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Autore: TheGayShark    27/07/2015    6 recensioni
Brittany Pierce ha una particolarità: vede i fantasmi. Dopo le prime difficoltà fa di questo dono un vero e proprio stile di vita, costruendoci su un lavoro con cui sopravvivere ed aiutare gli spiriti.
AU; BRITTANA.
Momentaneamente gialla, ma devo ancora pensarci.
Genere: Angst, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Santana Lopez, Un po' tutti | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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I FEEL YOU
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PRESENZE INDESIDERATE

 


 

Alla fine ho ceduto.  Le mie finte proteste non sono state sufficientemente convincenti per fermare il diabolico piano dei dragoni cinesi visto e considerato il fatto che mi trovo in una stanza d'albergo di Lima. 

Arrivarci è stata un'impresa ardua degna di Ulisse, anche se  non ci abbiamo messo trent'anni. Dopo aver fatto il check-in (ed è stato estenuante, Mike si è dovuto togliere anche gli scarponi e abbiamo sfiorato per poco l'allarme per rischio biologico o batteriologico che sia, credetemi, i suoi piedi sono bombe chimiche!) siamo saliti sul primo aereo che inizialmente sembrava in regola, pronto a partire, ma dopo duecento metri circa di "rincorsa", se così si può dire, è tornato a terra per fermarsi definitivamente. La voce metallica ha detto che era un guasto al motore. Qualcuno è andato in panico.

Ci hanno fatti scendere - ho sentito un uomo in giacca e cravatta urlare di tutto, volavano insulti e minacce del tipo "vi mando in fallimento" e via dicendo, certe cose proprio non te le aspetti dagli uomini eleganti- e ci hanno pregati di attendere nella sala apposita.  Neanche a dirlo, trovare questa dannata sala è stato come uscire da uno dei labirinti di Indiana Jones. 

Ma vi pare che le mie pene potessero finire così? No, troppo semplice. Ebbene, già è estenuante aspettare per ore un aereo fantasma, ma vi immaginate doverlo aspettare assieme due innamorati?  Per quanto si sforzino per farmi sentire a mio agio e non escludermi troppo, non posso fare a meno di sentirmi come la ruota di scorta di un calesse in garage. Orribile, ovunque mi girassi c'erano coppette felici e labbra che si davano duello all'ultima saliva e.. hugh.

Alla fine, qualche divinità ha messo una buona parola con quel qualunque-entità-sia che ce l'ha con me e mi manda continue maledizioni. Sembrava impossibile, ma ce l'abbiamo fatta. Con calma, ma ce l'abbiamo fatta. Insomma che anziché salutare la nostra città al mattino, come previsto, abbiamo  abbandonato  Seattle alle nove di sera, con le pance piene di panini dell'aeroporto e lo stomaco pieno  di farfalle.

E, hub, indovinate un po? È saltato fuori che Tina - quella bugiarda buona a nulla orientale che cerco di non odiare con tutta me stessa, fallendo ogni volta miseramente - conosce Santana! A quanto pare ha fatto parte del Glee Club assieme a lei, per qualche tempo. Giuro che quando l'ha ammesso, avrei voluto saltarle addosso con qualcosa di contundente. Una vanga, ad esempio. Come ha fatto a non dirmelo prima, è crudele tenere sulle spine una persona in quel modo. No, mi correggo, è disumano! E ora devo anche condividere queste "vacanze" con lei. Pft. 

Tornando a noi… I due innamorati, dopo essersi registrati alla reception dell'albergo in cui alloggiamo, hanno deciso di farsi una passeggiata romantica in questo buco di città. Presumo facciano avanti ed indietro perché Lima è talmente piccola in confronto a Seattle che se lanci un sasso lo ritrovi già in un'altra cittadina. Ho reso l'idea? 

Devo dire, però, che le persone sembrano un po' più amichevoli qui. Sarà che probabilmente si conoscono un po' tutti e sono abituati a trattarsi come se fossero tutti parenti, ma mi fa sentire a casa, anche se sono a chilometri e chilometri di distanza dal mio piccolo appartamento solitario. Mi chiedo come stia il fantasma di Tubbs. Povero il mio micio abbandonato, spero mi perdoni.

Ad ogni modo, sono riuscita a trovarmi una stanzetta tutta mia in questo albergo piccolino ma ospitale, temo solo di sentire i rumori molesti dei due innamorati attraverso i muri.  Per favore Harry Potter, fa che non si mettano a fare cose vietate ai minori proprio questa sera. Da' loro un po' di decenza.

Vi devo confessare di essere parecchio agitata, domani pomeriggio dovrei - finalmente - rivedere Santana ed il fatto che lei probabilmente non ricordi minimamente chi sono non mi aiuta a sperare in bene o a sentirmi rilassata. Fortunatamente, ho portato dei tranquillanti. Ho deciso di passare la notte insonne, mi va bene, ma domani dopo pranzo mi calo un calmante. 

So cosa pensate. Sto esagerando. Permettetemi di correggervi: non sto ancora esagerando perché non ho intenzione di berli assieme a della vodka o alcolici di qualsiasi tipo. Sono una persona responsabile!

 

 

"Sei sicuro che non sia fatta?" sento Tina mormorare al suo ragazzo, il quale sta guidando spensieratamente l'utilitaria del papà di Tina. Non è granché e credo che se solo schiacciasse il piede con più forza sull'acceleratore con ogni probabilità si staccherebbe la marmitta o qualcosa di molto simile. Deve avere più anni questa macchina che Lima stessa. Posso affermare con certezza che lo spirito di mio nonno ha meno anni di questa scatola a motore.

Per quanto riguarda me, oggi ho l'anima leggera. Sono più calma e spensierata di una nuvola bianca  estiva, una di quelle che sembrano veramente essere fatta di zucchero filato o di cotone. Devo ammettere comunque che questa piccola e decrepita  automobile ha un pregio, i suoi sedili sono comodi quanto i letti di re Luigi XVI. Non so esattamente se sto ancora sognando o meno, ma non mi importa scoprirlo. L'importante è che possa rivedere Santana. 

Visto che siamo in vena di confessioni, vi confido un altro segreto, che però dovete tenere per voi. Ero tentata di prendere un tranquillante perché la notte scorsa non ho praticamente chiuso occhio al pensiero di dover spiegare tutto a Santana, se non dovesse ricordarmi a questo punto non so davvero cosa farei. So che ho detto che non sarebbe stato un grosso problema, ma me lo rimangio immediatamente. Comunque, per concludere la favola, ero tentata di prendere un tranquillante, ma visto che avevo ancora due pastiglie ho deciso di prenderle entrambe. Non è mai carino lasciare qualcuno da solo, so per certo che i medicinali muoiono di solitudine quando rimangono così, spaiati e abbandonati ad un involucro di simili carta stagnola pungente. Il destino delle pastiglie nelle confezioni trasparenti poi è ancora peggiore, vedono tutte le loro amiche lasciare la busta prima di loro. Restano circondate dalla desolazione..E poi, Baudelaire stesso mi ha suggerito di prenderle entrambe! I poeti non danno mai cattivi consigli.

