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Autore: Soe Mame    25/07/2015    2 recensioni
Se solo non avessi seguito lui...
Se solo non mi fossi ostinata a voler oltrepassare quella porta...
Se solo fossi tornata indietro quando ne ho avuta l'occasione...
...
... nah.
Genere: Demenziale, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Miku Hatsune | Coppie: Kaito/Meiko, Len/Rin
Note: Nonsense | Avvertimenti: Incest, Incompiuta
Capitoli:
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Tutti i personaggi appartengono ai rispettivi proprietari; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

~
C'è un regalo nel frigorifero
Ci sono le lumache che i kappa hanno bollito
~



- NON FUNZIONA! NON FUNZIONA! -
- METTILO AL MASSIMO! -
- HA GIA' RAGGIUNTO IL SUO LIMITE! -
- PROVO A STRAPPARE IL TERMOSIFONE, PRENDERE I TUBI E STROZZARCELO! -
- Credo che questa soluzione sia più distruttiva di quell'affare. -
- ALLORA VADO A PRENDERE UNA TENDA! -
- QUELLA DEL SALOTTO E' LA PIU' PESANTE! DOVREBBE RIUSCIRE A TENERLO! -
- RESISTI FINO AL MIO RITORNO! -
- CI PROVERO'! -
Miku sospirò.
Lo spavento e qualsiasi traccia di inquietudine erano svanite dopo i primi dieci minuti di urla e rumori non identificati.
Così si era ritrovata seduta davanti alla porta, una mano a sorreggersi la guancia, in attesa che le persone all'interno della casa riuscissero a disfarsi di quell'affare.
Nel caos di sedie ribaltate, botte, ante che si aprivano e chiudevano, urla ed elettrodomestici impazziti, era riuscita a distinguere tre voci: due femminili e una maschile; una delle due voci femminili, nelle grida generali, parlava con tono pacato, quasi divertito.
Gli altri due, invece, erano alquanto agitati.
Tutte e tre le voci le erano parse giovani; l'uomo e la donna tranquilla avevano voci più mature di quella della ragazza che aveva ipotizzato di sradicare termosifone e tubi, ma nessuno di loro doveva superare i venticinque anni neppure per sbaglio - almeno, a sentirli parlare e urlare.
Sbadigliò, e stavolta si ricordò di coprirsi la bocca.
Aveva provato a bussare. Ovviamente, era stato tutto inutile - e non poteva dar loro torto.
"Che noia..."
Un boato.
Si ritrasse, il cuore impazzito, gli occhi talmente sgranati da far male: una delle finestre alla sua destra era esplosa in una mitraglia di vetri e un affare si era riversato nella radura.
"Che cos-" si spalmò contro la porta, i talloni puntati nel terreno.
Un blob.
Un grosso blob marrone chiaro con le spine.
Se le si fosse scagliato addosso, avrebbe potuto inglobarla tre volte senza problemi.
"Mai. Dire. Che. Ti. Annoi." se lo ripromise, e artigliò la porta alle sue spalle.
- DOBBIAMO IMPEDIRGLI DI FUGGIRE! -
Qualcuno uscì dalla finestra distrutta con un balzo e, in due falcate, fu vicino al blob, qualcosa in una mano stretta a pugno, l'altra serrata attorno ad una bottiglia di Coca Cola ancora quasi del tutto piena.
Il qualcuno gettò il qualcosa nella bottiglietta e la scagliò verso il blob; un istante dopo, l'affare fu avvolto da una fiammata schiumosa, nell'aria si diffuse il suono dello sfrigolìo delle bollicine.
"... fiammata schiumosa?" Miku sbattè le palpebre: erano indubbiamente fiamme ed erano indubbiamente porose e vaporose come schiuma.
"Oh, beh, finché lo tengono fermo..." guardò il blob, immobilizzato dalle fiamme schiumose.
Di tanto in tanto, qualche parte sembrava allungarsi per cercare di passare tra le fiamme, salvo poi ritirarsi subito; il blob provò ad allungarsi anche verso l'alto, ma la barriera di fuoco-schiuma pareva bloccarlo anche da lassù.
- Ottimo lavoro! - un'altra persona sbucò dalla finestra, scendendo con un po' più di difficoltà: - E ora? -
- Non sono riuscita a tirare giù le tende, ma ho un'idea migliore! - la prima persona, la ragazza, afferrò un sacchetto appeso alla cintura e vi infilò una mano. Si riavvicinò al blob, il passo deciso.
- Io ti estinguo, affare indefinito! - pronunciò, solenne, per poi gettargli contro una polverina.
All'istante, il blob si ritirò fino a diventare una palla, sempre più piccola, sempre più piccola, fino ad implodere definitivamente.
E rimasero solo le fiamme schiumose.
O forse no, perché sparirono anche quelle dopo pochi secondi.
- Uff! - la ragazza si passò una mano sulla fronte: - E' stata dura, ma ce l'abbiamo fatta! -
- Bravissima! - l'uomo applaudì, nonostante l'evidente impedimento dell'aspirabriciole che aveva in mano.
- Grazie, grazie! - lei rise: - Però è quasi finita. - accennò al sacchetto: - Dovremo grattugiare altro aglio. -
- Ma certo! -
- E dovremo anche far riparare la finestr- - la ragazza si bloccò.
Aveva dei grandi occhi azzurri e Miku era finita con l'incrociarli.
"Oh. Si sono accorti di me."
- Povera signorina! - l'uomo accorse, visibilmente preoccupato: - Siete ferita? Quell'affare vi ha fatto qualcosa? -
- No, no, tutto a posto! - "I vetri mi hanno inquietata di più."
L'uomo le porse la mano, lei accettò e si rialzò. Fu felice di constatare come non fosse paralizzata dalla paura o qualcosa del genere.
- Un'ospite! - la ragazza apparve al fianco dell'uomo, con un gran sorriso: - Chi sei? Non ti ho mai vista da queste parti! -
Ad averla così vicina, in effetti, quella ragazza sapeva un po' di aglio. Doveva esserle caduta addosso della polvere d'aglio, durante l'esorcismo. Però non era un cattivo odore. Era più un retrogusto.
- Sono Michelyne Alice Lydia Fairsound. - fece una piccola riverenza: - O solo Michelyne o solo Miku. - aggiunse, nel vedere gli sguardi sconvolti di entrambi: - Cercavo la Cuoca. - guardò la ragazza: "O lei è un'assistente, o..."
- Sei nel posto giusto! - quel sorriso si allargò ancora di più: - Hai intenti omicidi verso la Cuoca? -
- Cos- No! -
- Allora entriamo, non rimaniamo qui fuori! - la ragazza abbassò la maniglia della porta e quella si aprì come se nulla fosse.
"Giusto. Qui hanno qualche problema con le serrature." ci pensò: "... però non mi sarebbe sembrato carino entrare in casa altrui con i proprietari ancora dentro.".
- Nondimeno, dovresti almeno lavarti le mani e la faccia. - commentò l'uomo, serafico.
- Cosa vorresti dire? - il sorriso svanì, la ragazza assottigliò gli occhi.
- Sai d'aglio. -
- Almeno nessun affare mi si avvicinerà! -
- Neanche la nostra ospite, se è per questo. -
- Ma verament- -
- Oh, giusto! Che maniere! - tornò a sorridere: - Scusami un minuto. - e si dileguò nel corridoio, lasciandola lì nel mezzo del salotto semidistrutto.

