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Autore: Kamala_Jackson    26/07/2015    7 recensioni
[MOMENTANEAMENTE SOSPESA]
Annabeth, Katniss, Renesmee e Clary sono al loro primo anno ad Hogwarts, smistate in tre differenti Case e apparentemente non hanno niente in comune.
Si incontrano spesso a lezione, nei corridoi o in Sala Grande e ogni volta, come legati da un filo invisibile, i loro occhi si incrociano. E dalle semplici occhiate si passa ai saluti, alle chiacchierate e all'amicizia.
E' Novembre ad Hogwarts e accade qualcosa di strano. I gufi cominciano a sparire. Quelli rimasti non intendono muoversi, sembrano terrorizzati da qualcosa. Non si riesce ad avere più un contatto con gli altri maghi, Hogwarts sembra isolata da resto del mondo.
Nei corridoi cominciano ad aggirarsi strane creature fatte d'ombra, che non esitano a colpire chiunque incroci il loro cammino. E così iniziano a sparire anche gli studenti.
Renesmee fa incubi sempre più strani e orrendi.
Clary si sente attratta irresistibilmente da una strana porta chiusa scoperta per caso.
Katniss sembra essere l'unica sopravvissuta ad un attacco delle Ombre.
Annabeth ha visto qualcosa che non avrebbe mai voluto vedere.
Hogwarts vive nel terrore più puro e le quattro ragazze decidono di porre fine alla storia.
Ma ci riusciranno da sole ?
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Katniss Everdeen
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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18. I Hear The Voices When I'm Dreaming

 

 

 

Faceva freddo. Era un freddo pungente, che ti penetrava nelle carni e ti ghiacciava il sangue nelle vene, arrivando fino al cuore.

Renesmee era una mezza-vampira, non avrebbe dovuto avere così freddo. Eppure tremava terribilmente, era scossa da fortissimi brividi che la facevano trasalire da capo a piedi.

Con un sussulto, si tirò seduta e aprì gli occhi, venendo accecata da una fortissima luce.

Li richiuse, tirando dei respiri tremanti, ma tutto ciò che riusciva a respirare era freddo, che le bloccava il fiato in gola.

Riaprì nuovamente gli color cioccolato al latte, questa volta più cauta.

Si rese conto di essere seduta nella neve, con le ginocchia livide per il freddo. Indossava la sua camicia da notte e stava letteralmente morendo di freddo.

Ingoiò la saliva e si mosse, con una smorfia. Aveva i muscoli indolenziti e ogni sua mossa si dimostrava dolorante, come se fosse stata stesa nella neve per ore.

Gli occhi le bruciavano e le labbra le facevano male, spaccate per il freddo.

Si costrinse a tirarsi su e con fatica si mise in piedi, continuando a tremare come una foglia.

Si guardò intorno con il fiato corto, come se quella semplice azione le avesse prosciugato tutte le energie.

Era circondata dalla neve, un candido manto bianco che sembrava non avere fine. Qua e là spuntavano alberi spogli e dai tronchi anneriti, bruciati, anch'essi con i rami carichi di ghiaccio e neve.

La ragazzina alzò lo sguardo verso il cielo e trattenne il fiato, sgranando gli occhi arrossati dal freddo.

Nero.

Il cielo era nero, buio e oscuro, senza stelle, Luna o Sole.

Un buio senza fine, cupo come mai lo aveva visto. Renesmee si guardò intorno, ingoiando la saliva, e questa sembrò ghiacciarsi nella sua gola, soffocandola. Iniziò a tossire, il cuore che le balzava nel petto, i polmoni che imploravano aria.

Un ulteriore brivido le attraversò le viscere, le gambe cedettero e lei si accasciò nuovamente nella neve, portandosi le mani alla gola.

Non riusciva più a respirare, il freddo intorno a lei era diventato insostenibile, come se nella coltre bianca fossero nascosti migliaia di piccoli e appuntiti aghi che le trapassavano la pelle.