"Ne sono sicuro, amore. Britt è solo.. incuriosita da questa magnifica città. Giusto, Britt?" 

La voce di Mike mi riporta alla realtà, i nostri sguardi si intrecciano nello specchietto centrale retrovisore per qualche secondo. Inarco un sopracciglio scettica, sa benissimo cosa mi sta succedendo perché quando è entrato nella mia stanza d'albergo questa mattina, gli ho aperto la porta con l'involucro vuoto dei tranquillanti in mano. Ora, io non sono la boss delle scuse ma posso vantarmi di avere una fantasia abbastanza ricca.. di certo non crederei alla scusa che ha inventato Mike per 'proteggermi'. 

Ho aperto bocca per rispondere e mi sono ritrovata con la fronte schiacciata al finestrino, senza la vitalità necessaria per proferir parola.

Insomma, se hai vissuto per tutta la vita a Seattle come può incuriosirti Lima? 

Tina ad ogni modo non sembra porsi molti dubbi, la sento mormorare in risposta un "se lo dici tu" pieno di indifferenza, io e lei non andiamo esattamente d'accordo. Credo sia perché ha il brutto vizio di essere più egocentrica della Terra stessa, se solo potesse suppongo si creerebbe una gravità tutta sua per far girare l'universo intero attorno a lei. 

In questo momento però non riesco ad odiarla, mi costa troppo fatica anche solo aprire bocca per parlare. Mi sembra davvero di stare ancora sognando.

Chiudo gli occhi per una manciata di minuti e mi lascio cullare dalla voce isterica di Tina che imperterrita dà indicazioni stradali a Mike, evidentemente a colazione ha mangiato un GPS. 

Non so esattamente quanto tempo sia passato, ma quando riapro gli occhi perché Mike mi sta gentilmente strattonando una gamba per svegliarmi, mi ritrovo nel mezzo di una stradina decisamente deserta. 

"Huh, ci sono." Mormoro con la voce impastata, Tina è già fuori dalla macchina e sta borbottando qualcosa su quanto sia stata una pessima idea portarsi dietro 'Ginger e Fred'. Suppongo si stia riferendo a me e Mike perché non molto tempo fa ci siamo esibiti in I'll Be Hard to Handle, non so come Tina ne è venuta a conoscenza ma da allora continua a prenderci in giro. Sono sicura che Fred Astaire però non fosse asiatico.

Quando con un po' di fatica sia io che Mike siamo fuori dalla macchina, Tina è già dall'altra parte della strada a suonare il campanello della casa più carina che abbia visto finora in questa città. 

Il giardino è spazioso, al centro c'è un vialetto che accompagna sotto al porticato in cui tra i graziosi tavolini da tè c'è anche un piccolo dondolo. Oh, beh, e la porta. 

Ed io che credevo che case così esistessero solo nei videogiochi come The Sims o nelle serie tv. Alle volte la realtà sa sorprendermi.

Facciamo giusto in tempo a raggiungerla che un ragazzino magrolino con il ciuffo all'insù si rivela da dietro alla porticina di legno, non appena riconosce Tina le si getta al collo e tra i due non so chi stia urlando più forte. 

Io e Mike ci scambiamo uno sguardo confuso, ricordo di aver visto scene del genere solo nelle serie TV più insensate di MTV. 

"Forse hanno dimenticato sul fuoco la pentola a pressione?" Suggerisco portandomi una mano alle labbra, certa che in quel modo mi avrebbe sentita solo Mike.

Il mio amico riesce solo a sorridere alla mia battuta  perché a quanto pare il mio "commento" ha attirato l'attenzione dei due esemplari di neo-adulti-urlatori. A questo punto, suppongo abbiano la vista a raggi x. E dire che Tina non me ne ha mai parlato… deve proprio odiarmi.

"Uhm.. ciao." Brava Brittany, gentilezza e decisione. Sventolo una mano in direzione del ragazzo-ciuffo, manco mi conosce e già mi ha beccata a sparlare di lui. Questo con un sorriso tirato in faccia (sembra più che altro l'espressione che fanno le persone con le coliche quando non vogliono far notare il loro dolore) alza lentamente una mano in aria per rispondere al mio saluto. 

"Ciaao!" Lo sguardo che Tina e quel tipo si scambiano parla da solo. 

In men che non si dica, in modi molto cortesi, Tina strattona Mike per farlo arrivare al suo fianco. "Giusto, a volte mi dimentico di  non essere sola." Coff coff,  a volte ti dimentichi di non essere sola nell'universo. L'unica, grande, la magnifica Tina Cohen-Chang! "Lui è Mike, il mio fidanzato."

"Futuro sposo a quanto ho sentito! Piacere di conoscerti, Mike. Io sono Kurt." Inarco un sopracciglio, a quanto pare Mike è riuscito a far cambiare idea a Tina riguardo la sua asiaticità.. O mi sono sognata tutto quanto?

Mike sorride e asseconda il ragazzino in quella che, per me, è la stretta di mano più imbarazzante del secolo. Passano secondi infiniti prima che Kurt si schiarisca la voce  come a voler incitare Tina a presentare anche me.

"Oh, giusto, lei è Brittany." Ecco come la mia amica liquida la vicenda, con tanto di sbuffo stressato a fine frase. Immagino sia stato difficile per lei dire quelle tre parole, che ardue immense fatiche.

"Oh.. Brittany, giusto, dovevo arrivarci da solo dopo tutto quello che Tina mi ha raccontato su di te." Il ragazzo mi sorride gentilmente, porgendomi la mano e sporgendosi per quello che presumo sia un invito per un abbraccio. 

Non posso fare a meno di pensare che sia un ottimo tentativo, di certo questo Kurt oltre ad avere classe nel vestire ha anche una buona dose di cortesia dalla sua parte. Compensa la totale mancanza di Tina! Mi affretto a stringergli la mano, non voglio smascherarlo però sono certa che Tina non gli abbia mai detto nulla su di me. "È un piacere conoscerti." Rifiuto l'abbraccio perché non credo di essere pronta a sforzare le corde vocali come aveva fatto prima con Tina.

Faccio appena in tempo a terminare la frase che una ragazza mora e bassottella ci raggiunge sull'uscio e senza neanche perdere tempo a presentarsi, si mette a parlare in un tono di voce abbastanza alto. "Tina, ci stavamo giusto domandando quando saresti arrivata!"

Ad osservarla bene, credo di averla già vista da qualche parte. Forse in tv, ma non ne sono sicura. Ha un viso difficile da dimenticare, la sua frangetta ordinata e precisa all'inverosimile non ha niente in comune alla mia, disordinata e irregolare. Non sono molto a mio agio con lei nei paraggi ed il modo in cui sta squadrando me e Mike mi fa sentire ulteriormente fuori posto. "Oh. Forse sull'invito avrei dovuto specificare che l'incontro era riservato ai soli membri del glee club, come sempre."

