- Titolo: Vite interrotte (raccolta)
- Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of Life
- Rating: Giallo
- Coppia: Sandor/Sansa
- Categorie&Contenuti: Categoria Realizzazione (prima flash)
Tutto questo tempo passato a berti come la cura, quando potresti essere il veleno.
Categoria Notte e mattina (seconda flash)
C'è un momento, fra il sonno e la veglia, in cui l'idea di allungare il braccio e trovarti mi rassicura. E non ci sono più incubi, non ci sono più sogni.
Categoria Noi e gli altri (terza flash)
Ritrovare una vecchia fotografia e chiedersi se quella persona sia ancora fissata con i dolci al cioccolato, se abbia ancora il vizio di toccarsi i capelli in continuazione e se, da qualche parte dentro di lui/lei, si ricordi di quel “noi”.
Categoria Consigli (quarta flash)
Vorresti insegnarmi qualcosa quando la tua vita è solo distruzione?! - Posso insegnarti ad apprezzare il momento in cui le cose vanno in pezzi e non possono più essere riparate.
Categoria Amore (quinta flash)
I cuori sono creature selvagge, per questo sono rinchiusi in una gabbia.
- Altre info: Proibizionismo americano, hitman!Sandor al servizio della mala locale, singer!Sansa. Sansa è da considerarsi maggiorenne.
Il vaso è ai piedi di Sansa, ridotto in cocci che parlano di violenza e urlano tutta la sua rabbia. Vorrebbe uscire dalla prigione e volare lontano, non invidiare i volatili che abbandonano le terre per trovare ristoro nel sud e nelle sue calde temperature.
È ritta e torce le mani. Dalle labbra pendono parole che non ha la forza di gridare. Fissa il Mastino: fra i palmi tratteneva il collo di un cliente, che ora è riverso a terra e ha gli occhi puntati su di lei. Sono cagliati, fatti di latte: le torna alla memoria la fattoria dei suoi nonni. Giorni fatti a pezzi, come il vaso in frantumi, con resti che avanzano e non sanno narrare altro che rovina, rimpianto di un'epoca perduta.
Adesso, i suoi attimi si ripetono e sono una ciclica abitudine di caroselli e battute recitate a memoria. Come un giullare, deve compiacere ed essere carina; soltanto così, a poco prezzo, riceverà l'amore di chi la desidera per un paio di ore, dopo averla vista sul palco.
— Che brutta cera, uccellino. Sarà meglio sforzarsi e sorridere di più.
Il Mastino le tira su il bustino: accompagna la spallina e la osserva senza dire altro. Non serve che lo faccia: l'attende la cinghia, come agli schiavi, se oserà disobbedire e lui resterà a guardare.
— Che vuoi insegnarmi, tu, se il tuo mondo è solo... violenza e distruzione?
— Ad apprezzare le cose rotte, come quel vaso. Possono romperti come quei cocci; gustati il momento e dai loro ció che vogliono. Così non ti avranno mai.
È ritta e torce le mani. Dalle labbra pendono parole che non ha la forza di gridare. Fissa il Mastino: fra i palmi tratteneva il collo di un cliente, che ora è riverso a terra e ha gli occhi puntati su di lei. Sono cagliati, fatti di latte: le torna alla memoria la fattoria dei suoi nonni. Giorni fatti a pezzi, come il vaso in frantumi, con resti che avanzano e non sanno narrare altro che rovina, rimpianto di un'epoca perduta.
Adesso, i suoi attimi si ripetono e sono una ciclica abitudine di caroselli e battute recitate a memoria. Come un giullare, deve compiacere ed essere carina; soltanto così, a poco prezzo, riceverà l'amore di chi la desidera per un paio di ore, dopo averla vista sul palco.
— Che brutta cera, uccellino. Sarà meglio sforzarsi e sorridere di più.
Il Mastino le tira su il bustino: accompagna la spallina e la osserva senza dire altro. Non serve che lo faccia: l'attende la cinghia, come agli schiavi, se oserà disobbedire e lui resterà a guardare.
— Che vuoi insegnarmi, tu, se il tuo mondo è solo... violenza e distruzione?
— Ad apprezzare le cose rotte, come quel vaso. Possono romperti come quei cocci; gustati il momento e dai loro ció che vogliono. Così non ti avranno mai.