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Autore: KiarettaScrittrice92    24/07/2015    4 recensioni
- Buona notte fanciulla...
- Buona notte mio Angelo...
- Ladri per sempre...
- ...bianchi e liberi!
- We can...
- ...do magic!
Questa storia è molto importante per me, ci ho messo tutta me stessa a scriverla parecchio tempo fa ed ho deciso solo ora di pubblicarla qui, per questo motivo sarà strutturata in modo diverso dalle mie altre fanfiction.
Innanzi tutto sarà divisa in tre parti (ossia tre grandi storie) che ovviamente avranno un filo conduttore che le unisce come se fossero una il sequel dell'altra.
Poi per ogni capitolo metterò l'angolo dell'autore (di solito non lo faccio con le long, ma con questa ci tengo a farlo) e lo metterò ad inizio capitolo non alla fine, pregherei tutti di leggerlo (ma se non volete pazienza).
P.S. Tutto quello che leggerete qui è strettamente collegato alle trame di Gosho, ma non sempre le seguirà alla lettera. Quindi se vedete delle incongruenze sono volute apposta (soprattutto nella storia del passato di Kaito), inoltre tutti gli spoiler della saga di Bourbon non esistono.
Per concludere il raiting giallo è messo solo per un singolo capitolo, quasi alla fine della storia, ma è tranquillamente raiting verde.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaito Kuroba/Kaito Kid, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Kaito & Kiaretta'
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Angolo dell'autrice:
Vista la mia imminente partenza e di conseguenza, assenza, non volevo lasciarvi proprio a metà della sfida per tutto il fine settimana.
Anche se forse rimarrete più col fiato sospeso alla fine di questo capitolo che del precedente XD
Comunque sia volevo annunciarvi che siamo al terzultimo capitolo della saga de "La rosa rossa".
Come al solito vi ringrazio per le recensioni stupende che mi lasciate sempre!
Buona lettura ^-^

La rosa rossa



Un colpo... di fortuna

«Ok, noi entriamo!» disse Chiara accendendo per un attimo il microfono e spegnendolo di nuovo.
Il ragazzo ebbe un brivido e guardò le carte che gli erano appena state date senza vederle sul serio. Solo una attirò la sua attenzione, l’asso di cuori, il suo asso di cuori stava per andare incontro al pericolo. Deglutì, cercando di far passare quel maledetto groppo in gola che gli si era creato sentendo la sua voce pronunciare quelle parole, dopodiché, vedendo che non passava si concentrò sulla partita.
«Chi è messo meglio ‘sta volta?» chiese Jake sporgendosi verso il bambino.
«Credo Shinichi, insomma Kaito ha carte buone ma sono troppo miste.» commentò il bambino.
«Assolutamente Shinichi! – rispose la bambina – Basta che scambia le due carte e può fare colore.»
«Sempre se trova le carte giuste. – disse Genta sporgendosi verso i due monitor – Insomma se già Kaito e Koriko, hanno in tutto tre carte di fiori. Rimangono solo altre quattro carte di fiori e chi ci dice che quelli lì non ne hanno altre?»
«Dobbiamo tentare... Genta!»
«Ok… Shinichi cambia le due carte che non sono fiori e cerca di fare colore.»

 

«Ha cambiato due carte, chissà se trova quelle che gli servono.» sussurrò la ragazza dopo aver sentito la voce del suo amato.
«Ran dietro di te!» la avvertì a mezza voce Aoko, guardando alle sue spalle.
La ragazza capì al volo la situazione e senza nemmeno voltarsi si preparò all’attacco. Caricò tutto il peso sulle gambe per darsi lo slancio poi tirando su la gamba destra, ruotò il busto e sferrò un calcio in pieno viso all’uomo dietro di lei, poi con prontezza, prese il corpo inerme, per far sì che non facesse rumore e si rivolse a Kimine.
«Apri questa porta, così lo mettiamo dentro, dopodiché la blocchiamo.»
La ragazza più giovane fece come chiesto, mentre Aoko prendeva i piedi dell’uomo per aiutare Ran a trascinarlo. Entrarono nella stanza in silenzio, per non svegliare, l’altro membro che dormiva beato nel suo letto, dopodiché, appena lo poggiarono per terra uscirono in punta dei piedi e chiusero la porta, bloccandola.

 

«Accidenti!» esclamò Jake, passandosi una mano sulla faccia.
«Ve l’avevo detto io, che era difficile.» disse Genta, sornione contento di aver indovinato.
«E adesso che facciamo?» chiese Mistuhiko.
«Non lo so, io…»
«Vedo!» sentirono dire da Shinichi, attraverso le cuffie.
«Ma è pazzo? Che vuole fare?» chiese il ragazzo sulla sedia a rotelle sconvolto.
«Bluffa!» rispose tranquillamente Ayumi.
«Sì, ma se…» non finì di parlare, perché la voce di quello che aveva lanciato l’offerta risuonò in tutti gli auricolari.

