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Autore: GGandGLEE    22/07/2015    5 recensioni
Dopo la prima stagione, Quinn viene mandata alla scuola militare. (La storia è stata scritta da BrioScotty che potete trovare qui, sul sito americano e abbiamo pensato di tradurla in ita. https://www.fanfiction.net/u/3018976/BrioScotty
Ogni cosa appartiene a BrioScotty.)
Genere: Drammatico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Quinn Fabray, Rachel Berry | Coppie: Quinn/Rachel
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Rachel prende l'ascensore fino al loro appartamento, non fidandosi del fatto che le gambe possano reggerla. Un'altra onda di nausea le percorre il corpo mentre l'immagine di Quinn stesa a terra le torna in mente. Michaels le sta accanto chiuso in se stesso.

"Stará bene," dice quando l'ascensore arriva al quarto piano. "È stabile e stiamo cercando di trasferirla in uno dei nostri ospedali."

Rachel non parla ma si impaccia con la chiave quando le lacrime le offuscano di nuovo la vista.

"Rachel…" dice lui posandole una mano sulla spalla. Lei salta e si gira verso di lui.

"Lasciami da sola per favore" dice, la sua voce sempre più debole ad ogni sillaba. Apre la bocca per rispondere ma Rachel è già scomparsa nell'appartamento chiudendo la porta a chiave. Il cellulare gli squilla in tasca mentre si dirige verso il parcheggio.

"Michaels," risponde.

"Sono Jackson," dice la voce cavernosa dall'altra parte del telefonino. Detta un indirizzo e Michaels corre verso l'auto pronto a scaricare la propria rabbia sulla persona che ha causato tutto ciò.

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L'appartamento sembra diverso. Rachel collassa sul divano e si raggomitola, incapace di trattenere oltre le lacrime.

Si piega in due quando il dolore la travolge come un coltello nello stomaco, poi corre giù dal divano verso il lavandino e vomita. Non l'hanno nemmeno fatta avvicinare alla stanza di Quinn.

Ritorna sul divano a contemplare l'appartamento ancora vuoto e buio, fatta eccezione per un raggio di luna che penetra dalla finestra. Cade dritto sulla scrivania di Quinn. Ricordandosi della promessa fatta a Quinn si avvicina alla scrivania e apre il cassetto di sopra.

Una grande busta marrone la fissa dal suo interno. Sopra vi è impresso il suo nome nella scrittura serpentina di Quinn.

Aprendo la busta si dirige verso la stanza degli ospiti, non in grado di guardare il letto nel quale lei e Quinn si erano svegliate quella mattina, gambe intrecciate, appena sedici ore prima. Fa cadere il contenuto della busta sul letto.

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Michaels si aggiusta la giacca, notando per la prima volta che è sporca di sangue. Jackson lo sta aspettando fuori al palazzo. Scende dall'auto e segue l'uomo con la cicatrice attraverso un labirinto di corridoi.

"Hai preso anche Lynch?" chiede.

"Sullivan ha inizia to a piangere come una checca appena lo abbiamo portato nel furgone," dice Jackson scuotendo la testa.

"Ho pensato volessi colpirlo per primo … sai, per Casey." Michaels resta in silenzio. "Sta bene?"

"Starà bene," risponde Michaels, sperando che dirlo più volte lo aiuterà a crederci. Ha visto agenti riprendersi da ferite peggiore è Casey è forte.

Jackson si ferma fuori ad una porta blindata e inserisce un codice di cinque cifre prima di posizionare la mano sullo scanner. La porta si apre e i due uomini entrano. Attraverso un vetro oscurante, Michaels fissa l'uomo che aveva sparato Quinn, la rabbia che gli arriva in testa mentre pensa al modo in cui il suo corpo era caduto a terra e il suo sangue si era sparso sul pavimento e sulle sue mani.

Michaels scrolla le spalle e prepara la pistola.

"Ricordati che prima o poi dobbiamo portarlo alla polizia," Jackson gli ricorda, "Ha già avuto altre due pallottole." Michaels lascia la stanza senza dire una parola. La porta si apre e lo conduce alla stanza successiva.

"Andatevene," Michaels ordina ai due uomini in divisa ai lati dell'uomo che aveva sparato alla sua partner. Appena è solo con Sullivan, cammina verso il centro della stanza dove l'uomo è legato ad una sedia. Michaels si abbassa e gli getta la testa all'indietro. C'è già del sangue che scorre da una ferita sulla fronte e ha delle forze sul braccio e sulla gamba dove lo aveva sparato quella mattina prima che lo prendessero gli uomini di Hank

"Voglio un avvocato," affanna l'uomo.

"Noi non lavoriamo così," dice Michaels lasciandolo andare. Afferra una sedia dall'angolo della stanza e si siede di fronte a Sullivan che ha iniziato a piangere. Questa cosa lascia perplessi metà degli uomini nell'altra stanza e fa sorridere l'altra metà.

"Dimmi perché," dice Michaels. "Voglio sapere il perché."

"Lynch mi ha costretto," dice Sullivan immediatamente, "Ha minacciato di far fuori la mia famiglia. Sto cercando di allontanarmi da lui da quando siamo tornati dall'Iraq, ma lui mi paga e dice che farà del male a mia madre e mia sorella.."