La porta d'ingresso dava su una graziosa saletta rotonda, con un tavolo che presumibilmente di solito non si trovava sopra il camino nell'angolo a destra, le sedie che magari gli erano intorno e non avevano sfondato la porta a sinistra e un lampadario di campanule di vetro attaccato dritto e senza una pendenza così estrema.
Il tappeto rosso, invece, era piuttosto sicura stesse per terra così come lo vedeva.
- Perdonate tutto questo disordine... - l'uomo sospirò, scavalcò le sedie ed entrò nella stanza a sinistra, salvo riuscirne un secondo dopo senza l'aspirabriciole: - Gli esperimenti di mia moglie sono spesso imprevedibili. -
"Moglie?" impedì alla mandibola di schiantarsi al suolo con gran forza di volontà: "Ma... quanti anni hanno...? Quanti anni ha quella ragazza...?"
Guardò meglio l'uomo, intento a recuperare il tavolo e a rimetterlo al centro della stanza, magari più verso il muro opposto che verso la porta d'ingresso: i venticinque anni avrebbe anche potuto averli, ma non di più; era abbastanza più alto di lei, almeno due spanne e mezzo, ed era quasi tutto marrone scuro - capelli, occhi, montatura degli occhiali, cintura, pantaloni e scarpe - tranne che per la camicia, bianca, con le maniche arrotolate.
Per la prima volta da quando era arrivata lì, Miku vide qualcuno con un aspetto normale.
Lo trovò straniante.
Si rese conto di starlo fissando, mentre lui si dava da fare per risistemare tutto, e lei se ne stava impalata davanti alla porta.
- Ehm... - borbottò: - Chiudo. -
Il: - Sì, grazie! - arrivò quando lei aveva già chiuso.
Tornò a guardare la stanza: il tavolo era al centro, con su una tovaglia candida e un vaso di cristallo con delle camelie bianche; ai lati, le due sedie, con dei cuscini rossi; notò solo allora la credenza dall'altro lato, piena di servizi da the, vasi di porcellana, matrioske e conchiglie giganti.
L'uomo aveva recuperato una scala da nonavevaideadove e stava rimettendo su il lampadario.
- Aaah, sei sempre così veloce! - la ragazza riapparve dal corridoio di destra, inondando il salotto di profumo di sapone: - Sei davvero bravissimo! - Miku non riuscì a vedere la reazione dell'uomo, perché lei le si parò davanti: - Posso chiamarti Miku? -
- Certo! -
Doveva avere la sua età. O, almeno, non poteva avere più di diciassette anni. In caso contrario, se li portava straordinariamente bene.
Oltre agli occhioni azzurri, aveva i capelli verde fluo, fino alle spalle, arricciati sulle punte.
Ed era vestita di arancione: stivali, pantaloncini, giacchetta e occhialoni da aviatore in testa. Il top che esibiva la sua terza, invece, era solo verde evidenziatore.
Se anche non le si fosse parata davanti, non era esattamente una ragazza in grado di passare inosservata.
- Bene, Miku. Io sono Gumi, lui è mio marito, Kiyoteru. - lo intravide fare un cenno col capo: - E questa è la casa della Cuoca. Cosa desideri? Cibo standard? Qualche servizio particolare? Pubblico, privato? Festa in grande, festa piccola, cena, take-away? Il cibo da fast-food lo facciamo in due minuti, per le torte a sedici piani bisogna aspettare un po' di più. -
- Ehm, no... - portò le mani avanti, era sicura di avere un sorriso piuttosto tirato: - Niente di tutto questo... -
- Oh... - Gumi annuì, lentamente: - ... qui però possiamo fare solo afrodisiaci, non trattiamo di veleni. -
- No, neanche questo! - sentì le guance di colpo calde: - Mi ha mandato Kaito! - decise di dirglielo: "Esperimenti... veleni..."
- Oh, Kaito! - l'altra giunse le mani, le sopracciglia sollevate: - Quanto tempo è che non lo vedo! -
- Tre giorni, credo. - Kiyoteru scese dalla scala, il lampadario di nuovo dritto.
- Sei una sua ospite? -
"... mi sta chiedendo se è stato lui a darmi il fantomatico invito?" si trattenne dal mordersi il labbro: - No, mi ha solo detto che, se avessi avuto bisogno di un posto in cui riposare, sarei potuta andare dalla Cuoca... - "Vi prego, non indagate oltre.".
- Oh, ma certo! - Gumi strinse i pugni, lo sguardo deciso, come di trionfo: - Rimani pure quanto vuoi! Di solito, la gente viene qui solo per il cibo, poi se ne va! -
- A noi fa piacere avere ospiti. - Kiyoteru sospirò: - Anche se non ne riceviamo molti. -
"Ho come l'impressione che gli esperimenti di Gumi c'entrino qualcosa." - Devo temere qualche altro affare? - s'informò, giusto per sicurezza.
- Oh, no, no, tranquilla, tutti i miei esperimenti sono sotto controllo! -
"... devo fidarmi...?" scelse di stare comunque attenta.
- Vado a prepararti la camera, allora! - Gumi agitò entrambe le mani e si dileguò in un istante, di nuovo nel corridoio.
- Io vado a sistemare la cucina. Con permesso. - con un sorriso di scuse, Kiyoteru andò nella stanza a sinistra - la cucina, il luogo principale della casa, forse.
E lei era di nuovo rimasta lì da sola.
"Ma..." si guardò intorno: "... io avevo sentito tre voc-"
E tutto si bloccò.
Era sicurissima, al cento per cento, al mille per mille, al diecimila per diecimila, a numero naturale qualsiasi per numero naturale qualsiasi che prima, davanti al camino, non ci fosse nessuno. Ed era anche sicurissima, con la stessa matematica certezza, che nessun altro fosse entrato - né dalla porta d'ingresso, né dalla cucina, né dal corridoio.
L'alternativa era che quella donna si fosse calata dal camino.
Però non era Babbo Natale, e non era neanche la Befana.
A prescindere da cosa fosse, sarebbe volentierissimo rimasta a guardarla per ore e ore.
A lei non sembrava dispiacere.
In caso contrario, non avrebbe ghignato in quel modo.
Miku si avvicinò - non vedeva perché non farlo - fino a ritrovarsi quasi a calpestare lo strascico nero della sua gonna. Ma non avebbe calpestato lo strascico nero della sua gonna - che tra l'altro non era neanche nero, ma rosa scurissimo, tanto scuro da sembrare nero.
A quella donna doveva piacere molto il rosa.
E Miku sentì un'improvvisa simpatia per il colore rosa.
Non si era mai soffermata a riflettere sulle meraviglie cromatiche del rosa, di quanto fosse perfetta l'unione del rosso e del bianco, della lava e delle nuvole, della fragola e della panna, della ciliegia e dello yogurth, del gelato all'amarena o delle rose rosa, anche delle rose rosa nel gelato all'amarena, oppure del- La donna si mosse.
Si destò dalla sua posizione sdraiata di lato e si mise seduta, le gambe candide elegantemente piegate a terra, i lunghi capelli rosa che ricadevano sulle spalle scoperte, fino alle mani nascoste dai mille strati della stoffa rosa delle maniche.
Aveva degli splendidi occhi azzurri e delle splendide labbra rosse.
E una quinta in un corsetto.
E una catena.
Perché quella donna aveva un collare.
E delle morbide orecchie feline che spuntavano tra i capelli, e una lunga coda striata di rosa che usciva dalle pieghe della gonna.
- Apri pure il cassetto. -
Era sua la terza voce. A sentirla più da vicino, era ancora più bella.
Si sarebbe più che altro sdraiata davanti a lei per fissarla e ascoltarla per ore.
- Cassetto...? - si accorse dopo di averlo detto. Lei neppure l'aveva pensato. La bocca andava per conto suo.
- Ci sono i tovaglioli. - quelle labbra si curvarono ancora di più.
- Tova...? -
- Stai sbavando. -
- Sba- COSA? -
Quando si portò le mani alla bocca, si sentì esplodere, implodere, sbalzare via e sprofondare nel pavimento.
Corse a prendere un tovagliolo - e, in effetti, nei cassetti della credenza c'erano dei tovaglioli - e provvide a cancellare qualsiasi traccia di figuraccia.
"Gumi e Kiyoteru non sono qui." si pulì per la terza volta: "Ho ancora una dignità!".
Tornò a guardare la donna.
Si ripremette il tovagliolo contro la bocca: "Prima lo Shota Usamimi, ora la Gnocca Nekomimi."
Un brivido.
A pensarli insieme, sentì l'improvvisa voglia di abbracciarli entrambi.
Con fini diversi.
In fondo, quella donna dava una generica sensazione di morbidezza solo guardandola.
- Stai tranquilla. Succede spesso. - non sembrava affatto turbata.
Miku sentì una punta di stizza: "... spesso? Ci sono altri?".
- Gumi sta tornando. - parlava con assoluta calma: - E spero tu non abbia voglia di riflettere con te stessa. -
- Eh? -
- Preparata! - Gumi sbucò dal corridoio, sfregando le mani: - Seguimi, Miku! Ti mostro la tua stanza! -
- Sì... -
Tornò a guardare la donna.
Ma, davanti al camino, non c'era più nessuno.

