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Autore: Gemad    21/07/2015    1 recensioni
"La luce dei raggi solari attraversa pigramente la finestra della camera di un giovane addormentato. Quando si fosse svegliato, da lì a poco, avrebbe realizzato che quel giorno era una data speciale, quella della partenza per Hogwarts."
Provate a pensare ai figli di Harry Potter e dei suoi amici, anzi, ai figli dei loro figli. Ci siete? Bene, ora aggiungete un pericolo incombente, un pericolo che per Harry e i suoi amici è impossibile affrontare. L'unica soluzione possibile per loro è comunicare con i pronipoti, sempre che riescano a trovare un modo per mettersi in contatto con loro.
Genere: Avventura, Azione, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Nuovo personaggio, Voldemort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo 19

 
I giorni erano passati con un ritmo ed una intensità frenetica. Tra i regali da comprare, gli addobbi da appendere, l’albero di Natale da completare e le lettere per Babbo Natale da scrivere, il tempo era volato. Alla fine, la vigilia di Natale è arrivata e tutti in casa Potter attendevano con ansia la mezzanotte così che si potessero scartare i regali.
Ma, invece, c’era un Potter che aspettava la mezzanotte soprattutto perché avrebbe finalmente compiuto i suoi sedici anni. Una tappa importante della sua vita ed era ad un solo anno dalla maggiore età e, finalmente, avrebbe potuto utilizzare la magia al di fuori di Hogwarts. La cosa che stava decisamente spazientendo Jackson, era il fatto che nessuno dei suoi amici aveva intenzione di scrivergli; insomma, nemmeno uno staccio di lettera!
Nemmeno un “Come stai?” oppure “Passi buone vacanze?”. Avrebbe anche accettato un “Vai al diavolo!”. Nonostante le sue continue lettere che aveva mandato ininterrottamente ai suoi amici da dopo che si erano salutati nella stazione di King’s Cross nella quale chiedeva, anzi no, supplicava i suoi amici di rispondergli o di dirgli il perché di questo insolito e continuo silenzio, le lettere non arrivavano.
Rimase molto stupito, soprattutto perché nemmeno Andrew si degnava di buttarci giù due righe. –Potrebbero esserci dei problemi non credi?- tentò di rassicurarlo la madre una mattina quando Jackson si era presentato per fare una tranquilla colazione.
–Cioè?- gli aveva chiesto Jackson che non capiva.
–Bè, il tuo amico Gary aveva detto che sarebbe partito fuori dall’Inghilterra, no? Quindi i gufi avranno qualche problema di orientamento-.
–Sì potrebbe essere, ma per gli altri?- precisò mentre ingoiava una pastina alla crema pasticciera.
–Non ho la sfera di vetro Jackson e non andavo nemmeno tanto bene in Divinazione alla tua età, quindi non so che dirti- gli disse lei –E poi potrai vedere Jonathan la mattina del giorno di Natale per il consueto pranzone di famiglia, quindi abbi un po’ di pazienza-.
Certo, pensò il ragazzo, la pazienza è la virtù dei forti, solo che non ci riusciva ad attendere un’altra notte ed era sicura che non avrebbe chiuso occhio quando si sarebbe infilato sotto le coperte del suo letto.
Chi invece gli aveva scritto ogni giorno era sicuramente Kaendra. Adorava rimanere aggiornato sulle news di Hogwarts. Non era successo un gran ché, anche perché in assenza di scontri tra Serpeverde e Grifondoro tutto era molto noioso. Kaendra gli aveva riferito del fatto che sarebbe voluta rimanere ad Hogwarts per le vacanze perché preferiva stare con le sue amiche quell’anno, senza che suo padre o sua madre l’avrebbero ridicolizzata davanti ai suoi parenti. Mentre per il resto, i suoi genitori lo avevano fatto “sgobbare” come barista prima che chiudessero il bar per ferie Natalizie.