"Lynch ti ha costretto," dice Michaels, prendendosi gioco dell'uomo. "Ti ha costretto a irrompere sul set e uccidere una donna innocente?… Sai cos'è successo alla donna che ha preso la pallottola al suo posto? Morirà ." Gli da un pugno in faccia ma Sullivan imperterrito gli sputa. Michaels si alza portando via la sedia. Questa volta il pugno stende l'uomo a terra.

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I fogli di carta sono stretti tra le mani di Rachel, la luce sul comodino che brilla debolmente, creando delle ombre sul muro e illuminandole il volto. È raggomitolata sul letto, la testa sul cuscino, un lenzuolo avvolto stretto attorno al corpo, i suoi occhi che scorrono veloci la calligrafia di Quinn

La prima lettera è datata una settimana prima.

'Rachel,

Mentre scrivo questa lettera, stai dormendo nella stanza accanto. Non avrei mia immaginato, nemmeno nei miei peggiori incubi, che la mia vita sarebbe stata così. Evidentemente qualcosa è andato storto, perchè stai leggendo tutto ciò.

Se sono ancora viva (nonostante usi questa parola con cautela, perchè il pensiero di non stare con te mi uccide), troverò un modo per stare con te, Rachel. Non so come e non so quando, ma troverò un modo. So che non posso forzarti ad aspettarmi ma abbiamo già aspettato così a lungo. Per favore, abbi fiducia nel fatto che tornerò da te non appena possibile.

Lotterò contro chiunque sarà necessario per passare il resto della mia vita con te.'

Rachel si ferma qui per asciugarsi le lacrime. Salta il paragrafo successivo che comincia con "se sono morta".

'Settimane fa hai trovato l'altra lettera. La scrissi prima che trovassero l'altra lettera nel tuo camerino. All'epoca volevo dartela e poi dire al mio capo di rimuovermi dall'incarico, ma poi ho realizzato che non avrei potuto vivere se qualcun altro, qualcuno che non ti ama quanto me, avesse permesso che ti succedesse qualcosa.

Forse avrei dovuto fartela leggere quando l'hai trovata, dopotutto l'ho scritta per te. Ma non ero pronta a farti sapere cosa provavo per te, cosa provo per te ancora oggi. Tutti i miei sentimenti per te, Rachel, tutto ciò che per te io abbia mai provato, è scritto in questa lettera.'

Posando il foglio accanto a lei, Rachel prende la seconda lettera, quella che aveva trovato e che non aveva aperto settimane prima. Prende il telefono per controllare l'ora e trova delle chiamate perse della sua agente, di Michaels e di Kurt. Stringendo i denti, spegne il cellulare e torna alla sua lettura.

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Michaels scuote la testa mentre al cellulare di Rachel risponde la segreteria.

"Nessuna risposta?" Chiede Jackson mentre entra nel corridoio e vede Michaels che posa il cellulare. Lui non risponde.

"Perchè la stai chiamando?"

"Sono ancora la sua guardia del corpo." Risponde Michaels, "solo perchè Alex..Casey è legata ad un letto di ospedale, non significa che Rachel Berry non sia la mia priorità al momento. Ho piazzato Montero davanti casa sua."

"Stronzate, Michaels" dice Jackson con un leggero sorriso, "Hai una cotta per lei?"

"Attento, Jackson." Ordina Michaels fissando l'uomo. "Sono pronto per Lynch adesso. E per quanto voglia che quel bastardo muoia dissanguato, dovresti proprio far portare Sullivan in ospedale."

Jackson annuisce e rientra nella stanza con Michaels che lo segue. Guarda mentre Sullivan è trasportato via dai suoi uomini. Si dirigono verso la stanza dove c'è Lynch e lo guardano dal vetro oscurante. L'uomo è steso a terra con un occhio nero. "Lo hai colpito?". Dice Michaels alzando un sopracciglio verso Jackson.

"Non stava facendo il.. Gentile.." Dice Jackson sorridendo. Il sorriso fa sembrare la sua cicatrice ancora più terrificante. "Inoltre anche io volevo difendere Casey"

Michaels entra nella stanza di Lynch. Non fa andare via le guardie per precauzione. Non sarebbe la prima volta che esagera durante un interrogatorio. Sorride mentre ricorda lo sguardo sul volto di Quinn che lo separava da un uomo che aveva rapito dei bambini li aveva venduti per un milione e mezzo di dollari. I pugni che aveva dato all'uomo avevano costretto Quinn a fare rapporto per il suo comportamento non professionale, nonostante lei stessa avesse ammesso di essersi sforzata per non puntare all'uomo una pistola e premere il grilletto.

Lynch lo guarda impassibile.

"Michaels" sussurra. L'Agente lo ignora, non mostrando di essere sorpreso dal fatto che Lynch sappia il suo nome. "Come sta Alex?"

"Vivrà" risponde Michaels con estrema calma. Chiaramente, Lynch li stava spiando più di quanto credessero. "Non posso dire lo stesso del tuo amico Sullivan però. E anche se vivrà, non lo vedrai per molto, molto tempo." Lynch sbuffa.

"Non è la prima volta che me lo dicono." Dice con una risata sinistra. Michaels serra il pugno e si avvicina a Lynch, che sorride.

"Tu, Sullivan, tuo cugino.. Sarete tutti imprigionati da qualche parte isolata." Dice. "Mi accerterò che sia così. Nessun certificato di insanità mentale ti salverà stavolta." Lynch adesso è zitto, fissando il muro dietro di Michaels. "Niente da dire?"

