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Autore: Annabeth1995    24/07/2015    1 recensioni
Seguito di "Forse lei te lo poteva insegnare"
Dal primo capitolo:
All’ingresso della scuola la riccia si trovò difronte una scena che aveva sperato di vedere da quando aveva messo piede li dentro; Draco Malfoy deriso da un gruppo di studenti del sesto anno. Ora però quella scena, invece che soddisfarla, la feceva soffrire. Quante volte era toccato a lei essere umiliata e proprio da Malfoy per giunta? Ma Hermione non era mai stata una persona vendicativa, non era nella sua indole godere del dolore o del disagio altrui.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Ecco qui un altro capitolo... sinceramente non ho molto da dire ma ci terrei a ringraziare Margo Malfoy che come sempre ha sempre belle parole per la mia storia! Spero che il capitolo ti piaccia e che piaccia a tutti voi che leggete in silenzio. Un bacio Annabeth :-*







Era passata una settimana da quel giorno e tutto sembrava tornato alla normalità. O quasi.
George si stava preparando ad arbitrare la partita tra  Corvonero e Serpeverde, Ginny era immersa nei compiti di pozioni e non trovava modo di venire a capo della complessa relazione che avrebbe dovuto consegnare di li a due giorni. Hermione passava molto tempo in biblioteca e Draco… Beh lui nell’ultimo periodo si era fatto vedere poco e quando uno dei tre sopracitati lo incrociava, lui si rendeva sfuggevole dichiarando di avere un tema da finire, di essere in ritardo ad una lezione o che era molto stanco e stava andando a riposare.
 
La verità era che stava cercando di evitare Hermione. Nonostante non avessero litigato, il bacio tra lei e  George non riusciva a digerirlo. Capiva perché lei lo avesse fatto e sapeva benissimo perché lui non l’avesse respinta. Ma allora perché non riusciva a perdonarla? Perché, nel profondo, si sentiva ferito e tradito?
Non voleva credere che Weasley avesse ragione, non voleva ammettere di provare qualcosa più dell’amicizia. Perché quella sensazione di rabbia e vuoto non voleva saperne di andarsene dal suo stomaco?
 
Malfoy entrò nella sua sala comune, ignorato da tutti come al solito, e si diresse a grandi falcate verso la sua stanza che, per la scarsa presenza di Serpeverde del suo anno, era soltanto per lui. Gettò la tracolla coi libri sul letto e andò svogliatamente a buttarsi sotto il getto della doccia abbandonando i vestiti sul pavimento freddo. Mentre l’acqua gli scivolava addosso non riusciva togliersi dalla testa l’idea della sua migliore amica(?) con quel ragazzo che lui non riusciva a farsi stare simpatico. George Weasley era solo un egocentrico idiota. Sempre a cercare di farsi notare, sempre a fare scherzi che reclamava come suoi, sempre a girare intorno a Hermione.
 
Uscì dalla doccia avvolto in un asciugamano di spugna spesso. Prese una salvietta e iniziò a frizionarsi i capelli umidi che gli ricadevano scompostamente sulla fronte. Quando si rivestì, rimase un attimo in contemplazione del suo avambraccio sinistro. Solo due anni prima, proprio nel punto dove i suoi occhi si stavano fissando, gli era stato impresso il Marchio Nero. Lo aveva ricevuto con orgoglio, era fiero di poter servire l’Oscuro Signore, di avere la possibilità di riscattare il nome di famiglia che suo padre aveva infangato.
 
Dopo due settimane avrebbe già preferito essere stato ammazzato piuttosto che aver ricevuto quel dannato marchio, un ammasso di linee che avrebbe voluto strappare via. Poi c’era stato il famoso incarico. Uccidere Albus Silente. Quello era stato l’anno più terrificante della sua vita, ancor più di quello successivo in cui Voldemort si era insediato in pianta stabile al Manor di famiglia.
Con i ricordi di quell’anno ne arrivarono anche degli altri; Hermione stesa a terra nel grande salone di villa Malfoy, Bellatrix sopra di lei, le urla della ragazza che trafiggevano mente, cuore e anima tutte in una volta sola lasciando Draco squassato dall’angoscia di non poterla salvare. Sua zia che con un pugnale saldo in mano faceva in modo che la giovane strega mai avrebbe potuto scordare chi era e da dove veniva.
Si buttò sul letto mentre calde lacrime iniziavano a scendere senza che lui producesse neppure un singulto.
 
 
Da un’altra parte, nel castello, Hermione e Ginny stavano discutendo.
 
“Ginevra Molly Weasley! Io so che tu sai, quindi non fingere di non sapere!”
 
Hermione si era stufata delle occhiate che l’amica lanciava a lei e George quando erano entrambi nella stessa stanza o quando si incrociavano per i corridoi. Se lui se ne fosse accorto non avrebbe saputo dirlo. Non dava mai segni di fastidio né faceva ghigni “Alla Weasley”.
 
“Ohh! E va bene Hermione, lo so! Ma io che ci posso fare? Lui è pur sempre mio fratello e beh, sono stata come un fantasma per così tanto tempo che non posso e non voglio sentirmi in colpa per il fatto di sapere che tu gli sei saltata al collo al rientro di una discoteca babbana!”
 
Hermione divenne dello stesso colore dei capelli dell’amica e la fulminò con lo sguardo.
 
“IO. NON. GLI.SONO. SALTATA. ADDOSSO.”
 
La rossa trattenne una risatina borbottando qualcosa che avrebbe potuto benissimo voler dire “Come no” ma, da dietro l’angolo di congiunzione di due corridoi, la riccia finì letteralmente addosso a George Weasley che la fissava dall’alto.
Il viso di Hermione passò immediatamente da un normale colorito ad un rosso acceso, mentre George le sorrideva sornione tenendola stretta per le braccia.
 
