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Autore: DarkEvilStiles    24/07/2015    1 recensioni
Riccardo è un normalissimo sedicenne con molti amici di cui potersi fidare, una vita movimentata, ma soprattutto una bellissima ragazza: Anastasia. Lei è tutto per lui, ma non si può esattamente dire lo stesso di lei. C'è un segreto del quale il ragazzo non è a conoscenza, un segreto che cambierà totalmente il suo modo di vedere le cose, lo farà entrare in un periodo del tutto nuovo della sua vita e lo porterà a compiere nuove esperienze che prima non avrebbe mai sognato di fare.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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“L’hai voluto tu. Se non mi avessi tradito con quel puttaniere, se fossi stata sincera, se ti fossi presa le tue responsabilità, oggi non saresti sdraiata in una tomba, e i tuoi parenti non starebbero piangendo la tua perdita. Ma ovviamente, era tutto troppo difficile per te da digerire, vero? Mi chiedo se hai mai pensato a me, mentre facevi la zoccola con quello lì, ma non credo. Alla fine sapevi ciò che stavi facendo, e quando l’ho scoperto è sta una pugnalata dritta al cuore. Hai fatto una cosa imperdonabile, per la quale ti odierò per sempre. Non capisco come possa averti anche solo attraversato la mente l’idea di potermi fare questo. Ma soprattutto, ricorda che suicidandoti sei stata non egoista, di più. Ti sei arresa di fronte al primo problema. Hai ucciso anche tuo figlio, che non c’entrava un cazzo con tutta questa storia. Credevi forse che, facendola finita, i sensi di colpa ti avrebbero abbandonata? Sarebbe stato davvero troppo facile: se esistesse l’inferno, tu ci staresti bruciando dentro. E quanto godo pensandoci. Perché, sai, una persona come te non meritava amore, nemmeno un briciolo, ma solo sofferenza. Tutto quello che è successo nell’ultima settimana mi ha aperto gli occhi. Finalmente, libero da te e dalle tue bugie, potrò vivere meglio. Ti auguro di riposare nella minor pace possibile. Divertiti a succhiare il cazzo anche a Satana.”
 