"Se lo meritava" dice in un'espressione agonizzante. "Quell'altra stronza anche se lo meritava. È colpa sua, ha rovinato tutto."

"Melissa?" Chiede Michaels.

"Helena." Mormora l'uomo. "Mi aveva detto che saremmo stati insieme" Michaels capisce che sta parlando del suo capo in Iraq. "Mi amava. E io amavo lei. E poi mi ha tradita con quel tipo.. Non potevo lasciarli continuare. Li ho uccisi." Michaels sente lo stomaco contrarsi. Non ha mai sentito nessuno essere felice di aver ucciso.

"Perchè perseguitare Miss Berry?" Chiede Michaels incrociando le braccia. Lynch non risponde e fissa il pavimento. Michaels estrae la pistola e la punta alla sua faccia. "Dimmelo." Lynch comincia a ridere, un suono che rimbomba per tutta la stanza.

"Lei non capisce," dice. "È solo un'attrice, non sa cosa significa andare in guerra e vedere quello che abbiamo visto noi. È solo una donna del cazzo che non sa niente di nulla. L'intero film è una stronzata!" Urla. "È una stronzata!"

"Ciò non ti dà il diritto di minacciare la vita delle persone," dice Michaels, la sua voce sempre più arrabbiata. "Ciò non ti dà il diritto di uccidere persone innocenti."

"Lei e quella puttana della tua collega lo meritavano. Meritavano di morire. Come Helena e quel tizio che l'ha allontanata da me," sono le ultime parole di Lynch prima che Michaels esploda. Il pugno lo stende a terra. Michaels lo guarda ed esce dalla stanza.

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"Alex."

Quinn sorride al suono della voce di Rachel e apre gli occhi. È tornata a casa finalmente e Rachel è sotto l'arco della porta che la guarda, con indosso una camicia e nient'altro. Si avvicina a lei e la stringe a sè.

"Ho appena fatto un sogno assurdo," dice Quinn posando una mano sul fianco di Rachel.

Rachel sorride, estrae una pistola e spara due proiettili nel petto di Quinn prima che la bionda possa realizzare cosa stia succedendo.

"Alex"

Questa volta apre gli occhi per davvero e riesce a mettere a fuoco. Si guarda intorno, cercando di capire dove si trovi. C'è un tubo attaccato al suo braccio, un liquido trasparente che viene iniettato nelle sue vene.

"Fanculo." Dice mentre nota le bende sul suo petto e tutto le viene in mente. Era arrivata in tempo per salvare Rachel?

"Hey, eccoti di nuovo tra noi." La voce di Mac è gioiosa. "Sei stata addormentata per un paio di giorni." Quinn capisce che si trova nell'aereo di Mac.

"Rahcel." Dice.

"L'hai salvata." Dice Mac. "Sta bene." Quinn sa che è una bugia. Anche se è viva, non sapere se Quinn lo è o dove si trovi la starà sicuramente uccidendo. "Tu d'altro canto.." Fa una smorfia, "non ne hai avuto abbastanza di questi proiettili?" Quinn chiude gli occhi e i tranquillanti la fanno riaddormentare subito.

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Kurt sta aspettando al gate quando Rachel arriva, nascosta dagli occhiali da sole, Justine accanto a lei. Non ci sono paparazzi perchè nessuno a Los Angeles, tranne Michaels, sa che ha fatto questo viaggio. Kurt abbraccia forte Rachel e poggia il suo mento sui suoi capelli, accarezzandola forte, finchè non sente delle lacrime bagnargli la camicia.

"Vieni." Dice portandola fuori dall'aeroporto.

Quando finalmente Rachel lo aveva richiamato, dalla breve conversazione che avevano avuto, aveva capito solo due cose: che Rachel sarebbe arrivata a New York la mattina seguente e che Quinn era stata sparata.

Dopo aver salutato Justine, prendono un taxi fino a casa di Rachel. Kurt fa sedere Rachel sul divano mentre apre finestre e tende per far entrare un po' d'aria. Le porta un bicchiere d'acqua e lei beve giusto quel poco che basta ad un uomo per sopravvivere i prossimi tre giorni.

"Prendimi le pillole.." Dice Rachel con una voce senza emozioni.

"Rach.."

"Dannazione, Kurt." Grida. "Non voglio provare niente. Ho bisogno di fermare il dolore prima che mi laceri." L'uomo sospira e scende dal divano, dirigendosi in camera della brunetta a prendere le pillole.

"Ecco," dice dandogliene una.

"Due per favore." Dice lei allungandosi verso il pacchetto ma Kurt lo allontana da lei.

"Rachel," cerca di nuovo di parlare ma lei lo zittisce con uno sguardo che se fosse possibile lo ucciderebbe.

"Se n'è andata, Kurt." Dice. "Devo superare questo dolore,". Silenziosamente, Kurt prende un'altra pillola e gliela porge. "Non le prendo da mesi.."

"Non devi prenderle nemmeno adesso, Rachel.." Dice con calma, "devi trovare un modo alternativo per far andare via il dolore, altrimenti tornerà."

