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Autore: Carme93    21/07/2015    1 recensioni
Una nuova generazione alle prese con la propria infanzia ed adolescenza, ma anche con nuove minacce che si profilano all'orizzonte. I protagonisti sono i nuovi Weasley e Potter, ma anche i figli di tutti gli amici che hanno partecipato alla decisiva Battaglia di Hogwarts. Da quel fatidico 2 maggio 1998 sono ormai trascorsi ventun anni...
Genere: Avventura, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alastor Moody, Famiglia Dursley, Famiglia Malfoy, Famiglia Potter, Famiglia Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Capitolo sesto
 
L’espresso di Hogwarts

Come di tradizione tutta la famiglia si radunò alla Tana il penultimo giorno delle vacanze, che coincideva con il compleanno di Lucy. Per l’occasione Percy aveva permesso alla figlia di uscire di casa. La ragazzina, imbronciata ed irritata, cercò subito di sfogare le energie represse per due mesi. Roxi e Fabi le diedero una mano per vendicarsi del padre: fecero finta di litigare con un sacchetto in mano, quando lui si avvicinò, Fabi accidentalmente glielo svuotò addosso. Il contenuto si rivelò essere polvere pruriginosa, gentilmente offerta da Tiri Vispi Weasley. Percy cominciò a grattarsi, suscitando le risate generali ed a nulla valsero le sue richieste d’aiuto ai fratelli: George si complimentò con la figlia per la riuscita dello scherzo, mentre Charlie e la moglie erano presi da alcune foto di un nuovo drago, che la loro riserva avrebbe dovuto accogliere e sbrigarono la faccenda affermando che Percy avrebbe dovuto lasciare le bambine litigare in pace. Alla fine intervenne nonna Molly, che con uno sguardo di disapprovazione alle nipoti, prese il figlio per un braccio e lo trascinò in bagno, in modo che lavasse via la polvere. Aumentando così le risate dei figli e nipoti. Risate che si spensero quando la furia di Lucy si abbatté indiscriminatamente sugli zii e sui cugini, con eccezione dello zio George, naturalmente, e di Fabi e Roxi. Lo zio Ron ululò disperato quando trovò la camera, che lui e la moglie occupavano alla Tana, tappezzata di stendardi verde-argento che ripetevano: “Grifondoro cacca”. Zia Hermione accorsa in suo aiuto fece sparire il tutto con un rapido gesto della bacchetta.
«Ma io che le ho fatto?» piagnucolò Ron quando nell’indossare la divisa da Auror si accorse che era piena di ragni. Hermione non rispose e lo invitò ad andarsene a lavoro. George commentò ridendo che lui era perfetto per questo genere di scherzi e che se ne erano accorte anche le nipoti. Hermione rivolse un’occhiata di biasimo al cognato e sperò di cuore che Angelina rientrasse presto dagli allenamenti per rimettere in riga figlia e marito. Ron, comunque, uscì poco dopo per andare al lavoro, seguito a ruota dalla moglie. Harry, che si era trattenuto qualche minuto in più con Ginny quella mattina, invocò subito tutta la sua pazienza, soprattutto per non litigare con Percy, cui attribuiva tutta la colpa per il comportamento di Lucy, e non disse nulla quando la sua divisa da Auror fu ritrovata tra le zampe di alcuni gnomi, che se la contendevano stracciandola; lasciò che Molly la sistemasse rapidamente. Quando scese in cucina pronto per uscire, si accorse che la situazione stava degenerando rapidamente ed Albus gli si appiccicò a dosso. 
«Papà ti prego portami con te, non mi lasciare in questa gabbia di matti. Ti pregoooo».
Lucy aveva strappato la maglietta preferita di Lily e lei le aveva giurato vendetta e si era alleata con Hugo e Gideon. Si era scatenato un caos assurdo: i ragazzi correvano da una parte all’altra della casa, spingendosi e facendo un uso indiscriminato di vari prodotti Tiri Vispi Weasley. Naturalmente George se l’era svignata: non sarebbe mai cresciuto.
«Al…» stava per rispondergli che non se ne parlava nemmeno, poi vide il suo sguardo supplicante e quello di Louis che si era aggrappato al cugino, come ultimo baluardo di razionalità e disse «Va bene… Molly porto Louis con me, ok?».