Un dolore glaciale si impossessò di lei, il suo corpo venne scosso da violenti brividi. Spalancò la bocca per urlare, ma non ne uscì alcun suono.

Il battito del suo cuore, che fino a quel momento era stato furioso e velocissimo, iniziò a rallentare.

Ogni tonfo che l'organo vitale produceva era sempre più uno sforzo, sempre più indescrivibilmente dolorante.

Uno strano torpore prese possesso di lei, mentre i battiti dapprima rallentavano e poi diminuivano.

Renesmee sapeva cosa stava succedendo. Stava morendo. Il suo corpo si stava tramutando in un blocco di ghiaccio.

Non riusciva più a respirare, e poteva contare, riusciva a sapere quanti battiti mancassero alla fine.

Proprio mentre chiudeva gli occhi e decideva di abbandonarsi a quel freddo oblio, una voce sconosciuta e stranamente raschiante, nonostante la sua giovinezza, le raggiunse le orecchie, accompagnando gli ultimi battiti del suo cuore.

Loro sono ovunque e non si fermeranno davanti a nessuno, davanti a nulla. Solo la Lei sa come fare...ah, se avesse saputo a ciò a cui andava incontro, non l'avrebbe mai fatto. Ma è tardi, ormai...”

Il petto di Renesmee si sollevò pesantemente per l'ultima volta, e la mezza-vampira spirò, l'ultimo battito che ancora echeggiava nelle orecchie.

 

 

Renesmee si tirò su di scatto, spalanco la bocca e respirando quanta più aria possibile.

Il cuore le batteva furioso nel petto, era madida di sudore e tremava da capo a piedi.

Si guardò intorno, leggermente spaesata, per poi riconoscere gli stendardi rossi della sua Casa.

Respirò ancora e ancora, profondamente, cercando di calmare i battiti del suo cuore.

Allungò una mano verso il comodino e prese il bicchiere con l'acqua. Se lo portò alle labbra ma non bevve, rimettendolo giù con una smorfia. Non aveva quel tipo di sete.

Sospirò, passandosi una mano tra i capelli bagnati di sudore, e scese con fatica giù dal letto, districandosi come poteva in quel groviglio di lenzuola. Scostò piano le tende rosse e si mosse silenziosa verso la finestra.

Il fiato le si bloccò in gola quando vide che aveva nevicato.

Il Parco era come addormentato sotto una coperta bianca e non c'era nessun rumore.

Alzò di scatto gli occhi verso il cielo, terrorizzata, ma si tranquillizzò quando vide il tenue azzurrino rosato tipico dell'alba. Il sole era un disco delicatamente dorato che si faceva largo su per il cielo, salendo sempre più in alto.

Un piccolo sorriso si fece largo sul suo volto, constatando anche che nonostante la bassa temperatura non avesse freddo.

Respirò ancora, mai sazia di quell'aria che aveva sognato di perdere per sempre, e scivolò fuori dalla Torre di Grifondoro, diretta verso lo studio della Herondale.

 

 

 

 

-Quindi pensi che gli Auror arriveranno presto?- chiese Clary stendendo la marmellata di mirtilli sulla sua fetta biscottata.

Da quando avevano conosciuto Percy non facevano altro che mangiare roba blu.

Probabilmente si sarebbero presto trasformate in dei puffi.

La mezza-vampira scosse la testa.-Non lo so. Spero di sì, perché da qui, a Natale, non se ne va nessuno, e io non voglio far preoccupare la mia famiglia.

O Jake. Ma questo lo tenne per sé.

La rossa annuì, addentando la fetta blu e passandone una a Percy che la ringraziò calorosamente.

Renesmee ripensò all'incubo di quella mattina. Non era il primo che faceva. All'inizio si trovava semplicemente avvolta nell'oscurità. Poi aveva iniziato a fare freddo e a nevicare, sommergendo tutto con quelle onde candide. Sommergendo anche lei. Ma non aveva mai sentito quella voce. E mai la sensazione era stata così vivida.

Pensierosa, si portò alle labbra la sua cioccolata blu e la sorseggiò delicatamente.