"Non hai idea di come io mi senta al momento, Kurt." Dice Rachel con una voce debolissima. "Ha preso un proiettile dritto al petto. Un proiettile indirizzato a me. Mi ha spinta via e poi è caduta a terra. C'era il suo sangue sulle mie mani e non riuscivo a toglierlo via. Poi se n'è andata. Non so nemmeno con certezza se sia viva o morta. Michaels me lo farà sapere appena lo saprà. Non so se la vedrò mai più. Non so.." Fa un respiro profondo. "Mi sento come se stessi per esplodere. Sono arrabbiata, sconvolta, sono.. Sono fottutamente terrorizzata. L'ho persa di nuovo, Kurt." Dice buttando via le pillole e prendendo un altro sorso d'acqua.

"Sapevo che ti avrebbe fatto questo.." Dice Kurt a bassa voce, incapace di fermare le parole. Rachel lo spinge via e scende dal divano.

"È esattamente ciò che ho bisogno di sentirmi dire," dice esasperata, "grazie. Grazie per essere un amico così comprensivo, Kurt." Lui si alza cercando di abbracciarla.

"Mi dispiace," dice, "mi dispiace Rachel.."

"Non puoi.. Non puoi dire cose del genere." Sussurra lei. "Non hai idea di come fosse averla di nuovo con me, sentirmi come se per una volta tutto avesse un senso." Si ferma per il tempo necessario a Kurt per abbracciarla e massaggiarle la schiena.

"Mi dispiace," ripete, non avendo altro da dire. Ogni altra parola che uscisse dalla sia bocca sarebbe contro di Quinn. Chiude gli occhi e fa stendere Rachel sul divano, aspettando che, piangendo e tremando così, si addormenti.

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Michaels cammina avanti e indietro fuori all'ufficio del suo capo quando finalmente la porta si apre e gli viene detto di entrare.

"Michaels." Gli dice il capo mentre lui si accomoda. "Come sta?"

"Come sta l'Agente Casey?" Chiede Michaels ignorando la domanda. "So che è stata trasportata nell'Oregon. Sta bene?"

"Si sta riprendendo." Dice l'uomo. "Capisco che lei fosse con Jackson al momento dell'interrogatorio."

"Signore, hanno sparato all'Agente Casey, ammesso di aver minacciato Miss Berry, di aver a che fare con le bombe.. Hanno ammesso omicidi precedenti per i quali non hanno mai pagato," dice Michaels.

"Michaels," sbotta l'uomo zittendolo. "È il secondo avvertimento, se vedo o sento di un'altra aggressione ai sospettati, ti dovrò spostare al Quartier Generale."

Michaels deglutisce. Solitamente essere spostati al Quartier Generale di un'agenzia segreta significa che nessuno avrà più tue notizie.

"Signore, non sarà necessario." Dice subito. "Mi sono lasciato trascinare dalle cose che hanno detto sull'Agente Casey"

"I sentimenti personali che lei prova per l'agente Casey a parte, seguirai gli ordini," dice l'uomo freddo. "Non posso far sì che tu comprometta il futuro di quest'operazione." Fa una pausa e la sua faccia si illumina. "Hai intenzione di completare la tua missione di guardia del corpo della Signorina Berry?" Michaels annuisce leggermente. "Eccellente. Allora ti suggerisco di tornare in California.

Michaels ringrazia, si scusa ulteriormente e poi esce per chiamare Rachel e darle la buona notizia.

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Quinn mormora per il dolore. Sono giorni che riprende coscienza e perde i sensi di continuo. Ma il dolore non è l'unica causa dei suoi mormorii. Ogni volta che chiude gli occhi, la sua mente è riempita dalle immagini di Rachel.

"Buon pomeriggio, Alex." Dice un'infermiera entrando con un carrello dei cibo. "Pronta a cercare di mangiare?" Quinn scuote la testa e chiude di nuovo gli occhi. L'infermiera la raggiunge e le alza la testa con i cuscini. "Lo lascio qui. Morire di fame non renderà le cose migliori." Quinn rotea gli occhi ma lei non la vede. Ascolta i passi uscire dalla stanza e apre nuovamente gli occhi, fissando il cibo. Il suo stomaco mormora e lei, sconfitta, si alza a sedere.

Da dei piccoli morsi per circa un'ora prima che l'infermiera ritorni.

"Ti senti meglio?" Chiede mentre Quinn si stende di nuovo.

"Non direi.." Risponde Quinn con una voce roca. "Da quanto sono qui?"

"Circa due settimane." Risponde l'infermiera mentre appunta i progressi sulla cartella clinica di Quinn. Due settimane. Il petto di Quinn si contrae mentre immagina cosa stia passando Rachel.

"Ho avuto delle visite?" Chiede Quinn mentre le tornano in mente delle immagini di qualcuno seduto accanto a lei. Non sa se fosse un sogno o meno.

"Solo uno che io sappia.." Risponde l'infermiera. "Un bell'uomo, alto, capelli neri corti, muscoloso.." Quella è praticamente la descrizione di metà degli Agenti con i quali Quinn ha lavorato. Matthews? Martin? Michaels?

"Michaels. Quando è stato qui?" Chiede.

"Un paio di giorni fa?" Dice incerta l'infermiera. "Ha detto che sarebbe tornato."

Quinn annuisce e perde di nuovo coscienza.

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"Cut!"

Rachel è avvicinata da Michaels mentre esce dal set, camminando in fretta verso il camerino.

"Rachel." Le dice lui prendendola per il gomito.

"Lasciami andare." Dice lei fredda. "Che ci fai ancora qui? Hai preso i colpevoli, non devi più farmi da babysitter."

