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Autore: meme_97    27/07/2015    0 recensioni
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Avete presente le classiche storie di fantasmi che infestano le case abbandonate o che si perdono in storie d'amore smielose con una persona vivente? Ecco, sono tutte bugie. I fantasmi nascono con delle abilità straordinarie, inimmaginabili. Mark è un giovane ragazzo che muore suicida per un rifiuto da parte della sua amata. Non pensiate che la storia sia così semplice, eh. Mark dovrà affrontare una prova terribile per salvare lei e il mondo intero.
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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1.


Ne è davvero valsa la pena?

È da un paio di mesi che la seguo, sempre nei limiti della decenza ovviamente. Lei probabilmente mi considererebbe uno stalker e la legge sarebbe d'accordo con lei, ma non posso farne a meno.
Rimango incantato a rimirare i suoi bellissimi capelli ramati e mi tuffo senza rancore in quegli occhi così celesti da fare invidia a qualsiasi attrice.
Forse sono io a esagerare, ma conosco solo la prospettiva di un ragazzo innamorato. Ma adesso che ci penso non è solo quello.
Da quando sono
morto – mi è ancora strano dire questa parola – ho percepito i colori, le luci, sempre in maniera differente. Più intensa credo.
Vedo molte più cose che prima ignoravo. La cosa più evidente però è un'altra.
Il cielo.
Il cielo è viola, non più azzurro come lo vedevo prima, ma quasi intrappolato in un eterno tramonto.
In più sento delle voci, dei ronzii. Sì, proprio come i pazzi.
D'altronde non ci posso fare niente.
All'inizio mi destabilizzavano, ero frastornato e confuso tra tutte quelle sensazioni che improvvisamente mi hanno pervaso. Ora però ho deciso di ignorarle e in effetti sono molto più tranquillo.
La accompagno fino a casa. Ho controllato i suoi messaggi e non dovrebbe uscire prima delle sette, quindi ho un paio d'ore libere.
Mi sono almeno posto la regola di non entrare mai in casa sua. Nel mio piccolo, anch'io sono un uomo d'onore.
Esce a cena con la sua amica, Hellen, la stessa della piscina. È carina. Alta, bionda, occhi scuri... Ma niente in confronto a Marianne. Ha qualche tatuaggio che la rende aggressiva, ma almeno ha la testa sulle spalle. Se Marianne si fida di lei, allora io non ho motivo di dubitarne.
Decido che voglio andare a fare un giro nel Queens, invogliato da un cartello pubblicitario illuminato su un edificio.
Vieni al Museum of the Moving Image a provare la nostra sexy room..! recitava.
Non ero molto attirato da questa famigerata “sexy room”, ma non avevo mai saputo dell'esistenza di un museo del genere.
Il bello di essere fantasma è che posso intrufolarmi in rete senza nessun problema. È uno spasso navigare in Internet, proprio letteralmente.
Cerco di auto consolarmi dicendo che i vivi non lo possono fare e mi ritorna un po' di fiducia in me stesso. Ma poi crolla quando penso a Marianne.
Ne e davvero valsa la pena?
Questa frase mi tormenta la coscienza da quando sono morto. In ogni caso ora non posso più parlare con lei, né vederla ridere alle mie battute.
Mi scrollo di dosso quei brutti pensieri con decisione e, una volta trovato l'indirizzo, mi avvio velocemente verso il museo.
Il mio corpo, se ormai posso definirlo tale, sfida le leggi della fisica. Scorre veloce nell'aria, attraversando incurante tutto ciò che incontra. Posso addirittura fluttuare sull'acqua. La prima volta che l'ho scoperto mi sono divertito a camminare sull'East River con fare maestoso e compiaciuto. Fatico a trovare il posto perché l'ingresso è così insignificante che non ci faccio neanche caso. Dopo che ci sono passato davanti almeno dieci volte mi rendo conto che il museo è quello con le scritte colorate sopra. Anzi, la scritta è proprio il nome del museo. Pensavo fosse opera di quei teppistelli che marchiano tutte le pareti che incontrano con i graffiti.
Entro e mi accorgo che c'è veramente pochissima gente. Al piano terra vedo solo la biglietteria e un bar, perciò salgo al piano di sopra.
Oltrepasso qualche stanza piena di cubi e diavolerie strane e poi mi ritrovo... nel paradiso.
C'è una serie di visori 3D, con accanto delle cuffie, per vedere un filmatino di diverso genere. Quanto mi sarebbe piaciuto avere avuto uno di quei cosi per giocare alla Playstation! Costano ovviamente una follia, perciò non me li potevo assolutamente permettere.
A parte che ho perso la gran parte della mia memoria quando sono trapassato, ma chissà perché questo dettaglio lo ricordo bene.
Mi avvicino al primo di questi e cerco un modo per entrare comunque nella realtà virtuale. Alla fine entro dove è stato salvato il video e lo guardo attraverso il visore.
È una figata pazzesca. Sono dentro una foresta e mi guardo intorno. Sono fermo su un lago e si sente solo il cinguettio degli uccelli. Improvvisamente, dalla mia destra vedo arrivare un treno nero velocissimo. Mi prendo un colpo, ma non posso muovermi, così vengo investito per la seconda volta nella mia vita. O nella mia morte, dipende.