Aveva avuto modo di entrare a contatto con l’ambiente e la cultura Babbana. L’unica cosa che dicevano erano commenti sulle squadre di calcio Inglesi come il Manchester United o il Chelsea o il Liverpool, insomma, tutto molto incomprensibile per il giovane Grifondoro siccome non capiva come funzionasse quello sport. Un suono melodioso che proveniva dal campanello, fece tornare alla realtà Jackson.
–Questi devono essere James e Lily- disse il padre che si apprestò a recarsi verso la porta principale. Lo zio James era un uomo che, in passato, ne aveva combinate tante di stupidaggini, soprattutto in età adolescenziale. Suo padre gli raccontò che quando era ad Hogwarts, probabilmente, aveva stabilito il record di punizioni inferte da parte degli insegnanti o del Preside dell’epoca.
Dopo la scuola, era rimasto coinvolto in una rissa a Londra nei pressi dello stadio Stamford Bridge. Senza contare il fatto che, quando d’estate rimaneva in punizione, continuava a svignarsela per stare o con qualche ragazza o con i suoi amici del quartiere. Il nonno e la nonna erano sempre più scocciati del suo comportamento ma nemmeno le sculacciate o i colpi di cintura funzionavano. Adesso, invece, non era sposato ma, ogni tanto, si presentava con qualche nuova fidanzata sotto il braccio. Lavorava presso una sua officina perché era libero di gestire e fare quello che voleva.
Ovviamente, i clienti erano sempre soddisfatti del suo lavoro ma Jackson sospettava che ci fosse lo zampino della bacchetta magica o di qualche elfo domestico. Sua zia Lily, invece, era sposata con un uomo che si chiama Gerard. Era Francese e, purtroppo, dovevano passare le vacanze divisi; ognuno nella propria famiglia ed ogni anno si alternavano per tenere i figli Daniel, Sophie e Natascia e quest’anno toccava a Gerard portargli dalla sua famiglia.
Vivevano fuori dall’Inghilterra, più precisamente in Svizzera ed i figli studiano in Italia, vista la vicinanza con il continente a forma di stivale. La scuola di Magia e Stregoneria Italiana è situata nelle Alpi, dove nessuno avrebbe mai potuto scovarla. Essa è stata costruita ed edificata dalla roccia stessa della catena montuosa e Jackson, magari, un giorno, avrebbe certamente fatto visita a quella scuola se gli fosse stato concesso. Dopo essersi salutati ed abbracciati, la mezzanotte scoccò ed i regali furono finalmente aperti per la gioia della piccola Daphne.
Jackson aveva ricevuto dai genitori un set completo di gobbiglie, siccome adorava giocarci nel tempo libero. Mentre, sua zia, gli aveva donato un profumo proveniente direttamente da Parigi e procuratogli da Gerard stesso.
–Farai colpo su tutte le ragazze con quel profumo- gli sussurrò nell’orecchio la zia che lo fece sorridere. “Chissà se gli piacerà a Kaendra quest’odore” si chiese Jackson. Mentre, da parte dello zio James, notò che aveva ancora ricevuto alcun regalo, ma doveva per forza averne uno per lui siccome aveva regalato un diadema in acciaio e argento per sua sorella che rimase molto stupita del dono.
Il regalo sembrava non arrivare con il passare dei minuti ma al Grifondoro non importava più di tanto visto che la presenza e la sanità della sua famiglia quel giorno tanto importante per lui, bastavano e avanzavano. Tutti si stavano dirigendo dal salotto alla cucina per poter tagliarsi una bella fetta di torta con su scritto “Buon compleanno Jackson” attendendo che il festeggiato entrasse per spegnere le sue sedici candeline.
–Ehi Jackson aspetta!- gli disse lo zio James che lo fermò e lo fece accomodare al suo fianco nel divano.
–Allora, ti starai chiedendo perché non ti ho consegnato un regalo no?-.
–Per la verità non importa zio io…- tentò di giustificarsi Jackson che venne interrotto dall’uomo.
–Guarda che io ho un regalo per te, però dovevo consegnartelo in privato capisci?- rimase un po’ confuso della cosa e rimase ancora più disorientato quando vide che lo zio James tirò fuori dalla sua giacca, un foglio di pergamena vecchio quanto Hogwarts.