"Mi è stato ordinato" dice lui ma lei lo ignora. "Dobbiamo parlare."

"Va bene, parla."

"Non qui." Dice Michaels, notando che la gente li fissa. Non che la gente non fissi Rachel di continuo. "Verrò a casa tua stasera." Rachel annuisce e scompare nel camerino, chiudendo la porta e collassando su di essa. Si siede a terra e le prime lacrime della giornata le bagnano le lacrime.

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Michaels guida Rachel a casa dopo essersi fermati al ristorante da asporto.

"Di cosa vuoi parlare?" Dice dopo aver mangiato un po'.

"Andrò a trovare Alex." Dice Michaels. Qua do Rachel non risponde, lui la fissa. "Pensavo volessi saperlo."

"Dov'è?" Chiede con una voce soffocata.

"In uno dei nostri ospedali." Dice Michaels. "Ti controllerà l'Agente Montero. Starò via solo per un giorno."

Rachel evita di chiedere se può andare con lui.

"Pensavo volessi saperlo nel caso volessi che le passassi qualcosa. Un messaggio, qualsiasi cosa.. Ci vado venerdi."

"Okay. Grazie per avermelo detto." Dice Rachel. Michaels annuisce e finisce di cenare per poi andare via, rimanendo di guardia nel parcheggio.

Non appena Michaels è fuori dalla porta, Rachel chiude a chiave e si dirige nel soggiorno. Butta il piatto quasi intero di verdure nella spazzatura e si siede sul divano, passando i canali della televisione, non avendo voglia di guardare niente. Con un mormorio, chiude gli occhi e si getta all'indietro sui cuscini. Le immagini di Quinn le affiorano subito davanti.

"Lasciatemi in pace!" Urla. Quinn la guarda e sorride e si avvicina al divano, baciandole il collo. "Sto perdendo la testa." Sussurra Rachel prima di cominciare a piangere. Quinn si avvicina e la bacia sul collo. "Sto cominciando a perdere la testa!" Sussurra Rachel piangendo nuovamente. Per quanto ha pianto in questi ultimi giorni dovrebbe essere disidratata.

"Quinn" mormora Rachel, abbracciando la bionda prima di corrugare la fronte. Quinn non è più bionda. Apre gli occhi. Si siede, scuotendo la testa per scacciare i pensieri, chiedendosi se ci sarà un giorno in cui penserà a Quinn senza piangere.

Dopo aver spento la televisione, Rachel prende di fogli di carta dalla scrivania di Quinn e va nella stanza da letto di servizio, incapace di dormire nel letto che condivideva con la bionda. Si avvolge nelle lenzuola e, mordendo il tappo della penna, comincia a scrivere.

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Quinn sta fissando passivamente la televisione quando Michaels arriva. Bussa leggermente sulla porta e lei lo guarda, un sorriso che le si forma sul viso.

"Hey" dice facendogli cenno di entrare.

"Stai meglio.." Nota lui, avvicinando una sedia al letto.

"Mi sento di merda." dice sorridendo un po' prima di mormorare dal dolore mentre cerca di alzarsi a sedere. "Ma almeno non perdo conoscenza di continuo come nelle ultime settimane. Sfortunatamente, questo mi fa guardare molta più televisione."

"Lascia che ti aiuti." Si alza Michaels per aggiustare i cuscini di Quinn.

"Dovrei farlo da sola.." Dice lei, chiudendo gli occhi mentre l'uomo le posiziona il cuscino dietro la testa, digrignando i denti per il dolore che ogni singolo movimento le causa. Michaels si siede di nuovo e prende una busta dalla giacca, passandola a Quinn. Quinn la rigira tra le mani, scorrendo con le dita sulla scritta. "Come sta?"

Michaels scuote la testa e si acciglia. "Non bene."

"Quindi sei ancora la sua guardia del corpo? Anche se hai preso i colpevoli?"

"Starò con lei fino alla fine delle riprese. Solo per precauzione. Ho avuto la mia seconda ammonizione.." Dice con un sorriso.

"Cosa hai fatto?" Chiede Quinn alzando un sopracciglio e fissandolo.

"Jackson mi ha chiesto di aiutarlo con l'interrogatorio. Credo di essermi lasciato trasportare." Quinn ride e scuote la testa.

"Imparerai mai?" Chiede, poi guarda di muovo la busta che ha tra le mani. "Devo uscirne."

"Lo so." Dice lui annuendo. "Sta cadendo a pezzi, Alex. Non ho idea di cosa dirle, di come comportarmi quando sono con lei. Sta respingendo tutti, è come un robot sul set e come un'eremita quando non è lì. Hai parlato con il capo? Sarai riassegnata alla missione o ti manderanno da qualche altra parte?"

Quinn scuote le spalle.

"Verrà qui la settimana prossima per discutere del mio futuro. Non credo che continuerò con la missione."

"E gli chiederai di lasciare?" Chiede lui a bassa voce.

"Questo è il piano.." Dice Quinn.

"Puoi sempre stare con lei, anche se non lasci l'Agenzia." Dice lui, cercando di pensare a qualsiasi cosa possa far ricredere Quinn prima di compiere quello che per lui è lo sbaglio più grande della sua vita.

"Non posso." Quinn scuote la testa. "Non come vorrei. Non sarebbe abbastanza per lei. Non sarebbe abbastanza per me.."