E benvenuti a Lima!

"Rach, abbiamo sempre fatto delle eccezioni per i.. partner." Kurt la corregge a braccia conserte, è appena cominciata eppure a me questa conversazione non piace per niente. Temo di sapere già come andrà a finire. 

"I cinesi non possono avere delle relazioni aperte, sicuramente va contro le loro tradizioni antiche e ferree." Woah, devo ammettere che se non la pensassi quasi come lei, le starei puntando l'indice contro e griderei razzista! "Quindi, visto che non credo che Tina si sia aggiunta al club delle amanti delle donne, per quanto mi dispiaccia, temo che tu non abbia i requisiti necessari per partecipare al raduno del Glee. Senza offesa." La voce calma della mora bassina è quasi inquietante e il significato delle sue parole mi raggiunge piano piano. Stava parlando con me e non con Mike, giusto? Però se così fosse significherebbe che .. ho perso l'unica occasione che ho per vedere Santana!

"N-no, infatti, capisco ma.."

"Ma non è mai stata a Lima, non saprebbe neanche dove andare. Non si potrebbe fare uno strappo alla regola?" Mike interviene a darmi man forte, ma a giudicare dall'espressione della ragazza, che è rimasta immutata, non l'abbiamo convinta.

"Giu-giusto! E poi, ho fatto così tanta strada per poterla vedere che non posso acc-"

Mike mi dà prontamente una gomitata - gentile, non preoccupatevi, non c'è bisogno di chiamare il centralino per abusi su donne! - nelle costole per impedirmi di auto-sputtanarmi. 

"Siamo tutti maggiorenni e vaccinati, quindi.." La mora gesticola in mia direzione, suppongo stia cercando di chiedere il mio nome.

"Brittany."

"..Brittany. Io sono Rachel, ma avrai sicuramente sentito parlare di me, la stella più luminosa di Broadway."

Mi mordicchio il labbro inferiore, mi dispiace darle queste delusioni ma ho solo una vaga idea di Broadway e di ciò che succede in quella zona di New York.

"No? Devi pur avermi riconosciuta, sono stata una dei quattro giudici nell'ultima stagione di The Voice, ho co-gestito il Saturday Night game-show e-"

"Rach.." Grazie al cielo Kurt la interrompe, non so per quanto ancora avrei resistito. E poi, onestamente, ora come ora non mi interessa capire dove ho già visto Rachel, vorrei prima sistemare la faccenda Santana. Anche se forse l'ho davvero vista in tv, oppure in qualche incubo dovuto ad un'indigestione di cibo cinese. 

"Oh, sì, stavo dicendo.. Sì, ci sono, che Brittany non avrà problemi ad orientarsi in città. Mi dispiace, ma non posso creare legami di parentela dal nulla." Detto ciò, dopo aver fatto spallucce e avermi rivolto quella che suppongo sia una finta faccia dispiaciuta, Rachel ritorna dentro alla casa. Quello che non sa è che liquidando così la storia ha liquidato anche le mie possibilità con Santana. 

"Rachel, aspetta! Io ho un motivo molto importante.. ho fatto così tanta strada…" Sento una mano sulla spalla e girandomi per vedere a chi appartiene, incontro gli occhi del ragazzo con il ciuffo perfettamente laccato.

"Vorrei poter fare qualcosa per te, Brittany… Ma è impossibile smuovere Rachel una volta che decide.." Kurt mi rivolge un sorriso triste, non mi aiuta molto ma è sempre meglio di una scrollata di spalle. 

"Vorrei che non fosse così..." 

Ci salutiamo con un'alzata di mano, come se fossimo indiani. Tina e Kurt sono i primi a entrare in casa e a questo punto a me non resta che sperare che Tina, per quanto odiosa, provi a mettere qualche buona parola con Santana. 

"Ti lascio la macchina, io e Tina al ritorno prenderemo un taxi.. Prova a non pensarci, fatti un giro. Alla missione 'recupera la memoria del cane sexy' penso io, non preoccuparti. A fine giornata avrai un appuntamento con quella ragazza, parola d'onore." Mike tira fuori dalla tasca le chiavi dell'utilitaria dei genitori di Tina, che prendo con qualche riluttanza. Non sono mai stata una brava guidatrice. Poi, per onorare la sua promessa, sporge verso di me il mignolo della mano destra. Vorrei credere che la simpatia di Mike possa aiutarmi ad avvicinarmi a Santana, ma ricordo bene che quando Santana aveva incontrato per la prima volta Mike, non era stato amore a prima vista. Con riluttanza, allaccio il mignolo al suo, la speranza è sempre l'ultima a morire.

"Andiamo Mike, non abbiamo tutto il giorno!" La voce di Tina ci raggiunge e capisco che è proprio il momento di lasciarlo andare.

"Goditi l'incontro per VIP, ci sentiamo per messaggio."

Mike si lascia andare ad una lieve risatina prima di mettere piede in quella casa. "Non distruggere la macchina, beep-beep."

Alzo gli occhi al cielo e in men che non si dica la porta mi si chiude davanti. Perfetto, speravo proprio di finire alla guida di una macchina centenaria sotto l'effetto di tranquillanti. Oh, ho dimenticato di menzionare il fatto che le mie già minuscole possibilità con Santana sono andate in fumo. 

Entro in macchina sforzandomi per non pensare a quanta strada abbia fatto per arrivare fin qua e vedere le mie aspettative deluse, perciò una volta dentro, per distrarmi, mi affretto ad accendere la radio. Mi volto per fare retromarcia ed uscire in qualche modo da quel parcheggio e..  "AHH!"

"Non urlare, biondina!"

Con il respiro ancora corto per lo spavento, mi soffermo ad osservare la donna in carne che se ne sta seduta in tranquillità sui sedili posteriori dell'utilitaria dei genitori di Tina. Ma cosa cavolo..

Non so dire con precisione quanto sia alta, ma posso dire con certezza che è una figura abbastanza mastodontica, non vorrei essere scortese ma credo di aver visto cose simili solo nei musei, nelle zone adibite ai primati o ai nostri avi.. È una donna in carne, non sembra essere particolarmente curata. I suoi capelli scompigliati le ricadono lisci, come spaghetti, sulle spalle, larghe da far paura.

La mia ospite - o meglio, l'infiltrata - mi scruta allo stesso modo in cui sto facendo io con lei, senza batter ciglio. Le braccia conserte, il viso corrucciato in un'espressione non troppo gentile, gli occhi di un nero particolare..

"Scusi..ma com'è entrata qui dentro, precisamente?" La mia voce è poco più forte di un sussurro, rare volte sono stata tanto intimidita da una persona che neanche conosco. Credo che in questo caso sia colpa dell'apparenza.. 

