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Autore: Dragon gio    22/07/2015    0 recensioni
Una breve storia che narra di come Sai, dopo la grande 4 guerra, abbia compiuto un enorme sacrificio in nome dell'amicizia che lo lega a Naruto e Sakura. Il Team 7 come non lo avete mai letto, potrà mai nascere una sincera amicizia fra Sasuke e il suo "sostituto"? Questa fiction non tratterà di coppie e non tiene conto degli eventi canonici del manga.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sai, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Team 7
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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Part 2
Part. 2#
 
 
Il tempo trascorse veloce, un mese se ne volò praticamente via quasi senza che nessuno se ne rendesse realmente conto. Finalmente Sai era uscito dalla terapia intensiva, stava sufficientemente meglio, diceva Sakura. Anche se a vederlo, totalmente immobilizzato a letto, agonizzante per le fratture, non si sarebbe detto.
Quando Naruto, spalancò la porta e lo vide sorridergli, si illuminò felice. Tutte le altre volte che era andato a trovarlo dormiva, e anche quando era sveglio non poteva parlare per via dell’odioso tubo-respiratore ficcato in gola.
“Ciao, Naruto…” bisbigliò debolmente Sai, la voce ancora roca per il lungo periodo in cui non aveva potuto aprire bocca.
“Ciao! Ti trovo meglio! Cioè, meglio di come eri fino a qualche giorno fa!”
Sai sorrise di nuovo, gli erano mancate le elucubrazioni mentali di Naruto. Ma ora che finalmente poteva comunicare, c’era qualcosa che doveva assolutamente dire.
“Naruto ascolta… devo parlare con Kakashi sensei…”
“Eh?! Aha, ok! Però credo sia in missione adesso, dovrai aspettare domani Sai!”
“Non importa, tanto il tempo non mi manca…”
“Questo è sicuro!”
Il petto di Sai fu scosso da una leggera risata, ma tanto bastò per farlo gemere di dolore.
“Sai, tutto bene?!”
“Sì… credo…”
Naruto percorse velocemente, con lo sguardo, il corpo di Sai. Le braccia, avvolte in fasciature spesse e rigide, le gambe nascoste dal lenzuolo, ingessate, entrambe. Chissà quante altre parti del suo corpo erano coperte da bende, lividi e quanto altro.
“Fa molto male?”
“Un po’… di questo passo diventerò dipendente degli antidolorifici…” Lo disse con leggerezza, quasi ironico. Ma il viso di Naruto si rabbuiò ulteriormente, gli occhi celesti si posarono languidi su Sai.
“Sai, te lo giuro… troverò… lo troverò chi ti ha fatto questo!”
“Non è necessario…”
“Sì, che lo è invece!” ruggì come un leone Naruto, sbattendo i pugni stretti sulla ringhiera del letto. Sai deglutì incerto un po’ di saliva, incapace di articolare decentemente qualunque parola. Però, c’era quella sensazione strana, quel calore che gli era salito in petto quando Naruto aveva detto che avrebbe trovato i responsabili. Non capiva, ma era qualcosa che aveva attenuato, seppure per pochissimi istanti, i forti dolori che pervadevano ogni angolo del suo corpo.
 
 
Il giorno successivo, Kakashi si recò da Sai, come gli aveva promesso Naruto. Giunse con un ora di ritardo, come sempre, ma almeno si era preso la briga di portare qualche regalino al pittore.
“Sensei, non doveva…”
Sai osservava, abbastanza bramoso, il cestino di vimini da cui spuntava ogni ben di Dio per uno come lui: succose mele rosse, confezioni giganti di Tofu fresco, alcuni libri, uno sketch book e una scatola di matite colorate.
“Figurati, mi sembra il minimo, dato che sarai bloccato qui ancora per molto!”
“Grazie…”
“Allora, Naruto mi ha detto che dovevi parlarmi…” Kakashi recuperò uno sgabello e lo posizionò a fianco del letto di Sai. L’artista ne seguì attento i movimenti e, solo quando lo vide accomodato, prese a parlare.