Ripiegai il foglio e lo lanciai verso il cestino, centrandolo.
— Hai davvero letto questa cosa davanti alla sua tomba? — domandò Mattia.
— Certo. Ci ho anche sputato sopra.
— Rick, non ti sembra di stare esagerando? Alla fine, tu ed Anastasia siete stati insieme per quasi cinque mesi. Non puoi aver cancellato tutto nel giro di una settimana. Tu la amavi, e sono sicuro che ancora adesso provi qualcosa per lei, ma la rabbia ti sta accecando.
— Quanto tempo ci ha messo lei a cancellare quello che avevamo quando ha deciso di darla a Matteo?
Rimase a bocca aperta. — Questo non sei tu...
— E CHI SAREI IO?! — gridai.
— Di certo non la persona che stai mostrando! Sei freddo, scontroso, nelle tue parole percepisco la cattiveria. Sembra quasi che tu stia cercando di soffocare le emozioni. Pensi che questo basti? Pensi che le emozioni abbiano un interruttore, che puoi accendere e spegnere a tuo piacimento? Riccardo, Anastasia è morta! Morta! Come puoi provare tanta freddezza davanti alla sua tomba?!
— Posso tollerare tutto, Mattia, ma non un tradimento che è sfociato in una gravidanza. Ma hai per caso idea di quello che ha combinato?! A lei piaceva solo Matteo, ma per non far soffrire me, il povero cane bastonato, non ha detto mai niente e ha preferito convivere con questa bugia. Ma il karma ha fatto il suo dovere, come vedi. Anche da viva, mi avevate detto di doverla trattare con indifferenza e di ignorarla, come se fosse morta. Ora che lo è per davvero, dove sta la differenza? Tanto non sarebbe cambiato niente, lo vuoi capire sì o no?!
Abbassò la testa e fissò le mattonelle scure di casa sua. In quel momento, ci trovavamo al secondo dei tre piani. Non erano molto grandi, presi singolarmente, ma c’era ciò che serviva in ognuno di essi.
Pochi minuti prima stavamo giocando a GTA 5, poi Mattia aveva messo in pausa e con fare serio aveva detto che dovevamo finirla col far finta di niente e che dal funerale (al quale non mi ero neanche presentato) non parlavo più di Anastasia. Così, ci ritrovammo a parlare di lei e gli dissi che ero stato al cimitero la sera prima, da solo, e volle subito sapere cosa avessi detto. A giudicare dalla sua reazione, non ciò che si aspettava. Credeva davvero che avrei fatto un discorso strappalacrime, dove esprimevo tutto il mio amore e la mia sofferenza? Che mi sarei inginocchiato piangendo e chiedendomi perché si fosse uccisa? La risposta già la sapevo: pensare di essere una persona di merda era troppo per lei, così aveva deciso di porre fine alle sue “sofferenze”. Già, facendo soffrire tutti quelli intorno a lei. Pensavo che, dopo il tradimento, non avrebbe potuto fare nulla di peggiore, e invece l’aveva fatto.
Dopo qualche secondo, Mattia rispose: — Come vuoi. Ma credo che prima o poi te ne pentirai. Vuoterai il sacco, dirai che quello che stai facendo ora è una cazzata.
— Fino a quel momento, lasciami fare — risposi.
Riprendemmo a giocare, ma dopo una decina di minuti i sensi di colpa mi pervasero. In fondo, Anastasia mi aveva fatto del male, ma Mattia? Cosa c’entrava lui? Mi era sempre stato vicino ed io, come al solito, continuavo a comportarmi male. Stoppai la partita, posai il joystick sul divano e lo abbracciai. — Scusa — dissi.
— Non ti preoccupare, è normale — rispose.
— No, non è normale. Come al solito, ci rimetti tu per il mio carattere. Rovescio sugli altri tutto il mio odio represso, e questa cosa deve finire, perché ti voglio bene, Mattia, e vorrei solo dimostrartelo, invece di fare così.
Non rispose. Si limitò ad accarezzarmi i capelli e a tenermi tra le sue braccia.
Passarono alcuni minuti, quando replicò: — Riccardo, pensi di essere  una persona di merda, ma non lo sei. Sei il mio migliore amico, ti voglio bene sia per i tuoi pregi che per i tuoi difetti, non dimenticarlo mai.
— Oh oh, così mi fai arrossire! — esclamai.
— Tanto sei già rosso — rispose.
— Cavolo! — Mi coprii il volto con le mani.
— Stavo scherzando! — Scoppiò a ridere.
— Ma sei un bastardo! — Mi misi a ridere anch’io.
Stetti molto bene, in quel momento. Dimenticai tutte le cose accadute in quell’ultimo periodo. Mattia era davvero un ragazzo d’oro.
— Se fossi gay ti scoperei violentemente, lo sai? — dissi.
Scoppiò a ridere di nuovo. — Non dire cavolate, se lo diventi giuro che ti disconosco e non ti parlo più.
— Tranquillo, tranquillo, non lo sono, e non lo diventerò.
— Ecco, bravo — continuò, tra le risate.
 
Quella notte, dato che i suoi genitori non erano in casa per lavoro, dormii lì.
La mattina dopo, a scuola, Matteo sembrava essersi un po’ ripreso. La morte di Anastasia l’aveva piuttosto scosso, difatti nei giorni precedenti era stato molto silenzioso. Meritava di soffrire come un cane e di pentirsi delle sue azioni.
Alla fine, l’unico che sembrava essere uscito indenne da quella situazione sin da subito ero io. La gente mi guardava storto perché, seppur la notizia del tradimento e della gravidanza avesse fatto il giro della scuola, mi pensavano quantomeno triste per la sua perdita. Ma nemmeno quello.
Giorgia mi stava evitando sia a ricreazione che all’uscita, in quei giorni. Per quanto mi stesse antipatica, però, tirai un sospiro e mi avvicinai a lei.
— Hey, senti... — cominciai.
— Non rivolgermi la parola! — gridò.
Tutti quelli presenti nel corridoio si voltarono a guardarci.
Dopo un attimo di esitazione, continuò. — La tua ragazza è morta e tu fai finta di niente, sei felice! Ma guardati! Deve essere di sicuro colpa di Satana, che ha approfittato della tua tristezza e depressione per insinuarsi nella tua mente! Sei diventato irriconoscibile! — Cominciò a piangere.
Sentii delle risatine provenire dalla folla che si era creata intorno a noi.
— Volevo chiarire con te questa situazione, ma a quanto pare non vuoi saperne, quindi cazzi tuoi. — Feci per girarmi ed andare in classe, ma aggiunsi: — Ah, comunque, l’unica posseduta da Satana che ora sta bruciando tra le fiamme dell’inferno era quella zoccola della tua ex migliore amica. Se magari l’avessi benedetta con l’acqua santa prima della vacanza a New York, la sua anima pura non avrebbe mai accettato di farsi ingravidare da un coglione patentato.
Rimase a bocca aperta. Come lei, tutti gli altri che stavano seguendo la lite.
 