"Cosa stai aspettando? Mettiti in strada, di questo passo faremo tardi!"  La sua risposta arriva ancor prima che io finisca la frase, suppongo non abbia nemmeno perso tempo ad ascoltarmi. Come immaginabile, mi acciglio. Non mi piace avere sconosciuti in macchina, tantomeno se sono scortesi. Apro bocca per ribattere e chiederle nuovamente come abbia fatto a salire sulla macchina senza che me ne accorgessi, ma un altro evento strano mi blocca. 

La donna che era sui sedili posteriori, ora, siede davanti assieme a me, solo dal lato del passeggero. 

"Avanti, zuccherino. Non dirmi che devo insegnarti a fare manovra, è stato già impossibile insegnarlo a mio figlio che mi sembra ben più sveglio di te. "

Scuoto il capo con forza, ho guadagnato la mia patente tempo fa, so bene come si fa manovra. "Non sono sempre così, è che oggi.. i tranquillanti, sa? Sono.. beh, sono belli tosti." 

Alzo le spalle sperando che mi capisca, ma quando mi volto verso di lei mi trovo davanti il ritratto della serietà. Dev'essere il modo insistente in cui i suoi occhi mi fissano che mi fa rimettere le mani sul volante per uscire dal parcheggio quasi senza che io me ne accorga. Ho una sola spiegazione plausibile per tutto ciò.

"Lei è uno spirito, giusto? " 

"E tu di certo non sei Einstein." 

"Nope, ma l'ho conosciuto." Annuendo da sola, non posso fare a meno di far trapelare un sorriso al ricordo del mio primo incontro con quell'ometto baffuto. Dovevo dire grazie a lui per parte della mia autostima. 

Dò una veloce occhiata al sedile di fianco al mio, giusto per controllare che la donna sia ancora lì. Forse è una fortuna che mi sia apparsa, magari riuscirò a tenermi impegnata per questo pomeriggio e non penserò troppo alla fine della mia storia mai iniziata con Santana. 

"Allora.. facciamo tardi per dove? Dove stiamo andando?" Tamburello le dita sul volante dovendomi fermare ad un semaforo rosso. In effetti, ho imboccato la strada senza neanche avere una meta precisa. Il modo migliore per andare in a van scoperta o per perdersi! 

"Questo dovresti dirmelo tu visto che hai il volante tra le mani." La donna sbuffa, ma sono quasi certa di aver intercettato un sorriso su quel suo musone lungo.

"Sì ma io non sono di qua, pensi che credevo di dover tenere la sinistra. Invece anche in Ohio la guida è a destra, incredibile no?" Sconvolgente. Non ero neanche sicura del fatto che la gente qui avesse le strade, a dire il vero..

"Sicura di avere la patente, biondina?" 

"Siiicura! Ma se così non fosse, non dovrebbe farsi problemi, non credo lei possa morire di nuovo." 

Le rivolgo un breve sorriso, poi scatta il verde. Resto ferma per alcuni secondi non sapendo dove andare, la macchina dietro di me si mette a suonare il clacson ed è allora che la signora-fantasma si decide a darmi indicazioni che seguo prontamente. "Se avessi saputo che dopo la morte sarei diventata un GPS avrei fatto più attenzione da viva!"

"Beh, è un navigatore abbastanza simpatico, io pagherei per averla." Tengo gli occhi sulla mia ospite per un po' troppo tempo, tanto che lei deve riprendermi per farmi tornare con gli occhi sulla strada. Giusto. 

Non distruggere la macchina Cohen Chang, Brittany. 

"Davvero però, lei è un'ottima compagnia. Una superba compagna di viaggio!" Tolgo una mano dal volante per sventolare in aria l'indice, è una cosa che ho visto fare a tante persone quando vogliono rafforzare un concetto.

"Ne riparleremo quando non sarai più sotto l'effetto di quelle pasticche."

"Pft." Sbuffo allontanando quel commento con un cenno della mano. "Così le fa sembrare qualcosa di orribile. Sono solo tranquillanti. Per umani, mi sono assicurata non fossero per cavalli."

Sento le sue labbra schioccare in segno di disappunto. "Alla prossima gira a destra, tesoro." 

"Aaagli ordini, capitano!" Faccio come mi suggerisce la mia nuova amica e d'un tratto, mi ritrovo in una strada non troppo trafficata. Lascio passare una grossa mercedes nera prima di immettermi. Mi domando solo dove mi stia portando.

"Quanti anni hai detto di avere, ragazzina?"

"Non credo di averlo mai detto, signora, non ho neanche detto il mio nome!" Porto il palmo della mia mano aperta alla fronte, dove atterra con un sonoro ciac. "Ora penserà sicuramente che io sia una maleducata! È che ho così tante cose nella testa.. sono appena stata esclusa da un club privato di.. sfigati!" Alzo gli occhi al cielo sentendo l'irritazione farsi sentire, questa faccenda mi torturerà per un bel po'. 

Il silenzio della signora al mio fianco mi sprona a continuare il mio soliloquio. "Ho ventitré anni, mi chiamo Brittany. Brittany S. Pierce, come la cantante, ma non proprio. Sa cosa? Forse avrei dovuto cantare! Proprio lì, sotto al porticato, avrei dovuto fargli vedere che posso ancora fare parte del glee club anche se ormai il loro si è sciolto da chissà quanto.." 

"Ventitré anni? Sei una bellissima ragazza, Brittany, immagino tu sia fidanzata..?"

"Tzèèhh." Arrossisco lievemente alla sua domanda, mi piacerebbe davvero essere fidanzata. Magari con Santana. "Nossignora, libera come un uccello di bosco. "

Anche tenendo lo sguardo fisso sulla strada sento gli occhi dello spirito gravarmi addosso. Percepisco un sospiro, poi più niente. "Saresti la ragazza perfetta per il mio bambino."

Bambino? Woah, frena, per queste cose si va in prigione. Anche se ammetto di essere stata fidanzata con un bimbo di sette anni qualche tempo fa.. 

"Qualsiasi ragazza sarebbe perfetta, tutte tranne quella schifosa ingrata che dice di amare!" 

Suppongo di aver appena sentito il motivo per cui questa donna non riesce a passare oltre. I familiari, un vecchio cliché. Per il novanta percento delle volte, la colpa è loro se i loro cari non possono oltrepassare quella sorta di limbo che li tiene legati a terra. Sono spiriti amorevoli, per la maggior parte dei casi, i quali si rifiutano di vedere i loro parenti condurre un'esistenza sbagliata e vendono quasi l'anima al diavolo pur di rimettere a posto le cose.

Sospiro annuendo, mi piacerebbe avere più tempo per restare a Lima ed aiutare questo fantasma, ma temo che i miei pochi giorni di permanenza non saranno sufficienti a dare la pace a questa donna. 

