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Autore: Nadedza Lemuria    25/07/2015    0 recensioni
[Leggende Metropolitane]
[...]
Il branco di dieci lupi si leccava la propria bava, scaturita dalla forte fame causata dalla scarsità di prede.
Giravano intorno, in un continuo cerchio mentre il bambino singhiozzava...
Per il neonato sarebbe stata la fine...
[...]
Genere: Fluff, Generale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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“Padre!” Mathilda e Claire gli corsero in contro per abbracciarlo.
“Siete cresciute! Non vi riconosco più!” disse l’uomo nel vederle.
“Caro…” sorrise Leeds, sua moglie, nonché madre della scalmanata dozzina.
“Amore” la salutò baciandole la fronte. Alzò lo sguardo e notò i due fratelli in disparte.
“Voi due! Mi avete di nuovo lasciato al porto” esclamò indicandoli.
“Lo sappiamo” dissero in coro guardandosi i piedi.
“Venite qui” andò da loro e li abbracciò così forte che quando li lasciò erano rossi sia perché erano imbarazzati sia perché i suoi abbracci erano troppo soffocanti.
Marianne e Belinda scesero e videro tutta la scena.
“Chi è lui?” chiese la bambina.
“Lui?” indicò l’uomo che scherzava con Robert “Lui è Alexander, ma tu poi chiamarlo Padre”
La bambina rimase sorpresa.
Lui.
Suo padre?
L’unica volta in cui l’ha visto era ancora in braccio a sua madre, ancora in fasce con suo fratello.

Nel frattempo, Bernard si riunì alla gemella, chiedendole “Lo sai che quello è nostro padre?”
Belinda annuì ed entrambi continuarono a fissare quell’uomo di mezza età che salutava e abbracciava tutti.
“Volete conoscerlo?” chiese con gentilezza Marianne.

I due annuirono. Li prese per mano e li accompagnò vicino ad Alexander.

“Padre” disse e lui si girò immediatamente riconoscendo la voce.
“Marianne!” esclamò per poi abbracciarla. Lei era la sua primo genita ed era molto affezionato a lei.
“Padre, li riconosci?” indicando la coppia di gemelli che si teneva per mano.
“Mmm… ” pensò un attimo e poi disse “I gemellini… Belinda e Bernard! Cavoli, come vi siete fatti grandi!”
Li abbraccio e li prese in braccio.
“Come sei forte papà!” esclamò Bernard.
“E tu diventerai più forte di me un giorno” sorrise il padre per poi baciarli sul capo.
“E’ bello riaverti qui” disse Marianne. L’uomo le rispose con un sorriso.
“Agnes, dì che possono ritornarsene nel villaggio”
La ragazza annuì, ubbidendo all’ordine del padre.
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La serata trascorse serena tra cibo, racconti e risate: l'uomo raccontava le sue avventure per il mare ai più piccoli della famiglia mentre i più grandi e la madre sparecchiavano e mettevano in ordine.

"Era l'alba. Tutto era tranquillo.
Il mare era calmo e il vento era fievole.
James, il nostro mozzo, lavava la prua della nave come ogni mattina.
Mi avvicinai a lui, calmo come lo sono ora.
Lui mi guardò ma non rimase molto su di me e ritornò a lavare il pavimento.
Mi avvicinai ancora di più, in silenzio.
Lui non mi sentì.
Mi avvicinai ancora un po', sempre più di soppiatto...
E poi...
GR-AAAAAHHHHH!"

I piccoli ridacchiavano e l'uomo continuò a raccontare.