“Immagino che tutti vogliate sapere cosa è successo…”
“Abbiamo fatto qualche indagine in merito, ma ho il sospetto che solo tu possa spiegarci per bene ogni cosa…”
Con una calma a dir poco irreale, Sai inspirò a fondo e si preparò a raccontare gli eventi antecedenti la settimana prima che sparisse.
 
 
“Sakura-chan, sei sicura che sta roba piaccia davvero a Sai?”
“Certo, ne sono sicurissima! Il Tofu è il suo cibo preferito, gli piacerà un sacco vedrai!” Sakura socchiuse gli occhi smeraldo ghignando gioiosa verso le borse di tela che trasportava Naruto, contenenti decine di scatole di Tofu dolce e salato dai gusti e aromi più disparati.
“Mh, sarà… io continuo a dire che avremmo dovuto portargli del ramen!”
“Naruto, quello piace solo a te, baka!”
Erano giunti davanti la porta della camera di Sai, quando questa si spalancò tutto un tratto.
“Kakashi sensei!” trillò Sakura sorpresa, ma tutto l’entusiasmo svanì quando si rese conto dell’espressione tirata che aveva.
“Sensei, tutto bene?”
“Mh? Oh sì, certo! Vedo che avete fatto acquisti!”
“Aha, questo? Sì, abbiamo preso un po’ di Tofu per Sai, sembra che lo adori!”
“Ma che coincidenza Naruto, pure io gliene ho preso un po’!”
“Non gli mancherà di certo il contorno con il cibo dell’ospedale!”
“Hai proprio ragione, Sakura!”
I tre scoppiarono a ridere e, approfittando di questo, Kakashi si defilò rapidamente dai due ragazzi. Un senso di inquietudine però pervase le loro menti.
Anche Sai sembrava stranamente cupo, ma mutò radicalmente espressione quando i due amici gli mostrarono l’abbondante scorta di Tofu che gli avevano comperato.
 
 
Passò dell’altro tempo, circa due settimane prima che Sasuke ricevette nuovamente una visita da Kakashi.
“Stavolta ti sei portato appresso pure quello?”
Quello, ha un nome ed è Yamato. Capitano Yamato per te…” Puntualizzò il suddetto, ottenendo come unica reazione da parte di Sasuke lo sdegno più totale.
“Si può sapere cosa volete?”
“Abbiamo scoperto cosa è successo a Sai…”
“E lo venite a dire proprio a me? Cosa volete che mi importi! Manco lo conosco quel tizio!”
“Dovrebbe importarti invece, dato che si è fatto spezzare le ossa per te Sasuke…” esclamò senza remore Yamato. Stavolta una reazione in Sasuke avvenne.
“Come?!”
“Vedi Sasuke, non devo essere io a ricordatelo, ma ci sono molte persone che vorrebbero vedere la tua testa su una picca…”
“Tsk!”
“E fra queste, vi sono pure le medesime che hanno avvicinato Sai qualche mese fa…”
Sasuke, stranamente, iniziò a incuriosirsi per questa storia. Si decise a far accomodare i due ospiti, non aveva tè da offrire loro, così dovettero accontentarsi di alcune gallette stantie.
“Hanno creato una sorta di nuovo clan, costituito da nukenin e cacciatori di taglie! Con l’unico scopo di farti la pelle, Sasuke!”
“Continuo a non capire, cosa c’entri il vostri amico in tutto questo…”
“Sai in passato ha fatto parte della Radice, già una volta gli era stata affidata la missione di ucciderti, ricordi Sasuke?”
“Mh… lo ricordo bene! Però quel pivello non era al mio livello! Non lo è mai stato…”
Yamato sorvolò sull’arrogante appunto di Sasuke, e tentò suo malgrado di proseguire nella spiegazione.
“Devono aver pensato che fosse la persona più adatta per giungere a te, Sasuke! Così lo hanno avvicinato e gli hanno commissionato il tuo omicidio!”
Le labbra di Sasuke si piegarono con inerzia in un mezzo sorriso, mefistofelico, passandoci sopra fugacemente la lingua.
“Scommetto che il pittoruncolo ha accettato subito…”
Il silenzio agghiacciante che gli rivolsero entrambi i Jonin, bastò come risposta a Sasuke.
“Strano, credevo non mi sopportasse! Ero sicuro che avrebbe accettato…”
“Sai non è quel tipo di persona! Non farebbe mai niente, niente, che procurasse un qualche dolore a Naruto e Sakura!”
