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Autore: ValeDowney    25/07/2015    1 recensioni
"Storybrooke sembra una cittadina come tutte le altre, se non fosse per il fatto che non è sulle carte, nessuno sa della sua esistenza e i cittadini sembrano nascondere qualcosa. Rose, una bambina dolce ma curiosa e sempre in cerca di guai, scoprirà, insieme al suo amico Henry, che qualcosa di magico si aggira per quella città"
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Signor Gold/Tremotino, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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The Rose of true Love

 
 
 
Capitolo XII: Timida Riappacificazione - Prima Parte


 
Rose e Paige guardavano a bocca aperta ciò che c’era davanti a loro e, mentre la giovane Gold si alzava in piedi, Paige domandò: “Lo sapevi che tuo padre teneva un arcolaio nel vostro scantinato?”
 “Se lo avessi saputo, sarei venuta qua molto prima a curiosare” rispose Rose e fece qualche passo verso di esso.
 “E guarda qua quanti altri strani oggetti. Sembrano ampolle e ingredienti per qualche pozione magica” disse Paige.
 “Oh andiamo, Paige. Non crederai veramente che mio padre sappia preparare delle pozioni magiche? Lui gestisce solamente un Banco dei Pegni” disse Rose. Stava per toccare l’arcolaio quando una voce la fermò, dicendo: “E tenere una figlia lontano dai guai.”
 Entrambe voltarono lo sguardo per vedere Gold sulla soglia della porta.
 “Come facevi a sapere che eravamo qua?” chiese Rose.
 “Non siete molto aggraziate e silenziose quando scendete le scale. Ma ora vi pregherei di uscire da qua” rispose Gold e si spostò dalla porta. Paige fu la prima a uscire, seguita da Excalibur. Rose passò accanto al padre. Ma si fermò e gli domandò: “Da quanto teniamo un arcolaio nello scantinato?”
 “Da molto tempo” rispose Gold spingendola letteralmente fuori da quella stanza.
 “Precisamente da quanto?” chiese Rose, mentre Gold chiudeva la porta dietro di loro.
 “Da molto, molto tempo. Ma ora basta con le domande” rispose Gold e i quattro si fermarono nel corridoio d’ingresso.
 “E la paglia dov’è?” domandò Rose.
 “Per caso hai visto della paglia in quella stanza?” chiese Gold, tenendo entrambe le mani sul pomello dorato del bastone e, dopo che la figlia ebbe scosso negativamente la testa, proseguì: “Allora direi di non parlare più di quell’arcolaio. È solo un vecchio oggetto che ho portato qua, non trovando posto dove metterlo in negozio. Ma quello che mi domando è che cosa ci facevate nello scantinato. Come avete potuto constatare anche voi, non ci sono giocattoli per bambini.”
 “E’ stata colpa di Excalibur” iniziò col spiegare Rose.
 “Abbiamo intuìto che ci nascondesse qualcosa. Ma lei è corsa fuori dalla camera da letto di Rose” continuò Paige.
 “Così l’abbiamo inseguita per poi finire qua” finì Rose.
 “E così la colpa sarebbe di Excalibur?” disse Gold abbassando lo sguardo per guardare la volpe. Le due bambine annuirono. Poi Gold le riguardò, domandando: “ Invece di dare sempre la colpa a lei, non è meglio che dite subito la verità?”
 “E’ la verità” rispose semplicemente Rose. Ci fu silenzio. Le due bambine pensarono subito che Gold si arrabbiasse. Invece…
 “Non va già meglio così? Raccontare la verità? E poi sono contento che almeno stiamo avendo un dialogo da più di cinque minuti e senza litigare” disse Gold.
 “Oh… be'… magnifico allora. Me ne ritornerei in camera mia se non c’è altro” disse Rose.
 “Che ne dici, invece, se usciamo a prendere un gelato? E’ un pasto completo” propose Gold.
 “Ma tu non dici sempre che un pasto completo equivalente al solo gelato non è salutare?” chiese Rose.
 “E’ vero. Ma non questa volta. E poi per troppo tempo hai dovuto rinunciare a quel gelato. Così passiamo anche una serata fuori, no?” rispose Gold mettendole una mano sulla testa.
“Be'… cambiare un po’ la solita routine non sarebbe male” disse Rose. Excalibur drizzò le orecchie e scodinzolò allegramente. Gold la guardò dicendole: “Tu no. Tu rimarrai qua e farai la brava. Inoltre terrai d’occhio la casa.” Ed Excalibur abbassò tristemente le orecchie e smise di scodinzolare.
 Poco dopo, i tre si trovarono a passeggiare per il centro. Ognuno con un gelato in mano.
 “Perché non hai voluto portare anche Excalibur?” domandò Rose.
 “Perché le volpi non mangiano il gelato” rispose Gold.
