Fumetti/Cartoni americani > TMNT / Tartarughe Ninja
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Autore: Dihe    23/07/2015    2 recensioni
[Dalla serie del 2012]
Frances, una ragazza un po’ scorbutica e taciturna, appassionata di musica e fotografia e i cui genitori lavorano all’estero cinque giorni su sette, si ritroverà immersa in un’avventura da cui dipendono le sorti del mondo come lo conosciamo. Riuscirà Frances, accompagnata da quattro insoliti ninja, un saggio maestro e due suoi compagni di scuola, ad aiutare a cambiare le tragiche previsioni nel destino del mondo?
Dal 1° capitolo:
“Mentre la ragazza camminava a sguardo basso, notò qualcosa che solitamente non c’era. Alzò un cipiglio perplesso sulla struttura cilindrica e sussultò sommessamente, dalle finestrelle della sala di controllo provenivano baluginii violacei che proiettavano ombre oblunghe e deformi sul cemento del marciapiede. Strano, pensò, di solito non ci andava nessuno, sapeva che il gasometro veniva controllato a distanza con l’utilizzo di alcuni software. Si avvicinò titubante e si arrampicò su un cassonetto per la raccolta della carta nel tentativo di vedere attraverso le finestre annerite dalla polvere...”
Genere: Avventura, Azione, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Nuovo personaggio, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
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cattivo shredder

4. Come un boato

Spirava una brezza serale leggera. April camminava a passo sicuro, gesticolando mentre raccontava di quella volta in cui Mikey sosteneva che la sua fetta di pizza parlasse e fosse malvagia, e di quell’altro episodio in cui erano stati costretti ad affrontare le proprie peggiori paure per colpa delle spore di alcuni funghi mutanti.

    ‹‹ E te, Frances, qual è la tua più grande paura? ›› domandò April, sorridendole.

    Lei alzò mestamente gli occhi sulla carcassa annerita di un grattacielo abbandonato e stracciato come un vecchio straccio. I vetri rotti e deformati rilucevano sinistri alla luce dei lampioni e delle insegne.

     ‹‹ ...Le altezze, direi. Sai, no? Il vuoto sotto i piedi, la sensazione di cadere da un momento       all’altro... ›› rispose Frances con voce assente, mentre percorreva il profilo dei tetti dei palazzi.

    Aveva avuto un amico, alle medie. Il che era strano: normalmente, nella loro scuola, un ragazzo non poteva essere il migliore amico di una ragazza. Ma tra loro era diverso. Si chiamava Richard, ed era più basso di lei, con una zazzera indomabile di capelli corvini e gli occhi grigi screziati di verde. Era davvero coraggioso, ed ogni anno la invitava al luna-park cercando di farle fare le giostre più alte insieme a lui e, se riusciva a convincerla, Frances tornava a terra con le gambe molli, il viso giallo ed un’irrefrenabile voglia di piangere. Ma non lo faceva, perché c’era lui e voleva mostrarsi coraggiosa, e Richard le diceva sempre che odiava vederla piangere.

    Lo disse ad April, che rise. ‹‹ Wow, sembra davvero un tipo in gamba! ›› commentò.

    Frances annuì sorridendo amaramente ‹‹ Già ››

    ‹‹ Viene nella nostra scuola? ››

    La bruna fece pendere il labbro inferiore da una parte, come era successo il pomeriggio precedente ‹‹ 1A dire la verità è morto. L’avevano detto all’altoparlante della scuola durante l’ora di algebra, era un paio di giorni che non veniva a scuola. Non ricordo molto, sennonché mio fratello era venuto a prendermi a scuola nell’ufficio del preside dicendomi di non piangere più. Un giorno a mensa ho sentito delle voci che dicevano si fosse sparato. ›› sorrise alzando gli occhi empi di lacrime al cielo senza vedere nulla, se non forme sfocate e baluginii tremanti e fuggiaschi. Si ricordò della sensazione che aveva provato salendo su quell’altissima montagna russa assieme a Richard. Quel buco scuro nello stomaco – appena sotto ai polmoni – della larghezza di una latta di mais, i brividi sulla schiena come lunghi aghi di una siringa, un urlo nel petto che la soffocava. ‹‹ Forse è stato da quel momento che ho smesso di farmi amici. ››

    April la guardò con gli occhi sgranati, ammutolendo, non riuscendo a trovare la voce nemmeno per un misero “Mi dispiace”. Continuarono a camminare in silenzio, e la rossa si accorse che Frances teneva le mani unite dietro la schiena, come sul vialetto di casa, il sacchetto dorato lucido che a volte le sbatacchiava contro le cosce. E intanto piangeva, non indossava il mascara, così le lacrime erano praticamente invisibili nella penombra serale, e non singhiozzava.