Kakashi sorrise, anche se il volto era nascosto dalla maschera, lo fece. Non vi era stata esitazione nella voce dell’amico mentre parlava. Ne fu stranamente felice.
“Per farla breve, si è rifiutato! Avrebbe messo al corrente anche l’Hokage, se non fosse che quei tipi sono stati più veloci e lo hanno fatto sparire nel nulla…”
“Si è ferito combattendo contro loro?”
Yamato e Kakashi si scambiarono un occhiata, indecisi se proseguire o meno con questa conversazione.
“No, è stato torturato…”
Sasuke si sentì ancora più confuso di prima, come dimostrava il suo lento sgranare degli occhi. La gola gli parve arsa tutto un tratto, cercando di articolare qualche parola.
“Perché?”
“Volevano obbligarlo ad ucciderti, hanno tentato di usare anche dei genjitsu sulla sua mente…”
“Ma non ha funzionato, così sono arrivati alla torture fisiche…” Concluse, greve, il capitano Yamato. Sasuke dopo aver metabolizzato la cosa, incassò le spalle, distaccato.
“E quindi?”
I pugni di Yamato si strinsero, convulsi, anche Kakashi se ne accorse, non solo il giovane Uchiha.
“E’ tutto qui quello che hai da dire?” La voce di Kakashi si era fatta tagliente, come il suo sguardo che pareva voler trafiggere l’aria. Fra gli Anbu presenti vi fu un sussulto generale, in pochi avevano visto quell’espressione terrificante sul viso del senpai Hatake.
Sasuke stava sfidando apertamene e deliberatamente Kakashi, pensando oltre tutto di averla vinta. Povero illuso.
Quindi, ho chiesto un permesso speciale all’Hokage per permetterti di andare a trovare Sai!”
“Non ne alcuna intenzione!”
Seguirono attimi di pura tensione, l’aria nella stanza si era fatta a dir poco incandescente. A spezzare quella sorta di incantesimo, ci pensò Kakashi, avanzando una richiesta precisa.
“Tutti quanti, fuori.”
Gli Anbu si guardarono fra loro, imperscrutabili attraverso le maschere ma era chiara l’espressione sgomenta che dovevano avere.
“Senpai, anche se è lei a chiederlo non possiamo…”
“Abbiamo ordini precisi!”
“Fuori. Subito.” Due semplici parole, ma pronunciate con un tale tono autoritario che perfino Yamato tremò.
“Concediamogli qualche minuto...” Yamato tentava, con la sua consueta diplomazia, a convincere gli Anbu.
“Me ne basterà soltanto uno. Devo dire una cosa importante a Sasuke, in privato…”
Alla fine gli Anbu, ben consci di non poter disobbedire ad uno come Kakashi, si fecero da parte svanendo uno dopo l’altro. Erano rimasti solo Yamato, Kakashi e Sasuke nella stanza. Il Jonin più anziano fece un cenno e, pure Yamato sparì in una nube di fume. Ma con una raccomandazione.
“Niente sciocchezze, senpai!”
Il copia ninja annuì, poi si infilò le mani in tasca e si avvicinò a Sasuke, fronteggiandolo a pochi centimetri di distanza.
“Perché non vuoi andare a trovarlo? Dovresti quanto meno dirgli grazie, per quello che ha fatto per te!”
“Mh. No, passo.” Soffiò Sasuke, lo sguardo tetro e irremovibile. Kakashi sospirò, conscio che le cose stavano precipitando.
“Sasuke, non te lo ripeterò. Vai a trovare Sai! Sarebbe un ottima occasione per rivedere anche Naruto e Sakura!”
Si accorse che Sasuke non lo guardava più in viso, ma preferiva fissare la parete alla sua sinistra. Non emetteva un fiato, continuando ad ostentare un aria altezzosa.
“Sasuke…”
“Aha, basta! Basta! Ma che volete tutti quanti da me?! Ho detto che sarei tornato a vivere a Konoha, che mi sarei redento, ma ora basta!”
