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Autore: Radagast99    17/07/2015    2 recensioni
[Disney/Dreamworks]
Tutti noi abbiamo guardato i cartoni della Disney da bambini, sperando che i nostri eroi preferiti riuscissero a realizzare i propri sogni. Ma non esistono solo gli eroi; cosa si nasconde dietro la figura degli antagonisti che tanto odiavamo? La loro anima è davvero così nera come pensiamo? Qui scoprirete tutto ciò che non è stato mai detto, qui scoprirete che nei buoni c'è molta più malvagità di quanto lascino pensare.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Attenzione: tutti i personaggi di questa fanfic sono di proprietà della Walt Disney e di chiunque ne possieda i diritti. Questa storia non ha alcun fine di lucro, né intende infrangere alcuna legge su diritti di pubblicazione e copyright.

FIRE AND SHADOWS

Ade si incamminò lentamente, godendosi l'oscurità della notte; una fresca brezza soffiava da nord, scompigliandogli i lunghi capelli castani. Con un gesto annoiato della mano spostò una ciocca che gli oscurava la vista, sistemandola dietro l'orecchio. Le stelle rischiaravano il nero cielo invernale assieme ad una pallida falce di luna, che proiettava ombre argentee sul paesaggio che lo circondava. Non era altro che una pianura verde, disseminata di querce e salici ad intervalli regolari, ma ne era affascinato comunque. Aveva passato l' infanzia prigioniero dello stomaco di suo padre, Crono, sognando finalmente vedere il mondo con i suoi occhi; quando Zeus aveva liberato i suoi fratelli e sorelle era stato felice, felice di poter sentire il profumo dei fiori, felice del calore del sole che gli accarezzava la pelle e del lieve gorgoglio dell'acqua che scorreva placida nei ruscelli di montagna. Il mondo degli uomini era il luogo più bello che avesse mai visto, amava ogni sua parte e gli sembrava sempre di non riuscire a coglierne appieno la bellezza, nonostante tutto il tempo che aveva passato nello studiare ciò che lo componeva, dalle enormi montagne ai delicati steli d'erba su cui camminava. Intravide uno specchio d'acqua vicino ad una macchia più fitta di alberi e si diresse verso di esso, affascinato dal modo in cui i raggi della luna si riflettevano sulla limpida superficie trasparente. Sulla strada notò un piccolo narciso, insignificante macchia di colore in quel mare verde che sembrava volerlo soffocare. Tese delicatamente una mano e, con leggerezza, spezzò lo stelo del fiore per poterlo guardare più da vicino. I petali erano bianchi come la prima neve d'inverno mentre, al centro, un raggio di sole sembrava essersi solidificato nel creare quegli splendidi petali gialli. Prese una ciocca di capelli e vi intrecciò con disinvoltura il fiore, lievemente dispiaciuto dall'aver privato il mondo di quella purezza soltanto perché lo voleva. Raggiunse il laghetto e affondò le mani a coppa, raccogliendo l'acqua per potersi dissetare. Guardando in basso notò il suo riflesso attraversato da increspature, ma comunque sorprendente. Alcuni dicevano che fosse il più bello degli dei, forse anche più bello della stessa Afrodite; I lunghi capelli gli arrivavano oltre le spalle, in una cascata di diverse sfumature di castano. Aveva un fisico asciutto, ma comunque attraversato da muscoli guizzanti che, al minimo movimento, parevano animarsi di vita propria. La piccola bocca morbida sembrava un bocciolo di rosa, sempre pronto a schiudersi rivelando un sorriso allegro. Come suo fratello Zeus aveva la pelle ambrata, ma la sua era più luminosa, liscia al tatto e sempre profumata da oli aromatici. Ciò che però stupiva anche se stesso erano i suoi occhi, diversi da quelli dei mortali e degli stessi dei. Avevano il colore dell'oro liquido, attraversati da pagliuzze di diverse sfumature dello stesso colore, conferendogli uno sguardo ipnotico e seducente. Si alzò di scatto, spolverando la veste bianca per eliminare le tracce di polvere e continuò a camminare, diretto verso i suoi fratelli. La guerra contro i Titani ormai era finita da qualche anno, Zeus aveva provveduto personalmente ad imprigionarli con i suoi fulmini ed ora era arrivato il momento di decidere chi avrebbe regnato sull'universo al loro posto. Avevano passato quel tempo a rimediare ai disastri causati dalla terribile guerra combattuta, ma alla fine si erano resi conto che tergiversare sarebbe stato del tutto inutile. Avevano stabilito che l'universo sarebbe stato diviso in quattro parti: Il mondo degli uomini era stato scelto come terreno neutrale mentre i cieli, i mari e gli Inferi sarebbero stati divisi tra i tre figli maschi di Crono. Ade era stato contrario alla decisione di escludere le sue sorelle dalla possibilità di regnare assieme a loro ma Zeus era stato più furbo di lui. Già, Zeus, il preferito di sua madre, colui che era stato scelto per liberare gli dei e mettere così fine al regno dei mostruosi titani. Aveva sempre avuto una dote particolarmente sviluppata nel convincere gli altri a fare ciò che voleva e così, davanti al suo discorso tanto eloquente, le stesse dee avevano rinunciato ad avanzare qualunque pretesa al trono dell'Olimpo, il posto ovviamente più ambito. Sorrise leggermente mentre, da lontano, intravide due figure stagliarsi contro il cielo notturno; infondo lui era il fratello maggiore, di lì a pochi giorni avrebbe guardato il mondo dal suo trono dorato, portando pace e prosperità sotto i suoi domini.

