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Autore: Scarcy90    24/01/2009    11 recensioni
Avevo sempre vissuto a Forks. Fin dalla mia nascita quella piccola cittadina era stata la mia casa, anche se una casa vista solo di notte e mai in presenza di esseri umani che potessero vedermi. Come mai? Be’ la velocità con cui tendevo a cambiare aspetto ed età non avrebbe contribuito a non far nascere sospetti negli umani che mi stavano intorno.
Per questo, nonostante avessi sempre vissuto a Forks, quella mattina mi stavo preparando ad affrontare il mio primo giorno di scuola. Sarei stata la nuova arrivata, quella che viene da un posto lontano… Talmente lontano che nessuno si sarebbe realmente messo ad indagare sulle mie origini. Nessuno doveva sapere dove avevo passato i miei lunghi sette anni di vita, e avrei dovuto fingere di non conoscere nessun ragazzo della mia scuola, mentre invece sapevo a memoria i volti e i nomi della maggior parte di loro. Nella mia mente c’era abbastanza spazio per questo e per molto altro.
Ufficialmente sarei stata la dolce figlia del defunto fratello di Edward Cullen: il figlio del dottore e il marito di Isabella Swan, la figlia del capo della polizia.
In realtà invece ero Renesmee Carlie Cullen, detta Nessie, unica figlia di Edward e Bella Cullen.

Questa è la mia seconda Nessie/Jake. Romantica ma anche con una buona dose di mistero e suspence, infatti i nostri due protagonisti insieme alla famiglia Cullen dovranno affrontare una situazione difficile dovuta dall'arrivo di un nemico misterioso che Alice ha visto non troppo chiaramente in una delle sue visioni. Chi sarà questo nemico? I Volturi o qualcuno che i Cullen non hanno mai conosciuto?
Preparatevi a vedere un Jacob diverso da quello di Eclipse e Breaking Dawn, molto più seducente e dolce... Attraente come una calamita...
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black, Nuovo personaggio, Renesmee Cullen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sunbeam- Capitolo 2

Capitolo 2: Friends…?
 
 La Push era indiscutibilmente la mia seconda casa. Tutte le persone che conoscevo lì mi trattavano come una di loro, come una Quileute, nonostante fossi assolutamente tutto il contrario, e non ero mai riuscita a capire pienamente un comportamento così strano. Il fatto che fossi una vampira avrebbe dovuto scatenare nel branco di licantropi, e in Jacob soprattutto, un odio profondo e leggendario, un odio che neanche un uomo con la più grande forza di volontà avrebbe mai potuto far sopire. Eppure nessuno di loro mi odiava o aveva paura di me. Da piccola pensavo che fosse a causa della mia amicizia con Jacob, ma questa non era stata una risposta più che altro era stato il motivo scatenante di altre domande nella mia testa, e come un effetto a catena le incongruenze in cui vivevo cominciarono ad affiorare: ammesso che non mi odiassero perché ero amica di Jacob, cosa aveva portato Jacob a volermi bene nonostante fossi una mezza vampira? Forse l’amicizia che c’era stata con mia madre quando era umana e che continuava a perdurare? Ma come poteva esistere ancora la loro amicizia, erano pur sempre un licantropo e una vampira.
 Alla fine giunsi alla conclusione più ovvia: quando mia madre era umana, lei e Jacob erano molto più che amici. Non dubitavo del fatto che mia madre avesse amato solo mio padre in tutta la sua vita, ma come ripeteva sempre il mio adorato papà gli esseri umani non sono forti come i vampiri, i loro sentimenti possono essere vari e mai ben definiti. Perciò capii che mia madre doveva aver amato Jacob a suo modo e anche lui doveva averla amata molto.
 Inizialmente questa mia ipotesi mi faceva sorridere. Immaginare mia madre e Jacob insieme in atteggiamenti affettuosi mi sembrava così bizzarro e divertente. Poi però qualcosa di diverso aveva iniziato ad attanagliarmi la mente: ero infastidita dal fatto che la loro amicizia fosse più forte di quella mia e di Jacob. Sapevo che non avevo ragione di preoccuparmi, Jacob mi voleva bene e saremmo rimasti sempre amici, ma avevo la sensazione che mi stesse nascondendo qualcosa e che questo qualcosa avesse a che fare con i sentimenti che provava per mia madre. Mi scoprii gelosa del loro passato, di quello che avevano vissuto, anche se non ne avevo motivo visto che io e Jacob eravamo solo amici.
 In quel momento cercai di allontanare quei pensieri dalla mia testa, cercavo di non rimuginarci mai su, perché mio padre sondava la mia mente di continuo e non volevo che si mettesse delle strane idee in testa, tipo che secondo me la mamma lo tradiva con Jacob, cosa che ritenevo impossibile.