Il fantomatico corridoio a destra dava al bagno e ad una scala; l'intero piano superiore era occupato dalle camere da letto. Ce n'erano almeno cinque.
- Quella laggiù... - spiegò Gumi, indicando la porta più in fondo: - ... è la mia e di Kiyoteru. Quella immediatamente accanto... - spostò l'indice: - ... è di nostra figlia, Kokone. -
- Figlia? - Miku non riuscì a trattenersi: "Quanti anni hanno?"
- Ma è una bimba tranquillissima, te l'assicuro! - come spinta da una forza superiore, Gumi trotterellò proprio verso la camera di Kokone: - Piange di rado, quasi mai di notte! - entrò, ma Miku ritenne opportuno fermarsi sulla soglia.
Provò quasi sollievo nel notare un lettino con le sbarre e un fasciatoio: "Almeno la bimba è piccola.". Se avesse trovato un'adolescente, si sarebbe inquietata.
Riusciva persino a vederla, Kokone, oltre le sbarre bianche: dormiva beata, come se fino a dieci minuti prima non ci fosse stato un affare geneticamente modificato intento a distruggerle casa.
"... forse si è solo abituata." aveva l'impressione che incidenti del genere non fossero poi così rari.
Vide Gumi chinarsi su di lei, la mano ad accarezzarle i capelli castani.
Una stretta al cuore.
"Tornerò domani mattina. Presto. Così mamma e papà non si preoccuperanno. Magari neppure se ne accorgeranno!" strinse i pugni, trasse un profondo respiro: "Sì. Posso farcela. Sarà solo un rapido incontro con la Regina. Poi mi farò riaccompagnare a casa.".
- Pare non si sia svegliata. - la conosceva da pochi minuti, ma le sembrò strano sentire Gumi parlare a bassa voce: - Meglio così. - uscì, Miku la seguì.
E non riuscì a non notare lo strano sorriso che aveva: non quello allegro che aveva sempre sfoggiato, era più... dolce? Le illuminava gli occhi di una luce particolare.
Si riscosse quando vide l'altra dirigersi verso la stanza più vicina alle scale: - Questa è la tua camera! - Miku la raggiunse ad ampie falcate: - Spero ti piaccia. -.
La porta fu aperta e Miku entrò nella "sua" stanza: bianca, come quella di Kokone, con due letti singoli ai lati, una finestra nel centro, proprio sopra un comodino e un vasetto di camelie bianche. Sulla parete di destra c'era un armadio, sulla sinistra della porta una cassettiera e uno specchio. Ad illuminare tutto, un lampadario di campanule.
Che non illuminava niente perché era spento, e sarebbe stato stupido accenderlo alle presumeva tre-quattro del pomeriggio.
- E' carinissima! - giunse le mani, sincera: - Grazie mille! - si voltò e le sorrise: "Che bello! Ho incontrato tante brave persone tutte di fila!".
- Di nulla! - trillò Gumi, il suo sorriso era tornato quello di sempre: - Rimani tutto il tempo che vuoi! -
- Oh, credo rimarrò una notte soltanto. - si avvicinò al letto di sinistra: - Vorrei- - si bloccò. Cercò di formulare bene la frase: - -fare ciò per cui sono venuta qui. -
- Giusto, giusto. - Gumi annuì, e richiuse la porta. Alle sue spalle. Per poi sedersi sul letto di destra: - Dunque, Miku... - intrecciò le dita: - Cosa ti porta qui? - tuffo al cuore - Dove sei diretta? Chi è che ti ha invitata? - "Urgh." - Comunque, permettimi di dirlo, ma chiunque ti abbia invitata è davvero un maleducato irresponsabile. -
- G-già... - sforzò una risata, che risultò poco credibile anche a lei: - E' che ha molto da fare... - "Devo dare informazioni a caso? E' meglio se non dico niente? Ma così sarei ancora più sospetta..."
- Sì, sì, dicono tutti così. - Gumi sventolò una mano, lo sguardo di sufficienza: - Appena lo trovo, devo fargli un discorsetto. -
- Ma non sai neppure chi sia... - era indecisa se mordersi la lingua, tacere o fingere uno svenimento improvviso: - Potrebbe essere una persona molto potente, e tu potresti finire nei guai, e- -
- Oh, andiamo... - di nuovo il sorriso. Ma era più un ghigno. Non come quello della Gnocca Nekomimi, però. Sembrava più il ghigno di una persona sicurissima di sé: - Se così fosse, ti avrebbe mandato una scorta, o qualcosa del genere. E poi, non ho nessun problema a parlare con i potenti. -
"Sono piuttosto sicura che quel 'parlare' non intenda l'atto di comunicare verbalmente in modo civile."
- Beh, tu stessa devi essere una persona molto rispettata. - decise di sedersi anche lei, sul letto di sinistra, che iniziava a sentirsi un po' stupida a stare in piedi: - Svariate persone mi hanno parlato della "Cuoca"... -
- Oh, ma io non sono la Cuoca. -
- ... ah, no? -
"Che sia... la Gnocca Nekomimi?" il cuore sobbalzò e il petto si fece rovente, neanche fosse finito con lo schiacciare il bottone di una stufa.
Gumi tornò a sorridere come al solito: - No, è Kiyoteru! -
- ... Kiyoteru? - Miku sbattè le palpebre: - Ma lui non è un uomo...? -
- Stessa cosa. - la vide alzare le spalle: - Il ruolo è quello della "Cuoca". Non è che si può star sempre a cambiare genere solo perché a rivestirlo è un uomo! E poi, le notizie viaggiano talmente lente che si finirebbe per avere solo equivoci. Pensaci: se si iniziasse a parlare di "Cuoco", la gente si chiederebbe se qualcuno non abbia spodestato la Cuoca, se non abbia preso il suo ruolo con la forza! E allora, tutti si precipiterebbero qui, e il povero Cuoco, che invece è una persona onestissima, si ritroverebbe preso a botte e a male parole solo per un malinteso! - scosse la testa: - Sarebbe davvero una cosa orrenda! -
- Orrenda, senza dubbio... - "Questa cosa non ha nessun senso.": - Ma... - le tornò in mente: - ... gli esperimenti con il cibo non sono tuoi? -
- Certo! - il ritratto della soddisfazione: - Kiyoteru mi ha insegnato a cucinare, io gli ho insegnato ad essere più creativo! Quindi, faccio esperimenti sia perché mi piacciono sia per farlo diventare ancora più creativo! -
- E' una cosa molto bella! - "Finché non si finisce con l'avere affari che spaccano le finestre e rivoltano mezza casa. O la Cantarella.".
- Vero? - Gumi annuì da sola alle sue parole.
- Quindi, tu sei la sua assistente. L'Assistente della Cuoca. - "Forse sto cominciando a capirci qualcosa...?"
- Puoi vederla così, se ti fa piacere. Però no, la gente mi conosce semplicemente come Duchessa. -
Quasi si strozzò con la saliva: - D-Duchessa? -
- Gumi Megu, Duchessa di Rossovetro. - con un gesto teatrale, si ravviò i capelli: - Ma preferisco essere chiamata Gumi e basta. E invece tutti si riferiscono a me come "Duchessa". -
- Io ti chiamerò "Gumi". -
- Grazie! <3 -
Le era parso di percepire un cuoricino alla fine della frase.
"... una duchessa. Una duchessa vera!" sbattè le palpebre: "Forse anche lei ha un castello? Un castello vero, in cui potrebbe vivere? Oh, ma..."
- Per caso, conosci il Duca di Venomania? -
Le sembrò che la stanza fosse precipitata al Polo Sud. Forse, di lì a poco, la porta si sarebbe aperta e sarebbe entrata una processione di pinguini.
Persino l'espressione di Gumi si era congelata: - Sì. Lo conosco. Da molto. - parve riprendersi, distolse lo sguardo. Sembrava pensierosa, gli occhi ridotti a fessure: - Ovvio, se è entrata deve aver incontrato Gaku-chan... -
- Gaku-chan...? -
- Aspetta. - tornò a guardarla, quasi si fosse appena ricordata di una cosa di fondamentale importanza: - Ma come sai che Gaku-chan è il Duca di Venomania? -
- Ehm... me l'ha detto. - aveva l'impressione che Gumi non avrebbe gradito quella risposta.
Difatti non la gradì.
O meglio, si alzò di scatto e le afferrò le spalle, la scosse con violenza, il viso ad un centimetro dal suo, gli occhi sgranati: - Non l'hai seguito al suo castello, vero? Vero? -
- N-no, a-anche s-se me-me l'aveva pro-proposto! - non aveva mai considerato quanto potesse essere difficile parlare con qualcuno intento a shakerarti.
- Oh, bene! - la lasciò di botto, e Miku quasi cadde all'indietro: - Per un attimo, ho temuto avesse ricominciato... -
- Ricominciato? -
- No, nulla, tranquilla. - come se nulla fosse, si scostò la frangia dalla fronte e si rimise seduta: - Gaku-chan ha creato un po' di caos, in passato. -
- E' per questo che è finito a fare il portinaio? -
- Esattamente. -
"Chissà cos'è successo..." ci pensò: "... anche Kaito aveva parlato di problemi, però a causa della Cantarella. Forse lui e Gakupo Kamui sono collegati...?".
- Ma in questi ultimi anni si sta comportando bene, quindi va tuuuutto bene! - Gumi giunse le mani in grembo, di nuovo con un sorriso.
La stanza era tornata ad una temperatura normale.
- Ma non parliamo di me, di Gaku-chan o delle cose successe in passato. - "Speravo di averla distratta." - Tu, Miku. Dove devi andare? -
- Vorrei incontrare la Regina. - confessò.
Stavolta erano state sbalzate al Polo Nord. Forse dalla porta sarebbero entrati degli orsi polari. Magari avrebbero persino bussato.
- Speravo in qualcuno di più interessante. - una leggera risata, piuttosto tirata: - E la trovi una buona Regina? -
- Oh, non l'ho mai incontrata. -
- ... - Gumi sbattè le palpebre: - Capisco. - il sorriso ritornò, la stanza tornò della sua temperatura naturale: - Buona fortuna, allora! -
- Ehm, grazie...? - "... mi sento un po' inquieta.": - Puoi dirmi com'è? -
- La Regina? -
- Sì. -
- No. -
- Eh? -
- Lo vedrai da sola. - Gumi accavallò le gambe: - Diciamo che non sono tra le persone più idonee a parlarti di lei. Anche se sono senz'altro più idonea di qualcun altro. -
- Qualcun altro...? -
- Non te ne devi preoccupare. Il castello della Regina non è poi molto lontano da qui. Dovresti arrivarci facilmente. -
- D'accordo... - "Ora sono inquieta."
- Ti accompagnerà la persona che ti ha invitata o andrai da sola? -
"... domanda difficile." - Nnnnnon saprei... - solo in quel momento capì quanto potessero essere belle le camelie. Come aveva potuto ignorarle per così tanto tempo?
- Non posso neppure farti accompagnare... -
Miku tornò a guardare Gumi: sembrava seriamente dispiaciuta.
- Eh? No, no, non ce n'è bisogno- -
- Io preferirei non avvicinarmi troppo, Kiyoteru è impegnato... -
- A proposito. - le tornò in mente: - Ma... quella ragazza nekomimi... - la voce si affievolì: "Se sapessi il suo nome, forse potrei evocarla?"
- Eh? Il gatto, dici? -
- ... gatto? -
- L'unica cosa che si avvicina ad un gatto, in questa casa, è Luka. -
"Luka." era un nome bellissimo. Era persino di quattro lettere, come il suo, e la penultima era una K.
"Ma tu ti chiami Mich-" mise a tacere quella strana vocina e tornò a concentrarsi sul nome di Luka - ma era ovvio, non poteva che avere bello pure il nome.
- E Luka è il nostro gatto. -
- Avete dei gatti bellissimi, qui... -
- E' una Cheshire purosangue. L'unico problema è che tende a sparire e apparire a caso. -
- Contribuisce al suo fascino misterioso... -
- Se non altro, ha messo di sputare palle di pelo e ha imparato ad usare la doccia. -
"Watashi no... watashi no... watashi no fucking!"
- ... Miku, vuoi che ti presti una tovaglia...? -
- Eh? -
- Credo che il tovagliolo non basti più. -
- ... ho problemi di salivazione. Da sempre. Mi dispiace. -
- Davvero un brutto problema. -
- Indubbiamente. -.

