Crossover
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Autore: Odinforce    25/07/2015    5 recensioni
In un luogo devastato e dominato dal silenzio, Nul, un essere dagli enormi poteri si diverte a giocare con i mondi esterni per suo diletto. Da mondi lontani sono giunti gli eroi più valorosi, pronti a sfidare le loro nemesi che hanno già sconfitto in passato. I vincitori torneranno al loro mondo, siano i buoni o i malvagi. Saranno disposti ad obbedire alla volontà di Nul?
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 10

 

Non era certo la prima volta che Lara perdeva i sensi, per poi ritrovarsi in un luogo diverso. In passato aveva dovuto affrontare fin troppi nemici che avevano in serbo per lei un piano preciso, nel quale avrebbe dovuto restare viva. Fino a un certo punto, ovviamente. Ad ogni modo, il primo pensiero di Lara al suo risveglio fu un sincero ringraziamento a Dio, per essere sopravvissuta ancora una volta.

Perché lei era una sopravvissuta, finché avesse avuto vita.

Dal momento che ricordava perfettamente l’aggressione per mano di una strana creatura, accettò in pochi secondi la realtà che la circondava. Era sdraiata su un pavimento di pietra, il corpo immobilizzato da un groviglio di gelide catene. Il cielo tempestoso si stagliava sopra la sua testa, e la pioggia la inondava senza alcuna possibilità di ripararsi.

Si trovava in cima a una torre di Burton Castle.

Non fu la paura a dominare i suoi sensi in quel momento, né la rabbia per essere caduta in una trappola ancora una volta nella sua vita tormentata. Fu lo stupore a dominarla, non appena il suo sguardo si posò su colei che aveva preparato la trappola e il palcoscenico su cui proseguire il folle spettacolo.

Natla.

« Ben svegliata, Lara Croft » annunciò la donna alata, torreggiando trionfante su di lei. « Ti trovo bene, nonostante tutto. »

« Tu! » gridò Lara, al culmine dello stupore.

« Io. Ovviamente mi aspettavo una reazione del genere da parte tua. E sono certa che l’avranno anche i tuoi amici, non appena vedranno apparire le loro nemesi davanti agli occhi. »

« Dannata puttana! Che cosa hai fatto i miei amici? »

« Niente » ammise Natla, sincera. « Non ho torto loro un capello... dormono beati nelle loro camere, ignari di tutto. Un utile contributo da parte del mio alleato. »

La donna alata spostò lo sguardo, indirizzandolo verso una persona alle spalle di Lara. Lei si voltò, riconoscendo l’essere che l’aveva aggredita: manteneva ancora le sembianze della sua sosia malvagia, e la cosa sembrava piacergli molto, visto che amava toccarsi varie parti di quel corpo.

« Ah, non temere » commentò Natla, intercettando l’espressione di Lara. « Non è davvero la tua vecchia nemica, bensì uno dei miei nuovi soci in questa battaglia. In verità non so nemmeno io che cosa sia e nemmeno m’interessa... ma devo ammettere che la sua capacità di trasformarsi in ciò che vuole risulta molto utile. »

La falsa Lara sorrise soddisfatta.

Lara cercò di restare calma. C’era già passata dopotutto, svariate volte. Catturata dal nemico, portata nel suo covo, costretta ad ascoltarlo mentre parlava dei suoi diabolici piani. E nel frattempo aveva sempre trovato una via di fuga... un modo per sopravvivere. Perché stavolta doveva essere diverso? Doveva solo mantenere la calma, guadagnare tempo per cavarsela ancora una volta. Natla era come tutti gli altri nemici... e l’avrebbe sconfitta. Le occorreva un’arma, innanzitutto: le sue pistole giacevano sul terreno alle spalle di Natla, impossibili da raggiungere.

« Di quali soci parli? » chiese Lara. « Che significa tutto questo? »

« Davvero non lo sai? » disse Natla. « Credevo che tu e i tuoi soci sapeste già tutto, proprio come noi. Allora non avete incontrato Nul... non vi ha spiegato niente. Però, è davvero interessante. »

« Aiutami a capire, allora. Tanto l’ho capito ormai... sei venuta a uccidermi, e vuoi che ti guardo mentre lo fai. Altrimenti mi avresti uccisa mentre ero svenuta. Non ti resta che sferrarmi il colpo di grazia... dunque cosa aspetti? »

Ci fu un tuono in lontananza, ma non suscitò la minima distrazione fra i presenti. Natla restò in silenzio per un po’, finché non prese una decisione.