 Ero quasi arrivata a casa di Jacob, quella piccola e caratteristica casetta di legno che era stato di teatro di molte nostre avventure. Ci ero così affezionata che quasi quasi mi piaceva molto più di casa mia o di casa Cullen, il che era tutto dire.
 Sapevo che Jacob mi stava alle calcagna, sentivo i suoi passi all’interno del bosco, e il respiro regolare dell’enorme lupo che si dava da fare per non lasciarmi neanche un margine di vantaggio. Non stava correndo al massimo delle sue possibilità, forse voleva farmi credere che ero in vantaggio per poi battermi nello sprint finale.
 Non avevo idea di quanto potesse rendere una macchina come la mia, ma conoscendo mio padre avevo il presentimento che riuscisse ad andare molto più veloce di quanto immaginavo. Infatti, appena schiacciai più a fondo il pedale dell’acceleratore, raggiunsi in un secondo i duecento orari.
 Per una persona normale guidare a quella velocità avrebbe significato trovare morte certa, ma per me e la mia famiglia era diverso. I nostri sensi molto più sviluppati rispetto a quelli degli umani ci permettevano di scansare eventuali ostacoli senza timore e ci fornivano di un’attenzione maggiore. Perciò il fatto di andare così veloce non mi spaventava affatto.
 Jacob si accorse che avevo accelerato e anche lui aumentò l’andatura, ma lo avevo preso alla sprovvista così avevo diversi metri di vantaggio e casa sua era sempre più vicina, mancava sì e no un chilometro.
 Accelerai ancora di più e all’improvviso mi accorsi che i passi di Jacob erano spariti.
 Stavo per chiedermi che fine avesse fatto quando sospirai scocciata. Accidenti ai suoi geni licantropici! Aveva vinto lui. Se ne stava seduto sui gradini che portavano a casa e sua e mi sorrideva beffardo, era arrivato talmente prima di me che aveva anche fatto in tempo a ritrasformarsi e a rivestirsi.
 Sbuffai sempre più scocciata mentre parcheggiavo la mia macchina accanto alla sua, che ormai non guidava da un bel po’, perché, nonostante amasse le auto, anche lui preferiva di gran lunga correre con le sue gambe.
 Scesi dall’auto e mi diressi decisa verso di lui, pronta ad affrontare le sue battutine. Naturalmente Jacob non deluse le mie aspettative, si alzò e mentre gli passavo accanto per entrare in casa mormorò qualcosa di molto simile a “ancora un po’ e sarei diventato vecchio”.
 Mi voltai e gli feci una linguaccia.
 -Nessie, una signorina educata come te dovrebbe imparare a perdere con più stile- disse con un occhiolino di scherno.  
 -Se fosse stata una gara legale avrei chiesto il controllo anti-doping, chissà che ti circola in quel sangue. Secondo me i tuoi globuli rossi sono come dei lupi.-
 Incrociai le braccia e lo fissai negli occhi divertita.
 -Se fosse stata una gara legale, tu non saresti potuta essere al volante di una Smart che supera i duecento ottanta all’ora se qualcuno la guida come si deve, ma avresti dovuto correre con le tue gambe semiumane.-
 I miei occhi divennero due fessure, mentre l’irritazione cominciava a farsi spazio sul mio volto.
 -Lo sai che prima o poi ti chiederò la rivincita, vero?- chiesi decisa.
 -Lo immaginavo- ripose rassegnato. –Quando si tratta di gareggiare diventi una vera Cullen.-
 Sorrisi. In effetti i miei famigliari erano piuttosto competitivi, a partire dallo zio Emmet che aveva continuato per due interi anni, giorno dopo giorno, a chiedere a mia madre rivincite a braccio di ferro; nonostante lei lo stracciasse puntualmente lui non si arrendeva mai, finché una mattina la forza da neonata della mamma cominciò a svanire e finalmente lo zio vinse. C’erano voluti due anni- mia madre aveva stabilito un record, in lei la forza dei neonati era perdurata il doppio del tempo canonico- ma alla fine lo zio aveva riconquistato di diritto il ruolo di vampiro più forte della famiglia.
 -Non mi arrenderò finché non mangerai la mia polvere Jacob Black- dissi con tono di sfida.
 -E’ una minaccia?- chiese lui accigliato.
 Mi avvicinai e mi alzai sulle punte dei piedi per poter avvicinare il mio viso al suo, e lo fissai con intensità.
 -No, è una promessa, mio caro- dissi sicura di me mentre vedevo una strana scintilla attraversare gli occhi scuri di Jake. –E io mantengo sempre le mie promesse.-
 Lui rimase immobile per qualche secondo perso ad osservare i miei occhi e poi si chinò verso di me. Che cosa stava facendo? Non capivo, sapevo solo che il suo viso era sempre più vicino e il cuore mi batteva sempre più forte.