La chiacchierata era finita non sapeva bene come sul modo più artistico di disporre le mollette sui panni stesi.
Gumi era una ragazza simpatica, nonché una bravissima persona. Sembrava a tutti gli effetti una sua coetanea ma, quando aveva provato a chiederle quanti anni avesse...
- Non si chiede l'età ad una signora! -
- Signora...? -
Gumi aveva gonfiato le guance: - Non mettermi in imbarazzo! -
- Oh, ehm, okay...? - aveva deciso di rinunciare.
A ben pensarci, non le sarebbe sembrato poi così strano scoprire che lei avesse cento o duecento anni. Tuttavia, se la risposta fosse stata qualcosa tipo "trenta", sarebbe seriamente stata turbata a vita.
- Kiyoteru avrà finito di sistemare la cucina! - Gumi sorrise e si alzò: - E poi, sono quasi le sei e mezza, inizia il periodo della cena! -
- Le sei e mezza? - "Il periodo della cena?"
In realtà, avrebbe voluto ripetere la seconda frase e pensare la prima, ma tant'era. Guardò fuori dalla finestra: "... in effetti, il sole è tramontato..." ci pensò: "Da quanto...? Non me ne sono neppure accorta..." alzò lo sguardo: "E il lampadario quando si è acceso...? Chi l'ha acceso? Forse è impostato per accendersi a prescindere ad una certa ora...?".
- Dalle sei e mezza, la gente inizia a cenare. - spiegò Gumi - forse aveva capito cosa intendesse chiedere -, avviandosi verso la porta: - C'è chi cena alle sette, chi alle otto, chi alle nove... però c'è anche chi cena alle sei e mezza, quindi possiamo dire che è intorno a quell'ora che inizia il periodo della cena! -
- Wow... - Miku la imitò, seguendola nel corridoio: - E il periodo del pranzo quando inizia? E quello della merenda? E quello della colazione? -
- Beh, dipende se vuoi usare il Sistema dei Grandi Pasti o il Sistema Decimale dei Vari Pasti. -
- Facciamo prima quello dei Grandi Pasti! -
- Okay! Allora, il Sistema dei Grandi Pasti è molto semplice: si divide in periodo della colazione, periodo del pranzo, periodo della merenda, periodo della cena e periodo di buco. -
- Periodo di buco? -
- E' quello in cui si presume la gente dorma. Le ore notturne. Da mezzanotte fino alle quattro e mezza circa, quando inizia il periodo della colazione. Nel Sistema Decimale dei Vari Pasti, invece, sono contemplati anche due, eventualmente tre, spuntini notturni. -
- Sembra una cosa così complessa... - "Perché non ci fanno studiare questo, invece di quelle cose- a proposito, ma cosa studiamo, noi? Non so neppure che argomenti abbiamo fatto, di matematica e fisica...".
Intanto, Gumi aveva recuperato Kokone ed erano scese nel salotto.
Era spuntata una terza sedia e la tavola era stata apparecchiata: tovaglia verde acqua, tovaglioli verde acqua, bicchieri di cristallo, forchetta e coltello che sembravano usciti da un corredo matrimoniale - e probabilmente era così. Al centro, intorno al vasetto di camelie, cinque caraffe: acqua naturale, acqua frizzante, Coca Cola, aranciata, Sprite; in tre brocche più piccole, quelli che Miku, annusando, riconobbe come the alla pesca, the al limone e the verde.
- Wow! - giunse le mani, incantata: - Sembra di stare in un albergo di lusso! -
- Grazie. - Kiyoteru apparve dalla cucina: - Il verde acqua è in vostro onore. -
- Oh! - "Già, sono tutta verde acqua... e bianca! Sono anche un po' bianca! E azzurra! Sugli occhi!" trotterellò intorno al tavolo, il cuore che le batteva forte, le guance calde: - Davvero è in mio onore? Grazie! -
- L'ho detto, ci fa piacere avere ospiti. - Kiyoteru sorrise, come se prima fosse serio: - Speriamo che anche la cena sia di vostro gradimento. -
- Non ti dispiace cenare ora, vero? - chiese Gumi, di colpo preoccupata: - Noi mangiamo sempre all'inizio del periodo della cena e sparecchiamo all'inizio del periodo di buco... -
- Nessun problema! - Miku sventolò una mano: - Oggi non ho mangiato molto. - "A parte dolcetti, succo di negi, yogurth e uno scoglio.".
- La persona che ti ha invitata è proprio cafona! - Gumi scosse la testa: - Neppure si premura di farti avere un po' da mangiare! -
- Ehm... - "Tipregononchiedermi-"
- Finisco di preparare. - la voce di Kiyoteru al suo fianco giunse come una luce di salvezza: - Tu puoi occuparti della musica. -
- Ma ceeeeeeerto che mi occupo della musica, chi altri se non io? -
Miku avrebbe anche approvato un sottofondo musicale alla cena, ma il vedere Gumi afferrare due sedie e trascinarle distanti dal tavolo l'aveva ammutolita.
Afferrare due sedie con una mano, l'altra che ancora reggeva Kokone, per la precisione.
- Bene! - lei si voltò a guardarla, l'espressione decisa: - E ora- -
- Prendo io la piccola. -
Il cuore di Miku partì per l'universo.
Luka era apparsa alle spalle di Gumi e, con tutta la delicatezza del mondo, le aveva sfilato Kokone dalle mani, per poi andare a sedersi davanti al camino, con un unico movimento aggraziato.
Ma Luka era tutta aggraziata. Persino i suoi capelli leggerissimi si muovevano in modo aggraziato, quando si sedeva o si spostava.
Incontrò i suoi occhi azzurri.
Sentì il bisogno di affondare di nuovo la faccia nella tovaglia rossa che Gumi le aveva recuperato - e non vide perché non farlo.
- Dicevamo! - con un salto, Gumi fu su una sedia: - One Two Three Four! -
Saltando e atterrando non fece alcun tonfo, anzi, una strana musica iniziò a diffondersi nella casa. Miku riemerse dalla tovaglia, si guardò intorno: "Da dove viene questa musica...?".
- Al tempo di un "Pronti? Ai posti, via!"... - la sua attenzione fu calamitata dalla voce di Gumi: - Correre, piena di entusiasmo! -
- Ah! - con una velocità assurda, l'altra era scesa, le aveva afferrato una mano e le aveva fatto fare una piroetta, per poi trascinarla per qualche metro: - Fai pure tutto quello che vuoi! - la musica era alquanto accelerata: - Link Ring Link finalmente è Ring Link collegato! - lasciò la tovaglia sulla sedia rimasta, Gumi saltò sulle due sedie: - Quindi, vieni piacevolmente trasportata dall'entusiasmo! Green! Green! Green! -
Saltò anche lei su una delle due sedie, sentiva il bisogno di muovere i piedi, e le braccia, e le mani.
- E, al segnale indicato, continuerò a correre, ancora! Continuerò a correre nel mio presente! -
Un leggero battito di mani; Miku si voltò, notando Kokone sveglia, intenta a battere le manine a tempo.
"Oh..." le sfuggì un sorriso.
- Hop! Step! Jumping! - quasi cadde quando Gumi le afferrò di nuovo una mano e saltò giù dalla sedia, portandosela dietro: - Salta in alto come hai sempre desiderato! -
- Stavo per cadere! -
- E forse mi beccherò un raffreddore, ma... - le vorticò attorno: - Blue! Blue! Blue! Mi volto verso la fine del cielo e sparo con una pistola giocattolo! - mani a formare una L, Miku non riuscì a non farlo: - Bang Bang! Bang Bang! - la musica si fece ancora più veloce, più ritmata, Gumi saltò prima su una sedia, poi sull'altra, poi a terra: - Pronti, ai posti, via! -
Qualcosa di pesante in una mano. Miku lo guardò: un mestolo rosso. Accanto a lei, Kiyoteru era apparso insieme ad un mattarello bianco.