"Magari anche quella schifosa ingrata lo ama.. Forse lo esprimono in maniera diversa dal normale ma si amano davvero." Provo a suggerire, purtroppo non conoscendo la sua situazione mi viene difficile inserirmi nel suo dramma familiare.

"No, non è amore!" Il tono di voce dello spirito diventa più nervoso, quasi isterico. Mi volto in sua direzione per cercare di chiederle spiegazioni con lo sguardo e mi ritrovo a fissare una vena sulla sua tempia, che pulsa come se la signora fosse viva. "No, no tu non la conosci. Quella sgualdrina viola tutte le leggi della Torah solo respirando. Non va bene per mio figlio." 

Vedo il suo labbro superiore flettersi per mostrare i suoi denti, un po' come fa un cane prima di ringhiare. Che situazione, la mamma ebrea non mi era mai capitata. 

"Uhm, no, ma potrei provare a conoscerla se lei mi dicesse di chi stiamo parlando." La via della diplomazia è sempre la mia preferita, anche se spesso e volentieri non funziona con le anime. Loro non conoscono la ragione, credo funzionino solo ad impulsi. 

"Credimi, la conoscerai prima di quanto immagini." 

Cos.. Inarco un sopracciglio provando a ragionare sulla sua affermazione. Questa sembrava più una minaccia. La sento mormorare una qualcosa di simile ad un "mi dispiace", poi altro silenzio. 

Lo spirito non se n'è andato, rimane seduto dal lato del passeggero senza proferire parola, lasciandomi a ragionare con i miei nuovi pensieri. Non appena ritorno in albergo dovrò iniziare una ricerca su di lei, ed ho davvero pochi elementi per farlo. So che è ebrea, so com'è fatta fisicamente, visto che non riporta alcuna "lesione" non credo sia morta per strane ragioni, magari un infarto. Escluderei comunque l'omicidio, il che se mi rassicura da una parte, dall'altra rende tutto un po' più difficile. La notizia di un'ebrea uccisa risulta molto più semplice da trovare su internet piuttosto che quella di una signora sovrappeso morta per cause naturali.

"Ho sempre amato i luna park come quello."

Cooosa? Luna Park? Dove?! Distolgo immediatamente lo sguardo dalla strada per gettarmi alla ricerca di un luna park nei paraggi. "Dove?? Dice che è aperto??" Dimmi di sì, così ho trovato cosa fare oggi!

"Là tesoro, oltre il parco. È difficile da vedere per via degli alberi, ma se solo ti sporgi di più.."

Giusto, sono troppo bassa su quest'utilitaria! Allungo un po' il collo, avvicinando la testa al finestrino. Passo svariati secondi a guardare in direzione del parco per scorgere almeno l'ombra di una giostra senza risultati, poi sento qualcosaw. 

Crash.

È il mio cuore che va in pezzi. (Anche la mia testa, non appena Tina rivedrà la sua macchina)

Chiudo gli occhi sperando che sia solo un brutto sogno, un'allucinazione causata dai farmaci o uno scherzo del fantasma. Quando li riapro, però, non cambia nulla. Sono sempre sull'utilitaria dei genitori di Tina, ho sempre davanti la Mercedes nera che ho tamponato stupidamente ad un semaforo rosso e - ah, no, questa non mi piace. Il fantasma se n'è andato. "Che razza di madre sei, non puoi lasciarmi nel momento del bisogno!" 

Piagnucolare non mi aiuterà molto, ma è l'unica cosa che riesco a fare in quei pochi attimi. Poi, come a rallentatore, la portiera dell'enorme macchinone davanti a me, si apre. 

Signore, ti prego, dimmi che non è lo Yeti o il cugino malvagio di Hulk o il pronipote di Hitler. Ti prego, fa che sia un vecchietto col cappello.

Sto letteralmente tremando.

Il braccio che apre la portiera sembra abbastanza piccolino, qualcuno lassù deve aver sentito le mie preghiere. 

Attaccato al braccio esile, arriva anche il resto del corpo e, sì, è una ragazza. 

Stivali in pelle neri con tanto di tacco che le arrivano fino al ginocchio, jeans scuri - quasi neri - tanto attillati da farmi domandare come possa muoversi quella povera ragazza, maglia nera (indovinate un po'? Anche quella è attillata) con una scollatura a "V" che sono certa mi stia facendo sbavare. I suoi capelli sono mori, di un castano chiaro, porta degli occhiali da sole marroni e mi sta venendo incontro con la stessa cattiveria di una leonessa a cui hanno rubato i piccoli.

Che poi, a guardarla meglio, sembra quasi Santana e mi scappa da ridere al pensiero. Se solo avesse avuto i capelli neri, avrei rischiato seriamente l'infarto. La mia mente oggi proprio non ne vuole sapere di funzionare.

Mi decido a mia volta a scendere dalla macchina, penso di doverle almeno delle scuse. "Sono mortificata, non so davvero come s-"

"Che cazzo di problemi hai!" La voce della mora interviene prima che possa finire la frase, ma non è per quello che mi interrompo. Conosco quella voce. 

Ho la conferma definitiva quando si toglie gli occhiali da sole, fermandosi sul capo tra i capelli. Conosco quegli occhi, conosco quel viso, conosco quel profumo. 

Nei secondi successivi vedo solo le sue labbra muoversi e le sue sopracciglia incresparsi di tanto in tanto, sporadicamente mi punta il dito contro per poi mostrarmi con le mani la parte posteriore della sua macchina. Non la sento.

Non ci credo. Santana Lopez mi sta sbraitando contro! So che non è normale, ma l'unica cosa che vorrei fare adesso è saltarle in braccio, stringerla e dirle che mi è mancata incredibilmente! 

Che sia un'allucinazione? Dovrei toccarla per capirlo, ma come faccio a farlo senza sembrare una pazza? Beh oddio, mi sono appena schiantata contro la sua macchina.. potrei anche fingere uno svenimento. 

Non riesco seriamente a crederci, dev'essere anche questo un effetto collaterale dei tranquillanti. Devo però frenare l'entusiasmo ed ingranare la retromarcia per qualche istante: se mi grida contro in quel modo significa che non ricorda niente di niente. Io sono qui che scalpito per dirle che mi è mancata e che sono felice di sapere che è ancora viva e vegeta, ma lei non ha la più pallida idea di chi io sia. Sapevo che sarebbe potuto succedere, ma speravo con tutto il cuore che si potesse evitare questa situazione, specialmente perché non ho pensato a come spiegarle la cosa. Non voglio perderla di nuovo, ma come potrei fare per farla innamorare di me? E soprattutto..Perché adesso mi fissa in quel modo?

"..huh?"

"Oh, magnifico! Mi ci mancava giusto la menomata mentale, oggi." Santana si porta le mani nei capelli con fare semi disperato. Non sono menomata, sono solo un po' stordita. Metà dote naturale, metà pasticche, ma forse è meglio se questo lo tengo per me.. 