 I nostri visi erano ormai a pochi centimetri e intorno a noi si era venuto a creare come una specie di campo elettromagnetico, scaturito chissà sa da dove.
 Il volto di Jake era così vicino che potevo quasi vedere la sua anima attraverso i suoi occhi scuri e caldi, e le nostre fronti si stavano per sfiorare. Poi lui alzò una mano e con un gesto veloce mi diede uno scappellotto sulla fronte facendomi chiudere gli occhi per la sorpresa.
 -Smettila di farci perdere tempo, ragazzina- disse ridendo. –Claire e Quil ci stanno aspettando da un pezzo.-
 Riaprii gli occhi e lo vidi. Era ancora davanti a me, ma si era allontanato di qualche centimetro e il suo sguardo, poco prima così intenso, era tornato ad essere divertito e canzonatorio.
 -Va bene, va bene…- dissi scocciata.
 Uffa! Doveva sempre rovinare tutto… Un momento. Tutto cosa? Jake non aveva rovinato niente perché non c’era proprio niente da rovinare. Non stava per accadere nulla poco prima quindi il mio cuore poteva anche smetterla di battere così forte.
 -Stai bene?- mi chiese serio. –Sei tutta rossa…-
 -Io… Sto benissimo- risposi distogliendo lo sguardo dal suo e aprendo in fretta la porta di casa.
 La casa di Jacob mi era sempre piaciuta. Piccola, semplice e ordinaria. Tutto il contrario delle case in cui vivevo e che frequentavo- tolta quella di nonno Charlie, ovviamente- e così simile al mio modo di vedere le cose. In quella casa il tempo sembrava essere fermo, ogni volta che ci tornavo era tutto uguale alla volta precedente, come se una strana magia mi volesse permettere di ritrovare sempre la familiarità di cui avevo bisogno.
 -Il mio costume è sempre al solito posto?- chiesi voltandomi verso Jacob che mi aveva seguito in casa e si stava richiudendo la porta alle spalle.
 -Certo.-
 -Bene… Billy non c’è? Avrei voluto salutarlo- dissi un po’ dispiaciuta, era già da qualche giorno che non mi facevo una bella chiacchierata con il saggio Billy Black, una specie di nonno adottivo Quileute.   
 -Nessie, oggi è lunedì- sospirò Jake spazientito. –Dici di avere un cervello enorme ma alla fine ti sfuggono sempre le cose più insignificanti.-
 Lunedì? Mi chiesi confusa. Cosa c’era il lunedì? Ah, ma certo…
 -Baseball davanti al maxi schermo di nonno Charlie- mormorai. –Mi dimentico sempre di questi loro appuntamenti poco salubri. Scommetto che si stanno rimpinzando di birra e pizza.-
 Mio nonno e Billy si trasformavano in uomini delle caverne quando si trattava di vedere la partita in televisione: mangiavano qualsiasi schifezza e tracannavano birra per tutto il tempo come due adolescenti senza un minimo di autocontrollo. Fortuna che Billy lo riportava a casa Jacob e che mio nonno era già a casa sua altrimenti sarei sempre stata con l’ansia di saperli coinvolti in qualche incidente. E dire che il nonno era il capo della polizia a Forks, che razza di esempio dava?
 -Tuo nonno e mio padre sono adulti e vaccinati- disse Jake pazientemente.
 Alzai gli occhi al cielo con un gesto impaziente. Avevo sentito quel discorso mille volte e per mille volte avevo risposto nel medesimo modo, ma sembrava che io e Jacob non ci stancassimo mai di affrontarlo.
 -Potresti cortesemente andare a cambiarti, e in fretta anche… Ti ho già detto che siamo in ritardo?- la pazienza di Jacob stava cominciando a diminuire vertiginosamente.
 -Scusa, sono una perditempo di prima categoria- risposi facendogli l’occhiolino.
 Mi voltai e corsi nella stanza di Jacob chiudendomi la porta alle spalle. In quella stanza, nell’ultimo cassetto dell’armadio di Jake c’erano una serie di miei vestiti, perché trascorrevo tanto di quel tempo a La Push che a volte poteva succedere che mi servisse qualche indumento di ricambio se, per esempio, io e Jake decidevamo di fare una corsa nella foresta o di buttarci dagli scogli. I miei vestiti non uscivano mai indenni da queste nostre particolari attività ricreative perciò zia Alice mi aveva consigliato di crearmi un piccolo guardaroba di emergenza, e chi ero io per discutere un suggerimento dell’esperta di moda della famiglia Cullen?
 Aprii il cassetto e ne tirai fuori il mio costume da bagno: un semplice bikini con sfumature arancio, gialle e bianche. Mi ricordava tanto il calore di un raggio di sole sulla pelle, lo stesso calore che sentivo accoccolandomi vicino a Jacob nelle giornate fredde e piovose. E già, Jake era il mio personalissimo raggio di sole.