Poseidone lo salutò con un cenno del capo mentre Zeus, evidentemente spazientito, iniziò a protestare -Ade! Sono ore che ti aspettiamo, che fine avevi fatto sciagurato?- Ade allargò ancora di più il proprio sorriso, ripensando alla famiglia di lupi che aveva incontrato lungo il suo cammino e con cui aveva giocato a lungo. -Oh andiamo Zeusino, ora sono qui no? Insomma...- Scelse appositamente quel nome, sapendo che suo fratello si sarebbe infuriato e così fu -Non-chiamarmi-così, lo sai che lo odio. Comunque vedo che, a quanto pare, sei più interessato a raccogliere fiori piuttosto che prendere parte a questa riunione!- Il sorriso gli morì sul volto, sostituito da una cupa determinazione -Chiudiamo questa faccenda.-

Zeus tirò fuori un sacchetto di cuoio chiuso da due lacci, tenendolo sospeso tra i tre -Qui ci sono tre monete; su una è inciso il simbolo dell'Olimpo, su un'altra le onde del mare e, sulla terza, il teschio degli Inferi. Estrarremo a sorte le monete, in modo che non ci siano risentimenti tra di noi. Giureremo di rispettare la decisione del Fato, qualunque essa sia, ed abbandoneremo questo luogo in pace.- Ade squadrò il fratello con aria sospettosa, tentando di capire se ci fosse un tranello dietro tutto ciò; Zeus sembrava tranquillo nella sua posizione, dunque si limitò a sorridere dicendo -lo giuro.- Gli altri due parlarono subito dopo di lui e la tensione, che poco prima era quasi percepibile nell'aria, si allentò visibilmente. Zeus sciolse il nodo che chiudeva il sacchetto, avvicinandolo poi ad Ade -Tu sei il maggiore, dunque hai il diritto di pescare per primo.- Ade infilò la mano continuando a sorridere, certo che il Fato gli avrebbe sorriso. La sua mano entrò in contatto con il freddo metallo e, senza esitazione, tirò fuori la moneta senza guardarla. Subito dopo pescò Poseidone e, infine, Zeus. -Bene.-esordì Poseidone, mentre una goccia di sudore gli colava lungo la fronte. -Facciamo in fretta.- Voltò la sua moneta mostrando a tutti le onde che si scontravano sugli scogli. Ade fu contento, sapendo che ormai rimanevano soltanto l'Olimpo e gli Inferi. Lui e Zeus voltarono le monete allo stesso momento, osservandone il rilievo. Ade per poco non svenne mentre, fissando quel pezzo di metallo, perse il suo sguardo negli occhi di un teschio umano. Com'era possibile che lui, il maggiore tra i tre, il più bello tra gli dei, fosse stato preso in giro in tal modo dal Fato? Alzò lo sguardo, fissando Zeus che, sorridente, mostrava la nube sulla propria moneta. Il nuovo dio dei morti fissò il fratello il cui volto mostrava solo cieca determinazione e non gioia, come poteva sembrare ad un primo momento. Spostò il suo sguardo su Poseidone, fissandolo dritto negli occhi senza che potesse distogliere lo sguardo. E lì finalmente lo vide, annidato dietro le iridi verdi si nascondeva il senso di colpa. Lo sguardo di Ade si rabbuiò mentre, rivolgendosi ai fratelli, disse -Io vado.- scomparve in un lampo, riapparendo nel suo nuovo regno.