«Sisi, fai come vuoi Harry» rispose lei sul punto di una crisi isterica, mentre un frisbee zannuto non le colpiva per un pelo la testa. A lanciarlo era stata Lily. Harry sbuffò e decise di non poter lasciare la suocera in quel delirio. Acciuffò Lily per un braccio e la obbligò a chiedere scusa alla nonna. Dopodiché stringendola sempre per il braccio, le disse:
«Adesso vieni al lavoro con me» lei s’illuminò e smise di fare resistenza «Ginny, per favore, porta con te Al e Lou».
La moglie annuì e poi lui chiamò James che stava applicando abbondanti dosi di quella che sembrava una crema per la pelle di Fleur sulla faccia e sulle braccia di Fabi.
«James!».
«Che c’è papà?» chiese lui innocentemente.
«Molla immediatamente tua cugina, riporta la crema dove l’hai presa e poi va fuori a sfogare le tue energie volando. Ti giuro che se torno e i nonni mi dicono che li hai fatti impazzire, ti puoi scordare le uscite ad Hogsmeade quest’anno».
James scattò all’in piedi e si profuse in mille scuse rivolte alla nonna, ai genitori ed a Fabi e poi corse di sopra, probabilmente per riporre la crema. Quando Harry e Ginny uscirono per smaterializzarsi la situazione non era migliorata particolarmente, ma gli altri nipoti non li avevano dato ascolto e loro non avevano l’autorità per imporsi.
*
Quando rientrarono quella sera li accolse un James esasperato:
«Perché hai detto quelle cose davanti a Fabi? Perché?».
Harry osservò il figlio dalla testa ai piedi: presentava qualche graffio sulla guancia destra, il segno di un morso sulla mano ed aveva le unghie pitturate di rosso, cosa che fece schiantare dal ridere Ron, Hugo e Lily. Al e Lou si trattennero cercando di essere solidali nei suoi confronti.
«Non hanno fatto altro che ricattarmi tutto il pomeriggio!».
«Oh siete tornati? Ginny per favore vieni ad aiutarmi ad apparecchiare, gli altri saranno qui a momenti», come sempre aveva invitato i Paciock, gli Scamander, gli Schacklebolt ed Andromeda Tonks con Teddy, «Ah, Harry, Jamie è stato bravissimo, ha tenuto occupate le bambine per tutto il pomeriggio e così hanno smesso di litigare» disse Molly, per poi tornare in cucina. Harry non riuscì a trattenere un sorrisetto divertito e visto lo sguardo offeso del figlio, gli mise un braccio intorno al collo e con la mano sfiorò delicatamente i graffi.
«Dirò ad Angelina e a Jane di far tagliare le unghie a Roxi e Fabi», sospirò, «Vieni sono sicuro che tra le cose di tua mamma troveremo qualcosa per toglierti quel coso dalle dita».
«Jamieeee… vieni dobbiamo metterti il rossetto e…» Lucy apparve dalla porta del giardino e si bloccò vedendo lo zio.
«Io credo che sia meglio che vi andiate a lavare le mani ed aiutiate la nonna» commentò Harry, con una punta di irritazione nella voce.
«Tu non puoi dirmi cosa devo o non devo fare» sentenziò lei, come a sfidarlo a dire il contrario. Alle sue spalle apparvero le altre due aguzzine.  
«Ma brave quindi non vi vergognate per niente di aver ricattato Jamie?».
Fabi e Roxi arrossirono e si guardarono i piedi.
«Lo dirai ai nostri genitori?» chiese Fabi.
