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Autore: Dihe    25/07/2015    5 recensioni
[Dalla serie del 2012]
Frances, una ragazza un po’ scorbutica e taciturna, appassionata di musica e fotografia e i cui genitori lavorano all’estero cinque giorni su sette, si ritroverà immersa in un’avventura da cui dipendono le sorti del mondo come lo conosciamo. Riuscirà Frances, accompagnata da quattro insoliti ninja, un saggio maestro e due suoi compagni di scuola, ad aiutare a cambiare le tragiche previsioni nel destino del mondo?
Dal 1° capitolo:
“Mentre la ragazza camminava a sguardo basso, notò qualcosa che solitamente non c’era. Alzò un cipiglio perplesso sulla struttura cilindrica e sussultò sommessamente, dalle finestrelle della sala di controllo provenivano baluginii violacei che proiettavano ombre oblunghe e deformi sul cemento del marciapiede. Strano, pensò, di solito non ci andava nessuno, sapeva che il gasometro veniva controllato a distanza con l’utilizzo di alcuni software. Si avvicinò titubante e si arrampicò su un cassonetto per la raccolta della carta nel tentativo di vedere attraverso le finestre annerite dalla polvere...”
Genere: Avventura, Azione, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Nuovo personaggio, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
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Patrik

6. Frank-N-Furter, e urla

- Nella foto, il ragazzo che faceva Frank-N-Furter al talent -

Frances non si fece più viva per un po’. A scuola, nell’atrio, faticava a salutare April. Solo, sperava si dimenticassero tutto ciò che aveva detto, moriva d’imbarazzo, aveva le guance accaldate sapendo di essere stata così debole. E adesso tutti sapevano ciò che nemmeno lei era riuscita a capire, ciò a cui non era riuscita a dare una spiegazione. E ciò che più le stava a cuore e più odiava. Forse, se Richard avesse lasciato un biglietto, le sarebbe stato più facile accettare la cosa, pensò, rannicchiata sulle coperte stropicciate. C’era chi se la passa peggio. Se lo diceva sempre, anche durante il funerale di Rick, ma ora non riusciva più a crederci. Non che non credesse che in Mongolia ci fosse qualcuno che fosse più triste di lei, no. Non riusciva a spiegarlo, solo non riusciva a credere più a nulla, in quegli ultimi giorni, e la sua stessa voce in testa era insopportabile. Continuava a cantare quella canzone, e a volare su quella giostra. E lei non voleva. Avrebbe voluto dormire per duemila anni, era un’idea morbosa, ma era ciò che stava passando in quel momento. Stava rincominciando, proprio come allora. E se ogni cosa non avesse smesso di girare, sarebbe dovuta tornare dal dottore.

    I suoi genitori arrivarono il venerdì pomeriggio, e lei si dovette coprire i tagli con il cerone, ma si vedevano lo stesso, così disse che era stato il gatto di una sua compagna a graffiarla. Erano seduti a tavola, e i suoi genitori s’illuminarono: ‹‹ Ah, hai conosciuto qualcuno di simpatico, allora? ›› domandò sua madre, sorridendo. Probabilmente era la prima volta che parlava di qualcuno al di fuori di quella casa, dalla morte di Richard.

    Frances avrebbe voluto dire di no, ma ormai non poteva più, ‹‹ Sì, è una mia compagna di chimica... Si chiama April ›› dirlo le fece male, forse April non lo aveva nemmeno un gatto, ed era da giorni che non le rivolgeva la parola. Le venne in mente il gatto di gelato, e si sentì ancora peggio, ma cercò di non darlo a vedere.

    ‹‹ E com’è questa April? ›› domandò suo padre.

    Frances scrollò le spalle ‹‹ Boh, normale. Ha i capelli rossi. ››

    Il discorso morì lì, perché la ragazza non sembrava predisposta a rispondere ad altre domande. Quindi se ne tornò in casa sua, a passare il sabato pomeriggio a guardare i compiti di algebra aperti sulla scrivania ed ascoltare la musica. Quando doveva seguire la lezione, o fare degli esercizi, almeno per i primi tempi, non riusciva a pensare ad altro che a Richard, e cominciava a respirare velocemente. Ma poi aveva imparato a concentrarsi solo sui calcoli, sul bianco del gesso e sul nero della lavagna. Ora, però, temeva che sarebbe scoppiata a piangere se avesse visto quei calcoli, e la voce dell’altoparlante avrebbe crepitato di nuovo.
    ‹‹ Ci sto pensando troppo ››

