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Autore: Radagast99    27/07/2015    1 recensioni
[Disney/Dreamworks]
Tutti noi abbiamo guardato i cartoni della Disney da bambini, sperando che i nostri eroi preferiti riuscissero a realizzare i propri sogni. Ma non esistono solo gli eroi; cosa si nasconde dietro la figura degli antagonisti che tanto odiavamo? La loro anima è davvero così nera come pensiamo? Qui scoprirete tutto ciò che non è stato mai detto, qui scoprirete che nei buoni c'è molta più malvagità di quanto lascino pensare.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Attenzione: tutti i personaggi di questa fanfic sono di proprietà della Walt Disney e di chiunque ne possieda i diritti. Questa storia non ha alcun fine di lucro, né intende infrangere alcuna legge su diritti di pubblicazione e copyright.

UNDER THE SEA

Tentò di nuotare più velocemente, ma i tentacoli avevano già iniziato a farle male e del mazzo di coralli che aveva appena raccolto erano svaniti tra le onde, portati chissà dove dalla corrente. Uno dei suoi servitori l'aveva raggiunta tra i suoi scogli preferiti, dove i coralli possedevano mille sfumature diverse e la luce del sole filtrava attraverso le acque. Suo padre stava male da molto tempo, ma era riuscita ad aiutarlo molte volte grazie alla sua magia. Ora però la situazione era precipitata e, se non fosse arrivata in tempo, se non avesse dato a Poseidone la sua pozione... beh, meglio non pensarci. Con un ultimo slancio superò un gruppo di rocce ed arrivò in vista di Atlantide, le cui pareti scintillavano come di luce propria. Le sirene ed i tritoni si spostarono al suo passaggio, evidentemente spaventati dalla furia con la quale sferzava l'acqua per acquisire maggiore velocità. Fluttuò attraverso i portali aperti e, prima che potesse raggiungere la sua stanza segreta, la voce di suo fratello la raggiunse dal fondo del corridoio -Ursula, vieni, nostro padre vuole vederci assieme.- Si fermò di colpo e, evidentemente a malincuore, raggiunse Tritone dietro i grandi portali di bronzo degli appartamenti privati del re. Suo padre era disteso su un morbido letto, circondato da ancelle che continuavano a sventolargli il viso con alghe e ad offrirgli inutilmente qualcosa da mangiare. Poseidone aprì gli occhi avvertendo lo spostamento dell'acqua e, con voce ferma, si rivolse alle servitrice -Uscite, lasciatemi solo con i miei figli.- Le sirene chinarono rispettosamente il capo e si diressero in corridoio, dove iniziarono a parlottare con le guardie. Il sovrano degli oceani chiuse i pesanti battenti della porta con un gesto della mano, quindi tentò di mettersi a sedere ma ricadde subito sui cuscini. -Padre, non affaticarti ulteriormente, presto guarirai ne sono sicura...- Poseidone la guardò negli occhi, intravedendo dietro di essi le lacrime che minacciavano di sgorgare di lì a poco -Figlia mia, non vedi come sono ridotto? Il grande dio dei mari costretto a letto come un mollusco- rise per pochi secondi prima che la tosse gli togliesse il respiro, lasciandolo ancora più stremato di prima. -Figli miei, è inutile negarlo; presto io lascerò questo oceano, e qualcuno dovrà comandarlo. Ursula, a te affido le acque del Sud e dell'Ovest mentre tuo fratello comanderà il Nord e l'Est. Voglio anche lasciargli qualcos'altro...- Le sue parole furono nuovamente interrotte da un accesso di tosse, così ursula gli avvicinò alle labbra un bicchiere con del succo d'alghe per rinfrescare la sua bocca riarsa. Poseidone prese il suo tridente e, dopo averlo guardato per un momento, tese le braccia verso Tritone. Questo si fece indietro, come intimorito dal potere che suo padre gli stava donando -Forza, prendilo idiota! Le mie braccia non riescono più a tenerlo sollevato tanto a lungo. Con questo avrai il controllo completo sulle acque e sarai in grado di governarle come meglio credi. -Tu invece, mia amata figlia, avvicinati- Ursula si ravviò i capelli, evidentemente imbarazzata dalle attenzioni che il padre le rivolgeva. Era sempre stato così, suo fratello veniva spedito ad allenarsi con le guardie di palazzo e lei poteva giocare per ore con Poseidone, fingendo di essere la sua regina. Tuttavia, ora che aveva la possibilità di diventare una vera regina, e non una sciocca bambina con una corona di corallo, aveva il terrore di governare. Vedendo lo sguardo insistente del padre si chinò verso di lui, pregando che dopo quell'incontro avesse fatto in tempo a guarirlo. Dalle pieghe delle coperte prese Nautilus, la bellissima conchiglia che normalmente teneva sulla sua corona, e che ora era stata legata ad un filo. Chinò la testa per aiutare suo padre e, quando sentì la pelle raffreddarsi a contatto con quell'oggetto, una lacrima le sfuggì dagli occhi. -A te, Ursula, lascio questa conchiglia. Non potrà mai uguagliare la tua bellezza, ma con essa avrai il dominio sui venti che guidano le navi degli uomini.