Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: DarkEvilStiles    26/07/2015    1 recensioni
Riccardo è un normalissimo sedicenne con molti amici di cui potersi fidare, una vita movimentata, ma soprattutto una bellissima ragazza: Anastasia. Lei è tutto per lui, ma non si può esattamente dire lo stesso di lei. C'è un segreto del quale il ragazzo non è a conoscenza, un segreto che cambierà totalmente il suo modo di vedere le cose, lo farà entrare in un periodo del tutto nuovo della sua vita e lo porterà a compiere nuove esperienze che prima non avrebbe mai sognato di fare.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
I miei genitori si affacciarono all’ingresso della stanza, preoccupati.
— Tutto bene?
— Sì, mamma — risposi.
Tornarono fuori dalla stanza.
Mattia mi fissò, incredulo. — Ma perché non glielo hai detto?!
— Ci ho riflettuto, e ho deciso che gliela farò pagare io.
Michele mi indicò dalla testa ai piedi, e rispose: — Ne sono sicuro. Lo pesterai a sangue, guarda.
 
Matteo cadde a terra. Si portò le mani al volto e cominciò  a lamentarsi per il dolore. Sanguinava.
Cominciarono tutti a gridare, ma non mi interessava. Volevo ammazzarlo di botte. Mi avvicinai di più a lui e feci per tirargli un calcio, quando sentii delle grida: — MAGNINI, FERMATI!
La prof di lettere si fece strada tra la folla e mi bloccò prima che potessi continuare a picchiare Matteo.
— Ora vieni in presidenza con me. Anche tu, Pastori — disse, dura. Poi si voltò verso tutti gli altri. — E VOI COSA AVETE DA GUARDARE?! IN CLASSE!
— Te la farò pagare, lo giuro — sussurrò Matteo.
 
— In conclusione, la preside ha solo convocato i nostri genitori. Non siamo stati sospesi, solo ammoniti con una nota sul registro di classe — dissi.
— Per miracolo, direi! — esclamò Mattia.
— Vorresti lamentarti, per caso? Non eri stato tu stesso a dire che gliel’avremmo fatta pagare?
— Ci sono modi e modi, Rick! Ripagandolo con la stessa moneta non hai ottenuto niente! Forse ora sei felice di avergli tirato un pugno e di averlo fatto sanguinare, ma ciò non lo farà cambiare! Serviva qualcosa che l’avrebbe fatto calmare, e invece l’hai fatto agitare ancora di più così facendo! Non dovevi reagire e basta.
— Mi sono stancato di non reagire, Mattia. Ho già subito troppi tradimenti e bugie, sono passato per lo stupido della situazione più e più volte. Credo sia il momento di cambiare le carte in tavola. — Presi lo zaino e mi alzai. — Comunque, è stata una giornata movimentata ed ora preferirei riposare. Grazie per avermi aiutato con matematica. Ci vediamo domani a scuola.
— Okay, a domani — rispose, con tono malinconico.
 