"Lui saltò in aria come una rana! Ma non rimase molto tempo in aria che cadde toccando il secchio e rovesciando l'acqua su tutto il ponte della nave; io e tutti gli altri marinai ridevamo a crepapelle!
Non ce la facevamo più a stare in piedi dal ridere!"
Belinda era assorta ad ascoltare quando un verso attirò la sua attenzione.
"Grac... Grac... GRAC..."
Saltò in piedi urlando e si rifugiò dietro suo padre.
"Papà...!" urlò.
Lui si girò e vide Bernard ridacchiare. Gli si avvicinò in silenzio finchè non si schiarì la voce per attirare la sua attenzione.
Bernard sgranò i suoi occhioni, sorrise e divenne rosso in volto.
Lo prese in braccio e Bernard emise delle urle divertite.
"Hey, non è ora di andare a dormire?" disse Leeds entrando in scena divertita.
"MA MADRE!" dissero in coro tutta la scatenata dozzina. "Niente obbiezioni... A letto, obbedite alla mamma" sorrise infine Alexander. "Uffa..." Bernard e Belinda misero il broncio e si avviarono verso le camere da letto insieme ai loro fratelli.
"Và con loro Marianne e assicurati che dormano"
La ragazza annuì.
Il silenzio regnava in casa, tutte le luci erano spente e il solo rumore che si udiva erano i respiri e i sospiri. Nessuno era sveglio o meglio, nessuno sapeva che era sveglia.
Sistemò il letto mettendo sotto le coperte un cuscino, indossò un mantello nero, prese una sacca, scese le scale il più silenziosamente possibile e uscì da casa in assoluto silenzio. Attraversò il torrente e proseguì addentrandosi nel bosco. Quando fu abbastanza lontana dalla casa, si guardò intorno per non rischiare d'essere seguita e abbassò il cappuccio.

Era Marianne.

Si guardò ancora una volta intorno e proseguì stringendo la sacca nella mano. Si fermò vicino un grande albero con le radici che sovrastavano la terra e si sedette su di esse. Chiuse gli occhi, prese un profondo respiro. Il fievole venticello le sfiorava il viso, facendo ondeggiare i capelli sfuggiti alla lunga treccia color miele.
Adorava quella sensazione che produceva il vento sulla sua pelle, la faceva sentire libera ogni qualvolta che voleva fuggire da quella cittadina piena di puritani e di cacciatori.
Riaprì gli occhi e strinse il sacchettino tra le mani.
Si alzò, si pulì l'abito dal muschio delle radici e ricominciò a camminare.
La luna piena era alta in cielo, illuminando buona parte della foresta. Dopo aver preso alcuni sentieri nascosti, raggiunse un'ampia radura dove si ergeva una casa, non era ben strutturata e sembrava che fosse abbandonata da tempo ma alla ragazza non importava.

Era il suo rifugio, se così si potesse definire.

L'abitazione era fatta interamente in legno ed era retta su due piani, anche se non si poteva accedere al secondo poichè le scale erano gravemente danneggiate dalle termiti. Aveva un piccolo porticato sulla facciata frontale la cui aveva una porta al centro e due finestre con delle tende scure, una a destra ed una a sinistra. Anche se l'esterno sembrava malridotto, l'interno della casa era abbastanza accettabile. C'era una piccola cucina, un tavolo per 4 persone e un piccolo divano nel salotto e due scale: una che portava alla cantina dove Marianne la usava come biblioteca mentre l'altra era quella che portava la piano superiore (come detto in precedenza, inutilizzabile).
Marianne entrò in casa per controllare se ci fosse qualcuno e poi ritornò nel cortile, aprì il sacchettino che aveva portato con sè e prense il suo contenuto: erano delle ghiande e semi di alcune specie di fiori selvatici. Sparse i semi per tutto il perimetro della casa mentre le ghiande le pianto a qualche metro di distanza dall'abitazione.
Recitò alcune parole, ringraziò la Luna e corse via di nuovo. Prima di andarsene però sentì una strana brezza sfiorarle le orecchie; questa le fece venire i brividi su tutto il corpo.
Si strinse le braccia attorno a sè e chinò la testa. In quel momento, sentì come un peso su di lei, una sensazione che capirebbero solo i più sensibili, sensazione che solo quando l'evento si sarà manifestato scomparirà.
Perchè mai aveva avuto una sensazione così negativa?
Perchè si sentiva così insicura ed indifesa? Lilith non la stava più proteggendo?
Qualcosa stava per cambiare la sua vita e il corso di tutti gli eventi. Non restava altro che aspettare che il tempo scorresse e osservare cosa sarebbe successo.
  
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