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Autore: Bluemiko    21/07/2015    2 recensioni
La solitudine è la pena più dolorosa che un uomo possa provare, proprio per questo la maggior parte gente non ha la forza di reagire per spezzare le catene della propria sofferenza. Spesso chi ci prova cerca solo un modo per distruggere se stesso e attirare l’attenzione. Lucy riuscirà a spezzare le sue catene imboccando però un cattiva strada che le cambierà la vita.
Sta a voi scoprire se alla fine avrà un risvolto negativo o positivo.
Fairy Tail High School. Droga. Lucy Heathphilia. Queste sono le tre parole chiave di una fic governata dall’insicurezza e dalla volubilità dei sentimenti.
Happy Ending?
One-shot allungata
Genere: Romantico, Slice of life, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cobra, Lucy Heartphilia, Natsu, Natsu/Lucy, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Lucy si lasciò cadere sul cuscino, sospirando. Suo padre non c’era andato giù leggero, soprattutto quando Lucy si era rifiutata di dirgli dove era stata per tutto quel tempo.
Come prima cosa le aveva completamente prosciugato il suo fondo economico, le aveva tolto tutti i soldi che poteva, ma per fortuna era già attrezzata per un a situazione come quella , erano anni ormai che risparmiava i suoi soldi al posto di spenderli per fare shopping, come credeva suo padre, vedendola come una ragazzina che scialacquava ogni centesimo a sua disposizione.
Poi le aveva requisito la sua solita camera, relegandola nella soffitta di villa Heartphilia. Sebbene in una casa come la sua ogni stanza fosse curata alla perfezione, il solaio era una stanza dimenticata, sporca e polverosa, piena degli oggetti di sua madre che suo padre non si era sentito di buttare visto il loro altissimo valore economico. In ogni villa in cui Lucy avesse vissuto ce ne era una e ricordava che da piccola sua padre la faceva dormire lì per punizione, con il tempo Lucy aveva imparato ad amare quelle stanze.
La ragione principale del suo amore era dovuto al fatto che lì vi fossero riposte le preziosissime lenzuola di seta che sua madre utilizzava da nubile e una volta, per caso, Lucy era inciampata ed era finita arrotolata tra quei morbidi veli, allora sentendosi avvolta dal dolce e delicato profumo della madre le era sembrato di essere di nuovo tra le sue braccia come quando era ancora in vita.
Suo padre, inoltre le aveva proibito di usufruire di tutti i privilegi che essere una Heathphilia significava, non poteva usare le macchine con autista, non che prima lo facesse, non poteva farsi aiutare dai domestici sia per le faccende domestiche, sia per i pasti, questo sarebbe stato più pesante, e infine non poteva più usare il suo telefono di ultima generazione ma trovare da sola un sostituto, senza contare che avrebbe dovuto evitare il padre come la peste per evitare che decidesse di privarla di qualcos’altro. Sospirò di nuovo, “come se mio padre sia il mio più grande problema…” pensò. Ora era distrutta, non sapeva più cosa fare, come comportarsi.
Aprì di scatto gli occhi rendendosi conto solo allora di averli chiusi, decise. Avrebbe fatto finta di niente, avrebbe continuato la sua vita come se quel giorno non fosse mai arrivato, anzi, avrebbe smesso di aspettare gli altri, sarebbe stata lei a far tornare le cose come prima, a ritrovare quella felicità che era mancata il giorno del suo compleanno. Quel giorno erano successe troppe cose in una sola volta, era stato tutto troppo pesante. Impedì alla sua mente di ripercorrere gli avvenimenti di quella giornata per evitare di riprovare quell’ormai così familiare sensazione di solitudine che la teneva stretta tra le spire. Sorrise tristemente, si era illusa, non poteva smettere di essere Lu-chan e Lucy Heathphilia, erano parti di lei, erano ciò che ci si aspettava da lei, nonostante le sue intenzione non poté impedirsi di irritarsi un po’. Allungò una mano e prese il cuscino stringendolo mentre si accoccolava su quella brandina malmessa addormentandosi così.


“Aaah!” l’urlo di Lucy risuonò in quella villa immensa.
