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Autore: Misaki Ayuzawa    22/07/2015    4 recensioni
Chi è Tessa Gray? Ve lo dico subito. Tessa Gray è una povera sedicenne in crisi. Perchè, non solo frequenta il terzo anno di liceo, e si sa, il liceo è un problema per tutti, ma anche perchè non riesce a trovare il libro giusto... si avete capito, è una lettrice appassionata che non riesce a trovare un libro appassionante e questo è un problema per qualunque lettore che si rispetti! Questa, signori è la storia di Tessa Gray e della sua caccia alla "trama perfetta" ma non solo la sua perchè compariranno, con la stessa importanza, gli altri personaggi che fanno di Shadowhunters il ciclo di romanzi che è!
Dal 7° cap.: Il blu si fuse col grigio per diventare tempesta.
Dal 9° cap.: "E che cosa cerchi?"
"Romanzi. Ce ne sono pochissimi. O poesie ... Ci sono soltanto enciclopedie e storici!"
Will si sentì ferito nell'orgoglio. Quella era la sua biblioteca e nessuno la poteva offendere!
Dal 13° cap.: "Ah non preoccuparti! In caso scacciamo via Will!"
"Chissà perchè non credo prenderebbe la cosa con diplomazia ..."
"Mmmm ... forse no" Rise.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Theresa Gray, William Herondale
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 47: Indifferenza impossibile

Tessa pensava sul serio di essersene liberata e proseguì relativamente tranquilla nella direzione che aveva deciso di intraprendere. Ma chi voleva prendere in giro? Non era affatto tranquilla! In primo luogo, come era possibile che, tra tutte le università della Gran Bretagna, lei e Will avessero deciso di frequentare la medesima? E poi, il campus era enorme: era statisticamente improbabile incontrarsi proprio il primo giorno  di permanenza! Tutto questo la rendeva estremamente irritata: ora che si era finalmente decisa ad andare avanti, l’universo cospirava contro di lei per farla soffrire ancora e ancora.
“Tessa!” Un richiamo, quasi urlato, le giunse dalle spalle.
Lei accelerò il passo ma Will non demorse e finì  per raggiungerla.
“Non ignorarmi, ti prego.” La sua voce aveva un tono così supplichevole che per un istante fu tentata di mettersi a piangere, tuttavia … no, non gli avrebbe dato questa soddisfazione. Chi era lui per essere trattato come un padrone, sempre bene accolto e senza una parola contro di lui. No, caro Herondale, piuttosto mangio lumache! (Aveva visto Harry Potter e la Camera dei Segreti la sera prima, ridicolmente terrorizzata che a Cambridge ci potesse essere un enorme serpente a divorare ogni studente non inglese purosangue).
All’improvviso decise di  imboccare la via che l’avrebbe riportata al dormitorio.
“Tessa, vorrei poterti parlare, se riuscissi a fermarti anche solo per due minuti.”
“Mi sembra di aver già chiarito che il mio nome è Theresa.”

Will l’afferrò per il polso abbastanza forte da farle interrompere la marcia, ma non tanto da farle male.
“Voglio spiegarti.”
“E io non voglio ascoltarti.”
Tessa sentì dei passi farsi sempre più vicini.
“C’è qualche problema qui?” La guardia del campus. Tessa tirò un sospiro di sollievo.
“No, credo solo che questo brutto ceffo si sia sbagliato. Con permesso.” Con uno strattone liberò il polso e si allontanò. Brutto ceffo? Ma da dove vieni dal Far West? Stava già iniziando a dare nell’occhio a partire dal primo giorno. Un paio di ragazzi non avevano fatto altro che seguirla con lo sguardo da quando  si era liberata di Will a quando aveva imboccato le scale per raggiungere il suo appartamento. Perfetto, ci mancava solo di essere etichettata come la ragazza perseguitata.