    La rossa indossava i vestiti del giorno precedente, ovvero i vestiti che era solita indossare. mentre Frances non andava mai a scuola con gli stessi abiti, aveva fretta di toglierseli, come se fossero infetti. La camicia floreale larga che le arrivava alle ginocchia – e che teneva del tutto sbottonata sugli abiti sottostanti – volteggiava quando qualcuno le passava accanto.   

     

Leo rinfoderò le katana.

    ‹‹ Allora, Donnie, dove sono questa volta? ›› domandò, assottigliando gli occhi.

    ‹‹ Ai resti della T.C.R.I. ›› rispose il viola ‹‹ Almeno secondo il localizzatore dei Kraang. ››

    ‹‹ D’accordo. Raph, Mikey, siete pronti? ››

    Michelangelo finì di fare rifornimento di fumogeni, sistemandoli nel cinturone di cuoio accanto ai nunchaku. Raffaello lasciò una foglia d’insalata nel piattino della sua tartaruga Spike dopo aver fatto ruotare i sai per rinfoderarli.

    ‹‹ Pronti. ›› 

    April entrò sorridendo entusiasta e salutandoli a grand voce. Seguita da Frances, la ragazza dell’altra sera, con gli occhi bassi e le mani unite dietro la schiena.

    ‹‹ Scusa April, ora dobbiamo proprio andare, il localizzatore dei Kraang li ha rilevati alla T.C.R.I. ›› disse Donnie mortificato.

    ‹‹ Hey, c’è anche Frances! ›› esclamò Mikey sorridendo ‹‹ Però Donnie ha ragione, magari ci vediamo più tardi! Non ci metteremo molto! ››

    La bruna era rimasta muta, indecisa su cosa fare o dire. Si limitò ad annuire.

    ‹‹ Hey, dov’è finita tutta la voce che avevi quando mi hai urlato contro? ››

    Frances alzò un cipiglio piccato su Raph ‹‹ Oh, per farmi giustizia la voce ti giuro che ce l’ho. Anzi, parlo il meno possibile così almeno sono sicura di non avere mal di gola, nel caso. ››

    ‹‹ Raph, piantala di dare fastidio a Frances e muoviti. ›› lo ammonì Leonardo, correndo fuori dal rifugio, i suo passi che echeggiavano tra i cunicoli delle fogne.

    ‹‹ Io?! ›› esclamò il rosso indignato, correndo dietro il fratello.

    ‹‹ Sei stato tu a cominciare! ›› gridò Frances, incorniciandosi la bocca con le mani.

    April ridacchiò e Mikey e Donnie raggiunsero gli altri due. La bruna si mise i pugni chiusi sulle anche sbuffando ‹‹ Ma da dove esce fuori quello lì? ››

    ‹‹ Ah, ti ci abituerai ›› la rassicurò l’altra, prima di sorridere maliziosamente.

    ‹‹ Tu hai fatto qualcosa ed ora me lo spiegherai ›› constatò Frances tutto d’un fiato.

    La rossa rise e si andò a buttare placidamente sul sofà, raggiunta subito dall’altra ragazza.

    ‹‹ L’altro giorno ho chiesto a Donnie se poteva prestarmi alcune delle sue microcamere, così, quando l’ho abbracciato poco fa, gliene ho sistemata una sul piastrone ›› accese la televisione, armeggiando poi con un differente telecomando, lo schermo fu attraversato da interruzioni e deformazioni crepitanti, poi le immagini si stabilizzarono ‹‹ Eeee... Eccoci qui! ››

    Frances strabuzzò gli occhi sorridendo vagamente, sullo schermo c’erano i tetti di New York, e la visuale saliva e scendeva a tempo dei salti di Donnie. ‹‹ Fico ›› appoggiò il sacchetto con il regalo ai piedi del divano, appoggiando i palmi sulle ginocchia e sporgendosi in avanti.

