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Autore: niallerguitar    23/07/2015    4 recensioni
Il Trio è stato appena catturato dai Ghermidori, e portato in Villa Malfoy. La situazione sembra disperata e per Harry, Hermione e Ron sembra non esserci via di fuga.
"L'unica cosa che vide in quel momento fu sua zia mantenere la Nata Babbana per le spalle, con la bacchetta puntata alla gola. Vide Weasley e Potter dall'altra parte della stanza urlare. Poi fu tutto così improvviso.
-Expelliarmus- Draco pronunciò quelle parole con così tanta forza che sua zia, insieme alla bacchetta furono sbattute violentemente al muro.
Il biondo non pensò a quello che stava facendo quando prese la Granger tra le sue braccia, con l'intento di smaterializzarsi lontano da quel posto, lontano da tutto quel male. Non si accorse nemmeno che insieme a loro si smaterializzò anche un pugnale d'argento che era appena stato lanciato dalla furia incontrollabile di Bellatrix Lestrange."
Tengo conto di tutto quello che è successo nei libri precedenti e anche di quello che verrà, tranne la morte di Dobby e il futuro di Hermione e Draco.
Genere: Drammatico, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Forget everything I told you 
11
Sicuramente, Draco non ricordava di aver dormito così bene da giorni ormai. Infatti, quando aprì gli occhi quella fredda mattina di inverno, si pentì immediatamente di averlo fatto. 
Bastò guardarsi intorno per ricordare gli avvenimenti del giorno prima e, di certo, avrebbe preferito non ricordare nulla. Avrebbe preferito continuare a dormire, infischiandosene dei suoi genitori, e delle promesse che a loro aveva fatto. Eppure, le parole di sua madre erano ancora nitide nella sua mente come se le avesse appena pronunciate davanti a lui. Poteva contare ancora sull'amore di sua madre, nonostante i suoi perenni sbagli. 
Era immensamente grato alla Granger di averlo fermato, di averlo condotto verso un'altra strada che Draco riteneva giusta. E solo in quel momento, capì quanto suo padre avesse sbagliato con lui. Lui che aveva sempre voluto un figlio modello, che alla fine, si era rivelato un completo disastro. Draco ricordava vagamente i motivi che lo spingevano ad essere come suo padre, anzi di motivi non ne aveva neanche uno. Era solo cresciuto con la costante convinzione di doverlo fare, di essere costretto a dimostrare a tutti quello che si aspettavano. Ma adesso, in quella tenda, con l'unica compagnia del silenzio non sentiva più le necessità di somigliare a lui. Sentiva quella strana sensazione di libertà, di cui aveva sempre sentito il bisogno ma che mai aveva preteso. Sentiva di dover decidere per sé, anche se questo avrebbe potuto mettere a rischio tutto. Non era certo di potercela fare, non ne era neanche vagamente convinto. Ma probabilmente, poteva provarci. 
La tenda in cui aveva dormito era piccola, troppo piccola per le sue gambe lunghe. Eppure, aveva trovato il modo di entrarci. Si spalmò una mano sul viso, eliminando tutti i residui di sonno dai suoi occhi intorpiditi. Stringeva tra le dita una coperta di lana, che non ricordava di possedere. Si stiracchiò e dopo aver emesso un ennesimo sbadiglio, si protese verso l'apertura della tenda aprendo la zip con uno scatto. 
In un secondo l'aria fredda entrò nel piccolo spazio, inoltrandosi ovunque e facendo rabbrividire il Serpeverde che in risposta chiuse gli occhi. Si sentiva stranamente bene in quel momento, talmente vivo. 
Uscì lentamente dalla tenda, ancora troppo stanco per fare movimenti completamente fluidi. Rimase senza fiato quando toccò con i piedi la neve che giaceva ovunque lui guardasse. Infatti, il paesaggio intorno a lui era completamente immacolato e si chiese quanto tempo avesse dormito. Si scaldò le mani, sfregandole una all'altra mentre si faceva spazio nella neve. I capelli biondi gli cadevano sulla fronte oscurandogli la vista, ma era troppo impegnato a squadrare una ragazza appoggiata ad un albero per accorgersene. 