 

«Poker!» disse sorridente uno dei due alberi rimasti.
«Ho bluffato, – sospirò il ragazzo, mostrando le carte – non ho niente.»
I tre uomini rimasti in gara risero di gusto, poi quando tornò il silenzio Light si rivolse a Shinichi.
«Allora, chi elimini questa volta?» chiese.
Il ragazzo rifletté un po’, poi sospirando, fece il nome di Kaito.

 

La ragazza ebbe un fremito e si sentì gelare il sangue nelle vene.
«Shiho, tutto ok?» chiese Eisuke guardandola.
«Sì, tranquillo… Ero preoccupata del fatto che non stesse andando bene ai ragazzi.»
«Tranquilla, vedrai che…»
Il resto delle parole, pronunciate da Sonoko, non le ascoltò nemmeno. Quella sensazione non l’aveva più avuta da quella maledetta sera. Si sentiva gli occhi di uno di loro addosso, ne era sicura, eppure non poteva essere. Forse, invece, era uno del Giardino. No, quella sensazione era troppo simile a quelle vissute quando era Ai, ma durò molto poco e sparì quasi subito. Provò a girarsi, ma nessuno sembrava sospetto, tutti sghignazzavano, chi ubriaco chi più sobrio. Solo un uomo sulla quarantina si stava allontanando, per uscire dal locale, mentre un cameriere si stava avvicinando al loro tavolo.
«Un cliente, mi ha detto di consegnarle questo.» sorrise il cameriere, che però questa volta li guardava in modo ancora più sospettoso.
La ragazza prese il foglietto strappandoglielo di mano, intonando un lieve «Grazie» e lo aprì, non appena lo lesse sgranò gli occhi.
«Che dice?» chiese Sonoko, curiosissima.
«State attenti, il gruppo negli uffici è in pericolo. Firmato V.»
«V? Chi è V?» chiese Eisuke titubante.
«Non lo so però è strano! Perché mai un cliente saprebbe del gruppo negli uffici?» chiese Hidemi nervosa.
«Chi c’è in quel gruppo?» chiese Koriko cercando di ricordare.
«Kiaretta, Lodovico, Hakuba, Alice e Gabriele.» gli rispose velocemente la ragazza.
I ragazzi sembravano indecisi se credere a quel biglietto o pensare fosse uno scherzo di qualcuno, poi però qualcosa esplose nelle loro orecchie.

 

Non solo nelle loro orecchie in quelle di tutti i gruppi. Poi una voce nervosa.
«Maledizione, levati da lì!» e di nuovo silenzio totale.

 

I ragazzi che stavano nella Sala delle riunioni a giocare, ebbero un fremito. Non potevano parlare e il non sapere cosa succedeva li innervosiva. Per di più non avevano avuto il tempo di riconoscere la voce, quindi non sapevano neanche quale gruppo era in pericolo.
Le mani di Shinichi volevano tremare, ma con tutta la sua forza di volontà le serrò sulle carte che aveva in mano, mentre Koriko ascoltava il suggerimento di uno spaventato Genta.

 

I ragazzi al bar però avevano riconosciuto benissimo la voce.
«Sbaglio o era Saguru?» chiese Kikuito preoccupato.
Hidemi, non ci pensò due volte e accese il microfono, così che la sua voce si sentisse in tutti gli auricolari.
«Hakuba, che succede? Ti abbiamo sentito gridare e quello era…»
«Sì, diciamo che siamo un po’ incasinati e…» non riuscì a finire di parlare, perché un’altra voce lo distrasse, quella di Gabriele, che risuonò anch’essa in tutti gli auricolari.
«Pervinca!» poi il collegamento si staccò di nuovo.

 

Koriko sgranò gli occhi, ma cercò di controllarsi e calò le carte, vincendo la partita e facendo eliminare un’altro membro del Giardino.
«Bene... io penso che potremmo tranquillamente giocare solo noi due ora, che ne dici?» propose Light, sorridendo al giovane detective.
Lui con un cenno di assenso accettò e il boss del Giardino mescolò le carte e le distribuì.

 

Ayumi fece un gridolino.
«È l’ultima partita?» chiese poi con voce tremante.
«Sì, quindi dobbiamo far vincere Shinichi a tutti i costi!» disse Jake e subito dopo cadde il silenzio totale, si sentiva solo il fruscio delle carte che venivano mischiate e poi distribuite.
Jake sgranò gli occhi davanti al monitor di Mistuhiko, poi divenne tutto buio. Ayumi stava per lanciare un urlo ma il ragazzo la zittì facendole segno di rimanere in silenzio.
L’unica luce rimasta accesa era quella di emergenza del furgone. Il ragazzo scostò una tendina del finestrino e notò una figura che si allontanava.
«Ci hanno staccato tutto, probabilmente vogliono che Shinichi se la cavi da solo.» concluse il ragazzo italiano, in giapponese, purtroppo si era dovuto adattare a parlare quella maledetta lingua per farsi capire, ma dopo un po’ di esercizio non era stato così difficile.
«E ora che facciamo?» chiese impaurita la piccola Ayumi.
«Aspettiamo. – rispose lui, poi accese il microfono alla giacca in modo che potessero sentire tutti e se lo avvicinò alla bocca – Shinichi, non possiamo aiutarti ci hanno sabotato. Ascolta hai una bella mano, sfruttala, so che ce la puoi fare!»

