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Autore: MusaTalia    23/07/2015    4 recensioni
100. Until that day [100/100]
«Non è mai stata mia intenzione rimanere tutta la vita nell'esercito. Volevo solo stare al tuo fianco. Supportarti. Proteggerti fino a quando non avresti ottenuto ciò per cui hai sempre lavorato tanto duramente. Ed ora ce l'hai. E sono così orgogliosa di te».
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang | Coppie: Roy/Riza
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'RoyAi Collection'
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088 Given name

088. Given name

Nome proprio

"Due persone che iniziano ad amarsi ripetono l'una il nome dell'altra e spesso tornano con il pensiero a dire e ridire quel nome. Perché il nome è più che una parola: invoca ed évoca la presenza." Ermes Ronchi

 

Riza continuava a girarsi nel letto. Riguardò la sveglia sul comodino: le 2:13. Quella notte non avrebbe dormito. Quel letto, il suo letto sembrava non appartenerle davvero. Nulla in quell'appartamento sembrava appartenerle.

Quella mattina era stata dimessa dall'ospedale di Central, prima del Colonnello. Mentre firmava le carte di dimissione l'infermiera le aveva domandato con gentilezza: «Pronta per tornare a casa? Pronta per tornare alla normalità?». Riza aveva semplicemente sorriso in risposta.

Normalità. Da quando era uscita dall'ospedale Riza vivisezionava quella parola nella sua mente. Ancora non poteva tornare in servizio attivo, c'era la convalescenza e il recupero. Ma l'esercito, l'uniforme era la sua normalità. Che poi, veramente sperava di poter riconquistare un briciolo di normalità dopo gli avvenimenti del Giorno della Promessa?

Perché ovviamente è più che normale continuare a chiamare l'uomo con cui hai condiviso i momenti più importanti e più drammatici della tua vita "Colonnello"? Hai solo giurato di seguirlo fino all'inferno. Andata e ritorno, visti gli ultimi fatti...

Ma niente è più forte del regolamento militare. La legge antifraternizzazione non va infranta.

Riza si rigirò sotto le lenzuola, trasse un profondo respiro e chiuse gli occhi. Li riaprì solo quando la sveglia suonò alle 6:35 spaccate. Non aveva dormito. Aveva cercato di silenziare i suoi pensieri, di pensare a "cose normali".

Non indugiò a letto. Si vestì e fece colazione. Portò Hayate a fare la solita passeggiata mattutina, quando Central doveva ancora svegliarsi completamente e prendere il ritmo. Cose tranquille, cose normali.

Il Colonnello le aveva chiesto di passare a casa sua per prendergli degli abiti puliti. Era così strano muoversi con tanta sicurezza in un appartamento che non era il suo. Mentre infilava un paio di camicie pulite nel borsone che aveva recuperato nel microscopico stanzino di quell'appartamento spartano la colpì la consapevolezza che si trovava più a suo agio tra quelle quattro mura che nella propria casa. Eppure lei e il Colonnello non avevano passato più di dieci minuti insieme in quel luogo. Eppure lei era andata a colpo sicuro sia per le camicie che per il borsone. Come questi pensieri fossero collegati...

Hayate abbaiò. Tempo di andarsene. Riza chiuse la zip del borsone con un movimento deciso del polso, uscì di gran carriera dalla casa e chiuse la porta a doppia mandata. Aveva sempre posseduto una copia delle chiavi del Colonnello.

Decise di fare il giro largo e di passare per il centro. Il mercato era già affollato di gente. Il mercato... Incredibile come la città si fosse ripresa in fretta dai tumulti che l'avevano scossa nel profondo. Sicuramente più in fretta di lei.

In un banchetto lungo la strada delle belle mele rosse attirarono la sua attenzione. Ne acquistò una mezza dozzina e proprio mentre pagava si accorse di avere i capelli sciolti. Non li aveva più legati dal Giorno della Promessa quando il suo fermaglio si era rotto nello scontro contro Envy e lei non ne aveva ricomprato uno nuovo con cui sostituirlo. Era strano. Insomma, finché era ancora in ospedale poteva andare bene, ma ora? Il Colonnello era abituato a vederla con i capelli raccolti, disciplinati, e la divisa in perfetto ordine. Cosa avrebbe pensato nel vederla nelle vesti di civile?

L'aveva guardata in modo strano il giorno prima quando il Dottor Marcoh aveva usato la pietra filosofale per restituirgli la vista, come se non l'avesse mai vista prima, come se l'avesse vista per la prima volta.

Di norma non si potevano portare animali in ospedale, ma nessuno disse niente quando attraversò l'atrio con la borsa di carta carica di mele, il borsone al collo e il cane al guinzaglio. Un inserviente si offrì di aiutare una così graziosa signorina con tanti pesi, ma Riza sorrise con cortesia e rispose che ce la faceva, era abituata, ma grazie per la gentile offerta.

Non bussò per annunciarsi al Colonnello, per le braccia occupate, convinta che gli altri fossero già arrivati. Si sbagliava.

Il Colonnello stava alla finestra, ma si girò immediatamente non appena la sentì entrare e le venne incontro per sgravarla dal peso del borsone e delle mele.

«Ho pensato di portare uno spuntino» disse Riza mentre slegava Hayate che faceva le feste al Colonnello. «I ragazzi?».