La Granger se ne stava seduta sulla neve, con una coperta ed un libro sulle ginocchia. I capelli erano raccolti in una crocchia disordinata e gli occhi sembravano più riposati. Non si era nemmeno accorta della presenza di Draco e sinceramente lui preferiva così. Era sicuramente bello vederla arrabbiata, ma vederla in quel modo era ancora meglio. Era piacevole restare semplicemente a fissarla. Sembrava quasi una qualche specie di bambola rinchiusa in una pallina di vetro con la neve, intoccabile ma facilmente vulnerabile. 
Si avvicinò lentamente, spostandosi i capelli biondi dal viso. Quando fu abbastanza vicino, Hermione alzò gli occhi marroni facendoli scontrare perfettamente con i suoi grigi. Draco perse un battito. Sicuramente gli occhi della Granger non erano mai stati niente di speciale, erano solo marroni, nulla di estremamente vistoso. Ma adesso, con alcuni fiocchi di neve ad incorniciarle il viso, i suoi occhi avevano qualcosa di affascinante, sembravano così veri. Notò alcune ciocche di capelli uscire disordinatamente dalla coda , e la sua pelle aveva quasi raggiunto la tonalità della neve sottostante.
Era splendida. 
Non dissero nulla, Draco si limitò a sedersi di fronte a lei con le spalle appoggiate ad un tronco, esattamente nella sua stessa posizione. 
Era piacevole quel silenzio ma Hermione non perse tempo a distruggerlo, eppure, la sua voce non lo irritò affatto, anzi, la trovava quasi rilassante. Poteva una voce effettivamente rilassarlo? Era assurdo anche solo pensarci. 
<< Ho preso alcune cose dalla stanza in Hotel, ho usato la tua bacchetta. Spero non ti dispiaccia. >> sussurrò, con la voce ridotta ad una carezza. 
Draco non rispose, continuò a guardare i rami spogli sopra le loro teste. Poi il suo sguardo cadde sul fiume ghiacciato che sembrava estendersi all'infinito. Poi Draco annuì, rispondendo alla Granger che nel frattempo non aveva fatto altro che guardarlo. 
Certo che il fatto che lei avesse osato prendere la sua bacchetta lo infastidiva, eccome se lo faceva. Eppure si sentiva in dovere di non urlarle contro, almeno adesso che il suo viso non era piegato in quella smorfia di disgusto che costantemente lui le faceva indossare. 
Sicuramente Hermione si sarebbe aspettata di tutto, ma mai avrebbe pensato ad un Draco calmo e rilassato. Probabilmente era ancora troppo stanco per iniziare una lite. 
Quindi, visto che Draco non sembrava intenzionato ad aggiungere altro, Hermione ritornò al suo libro, stringendosi subito dopo la coperta alle gambe visto che il freddo aveva iniziato a pungerle la pelle.
<< Dove siamo? >> chiese Draco, con lo sguardo ancora fisso sugli alberi. 
Adesso due uccelli si stavano rincorrendo alti nel cielo, dirigendosi verso il sole. Hermione non rispose subito, e sembrava stesse elaborando le parole giuste da dire. I suoi occhi luccicavano ma non lo fece notare. 
<< Nella foresta di Dean. >> disse, poi chiuse il libro tracciandone il profilo con le dita. 
Sembrava avesse ancora molto da raccontare, quindi Draco drizzandosi nelle spalle aspettò che continuasse. Hermione, invece, non lo guardò nemmeno una volta. 
<< Ci sono venuta con mamma e papà anni fa. E' esattamente come me la ricordavo.- sorrise. -Gli alberi, il fiume, ogni cosa. Come se nulla fosse cambiato. >> 
Fece silenzio per un attimo, e poi guardandolo attentamente continuò: << Non è vero, certo. Oggi tutto è cambiato. >> 
Gli occhi della Sepe scrutarono ogni singolo lembo di pelle scoperta della Grifondoro, guardandola come se fosse un reperto storico troppo fragile per essere toccato. 
