Cap.5 La fenice
Il
giovane
uomo strinse le palpebre e si mise le mani davanti agli occhi, era
cosso da
tremiti e singhiozzava. Nel pavimento della cella c’erano dei
solchi
trasversali e dalla carcassa annerita di un topo arso vivo si
sollevavano degli
sbuffi di fumo. Il giovane sentì dei rumori e si
voltò, tastando il pavimento
mantenendo gli occhi chiusi.
“Hai
ricomposto me … perché hai lasciato il professore
deatomizzato?” chiese. La sua
schiena era appoggiata contro la parete.
“Te
l’avevo
già spiegato” disse una voce femminile. Le sbarre
della cella venivano
attraversate da scariche elettriche che mandavano scintille gialle e
azzurre.
Una lacrima rigò il viso del giovane, sfuggendo da sotto la
sua palpebra
serrata.
“Lui
era
stato come un padre per noi” singhiozzò. La fenice
aprì la cella, entrò e se la
richiuse alle spalle.
“Lui
mi
limitava. Non dovresti badare di più alla
necessità della donna che dici di
amare? Non pregavi di riavermi?” chiese. Scott
ululò di dolore, sbattendosi la
testa contro la parete alle sue spalle. Jeans
s’inginocchiò accanto a lui e gli
accarezzò la guancia umida.
“Ora
possiamo
stare insieme, liberi. Ora puoi guardarmi negli occhi
…” sussurrò seducente.
-
Sono
inerme, nelle mani di una folle che non è nemmeno
l’ombra della Jean che amavo
– pensò Scott.
"E' vero che la minaccia non è qui, ma è solo
attraverso coloro a cui sta
provocando una manipolazione mentale possiamo rintracciarla. Sempre che
tu ne
sia in grado" spiegò Magneto. Passarono attraverso la
cucina. Una bambina
era seduta davanti al televisore e ogni volta che chiudeva gli occhi si
cambiava canale.
Tempesta sospirò e si passò la mano tra i capelli.
"Senti invasore selvaggio, se ti porto da uno di quelli colpiti, ti
fermerai?!" strepitò, guardando le spalle di Stark.
Tony si bloccò, si voltò e sorrise ampiamente.
"Finalmente qualcuno che collabora. Vogliamo andare?".
Ororo si mordicchiò il labbro e annuì, tornando
indietro. "Al secondo
piano c'è Logan, è stato il primo ad avere le
allucinazioni ed è l'unico che è
in grado di svegliarsi da esse" spiegò. Magneto
incrociò le braccia e
ridacchiò.
"Quel lupacchiotto deve sempre essere un caso esemplare o non
è
contento" borbottò.
Tony seguì Tempesta, strinse le labbra.
"Io non sbaglio mai" disse.
Guardò le stanze, si toccò il polso.
< A Cap prenderà un colpo a sapermi qui da solo
> si disse.
Le iridi di Tempesta brillarono di riflessi candidi. La mutante si mise
a
correre lungo una scalinata in legno.
"Mi segua" disse gentilmente, voltandosi verso Tony. Magneto avanzava
con passi cadenzati, si era rimesso in testa il cappello.
Tony sollevò il capo guardandola correre lungo la scalinata,
salì gli scalini
con le mani in tasca.
"Non mi servono più di cinque minuti per rintracciare la
telepate, se il
vostro amico non alza le mani" fece notare.
Si carezzò il bracciale al polso e strinse le labbra.
< Questo posto puzza d prigione >.
Magneto gli diede una pacca sulla spalla, si sporse e gli
avvicinò le labbra
all'orecchio.
"Come ti dicevo, non servono razzismo e campi di concentramento, per
imprigionare mutanti" bisbigliò.
Tony gli lanciò un'occhiata, inarcò un
sopracciglio.
"Una prigione è tale anche quando è dorata"
disse, ad alta voce.
Sogghignò vedendo alcuni ragazzi che passavano sotto la
scala fissarlo, salutò
con la mano e socchiuse gli occhi.
< Politicamente corretto il cazzo >.
Magneto scoppiò a ridere.
Ororo si massaggiò la fronte tra gli occhi e
indicò una porta in legno d'acero,
tra un ascensore metallico e una fila di altre porte identiche.
"E' lì" spiegò.
Tony si portò due dita alla fronte.
"Da qui me la cavo da solo, oh mia bella carceriera" scherzò.
Spinse la porta aprendola, avanzò e se la chiuse alle spalle.
Logan era sdraiato sul letto.