«Breda è con Havoc. Falman doveva passare al tribunale militare. Fury dovrebbe arrivare» le rispose, mentre grattava le orecchie al cane.

Riza si andò a sedere sulla sedia accanto al letto del suo superiore. Tutto d'un tratto non si sentiva così a suo agio in compagnia di quell'uomo. Avrebbe preferito che uno dei ragazzi della squadra fosse lì con loro, perché così, da soli, non sapeva cosa dire. Finché lui era cieco era tutto diverso. Si era sentita indispensabile, speciale, ma ora si sentiva di troppo. Doveva parlare di Ishbar? O di tutta la trafila burocratica che sarebbe seguita terminata la convalescenza? Forse poteva raccontare di come aveva visto attiva e vitale la città quella mattina al mercato?

Ma la vera domanda che l'assillava era: perché il Colonnello mi ha guardato in quel modo? Teme forse che non riesca a riprendermi? Non si fida più...

«Cos'è quello sguardo così accigliato?». Il Colonnello aveva lasciato Hayate per  venire a sedersi sul bordo del letto, di fronte a lei.

«Nulla. Davvero» mentì Riza. Non poteva certo pronunciare a voce alta le domande che la stavano assillando e che le avevano tolto il sonno.

«Davvero?».

«È solo che... pensavo alla normalità. E a cosa potevo fare di diverso. Se solo avessi agito in maniera diversa, magari le cose sarebbero andate in maniera differente. Non vorrei averla delusa. Se...».

Il Colonnello la interruppe in modo un po' brusco, ma per pronunciare parole dolci. «Smettila. Non hai fatto niente di sbagliato. Non mi hai deluso. Mai. Nessuno di noi sapeva veramente cosa sarebbe successo. Non siamo stati perfetti, ma abbiamo fatto del nostro meglio. Non c'è niente di perfetto» allungò una mano per prenderle una ciocca di capelli «Questo mondo è imperfetto. Ma è per questo che è anche così bello».

La ciocca di capelli scivolò tra le sue dita come seta. Riza si sentì bella - poche volte in vita sua un uomo l'aveva fatta sentire bella - e in imbarazzo, perciò abbassò lo sguardo.

«Se lo dice lei, Colonnello». Si risistemò la ciocca che il Colonnello aveva trattenuto tra le sue dita poggiandola dietro l'orecchio.

Lui sorrise nervoso. «Roy».

«Roy?» gli fece eco, poco convinta e un po' scandalizzata.

«Roy. È il mio nome. Dovresti saperlo dopo tutti questi anni» la canzonò. «Non puoi continuare a chiamarmi "Colonnello" per il resto della vita!».

La lasciò senza parole. Riza aveva gli occhi sgranati, le guancie sempre più rosse e la bocca leggermente socchiusa. Era bella. Non era di certo la prima volta che lo notava, ma questa consapevolezza ora aveva un sapore diverso, quasi intrigante. Roy cercò di riempire il silenzio che era sceso. «Non di certo dopo quello che è successo».

«Intende il colpo di stato e tutto il resto?».

«Intendi» la corresse con un briciolo di impazienza. «Sì, anche. Ma soprattutto quello che è successo poco prima del colpo di stato».

Ah, giusto! Quella cosa... il... bacio.

Le gote di Riza s'imporporarono di nuovo al ricordo.

«Potrebbe ricapitare. Sempre se ti fa piacere, Riza». Roy calcò sul nome guardandola con intensità.

«Può darsi, Roy» la donna decise di stare al gioco.

«In questo caso...». Roy le afferrò la mano per portarsela alle labbra in un gesto antico e galante.

Le trattenne la mano. «Ho desiderato tanto baciarti; per così tanto tempo». Si avvicinò al suo viso. Riza aveva già gli occhi chiusi, in attesa di...

La porta si aprì. Roy e Riza si allontanarono, la stretta delle mani si sciolse. Perché diavolo non avevano bussato? O forse si erano talmente persi in loro stessi da non sentire nemmeno bussare.

Roy guardò la persona che era appena entrata, ma tornò subito con lo sguardo alla donna. «Porta solo ancora un po' di pazienza Riza. Sistemerò tutto».

Fury li guardò da dietro la pila di libri che teneva in bilico davanti al naso, completamente inconsapevole di aver interrotto un momento importante. «Pazienza per cosa, Signore? Posso essere d'aiuto in qualche modo?» domandò con ingenuità.

Aspetta un attimo... Ma il Colonnello ha appena chiamato il Tenente Riza? Non la chiama mai per nome. Perché l'ha chiamata per nome?

Forse, poi così tanto ingenuo non era.


 



NOTA-:
Ho fatto un pastiche con l'ultimo episodio dlla serie del 2003. Ho sempre scritto facendo riferimento al manga, però la scena finale tra Roy e Riza nella prima serie è praticamente perfetta e sarebbe stata perfetta per completare la loro storyline. No? Arakawa-sensei perché sei così crudele. Nella mia testa, comunque vedo dei collegamenti tra il finale della prima serie e il finale di brotherhood, quindi questo è anche il finale di Roy e Riza. Poi ho appena finito di vedere per la terza volta Our Girl, e lì Molly e Charles (subordinato e superiore) finiscono per stare insieme... Sì, insomma, questo è il mood.
Uno dei prossimi themes è Kiss... traete le conclusioni...
   
 
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