«Sì, avete esagerato parecchio. Da quand’è che mordete?». Aveva mantenuto la calma tutto il giorno, ma adesso la sua pazienza si era esaurita. Loro non risposero. Lui le osservò severamente e poi condusse Jamie di sopra; qui fortunatamente trovarono Victoire e fu lei a togliergli lo smalto dalle dita, visto che in realtà nessuno dei due sapeva da dove cominciare. Lucy perse l’appoggio delle due cugine e quindi la serata trascorse poi abbastanza tranquillamente. Roxi si beccò una bella sgridata da Angelina, come sempre George si era defilato nel momento in cui avrebbe dovuto comportarsi da adulto responsabile, e Fabi si vide togliere la paghetta senza troppi convenevoli dalla madre; Charlie a malapena aveva ascoltato ciò che accadeva intorno a lui, ancora troppo preso dal suo drago e dalla dieta particolare, cui avrebbe dovuto sottoporlo al suo rientro. Ulteriori scontri e recriminazioni furono comunque evitati grazie all’arrivo degli ospiti. I primi furono gli Scamander: Luna Lovegood era una cara amica di Ginny fin dai tempi della Scuola; era sempre stata un po’ sui generis, come d’altronde anche il padre Xenophilius, in quanto tendevano a credere a creature che per lo più non esistevano. Aveva sposato Rolf Scamander un naturalista, figlio di un famoso studioso di creature magiche. I due coniugi avevano compiuto parecchi viaggi insieme, con finalità di studio; ma Luna tendeva ad una vita più tranquilla e sedentaria da quando era diventata mamma di due gemelli: Lorcan e Lysander. I due bambini avevano dieci anni e stavano sempre appiccicati a Lily, Alice ed Hugo. Per quanto fossero coetanei di Louis non andavano particolarmente d’accordo, probabilmente a causa dei loro caratteri molto diversi e per il fatto che non si incontravano spesso. Subito dopo arrivarono i Paciock e per ultimi gli Schacklebolt, il che era plausibile considerando che Kingsley era il Ministro della Magia. L’ex-Auror dopo la guerra aveva sposato una Babbana ed avevano avuto due figli: Ninfadora (Kingsley aveva chiesto il permesso ad Andromeda e l’aveva scelta come sua madrina, Teddy all’epoca era ancora troppo piccolo per capire). La ragazza, però, non poteva essere più diversa dalla sua omonima: una Corvonero, che doveva iniziare il sesto anno ad Hogwarts; aveva ottenuto voti molto alti ai suoi G.U.F.O. ed era stata nominata Prefetto. In parte aveva ereditato il carattere della madre: severa e bacchettona; mentre il secondogenito Alastor era un Grifondoro del terzo anno, di indole tranquilla, ma abbastanza pasticcione tanto da attirare spesso la riprovazione della madre e soprattutto della sorella, che non lo perdeva di vista un secondo nemmeno a Scuola. Il primo anno aveva preso l’abitudine di mandar ai genitori dei veri e propri bollettini su tutto ciò che il fratellino faceva e non faceva e a Natale Kingsley l’aveva fermamente pregata di smetterla, in quanto se ci fosse stato qualcosa che loro avrebbero dovuto sapere ci avrebbero pensato gli insegnanti ad informarli. Infatti il suo comportamento minava fortemente l’autostima del ragazzino. Ninfadora prese posto accanto a Dominique e chiacchierò amabilmente con lei durante la cena, ma tutti i ragazzi sapevano che le due non erano particolarmente amiche, anzi avevano un carattere opposto e spesso rivaleggiavano tra loro. Alastor era molto timido, ma vivendo vicino ai Potter ed ai Weasley, andava molto d’accordo con Jamie, Al e Rose con cui giocava spesso. La serata si concluse con i fuochi d’artificio di George e Lucy, per una volta tranquilla, spense felice le sue dodici candeline. Il giorno dopo tutti tornarono a casa per prepararsi alla partenza, anche se si rividero nel pomeriggio per festeggiare il compleanno di Roxi. Alla Tana rimase solo Charlie, che sarebbe ripartito per la Romania solo il pomeriggio del giorno seguente.
*
La famiglia Potter s’avviò verso l’ingresso della stazione di King Cross, dove un gruppetto particolarmente agitato l’attendeva: i Dursley. Si vedeva dall’espressione che i nonni Petunia e Vernon stavano compiendo un grosso sforzo per far felici i nipotini. Harry osservò lo zio e scorse la vena che pulsava sulla tempia, sembrava sul punto di scoppiare. Capì che sarebbe stato meglio sbrigassi prima che ciò accadesse. Spinse il carrello di Lily, la bambina si era appiccicata a Vernon e parlottavano a bassa voce. Sulla banchina tra i binari 9 e 10 i nonni salutarono i nipotini e tornarono indietro rapidamente: in fondo avevano già sopportato abbastanza per i loro standard. Dudley era terribilmente pallido ed Harry si avvicinò a lui e gli ripeté ciò che avrebbe dovuto fare. James, seccatosi di aspettare, diede una dimostrazione pratica, ignorando il richiamo della madre.
«Posso andare anche io?» chiese Albus impaziente.
«Vai» rispose Ginny, piccata dal comportamento del primogenito. Al sparì attraverso il passaggio, come aveva fatto il fratello sotto gli occhi meravigliati dei cugini.
«S-scusate c-come ha fatto?» tutti si voltarono verso il ragazzino che aveva parlato.
«Samuel!» disse Harry avvicinandosi e scompigliandogli i capelli affettuosamente. Rivedeva tanto di sé in lui. Come sempre indossava vestiti di taglie troppe larghe; ma ciò che lo infastidì furono i lividi che esibiva sul volto. Gettò uno sguardo eloquente a Ginny, che annuì silenziosamente e con delicatezza prese il bambino per mano, gli sussurrò qualcosa all’orecchio, probabilmente per rassicurarlo.