« Hai ragione, mia cara » dichiarò. « Voglio ucciderti. Ma non voglio farlo così... non voglio farlo se tu non sai nulla. Non c’è onore nel giustiziare un condannato che non conosce la sua colpa. Va bene, esaudirò il tuo desiderio di sapere.

« Dapprima voglio rassicurarti su una cosa... avevi ragione a credere che io fossi morta. Mi hai uccisa nelle profondità di Helheim, proprio mentre stava per scattare l’ora del mio trionfo. Sono morta, dunque, e il mio mondo si è colmato di oscurità infinita. Ma poi una voce mi ha chiamata dal nulla, e all’improvviso mi sono ritrovata in questo mondo... di nuovo viva. »

Per Lara era difficile cercare di liberarsi e ascoltare nello stesso tempo, tuttavia aveva capito a sufficienza per restare ancor più di stucco. Natla era proprio come Ansem, l’avversario di Sora che avevano affrontato quello stesso giorno: tornata in vita in modo misterioso, pronta a tornare alle vecchie abitudini.

« Il responsabile della mia resurrezione è un tale di nome Nul, a cui piace fare il misterioso » proseguì Natla. « Ha un grande potere dalla sua, visto che è in grado di riportare in vita i morti. Ci ha concesso una seconda possibilità, e se avremo successo potremo ritornare a casa. Ed ecco che arriva la parte che riguarda te... perché il prezzo da pagare per il mio ritorno a casa è la tua vita. Se ti uccido, Nul mi riporterà nel mondo da cui proveniamo... e puoi stare certa che la regina di Atlantide riprenderà il lavoro che ha lasciato in sospeso. »

Lara era ammutolita. Il suo piano era ancora più folle di quanto avesse immaginato. Ciò che più la spaventava, tuttavia, era il fatto che Natla sapeva cosa fare in quello strano mondo... mentre lei non ne aveva la più remota idea. Perché stava succedendo tutto questo?

« Bla bla blah... » cantilenò la sosia di Lara in quel momento. « Dì un po’, ne hai ancora per molto con le chiacchiere? Vorrei concludere entro la serata, tesoro, se non ti spiace. »

Natla si voltò a guardarla, di colpo irritata.

« Qual è il problema? Hai forse un appuntamento a cui non puoi mancare? »

« A dire il vero sì. Devo fare il bucato, lavarmi i capelli, scegliere il vestito buono per la festa... e massacrare il bastardo che mi permetterà di tornare in vita! Perciò sbrigati ad ammazzare questa puttanella, così potrò andarmene. »

« Come osi parlarmi in questo modo? » tuonò Natla. « La regina di Atlantide non tollera simili beffe sulla sua persona! »

« Sarà, ma non devi valere un granché... se la troietta incatenata ai nostri piedi è riuscita a farti secca la volta scorsa. »

Nel giro di un attimo, Lara non era più al centro dell’attenzione. Natla e l’impostora avevano iniziato a litigare; volarono parole grosse e ceffoni... poco ci mancava che facessero sul serio, pensò Lara, la quale non aveva alcuna voglia di trovarsi in mezzo a un eventuale scontro in uno spazio così ristretto.

All’improvviso sentì qualcosa pungerle la schiena. Lara si voltò, sorpresa: la testa di Edward faceva capolino da oltre il bastione. Era spaventato, ma anche determinato a fare ciò per cui era venuto.

« Shhh » sussurrò, puntando una delle sue “dita” verso le due donne, ancora intente a bisticciare. Loro non potevano vederlo da quella posizione, permettendogli una chance per liberare l’amica.

Un’emozione potente si accese nel petto di Lara, mentre il ragazzo dalle mani di forbice armeggiava con il lucchetto delle catene. Non si aspettava assolutamente l’intervento di Edward, ma non intendeva certo lamentarsi; aveva guadagnato tempo a sufficienza... non restava altro che liberarsi ed agire.

Il lucchetto si aprì nel giro di mezzo minuto: Edward ci sapeva fare con le serrature, doveva riconoscerlo... e avrebbe fatto del suo meglio per ringraziarlo a dovere, una volta usciti da quella spinosa situazione.

« È questo il meglio che sai fare, regina dei miei stivali? » canzonò l’impostora nel frattempo, dopo l’ennesimo ceffone.

« Se Nul non avesse proibito di ucciderci a vicenda, ti avrei già ridotta a un mucchietto di cenere! » rispose Natla, furiosa come non mai.