"Mi dispiace davvero tanto Santana, la macchina non è neanche mia.." Mormoro appoggiandomi con imbarazzo con il palmo della mano alla portiera ormai chiusa della macchina.

Santana cambia immediatamente espressione, da tanto è diventata seria fa paura. Non ho tempo per capire cosa stia succedendo, all'improvviso i suoi pugni si chiudono attorno al colletto della mia maglietta e mi ritrovo con la schiena contro il metallo dell'auto. "Cosa cazzo sei, una specie di stalker?! Eh? Prima mi distruggi la macchina, poi cosa? Ti piacerebbe distruggermi la vita?"

Aggrotto le sopracciglia impaurita e confusa, cavolo certo che non voglio distruggerle la vita. Anzi, voglio.. volevo aiutarla. Volevo aiutarla, sì, ma invece mi sono presa una grandissima cotta. Che poi, che razza di collegamenti fa il suo cervello? Perché mai dovrebbe piacermi una cosa del genere. A chi potrebbe piacere? A nessuno.

"Come sai il mio nome?" Mi ringhia contro, spingendomi nuovamente contro l'auto. So che non è il momento, ma non riesco a fare a meno di pensare a quanto sia strano che una donna così piccolina come lei abbia tanta forza. Inoltre le sue labbra adesso sono così vicine al mio viso che se solo sporgessi di qualche centimetro il collo, riuscirei a baciarla. Oh, quanto ho sognato di farlo.. beh, non in queste circostanze. Ho avuto tante fantasie, ma non sono ripa da cose violente. 

"Ti ho fatto una domanda!" La sua voce è ancora più aggressiva - per quanto possibile - di prima, tanto da riuscire a riportarmi con la testa in questo mondo. Hmm.. Come so il suo nome? 

Oh, è semplice San! Ti ho conosciuta quando eri un cane, poi sono successe un paio di cosette e ti ho persa completamente. È come se l'universo avesse preso una piega diversa. Riesci a crederci? Ah, dimenticavo di dirti che vedo i fantasmi ogni tanto, tipo ogni giorno. Ho conosciuto anche tua nonna, persona strana ed antipatica. Credo sia stata lei ad incasinare tutto, ma lascia perdere, ti va di uscire con me? No? Ah, è perché ti sembro una pazza?

"Uhm, io.." Mentre penso ad un modo per uscire da questa situazione, porto le mani sopra ai suoi pugni chiusi. Non so se è per la sua vicinanza o per il modo in cui sta stringendo il tessuto della mia maglietta attorno al mio collo, ma ho qualche fatica a riempire i polmoni. "Non riesco tanto a respir-"

"Non me ne frega un cazzo, dimmi come sai il mio nome!" 

Comincio a preferire Santana in versione cane, aveva meno ormoni pazzi ed un carattere più trattabile. Ma visto che non si può avere tutto dalla vita, devo accontentarmi con quello che ho. Vorrei anche che i calmanti non mi frenassero così l'immaginazione.. Come so il suo nome? Ho bisogno di una bugia convincente. O di una mezza verità?

"Tina! Tina i ha parlato di te, ho visto le vostre foto del liceo!" Dio, per favore, fa che abbiano delle foto assieme. Dammi una mano!

Una ruga si forma sulla fronte di Santana, che lentamente affievolisce la presa. "Tina? Tina Cohen-Chang, la balbuziente?" Domanda senza alcuna gentilezza nella voce.

Balbuziente? Uhm, non che io sappia. Ma quante Tine Cohen Chang esistono in questo mondo? Spero poche. Annuisco soltanto e dopo qualche secondo  di esitazione finalmente sono libera dalla sua presa. "Quella sfigata non dovrebbe avere il permesso di parlare di me in giro e tu mi devi dei soldi." 

Woah, frena Santana, ti ho appena rivista e già parliamo di debiti? "Soldi?"

Con nonchalance la mora indica le nostre macchine, mettendosi poi a braccia conserte. "Mi hai appena tamponata!"

Oh. "Giusto.." annuisco piano, spostandomi di qualche passo per vedere quanti danni abbia provocato. Inarco un sopracciglio scoppiando a ridere quando vedo il muso della mia macchina (meglio, quella dei genitori di Tina) e la parte posteriore del super macchinose di Santana. 

"Cosa ci trovi di tanto divertente? Aspetta, sei ubriaca? Dovrei chiamare la polizia."  Alle parole di Santana mi volto di scatto, l'ultima cosa di cui ho bisogno solo i poliziotti. Potrebbero credere che abbia rubato la macchina e conoscendo Tina, sosterrebbe la loro tesi facendomi sbattere dritta al fresco. 

"No, no sono sobria! Aspetta, ti faccio vedere subito!" Pur di bloccarla faccio quello che ho visto fare in diversi film alla televisione. Sollevo una gamba e allargo le braccia, dimostrandole di avere il mio equilibrio. L'espressione non impressionata di Santana mi spinge a portare anche l'indice  sulla punta del mio naso e non sapendo cos'altro fare resto ad osservarla silenziosamente, sperando che mi creda. "Sobria, vedi?"

"Mi devi comunque un risarcimento." Santana alza di poco il mento, facendomi sentire ancora più in basso - socialmente - rispetto a lei. Come se la sua bellezza disarmante, di per sé, non bastasse!

"Santana.. Credo che moralmente, sia tu a dovermi un risarcimento. Il tuo carro armato non si è fatto niente!" Ed è vero. Piuttosto, dovrò un risarcimento a Tina ed ho paura che possa chiedermelo in termini di sangue. Magari vorrà un mio rene..

"Mi sei venuta contro! Non stavi neanche guardando la strada, probabilmente!" Santana mi punta contro l'indice, costringendomi un'altra volta ad indietreggiare. So di essere nel torto, ma non credo davvero di doverle pagare qualcosa.. 

"Lo so, e  mi dispiace terribilmente.. Ma guarda, non hai neanche un graffio." Mi avvicino alla sua macchina e dopo essermi assicurata con lo sguardo della veridicità delle mie parole, le mostro la parte posteriore della sua auto. Lei si avvicina per scrutare silenziosamente le condizioni della sua vettura e prima che possa ribattere, mi affretto ad aggiungere. "Se vuoi posso offrirti qualcosa. Immagino che questo incidente ti abbia spossato mentalmente.."

La verità, è che vorrei passare del tempo assieme a lei. In tranquillità, non in mezzo alla strada, e possibilmente senza che lei mi urli addosso. Inoltre, sembra così stanca e.. stressata. 

"Mi prendi anche per il culo, adesso?" 

Scuoto il capo energicamente, non capisco perché sia così intrattabile oggi. Cioè, lo capisco, l'ho appena tamponata.. Ma nessuno si è fatto male (non ancora, almeno) e la sua macchina non ha neanche una piccola ammaccatura. Potrebbe semplicemente sorridere alla nostra buona sorte!