 

Il ragazzo guardò le carte nervoso, mentre il suo avversario apriva la partita.
«Bene mio caro ragazzo, quante carte vuoi?» chiese l’uomo con quel solito tono insopportabilmente rassicurante e paterno.
Doveva pensare alla svelta. Cosa poteva fare? Fece scorrere velocemente i suoi occhi azzurri sui piccoli rettangoli di carta che aveva tra le mani. Aveva due assi uno di cuori e un altro di fiori, due Jack uno di cuori e l’altro di quadri. Poteva anche fare un full se avesse trovato la carta giusta, oppure... Il suo sguardo fu attirato dal dieci di cuori. 
Alla fine decise.
«Cambio due carte!»

 

Al bar i cinque ragazzi avevano smesso da un po’ di parlare, ascoltando nervosi la partita.
Una voce echeggiò nelle orecchie di tutti.
«Noi abbiamo finito, torniamo nel furgone!»
Sonoko tirò un sospiro di sollievo, contenta che l’amica fosse finalmente sana e salva.

 

Shinichi ebbe un fremito, non solo per aver sentito la voce della sua Ran che diceva finalmente che stavano tornando indietro, ma soprattutto per le due carte che aveva cambiato.
Anche Light cambiò due carte, dopodiché con un sorriso compiaciuto, fece la sua offerta.
«Sto con cento!»

 

Trattennero tutte il respiro, fermandosi un attimo, quando erano a pochi metri dall’uscita.
«Ha detto cento?» chiese Aoko sconvolta, poi però un’altra voce proveniente dal microfono le bloccò di nuovo.
«Ha ribattuto con duecento? Ma è impazzito?» questa volta era stata Kimine a intervenire.
«Che altra scelta ha? – chiese Kazuha – Se si arrende e gliela lascia, vince Light, e muore, l’unico modo è farlo alzare finché lui non cede.»
«E se sta bluffando e lui vuole vedere le carte e accetta?» chiese invece Bianca.
«Non è stato. – contestò Ran con voce fredda – Ha rilanciato di duecentocinquanta.»

 

«Ha detto “Vedo”? Ma è impazzito per caso?» domandò Kikuito sconvolto.

 

Pochi millesimi di secondo dopo la voce di Lodovico echeggiò nelle orecchie di tutti.
«Abbiamo bisogno di aiuto! Credo non ci sia più nessuno vivo del Giardino al piano, la maggior parte dei membri sopravvissuti è scappata, ma Chiara è ferita e credo anche sia grave...»

 

Le carte che Shinichi stava per calare si bloccarono a mezz’aria, mentre Kaito aveva appena piantato le unghie nella sedia su cui era seduto.
Light calò le carte prima del giovane detective.
«Scala reale!»

 

Ran cadde in ginocchio davanti al furgone, mentre le lacrime iniziavano a rigarle il viso. Ci fu una lunga pausa o almeno a lei era sembrata lunga, mentre le lacrime calde continuavano a scendere poi, la voce di Shinichi echeggiò nelle sue orecchie.
«Mi spiace Light. Ho vinto!»

 

Heiji e Koriko sgranarono gli occhi.
«Il punteggio massimo del Poker. Scala Reale massima di cuori...»
Shinichi senza fiatare prese la pistola sul tavolo davanti a lui e la puntò verso l’uomo, che gli sorrideva ancora benevolo. La mano iniziò a tremargli vistosamente. Che stava facendo? Voleva davvero diventare un assassino?
Qualcosa rimbombò nella sua testa, la voce di un bambino e poi di un adulto che gli rispondeva.

«Come fai a uccidere le persone a sangue freddo?»
«Ricordati piccoletto: la vita è una cosa cara, ma se qualcuno tenta di portarla via agli altri in modo inammissibile, quella persona non merita la tua compassione.»

Akai aveva ragione, Light non meritava la sua compassione.
Solo in quel momento si rese conto che Kaito già da un po’ gli stava urlando di sparare e, come moto istintivo, il colpo partì. Appena il boss del Giardino cadde riverso sul tavolo i quattro uomini dell’organizzazione tirarono fuori le pistole e lo stesso fecero gli altri tre ragazzi. Shinichi però sembrava rimasto paralizzato, non riusciva a muoversi ed Heiji lo dovette prendere per la camicia e trascinarlo fuori dalla stanza, continuando a sparare vicino ai piedi degli uomini per allontanarli.
«Uscite tutti! Andate al furgone! È finita!» disse poi al suo microfono.
Tutti e quattro uscirono dalla porta della sala riunioni e iniziarono a correre verso l’uscita di quell’orribile posto.

  
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