- In alto il rosso! -
Miku piroettò, guardò il mestolo e lo sollevò.
- Tutti pronti! In alto il bianco! -
Kiyoteru fece un giro intorno al tavolo, il mattarello che roteava sopra di lui.
- E non abbassarli, rosso o bianco! - "Oh!" - Aumenta l'entusiasmo! -
Forse sarebbe stata una buona idea far mulinare il mestolo, quindi si mise a farlo; non paga, Miku lo lanciò, lo riprese al volo, lo lanciò di nuovo, fece una giravolta, riuscì a riafferrarlo per un pelo.
- Un euforico "vivace", un super caotico "dolce"! Hai ancora qualche dubbio? Tsk! - Gumi le passò accanto talmente tanto veloce da farle alzare le codine, e quasi farle perdere il mestolo che aveva di nuovo lanciato.
- Forza, cominciamo, matricola! Pa pa pa, al patchwork! - musica ritmata, la voce di Gumi lontana, vicina, lontana, il battito di manine, la porta della cucina che si apriva e chiudeva, Kiyoteru che passava, il mestolo che vorticava in aria e poi scendeva: - Que que que queste sono solo parole a caso! -
- Kalinka? - Miku non riuscì a fermare le labbra: - Malinka? -
- Freud? Keloid? -
Miku incontrò lo sguardo di Gumi: - Parade? Marade? -
L'altra sorrise - ghignò -, aprì le braccia e piroettò: - Tu ed io, rendez-vous? -
Qualcosa di tiepido le afferrò una mano. Quandò guardò, quasi rimase bloccata sul posto.
- Rendez-vous? -
Luka le piroettò attorno.
- Rendez-vous? -
E ghignava, mentre si allontanava da lei.
- E' un euforico "vivace", un dispettoso "viva & shake"! - si sentì di nuovo shakerata, Gumi le aveva afferrato le spalle, si riprese: - Corri e salta! - si ritrovò sulle sedie: - Forza, andiamo, Boys and Girls! -
- Sì! - Kiyoteru e Luka alzarono il mattarello e Kokone, Miku sventolò il mestolo.
- Pa pa pa parariraparura! -
Miku si buttò di nuovo sul pavimento, stavolta si lanciò, rotolò sul tappeto, le braccia alzate.
- Ra ra ra rarirure rolling! - Gumi saltò, e riuscì a scavalcarla: - Non è piacevole, entusiasmante e ritmico? -
Non riusciva a stare ferma. Afferrò una mano di Kiyoteru e vorticò insieme a lui.
- Sta diventando parecchio divertente, quindi... - di nuovo sulle sedie: - Ancora una volta! -
Miku lasciò Kiyoteru, afferrò il mestolo con entrambe le mani e girò attorno alle sedie.
- In basso il rosso! In basso il bianco! -
- Oh! - si affrettò ad abbassare il mestolo.
- In alto il rosso! - lo rialzò subito.
- Alza le mani! - abbassò le mani e il mestolo solo per poterle rialzare di nuovo.
- Alza un peperone! -
- Eh? - per fortuna, Kiyoteru aveva tirato fuori un peperone dalla tasca, quindi non c'era problema.
- Ti stai divertendo? - gli occhi azzurri di Gumi. Miku annuì, le guance tiravano tanto stava sorridendo.
- Ottimo, allora andiamo ancora oltre! - Gumi scese, le prese una mano, la alzò: - Uno, Due, Tre! -
- Let's go! - Kiyoteru e Luka alzarono il mattarello e Kokone, intenta a battere le manine.
- One, Two, Three! -
- Let's go! - Miku si unì al coro, alzò il mestolo.
- Un, Deux, Trois! -
- Let's go! -
Kiyoteru raggiunse Gumi, i due si presero per le mani e girarono in tondo.
- Yi, Er, San! -
- Let's go! -
Miku prese la mano libera di Luka, fece una piroetta. Quando incontrò i suoi occhi, la sua espressione non era mutata di un millimetro dal suo solito ghigno.
- Eins, Zwei, Drei! -
- Let's go! - tutti e quattro vorticarono.
- Non mi viene più in mente nient'altro! -
- Let's go! - anche la stanza stava iniziando a vorticare.
Gumi tornò su una sedia: - Andiamo e basta! -
- Let's go! -
- Carica al massimo! - Gumi alzò le braccia: - Andiamo!! -
- Yeee! - Miku spalancò le braccia, si unì al suo canto: - Fai tutto quello vuoi! Link Ring Link finalmente è Ring Link collegato! -
Gumi prese Kokone, Miku afferrò le mani di Luka: - Quindi, vieni piacevolmente trasportata dall'entusiasmo! -
Una massa di capelli rosa, di stoffa rosa, che piroettavano assieme a lei: - Green! Green! Green! E al segnale indicato continuerò a correre nel mio presente! E sparerò con la mia pistola giocattolo! - mani a L: - Bang Bang! Bang Bang! Bang Bang! Bang Bang! -
- Ancora una volta! -
- Bang Bang! Bang Bang! -
- Yeah! -
Le tempie pulsavano, il respiro era fin troppo veloce. Miku crollò a terra, a braccia aperte, la musica frenetica che andava sfumando. Prese una boccata d'aria, la risata di Gumi che prendeva il posto della musica: - E' bello vedere qualcuno che ti segue! -
- E con che mira! - ridacchiò Kiyoteru.
Come attratta da una forza invisibile, Miku guardò verso il camino: il mestolo era lì. Almeno, il camino era spento.
"Oh, ecco dov'era... quando è finito lì? Perché?".
- Oh... - la voce di Luka era troppo vicina.
Spostò appena lo sguardo: lei le era accovacciata accanto, le gambe candide belle in vista.
- La cena è pronta. -
- Ah! - Miku si rialzò di scatto - ma non riuscì a toccarle accidentalmente un ginocchio o una coscia: "Dannazione.".
La tavola si era riempita di cibo: uova con pancetta, piselli, ravioli al sugo, spaghetti in bianco, pennette ai funghi, una fila di sushi, un intero piatto di diversi tipi di formaggio, un altro pieno di salumi, patate al forno, purè, un barattolo di maionese, uno di ketchup, patatine fritte, fettine impanate, riso, involtini primavera, una fila di boccette di salse, hamburger...
Dovette sedersi per impedirsi di lanciarsi sul tavolo e divorare tutto ciò che sarebbe capitato vicino alla sua bocca.
- Prendi pure quello che vuoi. - Gumi sorrise, riportando le altre due sedie. Kiyoteru aveva recuperato un seggiolone: - Dopo volete anche i dolci? -
- Offio! - Miku annuì, le guance piene di fontina, mezzo involtino zuppo di salsa, una porzione di sushi e un numero indefinito di patatine fritte con ketchup e maionese.
- Bene, ora possiamo sederc- -
- Miaaaaaaaaao! -
Miku quasi si strozzò. Si voltò a guardare Luka e cercò di concentrarsi il più possibile sul vitto sulla tavola: era un broncio, quello. Stava in piedi, le braccia conserte, con un'espressione contrariata che era più adorabile che altro.
- Non ci siamo dimenticati di te, no. - Kiyoteru accentuò il sorriso: - Stavo solo finendo per Miku. Ora ti porto la cena. -
- Miaanyaa... - forse Luka l'aveva considerata una buona risposta.
"Oh..." si sentì sciogliere: "... che... kawaii... mangerà del pesce lì vicino al camino? O starà qui vicino al tavolo? Magari ha la ciotolina con il latte?".
E Kiyoteru arrivò con un carrello.
Un grosso carrello.
Con una damigiana di latte e una scatola d'alluminio di almeno un metro e mezzo per due.
- Mi raccomando, Luka. - come se nulla fosse, l'uomo posò la damigiana e la scatola accanto a Luka, messasi seduta vicino al camino: - Dopo, lavati le mani! -
Ma Luka aveva aperto la scatola e ne aveva estratto quello che era indiscutibilmente un pezzo di tonno. Un grosso pezzo di tonno.
Che sbranò in pochi secondi.
Poi prese la damigiana e ci si attaccò.
"..." Miku mandò giù quel che aveva in bocca e tornò alla tavola imbandita: "... quant'è carina!".
Doveva arrendersi.
Era il gatto più affascinante che avesse mai visto.