    Allora s’inginocchiò davanti alla finestra, e guardò il suo riflesso, e dietro le case del viale. Rimase così per ore, forse c’era davvero qualcosa che non andava in lei. Alla fine le case divennero più alte e la sua immagine si accartocciò, e Frances ebbe una paura folle. Scese al piano di sotto e vide suo fratello aprirsi una lattina di birra. Lui era magrissimo, con capelli neri come la pece e lisci come spaghetti legati in un codino, e una barba accennata sul viso pallido e incavato e leggermente lentigginoso. Aveva messo uno dei suoi cd di Metal, e il cantante urlava a squarciagola, facendo dei versi strani. A Frances non era mai piaciuta quella musica, e decise di discutere con suo fratello per evitare di pensare. ‹‹ Scusa, puoi dirmi quali emozioni trai ascoltando questi stramazzi? ››

    Lui a serrato la mascella ‹‹ Ci sono, stanne certa, di emozioni. ››

    ‹‹ Ti ho chiesto quali, non se ci sono. Insomma, che genere di sensazioni può dare una canzone intitolata Raped With a Knife? ››

    ‹‹ Sono emozioni, non posso spiegartele. ›› ha controbattuto lui, e prima che Frances potesse replicare, ha aggiunto: ‹‹ Insomma, che cazzo di emozioni trovi nelle nenie che ascolti tu? Come fa a piacerti tanto una canzone come See You Again? ›› si pentì subito di quello che aveva detto, perché sapeva che era stata dedicata alla morte di Paul Walker di Fast and Furious, che piaceva anche a lui, e che Frances l’aveva cantata al funerale di Richard come elogio funebre.

    Lei ha stretto i pugni e ha tentato di restare calma, ‹‹ Un senso di nostalgia, come quando rivedi un tuo caro amico dopo tanto tempo, che è venuto da te per dirti che si dovrebbe trasferire per il resto della vita, e allora bevete qualcosa sulla spiaggia. Questo è quello che pensavo di questa canzone, oltre alla scena in cui Brian e Dominic percorrono quell’ultimo tratto di strada insieme, prima che Brian cambi direzione. ›› poi esplose, diventando paonazza ‹‹ MA POI IL MIO CAZZO DI MIGLIORE AMICO SI E’ SUICIDATO! ››

    Allora sua madre corse in cucina. Era una bella donna, avrebbe potuto fare la modella se non fosse stata così minuta. Aveva lunghi capelli neri striati di castano che disegnavano ampie volute, gambe snelle e caviglie sottili. Cercò di calmare Frances, che però corse nel giardino sul retro respirando forte, poi cominciò ad inveire contro il fratello, Thomas. E Frances si tappò le orecchie come le mani fino a farsi male, e si chiuse nel casotto degli attrezzi.

    Uscì molto dopo, quando sua madre le disse che c’era una chiamata per lei. Era April. Onestamente, Frances non sapeva come avesse fatto ad avere il suo numero, ma non le importava, perché, comunque, non aveva voglia di parlarle. ‹‹ Pronto? Oh, ciao April... Sono stata un po’ occupata, forse distratta... No... Beh, mi ha lasciato un po’ scossa... No... Niente, è solo che non ne ho voglia... Sì, sul serio... ›› poi April le disse che le tartarughe erano preoccupate per lei, e Frances si arrabbiò un sacco, perché le conosceva da solo due giorni e già pretendevano di fare gli amiconi. Ma non lo disse alla rossa, si limitò a restare per un po’ in silenzio ‹‹ Non devono, perché io sto bene. ››

    ‹‹ Ci sei al Talent della scuola? ››

    Frances se n’era quasi dimenticata, e ricordarselo le tirò un po’ su il morale ‹‹ Ci sarò, ma non tra il pubblico... Sì... Sì. Ciao, ciao... Ciao. ›› riattaccò e decise che non poteva più restare in casa. Allora se ne andò a mangiare le patatine al McDonald’s, anche se erano le due di pomeriggio.