 Indossai velocemente il costume e cercai qualcosa da mettere sopra. Trovai una maglietta bianca a maniche corte, abbastanza aderente da mettere in risalto le mie forme ormai già ben sviluppate, ma non avevo niente da indossare sotto. Purtroppo avevo solo pantaloni e jeans lunghi, e non mi sembrava il caso si metterli per andare in spiaggia, sarebbero stati troppo scomodi. Stavo per arrendermi quando notai che c’era qualcosa poggiato sul letto di Jacob: erano dei pantaloncini di jeans. Perfetto! La provvidenza mi aveva dato una mano! Li presi e il profumo di Jake mi investii come una meravigliosa ventata d’aria fresca, come il profumo dei pancake un mattino in cui non mi sarei mai aspettata di trovarli per colazione.
 Ero consapevole del fatto che Jake ed io non avevamo assolutamente una taglia simile, ma decisi di tentare lo stesso. Naturalmente mi andavano larghi, ma non quanto mi sarei immaginata, così presi la cintura che avevo indossato quel giorno a scuola e la feci scorrere nei passanti dei pantaloncini di Jake, la agganciai e mi diedi un’occhiata allo specchio. I pantaloni mi ricadevano in modo stranamente largo ma la cintura li teneva su alla perfezione, e la comodità dei pantaloni metteva ancora più in risalto l’aderenza della mia maglietta. In conclusione ero uno schianto- in genere non ero così generosa nell’autocomplimentarmi, anzi ero piuttosto severa, ma questa volta non potei fare a meno di ammettere che vestita in quel modo sembravo una modella appena uscita dall’ultima collezione primavera/estate-.
 Decisi di tirare su i capelli, perché faceva ancora caldo- almeno per licantropi e mezzi vampiri, era così- e odiavo sentirli appiccicarsi sul collo e sul viso. Perciò presi una matita che avevo nella tasca dei miei Jeans e attorcigliandola ai miei riccioli bronzei fermai la mia acconciatura improvvisata.
 Non avevo scarpe estive da indossare, ma non sarebbe stato un problema. Camminare scalza mi piaceva e soprattutto non mi danneggiava, la mia pelle era piuttosto resistente e le pietre come i pezzi di legno mi davano solo una piacevole sensazione di solletico quando li calpestavo.
 Presi il mio telo da mare e tornai nel salotto. Non vidi Jake da nessuna parte, perciò annusai velocemente l’aria per trovare la sua scia, anche se in quella casa non era un’impresa facile visto che il suo odore era in ogni angolo. Per fortuna avevo preso il mio talento per rintracciare le scie da mia madre, quindi riuscivo a distinguere perfettamente quelle recenti da quelle datate con lo scarto di pochi secondi.
 In pochi attimi, con una veloce analisi, tirai fuori con quasi l’assoluta certezza la teoria che Jake stesse in cucina a mangiare. Fortuna che ero io la perditempo!
 Mi diressi in cucina trascinando i piedi scocciata per quell’ennesimo inconveniente, perché il fatto che Jake avesse deciso di fare uno spuntino era proprio un inconveniente da non sottovalutare, dato che di solito ci metteva una vita a finire di mangiare la sua gigantesca e disumana razione.
 Entrai in cucina e vidi quell’enorme ragazzo licantropo chino sul frigo aperto che si stava riempiendo uno zaino enorme di qualunque cosa fosse commestibile.
 -Che stai facendo?- chiesi sorpresa.
 -Uno spuntino per quando andremo in spiaggia- rispose senza distogliere lo sguardo da quello che stava facendo.
 -Spuntino?- ero a dir poco sconvolta, con quello che stava mettendo nello zaino io ci avrei mangiato un anno.
 -Lo sai che io e Quil non ci saziamo facilmente- rispose lui ridendo.
 -Voi licantropi non vi saziate e basta- dissi divertita.
 -In effetti credo che tu abbia…- si voltò finalmente a guardarmi e lo zaino stracolmo di viveri gli scappò di mano finendo con un tonfo sul pavimento, -…ragione…-
 Alzai un sopracciglio confusa. Jacob mi stava fissando dalla testa ai piedi con gli occhi spalancati.
 -Che c’è?- chiesi un po’ spaesata.
 -Ah… No, niente… Quelli sono miei?- indicò i pantaloncini che avevo indosso.  
 -Sì, scusa. Non ti dispiace se li prendo in prestito, vero?- sbattei un paio di volte le ciglia con fare angelico.
 -No- rispose ancora non del tutto normale, c’era come una strana ombra confusa dietro i suoi occhi.
 Si chinò a prendere lo zaino da terra e finalmente pochi minuti dopo eravamo in marcia per la spiaggia. Durante il tragitto non fiatammo, ed era una cosa così insolita, perché in genere io e Jake trovavamo sempre qualcosa di cui parlare, ma quel pomeriggio c’era un’aria diversa tra di noi, come se ci stessimo studiando. Lui che mi fissava ogni tanto di sottecchi e io che cercavo di capire perché si comportasse così.