 “Però le avrebbe fatto bene una bella passeggiata. Almeno sarebbe dimagrita un po’” disse Rose.
 “La vostra volpe non è grassa” disse Paige.
 “Te ne accorgerai quando anche tu avrai una volpe che mangia in continuazione bistecche per colpa di qualcuno” disse Rose. In quel momento, un po’ più in là di loro, videro correre due bambini.
 “E quei due chi erano?” chiese Rose.
 “Avete fatto in tempo a vedere chi fossero?” domandò Paige. Rose guardò il padre chiedendogli: “Papà, tu sai chi potessero essere?”
 “Scusami, tesoro, ma ero intento a mangiare il gelato” rispose Gold. Rose alzò gli occhi al cielo. Poi Paige disse: “Be', non credo avessero importanza no? Ora se ne sono andati chissà dove.”
 “Se ci fosse stata Excalibur, li avrebbe inseguiti” disse Rose.
 “Non starai pensando veramente di inseguirli, vero?” domandò Paige.
 “Be' …ecco…” disse titubante Rose.
 “Rose! Togliti immediatamente quell’idea dalla testa! Non li inseguirai! Te lo proibisco!” replicò Gold. Rose si fermò, così come gli altri due e, guardandolo, replicò: “Tu non puoi impedirmi di fare una cosa! Sono grande abbastanza da decidere anche da sola!”
 “Hai dieci anni. Non sei grande abbastanza da decidere da sola! E poi sono tuo padre. Quindi farai ciò che ti dirò!” replicò Gold.
 “Sai cosa ti dico?! Che sono stanca delle tue regole! Sono stanca che mi tieni segregata tra quelle quattro mura! E… sono stanca di te!” replicò Rose. Ci fu silenzio. Paige rimase a bocca aperta. Forse quello era il momento più giusto per far accadere qualcosa. Infatti, dì lì stavano passeggiando Graham ed Emma. I due si fermarono per guardare dall’altra parte della strada Gold, Rose e Paige.
 “Te lo avevo detto che mi era sembrato di sentire la voce di Rose. Chissà cosa starà succedendo” disse Graham.
 “Sicuramente qualcosa che non ci riguarda. E ora andiamo, prima che Gold ci maledica per essere passati di qua e aver ficcato il naso nei suoi affari” disse Emma e, trascinando con sé Graham, proseguirono.
 Gold e Paige guardarono senza parole Rose, che a sua volta guardava furente il padre. Gold ruppe in tanti pezzi il cono, sporcandosi la mano di gelato. Paige tirò fuori un fazzoletto dalla tasca della giacca e, mentre lo porgeva lentamente a Gold, disse: “Ecco, tenga Signor Gold. Prenda pure il mio fazzoletto.” Senza guardarla, Gold prese il fazzoletto. Si pulì la mano e riconsegnò l’oggetto a Paige.
 “Ritorniamocene a casa” disse semplicemente Gold e così fecero. I due Gold non si parlarono per tutto il resto della serata. Entrambi si rinchiusero nelle rispettive camere mentre Paige, insieme a Excalibur, se ne stava in una delle camere degli ospiti, seduta sul letto a riflettere sulla situazione. Rose non aveva mai detto quelle cose a suo padre. Era una figlia dolce, ma ora anche con un carattere ribelle e… oscuro. Rose oscura? C’era qualcosa che non andava e Paige, insieme a Henry, avrebbe fatto di tutto pur di rimettere le cose a posto tra padre e figlia.
 I giorni passavano, ma Gold e Rose si ignoravano costantemente a vicenda. Paige cercava di convincere l’amica a parlare con il padre, ma era tutto inutile. I due continuavano a ignorarsi come se non si conoscessero.
 Un giorno, da ritorno da scuola, Henry, Rose e Paige si fermarono alla Dark Star Pharmacy curiosando tra i vari oggetti. Henry e Rose presero ciascuno un fumetto, leggendolo. Paige si avvicinò a Henry e, dandogli dei leggeri colpi contro il braccio, disse: “Dai, su. Chiediglielo.” Henry la guardò non capendo cosa volesse. Quindi Paige ripeté: “Chiediglielo. Chiediglielo.” Henry riguardò Rose e, schiarendosi la voce, le chiese: “Come sta il Signor Gold?”
 “Come sempre” rispose Rose, continuando a leggere il fumetto.
 “Cioè come?” domandò Henry.
 “Come sempre” rispose ancora Rose, girando pagina al fumetto.
 “Quindi sarebbe freddo, distaccato ma solo dolce con te?” chiese Henry. Rose abbassò il fumetto e domandò: “Perché ti interessa tanto sapere come sta il mio papà?! Sta come tutti i giorni, ovvero come lo hai appena descritto tu… tranne per l’ultima cosa.” Accorgendosi poi di aver alzato la voce, sospirò e continuò: “Scusatemi, amici. È che ultimamente io e papà litighiamo per qualsiasi cosa.”
