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Autore: kamy    25/07/2015    0 recensioni
Seguito di X-Men 3.
La cura non ha funzionato e una minaccia inaspettata è ritornata. Tony Stark scoprirà di non essere l'esempio più rappresentante dell'araba fenice.
Genere: Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Cap.4 Gl'incubi prodotti dalla fenice

Rouge si pulì la guancia con la mano, le lacrime inumidirono il guanto di pelle che indossava. Strinse le labbra fino a farle sbiancare guardando il volto esangue di Bobby. I macchinari a cui era legato il ragazzo emanavano una serie di bip. La fronte dell’uomo ghiaccio era madida di sudore, ansimava e dimenava il capo. Strinse i pugni sotto il lenzuolo bianco del lettino, mentre il bip dei macchinari si faceva più veloce e risuonava nella sala dell’infermeria.

 

“Mi vedi, non è vero?” domandò la donna. I suoi occhi erano neri e una serie di venature scure le solcavano il viso, la stessa energia oscura ribolliva sotto la sua pelle. I suoi capelli rossi brillavano come brace e sollevati verso l’alto le ondeggiavano intorno al volto affusolato. Sporse le labbra e piegò in avanti il capo.

“Tu e tutti gli altri mocciosi dovete portare un messaggio per me”. Il suo corpo emanava energia e pulviscolo girava intorno a lei in una serie di turbini.

“Una fenice risorge sempre e non sono gli artigli spuntati di un lupo che possono fermarla” sibilò. Scoppiò a ridere.

 

Bobby gemette e mugolò, il suo corpo era scosso da convulsioni. Rouge singhiozzò più forte e strofinò le mani tra loro.

“Non avrei dovuto … abbandonarti. Io ti amo” gemette. Strinse gli occhi e altre lacrime le rigarono il volto.

****************

Logan ansimò, girandosi su un fianco e sull’altro rotolando sul letto madido di sudore. Ansimava, digrignando i denti, i suoi muscoli erano tesi e conficcava le unghie nel palmo delle mani chiuse a pugno.

 

Jean accarezzò la guancia di Logan, una luce candida illuminava il suo viso. Sorrise e si piegò in avanti, facendo cigolare il letto. Logan accarezzò i capelli vermigli di lei, che contrastavano con lo sfondo bianco della stanza.

“Vieni con me” sussurrò la donna. Gli sfiorò le labbra e James rabbrividì.

“Muori e vieni da me, staremo insieme” lo lusingò. Logan indietreggiò e si voltò, oltre la porta socchiusa c’era Ororo.

“Logan … LOGAN!” lo chiamava allungando le mani. Jean gli afferrò il viso e lo fece voltare.

“Resta con me” lo supplicò.

 

Logan sgranò gli occhi urlando e si alzò seduto in piedi, sfoderando gli artigli di adamantio. Ansimò, il suo petto muscoloso si alzava e abbassava irregolare. Il suo corpo ignudo era solcato da gocce di sudore, il collo gli pulsava, teneva le braccia incrociate sul petto e le ciocche madide gli aderivano alla pelle oscurandogli la vista.



  
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