«Lily ti dispiace se attraverso il passaggio insieme a Samuel?» domandò la donna. La bambina la osservò per qualche secondo con espressione indecifrabile, poi disse:
«Tanto io passo con papà» ed agguantò la mano di Harry, stringendola forte.
Ginny prese il carrello di Samuel e lo incitò a correre, pochi secondi dopo anche loro erano spariti. Harry fece un cenno a Dudley.
«Andate veloci, se siete agitati» li consigliò.
Dudley, trascinato dal figlio, fece come gli era stato detto; Shary lo seguì immediatamente con Petunia. Harry trattenne un attimo Lily:
«Ascoltami. Samuel ha bisogno di affetto, nessuno gli dedica mai il suo tempo. Per te può sembrare strano o comunque non puoi comprenderlo, perché io e la mamma ci siamo sempre quando tu o Al o Jamie chiamate. Lui non ha nessuno. Sii gentile con lui e non te la prendere con la mamma. Lei vorrebbe dare un po’ d’affetto anche a lui. Ma non dimenticare che l’affetto è lo stesso per tutti voi. Va bene?».
Lei lo osservò negli occhi e poi annuì. Harry le diede un bacio sulla fronte.
«Pronta?».
Lei annuì e corse insieme al padre, solo per un attimo pensò che si sarebbe schiantata contro il muro; poi sbucarono sulla banchina 9 e ¾. Una bellissima locomotiva scarlatta occupava i binari. La banchina era affollata di studenti e familiari, che correvano da una parte all’altra con i loro bauli e gufi che stridevano, infastiditi dal caos che regnava.
«Dov’è James?» chiese Harry.
«A cercare Danny e Tylor. Possiamo andare dagli altri?» replicò Albus.
«Al? Tutto ok?» Harry rimase indietro affiancando il figlio. Era da quando si era alzato che era nervoso.
«Sì».
«Non mentire, sai che non sei capace», in effetti l’unica dei suoi figli che sapeva farlo davvero era Lily; il che non era rincuorante.
«Nulla di che», sospirò, «E’ che Jamie e Rose dicono che io sono la pecora nera della famiglia. Dicono che è impossibile che sia figlio tuo e della mamma… insomma tu sei sempre stato un grande cercatore e mamma un’ottima cacciatrice e… e a me piace solo volare… io ho paura della competizione e poi giocare a Quidditch mi mette ansia…».
Aveva detto tutto tenendo gli occhi puntati a terra. Harry aveva da tempo compreso che il figlio non condivideva a pieno il loro amore per lo sport più seguito tra i maghi; ma in fondo non gli interessava più di tanto, era consapevole che Albus possedesse molte qualità, che i fratelli non avevano.
«Al, dovresti smettere di dare sempre retta a Rose ed a Jamie. Sai come sono… insomma loro vanno pazzi per il Quidditch, ma non significa che deve valere anche per te. Insomma tu impazzisci per la Trasfigurazione e decisamente tuo fratello e tua cugina non possono sopportarla. Nessuno ti obbliga a giocare!».
«Zio Ron mi ha detto che ti deluderò se nemmeno quest’anno parteciperò e supererò i provini».
«Al, sono molto orgoglioso di ognuno di voi. Non me ne frega niente se tu non ami il Quidditch, ok? Fa quello che ti piace! Non avevi detto che ti sarebbe piaciuto entrare nel Club degli Incantesimi? Fallo e divertiti».
Lui si fece pensieroso, poi prima di unirsi agli altri parenti e salutarli disse al padre:
«Però guardare le partite mi piace, quando torniamo per le vacanze ci porti a vederne qualcuna?».