 “Anche se negli ultimi giorni non vi siete proprio parlati” la corresse Paige. Poi guardò Henry e gli spiegò: “L’altro giorno, Rose è scesa più tardi a fare colazione. Appena ha visto che in cucina c’eravamo già io e il Signor Gold, però, ha preso la sua scodella con dentro latte e cereali e se ne è andata a mangiarli da un’altra parte.”
 “Avevo voglia di guardare la televisione” disse Rose.
 “E proprio ieri, il Signor Gold stava leggendo un libro seduto sul divano in salotto. Rose è entrata. Il signor Gold l’ha vista. Ha chiuso il libro e se lo è portato con sé in un’altra stanza. I due non si sono scambiati occhiate e nemmeno una parola” spiegò Paige. Henry guardò Rose che disse: “E allora? Si vede che voleva leggerlo in un ambiente più tranquillo.”
 “Tuo padre non è arrabbiato. Solo….be' …non so come sia in questo momento ma, secondo me, fareste meglio a chiarire questa situazione” disse Paige.
 “Mi dici perché uno che non è arrabbiato dovrebbe frantumare in mille pezzi il cono gelato?” chiese Rose.
 “Probabile che abbia perso leggermente la calma in quel momento... si è sentito dire dire dalla propria figlia che è stanca di lui, manderebbe chiunque su tutte le furie” spiegò Paige.
 “E come mai gli avresti detto che sei stanca di lui? Non mi sembra che ti abbia mai fatto mancare nulla” domandò Henry.
 “Non lo so perché mi sia venuta fuori una frase del genere. Ma ero arrabbiata e stanca di sottostare a tutte quelle regole. Dà più libertà a Excalibur” disse Rose e, dopo aver chiuso il fumetto, lo rimise al suo posto così come fece anche Henry.
 “Ehi, ehi, una volta letti vanno comprati” disse il  Signor Clark, proprietario del negozio, avvicinandosi a loro.
 “Eddai, Tom, siamo i tuoi migliori clienti. Dovresti trattarci meglio” disse Rose, guardandolo.
 “Tutti i clienti sono uguali e tu e Henry non fate eccezione, seppur temo i vostri genitori. Li avete letti e li comprate. Intanto non dovreste avere problemi di soldi” disse il Signor Clark.
 “Intanto il giornalino di Henry non era un granché” disse Rose.
 “Ehi, gli X-Men sono molto forti. E poi era Wolverine contro Hulk” disse Henry guardandola.
 “Preferisco di gran lunga Iron Man” disse Rose guardandolo. Poi entrambi riguardarono il Signor Clark e Rose aggiunse: “E poi lo sai benissimo che i nostri genitori odiano che leggiamo questa roba. Secondo mio padre un uomo che indossa un’armatura è un uomo che non ha coraggio e si nasconde dentro a essa.” Il Signor Clark sembrò sul punto di ribattere. Poi però se ne ritornò dietro al bancone senza dire nulla.
 “Be', poteva andarci peggio. Non pensavo la prendesse così bene. Mio padre e tua madre sono una garanzia. Basta nominarli e gli altri ci lasciano stare. Un solo passo falso e possono finire o in una cripta o presi a bastonate” spiegò Rose guardando Henry.
 In quel momento, ai tre si affiancarono due bambini. “Ehi ciao, problemi con il Signor Clark?” chiese la bambina.
 “No, le solite cose. Non badarci, ma lui è così. Inoltre meglio starci alla larga. Ha sempre il raffreddore” rispose Rose e il Signor Clark starnutì.
 “Ovvio che starnutisce. Lui è uno dei sette nani. Per la precisione è Eolo” disse Henry. I quattro lo guardarono. Poi si riguardarono tra loro e la bambina disse: “Mi chiamo Ava e questo è mio fratello Nicholas.” E indicò il bambino accanto a lei.
 “Io sono Rose e loro sono Paige e Henry” disse Rose presentandosi e presentando i suoi amici. Poi aggiunse: “Siete quei bambini che abbiamo visto l’altra sera correre via. Dove andavate così di fretta?”
 “Da nessuna parte. E poi chi ti dice che eravamo proprio noi?” rispose Ava.
 “Magari ci hai scambiato per qualcun altro. Mai trarre delle conclusioni affrettate” aggiunse Nicholas e se ne andò in giro per il negozio.
 “Scusa, non volevo” disse Rose seguendolo con lo sguardo. Riguardò Ava quando quest'ultima le disse: “Non farci caso. Mio fratello se la prende sempre per poco.”
 “Non importa. Conosco un’altra persona che se la prende per poco” disse Rose.