Non aveva molta fame, dopo che aveva bevuto il sangue la mattina presto, nella Torre di Astronomia, ma si sforzò di mangiare qualcosa.

Clary parve notarlo e alzò un sopracciglio, con fare interrogativo, mentre tuffava nella tazza di caffè-latte un biscotto ai mirtilli e al miele.

Lei scrollò le spalle, facendo intuire di non preoccuparsi, mentre osservava i professori che facevano colazione.

C'erano state altre due aggressioni, in quei giorni, e il clima che si respirava a scuola era sempre più pesante.

La preside e Bane stavano cercando alcune difese per poter rendere sicure almeno le Sale Comuni, ma nulla sembrava in grado di respingere le Ombre.

Lasciò completamente perdere la colazione e si alzò, annunciando di aver lasciato il quaderno di Incantesimi nel dormitorio.

-Se vuoi ti accompagno, non bisogna andare in giro da soli!- biascicò Clary, ingoiando una manciata di biscotti tutti insieme. Percy riemerse dalla marmellata di mirtilli annuendo con la bocca piena.

Renesmee scosse la testa.-Non vi preoccupate, sarò subito di ritorno.

Scivolò velocemente fuori dalla Sala Grande e invece di dirigersi verso la propria Sala Comune scese le scale, attenta a non farsi vedere da nessuno, dirigendosi verso l'ingresso.

Sorpassò velocemente le clessidre che annotavano i punti delle Case e tirò la maniglia del grosso e pesante portone, sgusciando fuori.

I suoi piedi affondarono nella neve, lasciando la porta socchiusa alle sue spalle e recandosi verso il lago.

C'era un calma glaciale in quel posto. Attraversò velocemente il Parco, arrancando nella neve, e si fermò sulla riva, osservando la distesa scura di ghiaccio. Si sedette nella neve, affondandoci dentro le mani nude, e buttò la testa all'indietro, respirando.

I boccoli bronzei si mossero come acqua di una cascata, scivolando fin quasi alla sua vita esile.

Chiuse gli occhi, lasciando che la calma di quel luogo la tranquillizzasse, quando uno strano calore le accarezzò il viso. Riaprì gli occhi e riportò l'attenzione sulla superficie del lago.

Lì, sul ghiaccio blu scuro e duro, c'era qualcosa che brillava. Scattò in piedi.

Una luce. Un esserino fatto di una tenue luce azzurrognola svolazzava sulla superficie ghiacciata, creando mille riflessi. Renesmee si mise a correre sulla riva, inseguendola.

La cosa si muoveva veloce, lasciando dietro di sé scintillii e riverberi lucenti.

La mezza-vampira superò la tomba di Silente, continuando a inseguire l'esserino, che ora si dirigeva verso la Foresta.

Sparì dentro i cespugli bassi e innevati, celandosi nella candida oscurità di quel posto.

Renesmee si fermò ai margini degli alberi, stringendo gli occhi per vedere meglio, ma non riuscì a scorgere nessun bagliore in quel buio pesto.

Con un brivido, si rese conto che lei non avrebbe dovuto essere lì e che quell'oscurità le ricordava fin troppo il cielo cupo del suo sogno, quindi schizzò via, usando la parte non umana che possedeva per ritrovarsi in pochi secondi davanti al portone socchiuso della scuola. Vi scivolò dentro e lo richiuse senza fare rumore, per poi correre a lezione per i corridoi deserti.

 

 

 

-Sei bagnata.- le fece notare Annabeth, distogliendo la sua attenzione dal libro che aveva in mano e posandola sulla gonna e sulle scarpe.

-Uhm...sì. Ecco...sono andata in bagno...quello di Mirtilla, ed era...ehm...allagato e quindi...- bofonchiò, arrossando.

Clary e Annabeth si guardarono, scettiche.

Accidenti, Jacob glielo aveva sempre detto che non aveva mai saputo mentire.