<< Se oggi ci portassi i miei forse non riconoscerebbero niente. Né gli alberi, né il fiume, nemmeno me. >> fece una pausa, chiudendo gli occhi e corrugando le sopracciglia come se stesse mandando giù le lacrime, reprimendo i suoi sentimenti fino a ridurli in polvere. 
Guardò Draco, che per la prima volta si sentiva seriamente dispiaciuto per qualcosa, ma era troppo orgoglioso per dimostrarlo. Avrebbe tanto voluto abbracciarla, diavolo se lo voleva. Lo desiderava talmente tanto, che adesso, la convinzione assurda che aveva di non poterlo fare lo uccise dentro. 
<< Forse dovremmo restare qui, Draco. Invecchiare... >> rise leggermente. 
Draco non seppe cosa dire, rimase paralizzato sulla neve, quasi come se le sue parole lo avessero congelato. Non perché fossero cattive, ma perché lo sorpresero a tal punto da non sapere come obbiettare. Malfoy, sicuramente, in quei giorni stava iniziando a capire quanto realmente la Granger fosse buona. Era talmente diversa da lui. 
Comunque, riuscì a farlo sorridere di rimando. Ma non ebbe le forze di aggiungere nient'altro perché le parole della Grifondoro lo avevano spiazzato. 
<< Non so se sarei mai riuscito a farlo. >> sbottò infine Draco, ritrovando la voce che sentiva di aver smarrito.
Hermione corrugò le sopracciglia. << Fare cosa? >>
<< Consegnarti. A mio padre. >> sospirò, ma non aggiunse nient'altro.
Draco decise poi di ritornare nel silenzio, cullato dalla neve e dal freddo che gli pungeva la pelle. 
Hermione tentò inutilmente di nascondere un sorriso che si era fatto spazio sulle sue labbra, portandosi una mano alla bocca. La ragazza probabilmente aveva giudicato Draco in modo talmente rapido che ormai cambiare idea su di lui era totalmente impossibile. Ma, adesso, vedendolo talmente in difficoltà non riusciva a non provare un pizzico di affetto nei suoi confronti. Infondo, era fatta così. 
Hermione, infatti, nonostante ritenesse Malfoy un completo deficiente inopportuno, ripugnante e viziato, non riusciva a guardarlo con lo stesso odio che provava per lui tempo fa. 
<< Lo so. >> annuì. 
Poi nel momento in cui Draco alzò lo sguardo verso di lei, la vide sorridere. Vide comparire due piccole fossette appena accentuate ai lati della bocca, rendendola così dannatamente e fottutatamente irresistibile. Infatti, per quanto quel sorriso gli piacque, non riuscì ad allontanare quella sgradevole sensazione di star stupendo il limite. Quella sottile linea che li divideva si stava infatti frantumando sotto i loro occhi, senza che Draco facesse nulla per fermare il processo. Stava dimenticando chi era lei. Per quanto fosse stata gentile, di certo Draco poteva farne a meno di quella assurda gentilezza che aveva dimostrato verso di lui negli ultimi dieci minuti. Lasciò scivolare giù tutte le belle parole che si erano dedicati, e sfoggiò il solito ghigno arrabbiato che costantemente riservava per lei. 
<< Come siamo finiti a parlare di questo, Granger? >> sputò, facendo salire a galla la rabbia che sentiva per sé stesso. 
Odiarla, o almeno disgustarla era una delle regole che si era imposto fin da bambino. Nonostante adesso le aveva infrante quasi tutte, non riusciva nemmeno lontanamente a concepire l'idea di averla amica. Il suo sangue, riusciva a bloccare qualsiasi tipo di pensiero positivo. 
Si sentiva bloccato, da una volontà più grande di lui che non riusciva a controllare. 
Hermione rimase zitta per un momento, quindi Draco approfittò della sua debolezza per attaccarla nuovamente. << Non mi interessa dei tuoi genitori Babbani, visto che tu mi hai portato lontano dai miei. >> disse, mettendosi in piedi.