"Stai mandando all'aria tutto per lei..e a te ci pensi?" Chiede in un tono accusatorio che fallisce subito.

"Se rimango allora sto mandando all'aria lei.." Dice Quinn giocherellando con un filo della coperta. "E non sono pronta a farlo." Fa una pausa, girandosi a guardarlo. "Non sei stanco di tutto questo? Di tornare a casa in un appartamento vuoto? Di passare le vacanze da solo? Di non vedere mai la tua famiglia?" Michaels si morde un labbro quando nomina la famiglia e Quinn capisce di aver toccato un tasto dolente. "Non puoi giudicarmi perchè ho deciso di volermi svegliare accanto a e andare a dormire con la persona che amo, di passare le vacanze insieme, di volermi sistemare. Non ho una casa degna di essere chiamata tale da quando avevo sedici anni." Dice Quinn con un mezzo sorriso, un mezzo broncio. "Almeno tu puoi ancora vedere la tua famiglia. Non credono tu sia morto."

Michaels resta zitto per un momento.

"Cosa sai tu della mia vita prima che entrassi a far parte dell'Agenzia?"

"Più o meno niente,' ammette Quinn consapevole. La cosa più difficile per lei era stata lasciarsi il passato alle spalle, quindi aveva imparato a non chiedere agli altri del loro. "So che non eri un militare, ma a parte questo, niente."

"Sono stato reclutato quando avevo diciotto anni." Quinn è certa di sentire la sua voce trasformarsi in quella di un ragazzo. "Appena dopo il liceo, quando dovevo cominciare l'università. Avevo una fidanzata e, sai, la mia vita era abbastanza a posto." Dice con un sorriso. "Io e i miei fratelli non avevamo dovuto chiedere niente, tutto ci era dato per scontato. Dovevo andare ad Harvard e studiare legge. Così ci si aspettava che facessi. Mio padre e mio nonno e il mio bisnonno avevano tutti studiato lì ed io ero il maggiore quindi dovevo seguire le loro orme." Fa una pausa e scrolla le spalle sospirando. "Il capo venne da me dopo la mia ultima partita di football dell'anno.. Avevamo vinto, ovviamente, e si avvicinò a me. Credevo fosse uno scout del college, ma mi sbagliavo."

Michaels si gira a guardare Quinn, con una faccia pensierosa.

"Mi ha raccontato tutta la bella storiella.. Vieni a lavorare per noi, guarda il mondo, acchiappa i cattivi. Lo fanno sembrare così bello. In ogni caso, credevo fosse meraviglioso. Chi non lo avrebbe creduto? Volevo cominciare subito. Volevo andare a sparare e a rincorrere i malviventi, ma per via della mia età, andai al college. I mie genitori, in particolare mio padre, non capivano. Ovviamente, non potevo dirgli cosa avrei fatto della mia vita. Dissi solo che non mi vedevo dietro a una scrivania. È stato undici anni fa." Dice, i suoi occhi quasi chiusi. "L'ultima cosa che mio padre mi ha detto è che ero una disgrazia per la famiglia e che non dovevo più farmi vivo."

Quinn si morde un labbro, pentendosi di aver messo in mezzo la famiglia.

"Mi dispiace," dice.

Un lungo silenzio segue il monologo di Michaels.

"Mio padre mi ha cacciata via di casa. Quando avevo sedici anni." Dice Quinn prima ancora di capire il perchè.

"Immaginavo fossi una delinquente da ragazza.." Dice con un sorrisino Michaels. Quinn gli sorride ma scuote la testa.

"Mi dispiace deluderti," dice con una breve risata. "Ero una ragazza modello. Il massimo dei voti, capitano della squadra di cheerleader, fondatrice del club della castità.." Le sopracciglia di Michaels si alzano incredule.

"Davvero?" Chiede. Quinn annuisce.

"Ma poi sono rimasta incinta." Dice, "con il figlio del migliore amico del mio ragazzo. Quando mio padre lo ha scoperto, mi ha cacciata via. Appena prima che la bambina nascesse, i miei divorziarono e tornai a vivere con mia madre. Ma dopotutto ero sempre stata la cocca di mio padre e quando lui menzionò la scuola militare, un modo per 'riportare disciplina nella mia vita' accettai per renderlo di nuovo fiero di me. Ma non fu mai abbastanza. Potevo vederlo nei suoi occhi, potevo sentirlo..ero un fallimento. Una delusione. Una figlia che era rimasta incinta di un ragazzo che l'aveva fatta ubriacare e le aveva detto che non era grassa." Quinn fa una pausa, capendo di aver detto abbastanza. "Morì quando ero in Iraq, al mio terzo mandato. Non tornai in tempo per il funerale."

"Mio padre è malato." Dice Michaels. "Ogni tanto parlo con mio fratello."

"E andresti a trovarlo se potessi?" Chiede Quinn. Michaels annuisce. "Allora pensaci. Guarda me e Rachel. Ci sono voluti sedici anni per metterci le idee a posto e, con un po' di speranza, forse un giorno tutto andrà per il meglio." Quinn fissa la lettera. "A meno che questa lettera non mi dica di andare a farmi benedire.."

"Ne dubito." Sorride Michaels. "Ti ama davvero."

"Anche io la amo." Sussurra Quinn mentre le lacrime le si formano negli occhi. Michaels resta zitto e le da la mano. "Dì a qualcuno di questa cosa e manderò Jackson ad ucciderti." Dice Quinn sorridendo tra le lacrime, facendo scoppiare Michaels in una risata.