Poi vengo sollevato da terra e comincio a entrare in un tubo colorato, finché non mi ritrovo dentro un utero. Cosa caspita ci faccio dentro un utero? Le persone che hanno realizzato questo video sono veramente fuori di testa. Un bambino enorme mi fissa con i suoi occhietti neri. Ora comincio seriamente a spaventarmi. Il feto comincia lentamente a porgere una mano verso di me. Cerco disperatamente di spostarmi da lì, ma non ci riesco. Infine mi stringe nel palmo della sua mano, come se fossi stato un piccolo batterio nel corpo della madre. Il cortometraggio finisce lì. Esco leggermente turbato, anche se in fondo sono felice di aver provato per la prima volta un visore. Continuo il giro e mi imbatto in questa famosa
sexy room. Solo a leggere le istruzioni mi viene la nausea, quindi proseguo la visita. Scopro la storia del cinema, cioè come hanno creato i primi film, e vedo anche le maschere e i manichini originali usati in Star Wars o L'esorcista. Inoltre, quasi un intero piano è dedicato allo storico telefilm Mad Men. Una gioia per il grande nerd che è in me.
Esco soddisfatto della mia piccola gita turistica e torno a gran velocità dal motivo per cui sono ancora sulla Terra. In realtà l'ho solo ipotizzato io, perché ho visto un po' troppi film in proposito. A dire il vero non ho mai sentito di fantasmi che possono vedere luci strane e sincronizzarsi con le radio per ascoltare la musica – sì, posso fare anche quello – , ma ormai non ha importanza. Sono ancora qui e devo farmene una ragione.
Aspetto una decina di minuti e la vedo uscire, perfetta e profumata. Il carrè liscio le ricade con grazia sul viso, contribuendo a darle quel fascino quasi francese che io adoro tanto. La camicia elegante sbuffa leggera, costretta da un'alta e stretta gonna scura. I tacchi rendono la figura ancora più slanciata.
Sono probabilmente uno dei pochi uomini che nota l'abbigliamento della ragazza che ama, ma fa lo stesso.
Esce con passo sicuro e chiama rapidamente un taxi, che inchioda a pochi centimetri da lei.
Adesso che ci penso è quasi tre mesi che sono morto e lei non lo sa.
Non sono stato al mio funerale, sempre se ce n'è mai stato uno. Una delle lacune fondamentali della mia morte è la famiglia. Ho un padre? Una madre? Non lo so.
E poi cosa ne è stato del mio cadavere? In realtà appena avevo visto il mio stesso corpo ridotto a brandelli sulle rotaie sono scappato disgustato a gambe levate. Non ero molto contento di non essere morto.
Attraversiamo velocemente il Brooklyn Bridge e l'autista si ferma davanti a un locale molto lussuoso. Si chiama The River Café.
Saluta la sua amica che la stava aspettando all'ingresso e si avviano dentro il ristorante.
Per loro era stato riservato un piccolo tavolo tondo per due davanti alla vetrata, in modo che entrambe potessero osservare dalla vetrata la stupenda skyline di New York. Fra poco calerà il tramonto e l'atmosfera si farà ancora più suggestiva.
Forse avrei dovuto portarla qui per farla innamorare di me. In questo momento vorrei essere al posto di Hellen. Sono combattuto tra l'invidia e la volontà di strozzarla.
Eppure Marianne sembra molto felice. Molto di più rispetto a quando sono uscito con lei. La bionda le strappa ogni tanto quel suo sorriso magico che mi riempe il cuore. Ma come fa? Sono geloso.
Allora mi metto proprio di fronte a Marianne, in modo che sembri parlare con me. Intercetto perfettamente il suo sguardo e sono sbalordito dalla sua bellezza, ma soprattutto dalla sua spontaneità. È a suo agio e certo non lo nasconde. Mi scosto e mi metto ad ascoltarle, cercando di capire dove ho sbagliato con lei.
“Questo posto è molto bello, mi sembra strano di non essere mai venuta qui finora” dice allegramente Marianne.
“Me ne ha parlato bene Nick! Ti ricordi di lui, no? Amico di università...”
“Sì,certo che mi ricordo. È quello magro e allampanato che ha sempre la testa fra le nuvole, giusto?”
“Esatto, proprio lui” esclama entusiasta Hellen. “Ma almeno ha buon gusto!”
Entrambe scoppiano a ridere. La risata cristallina di Marianne suona dolce alle mie orecchie, ma non riesce a placare la mia rabbia.
Non è giusto che sia andata così. Avrei dovuto esserci io in quella sedia, a ordinare lo champagne più buono per la mia ragazza.
Non ce la faccio più a sopportare quella situazione, perciò me ne vado.
Esco dalla porta principale, faccio il giro del ristorante e poi parto a tutta birra verso Manhattan. Sto per schiantarmi sull'Empire State Building, ma poi devio la traiettoria e volo verso Liberty Island. Mi fermo davanti alla faccia della Statua della Libertà. In uno scatto furioso prendo a pugni il suo naso, ma non si stacca come quello della Sfinge in Asterix e Obelix. Volo via irritato e mi infilo nel primo edificio alto che vedo quando raggiungo nuovamente Manhattan.
Mi fermo all'improvviso e ci metto qualche secondo a capire cosa ho davanti. È un tizio seduto su una gamba mozza.
Lui si alza sorpreso.
“Hey, ma che diamine..?”
Mi scappa un gridolino impaurito. Mi vede?
“Benvenuto al Whitney Museum, figliolo” dice una voce alle mie spalle.

  
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