Cap.4 Gl'incubi prodotti dalla fenice
Rouge
si pulì la guancia
con la mano, le lacrime inumidirono il guanto di pelle che indossava.
Strinse
le labbra fino a farle sbiancare guardando il volto esangue di Bobby. I
macchinari a cui era legato il ragazzo emanavano una serie di bip. La
fronte
dell’uomo ghiaccio era madida di sudore, ansimava e dimenava
il capo. Strinse i
pugni sotto il lenzuolo bianco del lettino, mentre il bip dei
macchinari si
faceva più veloce e risuonava nella sala
dell’infermeria.
“Mi
vedi, non è vero?” domandò la donna. I
suoi occhi erano
neri e una serie di venature scure le solcavano il viso, la stessa
energia
oscura ribolliva sotto la sua pelle. I suoi capelli rossi brillavano
come brace
e sollevati verso l’alto le ondeggiavano intorno al volto
affusolato. Sporse le
labbra e piegò in avanti il capo.
“Tu
e tutti gli altri mocciosi dovete portare un messaggio
per me”. Il suo corpo emanava energia e pulviscolo girava
intorno a lei in una
serie di turbini.
“Una
fenice risorge sempre e non sono gli artigli spuntati di
un lupo che possono fermarla” sibilò.
Scoppiò a ridere.
Bobby
gemette e mugolò,
il suo corpo era scosso da convulsioni. Rouge singhiozzò
più forte e strofinò
le mani tra loro.
“Non
avrei dovuto …
abbandonarti. Io ti amo” gemette. Strinse gli occhi e altre
lacrime le rigarono
il volto.
Logan
ansimò, girandosi
su un fianco e sull’altro rotolando sul letto madido di
sudore. Ansimava,
digrignando i denti, i suoi muscoli erano tesi e conficcava le unghie
nel palmo
delle mani chiuse a pugno.
Jean
accarezzò la guancia di Logan, una luce candida
illuminava il suo viso. Sorrise e si piegò in avanti,
facendo cigolare il
letto. Logan accarezzò i capelli vermigli di lei, che
contrastavano con lo
sfondo bianco della stanza.
“Vieni
con me” sussurrò la donna. Gli sfiorò
le labbra e
James rabbrividì.
“Muori
e vieni da me, staremo insieme” lo lusingò. Logan
indietreggiò e si voltò, oltre la porta socchiusa
c’era Ororo.
“Logan
… LOGAN!” lo chiamava allungando le mani. Jean gli
afferrò il viso e lo fece voltare.
“Resta
con me” lo supplicò.
Logan
sgranò gli occhi
urlando e si alzò seduto in piedi, sfoderando gli artigli di
adamantio. Ansimò,
il suo petto muscoloso si alzava e abbassava irregolare. Il suo corpo
ignudo
era solcato da gocce di sudore, il collo gli pulsava, teneva le braccia
incrociate sul petto e le ciocche madide gli aderivano alla pelle
oscurandogli
la vista.