“Sonoinritardo sonoinritardo monoinmitando” continuò a strillare mentre si lavava i denti. Si era svegliata decisamente tardi e ora ne avrebbe pagato le conseguenze, tutta colpa di quella dannata sveglia che non aveva suonato. Doveva correre sennò chi la sentiva la prof. Corse su giù per tutta casa ora mezza vestita ora no, urlano come un’ossessa, per fortuna suo padre era già uscito.
A cinque minuti dall’inizio delle lezioni uscì di casa con uno sguardo inquietante, pronta per correre una maratona. Partì in quarta travolgendo chiunque fosse così stupido da non spostarsi beccandosi diversi insulti poco carini che ignorò alla perfezione. Raggiunse la scuola, corse su per le scale e arrivò alla sua classe, spalancò la porta rischiando anche che le rimanesse in mano, fondandosi dentro ricevendo parecchie occhiate stupite e interrogative dai suoi compagni di classe.
“Complimenti signorina Heathphilia, visto che anche questa volta è entrata in classe prima di me chiuderò un occhio. Ora si sieda.” Disse la professoressa alle sue spalle. Lucy non se lo fece ripetere, si fiondò al suo posto vicino a Natsu. “Ciao!” la salutò lui e lei gli rispose con un ampio sorriso, poi la lezione incominciò.
***
Il suono della campanella fu accolto con grande gioia dagli studenti che si riversarono fuori dalle classi.
“Juvia, è ora di andare agli allenamenti” la chiamo Gray che già si stava avviando, entrambi salutarono velocemente i compagni e sparirono dietro l’angolo del corridoio. Lucy si riprese solo in quell’istante da quel limbo di pensieri che le aveva impedito di seguire la lezione.
Mesta, sorrise tra sé e sé: era vero, ieri aveva promesso a se stessa che sarebbe andata avanti, che avrebbe cercato di cambiare le cose, ma la verità era che non aveva idea di cosa fare. Lentamente si girò verso i suoi migliori amici, li guardò salutarsi e andare ognuno per la sua strada. Sospirando prese il suo pranzo e si diresse sul tetto.
Quando uscì dall’edificio un forte vento le scompigliò i capelli, senza curarsene si avvicinò alla ringhiera lasciando poco distante da lei il suo obento. Stancavi si appoggiò abbandonandovi sopra tutto il suo peso. Era frustrata, non sapeva che fare. Sconsolata fece vagare lo sguardo per il cortile scolastico, sotto di lei c’erano decine di studenti che chiacchieravano felici, sospirò di nuovo, poi vicino all’ingresso principale, scorse i familiari capelli rosa di Natsu.
Il suo sguardo si fece più attento, vicino a lui camminava una ragazza albina. Lucy la riconobbe subito, era la ragazza del bar del giorno precedente, il barista le aveva detto che si chiamava Lisanna.
Dentro di lei Lucy sentì crescere una cieca rabbia di cui non comprendeva l’origine e una infida gelosia che le stava avvelenando il cuore. Che cosa ci faceva lì lei?
Le parole del barista le risuonarono nella mente: “Sai, ho sentito che, per colpa di una relazione complicata, si diverta a fare tutta la carina la per una notte, e poi, il giorno dopo ti scarica come se fossi solo un rifiuto. Allora Natsu era uno dei tanti che Lisanna si portava a letto o… era lui la sua relazione complicata?
Quell’ultimo pensiero frantumò qualcosa nel suo cuore.
All’improvviso sentì una dolorosissima fitta al petto, cominciò ad ansimare e cadde a terra portandosi le mani al cuore. La sua mente era in uno stato confusionale, non capiva da dove provenisse quel dolore né cosa fare per fermarlo. Rimase in quella posizione per un minuto, dopodichè, lentamente, si rialzò raccolse il suo pasto e si diresse nella sua classe.
Appena arrivata constatò che nessuno ci era ancora tornato, si avvicinò al suo banco e raccolse la sue cose mentre la campanella che segnava la fine del pranzo e la ripresa delle lezioni suonò. Velocemente uscì dalla classe e dall’edificio senza farsi notare.
   
 
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