 Quando arrivammo alla spiaggia sentii subito la cristallina voce di Claire che mi chiamava. Quella bambina era meravigliosa e io la adoravo. Anche se anagraficamente era di due anni più grande di me, fisicamente lei era una normale bambina di nove anni mentre io ero un’anormale ragazza di diciassette- o sette, in base ai punti di vista. Più volte Claire si era dichiarata sorpresa del mio ritmo di crescita, visto che sapeva perfettamente quale fosse la mia vera età, ma per il momento avevamo deciso di non dirle niente. Questo perché anche se lei era l’imprinting di Quil era ancora troppo piccola per sapere tutto, e inoltre si era deciso di raccontarle ogni cosa dei licantropi solo nel caso in cui, arrivata all’età giusta, Claire avesse ricambiato i sentimenti di Quil. Una cosa che mi sembrava assolutamente scritta nelle stelle, poiché già a nove anni si capiva che lei lo amava, magari non ancora un amore romantico, ma sicuramente provava per lui un affetto superiore che per qualsiasi altra persona, e per Quil era la stessa cosa.
 Non sapevo come, ma sembrava che Claire avesse capito la situazione alla perfezione ed evitava accuratamente di fare domande che avrebbero potuto metterci in difficoltà. Le bastava avere accanto Quil e tutti i suoi amici, non chiedeva nient’altro.
 Corsi incontro alla piccola e lei mi saltò addosso abbracciandomi, cademmo a terra e ci rotolammo nella sabbia ridendo spensierate. Claire era un’umana a differenza di me e dei due licantropi che erano con noi, perciò era vestita in modo un po’ più pesante. Per gli umani quelle temperature non erano adatte per divertirsi nel mare.
 Mentre Jacob e Quil si erano seduti a rifocillarsi- cioè a fare fuori tutte le provviste portate da Jacob- io e Claire ci divertimmo un sacco a giocare a racchettoni sulla spiaggia. Mi raccontò del suo primo giorno di scuola, di quanto le mancassero le vacanze estive, e di come Quil le stesse insegnando a riparare un’auto. Quell’ultima informazione mi fece storcere un po’ il naso, quella era una cosa che io non avrei mai fatto, ma Claire sembrava essersi divertita un mondo.
 Dopo una mezz’ora Claire espresse la volontà di mettere qualcosa sotto di denti, perciò Jake ne approfittò per chiedermi di accompagnarlo a fare una nuotata- era il suo modo per dirmi che voleva fare una gara a chi arrivava prima al grande scoglio, che distava quasi due chilometri dalla spiaggia dalla quale si vedeva appena.
 Gli sorrisi e cominciai a togliermi maglietta e pantaloncini, quando ebbi finito lanciai uno sguardo di sfida a Jake, ma di nuovo lui mi stava fissando in modo strano, i suoi occhi che mi guardavano così mi facevano battere il cuore e non ne capivo il perché.
 -Andiamo?- chiesi esitante.
 -Cos… Ah, certo- rispose riprendendosi da quello stato di trance e sorridendomi beffardo.
 Mi voltai verso Quil, forse lui aveva notato il comportamento inspiegabile di Jacob, ma quello che vidi mi confuse ancora di più. Quil mi sorrideva soddisfatto come se la scena a cui aveva appena assistito fosse un avvenimento che stava aspettando da tempo. Mi ero persa qualcosa per caso?
 -Ehi, lumacona!-
 Era Jacob che mi chiamava dal bagnasciuga, quell’imbroglione era partito senza avvisarmi.
 Immediatamente gli corsi dietro mentre lui era già entrato in acqua e aveva cominciato a nuotare senza sosta. Accidenti, era parecchio in vantaggio! Di nuovo l’istinto competitivo dei Cullen si impossessò del mio corpo e mi ritrovai a muovere braccia e piedi il più velocemente possibile per riuscire a raggiungere il mio avversario.
 Il mare cominciava a gonfiarsi e le onde diventavano sempre più impetuose, ma non potevano comunque nulla contro il mio corpo più caldo e resistente di quello di un qualsiasi umano. L’acqua gelida e agitata mi accarezzava la pelle con delicatezza donandomi una piacevole sensazione di solletico. Sapevo che per Jacob era la stessa cosa e che non potevo perdere tempo a godermi con calma quella meraviglia, perché il licantropo era diversi metri davanti a me e se avessi perso questa gara non avrei avuto tregua per molti giorni. Jake mi avrebbe presa in giro e avrebbe tessuto le sue lodi senza un minimo di ritegno.
 Dovevo assolutamente superarlo e arrivare a quello scoglio prima di lui! Ma come?