 

Gli Inferi si trovavano nel cuore della terra, lontano dalla luna e dalle stelle, ma sembravano essere pervasi da una luce propria. L'aria era satura di umidità e nebbia, che si levava in volute disinvolta da un grosso fiume che serpeggiava tra le rocce. Vicino alla riva una piccola imbarcazione in legno scuro lo attendeva assieme ad un vecchio scheletrico posto a prua. Mentre saliva su di essa il lembo della veste sfiorò l'acqua salmastra, facendone affiorare volti decomposti che tendevano le braccia verso di lui. Si voltò spaventato verso il traghettatore, cercando conforto negli occhi bui -Cosa sono? Cosa vogliono?- Quello si voltò verso di lui, il volto inespressivo come se fosse incapace di provare emozioni -Sono le anime dei dannati, cercano la redenzione dagli dei.- Ade rimase un secondo a riflettere, quindi proruppe in una fragorosa risata mentre avvicinava il suo volto a quello di una vecchia donna -Qui siamo tutti dannati, mettetevelo in testa.- Non seppe come, ma quando allungò la mano per scacciarla una lingua di fuoco si allungò verso l'acqua, lambendone la superficie e disintegrando ciò che rimaneva della donna. Fissò le sue mani, terrorizzato da quel potere così mostruoso cercando di capire come fosse stato capace di distruggere la vita, e la morte, con così tanta facilità. Mentre stavano per fermarsi, alla fine, comprese. Ora era il dio dei morti, non ci sarebbe più stato spazio nella sua vita per la bellezza e la gioia. Prese dai suoi capelli il narciso che aveva colto e che a contatto con l'aria malsana degli Inferi aveva iniziato a perdere tutta la propria bellezza. Con un lampo di luce fu avvolto dalle fiamme e, subito dopo, le sue ceneri volarono nell'aria, trasportate da una brezza invisibile. Scese a terra, capendo anche un'altra cosa; la sensazione del potere che lo pervadeva, attraversando la sua carne e bruciando tutto ciò che incontrava lo faceva sentire stranamente vivo, facendolo godere del potere che aveva appena acquisito. Percorse pochi passi quando, da un anfratto tra le rocce, gli giunse all'orecchio una voce -Ma che ci fa qui? Non è un po' troppo bello per questo posto?- Subito dopo un'altra voce, più bassa della precedente, rispose alla domanda -Idiota! Non vedi che è un dio? Le Moire avevano detto che sarebbe arrivato per governare sulle anime dei defunti.- Ade si avvicinò alla fonte delle voci, esibendo un'aria solenne -Fatevi avanti, voi due.- Ora era divenuto un sovrano, anche se detestava il suo regno più di qualunque altra cosa al mondo doveva adeguarsi e rispettare i suoi doveri. Quando i due si presentarono davanti a lui per poco non scoppiò a ridere. Erano entrambi molto bassi ed avevano le corna, ma le somiglianze finivano qui. Uno era molto magro e con la pelle color verde acqua, inoltre i suoi lineamenti erano spigolosi e sottili. Il suo compagno, invece aveva la pelle del colore del vino, assieme ad una prosperosa pancia. Parlarono assieme, confondendo le voci -Pena e Panico, al vostro servizio signore!-. Salì una ripida scalinata, seguito dai due che continuavano a parlottare costantemente a bassa voce tra di loro, facendo rimbombare le pareti con le loro voci. Ade passò varie ore a camminare per le ampie sale in pietra nera che costituivano il centro del suo regno, sempre accompagnato dai lamenti delle anime dei defunti in cerca di sollievo. Ad un certo punto, non seppe quando, i suoi servitori sparirono per sfamare il cane a tre teste, Cerbero, anche se non sembravano entusiasti all'idea. Raggiunse una piccola sala piena di ragnatele in cui sedevano le tre donne più brutte che avesse mai visto. Avevano ormai pochi capelli e due di esse erano prive di occhi, mentre la terza ne aveva uno solo al centro della fronte. Ogni cosa nella loro figura esprimeva vecchiaia e decadenza ma, in un certo senso, anche saggezza. Una di loro, la più magra, iniziò a parlare con voce arrochita -Ebbene, ecco il nuovo sovrano. Avevamo previsto il tuo arrivo, come sempre.- Un'altra delle tre la interruppe, senza smettere di fissare Ade -Noi vediamo tutto ciò che è, che è stato e che sarà!- Iniziarono a ridere assieme, evidentemente a conoscenza di qualcosa che gli sfuggiva. -Buonasera, signore, non ho avuto modo di presentarmi, ma pare che non ce ne sia bisogno. Voi dovete essere le Parche, a quanto vede; ebbene, vorrei porvi una domanda riguardo a...- La donna che aveva parlato per prima lo interruppe immediatamente, senza lasciargli il tempo di terminare la frase -Alt! Noi non riveliamo il futuro, è proibito.- La seconda sorella sbuffò, dicendo poi -Oh beh, forse potremmo fare un eccezione per lui, è così carino!- La donna al centro, bassa e in carne, parlò per la prima volta zittendo le altre che avevano iniziato a litigare -Oh, ma lui non vuole conoscere il futuro, vero? Io so tutto del futuro, so cosa sta per succedere e a cosa porteranno le parole che qui saranno pronunciate. Egli non vuole sapere cosa lo aspetta, ma perché lo aspetta.- Ade cambiò posizione, a disagio per le parole della vecchia che sembrava sapere su di lui molte più cose di quante ne avesse mai capito egli stesso. -Beh- disse la maggiore -Se vuole conoscere il passato, non ci sono problemi. Datemi l'occhio, forza- La sorella se lo tolse senza problemi, passandolo alla donna che lo tenne sollevato davanti a sé. Il dio represse un conato di vomito causato da quella scena, tentando di rimanere fermo nonostante l'ansia che continuava a tormentargli l'animo. La vecchia iniziò a parlare mentre le luci nella stanza si abbassavano