Si era lasciata cadere sul letto, distrutta dalle danze - le gambe le pulsavano a ritmo con la testa - e strapiena. Dopo quella cena, sarebbe potuta stare senza mangiare per almeno quattro o cinque giorni.
- Uh? Cos'è? - ricordava di aver preso un piccolo cilindro grigio apparso sul comodino, di averlo messo controluce, ma di non aver capito cosa fosse; aveva solo notato come sopra fosse bucherellato.
- Pepe. - aveva risposto Gumi, dalla soglia della porta: - Nel caso stanotte avessi voglia di pepe. -
- ... grazie...? - l'aveva rimesso dove l'aveva trovato.
"Anche se non mi è mai venuta voglia di pepe, la notte..." aveva chiuso gli occhi, lasciandosi abbracciare dal torpore. Sentiva le labbra tirare appena.
Tic Tac Tic Tac
Riaprì gli occhi, lentamente.
Buio.
Le linee dei mobili risaltavano nell'oscurità, bianche di luce lunare.
"Mh..." si mise seduta, una mano alla testa. Non si era neppure sciolta i capelli. Non si era neppure messa il pigiama, se era per quello.
"Sono proprio crollata..." ma, constatò, almeno non aveva mal di niente: sia testa che gambe stavano benissimo.
"Oh, beh." tornò sdraiata, richiuse gli occhi.
Dopo un tempo imprecisato, li riaprì. Non era riuscita a riaddormentarsi e stava iniziando ad ann-
"No, non devo dire di annoiarmi, no." si rimise seduta, guardò fuori dalla finestra: "Chissà che ore sono..." scese dal letto: "Devo essere andata a dormire verso le... sette? Otto? Ovvio che ora non abbia sonno..." sbattè le palpebre: "Se ho dormito le canoniche otto ore, dovrebbero essere le quattro del mattino...?" ricordò quanto le aveva detto Gumi: "Ma, se così fosse, non dovrebbero almeno essere scesi per preparare la colazione...?" andò alla porta, la aprì, tese l'orecchio.
Nessun suono.
Nessuno, neppure fuori.
Trasse un profondo respiro: "Magari posso andare a fare un giro qui intorno...?" uscì dalla camera, la richiuse con maggior delicatezza possibile: "Rimarrò entro la staccionata.". Quanto all'atto pratico dell'uscire, era sicurissima che la porta fosse stata lasciata aperta. Magari non spalancata, ma dubitava l'avessero inchiavata. Aveva questa sensazione.
Scese le scale, grata che non scricchiolassero; una volta nel salotto, gettò uno sguardo al camino: Luka non c'era.
"Chissà dove dorme..." inanellò una ciocca di capelli attorno ad un dito: "... forse ai piedi del letto di Gumi e Kiyoteru? O magari dorme in stanza con Kokone...?" sospirò: "Speravo di trovarla qui...".
Tutto era stato ripulito alla perfezione: sembrava non esserci mai stata alcuna cena - né nessun affare distruttore.
Andò alla porta, abbassò la maniglia. Era aperta. Era un genio. Uscì e la richiuse, piano, alle sue spalle.
"In questo posto dovrebbero fare un corso accelerato di sicurezza." camminò: "Che poi non si lamentassero se la gente entra senza permesso!" scosse la testa: "E no, la cosa dell'invito non funziona! Vedasi me!" annuì.
Notò qualcosa a lato, si voltò: il buco creato dall'affare era stato richiuso, la finestra era riapparsa. Con tanto di cartello: "Non toccare! Cemento fresco!".
"..." alzò le spalle e passeggiò per il... cortile? Giardino? Orto? Come avrebbe potuto definirlo?
"Uhm, giardino magari no..." le tornò in mente l'altro, di giardino, quello con la margherita killer: "... Ortortile? Cortilorto?".
Inspirò. A prescindere da cosa fosse il luogo in cui si trovava, aveva un buonissimo profumo. Un insieme di profumi diversi, di robe commestibili che stavano sotto terra, di fiori, di frutti, di terra.
Alzò le palpebre - non si era accorta di averle chiuse: le ombre degli alberi si allungavano per tutto lo spiazzo d'erba, le punte sfioravano la staccionata, i rami ritagliavano spazi bui tra i fili d'erba, e-
"Cosa-" si voltò: sopra un ramo, seduta elegantemente, la coda che ondeggiava sotto di lei, stava Luka, controluce.
Controluce, contro la luce di un corpo celeste, dunque quella era a tutti gli effetti una visione celestiale.
- Ti chiami Luka? - sapeva benissimo quanto fosse stupido chiederlo, ma non sapeva cos'altro dire: - Ho sentito Gumi e Kiyoteru chiamarti così... - sapeva benissimo anche quanto fosse stupido parlare a bassa voce ad una persona/gatto/Gnocca Nekomimi ad almeno sette metri di distanza verticale e chissà quanti in diagonale - forse sempre sette, Miku non ne aveva idea.
- Non è un mio soprannome. - la voce di Luka giunse alle sue orecchie limpida, come se le fosse davanti. Rabbrividì, e non di paura.
Poi, Luka scomparve.
Volatilizzata. Evaporata. In un istante.
- Ah! - Miku fece un passo avanti: - Asp- -
- Puoi chiamarmi così anche tu. -
Trasalì, si voltò: Luka era dietro di lei. Il cuore schizzò via, verso chissà dove.
- Tu puoi teletrasportarti! - boccheggiò, una mano al petto, giusto per controllare che il cuore non avesse lasciato buchi, partendo tanto velocemente: - Oppure... oppure puoi diventare invisibile e sei velocissima e- o- oppure ti teletrasporti, ma sei anche velocissima, e puoi diventare invisibile, o puoi diventare invisibile ma ti teletrasporti anche e- -
Luka ridacchiò, una mano davanti alle labbra.
Una mano, effettiva. Allora le aveva, sotto tutta quella stoffa rosa scuro. Miku aveva quasi creduto potesse rivelare delle zampe.
E invece erano mani, mani umane, candide, dalle dita affusolate.
- C'è chi mi chiama Stregatto, chi Gatto del Cheshire. Ma il mio nome è Luka. -
- Ti chiamerò Luka! - giunse le mani: - Luka! Luka! E' un nome stupendo! Te l'hanno mai detto? -
- Non è una frase a me nuova. -
- E... - deglutì, cercò un qualsiasi altro argomento: - ... è stata davvero una bella cena! Con canti e balli! Non pensavo ti saresti unita anche te! -
- Quel che tu pensi non corrisponde necessariamente alla verità. - aveva iniziato a girarle intorno. Quando abbassò lo sguardo, Miku notò come, ovunque guardasse, vedeva la sua lunga coda striata.
Si sentiva un po' imprigionata.
- Gumi e Kiyoteru sono stati davvero gentili! - sorrise.
- E hanno capito che sei senza invito. -
Gelo.
- Ah... ah, sì? - il sorriso si fece forzato.
- Povero Gakupo... - un'altra risata soffocata in una mano: - Addirittura allagare l'entrata e sfondare la porta. Non l'ha affatto presa bene. Credo provi una certa ostilità nei tuoi confronti. -
- Eh? - Miku sbattè le palpebre: - Come sai- -
- Lo so. - quel ghigno era tornato, lo sguardo azzurro era appena cambiato, velato di qualcosa di strano: - So del piccolo incidente con i fiori... -
- Ugh... -
- So che hai causato qualche problema al Bianconiglio... -
- Ehm... -
- Ma confesso che mi stupisce il tuo stupore nel vedere Gumi e Kiyoteru, tanto giovani, con una figlia piccolissima, mentre vedere il Re Bianco e la Regina Bianca, altrettanto giovani, con una figlia più grande di te non ti ha minimamente colpita. -
- Ah! - si passò una mano dietro il collo, non sapeva dove altro metterla: - Beh, ehm, ecco... Lì per lì mi è sembrato normale, ma a ripensarci- Aspetta! - tornò a guardare Luka, che ancora le girava intorno: - Come fai a sapere tutto questo? Mi leggi nel pensiero? - sentì il volto andare a fuoco: - A-allora s- sai co-cosa- -
- Non leggo nel pensiero. - la voce si era fatta un mormorio: - Lo so. - si fermò, finalmente. Davanti a lei.
Si chinò, il viso a due dita dal suo.
Miku s'impose di non crollare.
- In ogni caso, non serve saper leggere nel pensiero per sapere cosa stai pensando ora. -
- Credo che saper leggere nel pensiero, in casi simili, potrebbe terrorizzare più del rimanere nell'ignoranza e proseguire per ipotesi e impressioni. -
- Quel che tu pensi non corrisponde necessariamente alla verità. - l'aveva ripetuto, il tono più basso, il sorriso sinistro immutato: - So che mi avevi sentita, prima. Non farmi dire più volte la stessa cosa. -.
E, soprattutto, Luka era più alta di lei, di qualche dito, e tutto ciò che Miku vedeva erano i suoi occhi azzurri, le sue labbra, i suoi capelli morbidi e leggeri e le sue tette.
Aveva bisogno della tovaglia, o anche di un paio di manette per non fare cose inconsulte tipo confermare il suo sospetto circa la morbidità di Luka.
Improvvisamente, si sentì un'esperta di corsetti. Con un solo colpo d'occhio, aveva individuato la combinazione perfetta per tirare solo due lacci e far cadere tutto.
Deglutì. Doveva aver ingoiato qualcosa, altrimenti non si spiegava quel groppo alla gola.
E forse stava arrivando l'estate. Così, di colpo, a sorpresa. Era l'unica spiegazione sensata a quel caldo improvviso.
- Domani sarà un problema entrare nel castello della Regina... - un sospiro, e Miku realizzò quanto il petto fosse implicato in un'azione simile.
- A-as- Ah, sì? - conficcò le unghie nelle mani, strinse i denti.
- Non si entra senza invito. -
- Entrare, sì... -
Una risata. Un braccio andò a coprire parte della sua visuale, non per qualche moto di pudicizia, ma perché aveva riportato la mano davanti alle labbra.
- Al momento non puoi toccare. -
- Al momento? - Miku rialzò lo sguardo e quasi le parve strano vedere qualcosa di diverso da- "No, non ripensarci, non-"
- Sai... - una mano andò alle sue codine.
S'irrigidì di colpo.
- ... sono davvero felice che tu sia qui. -
- Eh? - gli occhi le facevano male, tanto li aveva sgranati.
Il ghigno di Luka si accentuò: - Stavo iniziando ad annoiarmi. -
- Ah...? -
- Tuttavia, non avere un invito ti impedirebbe di andare avanti. Quindi... - una busta rettangolare, stretta, davanti ai suoi occhi.
Miku la prese - le tremavano le mani, e non sapeva neppure lei per quale dei tanti motivi possibili.
La aprì, tirò fuori il cartoncino bianco al suo interno. Quando lo lesse, sentì un brivido lungo la schiena.