-Possiamo sapere la verità o dovremmo accontentarci di questa tua bugia.- sbottò infatti la bionda, stando attenta a non farsi sentire dal professor Banner, che spiegava dietro la cattedra, imitando alcuni maghi di non si sa bene quale epoca.

Renesmee sospirò e le raccontò del suo strano incontro, fornendo accurati dettagli.

-Così va meglio.- annuì la Corvonero soddisfatta, lanciando un'occhiata al professore.

Clary annuì e si chinò verso la sua cartella, tirando fuori Guida Alle Creature Magiche: Dove Trovarle.

Nascose il libricino dentro il grosso tomo di Storia della Magia e iniziò a sfogliarlo attentamente.

Renesmee riportò l'attenzione a ciò che diceva il professore, ma si rese conto di aver perso il filo, quindi smise di prendere appunti e iniziò a scarabocchiare sulle pagine di pergamena.

Annabeth invece continuò a seguire la spiegazione, come se sapesse perfettamente ciò che Banner blaterava. Poco male, avrebbe copiato gli appunti da lei.

Percy, dietro di loro, aveva preso a russare un po' più forte del dovuto.

Renesmee si girò e gli tirò un pizzico sul braccio, facendo segno a Peeta di chiuderli la bocca per evitare che urlasse. Il biondo eseguì l'ordine, evitando che venissero tolti i punti a Grifondoro, mentre il figlio di Poseidone si allungava verso la mezza-vampira.

-Che c'è?

-Russa di meno, se non vuoi che Banner ti senta.- brontolò Renesmee.

-E non sbavare.- aggiunse Annabeth senza distogliere lo sguardo dal libro. Il semidio arrossì e si coprì la bocca con la mano, sprofondando nella sedia.

Peeta e la Grifondoro ridacchiarono.

-Qui non c'è niente.- sbuffò Clary, richiudendo il libro e lasciandolo scivolare nella cartella ai piedi del banco.

-Sei sicura di quello che hai visto?- le chiese la bionda, voltandosi appena verso di lei.

Renesmee alzò gli occhi al cielo.-Sono abbastanza sicura che non sia un'allucinazione da neve, se è questo che intendi.- brontolò, guardandola male.

Annabeth roteò gli occhi.-Non è questo, quello che intendevo.- sbottò scocciata.

-Potreste evitare di litigare, grazie?- sibilò Clary, ammonendole con lo sguardo.

Le due sospirarono e si rituffarono in ciò che stavano facendo.

Annabeth ricominciò a prendere appunti e Renesmee a scarabocchiare, con la mente occupata dall'incubo di quella notte e all'esserino che aveva visto.

Era assolutamente certa che le due cose fossero collegate. Come? Beh, quella era un po' complicato da capire.

 

 

 

-Potrebbe essere una fata.- ipotizzò Katniss, mentre scivolavano per i corridoi semi-deserti.

Clary strabuzzò gli occhi.-Scherzi? Le fate non esistono!

-Ogni volta che qualcuno dice di non credere alle fate una di queste muore.- pronunciò Annabeth solennemente.

-Scusa, Peter Pan.- cantilenò Katniss, roteando gli occhi.

Renesmee ridacchiò.-Non so se le fate esistano o meno, ma so quello che ho visto e non assomigliava per niente a una fata.

-O magari hai visto Peter Pan.- sghignazzò la Serpeverde.

-Oh sì, me lo sento nella pancia.- citò la mezza-vampira ridendo. Annabeth sorrise, scuotendo la testa, e varcò la soglia della biblioteca.

La Signora Dodds le lanciò un'occhiataccia, probabilmente cercando di capire quale parte era più buona da mangiare, se le cosce o le braccia, e Renesmee la affiancò, raggelando l'arpia con lo sguardo.

Si sedettero al solito tavolo vicino alle finestre e la Corvonero sparì tra gli scaffali.

Katniss tirò fuori i compiti di Pozioni, sbadigliando annoiata, mentre Clary prese il suo blocco da disegno e i suoi colori, iniziando a disegnare.