–Che cos’è?- chiese Jackson curioso.
–Questo è il tuo regalo di compleanno!- disse facendoglielo vedere.
Jackson non capiva perché volesse regalargli un vecchio foglio di pergamena che era più simile ad uno straccio. –Ora ti spiego; grazie a questo foglio sono riuscito a sfuggire da molti guai e da molte punizioni ad Hogwarts-.
–Con questo foglio?- chiese il ragazzo che credeva che lo stesse prendendo in giro.
–Senti lo so che sembra uno scherzo, ma non è così… questo, ecco è una specie di…- non riusciva a trovare il termine esatto che cercava –Senti- disse dopo averci pensato un attimo –Non posso spiegartelo a parole perciò…- prese a bacchetta dalla tasca e aprì il foglio sul tavolino di fronte al divano.
–Mi raccomando, di a tuo padre che ho speso tutti i soldi per il diadema e che ti stavo spiegando perché non ho potuto comprarti un regalo, d’accordo?- disse lo zio dando un’ultima occhiata al corridoio vuoto.
–V-va bene- rispose titubante Jackson che non capiva quello strano alone di mistero.
–Questa è una richiesta esplicita di tuo nonno- aggiunse.
–Del nonno?- chiese sorpreso il ragazzo.
–Sì, mi ha ordinato di consegnartelo il prima possibile, ma non poteva mandartelo per posta; troppo rischioso! Ma ora bando alle ciance e ammira!-.
Si schiarì la gola e disse –Giuro solennemente di non avere buone intenzioni!- toccò lievemente con la punta della bacchetta la superficie della pergamena e, per un momento, Jackson credeva che suo zio stesse impazzendo. Poi vide che dalla pergamena stava uscendo qualcosa di anomalo; l’inchiostro stava apparendo dal nulla, nomi e puntini si scrivevano da soli, piedi che sparivano e piedi che apparivano senza preavviso si manifestavano. Jackson non capiva e vide che in cima a quella cosa c’era una scritta “I Signori Lunastorta, Codalisca, Felpato e Ramoso Consiglieri e Alleati dei Magici Malfattori sono fieri di presentarvi la Mappa del Malandrino!”.
–Che cos’è questa cosa zio James?- fu la prima cosa che gli venne in mente al Grifondoro.
–Questa Jackson, è la Mappa del Malandrino! Non ho idea di chi abbia inventato questa mappa o, meglio, non ho idea di chi siano o chi siano stati Lunastorta, Codaliscia, Felpato e il Ramoso ma è una vera genialata! Devono essere stati dei grandi maghi per creare una mappa del genere!-.
–E che cosa mostrerebbe questa mappa?- gli chiese Jackson.
–Non riesci a capirlo da solo nipote? Guarda più da vicino-.
Jackson allungò lo sguardo e gli occhi sulla mappa e notò che c’erano delle stanze con una didascalia: Sala Grande, Biblioteca, Dormitorio dei Grifondoro e c’erano anche dei nomi come Kaendra Chambers o Amir Thomas. Erano persone che lui conosceva.
–Non può essere- sentenziò Jackson –Questa, questa è…-.
–Hogwarts!- rispose lo zio al posto suo.
–E io posso vedere…-.
–Chi si muove ogni ora, ogni minuto e ogni giorno- rispose nuovamente l’uomo.
–Magnifico!- rispose Jackson –Io non so come ringraziarti zio James-.
–Non farlo, ma usala bene!-.
–Grazie davvero!-.
Jackson stava richiudendo la Mappa ma lo zio lo bloccò –Dimenticavo- disse lui –Quando hai finito dagli un colpetto e dì “Fatto il Misfatto”- disse punzecchiando nuovamente la Mappa che tornò ad essere un normale foglio di pergamena.
–Ehi che combinate voi due?- gli chiese all’improvviso la mamma.
–Nulla Meredith, gli stavo solo spiegando una cosa- disse lo zio James con quello sguardo da “Malandrino” che portava da sempre. I due, raggiunsero il resto della famiglia in cucina e Jackson vide davanti a sé la torta completata. Era bella grande e a forma di boccino, probabilmente, per celebrare la sua convocazione nella squadra di Grifondoro. Sopra di esso, c’erano sedici candeline che aspettavano di essere spente.