"Non ho dubbi sul fatto che lo farai." Dice lasciando la mano di Quinn. "Mi mancherai, sai? Nonostante sia stato uno stronzo con te negli ultimi ani, sei uno dei migliori agenti con i quali abbia lavorato."

"Grazie, Evan." Dice Quinn e Michaels sorride.

"Non è il mio vero nome." Dice.

"E credi che il mio sia Alex?" Dice Quinn alzando un sopracciglio. "Montero la sta sorvegliando?" Lui sussurra. "Non ci sono state altre minacce, vero? Sto guardando i notiziari e hanno a stento detto che ci sia stata una sparatoria sul set. In realtà, hanno detto che c'era un folle che aveva sparato, ma che non c'era stato alcun ferito. Credo che io sia tutto frutto della mia immaginazione."

"Ci è voluto molto per coprire la cosa.." Dice Michaels sedendosi. "Ma adesso è tutto tranquillo, la sorveglianza è più rigida che mai. Non ho davvero nulla da fare."

"Mi fa sentire meglio il fatto che tu sia lì." Ammette Quinn. "Sapere che a guardarla c'è qualcuno di cui posso fidarmi." Si guarda la vecchia cicatrice sul braccio. "Magari mi avessero sparato di nuovo sul braccio."

"Dovrei farti riposare.." Dice Michaels alzandosi. "Devo tornare." Indossa la giacca e si dirige verso la porta.

"Michaels?" Lo chiama Quinn, facendolo girare. "Buona fortuna. Per il futuro."

Sapendo che è un addio, che non si vedranno più con ottime probabilità, Michaels sente un nodo allo stomaco.

"Anche a te." Dice con un mezzo sorriso e poi va via, i suoi passi che rimbombano nel corridoio.

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"Kurt, sto bene." Insiste Rachel, versandosi del succo di frutta. Al silenzio dell'amico, sussurra. "Okay, non sto bene. Ma lo sto superando."

"Sai che appena hai bisogno di me prendo un aereo, vero?" Dice Kurt dall'altra parte del telefono.

"Lo so," dice Rachel prendendo dei biscotti e dirigendosi verso il soggiorno. So siede sul divano e si mette una coperta sulle gambe. Si sente un rumore dall'altra parte della linea e la voce di Kurt che dà degli ordini ad un certo Tony.

"Rachel, tesoro.. No, Tony aspetta!..Rachel, devo andare, chiamami se hai bisogno di qualcosa."

Riattacca r Rachel prende un biscotto accendendo la tv. Sorride quando si vede sullo schermo e cambia canale, trovandosi stavolta davanti l'ultimo film di James Bond che non ha mai visto, nonostante avesse anche avuto dei biglietti per la première qualche anno prima.

La sua mente viaggia veloce, come fa sempre quando è sola, e pensa a Quinn. Ad ogni momento che hanno condiviso, ad ogni momento che avrebbero potuto condividere se si fossero dichiarate tutti quegli anni prima, in quella famosa estate passata insieme.

Rachel prende i biscotti e si avvia verso la camera da letto, spegnendo la tv e le luci. Affianco al letto, sopra la lettera di Quinn, c'è la loro foto di quell'estate. Gli occhi di Rachel la guardano luccicanti. E il suo cuore accelera quando vede lo sguardo di ammirazione negli occhi di Quinn. Come aveva potuto non accorgersene prima?

Prima di posare la foto, prende la lettera di Quinn, tralasciando la scuola militare, l'Iraq e la sua falsa morte.

Prende gli occhiali e arriva alla parte che ha imparato a memoria, che rilegge con la voce di Quinn e che sente Quinn ripetere ogni notte nei suoi sogni, che legge ogni sera prima di dormire.

'Penso sempre a quell'estate, a quelle poche settimane che abbiamo passato insieme. Non mi aspettavo di tornare e trovare te, Santana e Brittany amiche, ma sono contenta che fu così. Quanto vorrei aver avuto il coraggio di parlarti allora, di dirti cosa provassi per te, ma stavi con Finn e nonostante sospettassi che tu provassi lo stesso per me, fui una codarda

I miei sentimenti per te erano difficili per me da gestire. Quando capii che ciò che provavo non era odio o gelosia, ero disgustata da me stessa. La mia famiglia, mio padre in particolare, e la mia chiesa, avevano chiarito che essere gay fosse un peccato. Ho provato con tutta me stessa a lottare contro questi sentimenti. La notte, piangevo fino ad addormentarmi, pregando Dio che mi rendesse migliore e allontanasse da me questo sentimenti peccaminosi.

Ad essere sincera, ero spaventata. Ero cresciuta credendo che avrei trovato il ragazzo perfetto, comprato la casa perfetta, avuto i bambini perfetti. Proprio come i miei genitori e la loro perfezione. Quando mi sono innamorata di te'

Rachel sente le lacrime che scorrono veloci, com ogni notte.

'Quando sei diventata il mio concetto di perfezione, l'ho respinto, quando invece avrei dovuto abbracciarlo. Al contrario ti ho torturata. Ti ho reso la vita un inferno e anche se potessi passare il resto della mia vita a scusarmi per ciò che ho fatto, non sarei in grado di dirti quanto mi dispiace.