Harry ridacchiò e rispose: «Voi comportatevi bene e io vi porterò allo stadio». Dopodiché salutarono Ron ed Hermione. Harry gettò un’occhiataccia all’amico: sapeva che Al era sensibile, come gli veniva in mente di dirgli certe cose?! Appena fossero rimasti soli, gli avrebbe detto due paroline! Anche Neville ed Hannah erano già arrivati. Hugo era eccitatissimo ed abbracciò strette Lily ed Alice. Si erano sentiti fino al giorno prima via gufo per decidere come vestirsi, il ragazzino aveva ignorato la conversazione ed aveva riso in faccia a Lily quando si era precipitata a casa sua affermando che lei e l’amica avevano optato per uno stile casual e che lui avrebbe dovuto adeguarsi. Hugo aveva evitato di dirle che lui comunque, con o senza il loro permesso, avrebbe indossato jeans e maglietta. Frank aveva trovato Roxi e l’aveva trascinata lì con tutta la sua famiglia. Zio Percy era dovuto andare a lavoro ed Audrey da sola, dopo aver lasciato Molly al vagone di testa riservato a Prefetti e Caposcuola, stava impazzando con Lucy. Ai nipoti comunque non dispiacque l’assenza dello zio, almeno si sarebbero evitati la sua annuale predica. Bill e Fleur si fermarono un attimo per salutarli, dopo aver accompagnato anche Dominique al vagone dei Prefetti, e poi si smaterializzarono per andare al lavoro. Rose ed Al dovevano attendere la partenza per vedere Scorpius, poiché era stato scortato alla stazione dai nonni. Charlie e Jane cercavano di fare le ultime raccomandazioni ai gemelli ed a Fabi, che ultimamente li ascoltava sempre meno. Teddy scherzava con Jamie e Fred; nonostante si sarebbero rivisti quella sera ad Hogwarts, Lily non l’avrebbe mai perdonato se si fosse perso la sua partenza. Vic con Louis, a differenza dei genitori, era rimasta lì con il fidanzato ad attendere che partissero. Samuel era stato trascinato in un canto da Ginny ed Hannah e quando tornò dagli altri nessun livido deturpava più il suo viso delicato. Harry in tanto aveva presentato i suoi cugini al resto della famiglia ed agli amici. Harry, Ron, Neville, Dudley e Charlie aiutarono i figli più piccoli a caricare i loro bagagli sul treno; gli altri adulti aiutarono i grandi. Ormai la locomotiva fischiava quasi a richiamare tutti alla partenza prossima. I genitori accerchiarono i figli per salutarli e farli le ultime raccomandazioni.
«Jamie mi raccomando» disse Ginny costringendolo a guardarla negli occhi «Comportati bene. Niente lettere dalla McGranitt o mi senti!».
Harry strinse per ultima la sua bambina, sentendo una morsa allo stomaco: ora sì, che la casa sarebbe stata vuota e silenziosa! quanto le sarebbe mancata! Un nuovo fischio del treno li costrinse a separarsi. Spinsero i figli sul treno e chiusero le porte. Gli altri avevano fatto lo stesso. Continuarono a salutarli con la mano, mentre il treno partiva e prendendo gradualmente velocità lasciava la stazione.
 
*
«Ragazzi, non vedo l’ora di essere ad Hogwarts» sospirò Lily, buttandosi su uno dei due sedili centrali dello scompartimento, subito attorniata dai suoi migliori amici. Samuel, silenzioso come sempre, prese posto accanto ad Alice vicino al finestrino. Di fronte a lui sedette Vernon, ed un’infastidita Petunia si trovò tra il fratello e i gemelli Weasley.  Poco dopo la porta scorrevole dello scompartimento si aprì ed entrò un ragazzino biondo con un largo sorriso sul volto pallido.
«Buongiorno, futuri Grifondoro!» Scorpius Malfoy indossava già la divisa e i colori verde-argento saltarono agli occhi dei ragazzini, che per lo più lo fissavano curiosi.
«Ciao» salutarono Lily ed Hugo in coro. A differenza degli altri, loro conoscevano Scorpius, perché era andato più volte a casa loro durante le vacanze scolastiche.
«Mi sono perso i vostri fratelli» li comunicò, dopo che i due gli avevano presentato i coetanei.
«Devono essere qui vicino» replicò Lily.
«Ho un regalo per voi», disse il ragazzino porgendo un pacchettino a Lily ed una busta colorata ad Hugo, «E’ un braccialetto Tiffany, l’ho preso a New York e quella è una felpa Hard Rock, sempre di New York» spiegò.
«Grazie, Scorp» disse Lily cercando di mettere il braccialetto.
«Aspetta» si avvicinò lui premuroso e la aiutò a chiudere il gancetto.
«Sei stato gentilissimo» lo ringraziò Hugo, provando la felpa di colore scarlatto.
«Te l’ho scelta in tinta, Grifondoro!», replicò ridendo Scorpius, «Vado a cercare Al e Rosie».
Rimasti soli, Hugo osservò la felpa preoccupato.
«Che hai?» gli domandò Alice.
«Lui è sicuro che io sarò un Grifondoro… E se non lo sarò? Mio padre che cosa dirà?».