Gli occhi della Grifondoro saettavano di rabbia mentre lo guardava con disprezzo, tutte le cose che aveva precedentemente pensato su di lui si era velocemente dissolte nel nulla. 
Perché con Malfoy la situazione era sempre la stessa: passavano dall'affetto all'odio in una manciata di secondi. 
<< Non mi sembrava la pensassi così, ieri! Quando mi pregavi di non lasciarti andare! >> disse, con la voce rotta mentre si alzava dal terreno lasciando cadere la coperta ed il libro nella neve. 
I due si fissarono, incerti se prendersi a schiaffi o meno. 
<< Oh, vedo che ci hai creduto molto facilmente.- ghignò, schioccando la lingua. -Sai qual è la differenza tra me e te? Che tu credi costantemente che ci sia del buono in tutto ma... sorpresa Granger! Alcune persone non sono buone, non provano sentimenti, non riescono ad amare. >> ringhiò, digrignando i denti ad ogni parola per sottolineare il concetto. 
Hermione finse che quelle parole non la toccarono minimamente, si auto convinse di essere abituata a tutto quello. Ma la verità era che non lo era affatto. Facevano maledettamente male, quelle parole. L'avevano uccisa nel profondo, avevano colpito proprio quella piccola speranza che aveva sepolto dentro di sé. Facendola a pezzi. 
<< Sai, Malfoy. Stavamo andando talmente bene, perché devi sempre rovinare tutto? Sei talmente convinto di essere come loro? Di appartenere ai Mangiamorte? >> urlò, con le lacrime agli occhi. 
Non sapeva il perché ci stesse provando tanto, la verità era che ne aveva bisogno. Aveva bisogno di sapere. 
<< Beh, tu non sei come loro! Lo leggo nei tuoi occhi, Draco!- una lacrime scese sul suo volto, ma non aveva voglia di fermarla. -Non so cosa sia successo ieri in Hotel, ma qualcosa è maledettamente successa. Dio, sono così stupida. >> rise, dandogli le spalle. 
Draco non aggiunse nulla, ancora una volta l'umiltà della Granger l'aveva fatto restare senza parole. Perché non poteva semplicemente dirle di smetterla con quelle sue assurde fantasie? Forse perché una parte di lui ci credeva?
<< Il tuo sangue... >> iniziò il Serpeverde, cercando di trovare le giuste parole. Ma la frase che stava per dire sembrò fermarsi sulla punta della lingua, facendolo rimanere in silenzio con le mani aggrappate una all'altra. 
Hermione rise, passandosi una mano sugli occhi. << E' di questo che si parla? Oh beh, è sempre stato questo. >> dedusse, voltandosi completamente. 
Detto questo, iniziò a camminare nella parte opposta lasciandosi alle spalle il Serpeverde. Non sapeva se aveva fatto la cosa giusto, sinceramente, era talmente confuso. Malfoy sapeva di aver provato qualcosa in Hotel, ne era maledettamente sicuro. Le parole che gli aveva disperatamente sussurrato erano vere. Sentiva di non aver mai aperto il suo cuore in quel modo. Eppure stava mandando tutto all'aria, proprio in quel momento. Ma inevitabilmente, riteneva di doverlo fare. Era una cosa che doveva essere fatta. Si stavano spingendo troppo oltre, e Draco era ancora  irreparabilmente disgustato da lei e dal suo sangue. Era una convinzione che lo tormentava ogni minuto, ogni secondo. 
Non sapeva se un giorno sarebbe riuscito a lasciarsi andare quelle assurde convinzioni, anzi, non era nemmeno convinto di poterlo fare. 
Non ce la faceva. 
Calciò con il piedi la neve sul terreno, mentre stringeva la presa sui suoi capelli biondi. Era frustrato, completamente. 
Nel frattempo la Granger era entrata in tenda,e l'idea di raggiungerla era talmente allettante. Pensò alle ultime parole che gli aveva detto tempo prima di andarsene, e sentì la rabbia attraversagli le vene. 