 “Che cosa stavate leggendo prima?” domandò Ava.
“Il fumetto di Hulk contro Wolverine” rispose Henry.
 “Ti consiglio quello che stavo leggendo io. Iron Man contro il Mandarino. Molto meglio di tre artigli” disse Rose e Henry le lanciò un’occhiataccia.
 “Ora mi ricordo di voi tre. Ci siamo visti a scuola. Tu e lei siete in classe con la maestra Blanchnard, vero?” chiese Ava guardando Henry e Paige, i quali annuirono. Poi guardò Rose e aggiunse: “Invece tu sei nella classe della Signorina Tremaine. Deve essere noioso.”
 “Sagge parole. Ma non farti sentire da mio padre o rischi grosso. Secondo lui la scuola non deve essere noiosa ma istruttiva” disse Rose. Nicholas ritornò accanto alla sorella dicendo: “Non ho trovato nulla di interessante. Andiamo?” E, dopo aver salutato i tre, si diresse verso la porta.
 “Volete venire con noi?” domandò Ava. Henry guardò le amiche. Poi riguardò Ava rispondendole: “Oh sì, certo. Ma non so se anche Paige e Rose vogliano.”
 “Se Rose non ha da fare io verrei. Intanto io e lei viviamo sotto lo stesso tetto” disse Paige.
 “Verrei anche io se solo non dovessi andare nel negozio di mio padre. Mi aveva detto, anzi ordinato, che dopo scuola sarei dovuta andare subito da lui” spiegò Rose e seguirono Nicholas.
 “Allora tu e tuo padre non vi ignorate proprio del tutto” disse Henry.
 “Mi parla solamente quando mi deve ricordare le regole da rispettare” disse Rose. Stavano per aprire la porta quando il Signor Clark si mise davanti a loro, richiudendola e tenendo una mano sopra di essa. Poi li guardò chiedendo loro: “Ma dove pensate di andare voi cinque?” E starnutì, facendo indietreggiare un po’ i bambini.
 “Dovresti farti curare quel raffreddore. Perché non ti prendi una bella vacanza in un paese caldo?” disse Rose. Il Signor Clark prese fuori un fazzoletto e, dopo essersi soffiato il naso, la guardò, replicando: “Fa' meno la spiritosa e apri la tua borsa.” Guardò Henry aggiungendo: “E anche tu.”
 “Cosa?!” disse stupito Henry.
 “Guarda che vi ho visti mentre rubavate. Aprite le borse” disse il Signor Clark.
 "Rubare?! Noi?! Ma sei diventato matto?! Noi non ruberemmo mai” replicò stupita Rose.
 “E’ vero. Loro non hanno fatto nulla” disse Paige.
 “Lo so che li stai solo coprendo. Sei solo in combutta con loro perché vivi con la prediletta e sei protetta da suo padre” replicò il Signor Clark guardandola.
 “Prediletta?!” disse stupita Rose guardandolo stranamente. Vedendo che i bambini non aprivano i loro zaini, il Signor Clark glieli prese entrambi. Si abbassò e, dopo averli messi sul pavimento, li aprì, tirando fuori da essi caramelle e cioccolata. Si rialzò in piedi e, tenendo fra le mani i dolci, guardò Henry e Rose, dicendo loro: “E dite anche tante bugie.”
 I tre bambini guardarono Ava e Nicholas e Henry, rivolto alla bambina, disse: “Per questo sei venuta a parlarci. Così tuo fratello riempieva i nostri zaini.” Rose li guardò malamente. Ma tutti riguardarono il Signor Clark quando questi parlò: “Henry. Rose. Mi avete deluso. Voi siete sempre stati dei bravi bambini ben istruiti. Non mi sarei mai aspettato una cosa del genere da voi due.” Poi guardò Ava e Nicholas e continuò: “ E voi due chi credete di essere?” I due bambini si guardarono tra loro ma non risposero. Il Signor Clark riguardò Henry e Rose e finì: “Mi dispiace, ma mi costringete a chiamare i vostri genitori.” E entrambi deglutirono per la paura.
 Poco dopo, la merce “incriminata” e gli zainetti erano stati messi sul bancone.
 “E’ una cosa ridicola. Io e Henry non abbiamo rubato nulla” disse Rose.
 “Dico solo ciò che ho visto e voi due avete rubato. Quando arriveranno i vostri genitori, chiariremo le cose” disse il Signor Clark.
 “Almeno parlerai con tuo padre” disse Henry. Rose lo guardò dicendogli: “Non sei affatto d’aiuto e in mezzo ci sei anche tu.” In quel momento si aprì la porta ed entrò Regina. La donna guardò i bambini replicando: “Spero che ci sia una dovuta spiegazione del perché sia stata chiamata e mi sono dovuta assentare dall’ufficio. Avevo qualcosa di importante da fare.”