- Ursula iniziò a piangere come se fosse stata una bambina e, prima che qualcuno la vedesse in quello stato, disse -Sc.. scusate, io... devo prendere una boccata d'acqua fresca- Aprì il portone con un potente colpo di tentacoli e si gettò a capofitto nei labirintici corridoi del palazzo, addentrandosi sempre più nella parte antica di Atlantide. Entrò nella sua stanza di slancio, ignorando il contenuto del calderone che tentava di attirare la sua attenzione emettendo volute di fumo rosa. Aprì una credenza e ne tirò fuori una splendida bottiglia di cristallo, iniziando a sorridere mentre tornava da suo padre. Raggiunse suo fratello ma, prima che potesse rallegrarsi di essere arrivata in tempo, notò la mano di Poseidone distesa lungo il fianco e lo sguardo sconvolto di suo fratello. La bottiglia cadde sul pavimento di pietra che mandò in frantumi il delicato cristallo, colorando l'acqua di verde man mano che il contenuto della bottiglia si levava in spirali verso il soffitto. Ursula cadde in ginocchio davanti al letto, urlando contro suo padre affinché si svegliasse, affinché smettesse di giocare e, come quando lei era bambina, aprisse gli occhi iniziando a ridere per la sua espressione, ma Poseidone non si svegliò. Non seppe quando né come, ma ad un certo punto suo fratello l'abbandonò e lei rimase sola nella stanza del padre, riempiendo le mura di urla e lamenti. Quando aprì gli occhi non seppe quanto tempo aveva dormito sul pavimento, ma il sole era già tramontato nel mondo degli uomini e la luce aveva smesso i raggiungere Atlantide. Abbandonò il palazzo nuotando lentamente, lasciando che la lieve corrente causata dai portali aperti la spingesse fuori senza dover fare alcun movimento. Si fermò su un gruppo di scogli e qui si accasciò, iniziando di nuovo a piangere. Un lieve colpo sul braccio le fece alzare lo sguardo, rivelandole la presenza di due piccole murene, evidentemente appena nate. Si accoccolarono sui suoi tentacoli, mandando piccole scosse di elettricità che le facevano il solletico. -Oh, siete così carini, ma niente in questo momento potrebbe farmi sentire meglio. È tutta colpa mia, se non fossi uscita per raccogliere quegli stupidi coralli, rimanendo a casa come mi aveva consigliato Tritone, in questo momento starei cenando con mio padre- Una nuova serie di singhiozzi le attraversò il petto, impedendole di parlare oltre. Una delle due murene sembrò avere un'idea e, nuotando verso il suo petto, diede un colpo con la coda a Nautilus. Ursula strinse la conchiglia tra le mani, colta da un lampo di genio. Strinse al petto le due murene e, iniziando a nuotare velocemente, si recò a palazzo. Era stata colpa sua se suo padre era morto, e lei lo avrebbe riportato in vita, anche se avesse dovuto usare ogni briciolo di magia che le rimaneva. Raggiunse in fretta il suo nascondiglio e strinse tra le mani il grande libro che le aveva regalato sua madre. Ecate era stata la prima moglie di suo padre, ma era scomparsa senza lasciare traccia subito dopo aver lasciato quel regalo a sua figlia. All'epoca era troppo piccola per capire, ma crescendo aveva scoperto che era l'unica in grado di trovare alcune svolte nei corridoi o di superare determinate porte e, seguendo la pista lasciata da sua madre, aveva raggiunto quella stanza. Il libro aveva la copertina incrostata di conchiglie e piccoli molluschi e le sue pagine traboccavano con tutta la conoscenza raccolta da Ecate e dalle sue antenate, che da millenni erano note come le “streghe del mare”. Aprì a metà il grosso volume mentre iniziava a sfogliarlo febbrilmente, in cerca del filtro di cui aveva letto soltanto una volta poiché la sola idea di prepararlo era fin troppo spaventosa. Lesse velocemente la ricetta e tornò di nuovo all'aperto, raccogliendo tutto ciò di cui aveva bisogno. Iniziò a lavorare quella notte stessa, ben sapendo che la pozione sarebbe stata pronta solo un anno dopo.