Ora, sto facendo il gesto più nobile. Ti sto lasciando andare, non appena ho saputo che eri tu che dovevo proteggere, avrei dovuto abbandonare l'incarico. Ma onestamente credevo di farcela, credevo di poter continuare a vederti tutti i giorni senza rivelarti chi fossi davvero.

Non avevo idea che i miei sentimenti per te, sentimenti che credevo fossero svaniti, sarebbero tornati più forti che mai. Sono stata innamorata di te per più della metà della mia vita, Rachel.

Spero tu possa perdonarmi. Dubito che mi perdonerò mai per essermene andata, ma credo sia per il meglio. Meriti la felicità e io sono stata troppo egoista da pensare di potertela offrire.

Vivi la tua vita, Rachel. Trova qualcuno che ti ami, che ne è degno più di me, e sii felice. È ciò che ho sempre voluto per te.

Ti amerò sempre,

Quinn.'

Rachel posa il foglio sul cuscino accanto a sè e, piangendo, si addormenta.

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Quinn guarda la pioggia che cade sul vetro della finestra e scommette su quale goccia arriverà prima alla fine. La tv è accesa ma muta e il cibo accanto a lei è intatto. Chiude gli occhi e si autocommisera ricordandosi che la cosa più divertente che ha da fare è la gara delle gocce d'acqua.

"Hai un visitatore," dice l'infermiera portando via il cibo. "Alex, non recupererai mai le forze se non mangi."

Quinn non risponde e fissa l'uomo dall'altra parte che le sorride.

"Sta meglio, Agente Casey." Dice.

"Signore," risponde Quinn facendo segno al suo capo di sedersi e si trascina con la sua sedia a rotelle verso il cibo, prendendo la gelatina alle fragole.

"Come si sente?"

"In tutta onestà, Signore, di merda."

L'uomo sembra sorpreso per un secondo.

"Stare qui mi sta facendo impazzire," chiarisce Quinn. "Questa stanza, questa sedia..Ho guardato ogni spettacolo almeno cinque volte. So a memoria interi dialoghi di programmi che non avevo mai visto prima. Ho bisogno di uscire, Capo."

"Agente Casey.."

"Vorrei dire un'altra cosa, Signore" dice Quinn, sedendosi un po' più dritta anche se fa male. "Voglio essere rimossa dalla missione."

"Rimossa?" Dice lui con una smorfia. Quinn sobbalza e guarda in basso.

"Voglio lasciare l'organizzazione..."

Le parole volano nell'aria e i due si fissano.

"Fuori questione." Dice alla fine il capo.

"Capo, lo,sto chiedendo formalmente.." Quinn prova di nuovo.

"Richiesta negata, Agente Casey." Dice lui fermo.

"Signore, deve esserci un modo" dice Quinn. "Per favore.."

"Lei è morta." Dice lui, chiudendo la porta. "Se lo ricorda, Casey? Non possiamo semplicemente rispedirla nel mondo."

"Chi dice che tornerei alla mia vecchia vita se ciò fosse possibile?" Quinn lo sfida anche se sa che è una discussione senza speranza. Entra,bi sanno che se potesse Quinn tornerebbe immediatamente da Rachel. "Credo che possiamo affermarlo entrambi." Dice lui. "Non credo che la sua relazione con Miss Berry fosse strettamente professionale.."

Quinn sente il sangue scorrerle nelle vene e arrossisce.

"Lasci che le spieghi come stanno le cose, Agente." Il capo torna a sedersi. "Lei è morta. Lei lavora per noi. Lei continuerà ad essere assegnata alle missioni finchè sarà idonea." Quinn apre la bocca per protestare. "È un Agente fottutamente valido, Casey. Uno dei migliori dell'organizzazione da quando ci sono io a capo. Non abbiamo ucciso metà del suo reggimento perchè potesse voltarci le spalle non appena la sua cottarella del liceo.."

"Voi avete cosa?" Si intromette Quinn, la sua faccia totalmente pallida. Il capo di rende conto di ciò che ha detto.

"Abbiamo fatto ciò che era necessario." Cerca di aggiustare le cose.

"No, voi..avete ucciso..avete finto l'attacco? Avete finto l'attacco per prendere me?" Dice Quinn con una voce poco più forte di un sussurro. L'uomo non dice nulla. "Mi ha detto che aveva trovato il mio corpo e mi aveva portato all'ospedale. Era una bugia. Tutto." Quinn chiude gli occhi, le urla dei suoi compagni che le rimbombano di nuovo nelle orecchie. "Avete ucciso persone innocenti per avermi al vostro servizio. I miei amici.. La mia seconda famiglia..siete tutti pazzi? Quelle persone erano la mia vita."

"Alex.."

"Non mi chiami Alex, dannazione" urla Quinn, cercando di alzarsi in piedi e piangendo per il dolore. Il capo le va incontro per aiutarlo. "Non mi tocchi. Non si azzardi ad avvicinarsi." Dice piegandosi in due, affannando.

"È stato per te,"sussurra l'uomo. "Ti abbiamo dato una vita migliore."

"Mi avete dato una bugia." Mormora Quinn, notando che la ferita si è riaperta e sta perdendo sangue. "Mi faccia uscire da questa dannata Agenzia. O giuro su Dio, appena uscirò da questo ospedale, nessuno troverà il suo corpo."

L'uomo va via e chiama l'infermiera, mentre Quinn collassa sul letto perdendo conoscenza.

   
 
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