 “Mi dispiace, Signor Sindaco, ma…” iniziò col dire il Signor Clark ma non fece in tempo a finire la frase che entrò anche Gold. Questi, proprio come Regina pochi secondi prima, guardò i bambini. Ma il suo sguardo si fermò sulla figlia, chiedendole: “Rose, che cosa è successo?” La bambina rimase senza parole. Suo padre, dopo giorni, le stava finalmente rivolgendo la parola. Al suo posto, però, parlò il Signor Clark: “Signor Sindaco. Signor Gold. Mi dispiace molto avervi disturbati dai vostri urgenti impegni ma ho pensato che questa faccenda sia molto più urgente.”
 “Basta con i suoi giochi parole e ci spieghi!” replicò Regina. Il Signor Clark fece un lungo respiro. Poi disse: “I vostri figli stavano rubando nel negozio.” Regina e Gold guardarono rispettivamente Henry e Rose e Regina domandò: “E’ vero?” E i due bambini scossero negativamente la testa.
 “Be', guardate voi stessi” disse il Signor Clark e guardò gli oggetti rubati sul bancone. Sia Regina che Gold si avvicinarono a esso, guardando le caramelle e la cioccolata. Poi Regina disse: “A mio figlio i dolci non piacciono. Forse saranno tutti della Signorina Gold.” E guardò Gold, il quale disse: “Le sorprenderà sentire che anche a Rose i dolci non piacciono. Le fanno venire un forte mal di pancia. Quindi non darei del tutto la colpa a mia figlia.”
 “Quindi stai dando la colpa anche al mio Henry, non è così?” chiese Regina.
 “Intuisce velocemente le cose” rispose sorridendo Gold. Poi guardò i due bambini e disse: “E poi a mia figlia rubare non serve di certo. Lei ha tutto quello che le vuole.”
 “Anche Henry ha tutto quello che vuole” disse Regina e, dopo aver preso lo zainetto del figlio e averlo chiuso, guardò Ava e Nicholas aggiungendo: “E’ ovvio che sono stati questi due.” I due bambini non dissero nulla. Riguardò Henry dicendogli: “Ce ne andiamo.” E, mettendo un braccio intorno a Henry, si diresse verso la porta. Ma si fermò quando Gold domandò: “Ha le prove?” Regina voltò lo sguardo chiedendogli: “E anche tu? Non puoi incolpare ingiustamente mio figlio.”
 “Come lei sta incolpando la mia. Non si è mai chiesta perché suo figlio non le dica mai un “ti voglio bene”? Tutti i figli dovrebbero dire queste cose ai propri genitori” disse Gold, camminando verso di lei.
 “E tu non ti sei mai chiesto perché tua figlia scappa in continuazione? Non dovrebbe ubbidirti e fare la brava bambina? Forse non siamo poi così diversi come genitori, non trovi?” disse Regina sorridendo maliziosamente. I due si guardarono in silenzio. Poi Regina, insieme a Henry, ritornò verso la porta. Proprio in quel momento entrò Emma che, vedendo Regina e Gold nello stesso posto, domandò: “Henry. Rose. Che cosa sta succedendo?”
 “Signorina Swan, le ricordo che la genetica non ha importanza. Lei non è sua madre e qui ho sistemato tutto io” rispose Regina. Si sentì come un rumore di disapprovazione e le due donne guardarono Gold. Poi si riguardarono ed Emma spiegò: “Sono qui in veste di aiuto sceriffo, visto che Graham aveva da fare.”
 “Oh, ma certo. Lui è sempre così impegnato. Faccia il suo lavoro e si occupi di quei ladruncoli” disse Regina e, insieme a Henry, uscì dal negozio.
 “Rose. Paige. Ce ne andiamo anche noi” disse Gold e, mentre prendeva lo zainetto di Rose, chiudendolo, la figlia si avvicinò a Emma, dicendole: “Signorina Swan, all’inizio non mi stava molto simpatica. Lo ammetto. Ma la prego, non sia troppo dura con questi due. Forse non era nemmeno loro intenzione far prendere la colpa a me e a Henry. Tutti vogliono mettersi in mostra una volta ogni tanto.”
 “Noi non volevamo metterci in mostra” replicò Ava.
 “Allora perché avete messo quei dolci nello zaino di mia figlia?” chiese Gold affiancandosi a Rose.
 “Perché continua a darci la colpa? Magari è stata sua figlia a fare tutto da sola” rispose Ava. Gold guardò minacciosamente Rose che disse: “Ehi! Non è vero! Papà, non le crederai veramente!” Ma Gold continuava a guardarla in malo modo. Poi guardò il Signor Clark e domandò: “Ha già telefonato ai loro genitori?”