« Raaaaah! »

Lara urlò, agitando in aria la catena da cui si era appena liberata. Natla si voltò, ma era già troppo tardi: un gran numero di anelli metallici arrugginiti si schiantarono contro la sua faccia, facendola barcollare. Non aspettò di ascoltare le voci di stupore levarsi dalle sue nemiche; era solo il momento di combattere... di sopravvivere. Roteò ancora la catena, colpendo la sua sosia malvagia alle gambe che cadde di conseguenza all’indietro; sferrò un calcio a Natla per allontanarla, si gettò a terra e recuperò le sue pistole.

Continuava a ripeterselo, aveva affrontato insidie peggiori di questa. Egitto, Bolivia, Helheim, Yamatai... luoghi in cui aveva rischiato di morire un sacco di volte ma da cui era uscita vittoriosa. Come potevano sperare una donna alata e il suo alleato mutaforma di mettere alle strette Lara Croft sulla cima di una vecchia torre?

Ovviamente Natla non intendeva darsi per vinta. Lo stupore per l’improvviso rovescio della medaglia era già svanito, e si avventò su Lara, fregandosene delle pistole che ora impugnava. Fiamme rosse si accesero sulle sue mani, pronta a far saltare la testa alla sua nemesi; ma qualcosa si parò improvvisamente tra loro, scagliandosi su di lei. Edward era intervenuto, cercando di proteggere Lara come poteva.

« Levati di dosso, miserabile abominio! » gridò Natla, riuscendo a respingerlo senza sforzo. Il giovane finì così tra le grinfie della sosia di Lara, che lo accolse, in un certo senso, a braccia aperte.

« Sarai un ottimo passatempo » commentò lei, prima sferrare a Edward un terribile pugno al ventre.

« Edward! »

Lara sparò all’impostora. Il colpo, tuttavia, la mancò di parecchio, perché Natla colpì l’archeologa mentre sparava, deviando la traiettoria del proiettile. Quella distrazione le stava costando caro; la regina di Atlantide la colpì ripetutamente, fino a metterla con le spalle al muro; Lara si appoggiò sfinita al merlo della torre, per nulla intenzionata a mollare. Continuava a ripeterselo, aveva affrontato insidie peggiori.

I tuoni del temporale coprirono il suono della voce trionfante di Natla. Pregustava già il suo ritorno a casa, come promesso da Nul nel caso avesse ucciso Lara. Così l’afferrò per il collo puntandole contro la sua stessa pistola. Edward, finito a terra mentre l’impostora lo prendeva a calci senza pietà, fissò la scena sconvolto.

« No... »

Un altro fulmine squarciò le tenebre, molto vicino alla torre. La sua luce illuminò per un istante la sagoma di un essere in piedi sopra il merlo vicino Lara. Natla si voltò a guardarlo, sorpresa; un attimo dopo fu spinta all’indietro, travolta dal nuovo arrivato. La donna alata mollò la presa su Lara, che cadde di conseguenza a terra.

Lo stordimento, la pioggia e la violenta colluttazione tra Natla e il suo aggressore impedirono a Lara di riconoscerlo subito. Non tardarono tuttavia a risuonare nell’aria le sue parole, tutte rivolte alla diabolica regina di Atlantide.

« Strega! Immonda meretrice di Satana! Le tue diaboliche pretese... sui miei amici ed ospiti saranno ripagate... con il sangue! »

« Barnabas? »

Aveva indovinato. Il cupo vampiro di Burton Castle era giunto in loro soccorso, sorprendendo tutti. Anche la sosia di Lara aveva smesso di picchiare Edward, per l’improvviso sviluppo degli eventi.

Dal momento che Barnabas riusciva a tenere testa a Natla con la sua forza, Lara decise di aiutare Edward; approfittò dunque della distrazione dell’impostora per spararle, cogliendola di sorpresa. La mutaforma non riuscì a difendersi da una tale raffica di colpi, e fu respinta fino all’orlo del bastione, in uno spazio vuoto tra due merli. Fu sul punto di cadere, ma all’ultimo istante riuscì ad aggrapparsi alla pietra.