 Guardai l’enorme ragazzo davanti a me che nuotava freneticamente e nel frattempo un’idea si fece strada nella mia mente. Cos’era quello che Jacob aveva cercato di evitare dal momento in cui ero venuta al mondo? La risposta era talmente semplice che quasi mi misi a ridere: non voleva che io mi facessi male. Non sapevo se era spinto da affetto fraterno o dall’amicizia che lo legava a mia madre, ma Jake mi aveva sempre protetta con tutte le sue forze.
 Perciò decisi di sfruttare questa sua tendenza in modo da vincere la gara. Mi fermai e prendendo un grosso respiro, gridai:
 -Jake!- cercai di sembrare il più disperata possibile, mentre con violenza andavo sott’acqua e ne riemergevo subito dopo con la speranza di dare l’impressione che stessi annegando.
 In un momento in cui la mia testa era fuori dall’acqua vidi la figura di Jacob farsi sempre più vicina.
 Perfetto! Aveva abboccato alla grande.
 Quando era a meno di dieci metri da me, presi un respiro più profondo e rimasi sotto cominciando a nuotare con tutte le mie forze verso lo scoglio. I miei occhi vedevano perfettamente sott’acqua, e alzando lo sguardo vidi Jake che nuotava sopra di me. Accelerai e poco dopo scorsi lo scoglio in lontananza.
 Dovevo essere riuscita a distanziare Jacob abbastanza perciò decisi di riemergere.
 Senza fermarmi mi voltai un attimo indietro e notai che Jacob era fermo nel punto in cui ero sparita poco prima. Incredibile come mi avesse creduto, e dire che pensavo mi conoscesse. Quando volevo vincere non badavo mai al modo. Un lato preso tutto dalla mia famiglia, non tanto da mia madre e mio padre, quanto dai miei zii.
 Ormai mancavano pochi metri allo scoglio perciò decisi di smetterla di tormentare Jacob. Presi un grosso respiro e gridai: -Ehi, Jake! Non avevi detto che ero una lumacona?-
 Non mi fermai a guardare la sua reazione, dovevo raggiungere subito quello scoglio perché, nonostante fosse lontano, Jake era molto più forte di me e non ci avrebbe messo molto a raggiungermi.
 Lo scoglio era proprio davanti a me, allungai una mano e la posai con delicatezza su quella superficie così dura e viscida.
 Non avevo il fiatone, uno dei vantaggi dei miei geni misti. Avevo vinto e questo mi rese immensamente orgogliosa, tanto che non potei fare a meno si sorridere soddisfatta.
 Mentre ero ancora intenta a tessere mentalmente le mie lodi, avvertii come una strana sensazione di calore dietro di me. Poi una mano grande e scura si posò accanto alla mia e il mio sorriso divenne di scherno: mi aveva raggiunta più in fretta di quanto avessi immaginato.
 Girai su me stessa e mi ritrovai davanti a uno spettacolo che mi lasciò senza parole. Jacob era immobile e mi fissava con quello che sembrava un misto di rabbia e paura.
 Stavo per domandargli il perché di quello sguardo ma lui alzò l’altra mano e la mise con forza sullo scoglio, intrappolandomi tra le sue braccia. Mi sentivo stranamente in gabbia e l’atmosfera era troppo pesante per i miei gusti.
 -Non farlo mai più- disse con voce dura.
 I suoi occhi erano scuri e pieni di paura. La sua reazione a quel mio scherzo mi sembrava estremamente esagerata, come se avessi appena cercato di ucciderlo invece di fingere di affogare. Perché si comportava in quel modo? Non riuscivo a capirlo.
 Poi il suo sguardo divenne severo, e improvvisamente sentii il bisogno di arretrare finché non mi resi conto che la mia schiena stava sfiorando la superficie irregolare dello scoglio. Ero proprio in gabbia!
 -Hai la minima idea di come mi sono spaventato?- disse con una punta di disperazione nella voce.
 Fissavo i suoi occhi scuri e atterriti. Non avrei mai pensato di vedere Jacob in quello stato.
 -Jake- mormorai posando una mano sulla sua guancia calda e subito il suo sguardo si addolcì. –Mi dispiace, non avevo intenzione di farti star male. Calmati, ti prego.-
 Lui socchiuse gli occhi cercando di ritrovare un briciolo di tranquillità e con una dolcezza disarmante posò la sua mano su quella che io tenevo ancora poggiata sulla sua guancia. La strinse e con un sospiro se la portò alle labbra sfiorandola con un bacio lento e struggente.
 Il mio cuore partì al ritmo di un mitragliatore. Non era mai andato così veloce e temevo che l’udito da licantropo di Jacob se ne sarebbe accorto.
 Cosa stava succedendo? Cos’era quell’improvvisa vampata di calore che stavo sentendo all’altezza del ventre. Non capivo, era tutto così surreale.