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Ursula si avvicinò al calderone, il cui contenuto era finalmente divenuto blu. Da uno scrigno chiuso a chiave trasse gli ultimi due ingredienti. Qualcosa a cui teneva e qualcosa di suo padre. Con un gesto speranzoso gettò la perla che Poseidone le aveva regalato a dieci anni ed il corno del padre nella pozione, che divenne immediatamente limpida come l'acqua di superficie. Lacrime di gioia le colarono lungo il viso mentre iniziava a leggere dal suo libro le parole dell'incantesimo. Poco a poco la sua collana si sollevò dal petto ed iniziò a sprigionare il potere dei venti, mandando bottiglie e barattoli a sbattere contro i muri. Terminato l'incantesimo riempì una delle poche fiale ancora integre con il liquido divenuto dorato, recandosi subito dopo fuori dal palazzo. Ben presto raggiunse lo splendido giardino costruito in memoria di suo padre e si fermò solo davanti alla sua tomba. Cadde in ginocchio sulla nuda terra, piangendo di gioia e tristezza allo stesso tempo prima di iniziare a parlare -Padre, padre ci sono riuscita! Non pensavo che sarei stata in grado di scagliare un incantesimo tanto potente eppure ha funzionato” Finalmente potrò abbracciarti di nuovo, e assieme rideremo di quest'anno appena passato!- Stappò con forza la fiala, versandone il contenuto sulla terra che bevve avidamente. Flotsam e Jetsam nuotavano placidamente attorno a lei, tenendo lo sguardo fisso sulla terra immobile. Dopo più di mezz'ora Ursula capì la verità e si abbandonò di nuovo al pianto. Era stata davvero così stupida da credere che sarebbe stata in grado di resuscitare suo padre con le sue forze. Ah, se sua madre avesse potuto vedendola si sarebbe sicuramente fatta una gran risata. Iniziò a nuotare verso una macchia di coralli e, dopo aver raccolto un piccolo mazzo, lo depositò sul sepolcro e cominciò ad allontanarsi. Le lacrime continuavano a scenderle lungo le guance, a tratti spinte dalla rabbia, a tratti dalla tristezza. I due sentimenti si scontravano costantemente, sfruttando il suo cuore come campo di battaglia per decretare quale dei due l'avrebbe sopraffatta. Infine un nuovo sentimento riuscì a prendere possesso della sua mente, scacciando gli altri due. La delusione si impadronì di lei sommergendo qualsiasi altro pensiero come faceva l'alta marea con la spiaggia. Nuotò verso l'alto, in modo da poter osservare il tramonto fuori dall'acqua. Poseidone l'aveva portata molte volte sugli scogli, facendola giocare con i granchi e indossando le collane di conchiglie che tanto le piacevano. I colori del sole che scomparivano dietro l'orizzonte erano estranei al suo mondo abituale, costituito da colori più spenti e opachi; sulla spiaggia invece tutto sembrava così nitido, il rosso e l'arancione erano così vividi da incutere quasi timore mentre il rosa che li precedeva sarebbe stato capace di rilassare anche l'animo più irrequieto. Raggiunse un piccolo gruppo di scogli vicino alla spiaggia, mettendosi a raccogliere le conchiglie più belle che vedeva sul fondale. Sorrise al pensiero che l'ultimo dono di suoi padre era stata proprio una conchiglia, così come quelle che ora stringeva tra le mani. Inoltre era stata proprio Nautilus a darle la speranza di... Si alzò dagli scogli con un gesto repentino, folgorata dal pensiero che l'aveva raggiunta. Si tuffò in mare sollevando un ventaglio di spruzzi mentre il velo della notte iniziava a coprire il cielo. Il suo sangue era impuro, non era una vera strega del mare come sua madre, dunque non aveva il potere di creare quella pozione. Pensava che Nautilus l'avrebbe aiutata e l'aveva fatto, certo, ma le serviva più potere, e quel potere in quel momento era tra le mani di Tritone. Se avesse ottenuto il tridente avrebbe potuto scagliare di nuovo l'incantesimo e risvegliare suo padre, tornando ad osservare il tramonto con lui. Quanto aveva odiato quei doni i primi giorni dopo la morte di Poseidone, ogni volta che si ritrovava a sfiorarli con lo sguardo il ricordo di suo padre le offuscava la vista e la mente, ma ora tutto aveva un senso. Attraversò i portali del palazzo dirigendosi negli appartamenti di suo fratello, che ultimamente erano diventati molto più sontuosi del solito. Il letto era intonso, e non c'era nulla nella stanza che facesse presagire la presenza di qualcuno. Chiuse gli occhi, lasciando che la corrente marina guidasse i suoi sensi fino a scovare Tritone. Con un sorriso si diresse verso la sala del trono, irrompendo senza neanche aver salutato le guardie. Suo fratello era sul suo trono ed osservava il tridente, rigirandoselo tra le mani con aria assorta. -Tritone, fratello mio! Devo assolutamente parlarti. Guardie, fuori di qui, ora.