«Abbiamo detto di non pensare alle Case finché non sarà ora dello Smistamento», replicò irritata Lily, «Comunque zio Ron non ti diserrerebbe, la zia non glielo permetterebbe».
Vernon rimase colpito da questo scambio di battute, in quanto fino a quel momento aveva dato per certo che tutti i Weasley e i Potter sarebbero stati smistati nella Casa dei coraggiosi. L’ espressione spaventata di Arthur era, però, la conferma che non avessero alcuna certezza in proposito e magari si mostravano più tranquilli di quanto lo fossero in realtà.  Hugo, per distrarsi, cominciò a sfidare tutti a scacchi magici, di cui dovette spiegarne le regole a Samuel, Vernon e Petunia che non vi avevano mai giocato. A mezzogiorno passò la Signora del carrello e Lily con i due amici si premurò di prendere un po’ di tutto per far assaggiare i dolci dei maghi ai tre che non li conoscevano.
«Che significa Tutti Gusti+1?» domandò Petunia sospettosa.
«Prova» rispose Lily con un ghigno. Hugo per esperienza non avrebbe mai accettato nulla dall’amica quando assumeva quell’espressione, che lo zio Harry definiva malandrina, ma Petunia avrebbe dovuto impararlo a suo spese. Infatti la ragazzina prese una caramella dal pacco e dopo un attimo di titubanza la mise in bocca. Tutti la osservarono in attesa di una reazione. Lei fece una smorfia disgustata e coprendosi la mano con la bocca corse fuori dalla scompartimento, mentre gli altri scoppiarono a ridere.
«Che cos’era?» chiese Vernon con le lacrime agli occhi.
«Caramelle, sono solo caramelle. Solo che hanno davvero tutti i gusti: da quelli classici a quelli più strani come cavoletti di Bruxelles o addirittura cerume. Quale abbia beccato tua sorella, non lo so», rispose Lily, suscitando altre risate. Quando la ragazzina rientrò si rifiutò di rispondere alle loro domande e lanciò un’occhiata offesa alla cugina. Arthur, che evidentemente era l’unico un po’ dispiaciuto, si sporse verso di lei e le porse una brioche.
«E’ una brioche di zucca», spiegò, «E’ molto dolce, a me piace un sacco. Fidati, ti toglierà il gusto della caramella».
Lei lo osservò per qualche secondo, poi si convinse di potersi fidare e prese la brioche, sussurrando un grazie. 
«Queste sono cioccorane», annunciò Alice, scartandone una.
«Rane in che senso?» chiese Samuel.
«Nel senso che hanno la forma di una rana. Niente di particolare, insomma. Fondamentali sono le figurine…» rispose Lily.
«Rappresentano i maghi più famosi di tutti i tempi. A me mancano Merlino e Corvonero. Accidenti non riesco mai a trovarli» continuò Alice.
Samuel ne scartò una e mentre la mangiava osservò la figurina: rappresentava un mago occhialuto con i capelli corvini e disordinati. La didascalia sul retro recitava:

Harry James Potter
Nato il 31 luglio 1980. Ricordato per essere il primo mago ad essere sopravvissuto all’Anatema che Uccide: il 31 ottobre 1981 grazie a lui scompariva per la prima volta Colui-che-non-deve-essere-nominato. Noto come il Prescelto, perché destinato a sconfiggere definitivamente il Mago Oscuro. Riuscì nell’impresa il 2 maggio 1998, durante quella che è nota come Battaglia di Hogwarts, salvando l’intero mondo magico e ponendo fine alla nuova guerra scoppiata con il suo ritorno. Attualmente è il Capo del Dipartimento Auror del Ministero della Magia.
 
«Chi è Colui-che-non-deve-essere-nominato?» chiese.
Tutti si voltarono a guardarlo e scese il silenzio. Arthur, Gideon, Lily, Alice ed Hugo sembravano tesi; Vernon e Petunia perplessi.
«E’ una storia vecchia… Prima che noi nascessimo. Ai nostri genitori non piace parlarne. E’ stato un periodo pieno di sofferenze. Lord Voldermort, questo era il vero nome del mago cattivo, ma molti ancora hanno anche paura di pronunciarne il nome. Era cattivissimo e faceva tante cose brutte. Mio padre l’ha sconfitto quando aveva diciotto anni, per questo è una mago famosissimo. Nelle figurine potrai trovare anche i genitori di Hugo, sono sempre stati con mio papà. Non l’hanno mai lasciato da solo» rispose Lily stranamente seria.