La sottoscritta Luka, Stregatto, Gatto del Cheshire
invita
MichelyneAliceLydia Fairsound
nel
Paese dello Specchio.


- I-Il mio nome... - farfugliò, incredula: - Il mio nome è scritto come dovrebbe essere! - il cuore doveva essere tornato, perché lo sentiva impazzire nel torace.
In fondo al cartoncino, quella che doveva essere la firma: cinque graffi. Era stracciato, sulla parte bassa.
Luka aveva senz'altro una firma molto brutale.
- G-grazie! - lo rimise nella busta, per evitare di perderlo: - Lo-lo terrò con la massima cura! - "Anche solo perché me l'hai dato tu!" lo mise nella tasca del grembiule, un pugno stretto al petto.
- Sarai scacciata, se non lo farai. - il sorriso di Luka sembrava normale. Ma il suo sguardo rimaneva strano.
- Ma... - un dubbio improvviso: - ... è valido l'invito da parte di un gatto? -
- Cosa vieta che lo sia? -
- Ehm... - abbassò lo sguardo: - Nulla, suppongo. Ma- - disse subito: - -dato che lo suppongo, non è detto che ciò sia necessariamente vero. Potrebbero dirmi che non è valido. -
- Ma tu non credi affatto che sia valido. -
- S-sì che lo credo! -
- Soltanto perché io ti ho detto di sì. -
Miku tacque.
- Io so tutto. Ma nulla mi vieta di mentirti. - tornò ad avvicinarlesi, e Miku trovò opportuno fare un passo indietro: - Potrei anche dirti di non starti mentendo, e mentirti nel dirtelo. Sta a te decidere se credermi o meno. -
- Io ti credo! -
- Tu saresti disposta a tante cose, pur di compiacermi. - di nuovo quel ghigno, e Miku non potè non rabbrividire: - Fai pure. A tuo rischio. -
- Ovvio! - portò le mani ai fianchi: - Domani andrò dalla Regina. E le mostrerò il tuo invito. Se mi diranno che non è valido, dirò che tu mi hai ingannata! -
- Povera fanciulla ingannata da un gatto. - una risata leggera: - Di solito, sono le volpi ad ingannare. E poi ci sono i lupi. Loro ingannano e mangiano. -
- Eh? -
Per tutta risposta, Luka riprese a girarle intorno, seppur a più distanza: - Hai sonno? -
- No... - Miku deglutì: "Non starà implicando...?"
- E hai intenzione di rimanere a girare qui dentro? -
- Beh, se uscissi, non saprei come tornare... -
- Ti basterebbe percorrere la stessa strada al contrario. -
"... nulla da obiettare.".
- Il fatto è che io non saprei neppure che strada prendere... -
- Dipende da dove vuoi andare. - i suoi occhi brillavano alla luce della luna. Non riusciva a non fissarli.
- Beh... - ci pensò: - ... non c'è nessun posto in particolare in cui vorrei andare, al momento, quindi non m'importa... -
- Allora non ti importa neppure prendere una qualsiasi strada. -
- Una strada che porti da qualche parte. - precisò.
- Non hai di che preoccupartene. - si fermò, lo sguardo nel suo: - Puoi arrivare ovunque. Devi solo partire. -
Miku annuì, piano.
Si sentiva agitata, e non capiva perché.
Non dipendeva tutto da quello. C'era anche dell'altro.
"Sono... emozionata...?" emozionata all'idea di scoprire cosa ci fosse là intorno: "Il sole non sembra dover sorgere a breve..." si sentì impaziente: "... chissà cosa c'è nei dintorni... dopo, mi basterà seguire la strada al contrario, come ha detto Luka! Però, prima..."
- Per curiosità, abitano volpi o lupi, nei paraggi? - "Non ho voglia di essere ingannata o divorata. Non da volpi o lupi, perlomeno.".
- Qui non abitano né volpi né lupi. - Luka sorrise.
- E chi abita qui, a parte gatti meravigliosi? - "Cosa sto dicendo."
- Lì... - indicò la casa di Gumi, Kiyoteru e Kokone: - Abitano la Cuoca, la Duchessa e la loro figlia. -
- ... grazie, lo sapevo. - "Sarei dovuta essere più specifica.".
- Lì... - aprì il braccio destro, percorrendo con la mano un intero semicerchio: - ... abita il Cappellaio. Lì... - aprì il braccio sinistro, percorse l'altro intero semicerchio: - ... abita la Lepre Marzolina. -
- Oh! Mi piacerebbe conoscerli! - ci pensò: - Però ora è notte... -
- Per loro, notte o giorno non fa alcuna differenza. - le labbra si curvarono di nuovo in un ghigno: - Fai visita a chi vuoi. Tanto sono matti entrambi. -
- Eh? - fece un passo indietro: - Allora non ci penso nemmeno! Perché dovrei far visita a dei matti? -
- Oh, ma non puoi non farlo. - si avvicinò, in un'ondata di stoffe e capelli: - Qui siamo tutti matti. -
- Cosa? -
- Anch'io sono matta. Anche tu sei matta. -
- Cosa? - sbattè le palpebre, scossa: - Come-come fai a dire una cosa del genere? D'accordo, è da quando ti ho vista che faccio i peggiori pensieri impuri su di te, ma- -
- Sei qui. - rispose Luka, pacata, senza perdere il suo ghigno: - Se non fossi matta, non saresti qui. -
"... in effetti, chi me l'ha fatto fare...?" scosse la testa: - E tu? Come fai a dire di essere matta? Tu qui ci sei nata, no? - "Credo, almeno.".
- Beh... - le si avvicinò di nuovo. Anche più di prima: - Un cane non è matto, no? -
- Nnnnon ho avuto occasione di incontrare cani matti, quindi non saprei... - portò entrambe le mani al petto, giusto per non farle finire casualmente a toccare cose a caso.
- I cani agitano la coda quando sono felici, e ringhiano quando sono furiosi. Io, invece, agito la coda quando sono furiosa, e ringhio quando sono felice. -
- I-io comincio a fare giravolte, quando sono molto felice. - una risata forse quasi isterica, ma non poteva non farla, con le labbra di Luka tanto vicine all'orecchio e qualcosa di assurdamente morbido contro un braccio e una spalla: - Tipo, ora sarei tentata di girare fino a trivellare il terreno. Sono sicura che Gumi sarebbe felice di avere altri posti in cui piantare cose! - annuì con forza, ignorò la coda che le accarezzava l'altra spalla: - E-e comunque, quello non lo definirei ringhiare. Direi più fare le fusa. - deglutì: - E' una cosa molto carina. Viene voglia di coccolare il gatto. Di tenerlo stretto. Abbracciato. E passare le mani sul pelo. E grattarlo tra le orecchie, o sotto il muso. -
- Curioso. - una risata leggera: - Ora non sto facendo le fusa, eppure vuoi coccolarmi e abbracciarmi. -
- Guarda tu i casi, eh! -
- Allora vai, divertiti! -
- ... eh? -
Il calore di Luka scomparve - Miku fu un pochino sollevata nel rendersi conto di come tutto quel calore non fosse solo suo - e lei stessa era svanita.
- Non vieni con me? - si guardò intorno, dispiaciuta: "Anche se mi fa sentire come se fossi sotto il sole di Agosto alle due del pomeriggio, sarebbe bello averla ancora vicina..."
- Io rimarrò qui. - la sua voce, non sapeva da dove venisse, la sentiva arrivare da qualsiasi direzione, vicina: - Tu vai pure. La notte è ancora lunga. -
- ... d'accordo... - inspirò, cercò di calmarsi.
Il cuore batteva troppo forte.
Aveva davvero caldo.
E le mani, e le braccia, e le gambe tremavano.
Inspirò di nuovo: - Dunque... - cercò di articolare una frase di senso compiuto, per accertarsi di riuscire ancora a parlare: - ... il Cappellaio o la Lepre...? - sbattè le palpebre, sentiva gli occhi umidi: - Lepre... Lepre... coniglietto! - sorrise: - Magari ci sarà un altro adorabile Usamimi! Certo, dubito possa essere più puccio dello Shota Usamimi, ma... -
Aveva deciso. Sarebbe andata dalla Lepre Marzolina.
Si addentrò nel bosco, attenta a non cambiare mai direzione.