I giorni passarono piuttosto in fretta. Nel giro di due settimane, avevano dimenticato tutti la faccenda di Anastasia, quindi era tornato tutto alla normalità, più o meno. Io, Mattia e Michele avevamo raggiunto più o meno le stesse medie, a scuola, considerato che a giorni alterni ci aiutavamo a vicenda. Matteo mi evitava, non mi sfidava più, ma continuava a fare l’idiota col suo gruppetto. Giorgia, invece, mi considerava praticamente morto dal giorno in cui avevamo litigato nel corridoio. In ogni caso, di lei non c’era più nessuna traccia: da un po’ di giorni a quella parte sembrava scomparsa nel nulla, e ci chiedevamo un po’ tutti dove fosse. Nessuno aveva sue notizie, anche perché Anastasia era l’unica amica che aveva. Chissà se si era ripresa. In fondo, provavo pena per lei. Di sicuro, non stava passando un periodo roseo, e forse ero stato davvero troppo duro con lei. Ma, avendomi accusato di essere posseduto, tutto quello che potevo fare era difendermi adeguatamente.
Tutto questo fino a quando accadde l’impensabile.
Era il ventitré ottobre, quando tornò a scuola. Ci voltammo tutti a guardarla, sbalorditi, mentre attraversava il cancello ed entrava nel cortile. Non sembrava nemmeno lei.
Giorgia era solita indossare jeans a zampa di elefante e maglie piuttosto vecchie, aveva i capelli neri, ricci ed il più delle volte sporchi e non si truccava praticamente mai. Insomma, era il tipo di ragazza che non prestava particolare attenzione alla cura del proprio corpo.
Eppure, quel giorno era totalmente diversa: i suoi capelli erano lisci, e le arrivavano poco più in basso delle spalle. Inoltre, li aveva tinti di rosso mogano. Aveva indosso una maglia dei Bring Me The Horizon, pantaloni neri aderenti e scarpe altrettanto nere e basse. E, come se non bastasse, aveva il rossetto nero e il fondotinta piuttosto chiaro. Sembrava totalmente sicura di sé, mentre oltrepassava la gente.
Michele si voltò a guardarmi, sbigottito. Poi, sussurrò: — Ma non ascoltava Giusy Ferreri?
— Anche Arisa — aggiunse Mattia.
Alzai gli occhi al cielo. — Ragazzi, ma vi sembra il momento? Una santarellina si è convertita e voi pensate alla musica che ascoltava prima di diventare...  — Pensai ad un aggettivo adatto, ma non mi venne in mente niente, così conclusi: — ... così?
— Beh... — iniziò Michele.
— Avete qualcosa da dire, per caso?
Giorgia ci stava fissando, scocciata.
— No, niente — rispose Mattia. Deglutì.
Poi, posò lo sguardo unicamente su di me. Mi accorsi che ci stavano osservando tutti. C’era un silenzio tombale.
— Sai, devo ringraziarti. Se non fosse stato per ciò che hai detto qualche giorno fa nel corridoio, non avrei mai aperto gli occhi. Ci ho riflettuto bene, e ho capito che erano solo cazzate, quelle che dicevo. Ho dedicato ogni cosa a una presunta entità divina, ma mi ha ripagato col suicidio della mia migliore amica e come se non bastasse con la derisione da parte di tutta la scuola nei miei confronti. Sono giunta alla conclusione che non c’è nessuno al di sopra di noi. Sinceramente, sto molto meglio ora. Ah e comunque, vedi di far scoppiare quell’enorme brufolo che hai in faccia, ti rende ancora più brutto di quanto tu non sia già.
Sentii gli altri ragazzi nel cortile ridacchiare.
La campanella suonò. Ci squadrò dalla testa ai piedi un’ultima volta, poi disse: — Statemi bene.
Girò i tacchi e si avviò verso l’entrata.
Quando fu abbastanza lontana, dissi: — Ragazzi, ma che cazzo le è preso?
— Io dico: finalmente! — esclamò Mattia.
Io e Michele lo fulminammo con lo sguardo.
— Che c’è? Mi faceva paura vederla girare con i crocifissi per la scuola! Almeno ora il suo quoziente intellettivo è salito di un centinaio di punti.
— E la stronzaggine di cinquecento — aggiunsi.
— Dai, entriamo, altrimenti si fa tardi — ci esortò Michele.
 
La stessa storia si ripeté nei giorni a seguire.
Nessuno si era ancora abituato all’idea che Giorgia fosse cambiata così drasticamente e, soprattutto, all’improvviso. Beh, tranne il suo nuovo gruppo di amiche. Poteva anche aver aperto gli occhi sul fatto che fosse eccessivamente bigotta, ma non si accorgeva che ora tutti la consideravano solo perché era cambiata e in questo modo non facevano brutta figura ad andare in giro con una mezza pazza con l’olio extravergine d’oliva nei capelli.
Comunque, a nessuno importò più dello “scandalo” solo quando Halloween era ormai alle porte, ma solo perché, per l’appunto, era Halloween, e ciò valeva a dire Ballo dei Licei, quindi tanto alcol. Negli anni precedenti non ero voluto andare a nessun ballo, ma Mattia mi aveva obbligato e così avevamo comprato i biglietti. Si sarebbe tenuto in un palazzetto vicino la scuola, che al piano terra era munito di una sala enorme apposita per occasioni di quel tipo, ma anche un giardino enorme.
— MA RIESCI A CREDERCI?! Sarà uno sballo! — continuava a ripetere, mentre stavamo tornando a casa dopo cinque lunghe ore di scuola. — Ci sarà tanto, tanto alcol, ma soprattutto, potrò rimorchiare!
— A proposito, che fine ha fatto poi quella poveretta con cui ti sentivi? — domandai.
— Che fine doveva fare? Te l’avevo detto io che mi avrebbe lasciato come un pesce lesso, e così è stato.
— Tranquillo, ti rifarai alla festa. In fondo, sei un ragazzo davvero carino. — Ammiccai con lo sguardo, ironicamente.
— Hey! — Mattia scoppiò a ridere. — Quando fai il frocetto  mi fai morire, ma smettila, ancora poi lo diventi sul serio. Piuttosto, pensa a cosa mettere al ballo, perché non sarò di certo l’unico che proverà a rimorchiare!
— Ehm, non so se...
Mi interruppe a metà frase. — Senti, Anastasia era Anastasia. E, pace all’anima sua, era una gran troia. Ma non sono mica tutte come lei! E comunque, non serve conoscere il carattere di una per limonarla, quindi fai meno il filosofo e vedi come ti vengono dietro!
 