Renesmee frugò nella borsa di Annabeth, appropriandosi dei suoi appunti di Storia della Magia e iniziando a trascrivere sui suoi le parti che a lei mancavano.

La figlia di Atena tornò poco dopo, portandosi dietro tre grossi libri.

Iniziò a sfogliarli uno ad uno, attentamente, cercando qualcosa.

Le altre tre la guardarono incuriosite, ma non fecero domande, concentrandosi sui propri compiti.

Renesmee velocizzò un po' la scrittura, usando i suoi poteri, e corresse qualche errore di distrazione sugli appunti di Annabeth, dovuti principalmente alla dislessia che perseguitava i semidei.

-Guardate questo.- disse la bionda poco dopo, ottenendo l'attenzione delle tre.-Questo libro si intitola “Storie, Miti e Leggende della Foresta Proibita”. Ho trovato una strana leggenda che potrebbe aiutarci.

-Che aspetti a leggerla?- saltò su Katniss, piegandosi verso di lei.

Annabeth le lanciò un'occhiataccia, ma iniziò a leggere.- “Un tempo molto lontano, agli albori di Hogwarts, una piccola Grifondoro figlia del Preside si perse nella Foresta che circondava il castello. La cercarono per giorni, per mesi e per anni, ma non la trovarono mai. Precisamente otto anni dopo ella comparve ad Hogwarts e uccise davanti a tutti il proprio padre, mostrando al mondo ciò che aveva creato con le sue stesse mani: mostri oscuri che terrorizzavano il mondo, scaturendo paura e disperazione.

Ma un giorno alla giovane strega le sue stesse creazioni sfuggirono di mano, e lei sparì. Ci fu una delle guerre più sanguinose e antiche per i maghi, e alla fine le creature vennero sconfitte. Nessuno seppe mai spiegare cosa era successo alla bambina, né cosa le fosse poi capitato. Era sparita, molto semplicemente.

Secoli son passati, ma ciò che è successo è ancora vivo nella memoria di alcuni maghi, come il sottoscritto. E noi non dimenticheremo mai questa leggenda.- terminò Annabeth.

-Erano miti o racconti dell'orrore?- ciangottò Clary, rabbrividendo.

-Aspetta un attimo, ma dire “ricordo” e “leggenda” insieme non è controproducente?- chiese invece Katniss, grattandosi la testa con la sua penna di Ghiandaia e sporcandosi il mento di inchiostro.

La bionda scrollò le spalle.-È comunque solo e soltanto una leggenda. Ma quelle creature mi hanno ricordato le Ombre.

-Anche a me.- annuì Renesmee.

Katniss sbuffò.-Ci servono delle prove concrete. E che facciamo? Andiamo dalle Ombre e le chiediamo di vedere la targhetta con il marchio di fabbrica?

Clary sussultò.-Certo che no. Ma se avessimo le prove che qualcosa è successo in quell'epoca potrebbero esserci delle possibilità che qualcosa sia vero.

-E come facciamo? Non abbiamo mica la palletta di vetro.- insisté la Serpeverde.

-No. Ma abbiamo Quintus...- commentò Annabeth.

-...possiamo chiedere al lui!- saltò su Renesmee.-Dobbiamo sbrigarci, tra poco scatta il coprifuoco, muoviamoci.

Katniss buttò nella borsa tutti suoi libri, prendendone poi alcuni che corse a rimettere a posto negli scaffali. Clary e Renesmee fecero lo stesso, mentre Annabeth schizzava verso la Dodds per prendere in prestito il libro.

-...Non potete comportarvi in questo modo...quel libro ve lo scordate...- berciava l'arpia.

-Sì, certo. Mi fa piacere che vuoi essere nuovamente sventrata, Alecto, e credo proprio che sarò io ad avere questo onore.- minacciò Annabeth.

Gli occhi del mostro brillarono di riflessi rossi.

-Mi stai sfidando, figlia di Atena?

La bionda rise, e con uno scatto velocissimo aveva estratto dalla tasca un pugnale – presumibilmente di bronzo celeste – e ora lo puntava alla gola dell'arpia.

