque giorni che mi sono fissata con i mashup ok? Li adoro, starei ore a sentirli.
...
Ecco, mi sono anche dimenticata tutto quello che dovevo dire...
Ah, ora ricordo! Un bacio gigantesco alle quattro bellissime personcine che mi hanno recensito il primo capitolo, soprattutto a JesD perché mi ha recensito anche la HideKane e io ti amo donna.
G: Ohi!
I: Grimmjow zitto.
Cooomunque, due belle personcine mi hanno fatto notare del rapporto più amichevole del previsto di Eren e Jean e volevo dirvi che c'è una spiegazione vi giuro, non uccidetemi.
Semplicemente li ho descritti con il rapporto più "attuale" del manga, comunque non vi preoccupate, non andranno sempre così d'amore e d'accordo, infatt... mhph!
S: *tappa la bocca*
Stavi per dire ciò che non dovevi.
*toglie la mano*
I: ...
Grazie.
*coff coff*
Ok, basta parlare della fanfiction.
Ma porca-
S e G: che succede?
I: Mi sono sbavata il trucco vaffanculo, ora sembro un panda.
S: Fa vedere.
I: *si gira*
G: *cerca di trattendere le risate*
I: ...
*gli lancia la lampada addosso*
L: *entra*
...
Perché cazzo ti sei truccata da panda di merda se siamo lontani da Carnevale?
I: ...
*prende Pantera a Grimmjow* (mi sono affezionata a fare questo ormai sì)
Iniziate a correre se tenete alla vostra vita! Saiko, salutali tu e ti comprerò un bigné domani.
Saiko: *apre un occhio*
Icchan, Maman... E gli altri fanno sempre troppo rumore... Quando giocano... *sbadiglio*
Commentate per Icchan per favore... E perché io voglio il bigné...
*si riaddormenta*
  
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