« Hehe... » ridacchiò, guardando Lara con aria folle. Nel frattempo le sue ferite stavano scomparendo ancora una volta. « Non vuoi proprio capire? Sono immortale! Io vivo, mentre voi morite... voi deboli, miserabili umani... argh! »

Qualcosa la colpì alla mano, provocandole un taglio profondo. Mentre mollava la presa dal merlo vide Edward, di nuovo in piedi, lo sguardo carico di sfida e determinazione. Lui e Lara rimasero a guardare mentre l’impostora, perduto l’equilibrio, cadeva all’indietro, sparendo nel vuoto. Non udirono urla, coperte dai tuoni della tempesta.

Non era ancora finita. Barnabas era ancora alle prese con Natla. Lara cercò di intervenire, ma non ce ne fu bisogno. Mentre l’archeologa mirava alla sua nemica, il vampiro trovò un’apertura sufficiente per avventarsi alla sua gola, azzannandola senza pietà. Natla lanciò un urlo terribile, mentre il destino si preparava a dichiarare la sua fine.

Lara fu sul punto di abbassare le pistole, credendo fosse finita. Tuttavia ebbe una sorpresa, pochi attimi dopo: Natla riuscì a reagire, liberandosi dalla presa di Barnabas, e lo scaraventò lontano. Lara la vide comunque barcollare, mentre con una mano cercava di fermare il flusso abbondante di sangue che sgorgava dalla sua gola squarciata. Era ancora in piedi, ma nemmeno lei poteva ignorare una ferita del genere.

« Maledetti » sbottò Natla con un gorgoglio. « Non è finita... non sono ancora finita! Non ancora! »

Spalancò le ali e prese il volo, prima che qualcuno potesse impedirglielo. Lara iniziò a sparare, ma nessun colpo andò a segno; così si rassegnò a vedere la sua nemica fuggire, sparendo nella tempesta. Le sue urla continuarono tuttavia a risuonare, dichiarando vendetta.

« Ci rivedremo, Lara! E la prossima volta morirai! »

Lara abbassò le armi, immensamente turbata. Conosceva fin troppo bene quel mostro, al punto da sapere che ogni sua parola era una promessa. Natla non avrebbe avuto pace finché non avessero chiuso i conti... poteva starne certa.

Ma per il momento poteva tirare un sospiro di sollievo. Natla non sarebbe tornata alla carica troppo presto, ferita com’era, e nemmeno il mutaforma sembrava intenzionato a tornare. Lara era sopravvissuta di nuovo, era ciò che contava in quel momento.

« State bene, milady? » chiese Barnabas, apparso al suo fianco. Appariva stravolto, ma restava in piedi con disinvoltura.

« Bene, grazie. E voi? »

« Sto bene » rispose lui, « quanto può esserlo un vampiro appena uscito da una faida contro una serva del demonio. Non mi era mai capitato di affrontare una simile bestia... perdonatemi se non sono riuscito a rispedirla all’inferno da cui è giunta. »

« Non siate sciocco, Barnabas. Il vostro intervento è stato provvidenziale. Vi devo la vita... e la devo anche a te, Edward. »

Edward la guardò sorpreso ma poi sorrise, felice di essere stato utile.

« Esigo una spiegazione, lady Croft » riprese Barnabas. « Passeggiavo insonne tra i corridoi, quando ho assistito all’intrusione di quella donna sulla torre. Vi ho vista in pericolo e sono intervenuto... ma devo sapere se il peggio è passato, o se io e i miei soci dobbiamo aspettarci altre spiacevoli sorprese ai nostri danni! »

« Certo, Barnabas » rispose Lara, « vi spiegherò tutto strada facendo. Dobbiamo tornare subito dai miei amici, devo sapere se stanno bene. »

Pochi attimi dopo, lo strano trio faceva ritorno in luoghi più asciutti, attraversando rapidamente sale e corridoi del castello. Lara parlò dell’intrusione di Natla e del suo misterioso complice, giunti con l’unico scopo di uccidere la stessa archeologa. Quando raggiunsero le camere degli ospiti, Lara fu sollevata nel constatare che stavano tutti bene: Sora, Harry e gli altri dormivano ancora della grossa, a causa del sonnifero che gli era stato somministrato, ignari di quanto si era appena concluso in cima alla torre.

Poche ore dopo i componenti del gruppo si svegliarono. La pioggia era cessata, ma sopra il castello era rimasto il solito ammasso di nuvole che rendeva l’atmosfera decisamente lugubre. Lara raccontò subito dell’accaduto, provocando a tutti una nuova ondata di stupore. Alle orecchie di Sora fu una conferma di quanto già aveva sospettato in precedenza, un’idea che non gli piaceva per niente. I loro nemici stavano tornando dalla morte per perseguitarli.