«C’è anche la Preside» aggiunse Arthur, mostrando la figurina, che aveva trovato. Samuel la osservò e riconobbe la donna, che era andata a trovarlo all’orfanotrofio: aveva lo stesso sguardo severo di quel giorno, anzi di più, perché poi quella volta si era addolcita curandogli i lividi, che gli avevano fatto i compagni. Ad un certo punto la donna scomparve.
«E’ sparita!».
«Le immagini magiche fanno così, più tardi tornerà» commentò Gideon.
Trascorsero un bel po’ di tempo con le figurine e poi ad assaggiare gli altri dolci.
*
Conrad Avens, un ragazzo di quindici anni di altezza media ed abbastanza esile di corporatura, entrò nello scompartimento occupato dai suoi compagni di Grifondoro.
«Allora sei vivo!» lo accolse Fred Weasley con un sorriso.
«Sono stato nominato Prefetto» replicò indicando la spilla, appuntata sulla divisa in perfetto ordine.
«Si l’avevamo notato» disse Seby Thomas, piegandosi in avanti verso di lui, in modo preoccupante.
«Allora… dicci un po’ da chi dovremo stare alla larga quest’anno» lo esortò Fred.
Conrad sbuffò e prima di rispondere osservò gli altri che occupavano lo scompartimento: Alexander Steeval, da tutti chiamato Alex, alto e snello, con un’espressione di sfida sempre stampata sul volto, anche se chi lo conosceva sapeva che era solo un atteggiamento di difesa: i genitori avevano divorziato quando lui aveva nove anni, anche se avevano problemi già da prima; secondo i pettegolezzi che si erano diffusi per tutta la comunità magica, in quanto suo padre era il Capo della Squadra Magica e quindi molto noto, la sera che morì il nonno di Alex, la signora Steeval non si era presa nemmeno la briga di annullare l’appuntamento con il suo amante, lasciando soli il marito e la suocera sconvolti e dopo il lutto era seguito il divorzio. Ora Alex ed i fratelli erano affidati al padre, giudicato senz’altro più adatto a crescere dei figli. Eleanor Mckenzie, una Nata Babbana, dai lunghi capelli biondi, magra, era un tipo che sprizzava energia da tutti i pori. Poi vi erano Danny Baston, James Potter e Tylor Jordan. Per farla breve era circondato dagli studenti più indisciplinati della Scuola.
«L’altro Prefetto di Grifondoro è Mary Anne Parker. Quelli di Tassorosso sono i gemelli Mcmillan, di Corvonero Beatrix Calliance e Laurence Roberts; mentre i Prefetti di Serpeverde Roockwood e Zabini».  
«Roockwood? Ma è un idiota!» commentò Fred.
«Tutti i Serpeverde sono stupidi! Uno lo doveva pur sceglierlo la McGranitt» s’inserì James.
«E i Caposcuola chi sono? A parte loro cugina si intende» domandò Eleanor.
«Dain Zabini per Serpeverde, Abel Calliance per Tassorosso e Fabian Parker per Corvonero» rispose Conrad.
«Giochiamo a sparaschiocco?» propose James e tutti ne furono felici. Mentre distribuiva le carte, una ragazzina irruppe nel loro scompartimento.
«Amber!», sobbalzò Alex cogliendola tra le braccia, «Che succede?».
«Jesse» singhiozzò lei.
«Che ti ha fatto?».
«Mi ha detto che se non finisco a Serpeverde mi ammazza ed ha insultato un ragazzino con cui stavo facendo amicizia, perché non era un Purosangue».
«Che idiota» commentò Seby.
«Io ancora non riesco a credere che siete fratelli» aggiunse Fred, scuotendo il capo.
Alex non disse niente e si limitò ad accarezzare la sorellina, sussurrandole parole di incoraggiamento nell’orecchio.
*
Vincent Goyle era un ragazzino alto per la sua età, troppo grasso, troppo arrogante, troppo stupido, ma tremendamente subdolo. Lui avrebbe voluto essere un leader, non uno dei tanti. Aveva già trovato dei compagni fidati, con cui cercava negli scompartimenti degli altri del primo anno per imporre fin da subito la sua supremazia. Lui sarebbe stato diverso da suo padre: non avrebbe preso ordini da nessuno. Fece un cenno ai suoi compagni e spinse la porta di uno scompartimento. I ragazzini all'interno lo osservarono incuriositi. Storse la bocca.
«Capelli rossi e lentiggini… Voi siete Weasley», disse subito indicando Hugo, Gideon, Lily ed Arthur, «E voi altri chi siete? Qual è il vostro Stato di Sangue?».