Note:
* "C'è un regalo nel frigorifero / Ci sono le lumache che i kappa hanno bollito": Kitchen de kappa ga tanishi yudeteru / Kappas are boiling slugs in my kitchen [ Traduzione (inglese) ]
(Per chi non sapesse cos'è un kappa, ecco qui!)
* Le camelie sono un riferimento a Camellia.
* Rossovetro. Glassred. Già. U.U
* "Watashi no... watashi no... watashi no fucking!": Pseudocitazione da Plus Danshi / Plus Boy.
(Per non lo sapesse: "Watashi", così come l'"Ore" originale, è un modo per dire "io"; "no" sta per "di". Ora traducete voi.)
* Le canzoni cantate da Gumi sono Houkago Stride / After-School Stride [ Traduzione ] e Uchouten Vivace / Ecstatic Vivace [ Traduzione ], con brevi citazioni da Matryoshka - credo piuttosto facili da individuare.




Fu così che Miku giunse al savepoint, trovando vitto e alloggio presso gente relativamente normale.
Vai, Miku, divertiti! *O*/
Che nel prossimo capitolo mi sa che non riderai tanto.

Gumi e Kiyoteru moglie e marito. Ebbene sì.
La combo di Tonari no JK e Gensou Uta me li ha fatti shippare e non poco. *Eh? In nessuna delle due canzoni il personaggio maschile è effettivamente Kiyoteru ma un semplice OC castano con gli occhiali? Dettagli!*
Kokone loro figlia. Perché mai?
Beh, ho sempre trovato la voce di Kokone molto somigliante a quella di Gumi, lei è castana e... il resto è venuto da sé.
*Kokone figlia di Gumi e Kiyoteru è un suo headcanon fin da quando fu mostrata.*
Comunque, no, Kokone non diventerà una graziosa maialina, Kiyoteru non lancerà padelle contro Gumi e Gumi non canterà dubbissime ninna-nanne. U.U

L'identità dello Stregatto, se conoscete Alice in Musicland, di certo non è stata una sorpresa.
Miku ha senz'altro apprezzato molto il completo - e non solo quello.
Che lo shoujo-ai fosse tra loro... credo che fosse poco losco anche questo. U_______U *Cos-*
Luka ricambia le attenzioni di Miku?
Chissà.
Per ora, fa tutte scene scenografiche (?) prendendo a secchiate citazioni da Alice nel Paese delle Meraviglie.
E sprona la buona Michelyne a scorrazzare per il bosco di notte, dritta verso la Lepre Marzolina e/o il Cappellaio! \*O*/
Che chissà chi saranno.
E, se l'avete capito, capirete anche perché Miku si divertirà tantissimo.

... inutile dirlo, ma tant'è: questo capitolo e il prossimo erano ideati per essere uno solo. *E non sono gli unici, ovvio.*
Poi, non soltanto certa gente si è voluta prendere tutto lo spazio per sé, ma il capitolo successivo è venuto anche leggermente più lungo di questo.
Okay.
E io sono al capitolo otto. D'accordo.

Spero che questo savepoint delirante vi sia stato di gradimento ^^
Per qualsiasi consiglio o critica, dite pure ^^
  
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