- Osservò i tritoni che uscivano, lanciandosi sguardi allarmati e curiosi. Tritone si alzò con aria quasi annoiata, avvicinandosi a lei -Cosa c'è, Ursula? Non vedi che sono occupato?- Ursula cercò di non ridere pensando a come suo fratello aveva definito l'ozio, ma riuscì a trattenersi -Questo è più importante, credimi. Io so come far tornare nostro padre, basta che tu mi dia il tuo tridente e poi...- Tritone si allontanò da lei, divenendo improvvisamente sospettoso -Darti il tridente? Far tornare nostro padre? Ursula, cosa vai blaterando?!- Ursula tentò di calmare l'eccitazione, iniziando a scandire meglio le parole -Mia madre era la strega del mare, Tritone, io sono la strega del mare. Ho già provato a riportare in vita nostro padre, ma ho fallito perché non sono abbastanza potente da compiere un simile portento! Ma se avessi per un momento il comando degli oceani, se potessi sfruttare il potere del tridente allora sono certa che riuscirei nel mio scopo!- Il viso del fratello si adombrò di colpo mentre cominciava a girarle attorno -E così tu vorresti praticare magia nera nel mio palazzo? Ho sempre saputo che c'era qualcosa di sbagliato nel tuo aspetto, pensavo fosse qualche problema di salute, ero convinto che fosse questo il motivo dell'affetto smisurato di nostro padre verso di te, ma la magia... Non fraintendermi, ma io sono il figlio maschio, io sono bello e forte, ed eccello in praticamente qualsiasi cosa mentre tu...- Lasciò la frase in sospeso, come se la fine di quell'affermazione fosse scontata -Tritone, cosa vuoi dire? Aspetta, tu sei geloso di me!- Improvvisamente rivide tutti i regali che aveva fatto a suo fratello, i gioielli di perline e persino quella magnifica cintura di madreperla che aveva commissionato per la sua maggiore età, e che stranamente non gli aveva mai visto indossare. -Geloso di te? E di cosa, se posso permettermi; dei tuoi viscidi tentacoli neri? O forse delle tue disgustose abilità sovrannaturali? Tu vieni qui, mentre siedo sul mio trono, ed osi infangare la memoria di nostro padre parlando di magia nera ed hai anche il coraggio di dire a me, il tuo re, che sono geloso?- Ursula indietreggiò, spaventata dalla reazione del fratello -Magia nera? Io voglio solo poter abbracciare di nuovo Poseidone! E poi tu non sei il mio re, nostro padre ci ha lasciato egual potere e...- Tritone scoppiò in una fragorosa risata, suscitando lo stupore di Ursula -Strega del mare, con l'accusa di negromanzia io ti spoglio di qualsiasi titolo e privilegio. D'ora in poi vivrai lontano dal palazzo e da Atlantide dove nessuno, tritone o sirena che sia, dovrà mai rivolgerti la parola.- Scagliò il tridente contro il secondo trono, riducendolo in un cumulo di polvere. -E ti giuro che, se dovessi di nuovo sentire il tuo nome, ti distruggerei così come ho fatto con quel pezzo di roccia. Ed ora dammi Nautilus.- Ursula si allontanò, stringendosi la conchiglia al petto mentre la rabbia le deformava il volto -Potrai infangare il mio nome e quello di nostro padre, potrai esiliarmi sotto false accuse, ma mai, mai avrai questa conchiglia. Saeva procella voco!- Un violento spostamento d'aria inchiodò suo fratello contro il muro mentre lei abbandonava il palazzo. Quando era ormai lontana da Atlantide Flotsam e Jetsam la raggiunsero, portandole il libro altre provviste. Non importava quante sirene avrebbe dovuto distruggere, si sarebbe servita di ogni briciolo di magia in suo possesso e, alla fine, avrebbe stretto in pugno il tridente, distruggendo suo fratello e riportando finalmente in vita suo padre.

/////////L'ANGOLO DELL'AUTORE///////////
Ed eccoci qui ad un nuovo capitolo! Ho preso un po' d'ispirazione dal musical della Sirenetta prodotto dalla Disney per il background di Ursula, ma l'ho reso un po' più oscuro. Ovviamente vi invito a recensire la storia e, magari, ad aggiungerla alle seguite, sempre ammesso che vi piaccia. Nel caso abbiate qualche richiesta speciale per quanto riguarda il personaggio del prossimo capitolo non esitate a chiedere, siamo qui per scoprire la verità...

 

   
 
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