« Sembra proprio così » ammise Lara al termine del racconto. « E questi nemici sembrano ben preparati sulla situazione. Sanno cosa devono fare per uscire da questo mondo... devono ucciderci. Sembra che questo gli permetterà di tornare in vita sul serio. »

« Gran bella notizia » borbottò Hellboy mentre fumava l’ennesimo sigaro. « Significa che presto la tua amica tornerà alla carica, insieme ai rinforzi. »

« In tal caso, dovrete combattere altrove » dichiarò Barnabas, che aveva ascoltato ogni parola. « Questa è la vostra guerra, e vi auguro di vincerla... ma non potrete restare qui. Ci mettereste in pericolo, proprio come è successo questa notte. Non sono pervaso dal piacere mentre prendo questa decisione, ma devo invitarvi a lasciare Burton Castle... immediatamente. »

Lara guardò dapprima i suoi compagni, poi Edward e gli altri personaggi del gruppo di cui faceva parte. Barnabas aveva ragione: non erano guerrieri, non potevano unirsi a loro in una guerra che non li riguardava. L’aggressione di Natla lo aveva confermato apertamente... se fossero rimasti a Burton Castle, avrebbero messo in pericolo i suoi attuali abitanti.

« D’accordo » disse Jake. « Non c’è problema. So riconoscere quando sono di troppo, e credo che i miei amici lo sappiano quanto me. Partiremo appena siamo pronti. »

I compagni annuirono uno dopo l’altro, rassegnati all’idea. Così, non appena ognuno di loro ebbe radunato le proprie cose, si diressero tutti verso l’uscita. Barnabas e i suoi soci si radunarono nell’atrio per salutarli. La reazione alla partenza improvvisa dei sette eroi variava sensibilmente tra i vari componenti del gruppo: alcuni, come Edward e Victor, erano dispiaciuti; altri, come Wonka e il Cappellaio Matto, restavano seri; Todd invece era lieto di vederli sparire dalla sua vista, dato che li aveva considerati una minaccia fin dal primo momento. Barnabas aveva l’aria indecifrabile, come se provasse una sintesi di tutte le emozioni dei suoi soci... ma preferiva tenerla per sé.

« Be’ grazie di tutto » disse Jake, guardandoli tutti dall’alto. « Per l’ospitalità... e per tutto il resto. Spero che possiate tornare presto a casa vostra. »

« È stato un onore, aiutare eroi valorosi come voi » ammise Barnabas. « Vi auguro di vincere la battaglia che vi appresterete ad affrontare. »

« Siete proprio sicuri di non volere una rasatura prima di partire? » domandò Todd, mostrando uno dei suoi rasoi.

« Siamo a posto, grazie » rispose Harry cupo.

« Siete stati molto gentili » dichiarò Po con un inchino. « E grazie ancora per i dolci, erano squisiti. »

« Non c’è di che » disse Wonka, facendogli l’occhiolino. « E ne troverete molti altri, semmai doveste capitare dalle mie parti... alla Fabbrica di Cioccolato. »

« Abbiate cura di voi, amici » dichiarò Victor. 

« Grazie » gli rispose Luke, « e che la Forza sia con voi. »

« Va tutto bene, Cappellaio? » domandò Sora, intercettando il suo sguardo afflitto.

« No » rispose lui. « Continuo a chiedermi perché un corvo assomiglia a una scrivania. »

« Oh, giusto, stavo per dimenticarmene. Ci ho riflettuto e credo di avere la risposta. Un corvo assomiglia a una scrivania perché... entrambi hanno le penne! »

Il Cappellaio Matto restò in silenzio per un po’, poi scoppiò in una sonora risata... e non accennò a smettere.

Lara si fece infine avanti, avvicinandosi a Edward. Lui si ritrasse come al solito, temendo di farle del male con le sue forbici, ma lei non reagì. Sfiorò la sua guancia con una mano, sorridendogli serena.

« Sei stato molto coraggioso, Edward. Non dimenticherò quello che hai fatto per me. »

Edward non rispose, ma fece un gran sorriso.

E i sette eroi uscirono piano dal castello, chiudendosi il portone alle spalle. Non avrebbero più rivisto gli abitanti di Burton Castle, ma non rinunciarono mai alla speranza di sapere cosa ne sarebbe stato di loro. Erano amici, nonostante tutto... e non li avrebbero dimenticati.

   
 
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