"Non vuoi perché sono una sconosciuta? Mi chiamo Brittany, Brittany S. Pierce. Ora che mi conosci potresti accettare il mio invito e risolvere questa faccenda davanti ad una tazza calda e fumante di caffè."

Propongo con un sorriso, sperando con tutto il cuore che accetti. Lei sembra prendere in considerazione la mia proposta, il che mi lascia ben sperare.

"Non ho più di trenta minuti." Risponde rimettendosi i suoi occhiali da sole. Un po' mi dispiace che lo abbia fatto, i suoi occhi scuri sono così attraenti..

"Trenta minuti andranno benissimo." Sorrido soddisfatta del risultato, è un buon passo avanti. "Solo che.. non sono di qua, quindi.."

"Lo avevo capito dall'accento, svitata. Trova un posto per quella carretta e sali su una vera macchina, so io dove andare." 

Svitata mi piace, quasi. Potrei abituarmici. Annuisco con un sorrisone in faccia, che Dio benedica gli sbalzi d'umore delle persone! Dopo essere salita sulla macchina neo-distrutta Cohen-Chang, faccio attenzione a non danneggiarla ulteriormente nel tentativo di spostarla a lato della carreggiata. Spero che dopo Santana mi riporti qui, perché sennò non saprei come ritrovare questo posto.

La macchina nera della latina mi aspetta qualche metro più avanti, in un baleno la raggiungo e con qualche fatica prendo posto dal lato del passeggero. Ancora non ci credo.

"Uh, pensavo fosse più semplice.Cioè, non la facevo così alta, tu come fai a salire senza problemi? Con quei tacchi, poi?" Domando incuriosita per 'scusare' la mia goffaggine. Seriamente però, la mercedes di Santana sarà almeno cinquanta centimetri da terrà, salirci su è come montare a cavallo. 

La mora mi rifila uno sguardo poco gentile, devo aver detto qualcosa che non -oh! Dio, come mi è venuto in mente! Ora mi abbandona al ciglio della strada, ne sono certa. Scusati, idiota!

"Cioè, io non volevo dire.. Beh, sì, ma in verità quello a cui pensavo era che -"

Santana alza un palmo in mia direzione per fermare quell'abuso di parole che stavo inscenando, ponendo fine alla nostra "conversazione".

 

Dopo cinque imbarazzanti minuti di silenzio, il carro armato di Santana si accosta in prossimità di un bar con un delizioso dehor. In rigoroso silenzio scendiamo dalla vettura (con molti problemi, per quel che mi riguarda, per poco non mi spalmavo come burro sull'asfalto) ed entriamo nel locale. Ci sono un paio di tavoli sparsi ai lati della stanza, di fronte all'ingresso invece si trova il bancone. C'è anche una specie di vetrinata in cui sono disposti diversi dolcetti, se solo non avessi lo stomaco tanto chiuso crede ne prenderei uno. Giusto per assaggiare, insomma, sono pur sempre una turista! Credo sia un bar a conduzione familiare, comunque, viste le dimensioni ristrette e l'uomo che è in servizio. Dopo aver fatto le nostre ordinazioni senza sprechi di tempo - a me però sarebbe piaciuto fermarmi per parlare con il simpatico nonnino che ci ha promesso di portare i nostri caffè al tavolo - ci troviamo un posto per sedere. 

Santana si accomoda a un tavolo con quattro sedie, forse le piace stare larga. Decido di mettermi di fronte a lei, sarebbe un po' imbarazzante sedere al suo fianco. 

"È un posto molto carino, come lo conosci?" Provo ad intavolare un discorso, sperando che questa volta il cambio d'umore della latina sia dalla mia parte.

"Sono cresciuta in questa città, tu che dici?" In risposta, ottengo anche un sopracciglio alzato. Provo ad immaginare un possibile scenario, dipingendo nella mente uno dei possibili modi in cui Santana potrebbe essere venuta a conoscenza dell'esistenza di quel posticino. 

"Era una giornata tetra e piovosa. Tu piangevi, tutta zuppa, sul marciapiede perché avevi perso la barchetta di carta che inseguisti correndo per decine di metri nella speranza di recuperare la tua compagna di giochi. Purtroppo non hai avuto modo di salvarla, dopo aver solcato il mare improvvisato nel canalino a bordo strada per via della pioggia, il tuo veliero finì nell'unico tombino aperto. Il signore check ha servite al bancone è il tuo bis-pro-zio-adottivo da allora. Dopo tutto questo tempo, lui ancora ti regala i dolcetti che portavi a scuola custodendoli gelosamente, perché vede ancora in te la piccola bambina che piangeva sotto la pioggia con i codini bagnati e le mani a coprire le guanciotte rigate dalle lacrime." Non so perché, ogni tanto mi piace immaginare storie semi tristi a lieto fine. Sarà che spero di averne uno con Santana?

Non riesco a decifrare lo sguardo della mora. Mi sta fissando intensamente, tra le sue sopracciglia si sono formate delle piccolissime rughette che la fanno sembrare una gran pensatrice.Iil suo labbro superiore lievemente arricciato, invece, scopre dei denti bianchissimi, la vista del suo canino mi porta con il pensiero altrove. Mi ha riportato alla memoria il giorno in cui la vidi allo specchio, sotto forma di cane. Mi domando se sia possibile che Santana non abbia memoria di ciò che è successo. 

"È la stessa fervida immaginazione che ti ha portata a sbattere contro la mia macchina poco fa?" La sua voce attira la mia attenzione, costringendomi a posporre la riflessione su quanto accaduto, a dopo.

"Huh.." Ecco, no, è stata colpa di un fantasma. "Stavo.. in verità stavo cercando il Luna Park. Con.. Lo sguardo, sai." Mi indico gli occhi con le dita, devo smettere di gesticolare troppo. Quando sono nervosa divento più idiota del solito.

"Un Luna Park a Lima? Di questa stagione? Perché invece non un cammello?" 

Non sono sicura che sia ironia quella, ma ha lo stesso pessimo odore pungente dell'ironia. "I cammelli puzzano un po' e non hanno un bel carattere. Non sono neanche lontanamente comparabili con un parco di divertimenti!" 

"E non trovando un Luna Park hai deciso di giocare agli autoscontri da sola, con la macchina dei coreani." Di nuovo quel sopracciglio alzato. Se solo Santana non mi piacesse tanto, a quest'ora il suo comportamento mi avrebbe quantomeno irritata.

"In verità no, avevi ragione, sono una stalker. Sono stata ingaggiata da losche figure per porre fine alla tua vita." Ribatto usando lo stesso tono serio che aveva usato la ragazza di fronte a me fino a quel momento. Non so se riuscirà a capire che sto scherzando, ma visto che sembra apprezzare tanto l'ironia..

"È per questo che ho deciso di portarti in un bar che non è il mio, così quando arriverà il tuo caffè magicamente avvelenato, non potranno dare la colpa a me." 