 “Il numero che mi hanno dato i ragazzi suona a vuoto” rispose il Signor Clark guardandolo.
 “E’ logico che avete dato al Signor Clark un numero falso” disse Gold guardandoli minacciosamente. Ma i due bambini impauriti scossero negativamente la testa.
 “Signor Gold, lasci fare a me. Li ha già impauriti abbastanza” disse Emma. Gold la guardò dicendole: “Va bene. Sono un suo problema. Al momento ho altro a cui pensare.” E guardò malamente Rose per poi dirle: “Andiamo. Tutte e due.” E aprì la porta, facendo uscire la figlia e Paige. Diede un’ultima occhiata a Ava e Nicholas e poi uscì anche lui, lasciando Emma con quei bambini. Gold le portò entrambe al negozio dove, acciambellata in una cesta dietro al bancone, dormiva Excalibur. Rose e Paige erano sedute a una tavola nel retro a fare i compiti mentre Gold se ne stava dietro al bancone a sistemare alcuni oggetti. Di tanto in tanto, Paige guardava Rose cercando di capire come si sentisse. La vide con uno sguardo molto arrabbiato mentre scarabocchiava un foglio del quaderno. Alzò lo sguardo guardando l’amica e chiedendole: “Qualcosa non va?”
 “Sto cercando di capire se sei arrabbiata oppure no. Credo però di non avere un superpotere come la tua amica Emma” rispose Paige.
 “Emma non è amica mia! E poi, se mio padre non ha ancora detto una parola, vuol dire che è molto arrabbiato” disse Rose.
 “Forse non aveva nulla da dirti” disse Paige.
 “Paige, è passata più di un’ora da quando siamo qua. È arrabbiato, credimi. Lo conosco meglio di te. Sta solo progettando una punizione che mi terrà occupata per molto tempo” spiegò Rose mentre guardava la porta che conduceva nel davanti del negozio, dalla quale poteva scorgere alcuni oggetti e metà bancone.
 “Sta solo facendo il suo lavoro” disse Paige, riprendendo a scrivere sul quaderno.
 “A quale ti riferisci? A quello di padre in cerca della giusta punizione oppure a quello di proprietario del Negozio dei Pegni, troppo preso a fare accordi con gli abitanti di Storybrooke, che dedica poco tempo a sua figlia?” domandò Rose guardandola.
 “Sai, forse dovresti pensare a fare i compiti. Le equazioni di matematica non si risolveranno da sole” rispose Paige continuando a scrivere.
 “Intanto cosa mi serviranno le equazioni? Quando sarò grande so già che lavorerò qua con papà. L’insegna fuori cambierà con “Il Banco dei Pegni del Signor Gold e figlia”. Passerò il mio futuro tra un sacco di roba piena di polvere e tu e Henry, di tanto in tanto, verrete ad aiutarmi perché tenete molto alla vostra migliore amica” spiegò Rose. Paige annuì in modo assente, continuando a svolgere i compiti. Poi però Rose continuò: “Secondo te quei due bambini chi possono essere? Lo so, sembro Henry, ma è anche vero che dobbiamo andare avanti con l’Operazione Cobra.”
 “Sono fratello e sorella” disse ironicamente Paige guardandola.
 “Molto spiritosa, ma fin lì c’ero arrivata anche io. Avanti, chi potrebbero essere?” disse Rose.
 “Non ne ho idea. Li conosciamo solo di vista. E poi perché così tanta importanza per loro? Hanno fatto prendere la colpa a te e a Henry per nulla” disse Paige.
 “Lo so e ciò mi fa arrabbiare. Ma ho il vago sospetto che stiano nascondendo qualcosa. E so che c’è una persona che potrebbe sapere molte cose” disse Rose ed entrambe guardarono verso la porta.
 “Pensi veramente che tuo padre sappia qualcosa di più su quei due bambini? Non so se hai notato, ma non è che li guardasse con simpatia” disse Paige.
 “Lui è il proprietario di tutta la città. Dovrebbe conoscere qualunque cittadino in ogni particolare” disse Rose.
 “Sì, ma al momento è arrabbiato con te e non parlerebbe tanto volentieri di quei due bambini” disse Paige.
 “Si potrebbe sempre tentare” disse Rose, dopodiché si sentì tintinnare la campanella della porta d’entrata. Videro Excalibur svegliarsi e andare accanto al suo padrone. Rose e Paige si alzarono e, rimanendo accanto al muro e spostando leggermente le tende, guardarono chi era entrato. Si trattava di Emma.
 “Questo si chiama colpo di fortuna. Sicuramente la Signorina Swan sarà venuta per cercare informazioni riguardo a quei due. Informazioni che serviranno anche a noi” disse Rose.
 “Secondo me è una pessima idea. Sì, una pessima idea” disse Paige.