In quel momento fui interrotto dal suono del campanello. Guardai un’ultima volta Anastasia, sospirai e mi diressi verso il portone.
Quando lo aprii, sgranai gli occhi.
— E tu che cazzo ci fai qui?
 

Poi, dal nulla, uscì Matteo.
 

Mi voltai lentamente verso Anastasia.
— Mi spieghi cosa significa tutto questo?
— Togliti dal cazzo! — Matteo mi spintonò, poi corse da lei ed iniziò ad accarezzarle i capelli. — Non ero ancora uscito di scuola quando non ti sei sentita bene, appena l’ho saputo sono corso qui da te. Come stai? Tutto okay?
La sua noncuranza riguardo il fatto che Anastasia stesse con me era a dir poco disarmante. 


— Hey, cazzone! — gridò. — Stavolta ti sei messo in una brutta, bruttissima situazione!
Corse verso di me, ma fui più veloce e mi scansai in tempo. Sentivo di essere più sicuro di me stesso, di poter affrontarlo.
 

— Breaking news: sono il suo ragazzo! Staccati immediatamente da lei o giuro che...
 

Mi fissava, con gli occhi iniettati di sangue. — Prova a parlare di lei così un’altra volta e giuro che...
 

Matteo si avvicinò a me, lentamente, fino a quando il suo viso si trovò a un centimetro dal mio. Sentivo perfettamente il suo respiro, che col passare dei secondi si faceva sempre più intenso. Poi disse, scandendo con precisione le parole: — Oppure cosa mi fai?
 

Mi avvicinai lentamente a lui, fino a quando i nostri volti si trovarono vicinissimi l’uno all’altro.
— O giuri che cosa?
 

Vidi Anastasia con la coda dell'occhio: stava scuotendo la testa freneticamente. Era spaventata da quello che avrebbe potuto farmi Matteo, ma io non lo ero: non doveva nemmeno avvicinarsi a lei. Perché l'aveva fatto?
 

Mattia, nel frattempo, si era accorto del casino e si era districato tra la folla, fino ad arrivare in prima fila. Lo vidi scuotere la testa: aveva paura che mi mettessi, come l’ultima volta, in una situazione pericolosa. Non sarebbe riuscito a sopportare un altro pestaggio.

 
Arrossii per la rabbia. Strinsi i pugni, mi avvicinai ancora di più a lui e a denti stretti risposi: — O giuro che ti prendo a pugni fino a farti sanguinare.
 

Matteo strinse i pugni, e rispose: — O giuro che la mia sarà l’ultima faccia che vedrai.
 

Inizialmente credevo di averlo colto di sorpresa: non ero solito affrontare qualcuno, e lui aveva un fisico palestrato ed era qualche centimetro più alto di me. Ma, diversamente da quanto mi aspettassi, scoppiò in una fragorosa risata. Si allontanò e continuò a ridere per qualche secondo. Poi, si fece serio all'improvviso.


Non mi spaventarono per niente le sue minacce. Credeva davvero che, dopo avermi picchiato, fossi diventato uno con la coda tra le gambe? Su di me stava accadendo l’effetto contrario.
 

— Ma vaffanculo.


E con tutta la forza che avevo, gli mollai un pugno dritto in faccia.
  
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