La prima lezione del semestre si sarebbe tenuta in un edificio sul lato opposto del campus alle 8:45. Erano le 7:45 quando Tessa uscì fuori per andare a fare colazione al bar. Le distanze non erano così corte, perciò decise che le sarebbe servita una bicicletta, nonostante prima avrebbe dovuto trovare un lavoro per procurarsi i soldi. Sarebbe passata all’ufficio per l’impiego degli studenti il pomeriggio, decise.
Stava per iniziare a sorseggiare il proprio cappuccino, quando il posto davanti al suo, al tavolino che Tessa aveva preso accanto alla vetrina, fu occupato da qualcuno che non si prese la briga di chiedere il permesso. Tessa alzò il volto dalla tazza, stampandosi in faccia il proprio disappunto.
Non era più molto sorpresa, era abituata alle entrate in scena di Will.
“Tutti gli altri tavoli sono occupati.” Disse semplicemente, mettendosi comodo e allungando le gambe sotto il tavolo, arrivando a sfiorare quelle di Tessa che, prontamente, le ritirò sotto la sedia.
“Ma ci sono altre sedie.” Constatò, atona.
“Mi piace la vista della strada.”
“Ci devi essere cresciuto, visto le tue maniere.”
Un verso gutturale le fece intuire che lo aveva fatto ridere. Maledizione, non voleva renderlo allegro, voleva toglierselo dai piedi.
“Che corso segui?” Chiese lui, cambiando rapidamente argomento e sembrando parecchio interessato. Tessa si decisa a guardarlo negli occhi. Doveva convincersi che il suo sguardo non sortiva più alcun effetto su di lei.
“Non è mia abitudine dare informazioni personali agli estranei.”
Will si stava irritando.
Digrigna i denti quanto vuoi, William. Quella vocina dentro la sua testa era davvero crudele!
Will non poté fare altro se non bere dal calice amaro.
“Will, molto piacere. Ora che non siamo più estranei  puoi rispondere alla mia domanda?”
“Potrei, ma non voglio. Dimmi tu, piuttosto, in che corso sei?”
“Storia.”
“Posso assicurarti che non frequentiamo lo stesso, allora.”
“Tu lo sai che non ti mollerò finchè non mi avrai dato l’occasione di spiegarmi, vero?”
Tessa posò sul tavolino la tazza, cosciente che non sarebbe servito a nulla continuare ad ignorarlo.
“Non hai avuto problemi a mollarmi, l’ultima volta.” Replicò con voce tagliente.
Rimase qualche secondo senza parole e Tessa ne approfittò.
“Sì, Will. E’ questo quello che hai fatto. Mi hai mollata. Nessun discorso, nessun biglietto, nessuna chiamata, neppure un misero messaggio in segreteria, maledizione!” regolò il tono della voce, non voleva disturbare tutti gli avventori del locale.
“Ho chiesto a tutti se sapessero qualcosa di che fine avevi fatto. Neanche una parola neppure a loro. Ho supplicato Charlotte di dirmi cosa fosse successo, l’ho scongiurata, e la sola risposta che ho ricevuto lo sai quale è stata?” Riprese fiato. Cacciò indietro le lacrime, fissando il proprio sguardo in quello di Will, trafiggendolo. “E’ tornato in Galles. Avrei capito tutto, Will, se solo me ne avessi parlato. Ti avrei lasciato andare, senza problemi e senza scenate. Ma ovviamente tu  sei così teatrale che non avresti potuto comportarti altrimenti. Teatrale ed egoista.”
“Non riuscivo a trovare il modo giusto per dirtelo, Tess.” Cercò di raggiunger la mano della ragazza con la propria, dall’altra parte del tavolo, ma Tessa la ritirò.
“Avevo bisogno della mia famiglia. Non mi sono reso conto di quanto effettivamente ne avessi bisogno fino a quando non sono tornato a casa. Lasciarti è stata la cosa più difficile che io abbia mai fatto, perché non c’era nulla che mi obbligasse, solo la mia volontà. So quanto hai sofferto perché ho sofferto nello stesso identico modo.”
“Ah no, non venire a fare la vittima qui da me, Will.” Tessa si alzò, si scolò ciò che rimaneva del cappuccino e uscì a grandi passi dal bar, dopo aver lasciato i soldi del conto sul tavolino.
Il campanello della porta che suonava all’apertura tintinnò poco dopo che era uscita.
Tessa pensò che, dopotutto, aveva ancora il tempo di sfogarsi completamente, la lezione non sarebbe iniziata prima di venti minuti.
“Tu non sai com’è svegliarsi sicuri di trovarti accanto a me, che mi abbracci, ma rimanendo con delle lenzuola stropicciate al tuo posto. Non sai com’è domandarsi senza sosta che cosa hai fatto di sbagliato,  di tanto sbagliato che il tuo ragazzo addirittura non ti ha detto nemmeno ciao. Anzi, è sgattaiolato di mattina fuori dal tuo letto, come un ladro. Ci si impiega un po’ a capire che, in effetti, la colpa non è tua. Perché Will, a prescindere dalle ragioni, che potrei anche capire, tu hai deciso che io non ero abbastanza. Fa schifo non essere abbastanza per la persona che ami. Ti fa sentire svuotata, incompleta e a assolutamente inutile.” Tessa sottolineò il concetto accompagnando le parole con dei colpi al petto di Will, scagliati con tutta la forza che era riuscita a racimolare in quel momento.
Will provò ad afferrarle i polsi, per bloccarla. Non che gli facesse male, ma per fermare quella che aveva tutta l’aria di essere una crisi isterica. Tuttavia, non erano le guance di Tessa ad essere rigate dalle lacrime, erano quelle di Will.

Angolino dell'autrice: Sorpresi di rivedermi tanto presto? Io sì,devo ammetterlo. Sono stata ripresa dall'interesse profondo per questa storia, spero che anche voi la pensiate allo stesso modo ^^ Fatemi sapere, se volete, cosa ne pensate! Alla prossima!

 

  
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