Finalmente percepisco il primo sorriso sulle labbra di Santana, anche se sembra volerlo mascherare con le unghie e con i denti. Forse non è molto abituata a farlo. Quando era a Seattle con me, però, tutta spaventata e coccolosa, sorrideva spesso. Le fossette sulle sue guance cominciavano a mancarmi terribilmente.

"Gestisci un bar?" Domando curiosa quando finalmente arriva il signore anziano con la nostra ordinazione. 

"Da poco tempo, sì." Santana si sporge per prendere la sua tazza che porta alle labbra senza neanche aggiungere dello zucchero. 

Vorrei dirle che forse così è un tantino troppo amaro o che forse dovrebbe aspettare un minutino che diventi meno caldo, ma poi non dico nulla. Magari il segreto dei suoi capelli segosi, scuri come la pece, e della sua colorazione tanto bronzea è proprio quello. 

Per non rischiare di diventare una Santana n.2, prendo tre bustine di zucchero che mescolo subito al caffè, lasciandolo poi raffreddare. "Ed è lussuoso come la tua macchina?"

"Perché, vuoi venire a distruggere anche quello con una macchina non tua?" Domanda posando la tazzina già vuota sul tavolino. 

"Sfortunatamente per te, ho finito le macchine a disposizione. Anzi, credo che dopo questa giornata rimarrò a piedi per un po'.." Alzo le spalle con un sospiro, diciamo anche che me lo sono meritata.

"Come conosci Tina?" Il suo tono di voce mi sembra già meno aggressivo di prima.

"È la ragazza del mio miglior amico. Futuro sposa, a dire la verità.." Mormoro posando lo sguardo sulle mani di Santana. È allora che noto un anello abbastanza sfarzoso sul suo anulare. Il mio battito aumenta anche se cerco di auto ingannarmi, so di doverle porre quella domanda anche a rischio di sentire qualcosa che non mi piacerà per niente. "Anche tu sei vicina al matrimonio?" 

Le labbra di Santana si dischiudono, so che vorrebbe rispondermi anche se dopo poco più di un secondo, quelle due carnosissime strisce di carne rossastra si richiudono senza far scappare il minimo suono.

"Si è fatto tardi, io devo andare." Mormora dopo, alzandosi in piedi e prendendo la sua borsa. 

Capisco di avere poco tempo, devo darle un mio recapito perché non posso perderla e non credo di avere il tempo per girare ogni bar di Lima alla ricerca di quello della ragazza.

Rapidamente, esamino le mie opzioni. Potrei darle il mio biglietto da visita, ma mi richiamerebbe se vedesse quello che sono, quello che faccio? Non posso rischiare.

"Aspetta, Santana!" Mi alzo a mia volta, sporgendo una mano in sua direzione per fermarla. Il contatto fisico non deve essere la sua cosa preferita perché non appena le mie dita si chiudono attorno al suo polso, quello che ricevo è uno sguardo di fuoco. "Posso avere il tuo numero? Vorrei.. farmi perdonare per la macchina. Con più di un caffè." 

Le sue labbra si incurvano in un sorriso che definirei quantomeno malizioso, motivo per cui le mie guance cominciano ad arrossarsi. So che è tutto nella mia testa, ma l'immaginazione sa fare brutti scherzi.

"Potresti invece darmi il tuo numero, così sono sicura di poterti chiamare per una constatazione amichevole.." 

La mia gola si fa secca all'istante per il tono di voce più basso di prima di Santana. Non so a che gioco stia giocando, ma a questo punto sono quasi felice di essere una pedina. 

"C-constatazione.. amichevole?" Le faccio da eco, non capendo esattamente di cosa stesse parlando. Perché quei paroloni?

Lei annuisce, tirando fuori il cellulare dalla tasca. Poi punta gli occhi sui miei e vedendomi ancora imbambolata, prova a darmi un indizio in più. "Constatazione amichevole di incidente, Brittany."

Ah, il modo in cui ha pronunciato il mio nome. Vorrei pregarla di dirlo di nuovo con quella voce ed all'ennesimo pensiero non esattamente innocente che faccio, comprendo che l'effetto dei tranquillanti sia definitivamente andato perduto.

"Ah, sì, giusto." Cerco di uscire da quella situazione d'imbarazzo in cui mi sono cacciata io stessa con le mie mani e quando Santana sporge il suo cellulare verso di me, comprendo che vuole che digiti il mio numero. Richiamo alla mente l'ordine delle cifre che compongono il mio numero di telefono e quando ho finito le rivolgo un piccolo sorriso.

"Ti scrivo non appena ho tempo, Brittany di Seattle. Cerca di fare ritorno a casa Cohen-Chang senza distruggere ulteriormente la loro carretta centenaria." 

Con un occhiolino ed un sorriso meraviglioso che so per certo, mi resterà a mente per sempre, Santana esce dal locale. 

Io sospiro, ancora avvolta dal suo profumo, e mi risiedo a tavola. Tiro fuori una banconota da dieci dollari, decisa a lasciare il resto all'anziano che ci ha servite. 

Alzo lo sguardo per posare i soldi accanto alle nostre tazzine vuote e mi accorgo di non essere sola. Davanti a me c'è di nuovo la stessa donna che poco tempo prima mi aveva scroccato un passaggio.

"Mi dispiace per la tua macchina, credevo fosse più resistente."

Dischiudo le labbra formando un "o" di stupore con la bocca. Maledizione, lo sapevo! "Lei lo aveva premeditato!" Ribatto faticando a tenere la voce bassa, quello spirito mi aveva rovinato la giornata! Beh, allo stesso tempo mi aveva aiutata a trovare Santana.. Ma credo sia solo una combinazione.

"Avevo premeditato di rovinare la vita a quella stronza come sta facendo lei con mio figlio, ho solo scelto l'aiutante sbagliato." 

Aggrotto brevemente la fronte, analizzando le sue parole. Prima che io possa anche solo ribattere, lei non è sparita. 

Perfetto, era proprio questo il motivo per cui morivo dalla voglia di venire in questo dannato Stato!
 



Mi scuso per la lunga attesa e per gli errori,  il capitolo non è betato. 
È con immensa gioia che vi comunico che questa storia sta raggiungendo la fine e che, per il momento, ho ripreso a scrivere anche A Very Potter Crossover, conto di pubblicare l'aggiornamento a metà agosto. 
Spero che nonostante il periodo di pausa, il capitolo sia di vostro gradimento. 
Un grazie speciale a coloro che recensiscono e a quelli che invece mi scrivono in privato, dandomi una grandissima mano per quel che riguarda idee da cui prender spunto. Siete la mia manna dal cielo.
Grazie anche a tutti quelli che ancora seguono la storia, a quelli che l'hanno aggiunta ai preferiti o alle storie da ricordare, non vi conosco ma vi voglio bene. <3
Alla prossima!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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