Il ridacchiare di Ginny riportò la riccia alla normalità a si scostò bruscamente dal ragazzo che ancora non aveva smesso di sorriderle.
 
“Scusa non ti avevo visto Weasley”
“Tranquilla Granger –ghignò lui-, salvare donzelle in pericolo è il mio passatempo prferito!”
 
Hermione inarcò un sopracciglio.
 
“Donzella in difficoltà? Ma se sei stato proprio tu a farmi quasi cadere!”
 
Il ragazzo si avvicinò pericolosamente a lei per poi soffiarle nell’orecchio una semplice frase.
 
Non ho mai detto di non essere io un pericolo per te”
 
Detto ciò, si diresse allegro verso la Sala Grande lasciando Hermione imbarazzata fino all’inverosimile e una Ginny sghignazzante in mezzo al corridoio.
La rossa si stava propriamente tenendo la pancia dalle risate quando Hermione le sbatté un quaderno in testa fulminandola con lo sguardo. Anche loro, sentendo un certo languorino, si diressero a cena.
 
“Perché deve essere sempre così… così…”
 
Iniziò Hermione.
 
“Così deliziosamente ammiccante, affascinante e  bello allo stesso tempo? Beh è mio fratello!”
 
Continuò Ginny facendo alzare gli occhi al cielo all’amica.
 
“Certo, certo. Volo dire esattamente quello, come no.”
 
Prendendo posto al lungo tavolo dei Grifondoro, la riccia, lasciò vagare lo sguardo su quello dei Serpeverde e, purtroppo, non fu sorpresa di scoprire che Draco Malfoy, il suo migliore amico, non era li per la terza volta in quattro giorni. Aveva addirittura iniziato a pensare che lui la evitasse di proposito o che gli stesse succedendo qualcosa di molto brutto. Di solito tra loro parlavano di qualsiasi cosa ma, da quando erano tornati dalla Tana, il biondo era sempre molto sfuggente e non si riusciva a parlare mai con lui per più di un minuto. Allontanò il piatto da davanti a se e si alzò.
 
“Ginny, scusa avevo dimenticato di fare una cosa, ci vediamo più tardi su alla torre”
 
La rossa non ebbe neppure il tempo di ribattere che quella era già sparita fuori dalla grande porta di mogano.
 
I corridoi erano vuoti e nessuno fece caso ad una Grifondoro che girovagava per i sotterranei come una trottola impazzita. In realtà stava cercando l’ingresso per la sala comune dei Serpeverde ma non aveva idea di dove fosse. Ricordava che Harry e Ron, al secondo anno, le avevano raccontato che era praticamente impossibile trovarla, a meno che non si sapesse dove andare a colpo sicuro, perché non presentava nessun segno riconoscitivo. A Grifondoro davanti all’entrata stava la Signora Grassa mentre l’entrata delle serpi era un semplice muro spoglio che si spostava all’udire la parola d’ordine. 
 
Era ormai li da almeno mezzora quando dei passi la misero in guardia. Si nascose dietro ad una colonna nella penombra e vi rimase fin che il “pericolo” non fu passato. La fortuna volle però che a passare fosse un Serpeverde, quindi, senza farsi scoprire, Hermione gli sgattaiolò dietro. La sua ignara guida la stava conducendo lungo un corridoio stretto a cui lei non aveva mai prestato attenzione. La camminata sembrò durare quelle che alla ragazza parvero ore quando, in fondo al corridoio il ragazzo borbottò la parola d’ordine: Sangue puro.
 
Hermione storse la bocca nell’udire quanto ancora quella casa non si fosse smossa dai propri ideali e pregiudizi ma, come lei stessa si ricordò, era passato neppure un anno dalla guerra e i cambiamenti, soprattutto se così radicali, hanno bisogno di tempo per essere instaurati. Aspettò qualche attimo, aspettando che il Serpeverde non fosse più molto vicino al passaggio, poi pronunciò a sua volta la parola d’ordine e, sperando che in sala comune non ci fosse nessuno, varcò la soglia che si richiuse immediatamente alle sue spalle. Fortunatamente, sui divani di pelle nera, non c’era anima viva quindi si diresse a passo veloce verso la biforcazione che portava da una parte ai dormitori femminili e dall’altra a quelli maschili. Risalì il corridoio fino ad arrivare alle stanze designate per gli studenti del settimo anno. Aprì le prime tre porte trovando le stanze vuote come la sala comune. Ne rimaneva una da controllare e sicuramente quella avrebbe dovuto essere quella di Draco.
 
Schiuse lentamente l’uscio, cercando di far meno rumore possibile, e infilò la testa dentro. Il camino era spento, nonostante nella stanza ci fosse parecchio freddo rispetto al resto della scuola, su una poltrona nell’angolo in fondo alla stanza, stava una divisa pulita ed accuratamente piegata. L’ambiente era molto ordinato e quindi fu strano che ad Hermione ci fosse voluto così tanto ad identificare la massa informe che stava distesa sul letto. I capelli chiari lasciavano ben intendere che fosse Draco quello sdraiato. Si avvicinò cautamente a lui cercando di far meno rumore possibile per non svegliarlo ma, arrivata a pochi passi dal letto, un urlo di terrore le squassò il petto.
 
Malfoy stava sdraiato sul letto ed intorno a lui una grande pozza vermiglia macchiava le candide lenzuola di flanella. Il braccio sinistro grondava sangue come una diga che cede sotto la troppa pressione provocata dall’acqua. A terra stava un coltello, anch’esso imbrattato di sangue, e vicino a questo stava un brandello enorme di pelle.
 
Draco si era mutilato un braccio. Sul quel braccio, ora, il Marchio Nero non esisteva più.
 
  
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