 

"Il più bello degli dei, dalla vita amato

nel buio degli Inferi è stato condannato,

dal fratello minore che aveva giurato.

Sull'Olimpo ora ammira il risultato

del tradimento, da lui perpetrato

ai danni del fratello, dalla vita amato."

 

Ade rimase in silenzio per molto tempo, tentando di capire il significato di quelle parole che continuava a sfuggirgli, come se stesse afferrando il fumo a mani nude. “Dal fratello minore che aveva giurato”, il senso della frase lo colpì come un maglio, facendolo accasciare a terra. Le tre donne scomparirono in un lampo, lasciandolo solo con la sua disperazione. Era stato tradito, tradito dal fratello che aveva amato. Certo, magari non poteva sembrare a prima vista, ma aveva sempre pensato di potersi fidare di Zeus, sempre pronto a ridere e scherzare con tutti. Rivide davanti a sé lo sguardo che gli aveva rivolto poche ore prima e capì di essere stato un illuso, capì di aver sottovalutato la meschinità del fratello, capì che non era l'amore a guidarlo, ma la sete di potere, e per questo pianse. Pianse tutte le lacrime che aveva e quelle che non pensava di avere; pianse la sua disperazione ed il suo dolore, sentendo il sapore salato delle lacrime che gli solleticavano le labbra. Non seppe quanto a lungo era rimasto a terra, piegato su se stesso e scosso da singhiozzi, ma quando alla fine aprì gli occhi aveva finito le lacrime, non aveva la forza di piangere e, anche se avesse voluto, non ci sarebbe più riuscito.