Con le mani in tasca si precipitò verso la tenda, scavando con i piedi nella neve. Aprì la zip della tenda senza nemmeno chiedere il permesso e ci entrò dentro, lasciandosi alle spalle il freddo che lo circondava un attimo prima. 
Hermione lo fissò, scandalizzata ma per niente sorpresa. 
<< Sai, Granger. Non è sempre stato il tuo sangue, sì, per la maggior parte del tempo lo era ma  l'odio che provo verso quel maledetto sangue non è paragonabile all'odio che provo essenzialmente verso di te. Dio, sei così fastidiosa. Lo sei sempre stata.- urlò, schiacciandola infondo alla tenda per colpa del piccolo spazio che avevano. -Sai, non era bello tornare a casa e trovare un padre che mi urlava costantemente contro quanto fossi stupido per essermi fatto battere da una stupida Mezzosangue. Dio, non so nemmeno perché te lo sto dicendo. >> 
Prese fiato per un secondo, e la Granger non ebbe nemmeno il tempo di obbiettare che Draco ricominciò ad urlare. << Ti ho sempre considerata una persona inutile, anzi per non eri nemmeno una persona. Ho sempre tenuto la distanza dalla tua gente, perché vi ho considerati sempre così fottutatamente disgustosi. Poi, non so perché, quel giorno e tutti quelli a seguire, ho deciso di salvarti. Non ho mai capito perché l'ho fatto, anzi, non me ne capacito nemmeno tuttora. So solo che mi sentivo in dovere di farlo, tu eri lì, a terra per colpa di mia zia ed io era così debole... I giorni dopo ormai ci ero troppo dentro per lasciarti andare, quindi ho continuato a farlo e rifarlo ancora. >> masticò duramente ogni parole mentre Hermione rimaneva in silenzio, schiacciata infondo alla tenda e con il respiro mozzato. 
<< Poi, improvvisamente mi ha colpito la lettera che Weasley ti aveva scritto ed io avevo seriamente pensato di lasciarti lì perché quello che stavo sentendo non era accettabile. Improvvisamente, come uno stupido Nottetempo fastidioso, irritante, frustante, snervant- >>
<< Ho capito. >> disse Hermione, che per tutto il tempo non aveva fatto altro che restare in silenzio. 
 Malfoy scosse il capo e cominciò ad eliminare lentamente lo spazio che li divideva, causando al cuore della Granger un battito più forte.
<< Dimentica tutto quello ho detto. >> borbottò infine, mentre cercava di alzarsi dalla posizione scomoda e troppo vicina in cui entrambe erano. 
Ma nel momento in cui cercava di coordinare entrambe le gambe per scappare da quella situazione, accade qualcosa che nessuno dei sue si aspettava. Draco la guardò, ammirando ogni muscolo e ogni piccola imperfezione della sua pelle. Il respirò era incontrollato, e le sue mani avevano impercettibilmente cercato le sue. Erano talmente vicini che le loro labbra si scontrano leggermente, causando un fremito ad entrambi. Draco aveva mollato, aveva finalmente deciso di abbandonare tutte le sue difese. O quasi...
<< Cosa diavolo stai facendo? >> Hermione lo scacciò con le mani, allontanandosi dalle sue pericolose labbra di cui tanto sentiva il bisogno ma che tanto la terrorizzavano. 
Perché sapeva che se lo avesse baciato anche solo una volta, sarebbe cambiato tutto. Ogni cosa sarebbe stata stravolta, e sapeva per certo che non ne sarebbe uscita illesa. 

#SPAZIOAUTRICE
Scusate, scusate, scusate. 
Ci ho messo davvero tantissimo tempo per aggiornare, e mi dispiace tantissimo. E' stato un periodo un po difficile per me, quindi per me era difficile aggiornare. Spero comunque che ne sia valsa la pena e che il capitolo vi sia piaciuto.
Alla prossima! 
Un bacio. xx 
   
 
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