 “Sshhhhh” le disse Rose guardandola e mettendosi un dito sulla bocca. Poi entrambe riguardarono avanti. Spostarono nuovamente le tende e videro Emma dalla parte opposta del bancone. Poi Gold disse: “Emma, ma che piacere vederla. È un onore che mi faccia visita con tutti gli impegni che ha. Che cosa posso fare per lei?”
 “Sto cercando informazioni su questa vecchia bussola” rispose Emma e mise la bussola sul bancone. Rose e Paige sgranarono gli occhi incuriosite. Poi Emma aggiunse: “Può aiutarmi a capire da dove viene?” Gold prese in mano la bussola e, mentre la guardava, spiegò: “Ok, diamo un’occhiata. Osservi i dettagli. Vede, questo è cristallo.” E indicò una parte della bussola. Poi continuò: “Qui c’è un intarsio delizioso. Nonostante versi in uno stato pessimo, direi che si tratta di un pezzo molto raro. È ovvio che il proprietario aveva un ottimo gusto.” E depositò delicatamente la bussola sul bancone.
 “Secondo lei dove può averla comprata?” chiese Emma.
 “Qui da me. È ovvio” rispose Gold. Emma lo guardò stupito. Poi domandò, non del tutto convinta: “Davvero?”
 “Certo. Questo è un pezzo indimenticabile” rispose Gold.
 “Per caso ricorda chi lo ha comprato? È importante” chiese Emma. Gold si spostò un po’ più in là e Rose e Paige, per paura di essere scoperte, si nascosero ancora di più, con la schiena contro il muro. Excalibur seguì con lo sguardo il padrone per poi sbadigliare. Stava dormendo così pacifica prima dell’arrivo di Emma. Chissà se avrebbe di nuovo sognato quella gustosa e fumante bistecca. Poi vide dei movimenti nel retro del negozio e, mentre Gold passava davanti alle tende per poi fermarsi davanti a un cofanetto pieno di fogli, gli andò dietro, però fermandosi ed entrando dalle tende. Rose e Paige abbassarono lo sguardo, vedendosi la volpe seduta di fronte a loro. Quindi Rose sottovoce le disse: “Excalibur, va' via. Va' via.” Ma la volpe spostò lateralmente lo sguardo e scodinzolò.
 “Sono bravo con i nomi, Signorina Swan, ma non così tanto. A ogni modo e, per sua fortuna, io tengo sempre registri molto dettagliati” spiegò Gold e, mentre cercava il foglio giusto, Emma gli andò di fronte. Con la coda dell’occhio, vide le tende muoversi. Poi riguardò Gold quando questi, dopo aver preso un foglio, disse: “Eccolo qui” ma non lo consegnò subito a Emma. La ragazza capì e quindi gli domandò: “Qual è il prezzo oggi?”
 "Mia figlia” rispose Gold. Emma lo guardò stranamente e Rose e Paige, nel retro, si guardarono in modo stupito.
 “Sua… figlia?! In che senso?” chiese Emma non capendo.
 “Mia figlia sembra nutrire una piccola dose di simpatia nei suoi confronti. Ma la mia dolce e piccola Rose ultimamente si caccia sempre in un sacco di guai” spiegò Gold.
 “E io cosa dovrei centrare se sua figlia è così piena di energie?” domandò Emma.
 “In quanto vice Sceriffo, vorrei che la tenesse d’occhio. Mia figlia è molto amica con Graham, ma sappiamo tutti che è sempre occupato con i suoi impegni personali. Quindi vorrei che fosse lei a prendere momentaneamente il suo posto per badare alla mia bambina” continuò Gold.
 “Credevo fosse lei a prendersi cura di Rose” disse Emma.
 “Bado a lei come padre. Ma non so cosa possa combinare quando non è sotto la mia supervisione. Per più volte è scappata dalla mia vista e, negli ultimi giorni, il nostro dialogo non è così aperto come speravo” finì Gold e sospirò.
 “Va bene. Vedrò di tenerla d’occhio il più possibile. Ma l’avverto: mi è già scappata un paio di volte” disse Emma.
 “Mi sta bene anche così. Allora, la bussola fu acquistata da un certo Michael Tillman” disse Gold.
 “C’è altro?” chiese Emma.
 “E’ solo un nome. Ma spesso un nome basta e avanza” rispose Gold. Emma si voltò incamminandosi verso la porta. Poi Gold disse: “Buona fortuna con le ricerche.” La ragazza si fermò. Lo guardò ma poi uscì dal negozio. Gold sorrise mentre rimetteva via il foglio completamente bianco.
 “Ok, è la mia occasione. Seguirò Emma e cercherò di trovare più informazioni possibili riguardo a quei due” disse Rose allontanandosi dal muro insieme a Paige. Poi si fermò. Si voltò verso di lei e aggiunse: “E tu e Excalibur distrarrete mio padre.”