                                                                                                                          

Il Talent della scuola si svolgeva nell’auditorium al pian terreno, dove si tenevano le lezioni di Recitazione e le conferenze scolastiche. Era davvero un posto enorme, e il palco era spazioso davanti alla lunga platea – stipata – di sedie di plastica blu. Il chiacchiericcio che aleggiava scemò quando calarono le luci, e venne eseguita la prima esibizione. April si raddrizzò sul sedile, quando fu il momento del gruppo di teatro, nel quale era inclusa Frances. Avrebbero messo in scena The Rocky Horror Picture Show. Il pubblico ne fu entusiasta, anche chi aveva già visto una replica al cinema o in teatro. La rossa aspettò con impazienza la comparsa di Frances; aveva le labbra laccate di rosso ed il viso coperto di cerone, indossava un corsetto di pailette dorate, degli slip neri e dei calzettoni azzurri appena sotto al ginocchio sotto ad un paio di scarpe da tiptap. E nient’altro, a parte un cilindro, anche quello di pailette dorate! Sembrava divertirsi un mondo a saltare in braccio al ragazzo che faceva Eddie – che sembrava essere stato tirato fuori direttamente da un servizio fotografico – e tirare quelle urla acute mente ballava ed alzava le gambe. Il ragazzo che interpretava Frank-N-Furter era davvero fantastico, ed era sceso tra il pubblico per sedersi fra le gambe di qualcuno o passargli il boa di struzzo sul volto. April rise ed applaudì un sacco, come tutti i presenti, persino il prof di Biologia che era stato preso di mira da Frank-N-Furter. A fine esibizione si riunirono tutti i ragazzi del Laboratorio Teatrale per inchinarsi, e vinsero il secondo premio, saltando ed esultando nelle loro calze a rete e scarpe col tacco. Frances baciò sulle labbra tutti i compagni, sia maschi che femmine, ma era un bacio amichevole. Invece si baciò sul serio con il ragazzo che faceva Frank, fino a che non si scambiarono il rossetto a vicenda per poi scoppiare a ridere. April sgranò gli occhi e smise di applaudire. Nel suo inconscio, forse quando le aveva parlato di Richard, aveva pensato di fare parte del mondo di Frances, e invece aveva altri amici, magari da più tempo, ed anche un ragazzo. E se non era il suo fidanzato, era un tipo con cui si baciava, sul serio. Forse non la conosceva per nulla. Sì, sul palco, con un po’ di rossetto – forse del tipo che faceva Frank – sull’incisivo bianco mentre sorrideva e reggeva la coppa d’ “argento” e con i calzettoni azzurri, sembrava proprio un’altra persona.

    April si alzò dal suo posto durante l’intervallo per andare a cercarla, e la trovò fuori, avvolta in un cappotto lungo fino alle ginocchia dall’aria costosa, e si stava baciando con il tipo di prima. Lui era davvero bello, senza il trucco e le calze a rete. Un tipo affascinante, ma non di una bellezza convenzionale, più quella che potresti trovare nei vecchi annuari in bianco e nero, dove i ragazzi avevano i tratti marcarti e gli occhi ardenti. E lui ce li aveva, piccoli occhi scuri come carboni attizzati, gli zigomi alti e sporgenti, le labbra ben disegnate e rosee ed i capelli corvini mossi che gli arrivavano appena sotto la mascella.

    Frances sorrise sulle labbra del tipo, ed aprì gli occhi. E vide April, che non se n’era ancora andata. Si staccò piano dal ragazzo e le inviò uno sguardo carico di sott’intesi, e la rossa avvampò tornando nell’auditorium. Un tipo corpulento coi capelli marroni stava cantando un pezzo western, e Frances ed il tipo si erano diretti alla macchina di lui per ascoltare un po’ di buona musica. Si baciarono ancora, non fecero altro e la cosa non durò più molto. Si limitarono ad ascoltare, dopo.

    ‹‹ Hey, Pel di Carota, qualcosa non va? ›› Casey Jones.

    April scosse la testa e tornò al suo posto.

 


Angolo Autrice

Allora, questo capitolo non è magari così utile ai fini della trama, ma volevo un po’ mostrarvi la vita di Frances, introdurvi nel suo mondo di corsetti di pailette e ragazzi col rossetto XD. Spero vi sia piaciuto, il prossimo sarà utile, lo giuro :).


P.S. [Importante] The Rocky Horror Picture Show è il mio film e spettacolo preferito, è un messaggio perché la gente capisca che, quando si prova piacere, non si commette un reato. Ed io sono grande sostenitrice dell’Amore Libero. Ognuno è libero di innamorarsi di chi vuole, anche se è qualcuno del suo stesso sesso. Spero siate d’accordo con me :).        
  


   
 
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