“Sei sempre il solito ragazzino viziato, in questo non sei mai cambiato Sasuke…”
“Ah, sarei io quello viziato? Vorrei vedere lei, caro sensei, a vivere in questo buco di merda, recluso giorno e notte, con cinque estranei che sono sempre lì a fissarmi pure quando sono in bagno!” Le urla di Sasuke si erano fatte così forti che la voce strideva, roca e furiosa. Sembrava sul punto di avere una vera crisi di nervi, era al limite.
“Ma che cosa ti aspettavi? Di ricominciare a vivere sereno, come se nulla fosse? Di avere tutti gli onori di questo mondo perché ti sei schierato dalla nostra parte durante la guerra? Tu ti sei macchiato le mani di sangue Sasuke, e hai spezzato il cuore a molte persone, non dimenticarlo mai!”
Contrito e sempre più rabbioso, Sasuke si chiuse a riccio su se stesso, ficcandosi le unghie nella carne dei pugni stretti. Le nocche erano sbiancate per lo sforzo, mentre dalla bocca aveva preso a colare un rivolo di sangue. I denti avevano morso con tanta ferocia il labbro inferiore da farlo sanguinare copiosamente.
“Cresci Sasuke…”
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Il delicato e instabile equilibrio mentale di Sasuke andò in frantumi, facendolo agire sconsideratamente. Come una furia si avventò su Kakashi, ma nel suo goffo tentativo di cacciargli un pugno in piena faccia, venne bloccato facilmente.
La mano gli venne girata con forza e portata dietro la schiena, Kakashi lo immobilizzò totalmente con rapidità. Sasuke si ritrovò, gemente e soffocante, con un braccio del suo ex sensei premuto contro la gola.
“Stammi bene a sentire Sasuke, sono veramente stanco di questo tuo atteggiamento! Ora, l’unica cosa che voglio sentire dire da quella tua stupida bocca, è che andrai in ospedale a fare visita alla persona che ti ha salvato il culo!”
“Nessuno glielo ha chiesto! Non ho mai chiesto a quell’idiota di Sai di rischiare la pelle per me!”
“Già, hai ragione, eppure si è fatto spaccare le gambe in otto punti diversi pur di non consegnarti a loro! Secondo te questo, che significa, eh?!”
“Tsk! Che è un coglione?”
“No. Sei tu il coglione, Sasuke! Tuo fratello si starà rivoltando nella tomba!”
“Non osare tirare in ballo Itachi! Non ne sei degno!” Con un tono a dir poco gutturale, sputò fuori quella frase, con una tale potenza da rischiare di bruciare i sigilli che permeavano l’abitazione. Se fosse successo sul serio, sarebbe stato un problema dato che erano proprio quelli a limitare il suo chakra e a reprimere lo Sharingan.
Kakashi poteva percepire piccole scosse elettriche attraversare il corpo di Sasuke, si voltò preoccupato e si accorse che alcuni sigilli stavano svanendo.
“Merda!” L’esclamazione, poco fine, venne udita da Sasuke che, proprio come un folle, aveva preso a ridere nervosamente. A Kakashi tutto sembrò un gigantesco deja-vù.
“Oh Kakashi sensei, non ha idea di quanto nella merda sia!” Lo scintillare vermiglio dello Sharingan comparve negli occhi di Sasuke, proprio nell’istante in cui l’ultimo sigillo prese fuoco disintegrandosi.
Kakashi balzò indietro per evitare la scossa del devastante Chidori che l’intero essere di Sasuke rilasciò in pochi secondi. Avrebbe concluso l’attacco se non fosse stato per la moltitudine di rami che lo avvolsero, sbattendolo con violenza a terra. Sasuke si sentì privo di forze, ma non capì fino a quando non vide i cinque Anbu in cerchio attorno a lui che producevano un sigillo di costrizione. Yamato inspirò, si era preso un bello spavento, ma non tanto come Kakashi, ne era sicuro.
Stava ritto in piedi, ad osservare il ragazzo che si dimenava, inveiva contro tutto e tutti, proprio come una bestia ferita. Socchiuse l’occhio scuro, avvilito da tale penosa visione.
“Fatelo tacere, vi prego.” Detto questo svanì, lasciando Yamato ad imprecare perché finiva sempre che le rogne doveva sbrigarle lui al posto del senpai.
  
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