–Tanti auguri a te!- incominciò Daphne intonando la canzone in modo melodioso –Tanti auguri a te! Tanti auguri a Jackson! Tanti auguri a te!- rispose gli altri alla chiamata della piccola di casa. Terminata la dolce canzoncina, il giovane Potter spense le candeline e subito partirono i sonori applausi che lo fecero sorridere e che lo resero gioioso di poter passare un momento così con le persone che più adorava.
La serata stava per finire e l’ora sull’orologio segnalava i numeri zero e zero, divisi da due punti, per poi far vedere i numeri tre e cinque. Tutti erano molto stanchi, Daphne se n’era già andata sottocoperta e lo zio James e la zia Lily se n’erano appena andati via, siccome quest’ultima dormiva dallo zio James.
–Bene e ora che si fa?- chiese la madre.
Questo era il segnale che anche Jackson doveva andare a dormire per affrontare la giornata di domani.
–Ehm, Jackson- disse il padre che interruppe la sua salita sulle scale –Potresti andare in cucina a prendermi dei fazzoletti per favore?-.
Non chiese il perché ma, siccome non aveva alcuna voglia di andare in camera sua, obbedì. Arrivò al tavolo e stava per afferrare un mucchio di fazzoletti arancioni utilizzati per pulirsi dai residui di torta rimasti sulle labbra, quando sentì il campanello suonare per la seconda volta in quella serata.
Aprirono la porta e sentì una voce femminile che disse –Buonasera signor Potter-. Non poteva essere vero, pensò Jackson.
Sentì un’altra voce ma stavolta era maschile –Jackson può uscire a giocare?-.
Non poteva essere vero, si ripeté lui. Arrivo a grandi falcate verso la porta principale e vide davanti a sé le figure di una ragazza più bassa di lui con gli occhi grandi e color nocciola e che aveva una chioma riccia e bruna. L’altro invece è un ragazzo leggermente più alto di Jackson con dei capelli scompigliati che non avevano mai sentito il tocco di un pettine che coloravano di un rosso intenso. I suoi occhi erano blu come il mare.
–Jonathan, Andrew- disse Jackson sorpreso –Cosa ci fatte qui?-.
–Non sembra ovvio?- gli chiese la sua migliore amica.
–Siam venuti a prenderti scemo! E mettiti un cappotto che fuori si gela!- disse Jonathan.
Con tutta la felicità che aveva in corpo, Jackson prese il cappotto ed uscì dalla casa, con i suoi due migliori amici che, da grandi bastardi che erano, gli avevano rifilato una bellissima sorpresa. 




Angolo dell'autore: Spero che vi sia piaciuto questo capitolo nella quale ho deciso di allungare un pò di più rispetto alle solite righe che butto giù solitamente al computer. Allora, credo che tutti voi abbiate capito perchè nessuno abbia contattato il povero Jackson che si sentiva escluso improvvisamente da tutto il mondo, anche se non l'ho scritto esplicitamente ma amo lasciar immaginare a voi lettori il continuo della storia e tenervi sulle spine continuamente. 
Poi, credo che l'apice della storia si manifesta nel momento in cui James passa la famosa Mappa del Malandrino a suo nipote, come se fosse un manufatto che appartiene esclusivamente alla famiglia Potter. E' un oggetto a cui Jackson farà sicuramente affidamento e che gli renderà certamente la vita più facile ad Hogwarts. 
Volevo anche aggiungere che il pezzo in cui Jonathan chiede ad Albus e Meredith se Jackson poteva "uscire a giocare" è una frase ho preso spunto dal film "Noi siamo Infinito" anche se in quel caso fu Patrick ad esporre questa domanda nei confronti di Charlie. 
Vabbé non vado oltre siccome mi metterei a fare un lungo riassunto di quel libro che tanto adoro :)
Recensite e fatemi sapere la vostra opinione, a presto :)
   
 
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