 “Cosa?!” disse stupita Paige e Excalibur drizzò le orecchie.
 “Uscirò per un’oretta. Non se ne accorgerà neanche” disse Rose.
 “Ti voglio ricordare che tuo padre è ancora arrabbiato con te e ti ha limitato le uscite solamente tra casa e scuola. E poi un’oretta? E che cosa gli dovrei dire?” domandò Paige.
 “Ehm... digli… che sono andata in bagno” rispose Rose. Vide l’amica inarcare un sopracciglio ed Excalibur scuotere negativamente la testa. Quindi aggiunse: “Inventati qualsiasi cosa. Ma non digli del bagno.” E, voltandosi, stava per uscire dalla porta del retro quando Gold comparì. Vedendo la figlia che si stava dirigendo verso la porta, le chiese: “Dove stai andando?” Rose si voltò. Titubante provò a rispondere: “Ecco… ehm… io… io… stavo andando…”
 “In bagno. Sua figlia stava andando in bagno” disse Paige. Questa volta fu Gold a inarcare un sopracciglio. Poi mise entrambi le mani sul pomello del bastone e disse: “Va bene, ma non ci impiegare troppo.” Rose sospirò. Mentire ancora a suo padre di certo non avrebbe rimesso a posto le cose tra loro due. Quindi spiegò: “ Non è vero che stavo andando in bagno. Volevo uscire e seguire la Signorina Swan.”
 “E perché mai la volevi seguire?” domandò Gold.
 “Volevo scoprire di più su quei due bambini. Sai, per l’Operazione Cobra” rispose Rose.
 “Rose, lo sai benissimo che hai il permesso di uscire solamente per andare a scuola o ritornare a casa o qua in negozio. Al contrario, la Signorina Grace può uscire. Anche perché vorrei scambiare da solo due parole con te” disse Gold.
 “Perfetto. Allora dammi due minuti con lei” disse Rose e prese da una parte l’amica, dando di schiena al padre.
 “Rose, che cosa hai in mente?” chiese Paige.
 “Segui Emma. E magari cerca anche Henry. Insieme fate ciò che non posso fare io in questo momento. Ho la vaga sensazione che io e papà parleremo per più di cinque minuti. Andrà per le lunghe” spiegò Rose. Paige sospirò per poi dire: “Va bene. Ma tu promettimi che finalmente risolverai la faccenda tra te e tuo padre.”
 “Lo sai che non ti assicuro nulla. Ma ci posso sempre provare. Tu va'” disse Rose e si rivoltarono verso Gold, il quale domandò: “Non ti dispiace se con te verrà anche Excalibur? Vorrei che facesse un po’ di movimento. Passa sempre il suo tempo a dormire nella sua cesta”
 “Oh no, nessun problema” rispose Paige guardandolo. Poi guardò l’amica e aggiunse: “Allora ci vediamo più tardi.” E, voltandosi, Gold la condusse, insieme a Excalibur, nel davanti del negozio dove, pochi secondi dopo, si sentì la campanella tintinnare due volte, segno che Paige e la volpe erano uscite e che Gold, successivamente, aveva chiuso la porta, mettendo il cartello in “Torno fra dieci minuti”.




Note dell'autrice: Ed eccomi finalmente qua con un nuovo capitolo. Tranquilli non sono sparita nel nulla. Ma ho dovuto mettere a posto un pò le idee e poi lavoro tutti i giorni. Allora come avrete capito in questo capitolo il magnifico trio incontra Ava e Nicholas (che ricordo che sn nomi molto familiari a Rob. Ava è il nome della sua primogenita. Nicholash è il nome del personaggio (il Dr. Rush) che interpretava nella serie Stargate Universe) e, mentre cercano di capire chi fossero nella Foresta Incantata, contenporaneamente Rose e Gold non riescono, stavolta, a fare pace. Che sia tutto dovuto dall'arrivo di Emma? E' vero, avevo scritto che finalmente sarei arrivata a Skin Deep, ma bisogna ancora aspettare un pò. anche perchè voglio ancora metterci un paio (se ci riesco) di episodi transitori. Anche perchè Skin Deep voglio farlo bene e non incasinato come questo episodio, che ci ho messo ben due episodi (nella seconda parte capirete quale è l'altro)

Ok passiamo ai ringraziamenti. Ringrazio tutti coloro che, intanto, riusciranno ad arrivare fin qua in fondo. Tutti coloro che recensiscono, recensiranno o metteranno o hanno messo la storia tra le seguite e preferite. Inoltre voltevo ringraziare tantissimo la mia amica Lucia che mi aiuta col correggere i capitoli

Allora al prossimo aggiornamento miei cari Oncers

  
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