    ‹‹ Vedi ›› disse April, indicando un punto sullo schermo ‹‹ quello è ciò che resta della T.C.R.I. Pensa che i Kraang mi avevano rinchiuso lì, prima di portarmi sulla Nave Madre per fare... ehm... diciamo dei prelievi. ››

    Frances la guardò concertata.

    ‹‹ Aspetta, ma tu c’eri durante l’invasione dei Kraang? ››

    ‹‹ No, in realtà... insomma, dopo la morte di Richard ci siamo trasferiti in Germania per un paio d’anni. Però ne ho sentito parlare praticamente ovunque. ›› rispose la bruna, prima di alzarsi leggermente imbarazzata ‹‹ Secondo te scoccio se prendo qualcosa da mangiare? E’ da ieri pomeriggio che non tocco cibo ››

    ‹‹ Direi proprio di no. Ti accompagno? ››

    ‹‹ No, basta che mi dici dov’è il frigo. ››

    Frances seguì le indicazioni di April entrando nell’ampia cucina – chiedendosi come avessero fatto a trovare un posto così grande e vuoto nelle fogne – ed aprì lo sportello superiore del frigorifero. Arricciò le labbra in una smorfia corrugando le sopracciglia ‹‹ April, c’è un gatto di gelato nel frigo. Devo preoccuparmi? ››

    Sentì arrivare delle risate dall’altra stanza ed un “No” ovattato. La ragazza osservò ancora per un attimo l’animale – che aveva qualcosa di pressoché inquietante – che continuava a tirare fuori la lingua di caramello e facendo le fusa. Frances lo toccò con l’indice sul muso, che le sporcò il polpastrello di gelato alla crema. ‹‹ Ciao mio gelatoso amico ›› si mise l’indice in bocca e fece un verso indistinto ‹‹ Preferisco il cioccolato. ››

    ‹‹ Ciao Frances ››

    La ragazza si girò di scatto chiudendo lo sportello con un botto, come un ladro colto a rubare. Splinter era davanti a lei, avvolto in un kimono di un rosso cupo e smorzato, un bastone dal pomolo di giada stretto in pugno.

    ‹‹ Oh, uhm... Salve... Ehm, c’è un gatto di gelato nel frigo... ››

    Lui ridacchiò ‹‹ Lo so, pensa che una volta mi ha salvato la vita ››

    Poi un grido dal salotto attirò la loro attenzione: ‹‹ Frances, vieni! ››

    La ragazza si dileguò e corse in salotto, ‹‹ Che succede? ›› April sembrava sconvolta, stringendo spasmodicamente un cuscino al petto.

    Indicò lo schermo con la mano tremante ‹‹ Guarda là ››

    Frances assottigliò lo sguardo scrutando il televisore. Le immagini erano disturbate e le fecero saltare un battito. Non c’era volume. Un uomo alto avvolto in un’armatura giapponese e col viso coperto da un elmo teneva Leonardo per il collo, puntandogli le lame retrattili dei suoi guanti di ferro alla gola. Michelangelo era a terra accerchiato da una moltitudine di ninja dalle braccia meccaniche, Raffaello cercava di proteggerlo con l’ausilio di un solo sai, mentre l’altro giaceva in frammenti al suolo. Donatello era sul bordo del tetto, anche lui impegnato a combattere con un’orda di ninja. Fu come un boato, il segnale di partenza delle montagne russe. Chi era sopra non poteva più scendere. Frances osservò nuovamente lo schermo, il palazzo oltre quello dov’erano i quattro era la T.C.R.I. Splinter le raggiunse subito, sgranando gli occhi scuri.

    Frances fu la prima a correre fuori dal rifugio delle tartarughe, lasciando cadere la camicia a terra.

 


Angolo Autrice

Con un po’ di ritardo, ma ci siamo :). A dirla tutta volevo scrivere anche la parte successiva in questo capitolo, ma sarebbe diventato troppo lungo ed avrei dovuto rimandare la pubblicazione. Quindi lascio un po’ di suspense [seh, come no]. Quindi alla prossima, il gatto gelatoso vi saluta con un bacio alla crema!

1Riferimento ed omaggio a “The Perks of Being a Wallflower” ovvero “Noi Siamo Infinito”

   
 
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