 Un’onda più forte delle altre ci venne addosso e Jake, colto di sorpresa, non riuscì a contrastarla finendo con lo stringermi tra il suo corpo e la superficie dello scoglio. Per un riflesso incondizionato lo avvolsi con le gambe e mi avvinghiai a lui, mentre la mia schiena urtava con violenza contro lo scoglio.
 -Stai bene?- mi sussurrò lui ad un orecchio, sembrava di nuovo preoccupato.
 -S-sì- balbettai stringendolo ancora di più. Non sapevo cosa mi stesse succedendo ma all’improvviso in quel preciso istante mi resi conto che Jake era un ragazzo, un ragazzo bellissimo con un corpo da favola che stava praticamente attaccato al mio. Sotto le mani potevo sentire i muscoli scolpiti delle sue spalle, e le mie gambe avvertivano la forza dei suoi fianchi.
 Il calore che era partito dal ventre cominciò ad espandersi per tutto il mio corpo fino a raggiungere le guance e le orecchie che divennero rosse. Sentivo il sangue ribollirmi nelle vene, mentre il moto ondulatorio del mare muoveva i nostri corpi e li faceva sfregare l’uno con l’altro creando su ogni centimetro della mia pelle una meravigliosa sensazione di benessere.
 D’un tratto capii. Quello che stavo provando era eccitazione, il corpo di Jacob aveva scatenato una strana reazione con il mio e adesso non potevo fare a meno di desiderare che quel contatto diventasse più profondo. Non so da cosa fossi spinta, ma mi venne l’improvvisa voglia di baciare il collo di Jacob, sembrava così morbido e invitante…
 -Sicura di stare bene, ragazzina?- mi chiese di nuovo lui.
 Mi bloccai.
 Ragazzina?! Non avrebbe potuto dire parola migliore per azzerare tutta l’euforia dei miei ormoni. Ma che diavolo credevo di fare? Jake mi aveva sempre trattata come una sorellina e di sicuro quel contatto inaspettato che per me era stato così inebriante per lui non aveva significato nulla.
 Mi irrigidii a quei pensieri e con un gesto secco mi allontanai da lui, stampandomi sul volto un sorriso falso come un dollaro del monopoli.
 -Sto benissimo- risposi. –Lo sai che ho la pelle dura.-
 Jacob mi fissò per un secondo, sembrava indeciso se credere o meno alle mie parole. Fortunatamente sembrò preferire la prima opzione.
 -Già- rispose ridendo. –A volte dimentico che hai gli psicotici geni da mostro di tuo padre che ti proteggono.-
 -Parla proprio lui, il lupacchiotto che guarisce in due secondi- risi anch’io, ma il mio cuore continuava ad essere come congelato.
 Jacob alzò gli occhi al cielo e vide che il sole era ormai tramontato quasi del tutto. Sapevo quello che stavo per dire.
 -Meglio rientrare, prima che i tuoi mi uccidano per averti tenuta a La Push fino a tardi.-
 Annuii e senza aggiungere altro cominciammo a nuotare velocemente verso riva. Mi sentivo strana, vuota come una tasca rivoltata.
 In quello strano stato di trance raggiunsi la spiaggia con Jacob al mio fianco.
 -Nessie!- esclamò la piccola Claire venendomi incontro. –Hai vinto? Hai vinto?-
 Sorrisi. Quella piccola peste aveva il dono di farmi tornare sempre il buonumore.
 -Sì, Claire. Questa volta ho vinto io- risposi fingendomi trionfante, avevo ancora quella strana sensazione di vuoto dentro e di confusione.
 Claire si mise a saltare di gioia gridando la sua felicità perché finalmente ero riuscita a battere quello sbruffone di Jacob. Mi misi a ridere sinceramente quando sentii quelle parole, lei era davvero un toccasana per me.
 Jacob si era già rivestito e stava seduto accanto a Quil, naturalmente avevano ricominciato a mangiare. Mi stupiva il fatto che fosse rimasto ancora qualcosa dopo il loro primo assalto.
 Mi diressi verso i miei vestiti con Claire che cantava felice al mio fianco.
 Mentre indossavo i pantaloncini una leggera folata di vento fece arrivare al mio naso l’odore di Jacob. Il cuore quasi mi si fermò e il cervello si spense per un attimo. Quell’odore era così dolce, profumato, famigliare ma soprattutto attraente. Come avevo fatto a non notarlo prima di quel momento? L’odore di Jake era forte e deciso, l’odore di un licantropo, di un alfa, ma sopra ogni cosa era l’inconfondibile odore di un uomo. Un uomo che mi considerava una ragazzina.