Inutile dirlo, Mattia mi accompagnò in ogni singola tappa della scelta del completo per il ballo. Sostanzialmente, era un abbinamento sportivo: Vans nere, pantaloni stretti, altrettanto neri e con le bretelle, una camicia interamente bianca e un papillon nero a pois bianchi. Il tutto contrastava non poco coi miei capelli chiari, ma era un bell’effetto, in fin dei conti. “Niente male” pensai, quando provai tutto. Non me lo dicevo da quando avevo scoperto del tradimento di Anastasia: Matteo era indubbiamente migliore di me, fisicamente parlando, e ciò giocava fortemente a suo favore, e mi aveva drasticamente leso l’autostima sapere che lei lo preferisse a me.
Mattia, comunque, aveva puntato sull’elegante: scarpe di cuoio nere e uno smoking dello stesso colore. Insolito, per uno come lui, ma gli garbava.
Si esaltava ogni giorno di più, ma io probabilmente ero l’unico a trovare un evento del genere non troppo rilevante. Insomma, ci si ubriacava, si limonava, fine. E quindi? Il divertimento, per me, era uscire, o passare serate a casa con gli amici, a giocare a giochi da tavolo e a mangiar pizza. Alla fine, però, la trovavo comunque una cosa passabile, era la mia prima volta ad un evento simile ed ero un po’ eccitato anch’io.
 
Il countdown che Mattia aveva scaricato sul suo cellulare segnava che mancavano poche ore al ballo (sì, mi aveva inviato uno screen su whatsapp e aveva aggiunto “SBRIGATI, NON VORRAI FARE TARDI”) quando decisi di andare a prepararmi.
In fondo, tutta la sua positività mi faceva pensare che magari quella sera sarebbe successo qualcosa che avrebbe cambiato la mia vita.
“Poche palle, Rick” pensai. “Queste cose succedono solo nei telefilm, e ne guardi decisamente troppi. Vai a vestirti, ora, se no sai dove ti manda Mattia”.
 
Alle 23:00 in punto, sentii il campanello suonare. Mi diressi verso il portone per aprire, e trovai i miei genitori seduti sul divano. Si alzarono all’improvviso e mi si avvicinarono.
— Rick, ti raccomando, attento a... — cominciò mio padre.
— E dai, tra pochi mesi compio diciassette anni! Non credo di aver bisogno di questi avvertimenti.
— Sì, lo sappiamo, ma tieni gli occhi aperti, potrebbero metterti delle cose nei drink!
— Mamma, non sono stupido, non-
— Non accettare caramelle da nessuno!
— Sì, okay, ho capi-
— Se qualcuno ti chiama, non andare da lui!
— Mi sembra ovv-
— Non ubriacarti, altrimenti ti caccio di casa!
— Papà, sai che non sono solito be-
— Mandaci messaggi ogni ora, così sapremo che stai bene!
— Certo, vedrò di-
— Oddio, ma guarda il papillon! Devi aggiustarlo!
— Mamma, è volutamente leggermente inclina-
— Oh, così va bene!
Suonarono di nuovo. Mattia doveva star bestemmiando, dall’altra parte.
— Sentite, devo andare — dissi. — Mattia e Michele mi aspettano.
— Okay, ma ti raccomando, facci sapere quando arrivi, per che ora torni, cosa fai e soprattutto se sei brillo o ubriaco! — esclamò mio padre.
Alzai gli occhi al cielo, uscii e chiusi la porta alle mie spalle.
— FINALMENTE TI SEI DECISO AD APRIRE! — esordì.
— Scusate, ma i miei genito-
— MA QUALI SCUSE! MA LO SAI CHE ORE SONO?!
— Sì, sono le-
— SONO LE UNDICI E TRE MINUTI! FAREMO RITARDO!
— Mattia, guarda che la festa comincia a mezzano-
— DOBBIAMO ESSERE I PRIMI!
— MA CHE CAZZO, POSSO FINIRE UNA FRASE UNA VOLTA TAN-
— NO! SBRIGHIAMOCI!
 
Erano le 23:40 quando arrivammo al ballo. Come pensavo, era deserto. C’erano solo il deejay ed altri membri dello staff, dentro. Si sentivano le prove per constatare se le casse e tutte quelle cose lì fossero a norma.
Mandai un messaggio ai miei, genitori, per evitare che telefonassero il 113.
— Molto bene, siamo i primi! — esclamò Mattia.
— Io non me ne vanterei molto, dato che inizia tra venti minuti e non c’è nessuno a parte noi — replicò Michele.
Non avevo fatto caso a come si era vestito lui, poiché per tutto il tragitto mi ero sorbito Mattia che pregava che non fosse arrivato qualcuno prima di noi: indossava uno smoking blu, e gli stava davvero bene.
— Ma è una cosa fantastica essere i primi! Vedremo questo luogo affollarsi pian piano, fino a riempirsi! Ah, e vi ho già detto che saremo gli ultimi ad andarcene? No? Bene, SAREMO GLI ULTIMI AD ANDARCENE!
— Certo che tu sarai anche un imbecille, ma i tuoi amici non sono da meno! — disse qualcuno dietro di noi.
Ci voltammo.
— E tu saresti? — domandai.
— Ma come, ti sei già dimenticato di me? Ti illumino: sono il tizio che ti ha salvato il culo quando eri disteso a terra a dormire come un ghiro in un parchetto che non si incula praticamente nessuno, solo perché passo di lì ogni maledetta sera per andare a casa! E mi ripaghi dimenticandomi?
Aggrottai la fronte, poi mi tornò alla mente quella notte. Sembrava essere passata un’eternità.
— Aspetta, sei Francesco, giusto?
— Già, e tu sei un imbecille.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: DarkEvilStiles