Clary aveva fatto un balzo all'indietro, mentre la segretaria si lanciava in avanti verso la semidea.

Il corpo di Renesmee si attivò prima della sua mente e in un attimo era balzata addosso all'arpia, a cui nel frattempo erano spuntate due ali nere da pipistrello. Katniss aveva iniziato a lanciare oggetti a caso e la maggior parte di essi colpiva il mostro senza sbagliare di un millimetro.

Annabeth si muoveva agilmente, schivando i colpi della Dodds e menando rapidi fendenti che facevano sgorgare icore dorato dal corpo dell'arpia.

Renesmee venne sbalzata all'indietro e riuscì ad atterrare in piedi, anche se malamente. Fece per gettarsi nuovamente contro la Dodds quando questa crollò a terra. Inaspettatamente, dietro allo svenimento dell'arpia, si trovava Clary, un piedistallo in legno in mano dove pochi minuti prima era appoggiato un libro in mano. Lo stesso che era stato sbattuto con violenza sulla testa della bibliotecaria.

Nessuno disse niente. Le ragazze ripararono le cose rotte, trascinarono la Dodds sulla sua poltrona e Annabeth timbrò il cartellino per prendere in prestito il libro.

-Che poi alla fine potevamo usare la magia.- Bofonchiò Katniss mentre si lasciavano la biblioteca alle spalle.

 

 

 

-...Senza ombra di dubbio si tratta di una guerra molto antica. Dal periodo potrei dire che siamo nell'Alto Medioevo, parecchi secoli fa quindi. Sono periodi storici di cui non si sa quasi niente, dovreste provare a chiedere al vostro professore di Storia della Magia.- decretò Quintus dopo aver letto attentamente il libro. Le guardò di sottecchi.-Siete sicure di stare bene? Avete una faccia...

le quattro sobbalzarono contemporaneamente.

-Cero che stiamo bene.- ridacchiò nervosa Katniss. L'uomo aggrottò le sopracciglia, ma non fece domande.

-Insomma...non so davvero cosa sia quell'essere che tu hai visto, Nessie, ma dubito fortemente che sia una fata. Non se ne vede una qui da più di cinquant'anni. Dubito anche che ci sia qualcosa di vero in questa leggenda, nonostante le coincidenze – che, diciamocelo, sono relativamente poche – quindi non credo che sia una fonte attendibile.- disse ancora il Guardiacaccia, scuotendo la testa.

Loro annuirono, mentre Annabeth riponeva accuratamente il libro nella cartella.

Renesmee sospirò.-Resteremo qui a Natale, vero?

Lo sguardo di Quintus si addolcì.-Tempo proprio di sì, streghetta.

Katniss strinse i pugni, distogliendo lo sguardo e posandolo sul panorama fuori dalla finestra.

Le mancava Primrose e lo sapevano tutti in quella stanza.

Anche alla mezza-vampira mancava la sua strana famiglia. Ripensò ai suoi genitori, a Jacob, ai Quileute e a nonno Charlie.

Il suo sguardo si posò sul braccialetto con il ciondolo a forma di lupo che un tempo era stato di sua madre, ma che lei le aveva regalato pochi minuti prima di salire sull'Hogwarts Express.

Riepensò a quello che le aveva detto: “Sei speciale, bambina mia. Sei un'umana, una vampira e anche se tuo padre non lo ammetterà mai sei una lupacchiotta. E sei magica. Non dovrai mai permettere a nessuno di fermarti. Perché sei forte e coraggiosa e sei testarda. Anche troppo testarda” ricordò la risata cristallina di sua madre “E dovunque sarai, noi tutti saremo sempre con te. Quindi dai il massimo, tesoro”.

Alzò gli occhi verso il tramonto, fuori dalla finestra, e sorrise. Avrebbe dato il massimo, l'aveva promesso. E quelle Ombre se la sarebbero vista brutta.