Aveva affrontato il dolore e l'aveva superato ma ora, ora veniva la rabbia. Rabbia contro Zeus, che lo aveva ingannato, contro Poseidone che lo aveva aiutato, contro gli dei, che in quel momento stavano festeggiando l'incoronazione del loro nuovo sovrano e contro i mortali, che consacravano templi in suo nome. Nessuno lo avrebbe mai pregato, nessuno l'avrebbe mai amato. Avrebbe passato il resto dell'eternità circondato dalla paura e dal dolore, e per questo si odiò; Zeus l'aveva abbindolato con i suoi discorsi gentili sulla necessità di decidere di comune accordo e lui era stato troppo stupido per far valere il suo diritto di fratello maggiore e prendersi ciò che gli spettava di diritto. Le fiamme scaturirono dal suo corpo, riducendo le sue vesti ad un mucchio di ceneri fumanti in un angolo. Le pietre delle pareti iniziarono a fondersi mentre, urlando contro il cielo, giurò di distruggerli tutti.

 

 

Qualche anno dopo gli giunse la notizia del matrimonio tra suo fratello ed Era, e nulla lo allietò di più di tale notizia. In quegli anni era cambiato, il dolore l'aveva fortificato e la rabbia aveva dato uno scopo alla sua vita eterna mentre la sete di vendetta temprava il suo animo. Zeus si mostrò molto felice di poter incontrare di nuovo suo fratello in quel giorno tanto felice per lui, ma Ade non credette ad una parola di suo fratello. Oltrepassò i cancelli d'oro dell'Olimpo con passo altero, lasciando che le tenebre si spandessero verso l'esterno dalla sua veste, nera come la notte. Quando gli altri dei lo videro cambiarono espressione. Le muse smisero di cantare, sconvolte nel guardare un volto tanto diverso da quello per cui avevano composto molte canzoni in passato. Certo, la rabbia lo aveva reso forte, ma aveva anche mutato il suo aspetto. Gli occhi avevano assunto il colore dello zolfo, perdendo il fascino di un tempo. Poco a poco i bellissimi capelli che erano stati per lui motivo d'orgoglio si erano sfibrati, perdendo poco a poco la loro lucentezza fin quando, stanco di doversi portare dietro quel ricordo del passato, aveva dato loro fuoco, sostituendoli con una fiamma che simboleggiava la sua nuova forza. Persino la pelle, un tempo color del miele, era diventata sempre più pallida fino a diventare di un grigio malsano e decisamente meno attraente. Tutto ciò però non gli interessava. Ignorò lo sguardo colpevole di Poseidone e non ascoltò le parole scambiate da Afrodite ed Artemide, probabilmente poco lusinghiere. Tutta la sua attenzione era concentrata sul trono dorato su cui era seduto Zeus, affiancato dalla nuova sposa che gli teneva la mano. Il re degli dei sembrava essere l'unico che non si era curato del suo nuovo aspetto e, alzandosi in piedi, parlò ad alta voce -Ade, fratello mio, è molto tempo che non ci vediamo! Sono molto contento che tu sia venuto qui in occasione di questo giorno molto importante- Si volto versò Era e sorrise, subito ricambiato dalla sposa. Quando parlò di nuovo lo fece a voce più bassa, desideroso di non farsi sentire dagli altri. Aveva un'espressione preoccupata stampata in viso, e sembrava quasi essere davvero interessato a lui mentre diceva -Cosa ti ha ridotto così?- Ade sorrise, divertito per la prima volta da molti anni ormai. Quando parlò lo fece con tono distaccato, senza tralasciare di aggiungere una nota ironica -Ma come Zeusino, non te lo ricordi? Sei stato tu.-

/////////L'ANGOLO DELL'AUTORE///////////
Innanzitutto vi ringrazio per essere arrivati fino alla fine di questo primo capitolo, che magari (anche se spero di no) sarà stato uno strazio da leggere. Se non l'avevate già intuito ogni capitolo sarà incentrato su un personaggio diverso, e voglio anticipare che non seguirò la sotria di prequel e sequel vari ed eventuali, ma solo quella del cartone principale. Beh, grazie ancora, e ci vediamo (o forse dovrei dire leggiamo?!) al prossimo capitolo! :*

   
 
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