 Andiamo, Ness… Niente stupidate, non ti puoi prendere una cotta per Jake. Lui è Jake, quello che ti dava da mangiare da piccola, che ti ha cambiato i pannolini- anche se fortunatamente per un periodo molto breve-, lo stesso ragazzo che ti ha accompagnata durante la prima caccia, e che ti sfidava ad uccidere un cervo per convincerti a sfamarti anche con del sangue animale, il Jacob che ti è stato accanto per proteggerti dai Volturi e che ti ha sempre dimostrato la sua amicizia…
 Già, quello era il mio Jacob.
 Sentii che le guancie erano avvampate mentre contemplavo il viso di Jake illuminato dai fievoli raggi del sole al tramonto. La sua pelle sembrava così luminosa, quasi divina. Com’era bello, non potei evitare di pensarlo.
 Scossi la testa.
 “No, lui per me è solo un fratello” pensai con decisione, ma nel momento in cui formulai quel pensiero capii che non sarei mai più stata me stessa, che ormai i miei sentimenti erano totalmente diversi da quelli di poche ore prima.








***L'Autrice***
Bene eccomi qui con il secondo capitolo... Come avete visto la nostra Nessie sta cominciando a capire cosa prova veramente per il bel licantropo, ma ci vorrà ancora un po' prima che ci sia la svolta decisiva.
Anticipazioni: nel prossimo capitolo rivredremo la famiglia Cullen, e Alice avrà una visione fondamentale per tutto il resto della vicenda...

Ringraziamenti:
 sannychan: Eh Richard... Sarà molto importante in tutta la storia, e il suo carattere enigmatico e misterioso affascinerà molto Nessie... Comunque ti ringrazio tantissimo per la recensione, sono felice di vederti sempre in prima fila per leggere le baggianate che scrivo XD... Non so se hai visto la recensione che ho lasciato alla tua storia, purtroppo ho letto solo il primo capitolo perchè non sto avendo un attimo di tempo libero... Spero di poter continuare presto perchè è una storia che mi ha intrigato parecchio... Ciao Kiss!!! TVTTTTTTTTTTTTB!
 Maka_Envy: Ma per carità... Darmi fastidio?! Sono felicissima che tu abbia deciso di seguire anche questa storia. Piaciuta l'idea della scatioletta di sardine, eh? Mi è venuta per caso quando sono incappata nel sito della Smart e ho natato che Jacob non ci sarebbe entrato neanche piegato in due... ^^ Ti ringrazio per tutti i complimenti, per la recensione, e sono felicissima che il primo capitolo ti sia piaciuto tanto... Ciao Kiss!!! TVTTTTTTTTB!
 PrettyFairy: Addirittura lasciar perdere tutte le altre storie concentrarmi sono su questa... Allora deve esserti piaciuta sul serio. E dire che ti sei ritrovata davanti a uno scritto di Stephenie Meyer mi ha letteralmente lasciata senza parole, grazie davvero anche se non pretendo di essere così brava. Te lo giuro, la tua recensione mi ha commossa tantissimo, tutte le parole che hai scritto mi hanno toccato il cuore. Comunque non ho capito perchè pensi di non saper scrivere, se le recensioni sono così, chissà come sarebbe una tua storia. Io ti consiglierei di provarci. Per quanto riguarda Richard è vero il suo nome assomiglia a quello di Edward, ed è una cosa voluta... Capirai in seguito il perchè, non voglio anticipare troppo perchè quello che ho in mente sconvelge già me, figuriamoci una povera e ignara lettrice... XD Ti ringrazio tantissimo per la recensione ma soprattutto per le tue splendida parole che mi hanno davvero fatto sognare. Ciao Kiss!!! Ti voglio un bene che neanche immagini...
 Padfoot_07: Sono davvero felisicissama che la storia ti sia piaciuta e che ti abbia lasciato con "l'acquolina in bocca", ma soprattutto che non sia una cretinata... XD Ti ringrazio per avermi chiamata Franceskina, mi è piaciuto tanto... ^^ Grazie per la recensione e per i complimenti, spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto... Ciao Kiss!!! TVTTTB!
 BellaLaVampira: Graaaaaaaaaaaaazie!!! Sono contentissima che tu non ce l'abbia con me per aver deciso di finire così presto Jacob's Sunbeam, ma come vedi Sunbeam richiede tutta la mia attenzione e siccome è una storia si può dire semi-originale ho deciso di darle la precedenza... Eh, sì. Edward fa sempre tutto sottobanco ma alla fine le sue intenzioni si capiscono, e qui la sua intenzione era quella di non lasciare Jake e Nessie da soli in macchina... Ma tanto loro riescono anche a stare soli in mezzo al mare, quindi XD... Grazie ancora per la recensione... Ciao Kiss!!! TVTTTB!

 Ringrazio anche i 10 che hanno messo la mia ficcy tra le preferite e anche chi ha solo letto...

 Ciao Kiss a tutti!

 Francesca
 


   
 
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