 

 

 

Quando passarono davanti allo stanzino dove avevano scoperto la porta nascosta, un brivido freddo scosse Renesmee da capo a piedi.

Aspetta.

La voce giovane e raschiante le risuonò nelle orecchie.

Liberami.

Una sensazione di gelo le attanagliò le viscere. Le sembrò di essere tornata nel suo incubo, solo che non era all'aria aperta, non c'era neve.

Ma il freddo sì, c'era. 

Pungente, doloroso, mortale.

Ed era tutto reale.

Le mancò il respiro, i suoi polmoni non ricevettero più aria. Si accasciò sul pavimento nudo del terzo piano, le urla di Clary che le arrivavano attutite e ovattate.

Il sangue che si cristallizzava nelle vene, il cuore che iniziava a rallentare. La sua pelle che sfrigolava e bruciava per il freddo estenuante.

Spalancò la bocca, come nel suo incubo. E proprio come in esso non ne uscì alcun suono.

Niente aria.

Niente di niente.

Il dolore si fece più acuto, più insopportabile. Le mani che la toccavano e la scuotevano erano lontane, troppo lontane.

Il suo corpo venne scosso da violente convulsioni. Chiuse gli occhi, abbandonandosi all'oblio come nel suo incubo.

Uno, due, tre battiti.

Renesmee li contò, sapendo perfettamente quando l'ultimo sarebbe arrivato.

Quattro.

Il cuore rallentava, appesantito e sempre più asfissiato dal freddo.

Smise di respirare, come se prima lo avesse fatto.

Altri due tonfi stanchi, troppo lontani l'uno dall'altro.

Il freddo la paralizzò e come nell'incubo, la voce parlò proprio mentre il suo ultimo battito riecheggiava nel corpo esile della mezza-vampira.

Dietro ogni leggenda c'è un pizzico di verità. Le inarrestabili tenebre troveranno una fine.

E il cuore di Renesmee smise di battere, lasciandola avvolta in quel buio silenzioso e lugubre che tanto sapeva di morte.

 

 

 

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Kamala's Corner

 

*Si ripara dai lettori che cercano di ucciderla*

Ehm...sorpresa?

No, okay, cercherò di essere seria. Vi avevo detto che era solo l'inizio. E so già che quando tornerà da Londra e leggerà questo Viviana mi prenderà a sprangate.

Dunque, andiamo con ordine. Renesmee ha fatto un brutto sogno, che apparentemente non ha molto senso, ma non vi faccio spoiler, lol.

In più le Ombre non sono le uniche creature strane che si aggirano per Hogwarts, ma a quanto pare ci sono anche questi cosi che poi vederemo a cosa serviranno.

Le quattro decidono che un po' di azione non basta mai e quindi se la vedono con la Dodds, che non vuole dargli il libro in prestito solo perché Annabeth è una semidea. Fondamentalmente, avrei reagito anch'io cerando di fare fuori una bibliotecaria che non mi da i libri.

E po c'è la Leggenda. Che è una Leggenda o nasconde anche qualcosa di veritiero?

Ed infine la nostra Ness. Che cosa le è successo? Il suo cuore ha smesso di battere, e questo significa che è morta. Ma quella voce si dimostra non essere solo un sogno. O forse Renesmee l'ha immaginata? E allora come mai il suo corpo è stato avvolto dal gelo. E cosa vorrà significare questo?

E Clary, Annabeth e Katniss, che hanno visto la loro amica morire? Che cosa è successo?

Tante belle domandine che purtroppo non troveranno risposta la prossima settimana. Perché io sarò in Trentino dal 28 al 5 e quindi non potrò aggiornare. Ammetto che non era mia intenzione mollarvi così, ma le parole, come sempre, si sono scritte da sole e questo è quello che ne è venuto fuori.

So anche che vi sto trollando in una maniera assurda in questo modo, ma io sono una piccola bimba sadica, che volete di più dalla vita? Un amaro lucano!

Allora a presto, non so bene quando, e buone vacanze, petalini di rosa improfumati.

Uit lov,

TrollKam.

   
 
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