«Tu, chi cavolo sei?!» sbottò Lily alzandosi a fronteggiarlo, subito fiancheggiata da Alice e Gideon.
«Vincent Goyle», rispose con un inchino, «Loro sono Thomas Mcnair», un ragazzino basso e bruno fece un passo avanti verso Lily con fare minaccioso, «e Patrick Moran», disse indicando l’altro compagno, biondo ed alto.
«Sì, se te lo stai chiedendo Weasley», disse quest’ultimo rivolto ad Hugo, «sono il figlio di Ludovic Moran, Campione del Mondo di Quidditch».
«Allora a parte i Weasley, babbanofili e traditori del loro sangue chi altro c’è qui?» insisté Goyle.
Hugo saltò dal sedile nel tentativo di trattenere gli amici.
«IMPEDIMENTA» urlò una voce femminile alle spalle dei tre.
Goyle cadde ai piedi di Lily, la quale con un ghigno lo stuzzicò con un piede.
«Alla fine hai capito da solo quale sia il tuo…», ma non finì la frase perché Moran gridò:
«STUPEFICIUM» ma la mancò e colpì in pieno il finestrino, che andò in frantumi.
Lucy fece per saltare addosso al ragazzino, ma una mano la trattenne. Tutti sollevarono gli occhi su un ragazzo più grande, che era apparso sulla soglia dello scompartimento.
«Che succede qua?» chiese osservandoli uno per uno.
«A te che te ne frega?» replicò sprezzante Goyle.
Lily si convinse che doveva possedere un quoziente intellettivo rasente lo zero: il ragazzo era un Prefetto, ergo loro erano nei guai prima ancora di aver messo piede ad Hogwarts. Era il caso di rispondergli male?  Lui comunque avanzò all’interno dello scompartimento, ignorandolo.
«Ti sei fatta male?» domandò esaminando la mano di Petunia. Lily si voltò ad osservarla e si accorse che stava sanguinando. Lui estrasse un fazzoletto dalla tasca della divisa e le avvolse la mano «Non sembra nulla di grave… probabilmente una scheggia di vetro ti ha sfiorato. Comunque quando arriveremo a Scuola farai vedere la mano all’infermiera. Tranquilla, Madama Chips è bravissima», e poi rivolgendosi ai quattro che se la stavano battendo, «Non vi muovete».
«Come ti chiami?» gli domandò Petunia con gli occhi che le brillavano.
«Rimen Mcmillan… Allora che cos’è successo qui?» chiese per la seconda volta.
Lily gli raccontò tutto sperando che chiudesse un occhio, ma il Prefetto non sembrava intenzionato a farlo.
«Lucy Weasley, la Preside non sarà felice di aver a che fare con te fin dal primo giorno…».
«Fatti gli affari tuoi» replicò lei andandosene sbattendo i piedi lungo il corridoio.
«…Moran e Goyle farò rapporto alla Preside anche per il vostro comportamento. Ora andatevene nel vostro scompartimento», poi si rivolse a Lily ed al suo gruppetto, «Indossate la divisa siamo quasi ad Hogwarts».
Loro si riscossero e senza commentare quanto avvenuto fecero come gli era stato detto. Poco dopo il treno cominciò a rallentare ed alla fine si fermò alla stazione di Hogsmeade.
 
 
Nota dell’autrice:
Ciao a tutti! Questa è la mia prima fanfiction e spero che vi piaccia! Come avrete notato nei capitoli precedenti, cerco di rispettare quello che il volere di J.K. Rowling riguardo ai  personaggi della Nuova Generazione, ma con dell’eccezioni: infatti dalle varie dichiarazioni della scrittrice  risulta chiaro che ella immagini che Charlie sia l’unico Weasley non sposato, comunque mi sembrava brutto e quindi sono nati Fabi, Arthur e Gideon ( ci tenevo anche ad usare questi nomi, che come potete capire sono significativi per la famiglia Weasley); un simile discorso vale per Neville (la scrittrice ha designato Hannah Abbott come sua moglie, ma ha lasciato intendere che la coppia non ha avuto figli), nessuno più di lui, secondo me, merita di avere una famiglia. In questo capitolo ho tentato di presentare alcuni tratti salienti dei ragazzi. Spero di aggiornare almeno una volta alla settimana. Adesso vi lascio e spero che la lettura sia stata davvero di vostro gradimento. Mi raccomando recensite e ditemi che ne pensate: tutte le critiche, soprattutto se costruttive, sono ben accette :-D ;-)
   
 
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